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Autore: Undead    16/08/2021    2 recensioni
Alex ha una giornata no e deve sfogarsi, ripercorrendo un po' la sua vita fino ad ora e decide di farlo lasciando una lettera per il sé del futuro.
Questa storia partecipa al contest "La Geografia del Buio" indetto da Asmodeus sul forum di EFP e al contest "A Reality contest: Amici edition - contest fiume" indetto da BessieB sul forum.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender
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Caro me del futuro,
ti scrivo perché ho bisogno di sfogarmi e so che tu, il giorno che leggerai questa lettera potrai capire.

Oggi è stata veramente una giornata terribile, per tutto il giorno mi è sembrato di essere ritornato indietro nel tempo, ritornato a quando avevo undici anni e la pubertà aveva preso il via rovinando la mia vita.
Corro in camera, prendo la mia, ormai, inseparabile Reflex che al solo tenerla tra le mani mi fa sentire più sicuro, dietro di lei posso proteggermi; lascia gli altri davanti all'obiettivo mentre io me ne sto dietro vedendoli tutti senza essere mai guardato davvero.
Eppure ci sono stati, e ci sono, momenti in cui l'obiettivo era puntato su di me, spesso non ero io a volerlo ma era la vita che decideva così. Scatti di ricordi che non vorrei mai aver vissuto, o meglio, li vorrei aver vissuti in un corpo diverso e per quanto mi sia impegnato per photoshoppare quelle foto e renderle più accettabili da mostrare a chi mi conosce oggi, in realtà è solamente una copertura, una farsa. Però io so cosa davvero si nasconde sotto a quelle difficoltose modifiche, dietro a quelle notti passate attaccato al computer per cercare di farle sembrare reali, tentando di non lasciare nemmeno una minima traccia, anche ad un occhio esperto, di ciò che era prima. Tanto lavoro per poterle riguardare e immaginarmi come sarei potuto essere e come sarebbe potuta essere la mia vita se fossi davvero sempre stato così, se non avessi mai dovuto combattere per una cosa che la maggior parte delle persone da per scontata, non avrei mai dovuto combattere per essere uomo.

Mentre scrivo scorro le foto che ancora devo scaricare, controllo velocemente che non ci siano stati strani problemi e poi faccio partire il download sul PC. Ci vorrà un po' e quindi tanto vale scorrere tra le cartelle di foto già pronte. Operazione che faccio quasi tutti i giorni, navigo tra le foto più disparate in base al "vento che tira". Adesso vorrei tirarmi un po' su per smettere di pensare alle problematiche della giornata appena trascorsa ma sembra che il mio corpo non sia d'accordo. Le mie mani, come se avessero vita propria, vanno ad aprire proprio quella cartella piena di mie foto, da quando ero bambino ad oggi. Molte di quelle foto le  ho modificate con tanto impegno, hanno però ancora accanto l'originale che non ho mai avuto il coraggio di cancellare o non ho mai davvero voluto farlo.
Rivedendo alcune di queste foto, quelle di "una ragazzina", non posso fare a meno di tornare agli anni delle medie, dove tutto è iniziato a cambiare, dove tutta l'inadeguatezza del mio corpo ha iniziato a farsi sempre più preponderante.
Avendole lì, sotto gli occhi, riesco a notare davvero il momento in cui da un* bambin* felice mi sono trasformato in una ragazzina in lotta con il mondo. Si riesce a percepire molto meglio di quanto io stesso abbia fatto in quegli anni. Ero ingenuo, ignorante e non sapevo perché mi sentivo così sbagliato. Eppure è così palese, ora, rivedendo le foto, che un qualcosa mi aveva fatto cambiare quasi completamente carattere e atteggiamento. Con il passare degli anni ci sono arrivato, ho capito che la pubertà aveva scatenato quella devastante reazione a catena ma che il tutto era partito a monte, dalla nascita. Quante volte poi, dopo aver preso coscienza del motivo per il quale mi sentivo così, ho maledetto "quel giorno". Tante volte mi sono chiesto perché? Perché sono nato in questo corpo e non in uno adatto a me. Certo è sempre stato forte e in salute e fino a che non l'ho trattato male io era anche in forma. Adesso mi pento di non essermene preso adeguatamente cura. L'ho buttato sopra una poltrona senza cura, come fosse di un'altra persona. L'ho rovinato facendolo ingrassare, non prestando attenzione alle sue esigenze, non curandone l'aspetto. Meno lo guardavo e meno le altre persone mi guardavano meglio era, volevo essere invisibile ma lui era sempre lì, presente. Era il mio corpo eppure, allo stesso tempo, non lo era. 
Clicco su una delle prime foto, in modo da aprirla e ingrandirla. È l'unica foto, pre T, dell'album che non ho modificato. Sono in spiaggia, seduto, non proprio in modo composto, su una sedia intento a giocare con il Game Boy. A vederla chiunque direbbe che quello è un bambino accecato dal sole e forse un po' scocciato perché lo hanno interrotto per fargli una foto. In effetti mi presentavo con capelli a spazzola e il mio costume era solo un paio di slip. Ecco lì avevo dieci anni e ancora le cose andavano bene, insomma, sì, non capivo perché non potessi proprio fare tutto quello che facevano gli altri maschi o perché là sotto ero un po' diverso da loro e soprattutto non mi andava giù il fatto che mia madre correggesse le persone che mi davano del "maschietto" dicendo loro che invece ero una "femminuccia". Tutto sommato però la vita era ancora semplice, non avevo preoccupazioni e me ne fregavo quando persone che nemmeno conoscevo mi guardavano strano o mi dicevano cattiverie, me ne fregavo così tanto che nemmeno me ne accorgevo, anche perché non le percepivo rivolte a me. Ad esempio i papà dei miei avversari sul campo da calcio diverse volte hanno utilizzato il fatto che fossi nato femmina per insultare me o deridere i propri figli, io non capivo che problemi avevano, perché dovevo andare a fare la calza o perché il tale bambino doveva vergognarsi di aver preso goal da me più che da un altro mio compagno. Erano comunque cose che non mi toccavano minimamente, mia madre invece si incavolava sempre e ci litigava, così un giorno le ho proibito di continuare a venirmi a vedere, dopo qualche anno le avevo dato la possibilità di ricominciare se però prometteva di stare zitta, beh non è praticamente mai venuta perché non ci riusciva proprio a tenere la bocca chiusa.
Soltanto un paio di anni dopo però il mio corpo ha iniziato a ribellarsi. Scorro le foto ed ecco che sullo schermo appare una nuova immagine in spiaggia, questa volta chiunque la guardi direbbe che sta osservando un gruppo di ragazze che saltano in riva al mare, ecco quella più a destra, con il due pezzi militare, sovrappeso e con un finto sorriso tirato ero io. Lì avrò avuto già quindici o sedici anni e stavo male ma non lo davo a vedere. Stavo male ma non capivo perché, stavo male ma non sapevo nemmeno io di stare male.
Ho riflettuto spesso sul mio passato, su quegli anni. Ho tentanto di scovare dei momenti nei quali ero consapevole di ciò che stava accadendo dentro di me se c'era qualcosa in più del malessere generale e del non piacersi, insomma diciamoci la verità, durante l'adolescenza sono ben poche le persone che si piacciono davvero per come sono, chiunque vorrebbe cambiare qualcosa del proprio aspetto, e, il fatto che io volessi cambiare tutto ciò che di me vedevo, escludendo il colore degli occhi, era di certo un campanello che però non ero in grado di cogliere e nessun altro poteva farlo al posto mio perché era tutto dentro di me.
Avevo rinchiuso tutto. I miei sentimenti li avevo incatenati, nascosti dietro un muro altissimo in un luogo remoto e buttato via la chiave. Con gli altri non ne parlavo, né con gli amici né con la famiglia e, a dirla tutta, non non lo facevo nemmeno con me stesso. Se non esponevo il problema, se non ci pensavo, allora non esisteva. Insomma cercavo il più possibile di fare finta di nulla e di andare avanti, di continuare a vivere. Quella però non era davvero vita, era semplicemente lasciare che il tempo scorresse, che facesse il suo corso e io ero lì, lasciavo che il mio corpo proseguisse il suo viaggio nel mondo, che invecchiasse fino a morire. Probabilmente avrei anche proseguito con questa modalità di non-vita se non fossi venuto a conoscenza della transessualità.
Con il passare del tempo ho capito che questo nascondermi e farmi scorrere la vita addosso senza espormi, o semplicemente vivere attivamente, è stato un meccanismo di difesa che per un po' ha effettivamente retto ma poi, inevitabilmente, si è spezzato. Ora il mio corpo ha una storia di paure addosso e lo vedo chiaramente in ogni gesto. L'essermi nascosto non mi ha permesso di vivere gli anni formativi nel modo standard, non ho fatto esperienze naturali per i miei coetanei, né dal punto di vista psicologico né dal punto di vista fisico.
Non so come ci si sente a rompere con qualcuno, non so come ci si sente a tenere la mano, ad abbracciare o dare un bacio alla persona della quale si è innamorati, o almeno si crede di esserlo.
Non ho mai fatto stupidi tentativi di rimorchiare una così tanto per fare, magari in discoteca da ubriaco sperando poi di combinarci qualcosa. Non mi interessava nulla di tutto questo, in realtà il rimorchiare ragazze a caso non mi interessa nemmeno adesso, però a ventisei anni sento tutto il peso di quelle mancate esperienze. La paura di non essere abbastanza, di non essere adeguato unitamente alla pochissima autostima mi tengono sempre frenato e più passa il tempo più il peso delle esperienze mancate, degli anni persi che non potrò mai più recuperare si fanno sempre più pesanti e "invalidanti".
Proseguo con la carrellata di foto, ormai l'adolescenza è finita, mi sono appena maturato e sono al mio primo Pride. In questa foto sono in gruppo con altre persone che conosco a malapena ma che mi hanno permesso, soprattutto una di loro, di incominciare a vivere. Diciamo che questa foto rappresenta l'inizio della svolta, l'inizio della mia rinascita. Ho conosciuto un mondo per nuovo, ho ascoltato tante condivisioni, ho confrontato le esperienze che loro raccontavano con le mie e di similitudini ne ho trovate molte, ho iniziato ad informarmi sulla transizione, forse avevo trovato la mia strada, forse avevo un modo per essere felice.
Continuo a scorrere le foto, sono sempre uguale, né carne né pesce, ho forme da donna che ho iniziato a nascondere dietro un binder, mi fa sentire più a mio agio, più sicuro ma non basta. Non sento ancora mio il mio corpo. Attendo che il testosterone faccia il suo effetto. Scorro nuovamente, ecco che si iniziano a vedere i primi cambiamenti. Cambiamenti che sul momento non ho percepito particolarmente, non ho visto lo stacco dal prima al dopo, nelle foto il tutto è sempre più chiaro, più definito e poi è per sempre. Fisicamente sto vivendo una seconda pubertà, questa volta che modificherà il mio corpo verso quello che ho sempre voluto, verso quello che avrei dovuto avere fin dalla nascita, dato che han voluto farmi nascere. La voce si abbassa, i linementi del viso si induriscono, la massa muscolare inizia leggermente ad aumentare, la barba piano piano prende piede sul viso, prima i baffetti, poi il pizzetto, poi inizia sotto il mento e per un periodo sembro un caprone, infine, finalmente si uniforma il tutto. Dopo quattro anni di testosterone credo che i cambianti grossi siano fatti, quello che poteva succedere semplicemente con il suo utilizzo è tutto. Sono abbastanza soddisfatto dei risultati, anche se magari mi aspettavo un aumento un pelo più consistente nella parti basse ma, ovviamente, non sono rientrato tra gli FtM fortunati. Ancora però non sono arrivato, adesso tocca a me e alla chirurgia, io ho il compito di rimettere davvero in forma il mio corpo, di allenarlo, di farlo prima tornare in carreggiata e poi potenziarlo, con impegno e costanza posso arrivare ad avere un fisico desiderabile e poi, la parte che più attendo e che spero mi farà liberare dal peso della paura che mi porto addosso è la mastectomia, il vedermi finalmente senza le tette. Vedermi per davvero e non come nei vari photoshop che ho fatto. Poter tornare in spiaggia a petto nudo.
Speranza, ecco quello che mi aspetto dal futuro, un futuro ormai non troppo lontano. Un paio d'anni ancora, considerando che ne ho aspettati venti per capirmi, altri due per iniziare a prendere testosterone e non so nemmeno più quanti per avere la rettifica dei documenti, ancora qualche tempo di attesa posso affrontarlo, anche se alle volte è davvero dura e non ne posso più.
Come oggi, ad esempio, sì perché oggi è stata una giornata davvero pessima. Il caldo soffocante crea sempre problemi perché c'è quella voglia di spogliarsi, di restare in mutande, ma non si può perché se tolgo il binder poi il petto non è più piatto, al mare o in piscina la canottiera o la maglia da surf non possono mancare e soprattutto la seconda fa ancora più caldo e poi non ci si gode nemmeno un bagno perché non si sente davvero l'acqua sulla pelle e poi tutti ti fissano e spettegolano. Non che mi interessi ma comunque non è bello perché non fanno altro che aumentare il disagio che già spinge prepotentemente da dentro.
La speranza, la speranza è l'unica cosa che aiuta nei momenti di disforia pesante. La speranza che domani sia migliore e che domani sarò libero di poter vivere più intensamente, perdonando il passato e non permettendogli di influenzarmi ancora negativamente, è importante però non dimenticarlo. Non posso cancellare quello che è stato perché in fondo è ciò che sono, nel bene e nel male il mio corpo è una casa che mi porto addosso, sopra i muri ha scritto quello che è successo. Sì il mi corpo è la mia casa, adesso l'ho capito, l'ho accettato e ho iniziato a prendermene più cura, il mio corpo è una casa da costruire, una tela da dipingere, lavoro per questo, lo alleno e lo abbellisco con l'inchiostro. Sulla pelle scrivo la mia storia, la storia del mio corpo, una storia che non so come si evolverà o come finirà ma solo come vorrei che andasse e farò tutto quello che mi è possibile per terminare questa mia storia nel migliore dei modi.

Sono sicuro che quando mi leggerai saprai se le speranze riposte nel futuro sono state soddisfatte o meno.
Ora però ti lascio e per ricordare una canzone che ascoltavo in questo periodo ti lascio un piccolissimo pezzettino di quello che mi sta passando ora nelle cuffiette. Nel testo ci sono diversi versi di quella che invece ascoltavo prima, sta a te trovarli.
A presto me del futuro.

-Trattieni il futuro pensandolo adesso/perdona il passato e fai tutto più intenso.
Polaroid, Riki

Alex


Note:
Note:
Mi scuso anticipatamente per i possibili e probabili errori che ci possono essere, soprattutto di battitura ma sono arrivato estremamente lungo per la consegna e, anche se non sono pienamente soddisfatto e non era esattamente quello che volevo fare, ho deciso di provare a consegnare lo stesso la storia, in futuro, probabilmente la riprenderò con più calma ma per il momento va bene così. Spero che possa in un qualche modo essere carina lo stesso
Questa storia partecipa al contest "La Geografia del Buio" indetto da Asmodeus sul forum di EFP e al contest "A Reality contest: Amici edition - contest fiume" indetto da BessieB sul forum.

Glossario:
FtM= Da Femmina a Maschio, indica una persona di genere femminile che transita per diventare di genere maschile
Pre T= sta ad indicare un periodo prima dell'inizio della transizione e/o dell'inizio della Terapia ormonale, in questo caso mi riferisco ad un periodo prima della Terapia ormonale.
Binder= canotta contenitiva, può essere lunga o corta e serve ad appiattire il seno
   
 
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