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Autore: heliodor    07/08/2021    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il Dono deve essere protetto

Ryhana rimase immobile, le orecchie tese a intercettare un secondo suono. Anche gli altri che lavoravano ai tavoli si erano fermati.
“Un solo richiamo” disse una delle ragazze più giovani. Si chiamava Ivia e aveva solo due Lune più di lei, ricordava Ryhana. Lo aveva appreso sentendo parlare di lei due soldati, uno dei quali sembrava fosse intenzionato a corteggiarla.
“Le vedette hanno visto qualcosa” disse un anziano dai denti storti che aveva le mani infilate in uno dei sacchetti di pelle.
“Tornate al lavoro” disse Mirok. “Quello che stiamo facendo qui è importante.”
L’anziano scosse la testa e riprese a mescolare qualcosa dentro il sacchetto di pelle utilizzando le dita come un rastrello, mentre Ivia rimase con la testa alzata e gli occhi sgranati. Una delle donne al suo stesso tavolo le disse qualcosa e lei scosse la testa, tornando a chinarsi.
Ryhana sbatté le palpebre due volte, come a volersi risvegliare controvoglia da un sogno.
Anazi, si disse. Devo andare da lui. Vuole parlare con me. Sarà meglio che mi comporti bene o mi farà andare via dal campo.
Andò alla tenda dell’erudito e si affacciò all’entrata. “Sono Ryhana” disse a voce alta.
“Entra” risposero dall’interno.
Entrò e venne avvolta dalla penombra rischiarata solo dalla luce che filtrava dal tessuto della tenda. Al centro di questa era seduta una figura imponente, così alta e massiccia da poterla guardare negli occhi anche se lei era in piedi.
E io non sono molto bassa, si disse con un certo orgoglio. Solo un po’.
La figura aveva il viso liscio e sereno e gli occhi più chiari che avesse mai visto. I capelli erano neri e lisci e le guance paffute.
Anazi indossava una tunica color ocra chiusa in vita da una cintura marrone e da sotto il vestito spuntavano due piedi che calzavano sandali aperti simili a quelli che indossava lei, solo di almeno tre o quattro misure più grandi.
La tenda stessa sembrava essersi ristretta addosso all’erudito, come se la sua mole avesse risucchiato lo spazio attorno a sé lasciandone appena un poco per consentire a Ryhana di stare dentro a sua volta.
“Io ti saluto” disse rivolgendogli un inchino.
Anazi rispose con un movimento appena accennato della testa. “Come sta andando il lavoro di preparazione delle pozioni?”
“Bene” si affrettò a dire.
Prima che tu mi facessi chiamare qui, si disse. Avrei potuto fare molto di più.
Decise di tenere per sé quel pensiero.
Anazi annuì di nuovo. “Mi spiace di non aver avuto il tempo di conoscerti meglio, ma come vedi passo la maggior parte del tempo in questa tenda. Le mie povere ossa non mi permettono di restare a lungo in piedi e questa è l’unica posizione che riesco a sopportare.”
“Non puoi creare una pozione che guarisca le tue ossa?”
Anazi sorrise e Ryhana pensò di aver detto una stupidaggine.
Sta ridendo di me, si disse. Perché sono una povera contadina ignorante che non sa leggere e faccio domande sciocche.
“Purtroppo una pozione simile non esiste” disse Anazi. “E anche sapendolo, ti confesso di aver trascorso alcuni anni a cercarne una quando ancora riuscivo a muovermi, anche se con difficoltà. Girai alcune accademie, incontrai eruditi famosi e altri solo famigerati. Provai una certa quantità di sostanze che avrebbero dovuto aiutarmi, ma si rivelarono tutti dei fallimenti. Infine, incontrai Malag e mi convinse a passare dalla sua parte.”
Ryhana sgranò gli occhi. “Tu hai visto Malag di persona?”
Il sorriso di Anazi si allargò. “Non solo l’ho visto, ma gli ho anche parlato. Anche se devo ammettere che mi ha piuttosto deluso.”
Ryhana si accigliò.
“Non è la persona interessante che tutti dicono. Quando lo incontrai per la prima volta, la mia attesa era grande, ma ne rimasi piuttosto deluso.”
“Che cosa vi siete detti?” gli chiesi dopo qualche istante di esitazione. “È vero che ci sarà un nuovo mondo dopo la fine della guerra dove tutti vivremo in libertà?”
“La libertà” rispose Anazi. “È soltanto una parola. Tu non sei forse libera qui?”
Ryhana annuì. “Nessuno mi chiama stupida o mi vuole affogare nel fiume.”
Il viso di Anzi si contrasse. “È per questo che sei scappata?”
Ryhana annuì.
Ricordava bene gli ultimi anni a Osslean, dopo che sua madre e sua sorella erano morte durante un’epidemia. Loro l’avevano protetta da quelli che le dicevano che era stupida e che l’avrebbero volentieri gettata nel fiume per avere una bocca in meno da sfamare.
Yasina, la figlia di un mercante che aveva ereditato la carovana del padre dopo che era morto, voleva la sua casa per farne un deposito per le merci e l’aveva minacciata.
“Sei strana” le aveva detto una volta incontrandola davanti al forno. “E diversa. E a noi non piacciono quelli come te. Devi andare via o farai una brutta fine.”
La donna aveva detto quelle parole a voce alta, davanti a parecchi testimoni e nessuno si era fatto avanti per difenderla. Allora Ryhana aveva capito che se le fosse capitato qualcosa di brutto, Yasina non avrebbe subito alcuna conseguenza.
“Mirok mi ha detto del tuo piccolo dono.”
Ryhana si accigliò.
“Tu non sai leggere, vero?”
“Sì” disse cercando di nascondere l’imbarazzo. “Non ho mi imparato.”
“Mirok dice che le parole ti appaiono confuse e strane.”
Ryhana annuì con vigore. “Ho imparato le lettere” disse. “So come sono fatte e se ne vedo una so riconoscerla, ma tutte insieme no.” Scosse la testa. “Bretta diceva che avevo qualcosa di marcio nella testa, come quando apri un uovo e scopri che dentro è andato a male.”
Anazi sorrise. “Dentro la tua testa non c’è niente di guasto o marcio, Ryhana. So che hai imparato a memoria le formule di tutte le pozioni.”
“È vero.”
“Come hai fatto se non sai leggere una pergamena, se posso chiedertelo?”
“Non lo so.”
“Usi qualche tecnica?”
Ryhana si accigliò. “Tecnica? No, credo di no. Ho visto le altre ragazze che le preparavano e mi sono fatta dire da Mirok il nome di tutti i reagenti mentre li indicava uno per uno.”
“Quindi sai riconoscere al volo un reagente e hai imparato a memoria le formule.”
“Sì.”
“E non ti sei fatta più aiutare da Mirok?”
“No.”
“Nemmeno una?”
Ryhana scrollò le spalle. “Quando imparo una cosa di solito non la dimentico più.”
“Impressionante” disse Anazi. “E ti vergogni di questo dono?”
“Non mi sembra niente di eccezionale.”
“Molti eruditi ucciderebbero per avere un talento come il tuo. Imparare qualsiasi cosa leggendola una sola volta e ricordarla per tutta la vita.” Scosse la testa. “È una vera sfortuna che tu non sappia leggere. È come se il tuo dono fosse stato compensato da qualcosa. Un limite oltre il quale non puoi spingerti.”
Ryhana cominciava a sentirsi a disagio nella tenda e voleva solo uscirne.
“So che frequenti una strega di nome Kaleena.”
Ryhana annuì prudente.
Anazi non mutò espressione. “È importante che streghe e stregoni di questo campo siano sereni e trattati con cura.”
“Voglio molto bene a Leena” disse.
“L’avevo capito ed è molto bello, ma devi anche sapere che il Dono è molto importante per streghe e stregoni. Possono aver voltato le spalle ai loro circoli e aver avuto un buon motivo per farlo, possono aver abbandonato i loro Dei per abbracciare altre fedi, possono persino aver rinnegato i loro familiari e gli amici più intimi, ma nessuno di loro potrà mai rinnegare le proprie origini.”
“Kaleena” stavolta fu attenta a usare il nome completo. “Ha lasciato il circolo di Themar dopo che suo fratello è stato assassinato da un altro stregone.”
“Che storia triste” disse Anazi, anche se dal tono e dall’espressione non sembrava affatto addolorato.
Ryhana annuì con vigore. “Kaleena chiese giustizia, ma l’assassino era figlio di un nobile molto potente e loro venivano dalla provincia. Lei dice che non contavano molto e non vennero ascoltati.”
“Che cosa accadde dopo?”
“Kaleena non me l’ha mai detto. So solo che lei e altri di Themar si unirono a Malag dopo che lui sbarcò sul continente.”
Anazi annuì solenne. “Purtroppo è una storia simile a tante che ho già ascoltato.”
“Posso chiederti di che cosa avete parlato tu e Malag?”
L’erudito sorrise. “Di libri. Lui è un appassionato lettore, sai? Li colleziona, addirittura. Mi ha mostrato la sua biblioteca ed era molto fornita. È sempre alla ricerca di qualche testo da mettere sui suoi scaffli.”
“Libri?” chiese Ryhana scettica. “Soltanto di questo?”
Anazi scrollò le spalle.
Dall’esterno giunse il suono del corno.
“Di nuovo” disse Ryhana facendo scattare la testa verso l’alto.
“È la seconda volta in poco tempo” disse Anazi. “Qualcuno sta tornando da fuori.”
Ryhana deglutì a stento.
“Non voglio trattenerti ancora, Ryhana. Volevo solo incontrarti e conoscere di persona il tuo talento.”
“Ti ringrazio” disse distratta.
“Ricorda le mie parole, anche se sono certa che non le scorderai. Nemmeno volendo si riusciresti, vero?”
“Le ricorderò” disse avviandosi all’uscita.
Appena fuori marciò verso il centro del campo, dove una piccola folla si stava radunando attorno alla tenda di Yov. Il comandante era già uscito e stava parlando a soldati e mantelli.
“Sapete cosa dovete fare. Ai vostri posti.”
“Ci attaccano?” chiese Ryhana sopraggiungendo.
“No” rispose Yov seccato. “E ora tornatene alla tua baracca o dovunque tu sia alloggiata.”
Ryhana emise un mezzo grugnito e lo seguì mentre si dirigeva verso l’entrata del campo. Yov le lanciò un’occhiataccia ma non disse niente.
Davanti all’ingresso, due enormi pali di legno infissi nel terreno che reggevano una palizzata di tronchi con le punte rivolte verso l’esterno, si erano già radunati i soldati. I più anziani ed esperti li stavano organizzando per file e colonne di dieci soldati ciascuna.
Ryhana rimase in disparte per non intralciare il lavoro dei soldati che sembravano faticare ad organizzarsi, come se lo avessero fatto poche volte prima di allora.
O nessuna.
Dopo qualche tempo e molte urla da parte dei comandanti, una formazione di cento soldati era pronta e una seconda si stava organizzando. Una terza formazione non era nemmeno a metà.
Dall’alto della torre di vedetta risuonò di nuovo il corno.
“Da oriente” gridò Efren. “Lungo la strada principale.
Ryhana guardò verso il punto indicato e vide la strada snodarsi tra due colline coperte di alberi. Tra le due alture si alzava una nuvola di polvere che macchiava il cielo altrimenti di un azzurro intenso.
“Quanti?” gridò Yov.
“Ottanta” rispose Efren. “Forse cento.”
“Mantelli?”
“Metà. Ma da questa distanza non so dirti di che colore.”
Yov annuì. “Preparatevi a combattere.”
Ryhana deglutì a vuoto e rimase dov’era.


 
  
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