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Autore: Ivy001    14/07/2021    1 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Io vado a cercarlo. Voi avvertite tutti i Dalì!” – la decisione improvvisa di Emilio, spiazza i suoi fratelli.

“Cosa vorresti fare da solo? E’ pericoloso!” – lo trattiene Erik.

“Sono il maggiore, perciò fate come vi dico. Portate i bambini a casa…subito!” – ordina Yerevan. Scende in tutta rapidità dall’automobile e corre, con il cuore in gola, verso l’ingresso dell’aeroporto, disposto a setacciare ogni minimo angolo pur di trovare e salvare Axel.

“Dobbiamo seguirlo, non può mica agire senza aiuto!?” – esclama, Drazen con le mani tra i capelli.

“Io avverto papà” – dice Ivana, tirando fuori il cellulare. Le mani le tremano e il telefonino cade sotto il sedile della vettura.

La tensione che si respira e i volti impalliditi dei giovani figli di Bogotá, viene colta e assorbita anche dai bambini. I tre, spaventati a morte, reagiscono ciascuno a proprio modo.

Alba respira a fatica, impaurendo immediatamente Ivana e gli altri.

Sebastìan si copre le orecchie e abbassa lo sguardo, non volendo né guardare né ascoltare altro.

Invece Ginevra fissa, impassibile, delle persone che considera sconosciute a tutti gli effetti, anche se in realtà sono suoi fratelli… già, proprio fratelli, così come lo sono Alba e Seba.

“Dobbiamo rincasare! Ha ragione Emilio, dobbiamo portare in salvo loro tre” – a quel punto anche la bionda ucraina comprende che i bambini hanno già visto e assorbito troppo di quella brutta storia. E notare il malessere della primogenita di Nairobi e del saldatore è il campanello d’allarme.

“Ho scritto un messaggio a Julian, così avverte gli altri. Prima ci mobilitiamo, meglio è” – comunica Erik.

“Hai detto che Axel è stato rapito tramite un banale sms?” – il tono di voce di Drazen è quello di un chiaro rimprovero.

“Sms o vocale, me ne frega poco, devono sapere!” – precisa Copenaghen. 

“Non mi pare il caso di discutere di questo. Piuttosto, bisogna correre il più possibile. Prima raggiungiamo la villa, meglio è”  - Varsavia da moderatrice, invita il fratello ad accendere il motore e accelerare verso la villa.

E’ così che il veicolo si allontana dai parcheggi, tra il terrore di cosa può essere accaduto e cosa potrà succedere da lì in poi… tutto questo mentre Ginevra inizia a metabolizzare che, a breve, avrebbe affrontato una situazione complicata, una situazione creata e voluta esclusivamente da se stessa….trovarsi a due passi dai genitori.

Qualcosa però sembra agitarla.

“Axel sta bene, vero?” – chiede ad Ivana, mostrandosi preoccupata per le sorti del consanguineo.

E la bionda, nascondendo l’ansia che la sta divorando, la rincuora – “Lo salveremo, vedrai!”

“Poi mi porterete a salutare Miss Honey, giusto? Appena tutto si calmerà!” – ribadisce la bambina, intenzionata a non rompere il rapporto con una persona entratale nel cuore.

 

*********************************************

Nairobi è distesa sul divano, priva di sensi da un paio di minuti.

Ha scoperto una parte di vita che ignorava e che probabilmente la condurrà alla verità sulla faccenda legata a Ginny. E’ la dolce voce di Tokyo a risvegliarla.

“Amica mia…” – la chiama Silene.

“Ecco, sta riaprendo gli occhi” – comunica Stoccolma, pronta con dell’acqua e zucchero da offrire all’amica.

Quando Agata mette a fuoco le persone attorno a sé riconosce nell’immediato le due compagne di squadra.

Qualcuno alla sua destra le tiene la mano e lei riconosce quel contatto.

“Bogotá” – sussurra la gitana, con un filo di voce, colpita piacevolmente dalla sua vicinanza fisica.

Il saldatore, infatti, spaventato dalla reazione della moglie, è rimasto lì senza distogliere gli occhi da lei un solo istante.

E’ come se saperla tanto inerme, schiacciata da emozioni indomabili, lo avesse spronato a mettere da parte il rancore.

Adesso è ancora al suo fianco, avvertendo sulla sua pelle lo shock provato da Nairobi sapendo di avere una sorella…una sorella coinvolta, a detta di Carmen e Jorge, nella sparizione di Ginevra. La stessa Teresa che, i Dalì non sanno ancora, ha sequestrato Axel!

Lentamente, dopo aver sorseggiato dal bicchiere offertole da Monica, la Jimenez focalizza lo sguardo sulle due persone, causa del suo malessere.

Turbata dalla notizia ricevuta, capisce che, se vuole saperne di più, deve necessariamente ascoltare e, nel farlo, mantenere la più assoluta calma.

“Sono tutt’orecchi!”

“Sicura? Vuoi prima riprenderti?” – le sussurra il marito.

Agata accenna un timido sorriso, incrocia gli occhi di lui e per la prima volta dopo giorni né li schiva né li percepisce come freddi e distanti.

Poi ringraziandolo, fa una precisazione…volgendo poi lo sguardo sulla coppia di anziani - “Ho patito di peggio. Sapere di avere una sorella, non è di certo la cosa che mi aspettavo, però… ho vissuto cose più sconvolgenti di questa!”

Sistemandosi comodamente sul divano, si appresta ad ascoltare nei dettagli tutto ciò che serve per mettere la parola fine alla faccenda che le sta devastando la vita da quasi una settimana.

Stavolta ha accanto Bogotá e non ha intenzione di scacciarlo e, finalmente, neppure suo marito vuole distanziarsi. Uniti per un comune scopo, si aprono alla verità.

“Inizierò dal principio!” – precisa la gitana anziana. Dopo un profondo respiro, e un sorso d’acqua fresca, è pronta a raccontare quanto già rivelato ai Dalì poco prima.

Stavolta la fatica sarà duplicata, sapendo di dover parlare direttamente al cuore di sua figlia.

“Dimenticati di Caroline Jones…” – precisa la zingara.

“Sono cento volte che lo dici! Perché dovrei dimenticarmi di chi ha rapito mia figlia?”

“Semplicemente perché non è chi dice di essere!”

“Beh…questo era chiaro!” – commenta Bogotá, riferendosi al fatto che l’insegnante non mostra affatto i tratti di una normale e comune maestra.

“Non è chi dice di essere perché dietro quel volto angelico, dietro quegli occhiali da vista da persona tanto intellettuale e acculturata, dietro quei capelli biondi che ammorbidiscono i suoi lineamenti, si nasconde un’altra persona!”

“Teresa Perez?” – chiede Nairobi, ormai sospettosa che l’identità della Honey sia stata falsata.

E riceve immediatamente la risposta della madre – “Esatto, Caroline Jones è Teresa Perez! E Teresa Perez è la figlia che tuo padre ha avuto da una relazione successiva al nostro matrimonio!”

“Cosa vuole questa donna da me e dalla mia famiglia?”

“La situazione risale a ben dieci anni fa. Noi, come sai bene, siamo stati in galera dopo essere stati scoperti a trafficare denaro falso. Anni infernali, durante i quali abbiamo cambiato il modo di concepire la vita. E una volta ritrovatici fuori da quella galera maledetta, ci siamo ripromessi di vivere in serenità. Niente più soldi sporchi, né traffici illegali, nulla di tutto ciò. Per di più, io sapevo che tu avevi partecipato a due rapine passate alla storia per la loro spettacolarità… insomma, chi l’avrebbe mai detto? Dei rapinatori diventano dei Robin Hood! Però non volevo destabilizzare la tua vita, né metterti nei casini sapendoti nascosta chissà dove…”

“Come mi avete trovata? Come avete fatto a sapere che abitavo in Australia?”

“Quella mattina, quando siamo stati rilasciati, una donna ci ha offerto alloggio, sicurezza…era Teresa. Si presentò dicendomi “Sono figlia di tuo marito, quello stronzo è morto e non ho altri parenti”. Io dopo un iniziale shock, ho accettato la sua presenza nella mia nuova vita. Dopotutto Teresa ci donò un’abitazione fuori Madrid, una stabilità economica. Diceva di essere una tuttofare. Ignoravamo che fosse una criminale. Aveva scagnozzi ovunque. Fu Jorge a scoprire i suoi loschi lavori. Le cadde la maschera finalmente. La vedemmo per ciò che era in realtà. Cercammo di allontanarci per non finire nei casini, di nuovo.  A quel punto, lei ci accusò di averla abbandonata nonostante i suoi aiuti. Minacciò di eliminarci se non avessimo collaborato con lei nelle sue attività. Allora, ci trovammo costretti a sottostare. Stavolta non eravamo noi i Boss, ma una donna la cui mente era ed è tuttora molto instabile. Una mattina si presentò a casa e disse “So dove si trova Agata. Ha tanti soldi, una bella famiglia. Ci trasferiamo a Perth”. Non so come abbia fatto a trovarvi, non voglio immaginare quanti alleati abbia qui in Australia. So soltanto che scovò la vostra abitazione solo ventiquattr’ore dopo il nostro arrivo”
“Cazzo, questa persona è una folle, addirittura più di Sierra” – commenta, sbalordito, Bogotá.

La Jimenez è visibilmente sconcertata da quanto appena udito. Eppure, un dubbio le resta fisso in mente – “Cosa cerca da me, come mai voleva portare via Ginevra?”

“Ecco, questo è tasto dolente della faccenda” – sostiene Jorge, intervenendo per dare modo a Carmen di placare il tremolio del suo corpo. Dover raccontare di Teresa Perez la agita sempre oltremisura.

“Desideravamo tantissimo vederti, sapere com’eri diventata, come vivevi. Però preferimmo non scombussolarti. Rimanemmo in disparte. Fu Teresa che ci comunicò di aver trovato il modo per farci conoscere una dei tuoi bambini. Ricordo come fosse oggi lo sguardo di lei, così strano, così inquietante, mentre continuava a ripetere follie su follie”

“Cioè? Che tipo di follie?” – chiede Nairobi, stringendo istintivamente la mano del marito, sedutole di fianco.

“Tipo… “Ginevra capirà chi la ama davvero”; “Ginevra sarà apprezzata per quello che è”; “Ginevra non dovrà più vivere all’ombra del fratello che tanto le somiglia”, continuava a convincersi che era un bene per Ginny vivere insieme a lei, non con te…”

“E’ stata lei a farle il lavaggio del cervello! Le ha fatto credere che io, sua madre, non la amassi. Maledetta!” – Agata perde la pazienza, alterandosi al solo pensiero della sorellastra che istiga la bambina contro chi le vuole bene.

“Calmati, ti prego. Ascoltiamo cos’altro hanno da raccontare” – la trattiene Bogotá, invitandola a sedersi nuovamente.

“Figliola, è proprio come dici tu! Teresa ha agito da maestrina dolce e premurosa approfittando di una situazione che la piccola stava vivendo e che ingenuamente ha confessato”

“Ha mai pensato che io non le avrei permesso di portamela via?” – precisa Nairobi.

“Certo che sì. Ha elaborato ogni manovra. Ha immaginato anche che avresti chiamato i Dalì. “Mossa scontata” diceva Teresa. E quando ti abbiamo riconosciuta nelle registrazioni delle telecamere della nostra villetta, si è organizzata per benino”

“Cazzo, c’erano le telecamere! Perché non c’ho pensato” – esclama, ricordando quel particolare momento.

Dopo essersi espresso poco, Bogotà interviene -  “Spiegami la questione del diario…e anche quella del biglietto. Voleva depistarci?”

“Non siamo al corrente di ogni sua tattica. Sta di fatto che è una donna che ha vissuto di assenza d’amore, prima per un padre assente, poi per delle persone che non l’hanno mai amata, e solo quando si è accorta che esisteva una bambina che invece ha cominciato ad adorarla, cosa mai accadutale nella vita, ha deciso di fare suo quel briciolo di felicità. Temo che portarla via dalla famiglia, per tenerla sempre al suo fianco, sia solo un frammento della sua follia. Non rinuncerà mai alla sola persona che le vuole bene. Mai!”

“Sappiamo che è in aeroporto adesso” – comunica Jorge.

“Sì, siamo al corrente. Abbiamo mandato i nostri a salvarla” – risponde Bogotà.

“Fate attenzione, non conviene strappargliela via bruscamente. Non sappiamo che reazione potrebbe avere”

“E secondo te cosa dovrei fare? Lasciarle mia figlia così da non farla arrabbiare?” – replica, infastidita, Nairobi – “Io non sono una madre sconsiderata come lo sei stata tu” – le tuona contro.

Una frecciata dolorosa che colpisce in pieno petto l’anziana gitana.

Le rughe su quel volto sono i segni degli anni passati, anni faticosi, anni dolorosi. Eppure ci sono tagli, nascosti nell’anima, segni anche questi di sofferenza, che non può mostrare allo stesso modo. Tagli scaturiti dalla separazione dalla sua sola figlia…una figlia che ha passato la vita ad odiarla!

“Non mi perdonerai mai, lo so! Però sappi solo che quando Ginevra tornerà con te, io mi farò da parte e non mi vedrai mai più. Non ti voglio destabilizzare per l’ennesima volta” – le comunica Carmen, amareggiata e cosciente delle sue responsabilità.

Cade il silenzio.

In un momento tanto angosciante, improvvisamente, si crea il caos: Julian legge il messaggio inviatogli dal fratello ed esplode richiamando l’attenzione su di sé,

“Cazzo!” – esclama.

“Cosa succede?” – domanda il Professore al ragazzo.

“Penso che i signori Gonzales abbiamo fatto una giusta precisazione” – commenta, impallidendo, Quito.

“Che intendi dire?” – domanda Denver. E infastidito da tutte quelle esitazioni, strappa il cellulare delle mani del giovanotto.

E il suo volto si pietrifica sullo schermo.

“Insomma… volete parlare o no, cazzo?” – Bogotá s’infuria e agisce così come fece Ramos pochi attimi prima. Afferrato il telefonino, ha davanti ai suoi occhi la notizia più sconcertante che potesse mai immaginare.

Il panico si dipinge in un battibaleno sul suo volto.

Rigido e con una forte morsa allo stomaco, punta gli occhi su Nairobi.

“Che c’è?” – domanda lei, in cerca di spiegazioni. Si è accorta dalla strana reazione del marito che l’sms letto la riguarda, in qualche modo.

Anche Carmen e Jorge temono il peggio.

“E’ Teresa?” – chiede, timorosa, la settantenne.

“I Gonzales avevano ragione a dire che non è ideale strapparle ciò che le ama d’improvviso!” – la risposta giunge proprio da Bogotà.

“Perché?” – interviene Lisbona, confusa.

“Beh, Nairo, ti prego, non ti agitare però… a detta di Julian… Teresa Perez adesso ha con se Axel!” – confessa il saldatore, cercando di mantenere la calma.

Calma inesistente di fronte all’ennesima sconcertante notizia.

“Cosa?” – esclama Agata, faticando a comprendere le sue parole. Nella sua mente viaggiano suoni disparati, privi di senso, che le rendono impossibile concretizzare l’accaduto.

Poi le gambe vogliono nuovamente cederle, costringendola, perciò, a sedersi sul divano. Comincia a sudare freddo, mentre il corpo reagisce con scariche elettriche alquanto forti, ovvero segnali evidenti della tensione alle stelle.

“Vuole proporti uno scambio!”

Pochi istanti dopo vibra il cellulare del Professore, un dispositivo acquistato solo per urgenze, di cui solo i Dalì hanno il contatto.

Fortemente scosso dall’accaduto, Sergio risponde e senza aprire bocca, si limita ad udire la voce dall’altro capo della cornetta.

“Salve, sono Teresa Perez. Saprete sicuramente di me, ormai….” – Marquina attiva l’altoparlante così da rendere udibile alla Banda quanto detto dalla sequestratrice.

“Ho qui con me Axel, bello come un fiore. Scommetto che Carmen e Jorge sono lì con voi, traditori…con voi sistemerò la faccenda dopo! Mi rivolgo a te, cara sorellina, saprai anche questo dettaglio, immagino. Ebbene sì, siamo sorelle…ci assomigliamo lo sai? E papà non smetteva di ricordarmi quanto gli ricordassi te” – la donna parla mostrando disgusto al ricordare del paragone con Nairobi, poi aggiunge – “Voglio che mi riportiate Ginevra, in cambio vi darò Axel”
“Puttana!” – esclama la Jimenez, perdendo la pazienza – “Lascia in pace me e i miei figli!”

Strappa il cellulare dalle mani del Professore e rivolge alla parente frasi forti e rabbiose – “Non osare sfidarmi. Non mi conosci, non sai di cosa sono capace se mi toccano i figli” – insiste la Jimenez.

“Uh, che paura, sto tremando!” – ridacchia Teresa, umiliando Agata più che può – “Piuttosto che fare la paladina della salvezza, ti do’ 2 ore, anzi 1.45 minuti. Al parco che Ginny conosce bene avverrà lo scambio. Pensaci, cara sorellina, adesso sì che darai prova a Ginny di chi ami e chi no! A dopo, mi amor” – con una malefica risatina, chiude la chiamata.

“Come facciamo? La piccola non è con noi!” – riflette Stoccolma, in lacrime.

“Semmai Ginevra fosse qui, io non permetterei mai lo scambio!” – precisa la gitana – “Come ci muoviamo professore?” - con inaspettata lucidità, la donna si rivolge al Boss della squadra per agire immediatamente.

“Eh… bisogna organizzarsi per l’incontro..” – riflette Sergio ad alta voce, piuttosto spiazzato da una circostanza inattesa.

“Ehi io sento il rumore dell’auto, è arrivato qualcuno” – comunica Rio, sbirciando dalla finestra – “Sono i ragazzi!” – esclama riconoscendo Drazen scendere dal posto di guida.

Bogotà, fortemente dispiaciuto per il malessere di sua moglie, la prende per mano, voglioso di mostrarle la sua vicinanza e la trascina con sé all’ingresso della villa.

Ed è in quel preciso momento che, dopo un dolore tanto profondo e giorni di agonia totale, vedono scendere dal mezzo la loro adorata figlia.

Spiazzati, sconvolti, emozionati, le corrono incontro.

E’ Nairobi la prima a cedere al pianto

“Mi amor, mi sei mancata da morire” – le dice, stringendo il corpo esile della bambina al suo petto. Si inebria di quel profumo che è aria pura. Assapora il momento del rincontro, accarezzando i suoi morbidi capelli nero corvino, ricordandosi delle serate trascorse ad intrecciare quella corposa chioma scura.

Ginevra non avrebbe mai pensato che potesse provare un senso di serenità al solo tocco con il corpo materno.

E quell’immenso calore che solo una mamma sa donare a sua figlia, le scalda il cuore.

Preda di un momento di profonda ed evidente fragilità, Ginny si accoccola alla gitana e respira la sua presenza.

Chi l’avrebbe mai detto?! Se fino a qualche ora prima, preferiva fuggire, ora si è appena resa conto che non esiste posto più bello delle braccia della sua mammina.

Proprio quella mammina che ha avvertito come una persona distante, non amorevole, e pronta a paragonarla ad Axel.

Che tale reazione sia solo legata al rivedersi dopo giorni?

Bogotà, qualche metro indietro, attende con trepidazione di poter stringere la piccola a sé.

“Papà” – esclama la minore, chiamandolo per avvicinarsi.

Stavolta non c’è esitazione. Tra le sue possenti braccia, il saldatore accoglie la moglie e la sua piccina.

Alba e Sebastìan seguono a ruota il padre, dando vita ad un quadro di famiglia indimenticabile e commovente.

Sotto lo sguardo dei Dalì al completo, emozionati e in lacrime, i cinque sembrano aver ritrovato la loro completezza...

   
 
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