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Autore: ChrisAndreini    16/08/2021    1 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Kiss Cam e balconi molto alti

 

Giovedì 5 Dicembre

Veronika era convinta di essere appena impazzita.

Non c’era altra spiegazione alla strana visione che le si era appena parata davanti.

Perché era oltremodo impossibile che Max Sleefing, l’amore della sua vita con il quale si era lasciata davvero malissimo, fosse lì ad Agaliria, dall’altra parte del mondo rispetto a Harriswood, solo per vedere lei.

Dopo tutto il tempo che era passato.

Sì, era completamente impossibile.

Non si vedevano da Settembre. Ed era stato solo di sfuggita mentre lei se ne andava via per sempre, lasciandolo indietro.

E sentendosi completamente in colpa nel farlo, anche se non aveva proprio avuto scelta.

-M_Max?- chiese in un sussurro, strofinandosi gli occhi per cercare di dare chiarezza all’immagine davanti a sé. Sicuramente era solo un povero cittadino che gli somigliava appena, e la sua mente le stava giocando un brutto scherzo.

Forse era colpa della canzone che aveva appena ascoltato e canticchiato tra sé, che le aveva fatto pensare al ragazzo più del solito.

-Ve… Veronika…- rispose lui, senza fiato.

Strano che la reazione dello sconosciuto che sembrava Max ma non poteva affatto essere Max fosse così simile a come Veronika si aspettava avrebbe reagito Max se fosse stato davvero lui lì davanti a lei.

Una persona normale l’avrebbe sicuramente salutata con un mezzo inchino e un rispettoso: “Principessa Veronika, che piacere vederla!”.

Forse si stava immaginando completamente la scena, era un’opzione plausibile.

Sollevò un braccio e cercò di toccare il volto di Max, convinta che avrebbe solo spostato un po’ d’aria, ma per poco non gli ciecò un occhio.

-Ahi, che?- lui fece un passo indietro, molto confuso dalla sua reazione.

Veronika ritirò la mano, e sembrò uscire fuori da una trance.

-Sei… sei davvero tu?- chiese, incredula.

-Io… sì… sono io… sorpresa!- rispose lui, che sembrava molto più in difficoltà di lei alla situazione che si era appena venuta a formare.

-Non ci credo… cosa ci fai qui? Non che non sia felice di vederti! Sono felicissima di vederti, ma… krass… non mi aspettavo proprio di vederti qui- ammise la ragazza, senza sapere minimamente come reagire al momento più bello del mese… degli ultimi mesi… santo cielo! Max era lì! Era lì! Ad Agaliria! Davanti a lei. Non riuscì a trattenersi dal prendergli il volto tra le mani per guardarlo meglio e assicurarsi con assoluta certezza che fosse tutto reale.

Max arrossì, ma non si scansò.

-Io non mi aspettavo di vederti subito…- ammise, per giustificare la sua totale impacciatezza in quel momento.

-Da quanto sei qui?- chiese Veronika, dimenticando le domande fatte in precedenza.

-Da poche ore… ho fatto il check in e poi una passeggiata. Il giardino è splendido- spiegò Max, iniziando ad essere più sicuro di sé. Parlare con Veronika, per lui, era come andare in bicicletta. Anche dopo una brutta caduta che ti ha traumatizzato a tal punto che pensi che non ci salirai mai più, una volta ritrovato il coraggio di montare in sella ci metti poco a riprenderci la mano… o i piedi, che dir si voglia.

-E hai visto la parte meno bella! Devo assolutamente mostrarti la zona vicino al palazzo! Ti piacerebbe un sacco! È più bello d’estate ma d’inverno c’è una zona di biancospini e stelle di natale davvero splendida. E quando nevica vengono messe delle statue di ghiaccio che…- per qualche secondo, mentre Veronika parlava e indicava varie zone del giardino alle sue spalle facendo nel frattempo cenno a Max di seguirla, sembrava proprio che non fosse successo assolutamente nulla.

Poi la sua voce si perse le vuoto, e Veronika fece un metaforico passo indietro.

Cosa stava facendo?! Lei e Max si erano lasciati malissimo. Quella caduta in bici era stata devastante, non si poteva ricominciare subito con una discesa pericolosa.

-Scusa!- si affrettò a distogliere lo sguardo, imbarazzata da essersi esposta così tanto.

-No, figurati… sembra un bel giardino- come sempre, Max era più gentiluomo e rassicurante di chiunque Veronika avesse mai conosciuto.

-Lo è… ma suppongo tu non sia venuto per il giardino- cercò di incoraggiarlo a dire il motivo della propria visita, anche se era piuttosto certa fosse probabilmente un addio finale. Certo, era strano che Max fosse venuto fin lì per dirle addio definitivamente, ma non potevano esserci molte altre opzioni, dopo tutto quello che era successo. 

E dopotutto non avevano ancora trovato una soluzione.

Anche se Veronika ci aveva pensato costantemente in quei mesi.

-Beh… anche… insomma… ovviamente non esclusivamente, ma era parte del viaggio. Io… Veronika, o dovrei dire principessa Veronika?- Max iniziò a torturarsi le mani, a disagio.

-Veronika va benissimo, Max- lo rassicurò lei.

-Okay… Veronika… non sono venuto qui per rovinare il tuo matrimonio! O creare scandali! Non ero neanche certo di riuscire ad incontrarti. Volevo solo… parlare… chiudere definitivamente la faccenda. E lasciarci… bene… in modo da andare avanti… entrambi?- con molte esitazioni, ma grande determinazione, Max disse le parole che Veronika più o meno si aspettava. Ma le disse in un modo così dolce che fecero molto meno male di quanto Veronika pensasse.

Riuscì addirittura a sorridere, nonostante le lacrime minacciassero di bagnarle le guance, e sentiva un enorme groppo alla gola.

-Sono felice che tu sia qui. Non volevo che ci lasciassimo… come ci siamo lasciati- non voleva neanche ricordare l’ultima volta che si erano parlati.

Era stata davvero male.

E non osava immaginare quanto lo fosse stato per Max.

-Neanche io… pensi che riusciremo a trovare un momento per parlare… magari non separati da una siepe? Mi sembra di essere Romeo e che da un momento all’altro qualche guardia potrebbe venire ad arrestarmi- Max si guardò intorno, un po’ preoccupato.

-Vengo da te. E non preoccuparti, nessuna guardia verrà ad arrestar…- prima ancora cheVeronika potesse concludere la frase, e iniziare ad arrampicarsi sulla siepe per superarla e raggiungere Max in modo da appartarsi con lui da qualche parte (per parlare, ovviamente), venne contraddetta da una voce alle sue spalle.

-Principessa! Ecco dov’eri finita! Ti sto cercando da venti minuti!- esclamò infatti la voce della sua guardia del corpo, in tedesco, e da questo momento tutte le frasi in corsivo immaginate che siano in tedesco 

Veronika si mise dritta cercando di nascondere Max, e in contemporanea lui si abbassò in modo da essere coperto dalla siepe.

-Gerda! Hey! Ciao! Perché? Arrivo! Dammi un minuto!- per essere una che aveva condotto una tripla vita, Veronika risultò fin troppo colpevole quando venne colta sul fatto.

E non stava neanche facendo nulla di sconveniente… tranne parlare con il suo ex che non avrebbe neanche dovuto avere. Ma stavano solo parlando, mica avevano intenzione di appartarsi da qualche parte! 

-Che stai facendo?- chiese la ragazza, avvicinandosi e squadrandola con attenzione.

-Niente!- negò Veronika con fin troppa veemenza, allontanandosi dalla siepe per evitare che Gerda si avvicinasse troppo e scoprisse il suo ex.

-Mmmm, guarda, dopo il casino con Max ho deciso che non indagherò mai più sulle tue stranezze- Gerda non insistette, e ignorò anche le guance della principessa che si erano fatte color porpora a sentire nominare Max.

-Perché mi cercavi?- chiese Veronika, cercando di scrollarsela di dosso il prima possibile.

-Il duca Borsche è venuto per cena, e devi andare ad accoglierlo e poi a prepararti- spiegò Gerda.

A sentir nominare il suo futuro sposo, il volto di Veronika passò dallo scarlatto al perla, diventando bianco cadaverico.

Una decolorazione dalla velocità non indifferente.

-Devo proprio?- chiese, in un sussurro.

Odiava passare del tempo con il suo futuro marito, ed era un problema non da poco, effettivamente.

Ma dato che ci avrebbe dovuto passare il resto della sua vita, sperava davvero che gli ultimi mesi di libertà li avrebbe potuti passare da sola il più possibile.

-Vuole discutere del catering, e penso voglia insistere sul ballo dei sette giorni- spiegò Gerda, alzando le spalle.

Veronika sbuffò.

-Ugh! È stupido fare il ballo dei sette giorni! Quello serve a trovare uno sposo, non a… va bene, dammi qualche minuto- decise per il momento di lasciar correre, dato che aveva problemi più gravi, ovvero il suo ex nascosto dietro la siepe che non stava capendo una parola di quanto le due ragazze si stessero dicendo.

-A che ti serve qualche minuto?- Gerda iniziò ad insospettirsi. Effettivamente quando si trattava di ballo dei sette giorni Veronika raramente lasciava perdere così in fretta.

-Ecco… io… ho perso un orecchino! Sì! In mezzo alla siepe, quindi lo voglio ritrovare prima di rientrare- mentì la ragazza, indicandosi l’orecchio e togliendo discretamente l’orecchino che effettivamente non aveva perso. Grazie al cielo Denny le aveva insegnato un trucco di Mathi, quando i due si erano visti al Corona prima di tutto il casino. Le mancava parecchio Denny, anche se mai quanto le era mancato Max. E con Denny ogni tanto si scambiava qualche messaggio, di nascosto.

Era un ottimo amico.

-Hai bisogno di aiuto?- Gerda si avvicinò per offrirle assistenza, e Veronika venne sbalzata fuori dai suoi pensieri nostalgici.

-NO! No… lo cerco da sola, tu vai ad avvertire Bastien che tra qualche minuto sono da lui- cercò di liberarsi di Gerda, che la guardò storto, ma decise di non insistere. Dopo Max, come aveva già detto, aveva deciso di ignorare le stranezze della principessa. 

-Okay… non fare cose strane- disse solo, prima di fare dietro front ed avviarsi al palazzo.

-Nope- la rassicurò lei, piegandosi davanti alla siepe, e spostando le foglie nel tentativo di trovare Max.

Si incontrarono a metà strada.

-Denny ha iniziato a darmi lezioni di tedesco, ma ammetto di non aver capito nulla- ridacchiò lui, con delle foglie tra i capelli.

Era una visione!

-Niente di importante, solo una stupida cena con una persona molto stupida- Veronika roteò gli occhi pensando al ballo dei sette giorni che Bastien continuava a suggerire.

-Non voglio trattenerti, pensi che potremmo vederci un altro giorno? Rimarrò qui fino a Domenica- propose Max, un po’ incerto.

-Sì! Domani… non posso- aveva la prova vestito, e si sarebbe protratta davvero per tutto il giorno, lo sapeva -…che ne dici di sabato?- propose quindi.

-Sabato ho una gita a palazzo, una visita guidata- la informò Max.

-Perfetto! aspetta che ti segno un passaggio segreto che puoi raggiungere dalla visita guidata e arriva vicino alla mia camera- Veronika prese un foglio dalla borsa e una penna. Era felice di portarsi sempre delle carte appresso.

-Aspetta, vuoi davvero condividere con me una cosa così importante?- provò a fermarla Max, molto responsabile, come sempre.

-Non esiste al mondo persona più affidabile di te- gli sorrise, mettendogli il foglio in mano e stringendola forte.

Il suo egoismo si stava facendo sentire, ma dopotutto era stato Max a venire da lei. 

Max non si scansò, e le sorrise più caldamente, diventando appena rosso a sua volta.

-D’accordo, seguirò le indicazioni- diede conferma, tenendo stretto il biglietto… e la mano di Veronika.

-Ci vediamo sabato, allora- lo salutò la ragazza.

-Sarò lì nel pomeriggio- per un istante, Max sembrò avvicinarsi, Veronika fece altrettanto. Poi entrambi rinsavirono, e si allontanarono, ai due lati della siepe.

Riemersero nelle rispettive parti, e si guardarono imbarazzati, con le foglie tra i capelli.

-Allora a sabato!- si salutarono, contemporaneamente, prima di darsi le spalle per tornare ognuno sulla propria strada.

Veronika non vedeva l’ora che fosse sabato.

 

 

Sabato 7 Dicembre 

Amabelle era davvero felice di essere al palazzetto dello sport di New Malfair pronta a vedere una partita di basket.

Beh… non era una fan del basket, non tifava nessuna delle squadre che avrebbero giocato, e temeva non poco l’idea di passare del tempo sola con Petra, ma era super gasata lo stesso.

E il motivo era che non avrebbe passato del tempo sola con Petra.

Perché sì, era con Petra, ma non erano affatto sole.

-Sììì!!! Forza chimere!! Grandi! Fate vedere loro come si fa!!- stava gridando in preda all’eccitazione la signora Lucie, che aveva chiesto alle due ragazze di accompagnare lei e Genevieve al palazzetto, quel pomeriggio, per vedere dal vivo la loro squadra preferita. Genevieve l’avrebbe in realtà solo sentita, ma era a sua volta gasata quanto la compagna.

Amabelle era stata felicissima di rivedere le sue nonne onorarie dopo tanto tempo, e di passare del tempo con Petra senza rischiare minimamente che si raggiungesse un territorio pericoloso.

Dopotutto non sarebbero state sole, ci sarebbe stato tanto casino, ed erano in compagnia di Lucie e Gevvie. Cosa mai sarebbe potuto andare storto?!

-Tutto bene, Tray?- chiese all’amica, prima che cominciasse la partita. La ragazza, infatti, era rimasta tutto il tempo fredda come una statua, e con lo sguardo fisso nel vuoto. Amabelle iniziava un po’ a preoccuparsi.

-Non mi parlare, se mi parli mi distraggo, e se mi distraggo inizio a pensare, e se penso…- Petra rabbrividì, disgustata da qualcosa alla quale aveva evidentemente iniziato a pensare, e la preoccupazione di Amabelle non fece che aumentare.

-Cosa è successo? Problemi a casa? Brogan ha un’altra?- indagò. Non erano molte le cose che disgustavano Petra, e dato che la notte prima erano rimaste fino alle tre di notte alla serata cinema, e Petra era andata via che era ancora normale, il suo cattivo umore era chiaramente causato da qualcosa che era successo a casa. 

Anche se… Brogan era in un viaggio di lavoro, in quel periodo, quindi non poteva essere responsabile dello stato in cui Petra si trovava.

A meno che non fosse tornato prima senza avvertirli, ma comunque a casa c’erano Felix e Mirren, che il giorno prima erano rimasti soli a… ohhh.

OHHHHHH!

OH SANTO CIELO!

-Voglio i dettagli!! Cosa è successo? Li hai beccati in una situazione compromettente? Felix ha dormito da voi? Voglio sapere tutto!!- esclamò, eccitata, guadagnandosi parecchie occhiate confuse dai vicini di posto, una risata da Lucie che le era proprio accanto, e lo sguardò più disgustato del mondo da parte di Petra.

-Non ne voglio parlare!- esclamò, rabbrividendo -Non voglio neanche rischiare di continuare a pensarci!-

-Ma io sono curiosa! È la prima volta che stanno soli in casa! Quando Mirren stava da Felix c’era sempre qualcuno con loro, o erano a lavoro, o…- Amabelle ricordò quel periodo. Felix si era sfogato più volte con lei di questa cosa. Mirren era anche piuttosto depresso, quindi era normale che non ci fosse stato niente di troppo piccante tra i due.

Ma ormai stavano insieme da più di quattro mesi, era anche ora che la relazione raggiungesse lo step successivo!

-Amabelle, pensavo fossi diventata meno invadente!- si lamentò Petra, in tono basso e sempre più depresso.

-Ma loro sono la mia coppia di punta!! Sono curiosa! Dimmi almeno in grandi linee se…- era vero che Amabelle si era calmata, ma loro erano Mirren e Felix! Erano la sua ship preferita! 

-Il rating di questa storia non è abbastanza alto per parlarne, ma diciamo che… la poca innocenza che mi era rimasta è completamente sparita, così come la flebilissima eterosessualità che poteva permeare in me, quando ho visto Felix uscire a petto nudo per andare in bagno. Ew! Che orrore!!- Petra rabbrividì, si coprì gli occhi con la mano, e iniziò a scuotere la testa per eliminare l’immagine della sua mente. 

Amabelle era affascinata.

-Awwww, che belli!! Finalmente l’amore trionfa! Hanno raggiunto il loro lieto fine!!- esclamò, emozionata.

Lucie le guardava con curiosità e una punta di divertimento, ma non intervenne.

-Il mio lieto fine lo raggiungerò quando si prenderanno una casa insieme e si leveranno dalle scatole!- borbottò Petra.

-Questo sarebbe ancora più bello!! Ma dubito che Mirren sia pronto per chiedere a Felix di trasferirsi con lui, e Felix è troppo rispettoso dei suoi tempi per proporglielo per primo- Amabelle scosse la testa, ma non perse il sorriso. Un passo alla volta, Mirren e Felix stavano davvero facendo tanti progressi.

-Ahhh, essere giovani- commentò Lucie, molto tra sé e molto divertita -WOOO! LE CHIMERE SI SISTEMANO!!!- poi si concentrò sulla partita, che era pronta ad iniziare.

-Sììì! Forza chimere!!- Amabelle si unì a lei.

Petra fu felice di distrarsi e osservare la partita.

Durante il primo periodo, non accadde niente di che.

La partita stava andando bene. Sia Lucie che Gevvie, anche se quest’ultima un po’ meno, erano super esaltate ogni volta che la loro squadra era in possesso del pallone, e Amabelle cominciava ad esaltarsi molto a sua volta, e spesso si ritrovava ad afferrare con forza il braccio di Petra quando c’erano dei tiri particolarmente emozionanti, e i canestri.

Anche Petra iniziava a distrarsi, e quando il primo periodo finì, era tornata piuttosto felice.

Che per gli standard di Petra era: priva di sguardo vuoto, ma sempre con espressione impassibile.

-Ho una sete pazzesca! Tray, mi accompagni a prendere da bere?- chiese Amabelle, indicando il bar della palazzetta.

-Ferma lì signorina. Il posto non si lascia fino alla fine del secondo periodo!- la fermò la signora Lucie, esaltata.

Amabelle alzò le mani in segno di resa. Petra ridacchiò, divertita che la sua migliore amica avesse trovato una persona capace di renderla senza parole.

-Capito, capito… Petra, hai una bottiglietta d’acqua?- Amabelle chiese quindi sottovoce all’amica, che scosse la testa, dispiaciuta.

Lucie la sentì comunque, e iniziò ad armeggiare nella borsa con un sorrisino furbetto.

-Tieni, ragazza mia. Non è acqua ma è una bibita molto nutriente e dissetante- le porse una bottiglietta sigillata riempita di un liquido strano.

Amabelle la prese senza alcuna esitazione.

-Grazie mille, signora Lucie! Sei davvero fantastica!-

-Se sono davvero fantastica devi chiamarmi nonna!- la incoraggiò lei, scompigliandole i capelli.

-Grazie nonna!- Amabelle non se lo fece ripetere due volte, e iniziò a sorseggiare la bibita.

Il sapore era interessante… Amabelle sentì del cioccolato, e qualche spezia che non avrebbe saputo definire. Strano… ma non per questo cattivo, e Amabelle adorava provare cose nuove.

-Petra, vuoi assaggiare?- chiese all’amica, porgendole la bottiglia per farle dare un sorso.

-No, non preoccuparti, non ho molta sete- Petra, al contrario di Amabelle, era più restia a provare cose nuove, e rifiutò l’offerta.

-Attenta, Lucie se la prende molto se rifiuti di assaggiare i suoi preparati- la mise in guardia Genevieve, con un sorrisino appena accennato che sembrava quasi di rassegnazione.

Lucie annuì in tono sacrale.

-È vero. Mi offendo molto- le diede man forte, anche se non sembrava affatto irritata.

Petra comunque cedette immediatamente, e prese un sorso dalla bottiglietta.

Aggrottò le sopracciglia, anche lei molto sorpresa dal sapore della bibita.

-Com’è fatta?- chiese, porgendo nuovamente la bottiglia verso Amabelle, che continuò a bere.

-Una maga non rivela mai i suoi segreti- Lucie le fece un occhiolino complice -FALLO!! QUELLO È UN PALESE FALLO!!!- poi tornò alla partita nel frattempo ricominciata, tornando ad esaltarsi.

Mentre Amabelle osservava la partita a sua volta, e continuava a bere, iniziò a sentirsi piuttosto accaldata, e a lanciare sguardi fugaci in direzione di Petra, che si era rilassata quasi del tutto e osservava la partita con estremo interesse.

Per qualche strano motivo, Amabelle si sentiva sempre più consapevole della presenza dell’amica e cotta al suo fianco, e di ogni suoi movimento anche impercettibile.

Il suo toccarsi i capelli per sistemarseli, quando incrociava o scrociava le gambe, quando arricciava il naso nei momenti dove i giocatori si comportavano in maniera scorretta… oh cielo! Cosa le stava succedendo?!

Guardò la bibita come se fosse colpa sua, e non riuscì a non pensare che se Petra l’aveva toccata con le proprie labbra… oh! Si erano date un bacio indiretto!! Amabelle arrossì fino a diventare del colore dei propri capelli, e lanciò una discreta occhiata verso Lucie, chiedendosi cosa avesse potuto mettere nella bibita per farla sentire così.

Non poteva essere afrodisiaca… vero?

-Ehm… nonna? Cosa c’era nella bibita?- chiese in un sussurro preoccupato.

Lucie le lanciò un’occhiata di chi la sapeva lunga.

-Una strega non rivela mai i propri segreti- Lucie fece un occhiolino complice anche a lei, e tornò alla partita, intenzionata a non dire nient’altro.

Amabelle non riusciva più a concentrarsi, e passò il poco che restava del secondo periodo ad agitarsi sulla sedia e cercare di non guardare Petra in tutti i modi.

Non capì assolutamente nulla di come stesse andando la partita, ma andava bene. Aveva il terzo e quarto periodo per recuperare la concentrazione.

Dopo l’agognata pausa.

Nel momento in cui venne suonata la fine del secondo periodo, Amabelle si alzò in piedi.

-Vado in bagno! Poi prendo un hot dog. Petra, vuoi… tutte voi, volete qualcosa?- chiese, iniziando ad avviarsi verso il bar, ma non si rese conto che, senza che se ne accorgesse, il guinzaglio del cane di Gevvie si era incastrato tra le sue gambe, e Amabelle perse l’equilibrio, e venne per un pelo affrettata da Petra, che però cadde indietro insieme a lei.

Per fortuna non si fecero niente, dato che atterrarono sul morbido del posto di Petra, ma Amabelle si ritrovò a pochi centimetri dal volto dell’amica, e il calore che aveva provato fino a quel momento aumentò esponenzialmente insieme al rossore sulle sue guance.

Anche Petra sembrava piuttosto a disagio, ma non la spinse via, anzi, si avvicinò per controllare le sue condizioni.

-Ames, tutto bene? Sei caldissima- commentò, mettendole una mano sulla fronte.

Per fortuna di Amabelle, questa storia è scritta ini italiano, perché se fosse in inglese, e il commento di Petra fosse stato: “You are really hot!” probabilmente il suo cuore non avrebbe retto al doppio senso di quella frase, e sarebbe morta sul posto per eccesso di emozioni. Oppure il suo cuore avrebbe fatto come quello del cortometraggio “In a heartbeat” e sarebbe uscito dal suo petto per andare a sbaciucchiare Petra.

Per fortuna la storia è scritta in italiano.

Anche se Amabelle non rimase comunque indifferente, e cercò di risollevarsi con non poche difficoltà per scappare in bagno il prima possibile e lavarsi la faccia e i pensieri impuri causati da quello che era palesemente un forte afrodisiaco.

Ma perché mai Lucie le avrebbe dovuto dare una cosa del genere?!

-Tutto bene, ragazze?- chiese proprio quest’ultima in tono innocente.

-Sì! Sì! Sì! Volete qualcosa dal bar?!- il tono di Amabelle era acuto, ed era palese che non stesse bene. Riuscì finalmente ad alzarsi, e mise parecchi metri di distanza tra lei e Petra, che la guardava sempre più confusa e preoccupata.

-Bene, puoi prendermi una bottiglia di acqua naturale?- Lucie, al contrario, non sembrava molto preoccupata, ma aveva un sorrisino furbetto.

-Per me niente, grazie cara- Gevvie sembrava quasi sentirsi in colpa, richiamò il suo cane e iniziò ad accarezzarlo con dolcezza.

Amabelle decise che era molto meglio non supporre il peggio delle sue nonne onorarie, e semplicemente andare in bagno e poi a prendere da mangiare.

-Vuoi che ti accompagno?- propose Petra, sempre squadrandola con esteema confusione.

-NO!- Amabelle quasi l’aggredì.

-Cioè… passa un po’ di tempo con le nostre nonnine!- la incoraggiò, prima di correre via senza darle neanche il tempo di rispondere od obiettare.

Per fortuna bere parecchia acqua e sciacquarsi con veemenza il viso aiutarono parecchio la situazione disastrosa di Amabelle, che dopo aver comprato le vettovaglie si avviò nuovamente al suo posto con un certo ottimismo, e la sicurezza che quei due imprevisti fossero casi isolati che non si sarebbero ripetuti, e che gli ultimi due periodi della partita sarebbero stati privi di eventi.

…si sbagliava di grosso.

-Che mi sono persa?- chiese tornando al posto.

-Niente di ché. Lucie è al telefono, io e Genevieve abbiamo parlato un po’, e hanno impostato la kiss cam- spiegò Petra, indicando il grande schermo pieno di cuori che stava cercando tra il pubblico eventuali coppie da far baciare durante la pausa.

-Ohhh, che figo!- esclamò Amabelle, emozionata, girandosi poi vero Lucie per porgerle la bottiglia d’acqua. Purtroppo la nonna era impegnata nella conversazione, e non si accorse di nulla. Sembrava piuttosto irritata.

-Queenie, non voglio disturbare il tuo studio, ma non mi chiami mai! A volte mi sembra che ti ricordi di tua nonna solo quando hai bisogno di qualcosa…- si stava lamentando. Amabelle decise di non interrompere.

-Durante i momenti di pausa attiveranno la kiss cam anche durante i periodi, per risollevare l’umore. L’hanno annunciato mentre eri via- spiegò Petra, alzando le spalle per mostrare tutta la sua indifferenza al riguardo.

-Che cosa carinissima! Voglio proprio vedere delle coppie felici!- Amabelle sperò con fin troppo ottimismo che vedere altre persone stare insieme l’avrebbe distratta da Petra al suo fianco.

Purtroppo non aveva messo in conto di poter essere scambiata come membro di una coppia.

Dopo che la conversazione telefonica di Lucie fu finita e Amabelle era riuscita a porgerle la bottiglietta (-Tu si che sei una brava nipote, non come Queenie!-), e mentre Amabelle iniziava a mangiare il suo hot dog, sullo schermo si vide comparire insieme a Petra.

Ci furono alcuni secondi di completo shock, poi Petra si affrettò a scuotere la testa.

-Non stiamo insieme!- fece il labiale, indicando sia lei che Amabelle e scuotendo la testa.

Amabelle annuì per darle man forte, e dopo alcuni secondi di insistenza, sia da parte della telecamera che dal pubblico, la kiss cam si spostò su Lucie e Gevvie.

-Uhhh!- Amabelle si voltò verso le due, con occhi brillanti.

-Gevvie, abbiamo la kiss cam puntata addosso- la informò Lucie, in tono malizioso.

Genevieve sospirò.

-Che guardoni- borbottò ma si avvicinò alla compagna, e le due si scambiarono un tenero bacio.

-Awwwww!- si lasciò sfuggire Amabelle, insieme a metà stadio.

La partita iniziò pochi minuti dopo, e la kiss cam si spense per mostrare i punti salienti della partita.

Poi, durante una breve pausa, la kiss kam si riattivò, e si puntò nuovamente verso Petra e Amabelle.

Le due ragazze si guardarono molto confuse.

-Non stiamo insieme!- ripeté Petra, e dopo parecchi interminabili secondi, la kiss cam… si spense e basta, senza puntare a nessun altro, e ritornando a mostrare la partita.

Tre minuti dopo, tornò accesa… e puntò ancora una volta Petra e Amabelle.

-Non stiamo insieme!- gridarono questa volta insieme.

Ma la kiss cam non ne voleva sapere di lasciarle in pace, e sempre più spesso le puntava sempre più a lungo.

Alla fine, verso l’ottava o la nona volta, sia Petra che Amabelle erano esauste.

La partita stava al quarto periodo, ma non ne potevano più.

Quando la kiss cam si puntò di nuovo su di loro, e Amabelle era in procinto di alzarsi e andarsene direttamente, Petra la stupì facendo l’ultima cosa che si sarebbe aspettata.

Sbuffò sonoramente, prese il volto di Amabelle tra le mani, e mentre la ragazza apriva la bocca per chiedere spiegazioni, Petra la zittì premendo le proprie labbra su quelle di Amabelle, e cedendo alla pressione sociale di quella telecamera maledetta e dei tifosi che ogni volta le incoraggiavano a soccombere alla sua insistenza.

Il cuore di Amabelle batteva furiosamente, e dopo qualche istante di shock e confusione, chiuse gli occhi e si abbandonò al bacio, alle emozioni, alla cotta sempre più gigantesca che provava per Petra, avvicinandosi a lei e approfondendo il bacio.

Delle trombette di vittoria, parecchi gesti di esultanza, e il fischio che denotava la ripresa della partita, la fecero di scatto tornare alla realtà, e si staccò da Petra, guardandola sconvolta.

-Ma che…?!- provò a chiedere, senza fiato.

Non era da Petra cedere in quel modo alle provocazioni di una macchinetta testarda.

L’amica era impassibile, ma voltò la testa per non incrociare lo sguardo di Amabelle.

-Mi ero stancata, e poi non è mica la prima volta che ci scambiamo un bacio- si spiegò, alzando le spalle.

-Sì… lo so… ma…- Amabelle non sapeva che dire, era sempre più persa, confusa, con il cuore a mille e lo stomaco in subbuglio.

-Tanto dai, non significa niente, no?- aggiunse Petra, quasi tra sé, ma facendo sprofondare il cuore a mille di Amabelle nel suo stomaco in subbuglio.

-Già… giusto… infatti…- le diede ragione, in un sussurro, facendola ritirare sulla sedia, demoralizzata.

Lucie sembrò in procinto di dirle qualcosa, ma Genevieve le tappò la bocca con la mano.

-Meglio lasciarle un po’ in pace- sussurrò all’orecchio della compagnia, che sospirò e cedette, guardando le due con una certa tristezza.

Amabelle non riuscì a concentrarsi neanche un secondo sul resto della partita, perché la sua mente era pervasa da pensieri su Petra, sugli imprevisti, e soprattutto sulla kiss cam.

Era nella lista di cose da utilizzare sui suoi amici, ma non aveva mai avuto l’occasione di sperimentarla, perché non c’erano molte kiss cam da usare ad Harriswood.

Però alcuni membri della Corona Crew conoscevano il suo potenziale accoppiatore.

Ed era del tutto improbabile che l’addetto alla kiss cam avesse cercato di accoppiare lei e Petra dal nulla.

Mettiamo in conto che Norman sapeva della sua cotta per Petra… OH! OH NO!!

NORMAN!

Era tutta colpa di Norman! Era stato lui a corrompere il tizio della kiss cam! L’aveva detto, ad Amabelle, durante il compleanno di Diego, che se non avesse affrontato i suoi problemi, e la sua cotta per Petra, ci avrebbe pensato lui a farglieli affrontare. E ora iniziava ad utilizzare i suoi trucchi contro di lei!

Amabelle strinse i denti, e si guardò intorno per cercare l’amico o qualche altro membro della Corona Crew che si fosse intrufolato alla partita.

Non vide nessuno, ma era convinta che fossero dietro tutti gli incidenti.

(In realtà erano dietro solo all’incidente della kiss cam, perché sia l’afrodisiaco che il guinzaglio arrotolato erano un piano di Lucie, ex consulente matrimoniale e matchmaker ufficiale che aveva avuto la stessa idea di Norman).

Una cosa era certa, Amabelle non avrebbe reso a Norman il compito facile!

L’effetto Norman era potente, sì, ma anche l’effetto Amabelle lo era. E da quel momento in poi sarebbe stata guerra aperta!

Fortuna che le manette della ragazza erano in un posto sicuro.

 

Max sperava davvero di non venire arrestato.

Purtroppo era molto pessimo ad agire in modo sospetto, e per tutta la visita guidata, la guida gli aveva lanciato occhiate allertate, temendo fosse un terrorista o altro.

Per fortuna, era riuscito ad usare il suo comportamento strano come scusa per allontanarsi dal gruppo e fingere di voler tornare in albergo perché non si sentiva affatto bene, e aveva raggiunto senza troppi problemi il passaggio segreto che gli aveva indicato Veronika.

Forse avrebbe dovuto rivalutare le sue scelte di vita, perché mai avrebbe immaginato o pensato di introdursi di nascosto in un castello reale per parlare con la sua ex che credeva un uomo ma in realtà era una principessa che oltretutto si sarebbe sposata il mese successivo ma della quale era ancora innamorato.

E sapeva benissimo che sarebbe stato semplice e indolore salutarla quel giorno al giardino, una volta e per sempre.

Ma doveva parlarle. Per davvero, con il cuore, e senza che venissero interrotti. E… voleva, parlarle, per davvero, con tutto il cuore.

Max attraversò il passaggio segreto e si guardò intorno con estrema attenzione prima di uscire dalla porta nascosta dietro un arazzo.

Poi controllò la mappa del castello che gli avevano fornito durante la guida.

Purtroppo, per motivi di sicurezza, non erano segnate le stanze private dei membri della famiglia reale, quindi Max brancolava non poco nel buio.

Veronika gli aveva scritto le indicazioni, certo, ma l’aveva fatto in fretta, e l’ultima parte non si leggeva molto bene.

Ogni passo che faceva verso la direzione che sperava fosse giusta lo portava sempre di più a pentirsi di quasi tutte le scelte fatte nella sua vita.

E il pentimento massimo arrivò quando si ritrovò, girando l’angolo, faccia a faccia con una guardia reale.

Il suo cuore perse un battito, probabilmente avrebbe presto avuto un infarto, e sarebbe morto lì per il colpo, l’ansia e la tensione appena scaricata.

Oppure avrebbe urlato in preda al terrore facendosi beccare dal resto del palazzo.

Per sua fortuna, prima che tutto ciò potesse succedere, la guarda che aveva incontrato gli tappò la bocca con la mano e si nascose insieme a lui dietro una tenda.

-E tu che diavolo ci fai qui?!- chiese sconvolta, e Max la riconobbe, e il suo cuore, sempre molto agitato, si calmò appena.

-G_G_Gerda?!- chiese con voce tremante.

-Sì, Max! Gerda, la guardia del corpo personale della principessa Veronika! Che ci fai qui?! Come sei entrato?!- lo aggredì verbalmente, anche sembrava più preoccupata che arrabbiata.

-Io non voglio creare problemi! Non voglio fare scandali! E non voglio rimettermi con Veronika! Voglio solo parlare!- Max si affrettò a giustificarsi, cercando di farsi piccolo piccolo.

Gerda era piuttosto possente, quindi non fu difficile.

E lo squadrò con sospetto e una punta di pietà.

-Max, senti… io ero dalla tua parte in tutto questo casino. Ma non posso farti girare per il palazzo in maniera sospetta. So che sei un bravo ragazzo, ma non… come sei entrato, seriamente?!- cercò di venirgli incontro, anche se era molto in difficoltà.

Max esitò, cercando le parole giuste.

Non voleva mentire a Gerda, dato che voleva dimostrarle di essere affidabile,  ma non poteva tradire la fiducia di Veronika, che chiaramente non aveva detto nulla di quell’incontro alla sua guardia del corpo.

-Non credo di potertelo dire, ma giuro che sono stato invitato dentro, e non ho nessuna intenzione malvagia! Voglio solo ed esclusivamente parlare, e domani andrò via per sempre, e non mi rivedrai mai più- all’ultima frase, la sua voce si spezzò. Era un’ovvietà alla quale era già sceso a patti, ma era ancora estremamente difficile immaginare di lasciare andare Veronika per sempre, soprattutto ora che era così vicina a lui.

Gerda sembrò rifletterci un attimo, poi raggiunse una consapevolezza, e sospirò, scuotendo la testa.

-Ora capisco perché mi ha chiesto di prendermi il pomeriggio libero perché voleva “passare un po’ di tempo sola in camera a riflettere!” Sola in camera un corno! Ugh…- la guardia del corpo si prese il volto tra le mani -Devo metterle un guinzaglio a quella ragazza- borbottò tra sé, e poi sollevò la tenda e si guardò intorno, attenta.

-Okay, vai alla fine di questo corridoio, è la prima porta a destra- alla fine, decise di stare dalla parte di Max, che ricominciò a respirare.

-Grazie, Gerda! Grazie infinite!- piegò la testa, cercando di mostrare tutta la sua gratitudine.

-Max… con tutta franchezza… tu sei troppo per lei- Gerda gli diede una pacca sulla spalla e gli fece un sorriso incoraggiante, prima di spingerlo fuori dalla tenda e poi andare dalla parte opposta, facendo finta di niente.

Max raggiunse in tutta fretta la porta, e bussò due volte.

-Chi è?- sentì la tesa voce di Veronika rispondergli dall’altra parte.

-Sono io- rispose, senza alzare troppo la voce, e guardandosi intorno per essere certo di non incontrare nessun altro di ronda.

La porta si aprì quasi immediatamente, e prima che Max potesse salutare la principessa appena comparsa dietro di essa, lei lo prese per un braccio, lo trascinò dentro, e chiuse nuovamente la porta con un tonfo.

-Tutto bene, sei arrivato senza problemi?- chiese preoccupata, guardando le sue condizioni come se temesse fosse finito in qualche trappola mentre attraversava il passaggio segreto.

-Tutto a posto, anche se ero tesissimo. Non avevo mai fatto niente di così pericoloso e illegale!- ammise, cercando di calmare le mani tremanti, ma sorridendo timidamente alla ragazza.

Per poco non saltò sul posto quando sentì qualcosa strusciarsi tra le sue gambe, ma si rese presto conto che era solo Sissi, il gatto di Son… Veronika.

-Ciao Sissi!- la salutò, accarezzandola dolcemente, lei iniziò a fare le fusa.

Veronika osservò la scena intenerita.

-Sissi odia Bastien- si lasciò sfuggire, per poi coprirsi la bocca con la mano, e arrossire.

Max finse di non aver sentito il riferimento al suo fidanzato, ma gli si strinse comunque lo stomaco.

Cercò di non pensarci.

-Allora… come… facciamo?- chiese, indicando la stanza, e poi loro due -…intendo… da dove cominciamo a parlare?- aggiunse poi, specificando la frase che poteva risultare ambigua.

-Sì… dobbiamo senz’altro parlare… presto… subito. Ma prima… posso portarti da una parte? Giuro che non rischiamo di essere beccati, dobbiamo solo prendere un passaggio segreto e il luogo da raggiungere è accessibile solo a me e a mio padre, che non ci va mai- propose lei, indicando il suo armadio.

Max annuì.

-Okay, se non rischio di rovinarti la reputazione… in effetti rischierei di rovinartela maggiormente se venissi scoperto in camera tua, quindi meglio, andiamo!- acconsentì, molto a disagio, e continuando ad accarezzare Sissi, che però venne lasciata in camera mentre i due si infilarono nel passaggio segreto dietro l’armadio e raggiungevano una delle torri più alte del palazzo.

Ci misero un po’ ad arrivare, ma quando Max uscì dal passaggio segreto, e si ritrovò su di un alto balcone pieno di fiori splendidi e una vista mozzafiato, fu davvero felice di aver percorso quella lunga strada.

-Wow!- esclamò, guardandosi intorno affascinato.

Veronika gli zampettò dietro, orgogliosa.

-Ti piace? Era il luogo del castello preferito da mia madre. Ha curato personalmente tutti i fiori che erano qui… beh… fino alla fine. E ora ci penso io a prendermi cura di loro- spiegò, giocherellando con una ciocca di capelli.

-Ovviamente mentre ero a Harriswood ci ha pensato un giardiniere. Mio padre non torna qui da quando… hai capito. Comunque è il mio luogo preferito del castello, ed è un ottimo posto per parlare- spiegò, allargando le braccia per indicare l’interezza della torre.

Max smise di guardare i fiori per concentrarsi su di lei, e le sorrise, intenerito.

-Sono felice che mi hai portato qui- sussurrò, avvicinandosi.

Veronika arrossì.

-Sono felice che tu mi abbia raggiunto ad Agaliria- sussurrò a sua volta, avvicinandosi ulteriormente.

Max si rese conto di stare entrando in terreno pericoloso, quindi si irrigidì e fece un passo indietro, distogliendo lo sguardo e arrossendo ulteriormente.

-Sì… infatti, a proposito…- cercò di ricordare il discorso che si era preparato il giorno precedente allo specchio e in videochiamata con Clover, ma non ricordava assolutamente nulla al riguardo.

-Dobbiamo parlare, giusto? Sono pronta!- Veronika prese un profondo respiro, e strinse i pugni. Sembrava pronta a ricevere uno schiaffo in faccia, e non una conversazione a cuore aperto.

…effettivamente una conversazione a cuore aperto di quel genere avrebbe regalato sicuramente molti metaforici schiaffi in faccia e pugni sullo stomaco.

E Max non sapeva neanche da dove cominciare.

-Possiamo sederci da qualche parte?- chiese, indicando una panchina poco distante ma non osando avvicinarsi perché non voleva rischiare fosse una panchina sacra e vietata da toccare.

-Certo, assolutamente!- per fortuna non sembrava esserlo, perché Veronika gli fece cenno di seguirla e si sedette elegantemente.

Più Max la guardava, e più era sorpreso da quanto fosse la Sonja e Manny che aveva conosciuto, e di quanto allo stesso tempo sembrasse completamente un’altra persona.

E non necessariamente una persona peggiore, purtroppo. Perché Sonja e Manny avevano in comune una cosa che Max non aveva mai notato del tutto, ma che ora sembrava piuttosto ovvia: erano incompleti.

Per tutto il tempo in cui Max era stato insieme a Manny, aveva sempre sentito qualcosa che non andava, un blocco, sia nel ragazzo che nella mente di Max.

E con Sonja era stato lo stesso. 

Veronika… ormai non gli stava nascondendo più nulla.

Era la fusione di Sonja e Manny, e sembrava aver preso solo le parti migliori di entrambi.

Si sedette accanto a lei, cercando di starle alla larga, ma sempre più desideroso di avvicinarsi.

-Ecco… non so bene da dove cominciare- ammise, torturandosi le mani.

-Posso cominciare io?- lo interruppe Veronika, con voce bassa, e senza guardarlo.

Max annuì, dandole carta bianca.

-Io… mi dispiace tanto, Max. Per averti illuso e mentito- cominciò una filippica che Max aveva sentito ormai troppe volte.

Il ragazzo le prese le mani, per interromperla dolcemente.

-No, Veronika, dispiace a me. Per non averti ascoltato subito, e per tutto il dolore che entrambi avremmo potuto evitare se ti avessi permesso di spiegarmi subito. Ma ero deluso… e arrabbiato- ammise, abbassando la testa.

-No, Max! Non scusarti neanche per scherzo! Sono io quella in errore, ed era del tutto giustificabile che non volessi ascoltarmi. Avrei dovuto dirtelo prima, ma ero terrorizzata, quindi ho posticipato, e posticipato, fino a perdere completamente l’occasione di fare il primo passo, e mi dispiace!- Veronika scosse la testa, e gli strinse con forza le mani.

Si vedeva che era a pochi istanti dallo scoppiare a piangere.

Max non voleva vederla piangere. Non dopo tutta la sofferenza che le aveva già provocato con tutta quella storia.

Non era colpa sua se era nata principessa. Non era lei che aveva deciso di sposarsi, e non amava il suo promesso sposo, quindi Max non considerava la loro storia un tradimento nei suoi confronti. Il vero tradimento è quello emotivo, e se c’era una cosa che Max aveva finalmente capito, da quello che aveva letto sia nella lettera che nel blog sui fiori, era che tutta l’emotività di Veronika, romanticamente parlando, era indirizzata a lui.

E sì, non aveva gestito bene la situazione, gli aveva mentito, lo aveva illuso e lo aveva ingannato. Ma poteva davvero biasimarla per non essere riuscita a gestire al meglio una situazione così assurda?! Aveva solo ventidue anni, e si ritrovava già sulle spalle un matrimonio che non voleva, un regno da governare, e un triliardo di responsabilità.

-Ti perdono, Veronika- disse alla fine, prendendole il volto e sollevandolo in modo da guardarla negli occhi per trasmetterle tutta la propria sincerità.

Sentì come un enorme peso che gli veniva sollevato dal petto, e una sensazione di pace lo avvolse interamente.

Veronika lo fissò qualche secondo, incredula, poi i suoi occhi, già umidi, fecero uscire le prime lacrime, che le rigarono le guance arrossate.

-Max…- provò a dire, ma la voce le si spezzò in gola, e si limitò a gettargli le braccia al collo e cingerlo in un forte abbraccio pieno di sentimento, amore e gratitudine.

Max sperava che confrontando la ragazza, sarebbe stato più facile andare avanti, ma ora che la teneva tra le braccia, si rendeva sempre più conto che sarebbe stato quasi impossibile per lui lasciarla andare.

Non si era mai sentito così bene con qualcuno prima, e dubitava che si sarebbe sentito bene in futuro.

A malincuore, sciolse l’abbraccio, per impedire al suo cuore di suggerirgli pensieri egoisti.

-Posso farti una proposta?- chiese, ricordando un’idea che Clover gli aveva suggerito il giorno prima, e prendendo lo zaino che fino a quel momento aveva tenuto in spalla.

Veronika si asciugò al meglio le lacrime, e poi annuì con un gran sorriso.

Sembrava che anche a lei si fosse appena tolto un peso dal petto.

Max tirò fuori due fogli di carta pieni di domande, e ne porse uno a Veronika.

-Sai… mi sono reso conto che so molte cose di Sonja, e di Manny, ma non so moltissimo su di te, quindi volevo proporti un gioco: il gioco delle 21 domande. A turno ognuno di noi farà una domanda tra quelle che ho selezionato… sono prese da internet quindi non so esattamente che domande siano… e a tale domanda risponderemo entrambi, che ne dici?- propose, indicando i due fogli.

-Ci sono più di 21 domande- osservò Veronika, che appariva parecchio interessata.

-Sì, per darti scelta, e non forzarti a farle tutte. Ovviamente possiamo farne di più, o di meno, dipende da te!- spiegò, un po’ in imbarazzo. Una parte di lui sapeva che proporre un gioco del genere fosse una pessima idea per lasciare andare definitivamente la ragazza, ma allo stesso tempo si sarebbe pentito tutta la vita se non avesse approfittato dell’ultima occasione di stare con lei per conoscerla meglio, e sapere con assoluta certezza cosa si sarebbe perso per sempre.

Chissà, magari Veronika era diversa da Manny e Sonja. Magari avrebbe scoperto che non gli piaceva poi così tanto. 

Era una speranza vana, ma era sempre meglio di niente.

-Va bene… cominci tu?- Veronika iniziò ad osservare le domande, con una certa curiosità. Sembrava a sua volta timorosa e allo stesso tempo speranzosa all’idea del gioco, esattamente come Max.

Lui osservò le varie domande. Ne aveva lette solo alcune, e ne aveva aggiunta una solo per lui che sperava di poter usare come trampolino di lancio per una cosa che voleva dirle ma che non sapeva come introdurre.

Cominciò però dalla base.

-Allora, colore preferito? È sempre il blu?- chiese Max, ricordando il colore che gli aveva detto Manny, durante uno dei loro appuntamenti.

-Sì, il blu pavone precisamente, è il mio preferito in assoluto- sorrise lei, soddisfatta che Max lo ricordasse -Il tuo è il verde, vero?- chiese poi, ricordando la medesima conversazione.

-Sì, verde smeraldo… anche se non conosco tantissime tonalità, devo ammetterlo- ridacchiò. Iniziavano a rompere il ghiaccio. Clover gli aveva dato un ottimo consiglio.

-Okay, prossima domanda, questa mi piace un sacco e la devo fare: se fossimo nel mezzo di un’apocalisse zombie, quali sono le tre persone che vorresti nella tua squadra?- chiese Veronika, leggendo con un certo divertimento una delle domande.

Max non l’aveva notata, ne fu parecchio sorpreso.

-Mmmm… sicuramente Clover, poi Mathi e infine Norman- rispose, pensando ai più abili nella sopravvivenza.

Veronika sembrava parecchio sorpresa dalla sua risposta.

-Denny no?- chiese.

-Prima rispondi con le tue opzioni, e poi ti dico il mio ragionamento- la incoraggiò a rispondere alla propria domanda.

-Beh, io vorrei Gerda, poi Denny, ed infine suppongo che sceglierei Roelke- rispose lei, pensierosa.

-Perché Denny?- Max era sorpreso dal vedere suo fratello nella lista.

-Prima il tuo ragionamento e poi il mio- Veronika lo spinse a parlare per primo.

-Beh, Clover potrebbe uccidere gli zombie a mani nude senza farsi neanche un graffio, Mathi è molto abile a raccogliere oggetti e non farsi notare, mentre Norman porta fortuna- spiegò -Non ho scelto né te né Denny perché preferirei che foste al sicuro durante un’apocalisse zombie- aggiunse poi, con un occhiolino.

Veronika lo spinse giocosamente.

-Che carino che sei. Io ho scelto Gerda perché anche lei è una tosta che combatterebbe gli zombie a mani nude, Denny perché con tutti i giochi che fa sarebbe un ottimo stratega e ci terrebbe tutti al sicuro. E poi è anche molto silenzioso, passerebbe inosservato davanti agli zombie. E infine zia Roelke perché è talmente spaventosa che farebbe scappare via gli zombie- spiegò Veronika.

Max scoppiò a ridere.

-Povera Roelke… è vero, ma comunque povera. E poi non è molto carino buttare una donna incinta dritta in mezzo agli zombie- Max si lasciò sfuggire, per poi tapparsi la bocca.

Veronika era rimasta di sasso.

-Zia Roelke è incinta?- chiese, sconvolta.

-Ehm… no?- Max non sapeva mentire.

Veronika si portò le mani alla bocca, sorridendo commossa.

-Avrò un cuginetto o una cuginetta!!- esclamò, entusiasta.

-Era un segreto… non l’hanno ancora annunciato a tutti, ma Mathi l’ha scoperto, e l’ha detto a Denny, che se lo è lasciato sfuggire con me quindi… non riesco a credere di avertelo detto. È la prima volta che mi succede di far trapelare un segreto- si commiserò.

Veronika gli diede qualche pacca sulla spalla. Non riusciva a smettere di sorridere.

-Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno. Sono piuttosto brava a mantenere i segreti- gli assicurò.

-Lo so- borbottò Max.

L’atmosfera si fece leggermente fredda.

-Sai perché non ti ho aggiunto al mio team di zombie?- Veronika cambiò bruscamente argomento, in tono leggermente acuto.

-Perché?- indagò Max, capendo che non volesse indugiare sulla conversazione precedente.

-Perché se tu fossi nel mio team di zombie cercheresti di farteli amici perché sei davvero troppo buono per questo mondo. E saremmo tutti spacciati- ammise, in tono comico, facendo ridacchiare Max, e stemperando la tensione.

-Confermo, e sono certo che anche Clover concorderebbe con te. Passiamo alla terza domanda: Qual è la tua coppia cinematografica preferita?- chiese Max, prendendo una delle frasi che si era segnato di voler fare.

-Notting Hill tutta la vita! William e Anna sono stupendi!- Veronika rispose senza esitazioni.

-William e Anna anche per me. Ma sono di parte perché Notting Hill è la mia commedia preferita- ammise Max, un po’ imbarazzato.

-Quindi se ti chiedessi come quarta domanda qual è il film che rivedresti costantemente sarebbe Notting Hill?- chiese Veronika, andando avanti.

-Mmmmm, probabilmente. È un film che ho troppo nel cuore- ammise Max -Tu invece?-

-Mmmm… Titanic! Lo so, sono molto cliché, ma adoro quel film! E Jack e Rose sono al secondo posto tra le mie coppie preferite di tutti i tempi- ammise Veronika, commuovendosi solo a pensare al famoso film di Cameron.

-Non posso biasimarti. Quel film è molto emozionante- ammise -Solo che non lo riguarderei mai troppe volte… piango troppo nel vederlo- Max non aveva alcuna remora a mostrare le proprie emozioni, anche se era un ragazzo.

-Che luogo vorresti visitare con tutto il cuore?- chiese poi il ragazzo, continuando con le domande.

-Vorrei andare in India, mi affascina troppo- rispose Veronika, dopo un’attenta riflessione -E tu?- 

-Australia. Chissà se un giorno riuscirò ad andarci, magari per lavoro- Max era estremamente interessato a quel luogo così misterioso e naturale.

Inoltre era il più lontano che potesse raggiungere, quindi era ancora più affascinante.

-Sono sicura che ci riuscirai. Posso fare una domanda un po’… ehm…- Veronika arrossì appena mentre leggeva una delle domande.

-Puoi fare qualsiasi domanda… se ci sono domande strane scusami, ma ho preso le domande da internet- cercò di guardare il proprio foglio per cercare domande sconvenienti, ma erano tutte abbastanza innocue.

-Se avessi un figlio, come lo chiameresti?- chiese Veronika, in tono basso.

Le guance di Max divennero di fuoco.

-Uh…- per un attimo non seppe che rispondere. Non è che non ci avesse pensato, ma al momento se pensava di avere dei figli non riusciva a non immaginarsi di averli con Veronika, e quello era parecchio sconveniente.

-Se è troppo personale posso sempre fartene un’altra- Veronika si affrettò a tornare sui suoi passi, ma Max scosse la testa.

-No, va bene… io… beh, pensavo Lisa e Richard. Cioè, Lisa se è una ragazza e Richard se è un ragazzo- spiegò, senza guardare Veronika negli occhi.

-Bei nomi… io ho sempre pensato Elizabeth e Hubert- rispose lei.

-Sai… se unissimo i nomi uscirebbero Lisbeth e Richbert…- osservò Max, di getto, arrossendo ulteriormente all’idea, e dandosi dello stupido per averlo detto ad alta voce.

-Oh! Sono dei nomi bellissimi!- esclamò Veronika, arrossendo vistosamente a sua volta, ma con occhi brillanti.

Ci fu qualche secondo di imbarazzato silenzio.

-Qual è il tuo dessert preferito?- chiese poi Max, leggendo la prima domanda che gli spuntò sotto gli occhi, per distrarre l’attenzione.

Gli si accese poi una lampadina.

Ecco cosa si era dimenticato!

-Oh, è facile… la torta caramello e cannella di mia madre!- rispose Veronika, accettando con sollievo il cambio di argomento -Non la mangio da anni, ma ricordo che l’adoravo- spiegò poi, in tono nostalgico.

Max nel frattempo si era messo ad armeggiare con lo zaino.

-Max?- Veronika lo osservò confusa.

-Uh? Sì, il mio dessert preferito è il budino alla vaniglia… molto facile da fare. Ehm… Veronika… mi sono dimenticato di dirtelo prima, ma ti ho portato un regalo- ammise, tirando fuori un contenitore di plastica dove aveva riposto un dolce che era riuscito a fare il giorno prima con l’aiuto del tipo con la bancarella che aveva incontrato il primo giorno, che gli aveva offerto il forno.

-Un regalo, ma non dovevi, cosa…?- Veronika si interruppe quando vide il dolce che Max le aveva portato, e sentì l’odore che emanava.

-So che non sarà mai come quello di tua madre, non oso neanche provarci, ma ho fatto tantissimi esperimenti, e volevo fartelo assaggiare durante il nostro appuntamento… quello che non siamo riusciti a fare, e… ci tenevo a fartela assaggiare, quindi…- Max le porse la scatola di plastica, e Veronika prese un pezzo della torta caramello e cannella come se fosse una bomba pronta ad esplodere.

Senza dire una parola e la portò alle labbra, e la assaggiò ad occhi chiusi, con attenzione e assaporandola intensamente.

Max era estremamente teso, e avrebbe voluto giustificare qualsiasi mancanza la torta avesse, ma non sapeva cosa dire, e non voleva interrompere il momento, quindi rimase in silenzio e in ansia.

Vide le lacrime scendere sulle guance di Veronika, di nuovo, affatto bloccate dai suoi occhi chiusi, e iniziò a sentirsi in colpa.

-Non lo rendi affatto facile, Max…- sentì sussurrare la ragazza, con voce piena di rimpianto.

-Veronika…- la voce di Max a malapena usciva dalla sua bocca. Voleva chiedere spiegazioni, ma temeva di riceverle.

Alla fine Veronika aprì gli occhi, si asciugò le lacrime, e gli sorrise, anche se piena di tristezza.

-Grazie, Max. Grazie davvero. Non potevi farmi un regalo più perfetto di questo- prese il contenitore dalle sue mani, lo richiuse, e lo strinse con forza al petto, come se non volesse mai più separarsene.

-Sono felice che sia all’altezza- sussurrò Max, leggermente sollevato.

-Mi è sembrato per un attimo fosse stata lei a prepararla- ammise Veronika, guardando la torta con affetto.

Poi scosse la testa, posò il contenitore da un lato, e riprese il foglio, cercando di distrarsi con il continuare il gioco.

-Allora… se potessi cambiare una cosa di te, cosa cambieresti?- chiese cercando di distendere l’atmosfera.

-Vorrei essere meno arrendevole… tu?-

-Vorrei smettere di rimandare sempre le cose- la ragazza si morse il labbro inferiore.

-Qual è il tuo lavoro dei sogni?- chiese Max, pensando a come non avesse idea di cosa Veronika avrebbe voluto fare se non fosse stata una principessa. Non ne avevano molto parlato, né con Manny, né con Sonja.

-Vorrei aprire un negozio di fiori! Oppure… lavorare nel mondo del cinema. Adoro i film, e sarebbe molto divertente partecipare. Sai che la mia famiglia sponsorizza la serie Gorgeous da generazioni?- l’atmosfera iniziò a distendersi.

-Oh, non farlo sapere ad Amabelle, o ti torchierà più di prima- scherzò Max, felice di cambiare argomento perché iniziava a fargli troppo male il cuore.

-Il mio lavoro dei sogni è sempre l’archeologia, non ho mai… pensato a che altro mi piacerebbe fare- rispose a sua volta alla domanda, anche se da un po’ iniziava a chiedersi se il mestiere di re potesse essere nelle sue corde.

…stupido pensiero.

E di certo non era il suo sogno, ma per stare con Veronika…

-Forse un mestiere davvero dei sogni è fare il marito- borbottò, molto tra sé, e sperò che Veronika non l’avesse sentito.

-Uhm… Quali sono le emoticon che usi più frequentemente?- chiese lei di getto, leggendo la prima cosa che si trovò davanti.

-Uh… non ne uso molte… penso il sorriso, gli abbracci, e… i cuori?- rifletté Max.

-Io i fiori… e basta. Non uso molte emoticon, ultimamente. Per un periodo usavo spesso cuori e sorrisi, ma al momento non li uso molto- ammise, un po’ a disagio.

-Se potessi cenare con una persona famosa (sia contemporanea che passata) con chi ceneresti?- chiese Max, cercando di distrarla.

-Le regine valgono?- chiese Veronika, mordendosi il labbro inferiore.

Max annuì.

-Allora vorrei cenare con mia madre, per rivederla un’ultima volta e dirle come sto- Veronika lanciò un’occhiata al contenitore di plastica con la torta, e accennò un triste sorriso.

-Vorrei anche io cenare con lei, per conoscerla… e magari chiederle consigli di cucina- si unì al carro.

-Le piaceresti molto, e non hai bisogno di lezioni di cucina. Sei già perfetto- Veronika gli mise una mano sul braccio, e iniziò ad accarezzarglielo dolcemente.

I due ragazzi si guardarono negli occhi, si avvicinarono… 

E poi Veronika ritirò la mano, come se si fosse scottata.

-Ehm… Qual è la cosa più folle che tu abbia mai fatto?- chiese, cambiando domanda.

-Direi intrufolarmi in un castello super sorvegliato tramite un passaggio segreto illegale- rispose Max, grattandosi la base del collo.

Veronika ridacchiò, con sguardo colpevole.

-Beh, è un’esperienza… io credo sia stato fingermi un’altra persona per mesi… è stata una pessima domanda- si autocommiserò Veronika, sospirando.

-Qual è il tuo cibo preferito di tutti i tempi?- Max fece una domanda stupida per rimediare.

-Qualsiasi combinazione di caramello e cannella!- rispose Veronika -…ma eliminando i dolci… l’escargot… lo so, sono strana!-

Max rimase molto sorpreso.

-Intendi le lumache?- chiese, incredulo.

-Giuro che sono ottime! Hanno un sapore delicato e una consistenza particolare. Mi piacciono un sacco- Veronika si rallegrò.

-Dovrò provarle un giorno, allora. Io credo che il mio piatto preferito siano… gli spaghetti al ragù. Semplici da preparare, gustosi e molto familiari. Oppure lo stufato di carne e patate… mi fa pensare al natale- rispose invece Max, pensieroso.

-Chi è la tua cotta di celebrità?- Veronika passò alla domanda successiva.

-Veronika, mi meraviglio di te! Pensavo sapessi che il mio cuore apparterrà sempre a Neill Patrick Harris!- scherzò Max, Veronika alzò la mani in segno di resa.

-Oh, chiedo perdono, pensavo che fosse solo un attore che ammiravi parecchio. A mia discolpa posso dire che quando ne abbiamo parlato ero troppo in gay… uhm… finto gay panic per badare molto a quello che dicevi- si giustificò, ripensando al primo caffè che Max e Manny avevano preso insieme.

-Già, anche io ho avuto un grosso Bi panic quel giorno- ammise Max -E comunque un’altra mia cotta di celebrità molto forte, che se la rivaleggia con Neill, è Kristen Bell. Adoro quella ragazza-

-Oh sì, è adorabile! La adoro anche io, soprattutto in The Good Place… quella serie è stupenda! La mia cotta di celebrità è… mmmm… Benedict Cumberbatch!- Veronika sollevò un buon punto.

-Mmm… sì… lo comprendo- ammise Max, iniziando a rivalutare le proprie cotte di celebrità.

-Insomma… uhhh- Veronika si prese il petto in tono sognante.

Poi scoppiò a ridere, e Max insieme a lei.

-Okay, restando in argomento… se potessi essere parte di una famiglia di una qualsiasi serie TV, quale sceglieresti?- chiese Max, porgendo una domanda abbastanza leggera.

-Mmmmm, è difficile… ci sono tante belle famiglie nelle serie TV… forse la famiglia di C’era una volta… perché sono sempre uniti, il vero amore trionfa sempre, ed è enorme!- rispose Veronika dopo molta riflessione.

-Bello… io direi Modern Family… sono una grande famiglia, sono abbastanza uniti, e sono aperti di mente- Max disse la sua, anch’egli molto pensieroso.

Veronika controllò le domande con attenzione, cercando la prossima.

-Max… qual è stata la tua prima impressione di me?- chiese poi, molto incerta.

-Sonja, Manny o Veronika?- chiese Max, sinceramente incerto su cosa rispondere.

-Chi vuoi tu- Veronika gli lasciò carta bianca.

-Sonja mi è sembrata fin da subito estremamente gentile, gran lavoratrice e determinata. Manny mi ha colpito per la sua energia e intelligenza. Veronika…- Max esitò -…ho pensato fosse una ragazza un po’ egoista- ammise infine, ripensando al dolore che aveva provato quando aveva scoperto la verità.

-Non hai tutti i torti sull’ultima cosa… forse dovrei cambiare il mio egoismo, e non la mia abitudine a rimandare sempre le cose- borbottò lei, sospirando.

-Tu che impressione hai avuto di me?- chiese Max, senza guardarla.

-Ottimo collega, gran lavoratore… gentile, disponibile, affidabile- rispose lei, ripensando al loro primo incontro.

Max cercò di regolare il respiro, che rischiava di farsi affaticato nel tentativo di restare calmo e non farsi prendere dall’emozione.

Cercò la domanda successiva.

-Qual è la cosa che preferisci di te stessa?- chiese, sperando che potesse in qualche modo risollevarle il morale.

Veronika ci dovette riflettere molto, e non perché avesse l’imbarazzo della scelta, nella sua opinione.

-Beh… sono brava nelle lingue?- si vantò, alzando le spalle -E tu?- lo incoraggiò poi a dire la propria.

Max non ci aveva molto pensato, sperava solo di riuscire a farle trovare qualcosa di bello da dire su di sé.

-Io… sono…- non sapeva bene cosa dire neanche lui, a dire il vero -… un buon lavoratore?- disse poi, pensando a quanto sgobbasse, almeno prima di licenziarsi dal Corona.

Veronika scosse la testa.

-Qual è la cosa che preferisci di me?- chiese, con l’aria di qualcuno che non voleva sentire la risposta, solo darla a sua volta.

Max però fu davvero felice della domanda.

-Non so da dove cominciare. Sei intelligente, gentile, riflessiva, determinata, e sai sempre cosa fare nei momenti di emergenza. Disponibile… forse la cosa che preferisco di te è che… mi sento sempre a mio agio quando sto con te. Sai cosa dire, e come dirlo. Mi trovo davvero bene con te- rispose, con la massima sincerità, e un forte metaforico dolore al petto.

-Max…- Veronika sospirò, ma trattenne con molto più successo le lacrime rispetto a prima -…tu sei la persona più gentile, buona, affidabile e attenta che conosca. È vero che sei un gran lavoratore, ma sei molto più di questo. E ciò che preferisco di te è senza ombra di dubbio il tuo enorme rispetto per il prossimo, che sia il tuo capo, un tuo parente, o un senzatetto per strada. Sei un ottimo ascoltatore, e una persona meravigliosa- rispose a sua volta.

Max sapeva di dover fare una domanda divertente per spezzare la tensione, ma quando il suo sguardo si diresse verso “Qual è il ricordo d’infanzia più divertente che hai?” venne distratto dalla domanda sopra di essa.

-Preferiresti aver amato e perso, o non aver amato mai?- chiese, in un sussurro.

Veronika non seppe rispondere.

Rimase in silenzio un minuto intero, senza dare segno di voler aprire bocca.

Così fu Max a rispondere per primo.

-Preferisco aver amato e perso- ammise, accennando un sorriso. Avrebbe voluto aggiungere di più, ma Veronika lo interruppe.

-Qual è il tuo più grande rimpianto?- passò direttamente alla domanda successiva.

-Non avere abbastanza tempo per trovare una soluzione a questo casino- Max non aveva esitazioni. Più passava del tempo con Veronika, più si rendeva conto che non sarebbe mai riuscito a lasciarla andare. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per poter stare con lei.

-Anche io… Max mi dispiace così tanto! Se te l’avessi detto prima forse insieme avremmo trovato una soluzione- Veronika si prese il volto tra le mani e cominciò a singhiozzare.

Probabilmente provava gli stessi sentimenti di Max in quel momento.

Il ragazzo non riuscì a trattenersi dal cingerla in un abbraccio confortante.

Cercò in tutti i modi di non crollare a sua volta, ma qualche lacrima scese anche sulle sue guance.

Veronika tolse le mani dal viso per stringerle intorno al busto di Max, e avvicinarsi di più a lui.

-Mi dispiace averti tenuto nascosta la mia identità. Probabilmente è questo il mio più grande rimpianto- gli disse all’orecchio, la voce impastata di lacrime.

A proposito di tenere nascosta l’identità… Max aveva ancora una cosa che doveva dire a Veronika.

Deglutì rumorosamente, e cercò il modo migliore per tirare fuori l’argomento.

Alla fine, decise di usare la domanda che si era preparato apposta.

-Veronika… qual è il tuo fiore preferito?- chiese.

La ragazza si staccò, prendendo la domanda come un modo di cambiare argomento, e si asciugò in fretta le lacrime.

-Ehm… al momento… penso il gelsomino, mi da molto conforto- rispose, pensando al suo amico di penna -Il tuo?- chiese poi a Max, guardandolo dritto negli occhi.

Max ebbe molta difficoltà a mantenere il suo sguardo.

Ma alla fine riuscì a parlare.

-La Strelitzia- la voce uscì un sussurro, e per qualche secondo. Veronika lo fissò senza dire una parola, elaborando le sue parole.

Poi la consapevolezza la colpì come un fulmine, e si alzò di scatto dalla panchina, impallidendo e facendo qualche passo indietro.

Era sconvolta.

-Gelsomino…- chiamò, indicando Max, che annuì.

La principessa si portò le mani alla bocca, incredula e parecchio imbarazzata.

-Giuro che non lo sapevo! Non te l’ho tenuto nascosto di proposito!- esclamò poi, temendo che Max potesse credere che l’aveva preso in giro anche con quest’altra identità.

Max si alzò a sua volta, cercando di calmarla.

-Lo so, lo so. Anche io l’ho scoperto solo poche settimane fa. E volevo dirtelo, ma non sapevo come. È anche per questo che sono qui, perché volevo informarti di persona, e… ho capito in parte come devi esserti sentita a mantenere il segreto con me. È sempre difficile ammettere questo tipo di cose- spiegò, preoccupato.

-Non riesco a credere che fossi tu… beh… in realtà ha senso, solo che non pensavo che tra sei milioni di persone potessi chattare proprio con te- Veronika iniziò a fare avanti e indietro, agitata -…devo esserti sembrata estremamente ridicola con gli ultimi messaggi- si commiserò, diventando rossa per l’imbarazzo.

-Assolutamente no! Mi hai solo fatto aprire gli occhi su quanto ci tenessi, e quanto io sia stato rigido- la rassicurò Max.

Veronika si girò a guardarlo.

-Max… non so se ce la faccio- ammise dopo qualche secondo di silenzio.

-Fare cosa?- chiese lui, avvicinandosi, lei fece un passo indietro.

-Lasciarti, continuare a vederci, sperare che un giorno possa stare con te. Mi sposo tra un mese… non ce la faccio più- ammise lei, di nuovo con le lacrime agli occhi, ma questa volta lacrime amare, piene di rabbia per la tremenda situazione in cui si trovava.

-Lo so Veronika… provo la stessa cosa- anche gli occhi di Max si riempirono di lacrime.

Erano lì, a pochi metri, eppure non sarebbero mai potuti stare insieme. Due mondi completamente diversi. Due destini che si sfioravano ma non sarebbero mai riusciti ad intrecciarsi.

E la cosa peggiore era che Max, un’idea, ce l’aveva.

Con l’aiuto di Denny, Clover e Petra, aveva elaborato una minuscola idea che avrebbe, forse, in teoria, potuto evitare a Veronika di sposarsi, e permettere a Max di stare con lei.

Ma era troppo astratta, e avevano troppo poco tempo.

Max non credeva che sarebbe riuscito a sopportare un’altro cuore spezzato. Era stato già troppo doloroso affrontarlo fino a quel momento.

Aprire il suo cuore ad una speranza che difficilmente si sarebbe realizzata era un rischio troppo grande per lui.

Ma non voleva lasciare Veronika così.

Non voleva che fosse questo l’ultimo ricordo che aveva con lei.

-Veronika… è dura, davvero, davvero tanto, ma io sono felice di averti incontrato- provò ad avvicinarsi. Lei non arretrò, ma si ritirò appena, e scosse leggermente la testa.

-Max, se non mi avessi incontrato, adesso non saresti così… nessuno dei due sarebbe così- gli fece notare.

-È vero, ma non avrei neanche mai provato il più grande amore della mia vita. E porterò per sempre nel mio cuore il tempo che ho passato con te, sebbene breve- Max non si arrese.

-Sai perché Jack e Rose non sono la mia coppia preferita?- chiese all’improvviso Veronika. Max la guardò interrogativo. -Perché la loro storia finisce male! Io non voglio che la mia vita sia una storia che finisce male!- scosse la testa più violentemente.

Max si avvicinò, e questa volta Veronika lo lasciò fare.

Le mise le mani sulle spalle.

-È vero, la loro storia finisce male, ma Jack rimane sempre nei ricordi di Rose. Veronika, la tua storia è solo all’inizio, io sono solo una delle tante persone che incontrerai nella tua vita, e prima o poi ti riprenderai, e ti assicuro che sarai felice di avere dei bei ricordi a cui aggrapparti. Come con tua madre- le assicurò.

Veronika alla fine cedette e alzò la testa, ritornando a guardarlo negli occhi.

-Spero tu abbia ragione- sussurrò -…e che anche tu vada avanti, e che trovi qualcuno che ti renda felice- aggiunse poi, anche se si vedeva le costava tanto dirlo.

Max le diede un bacio sulla fronte.

-Entrambi saremo felici- le promise, anche se era il primo a non crederci del tutto.

Poi iniziò ad allontanarsi.

-Aspetta, Max!- Veronika lo prese per un braccio, prima che afferrasse la borsa.

-Mi concederesti un ultimo ballo?- chiese, molto incerta, mordendosi il labbro inferiore.

Era una pessima idea, ma Max non riuscì a non desiderare di passare un altro po’ di tempo con la ragazza.

Annuì.

Veronika mise una canzone sul cellulare, la loro canzone, e Max le prese la mano e il fianco.

E ballarono, eleganti, vicini, come se fosse naturale, e perfetto.

Verso le note finali, più lente e romantiche, Veronika si avvicinò, e gli mise la testa sulla spalla. Max la strinse a sé.

Rimasero in quella posizione anche quando la musica finì, per qualche secondo interminabile e allo stesso tempo troppo breve.

Poi Veronika sollevò la testa. Ma non si allontanò.

I due si fissarono negli occhi per qualche secondo, cercando di imprimere nella loro mente ogni dettaglio.

Ormai Max sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare o confondere quegli occhi azzurri con sfumature più chiare vicino all’iride. Erano meravigliosi.

Le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza, praticamente già unite. I loro respiri si mischiavano.

Ma non potevano cedere, lo sapevano entrambi.

Si allontanarono nello stesso momento, giunti alla medesima conclusione, e Max prese la borsa, per uscire dal palazzo prima che qualcuno lo notasse o si facesse troppo tardi.

Una volta davanti al passaggio segreto, Max si voltò un secondo.

-Addio, Veronika- la salutò, sentendo il cuore piangere nel petto.

-Addio, Max- Veronika ricambiò il saluto, cercando di sorridere, per dargli un’ultima immagine positiva di lei.

Poi Max si voltò nuovaente, e sparì dalla sua vista, lasciandola da sola sul tetto dove ormai iniziava a tirare un’aria gelida.

Entrambi, una volta soli, e al sicuro da sguardi indiscreti, si lasciarono andare in un lungo pianto liberatorio, convinti di essersi ormai detti addio per sempre, e convinti che nessuno sapesse del loro incontro, oltre a Gerda.

Purtroppo non sapevano che qualcuno aveva osservato da lontano la situazione, traendo le proprie conclusioni, e deciso ad intervenire.

Qualcuno che probabilmente sarebbe stato meglio se non avesse visto nulla.

Qualcuno che Veronika avrebbe preferito non vedesse nulla.

Qualcuno che, forse, si sarebbe potuto rivelare fondamentale per i due ragazzi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Veronika e Max si sono parlati.

Lucie e Gevvie sono tornate.

Le cose sono in stallo, ma i passi avanti si sono fatti, dai… e il doppio dei passi indietro, ma dettagli.

Veronika ottiene molti pochi punti di vista, poverina. Ma finalmente abbiamo visto un po’ cosa pensa.

Tra parentesi, i riferimenti al ballo dei sette giorni sono un riferimento al libro che ho iniziato a scrivere, niente volevo farne un po’ di pubblicità.

La scena con Amabelle e Petra non mi convince del tutto, ma ho fatto del mio meglio, e sono felice di aver fatto comparire nuovamente Lucie e Gevvie, come era stato anche richiesto nel sondaggio. L’avevo già programmato, ma sono felice che anche qualcuno le volesse rivedere ;)

Ed infine Veronika e Max e il gioco delle 21 domande… oh, i flashback al gioco di coppia di Felix e Mirren, e allo stesso tempo l’emozione di vederli finalmente parlare… mi è piaciuto tantissimo scrivere quella parte. Secondo me sono la coppia più compatibile.

Mi spiego:  Mirren e Felix sono la coppia più unita affettivamente perché sono cresciuti insieme e si conoscono alla perfezione e si completano;

Clover e Diego sono la coppia più focosa perché discutono, fanno pace, e hanno in generale tanti alti e bassi che però alla fine trovano l’equilibrio; 

Denny e Mathi sono paciocchini e si aiutano costantemente a vicenda, migliorandosi. Hanno un rapporto basato sulla fiducia e sull’onestà reciproca; 

Petra e Amabelle… è complicato;

Veronika e Max sono compatibili. Molto simili, ma diversi abbastanza da non volersi ammazzare a vicenda. Hanno gli stessi ideali, gusti praticamente identici, un sacco di cose di cui parlare senza annoiarsi mai. Se non ci fosse stata la questione “Veronika è una principessa fidanzata”, questi due si sarebbero messi insieme ufficialmente tipo a Febbraio e sarebbero rimasti insieme per sempre, senza alcun problema.

Ma poi la storia sarebbe stata noiosa, quindi BOOM! DRAMA!

Comunque spero che vi siano piaciuti da leggere quanto a me da scrivere.

Il prossimo capitolo l’ho già iniziato a scrivere e non vedo l’ora di continuarlo, quindi spero arriverà presto.

Un bacione e alla prossima!! :-*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Qualcuno affronta Max all’aeroporto, Clover e Diego vanno ad un parco divertimenti

   
 
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