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Autore: ChemistryGirl    24/08/2021    7 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
Il Royal Residence Park è il più ambito residence di tutta la New York magica e chiunque vorrebbe avere la fortuna di possedere un posticino all'interno delle lussuose palazzine accarezzate dal polmone verde della città. Fra i residenti ci sono anche giovani maghi e streghe, che i coniugi Northampton, proprietari dell'attico del palazzo più sfarzoso, ritengono ingiustamente single.
Come ravvivare un po' la loro più che agiata terza età?
I coniugi Northampton hanno trovato la risposta alla tediosa domanda: ma trasformasi in un'arzilla coppia di cupidi, è ovvio!
Riusciranno nel loro intento?
Faranno sbocciare o no l'amore fra i giovanotti che abitano il Royal Residence Park?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 1

 
 
 
The Apple of Scandal
NY, 5 Giugno 2018
 
Udite! Udite!
Il CEO della Howard Company è appena approdato nella grande mela e ha già mietuto una vittima!
Fonti interne al Residence ci hanno riferito che lo scapolo inglese si sia fermato a parlare con l’attrice Malaika King. A quanto pare galeotto fu il cucciolo della giovane, che ha attirato l’attenzione del magnante. 
Cosa non si farebbe per attirare l’attenzione, eh? 
I nostri informatori non hanno potuto sentire che cosa si dicevano i due, ma pare che fossero estremamente a loro agio insieme. 
Che sia scoccata la scintilla? 
Pare inoltre che nel comprensorio più chic di NY ci sia grande fermento: alcuni degli inquilini più chiacchierati della città stanno tornando alle loro abitazioni dopo una soleggiata vacanza, altri continuano a seminare i reporter nei modi più disparati, alcuni si danno alla pazza gioia con party esclusivi e altri ancora paiono decisi a nascondersi ben bene per non attirare l’attenzione, non sapendo che noi, della redazione, siamo dei segugi accaniti, non demordiamo mai. 
Quindi cari inquilini del Royal Residence Park state attenti! Durante questa estate vi terremo d’occhio con estrema attenzione. 
Dunque cari lettori, per saperne di più e per essere costantemente aggiornati, restate connessi. 
 
 
New York, Manhattan
Upper East Side
 
 
La Mercedes Benz decapottabile sfrecciava sicura fra le vie trafficate della città, sinuosa ed elegante come una pantera. Un sorriso diabolico si dipinse sul volto cesellato di Joël Webster, mentre svoltava sulla prestigiosa Upper East Side: davanti al Residence sostava un campanello nutrito di giornalisti e fotografi, che si voltarono contemporaneamente nella loro direzione quando udirono il basso ruggito della macchina d’epoca. 
<< Per la miseria… come fanno a sapere che saremmo tornati oggi dagli Hamptons? >> sbottò irritata Zelda, sistemando una ciocca di capelli rossi che era sfuggita dallo chignon.  
<< ZiZi >> all’udire quel nomignolo fastidioso la donna gli lanciò un’occhiata a dir poco fulminante << dopo tutto questo tempo non ti dovresti più stupire per questo genere di cose. Sai che i reporter sono in grado di scovare anche il minimo indizio. >> 
<< Ma quale indizio avrebbero mai potuto scoprire sul nostro ritorno? >> la strega inarcò le sopracciglia perfettamente curate, in un’espressione di lampante perplessità. Le bastarono appena due secondi per capire. Lasciandosi poi sfuggire uno sbuffo ben poco signorile, trafficò nella sua borsa fino a estrarre il suo smartphone << E questo lo chiameresti indizio? >> Zelda sgranò gli occhi osservando la storia sul profilo dell’amico di famiglia, fatta quando erano alla stazione di servizio per fare benzina. Nel breve video la si poteva vedere appoggiata al cofano della lussuosa auto, mentre stava parlando al telefono e guardava lontano e poco più in basso si poteva leggere a chiare lettere la destinazione del viaggio: New York City << Perché lo hai fatto? >> 
Avvicinandosi al residence i due poterono sentire già le voci eccitate e quasi violente dei giornalisti d’assalto, accompagnati dallo scattare frenetico delle macchine fotografiche << Volevo testare i loro riflessi, potrebbero fare a gara con il MACUSA. >> 
<< I loro riflessi?! >> strillò la rossa, raggiungendo dei decibel talmente acuti che qualche cane abbaiò in risposta. 
<< Tanto la frittata era già stata fatta: prima di partire per gli Hamptons, mi sono lasciato sfuggire il periodo in cui saremmo tornati durante l’intervista all’Hocus Pocus Night Show. Quindi tanto valeva divertirsi. >>
Una specie di ringhio furioso scappò dalle labbra morbide della strega, mentre si infossava nel sedile del passeggero, quasi nella speranza di non essere notata dalla folla che li attendeva all’entrata e che li costrinse a rallentare.
<< Joël! Zelda! Come è andata la vostra vacanza negli Hamptons? Era una fuga romantica? >> 
<< In realtà era una semplice vacanza con le nostre famiglie. >> replicò tranquillo il guidatore, che con la sua risposta ambigua sollevò una serie di mormorii e strilli, oltre che un insulto masticato dalla sua compagna di viaggio. La quale tentava invano di mimetizzarsi con la pelle del sedile e che si ritrovò a chiedersi se, facendosi piccina piccò, sarebbe riuscita a nascondersi sotto il cruscotto.
<< Allora vi siete finalmente fidanzati! A quando le nozze? >> 
Joe si voltò verso il reporter che aveva strillato la domanda e gli regalò uno dei suoi sorrisi incantatori, con tanto di fossetta. Guardò diritto nella telecamera, che lo inquadrava e disse con voce serafica << Nel duemilaecredici. >> poi inserì la prima e spinse con ferocia sull’acceleratore, infilandosi nella strada privata che portava al parcheggio sotterraneo del comprensorio. 
Quando si fermarono nel posto auto riservato a Joël, Zelda scese dall’auto come una furia, sbattendo con violenza la portiera. 
<< Ehi, ma che modi sono?! >> l’uomo fece in fretta il giro della macchina per assicurarsi che non si fosse ammaccata.
<< Nel duemilaecredici. >> lo scimmiottò la rossa, ignorando le proteste del mago su come avesse tratto la sua amata auto << Una risposta davvero sagace. >>
<< Ma efficace. >>
Zelda roteò gli occhi al cielo dirigendosi verso l’ascensore, mentre alle sue spalle dei valletti zelanti tiravano fuori dal bagagliaio, ingrandito dalla magia, le loro valige. 
Entrata nel vano, si voltò verso l’alto uomo << Ti dovresti trovare un altro hobby, oltre quello di mandarmi ai matti. Mai pensato al découpage? >> 
<< Noioso. >> replicò l’altro premendo il tasto per il loro palazzo, seguito dal piano numero sette e poi l’otto. L’ascensore ebbe un leggero sussulto, si spostò all’indietro e poi in alto << Farti impazzire è decisamente più divertente. >> 
<< Se verrò internata in un manicomio sappi che sarà solo per colpa tua. >> 
Le porte dell’abitacolo si aprirono sul piano che ospitava l’appartamento del famoso scrittore << Ti prometto che farò in modo che tu venga seguita dai miglior specialisti del paese. >> poi le ante si richiusero, impedendo alla donna di mandarlo, giustamente, a quel paese.
 
 
 
§§§
 
 
Royal Residence Park,
Palazzo Gold
 
 
Malaika, seguita dal suo fidato Semola, superò l’ingresso del palazzo Gold e si fermò per una decina di minuti dal Signor Kamal, il portinaio, per fare quattro chiacchiere. Gli chiese come stessero le due figlie e la moglie e lo ascoltò raccontare orgoglioso della cena che le due ragazzine avevano preparato la sera prima, ridendo al racconto del budino che si era disfatto una volta ribaltato. 
Appena fu concluso il loro aggiornamento mattutino, l’attrice prese in consegna il pacco, che gli aveva spedito il suo amato nonno Darius, e salì, con passo lesto, le quattro rampe di scale fino al suo appartamento. Una volta entrata appoggiò le chiavi e il pacco sul tavolino vicino all’ingresso e si diresse in cucina, emulando le mosse del suo cane che si era fiondato sulla sua ciotola dell’acqua. Doveva ricordarsi di portarsi dietro una bottiglia da un litro quando andava a correre, una da mezzo serviva a poco o nulla a loro due. 
Si stava riempendo un enorme bicchiere di acqua fresca, quando sentì la sua porta d’ingresso aprirsi. Semola ovviamente scattò come una molla, abbaiando come un forsennato, e nel tentativo di sterzare scivolò clamorosamente, finendo con metà del corpo verso il salotto, intanto che le zampette anteriori grattavano sul parquet. Nell’arco di cinque secondi netti quell’ululare fintamente minaccioso si interruppe, sostituito da degli uggiolii festanti. La proprietaria di casa non si preoccupò nemmeno per un istante di chi fosse l’intruso, anzi si allungò verso la caraffa di caffè che aveva preparato prima di uscire e che aveva lasciato in caldo.
Brenda Moolenar, dopo aver adeguatamente riempito di coccole e di paroline dolci il piccolo cucciolo, fece il suo ingresso nell’ampia cucina, scarmigliata e con lo sguardo di chi ha dormito si e no tre ore.
<< Caffè, mio amato caffè. >> borbottò la giovane con voce cavernosa, tutto il contrario del suo solito tono sottile e dolce, per poi allungarsi sull’isola di pietra per prendere la tazza che le stava passando l’amica, nonché vicina di casa.
<< Serata movimentata? >> per tutta risposta Mal ricevette un grugnito e la ripetizione della parola “Caffè”, quasi fosse un mantra o una parola magica. Prendendo quattro arance, l’attrice si apprestò a preparare una spremuta << Allora, com’era il nuovo night club di Manhattan? Qual era il nome? Opxidium? >> 
<< Opxidium? Ma come ti è uscita questa? Il locale si chiama Obsession. >> la scrittrice, che era scivolata su uno degli alti sgabelli, lanciò un’occhiata perplessa, seppur divertita, alla mora che si strinse nelle spalle << Comunque sia era un locale niente male, pieno di baristi belli quanto degli adoni e che, per fortuna, erano anche in grado di fare degli ottimi drink. Credo che volessero dare l’idea di un luogo di perdizione e ci sono riusciti: hanno sfruttato al massimo lo spazio che avevano, senza esagerare con l’arredo o cadere nel volgare. >>
<< Sento che c’è un “però” nell’aria. >> 
Un sorriso, ora ampio e luminoso, si distese sul volto niveo della donna << Però non è nulla di innovativo; ne ho visti parecchi di locali del genere in giro per la città. >> 
Malaika tirò fuori da uno degli sportelli in basso lo spremi agrumi super silenzioso che le aveva regalato la stessa Brenda per il suo compleanno. A detta della giovane il suo faceva troppo rumore e doveva essere subito cambiato, non poteva tollerare quel rumore infernale, visto che si accampava a casa dell’amica ogni santa mattina da quando si era trasferita nel residence tre mesi prima. << Dunque qual è il tuo responso? >> 
<< Bah, per il momento si merita una B+ >> Bri si sistemò meglio sullo sgabello, intanto che la caffeina iniziava a fare effetto << Se riescono a superare i due anni e a dare vita a qualche evento interessante credo che potrebbero anche guadagnarsi una meritata A, ma solo il tempo ce lo dirà. Se vuoi ci possiamo tornare insieme. >> 
<< Forse. >> replicò l’attrice prendendo due bicchieri e riempiendoli del liquido arancione. 
Brenda guardò per qualche secondo quello che era spettato a lei, poi sollevò lo sguardo sulla padrona di casa << Non puoi rifiutarti, verrai. Organizzo qualcosa con Camila e Zelda per la prossima settimana. Non puoi rintanarti in casa a leggerti quei romanzetti rosa da due soldi per il resto della tua vita. >> scivolando giù dallo sgabello e dirigendosi verso il frigorifero non poté vedere la mora roteare gli occhi al cielo << Spero che tu abbia qualcosa di stuzzicante da mangiare perché ho parecchia fame. >> 
Scuotendo la testa Malaika diede le spalle all’amica per lavare il suo bicchiere, che aveva già svuotato dalla spremuta. Uno strillo acuto però le fece perdere la presa sull’oggetto, che cadde con un tonfo nel lavello. Senza pensare sfilò un grosso coltello dal ceppo poco distante, ignorando la bacchetta lì vicino (una mossa davvero geniale) e si voltò con uno scatto, pronta ad accogliere l’intruso con qualche mossa che aveva imparato al corso di capoeira. Stessa cosa fece Semola che uscì di corsa da sotto il tavolo, abbaiando nuovamente come un forsennato. Nessun assassino o ladro però era entrato in casa, quindi la donna aggrottò la fronte, ovviamente perplessa, mentre il suo cucciolo correva per tutta casa, ancora all’inseguimento dell’invasore fantasma. 
<< Come hai potuto?! >>
La voce strozzata di Brenda la fece girare e così la vide che teneva sollevato fra le mani un contenitore di plastica con all’interno la cena che si era cucinata la sera prima: maccheroni al formaggio. 
<< Per i mutandoni di Isotta, ma sei cretina? >> 
Ignorando l’insulto, la strega spalancò gli occhi da gatto << Come hai potuto tradirci così? Come hai potuto tradire Frank? Come hai potuto tradire me?! >>
<< Cribbio, penso di aver perso tre anni di vita. >> borbottò Mal, rimettendo a posto la mannaia che aveva brandito come arma e dando una grattatina dietro alle orecchie a Semola che era appena ritornato, tutto baldanzoso, dalla sua caccia al mostro.
<< Tu! Tu membro dell’onoratissimo club C.A.F.E… >>
<< C.A.F.E? >> la interruppe la mora con espressione corrucciata, slegandosi i capelli e lasciando liberi i fitti ricci.
<< Cibo d’Asporto Forever and Ever. Lo abbiamo fondato settimane fa, durante la serata del sushi e del sakè. Abbiamo anche una spilletta commemorativa. >> 
<< Davvero? >> 
<< Già, da qualche parte le abbiamo imbucate, anche se non ricordo dove. Abbiamo anche decretato che il nostro unico dio è Frank, il fattorino, e che ce lo sposeremo, un giorno. >> 
<< Tutto la stessa sera? >> 
<< Sì. >> 
Malaika appoggiò i palmi sull’isola e inclinò il capo << Ma quanto sakè avevamo bevuto? >> 
<< Sinceramente? Tanto. Ci siamo svegliate in camera tua, abbracciate e con indosso delle gonnelline di paglia, stile hawaiano, e delle magliette da rugby. >>
<< E perché mai? >>
<< Ah! Sarebbe bello saperlo. >> disse Brenda aprendo uno dei cassetti e prendendo una forchetta, con cui infilzò i maccheroni al formaggio della discordia. 
<< Buoni? >>
<< Phi. >> biascicò con la bocca piena la scrittrice, sedendosi nuovamente sullo sgabello. 
<< Allora mi perdoni? >> 
Un minuto di silenzio << Va bene. Ora però mi devi raccontare il tuo incontro con lo stragnocco degli stragnocchi. >> di fronte allo sguardo perplesso dell’amica, si spiegò << Magnus ChacchioSeÈBono Howard. >> 
<< E tu come fai a saperlo? >> 
<< Ah, non lo sai? >> Bri estrasse il cellulare dai pantaloncini da tuta, lo aprì e dopo pochi secondi trovò quello che cercava. Glielo porse. 
Mal scorse in fretta il breve articolo e poi i suoi occhi si spalancarono, accendendosi di una luce furiosa << CHE COSA?! >> 
 
 
§§§
 
 
Palazzo Golden,
Terrazzo
 
 
Noah Hansen, appena messo piede nel ristorante all’aperto, prese un profondo respiro, nulla era meglio dell’aria mattutina: fresca e incontaminata. Notò con piacere che erano ancora pochi i residenti che affollavano lo spazio, quindi si diresse tutto allegro verso la cucina a vista per ordinare la sua colazione.  
Budhil Ravi, il capo chef dello Spearhead, era già in piena attività: si spostava da una postazione all’altra con sorprendente allegria, chiacchierando a tutt’onda. Di sottofondo una telenovelas spagnola, in cui due amanti sfortunati avevano appena scopeto di essere fratelli sperati alla nascita, veniva trasmessa da una piccola televisione incastrata e poco visibile ai clienti. 
Sedendosi al balcone, sorrise al piccolo gruppo << Buongiorno! >> 
Buddy, con movimento elegante del polso, fece roteare l’omelette in aria, che ricadde con un piccolo tonfo nella padella antiaderente, poi si voltò verso il nuovo arrivato << Ehilà! Fammi indovinare: caffè nero, uova all’occhio di bue, pane tostato, beacon e una fetta di torta di mele. >>
L’uomo annuì << Quanto mi conosce bene. >> lo elogiò, sbattendo esageratamente le ciglia e atteggiando il bel volto in un’espressione di adorazione. 
<< Va bene, una fetta extra-large per te. >> disse ridendo il capo chef per poi lanciare un’occhiata di intesa con Gloriana, il suo braccio destro. 
<< Arriva subito. >> affermò la donna, mettendosi subito all’opera.
<< Mi spieghi dove metti tutto questo cibo? >> il capo Chef pose l’omelette su di un piatto, guarnendolo con una salsa speciale da lui creata, poi lo consegnò a una cameriera in attesa << Perché, sinceramente, sei una fogna, amico. Se osi dirmi che hai un metabolismo veloce giuro che ti schizzo con l’olio bollente. >> 
A quell’ammissione schietta l’attore piegò la testa all’indietro ridendo di gusto e la risata roca e profonda attirò diverse occhiate incuriosite. 
Passandosi una mano fra i folti capelli, l’attore si strinse nelle spalle << Ho bisogno di energie per quello che faccio nella giornata, tra allenamenti e acrobazie sul set devo essere sempre carico al cento per cento. >> regalando un occhiolino malizioso all’amico, aggiunse << E sì, ho anche un metabolismo parecchio veloce. >> 
L’indiano non gli lanciò l’olio bollente, come gli aveva promesso, ma si limitò a uno straccio sporco che gli coprì l’intero volto e parte dei capelli << Ehi! Ma che schifo! >>
<< Così impari a vantarti delle tue fortune. >> 
Noah si tolse lo strofinaccio e lo spedì al mittente, che lo prese al volo e lo appoggiò sulla spalla destra << Pensavo di essere il tuo cliente ideale. Insomma non faccio lagne di nessun genere: non ti chiedo di sostituire ingredienti, non ti faccio domande astruse su provenienza o calorie e mangio sempre tutto quello che mi metti davanti. >> 
<< Tu sei il mio cliente preferito. >> il cuoco fece sgocciolare il beacon dall’olio in eccesso << Ma in quanto uomo normale, che deve combattere per mantenere il proprio peso forma, non puoi pretendere che io accetti in silenzio i doni che Shiva ti ha fatto. >>
<< Anche tu non sei messo male. >> commentò l’attore, indicano con il capo il fisico slanciato e asciutto dell’amico che veniva messo in risalto dall’uniforme.
Budhil roteò gli occhi al cielo, prendendo al volo le fette di pane che saltarono fuori dal tostapane << Grazie davvero. Ora posso aggiornare la mio biografia di Wizagram con “Bollino d’approvazione di Noah Hansen”. >> 
<< Nel caso lo volessi fare davvero, hai la mia benedizione. >> replicò con magnanimità l’uomo eletto come il più sexy da tutte le riviste patinate del mondo magico.
Lo chef scosse la testa, divertito ed esasperato al tempo stesso, mentre posava di fronte all’amico quanto aveva ordinato.  
<< Buongiorno. >>
Al saluto i due si voltarono contemporaneamente verso Henry Rux, che era stato immediatamente riconosciuto senza il bisogno di una presentazione formale visto la fama e il successo che aveva raggiunto anche lì in America, nonostante fosse un giocatore di Quidditch e non di Quodpot. 
Il portiere degli Appleby Arrows all’attento scrutinio rispose con un mezzo sorriso << Posso ordinare la colazione? >> 
Buddy si drizzò subito e annuì << Certamente. >> 
Il nuovo arrivato si sistemò su di uno sgabello libero << Se possibile vorrei delle Uova alla Benedict, pancake con mirtilli e sciroppo d’acero, un muffin al cioccolato e caffè espresso. >>
Lo chef studiò per un secondo le spalle larghe e il fisico allenato dell’uomo, poi borbottò << Ma questa è una congiura, allora. >> per poi voltarsi e mettersi subito all’opera. 
Gloriana, che aveva appena appoggiato la fetta di torta di mele di fronte a un Noah al settimo cielo, notando l’espressione perplessa del nuovo cliente arricciò il naso, indicò con il pollice alle sue spalle e gli sussurrò con fare cospiratore << Non farci caso, è strano. >> 
<< Guarda che ti sento, mia cara! >> la redarguì il diretto interessato, facendo ridacchiare i tre.
Quando la donna si fu allontanata per tornare alla sua postazione di lavoro, Noah si sporse verso Henry << Non credo che ci siamo mai presentati, ma io sono Noah Hansen. Abito nel Palazzo Silever, all’ultimo piano. >>
A quella strana presentazione, l’imprenditore non potè trattenere un ampio sorriso << Henry Rux, Palazzo Gold, 7A. >> poi, ripensando alle sue parole, domandò << In quale appartamento? >> 
<< In quale? >> domandò retorico lo chef, versandogli il caffè in una piccola tazza << Quello lì si è acquistato tutto il piano. Ha buttato giù i muri e si è fatto un immenso appartamento, per grandezza potrebbe rivaleggiare con uno di quelli del Superior. >>
Henry sgranò gli occhi a quella rivelazione e il diretto interessato si strinse nelle spalle, per poi ficcarsi in bocca un pezzo di beacon croccante. 
<< Io invece sono Budhil Ravi, il capo cuoco dello Spearhead. È un vero piacere fare la sua conoscenza. >> 
Il portiere sollevò una mano, scuotendola leggermente << Se per te non è un problema, potremmo darci del “tu”. >> al cenno affermativo dell’altro, l’asiatico continuò << In realtà sono io a essere onorato di fare la tua conoscenza, ho mangiato diverse volte al ristorante e sono sempre rimasto meravigliato dalle tue creazioni. Ammetto di essere un tuo fan o, per l’esattezza, un vostro fan. >> includendo, ovviamente, l’attore di punta di Magicwood.
Budhil inclinò il capo, accettando il complimento, mentre Noah gli diede un leggero colpetto con la spalla << Qui al Residence succede spesso di passare da celebrità ad ammiratore in due secondi netti, ci si fa l’abitudine dopo un po’. >> 
<< Da quanto vivi qui? >> gli domandò Buddy, posandogli la sua ordinazione sotto il naso.
Henry afferrò coltello e forchetta, pronto a lanciarsi all’attacco << Dall’infortunio, circa due anni. Però, tra la riabilitazione e gli impegni per il mio progetto, non ho potuto frequentare molto gli ambienti comuni del Residence. >> dopo di che si portò alla bocca un boccone delle uova alla Benedict ed emise un mugolio di puro apprezzamento. 
Noah afferrò la sua tazza di caffè << Un tragico incidente. >>
<< Ma evitabile. >> Henry si pulì le labbra con il tovagliolo << Per questo mi muovo per tutto il mondo, cercando di convincere le varie federazioni ad adottare le mie misure di sicurezza. La maggior parte le accetta, ma alcuni non possono tollerare l’idea di avere delle reti di sicurezza. Dalla loro ottica si perderebbe gran parte del divertimento. >> 
<< Oh, davvero entusiasmante vedere un uomo spezzarsi qualche vertebra e rimanere paralizzato. >> commentò laconico Buddy, scuotendo la testa di fronte alla stupidità umana, mentre gli altri due borbottavano i loro consensi. 
<< Scusate tanto l’interruzione. >> disse una voce tremante alle loro spalle << So che state facendo colazione, ma volevamo chiedervi se potevamo fare una foto con voi. >> 
Sia Noah che Henry si voltarono, notando tre ragazzine, di sì e no sedici anni, che li guardavano con occhi enormi e visibilmente emozionate. Dopo essersi scambiati un’occhiata d’intesa, i due si esibirono nei loro sorrisi migliori. 
<< Certamente. >> disse Noah alzandosi dallo sgabello, subito imitato dal portiere. 
A quelle parole le giovani cominciarono a ridacchiare e a ringraziarli a profusione, mentre ciascuno dei due si posizionava ai lati del gruppetto per scattare il selfie tutti insieme. 
 
 
§§§
 
 
Palazzo Superior,
Attico
 
 
Magnus uscì dall’ascensore, ritrovandosi così nell’enorme atrio dei nonni. Dal soffitto, alto cinque metri, calava un impressionante lampadario di cristallo che, anche senza le lampadine accese, creava un gioco di colori strabilianti grazie alle gocce di vetro che riflettevano la luce, trasformandola in deliziosi arcobaleni sui muri chiari.
<< Signor Magnus, benarrivato. >> 
Il mago abbassò lo sguardo sull’allampanato maggiordomo << Randolph, che bello vederti! >> lo salutò, sorridendogli cordiale << I miei nonni ti fanno ancora tribolare? >> 
<< I Conti sono sempre pieni di vita. >> si limitò a commentare il servitore, con una luce divertita negli occhi scuri, mantenendo però un’espressione imperscrutabile, mentre gli sfilava la giacca. 
<< E dove posso trovarli? >> 
<< Stanno facendo colazione in terrazzo. >> 
Il moro lo ringraziò con un cenno del capo e si diresse verso il luogo indicatogli. La prima che lo vide fu sua nonna che si staccò dal parapetto e gli andò incontro con le braccia spalancate << Tesoro mio! >> 
I due si abbracciarono stretti, poi la donna si discostò e gli prese il viso fra le mani scrutandolo con attenzione e un’espressione corrucciata << Mamma mia, hai davvero una pessima cera. >> poi si voltò verso il marito << Non lo trovi anche tu sciupato, Fred? >> 
<< Decisamente sì. >> replicò l’uomo, ancora comodamente seduto sulla sedia di vimini. 
Magnus arricciò il naso e si lasciò sfuggire in un borbottio << Sempre molto carini, noto. >> 
<< Lo diciamo solo per il tuo bene, caro. >> lo rimproverò con voce dolce come il miele la contessa, aggrottando le sopracciglia e puntando gli occhi chiari nuovamente su di lui << Dovresti divertiti di più, goderti la vita. Insomma guarda, hai solo trentacinque anni e hai già le rughe intorno agli occhi. >> 
<< Ne ha quasi trentotto di anni, mia cara. >> la corresse il marito, causando un singulto di stupore nella sua dolce metà.
<< Trentotto?! Oh, ciò vuol dire che io ne ho… Santa polenta, sono vecchia. >>
Manfred si sollevò con eleganza dalla sua seduta e circondò con un braccio le spalle della moglie << Ma tesoro mio, tu non invecchi. Diventi semplicemente più bella e scaltra, sai come si dice: gli anni affinano l’intelletto. >> poi la condusse nella poltrona vicino alla sua, seguiti da un silenzioso Magnus che non voleva di sciuro essere messo in mezzo e rischiare di dire qualcosa che avrebbe fatto infuriare la sua adorata nonnina. La quale lanciò uno sguardo innamorato al marito, mentre si accomodava.
<< Allora, hai fatto colazione? >> prima ancora di poter dare al nipote la possibilità di rispondere, Cathleen si voltò verso la porta a vetri << Randolph! >> 
L’uomo di mezza età comparve sotto l’arco << Sì, Signora? >> 
<< Per piacere, prepara per Magnus un French toast e un mocaccino(1). >> il maggiordomo fece un secco cenno del capo e scomparve dentro la casa, mentre la donna si allungò a prendere un piatto e riempirlo di uova strapazzate e beacon.
Il CEO della Howard Company si vide messo davanti tutto quel ben di dio, accompagnato da uno strano intruglio verde << E questo cosa sarebbe? >> 
<< Un frullato. >> replicò candidamente Kitty << Joël dice che fa molto bene, se non erro ci dovrebbe essere kiwi, mela e banana. >> 
<< Ah. >> Leopold studiò con orrore il frullato, maledicendo il suo amico mentalmente. Sapeva che sua nonna lo avrebbe costretto a bere quell’assurdo intruglio, infatti lo stava studiando con attenzione e aspettativa. 
L’uomo fu però salvato dalla voce allegra di suo fratello minore che si diresse a grandi passi verso di lui, con gli occhi verdi che brillavano di malizia << Ho saputo da un uccellino che il mio amato fratellone è appena approdato in città! >> 
Magnus si alzò e ricambiò l’abbraccio, quasi stritolando il minore che si lasciò sfuggire una risata tra il rassegnato e il divertito << Ok, Koda fratello orso, mollami. >> 
<< Chi ti ha detto che ero arrivato? Nonna? >> domandò il moro, tornando a sedersi e imitato da suo fratello. 
<< No, in realtà il “The Apple of Scandal” e ammetto di essere rimasto parecchio infastidito che dei perfetti estranei lo sapessero prima di me: potevi mandarmi un messaggino, boss della tecnologia. >> 
L’uomo aggrotto la fronte, riabbassando la forchetta con cui aveva infilzato un pezzo di beacon << Un giornale scandalistico? >> 
Tristan, che gli aveva afferrato il polso e si era condotto la forchetta alla sua di bocca, mugugnò un assenso e gli allungò il suo cellullare. Intanto che il maggiore leggeva il breve articolo, gli sfilò il piatto e iniziò a sbaffarsi allegramente il suo contenuto.
Leopold, dal canto suo, una volta conclusa la lettura del testo sbiancò vistosamente e poi si imporporò tutto << M-ma insomma! >> esalò, per poi vedersi sfilare il dispositivo da sua nonna che si mise a leggere, insieme al marito, l’articolo incriminato. 
Manfred si abbasso gli occhiali da lettura sul ponte del naso, per scrutare il nipote da sopra le lenti << Ottima scelta, figliolo. >> 
<< Ma quale scelta e scelta! >> sbottò il moro << Mi sono fermato a fare due chiacchiere con una ragazza. L’esuberanza del suo cucciolo mi ha ricordata quella di Felix e non mi sono riuscito a trattenere. >> spiegò, riferendosi all’amato pastore tedesco, il cane di famiglia, che era venuto a mancare un paio di anni prima << Spero che la ragazza non si sia fatta idee strane… >> 
<< Chi? Mal? >> domandò Tristan, inarcando le sopracciglia << Sono certo che lei sia furiosa per questo articolo, non le farà di certo piacere essere stata dipinta in quel modo. Sta cercando di affermarsi con le sue sole forze a Magicwood e certe nomee non le gradisce affatto. >> 
Magnus si appoggiò contro lo schienale della poltrona, ignorando, come il fratellino, lo strano frullato che campeggiava ancora sul tavolo << La conosci? >>
<< Sì, è una cara amica di Camila. >> gli spiegò il minore, riferendosi alla sua migliore amica, per poi stringersi nelle spalle << Simpatica e parecchio determinata, anche se piuttosto suscettibile sull’ambito lavorativo: se l’è presa quando le ho offerto la possibilità di partecipare al casting del mio prossimo film. >> 
<< Perché ho la strana sensazione che quella volta tu ti sia espresso male e che la sua reazione sia stata causata dal tuo comportamento? >> domandò, in modo retorico, Cathleen e ricevendo, per tutta risposta, una finta espressione da cucciolo bastonato. 
<< L’importante è che lei non si faccia voli di fantasia in merito. >> si intromise Magnus, che venne rassicurato dal fratello. 
<< Stai tranquillo, Malaika non è proprio il tipo. >> 
<< Credo però che voi due dovreste proprio iniziare a guardarvi in giro. >> a quelle parole i due fratelli guardarono stralunati la nonna.
<< Che c’è? Che ho detto di male? >> sistemandosi una ciocca di capelli sale e pepe dietro l’orecchio, inarcando le sopracciglia << È la verità! Tu >> additò il nipote più grande << Non hai avuto più storie serie da dopo Ophelia: cara ragazza, ma per nulla adatta a te. E non parliamo di Miss Melassa, che altrimenti rischio di diventare volgare. >> 
Tristan, al sentire il soprannome che sua cugina Willow aveva affibbiato alla sua ex, arricciò il naso << Mi pare che ci stiamo divertendo entrambi in tal senso. >> 
<< Esatto, solo divertendo. >> sottolineò la donna, picchiettando l’indice sulla punta del naso del nipote << Non vi siete messi seriamente in gioco con nessuna delle vostre ultime fiamme. >> 
<< Forse perché non erano quelle giuste? >> domandò retoricamente il regista e ricevendo un’occhiata fulminante dalla matriarca della famiglia. 
Prima però che la moglie potesse sfoderare una delle sue risposte salaci, Manfred intervenne con tono pacato << Vostra nonna sta cercando di dirvi che sarebbe ora che iniziaste a comportarvi come degli uomini maturi. Potreste incontrare la vostra metà e non riconoscerla perché troppo impegnati a nascondervi >> occhiata eloquente a Magnus << o perché troppo occupati a trastullarvi con altre. >> sopracciglio inarcato per Tristan. 
I due fratelli si guardarono vicendevolmente, come due pesci fuor d’acqua, non spendo assolutamente cosa dire. Per fortuna, però, furono nuovamente salvati da un deus ex machina decisamente furioso << Magnus Leopold Howard, non pensare di potermi sfuggire! >> 
Due cani felici, un labrador color cioccolato e un golden retriever festanti, anticiparono l’entrata di Aaron Winston Howard. 
<< Manca solo Willow e la banda è al completo. >> borbottò Tristan, sgusciando dalla seggiola, per poi regalare un sorriso luminoso ai presenti, felice di avere una scusa per scappare alle domande pressanti dei nonni << Io scappo, a Magicwood mi aspettano. >>
Dopo aver dato una pacca sulla spalla al cugino, lo superò quasi di corsa, rischiando anche di investire Randolph che stava sopraggiungendo. 
Aaron, con le mani appoggiate sui fianchi e gli occhi verde-azzurri, che parevano mandare lampi, squadrò dall’alto il basso il suo datore di lavoro, nonché cugino << Pensavi di potermi liquidare con una misera telefonata? >> 
<< Ma scusami, mi hai seguito fin qui? Da Londra? >> gli domandò allucinato Magnus, passandosi una mano fra i capelli, mentre il maggiordomo gli posava di fronte la colazione. 
<< Già, così forse ti renderai conto dell’importanza del lancio del nuovo cellulare. Non puoi prendere e andartene, così, di punto in bianco. >> 
Da parte loro i Conti, che stavano facendo le coccole ai cani, non si perdevano una parola che i due si stavano scambiando. 
<< Ma ci sei tu per questo! Non sei per caso a capo del Marketing? >> 
<< Certo, ma il ruolo del grande boss spetta a te e stiamo lavorando a questo modello da almeno cinque anni. Tu mi aiuterai e prenderai parte al lancio, che ti piaccia o no. Guarda che non scherzo Leopold, ti ci porto di peso all’evento. >> 
Magnus, irritato dal fatto di essere stato chiamato con il suo secondo nome, ricambiò la moneta << Ti ci vorrei proprio vedere, Winston. >> 
I due, troppo intenti a guardarsi in cagnesco, non notarono il silenzioso maggiordomo avvicinarsi ai suoi datori di lavoro, per sussurrargli qualcosa all’orecchio. 
<< Ottimo, fallo accomodare. >> Cathleen fece un cenno del capo a Randolph, poi si voltò verso i nipoti << Per quanto sia bello vedervi bisticciare come due bambini di sette anni, credo che sia meglio che continuate questa conversazione nel tuo ufficio Magnus. Io e vostro nonno dobbiamo parlare con il Direttore Rivera. >> 
<< Spero nulla di grave. >> Aaron si passò una mano fra i folti capelli biondi, mentre cercava di ritornare in sé: i richiami della nonna erano sempre molto efficaci nel farlo sentire in torto. 
<< No, nulla di grave. Dobbiamo solo… metterci d’accordo su alcune faccende. Niente per cui dobbiate preoccuparvi: filtri della piscina da pulire, corrimani da lucidare, cose così >> li tranquillizzò, mentre Magnus si alzava dalla sedia << Aaron, caro, assicurati che tuo cugino beva il frullato. >> 
A quelle parole l’oggetto della conversazione roteò gli occhi al cielo, mentre suo cugino ghignava allegramente, asserendo che per lui sarebbe stato “Un vero piacere eseguire questo particolare ordine”. A quel punto i due si diressero verso l’ala est, seguiti da uno zelante Randoph con in mano un vassoio con la colazione e l’intruglio verde, che a sua volta era tallonato dai due cagnoloni, che tenevano il naso sollevato in quanto estremamente interessati al French toast. 
Dirigendosi verso il salottino di rappresentanza, i Conti non riuscirono a trattenere una bassa risata. 
Prendendo la mano della moglie e posandosela nell’incavo del gomito, Manfred le sussurrò << Credo proprio che riusciremo ad accasare tutti i nostri nipoti in un colpo solo. >> 
Cathleen gli scoccò uno sguardo complice << Tesoro, è sicuro che ci riusciremo e ho già un’idea su come dare inizio alle danze. >>
 
 
§§§
 
 
Palazzo Silver,
Sesto Piano
 
 
Castiel Lucifer Greyson si considerava ed era reputato un individuo tranquillo, gentile e per nulla vendicativo. Si riteneva soddisfatto, a fine giornata, quando aveva compiuto il suo dovere e non aveva bisogno di feste esagerate o divertimenti che portavano a fare le ore piccole per essere certo di aver sfruttato al meglio la sua vita. Tutto l’opposto di Camden Edwards che professava il Carpe Diem come motto e insegnamento di vita, indipendentemente da chi lo circondava e da quello che avrebbe potuto causare il suo comportamento sconsiderato. 
Uscendo dall’ascensore, il giovane avvocato sistemò la cravatta di seta, poi si fermò di fronte all’appartamento 6B. Sapendo che la padrona di casa, Brooklyn, sorella del sopracitato caso umano e migliore amica di sua sorella più piccola, era fuori città per lavoro, non si sentì minimamente in colpa ad attaccarsi al campanello di casa con gioia maligna, non spostando il dito finché non vide aprirsi la porta di ingresso. 
<< Ma io dico, sei per caso ammattito tutto d’un colpo? >> gli urlò contro Cam, con gli occhi chiari pesti di sonno e con indosso solo i boxer. 
Cas, che si ergeva imponente nel suo abito di alta sartoria, lo studiò con palese disapprovazione << No, mi pare evidente che io ti stia ricambiando il favore. >> 
<< Il favore? >> 
Inarcando il sopracciglio, Castiel arricciò il naso << Grazie a te ho passato una notte d’inferno: i tuoi stupidi messaggini e le chiamate assillanti mi hanno fatto dormire si e no due ore di fila. >> 
<< Beh, dovresti ringraziarmi invece! Volevo che tu ti unissi alla festa. >>
L’avvocato guardò oltre le spalle dell’uomo che, a causa della bisboccia, non riusciva a reggersi in piedi e quindi si appoggiava contro lo stipite. Dietro di lui il caos regnava sovrano e nella luce che filtrava debole attraverso le tapparelle abbassate si potevano distinguere calici e bottiglie in quantità, palloncini, festoni, boa di piume, coriandoli e la statua di una mucca viola e bianca. 
<< Non so come dirtelo, ma non sono interessato a partecipare a questo genere di party. >> 
<< Invece dovrebbero interessarti, così finalmente ti scioglieresti un po’ sergente. >> gli suggerì, facendogli un occhiolino seducente << Se vuoi ti posso insegnare come si fa. >> 
<< No, grazie. >> replicò secco, guardando il quadrante dell’orologio per essere certo che fosse ancora in orario.
<< Mamma mia quanto sei antipatico. >> Cam si dirizzò, continuando però a tenersi appoggiato con una spalla allo stipite << Ma se ti ho dato così fastidio perché non hai messo il silenzioso al cellulare? >> 
<< Oh, ma io l’ho fatto. Dopo che tu mi hai mandato la foto di te che ti limonavi la mucca viola, ho spento il mio telefono. A quel punto hai cominciato a chiamarmi a casa e quando io ho staccato la spina hai mandato uno dei fattorini del Residence a bussare alla mia porta. >> 
Camden si guardò oltre la spalla e borbottò all’indirizzo della statua che campeggiava in mezzo alla stanza << Quindi sarebbe lei la mia ultima conquista? >>
<< Non lo so, controlla Wizagram sono certo che troverai tante cose interessanti. >> commentò laconico Castiel, ma facendo così sorgere un sorriso soddisfatto all’ex compagno di scuola.
<< Ma allora mi segui! Tu, l’uomo che non sa nulla di tecnologia e social, tieni d’occhio le cose che faccio su internet. >> 
Una specie di sbuffo infastidito sfuggì dalle labbra cesellate di Cas << Non montarti la testa. Lilith ha fatto in modo che ogni volta che tu, lei o le tue sorelle pubblicate qualcosa mi compare una maledetta notifica. >> 
<< Sì sì sì, come no. Dai pure la colpa alla tua sorellina, tanto lo so che hai una cotta per me. >> 
Il mago roteò gli occhi al cielo, esasperato << Credi quello che vuoi, sistema questo macello e mettiti alla ricerca di un impiego. Io vado. >> 
<< Vai pure ad ammazzati di lavoro. Ci vediamo alla prossima, tesoruccio. >> lo salutò languido Camden, mandandogli pure uno scherzoso bacino aereo che venne brutalmente ignorato.
 
 
§§§
 
 
Palazzo Bronze, 
Sesto Piano
 
 
Sherilyn Leeron, affermata sceneggiatrice di Magicwood, stava letteralmente lottando con due mostri veri e propri: le buste della spesa. Due grossi sacchi di carta, di un peso non identificato, pieni di ogni genere di cibo, le impedivano di trovare le chiavi di casa che aveva infilato in borsa. Come ogni volta si era dimenticata di metterle nella tasca dei pantaloni e ora ne pagava le conseguenze, ravanando come una disperata nella piccola tracolla che era diventata improvvisamente come la valigia di Mary Poppins. 
Sbuffando come una ciminiera e imprecando in una maniera talmente colorita da far imbarazzare il più sboccato degli scaricatori di porto, la strega finalmente riuscì a recuperare quello che per lei era appena diventato il Santo Graal. 
Da qualche parte però qualcuno le aveva lanciato il malocchio, ne era convinta, perché percepì con orrore le chiavi scivolarle fra le dita, osservando poi sconsolata la loro caduta a rallentatore, come in un film, sullo stuoino di fronte al suo appartamento. 
Piegò il capo all’indietro, puntando i dolci occhi a mandorla sul soffitto << Sul serio?! >> 
Un movimento improvviso alle sue spalle la fece voltare, per quanto le consentissero di vedere le buste della spesa, e, al di là del sedano, scorse il viso sorridente e gli occhi di diverso colore, uno azzurro cielo e l’altro nocciola, della sua vicina di casa. 
<< Aspetta un attimo che ti aiuto. >> Camila si chinò e con un movimento sinuoso recuperò le chiavi << Ti apro la porta, così puoi appoggiare la roba. Va bene? >> 
Al cenno affermativo della mora, la brasiliana fece scattare la serratura e con un sospiro di sollievo la prima poté finalmente entrare e mollare i sacchetti su di un tavolo lì vicino. La proprietaria di casa leggermente imbarazza, scuotendo le braccia indolenzite, si girò verso la giovane donna che sostava sul pianerottolo << Ti ringrazio per avermi soccorsa. >> 
<< È stato un piacere per me. >> la rassicurò la pittrice, sistemandosi la borsa sulla spalla mentre con l’altra mano teneva saldamente la presa sul guinzaglio di Dalì. 
Sherilyn posò lo sguardo incuriosito e affascinato sull’Ocelot(2), che sedeva regale al fianco della padrona << Siete tornati da una passeggiata? >> 
Camila, abbassando il capo verso il felino, sorrise con dolcezza << No, in realtà stavamo giusto per andare al parco. >> 
La sceneggiatrice non riuscì a trattenere un moto d’invidia mentre guardava il corpo flessuoso della donna avvolto da un abito di raso verde smeraldo, che le arrivava a metà coscia, e che le sottolineava la vita sottile. Solo Camila Dourado Borges poteva permettersi di uscire con un outfit così ricercato solo per una passeggiata, senza risultare ridicola o esagerata. La giovane si ritrovò ad ammettere con sé stessa che avrebbe voluto possedere un po’ della sua sicurezza. 
Accovacciandosi per terra, la mora guardò speranzosa l’animale << Posso? >> 
<< Certo. >> la pittrice, si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio << Ormai ti conosce e gli fa solo che piacere ricevere delle coccole. >> 
A quell’ammissione sincera, la ragazza non riuscì a trattenere un moto di gioia intanto che accarezzava il manto morbido dell’Ocelot, che si profuse anche in delle basse fusa roche. 
<< Mamma mia Dalì! Che dongiovanni che sei! >> scherzò la padrona mentre il felino si stiracchiava, lanciando poi un’occhiata di superiorità alle due donne e protendendosi verso l’ascensore. 
Sherilyn si risollevò << Mi sembra chiaro che lui si sia stancato e che ora se ne voglia andare a fare la sua più che meritata passeggiata. >> guardando poi negli occhi allegri della vicina, le sorrise riconoscente << Grazie ancora, davvero. >> 
<< Ma di nulla. >> poi, prima di allontanarsi, quasi borbottando fra sé, aggiunse << Ho come la sensazione che oggi sarà una giornata movimentata per tutti. >>
 
 
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Palazzo Superior,
Attico
 
 
L’elegante appartamento si snodava sotto i tacchi a spillo di Vasya Vasilyev, che non si lasciava impressionare dai quadri raffinati o dal pavimento di marmo talmente lucido da potersi specchiare. La donna aveva un obbiettivo in mente e non intendeva perdersi in sottigliezze o pensieri futili. 
Seguendo il maggiordomo dei Conti, la strega si addentrò nell’ala est. Salirono le scale, che portavano al piano superiore, fino a giungere davanti a una porta laccata nera. Randolph bussò e, al di là del legno, si udì una voce calma e calorosa che li invitava a entrare. 
Il servitore abbassò la maniglia, rivelando così l’enorme studio moderno, per poi farsi da parte per farla entrare << Miss Vasilyev. >>
<< Grazie, Randolph. >> Magnus si alzò dalla sua poltrona e si diresse verso di loro, rivolgendosi però alla russa << Che bello rivederti, Vasya. >> 
Il servitore, dopo aver recuperato un piatto e un bicchiere sporchi, si ritirò di buon ordine, chiudendosi la porta alle loro spalle. Da parte sua la maga si allungò per stringere la mano del suo capo << Anche per me è un piacere. >> 
<< Vas. >> Aaron, che si era alzato a sua volta da una delle poltroncine di fronte alla scrivania, fece un elegante inchino, che venne accolto da un sopracciglio inarcato. 
<< Winston. >> replicò l’altra, dirigendosi verso la scrivania.
Un broncio adorabile si fece strada sul viso del Marketing Manager << Crudele. >> 
Ignorando il borbottio del collega, Vasya si sedette sulla poltroncina libera << È strano vedervi insieme qui a New York. >> commentò accavallando le gambe, coperte dai pantaloni di uno dei suoi completi preferiti: blu scuro con sottili linee celesti, che si abbinavano alla camicetta del medesimo colore. 
Magnus, che si era accomodato nuovamente sulla sua poltra, si adagiò contro lo schienale, appoggiando i gomiti sui braccioli e intrecciando le dita sul ventre << Tecnicamente il piano era che venissi solo io, ma lui mi ha seguito fin qui. >>
Il lui in questione roteò gli occhi esasperato, incrociando le braccia al petto e rimanendo in piedi vicino alla scrivania << Se tu rispondessi alle mie telefonate o alle email o anche solo ai messaggi io non sarei costretto a stravolgere i miei piani per inseguirti. Facendo così rendi il mio lavoro più difficile di quanto non sia già.  >> 
I cugini si guardarono in cagnesco, mentre Vasya rimaneva impassibile, ormai abituata ai battibecchi dei due << Piuttosto che bisticciare, non mi potreste dire qual è il problema? >> 
Il CEO della Howard Company grugnì, sì proprio come un maiale, poi spostò gli occhi chiari sulla donna << Dobbiamo organizzare il lancio del nuovo cellulare, il DOW. >>
Di fronte alla confusione della russa, Aaron indicò con un cenno della mano il moro << Il bambinone qui ha rimandato per mesi la sua apparizione pubblica, ma ora sa che non può più farlo: tutti i test di sicurezza sono andati a buon fine, le questioni burocratiche sono state sistemate e archiviate, i finanziatori si stanno iniziando a spazientire e io sono a tanto così da dare di matto. >> 
<< Non capisco perché io debba esserci per forza, puoi fare tu le mie veci. >> 
La strega studiò con interesse una vena che pareva pulsare con violenza sul collo del biondo, le cui narici fremettero testimoniando il fatto che fosse molto vicino al suo punto di rottura << No, ci devi essere tu per forza. >> sibilò esasperato << Sei tu quello che tutti vogliono vedere, sei tu il grande capo, il genio della tecnologia e il multimiliardario più invidiato della terra. Quindi metterai da parte la tua misantropia, sorriderai e stringerai mani, a costo di metterti sotto imperius. >> 
Magnus, con un sospiro di pura sconfitta, sollevò i palmi delle mani << Va bene, mi arrendo. Però non voglio un evento esagerato, ti prego. >> 
Il cugino si esibì in un cenno rigido << Sono sempre a favore dei compromessi. Dobbiamo solo scegliere la location e la data, per il resto me ne posso occupare io. >>
<< Che ne pensate della sede qui a New York? >> domandò Vasya, attirando l’attenzione su di sé << Da quando l’abbiamo aperta si è ampliata di molto e si trova in una zona tranquilla e riqualificata di recente. Potremmo allestire il primo piano e alcuni dei laboratori, così da farli visitare agli invitati. Sono certa che i finanziatori apprezzerebbero. >> 
I due Howard rimasero un attimo in silenzio, riflettendo sulle parole della donna. In effetti l’enorme struttura si trovava nel Queens, vicino a Garden City(3) e comprendeva: l’edificio centrale della compagnia, la fabbrica e intorno dei comprensori per i lavoratori e le loro famiglie, in modo tale che non dovessero affittare appartamenti a prezzi esorbitanti. Gli stessi abitanti del Queens, che si erano inizialmente opposti a quell’invasione, ormai consideravano l’azienda parte integrante del distretto e vi si riferivano chiamandola scherzosamente “il villaggio”. 
Aaron si posò le mani sui fianchi << Eh, sì. È davvero una buona idea. Perché non ci abbiamo pensato prima? >> 
<< Perché in due non facciamo un neurone funzionante? >> replicò ironico Magnus, mentre il biondo annuiva come a voler confermare la supposizione di quest’ultimo << Dovremmo solo occuparci del catering e di poche altre cose. Inoltre potremmo renderla anche una specie di festa aziendale, un modo da far staccare i dipendenti dal lavoro per mezza giornata. >> 
Vasya, che trovava estremamente soddisfacente riuscire a risolvere problemi in modo lesto ed efficace, annuì seria << Sarebbe un bello stimolo per loro, soprattutto se avessero modo di poter parlare con te. >> 
Il moro si massaggiò la mandibola ricoperta dalla corta, ma curata, barba << Mi farebbe molto piacere. Sì, credo che il luogo migliore sia la sede. Ci sono problemi se lo fissiamo per il mese prossimo, i primi di luglio? >> 
Sia Vasya che Aaron, che non ebbero nemmeno bisogno di controllare le agende, visto che entrambi le conoscevano a memoria, scossero la testa in simultanea.
<< Bene, un problema è risolto. >> commentò soddisfatto Magnus, aprendo un fascicolo che attendeva sulla scrivania << Ora passiamo al prossimo… >> 
 
 
§§§
 
 
Parco Privato
 
 
<< No, aspetta un secondo. Spiegami bene la cosa. >> Zelda, con i gomiti appoggiati sul tavolino di metallo, si sporse verso la sua interlocutrice che la guardava attraverso le lenti scure degli occhi da sole << Malaika esce fuori a corre con il suo adorabile cucciolo e quando ritorna va a sbattere contro niente popò di meno che Magnus Howard? Il CEO della Howard Company? >> 
<< Già. >> confermò Brenda comodamente seduta sulla sedia, mentre fra le dita di una mano teneva una sigaretta pressoché finita e nelle altre un calice di Pinot grigio.
L’interior designer puntò gli occhi chiari in alto, verso le fronde della quercia centenaria che le proteggeva dal caldo sole di mezzogiorno << Che invidia. Probabilmente, se ci fossi stata io al suo posto, sudata e scarmigliata, come minimo avrei incontrato Joël Webster pronto a deridermi. >> 
<< Beh, non sarebbe stato un brutto incontro neanche con lui. >> la scrittrice si esibì in un sorriso ferino << Anche lui è un gran bell’esemplare. >> 
La rossa arricciò il naso << Tanto bello quanto insopportabile. >> prendendo poi un sorso del vino dal suo calice.
In quel momento il cameriere portò loro le ordinazioni e si dileguò velocemente come era arrivato. 
<< Si vocifera in giro che sia giunto anche il cugino, Aaron. >> Bri lanciò una breve occhiata all’amica, spegnendo la sigaretta nel posacenere e apprestandosi poi ad arrotolare con la forchetta un paio di tagliatelle ai funghi << Si dice che lo abbia inseguito fin qui per questioni di lavoro. >> 
<< Se non mi sbaglio, condivide un appartamento al Superior con la sorella. >> rimuginò Zelda, sbocconcellando la quesadillas de longaniza << Sono i dirimpettai di Joël, anche se non li ho mai visti molto in giro per il Residence. >> 
<< Comprensibile, visto i lavori che fanno. >> la blogger si picchiettò il labbro inferiore con la posata << Insomma Aaron è il Marketing Manager di una delle compagnie più famose al mondo, quindi viaggia in lungo e in largo nelle varie filiali per controllare che tutto proceda per il meglio. Si dice che abbia anche il compito di fare da balia al grande capo: un vero stacanovista che senza il cugino si dimenticherebbe anche di mangiare. Anche Willow, che si occupa della galleria dei nonni, è una che si muove parecchio, alla ricerca di nuovi artisti e opere da esporre. >> 
<< Mi spieghi come fai a essere sempre così informata? >> 
L’ex compagna di casa le fece un occhiolino << Una brava giornalista non svela mai le sue fonti. >> 
Zelda alzò le mani, in segno di resa, ridacchiando divertita << In ogni caso come ha reagito Mal all’articolo? >> 
<< Male, molto male. Odia quando si fanno quel genere di speculazioni, soprattutto quando è lei l’oggetto della conversazione. Insomma sta cercando di affermarsi e di certo non vuole essere additata come arrampicatrice sociale. >> 
<< Comprensibile. >> l’interior designer annuì appena, mentre mangiava con gusto un altro boccone della sua quesadilla con salsiccia e formaggio.
<< Soprassedendo sulle crisi psicotiche di Malaika, come sono andate le tue vacanze negli Hamptons? Come sta tua madre? >> le domandò Brenda, versandosi nel mentre un altro bicchiere di Pinot Grigio. 
Un sorriso dolce si dipinse sul viso della giovane al ripensare a Tat’jana << È sempre piena di vita e affettuosa e ovviamente continua a chiedermi quando mi deciderò a trovarmi un ragazzo a modo con cui accasarmi. >> a quelle parole a entrambe le ragazze sfuggì uno sbuffo simultaneo, seguito da una breve risata per aver avuto la medesima reazione. Appena si furono riprese la rossa continuò << Mia madre sarebbe felicissima se io mi scoprissi innamorata di Joe, stravede per lui. >> 
<< In effetti per colpa dei gossip che ci sono su di voi tutti vi credono coinvolti in una relazione segreta. >> la scrittrice lanciò un’occhiata indagatrice all’amica << Sei sicura che non ci sia nulla? >> 
Zelda scosse con foga il capo << Sicurissima, il sentimento principale che alberga in me per lui è irritazione. Tanta irritazione. >> 
<< Mi vuoi dire che non ci tieni neanche un po’? >> 
La donna arricciò il delicato nasino << Il nostro rapporto è complicato. Certo che gli voglio bene, in fondo siamo praticamente cresciuti insieme, ma nulla di romantico. Decisamente nulla. >> 
<< E per il resto? >> 
<< Tutto bene. C’era anche la famiglia di Webster e così ho potuto spupazzarmi Gil, il figlio di Melanie. >> 
<< Che è la sorella di Joël, giusto? >> 
<< Esatto, mi domando ancora come possano essere imparentati quei due. Una vera santa a sopportarlo. >>  
Brenda annuì distrattamente, mentre guardava verso il chiosco. Notò un viso familiare che, dopo aver ritirato il suo ordine al balcone, si guardava intorno alla ricerca di un posto libero, ma in vano visto che tutti i tavolini erano occupati. Senza esitare, la scrittrice le fece un cenno della mano, attirando l’attenzione della ragazza, per poi spostare la sedia libera del loro tavolino e indicargliela. 
Sherilyn esitò per un istante, dire che fosse timida era dire poco, ma non poteva essere così scortese da ignorare un gesto così esplicito e gentile. Quindi prese un profondo respiro e si avvicinò alle due donne. 
<< Sei Sherilyn, giusto? La vicina di Camila. >> Bri si aprì in sorriso dolce che fece sciogliere un po’ la tensione che attanagliava la mora << Io sono Brenda, mentre lei è Zelda. >> 
<< Piacere. >> disse la giovane, appoggiando il suo hamburger sul tavolino per poi sedersi con loro. 
<< Piacere. >> replicò Zelda, inclinando il capo << Da quanto vivi qui nel Residence? >> 
<< Uhm, ormai sarà un paio d’anni. >> Sherilyn fece un rapido calcolo mentale << Credo tre. >> 
<< Strano che non ci siamo mai incontrate. >> commentò la rossa, per poi scuotere le spalle << Beh, meglio tardi che mai. Che cosa fai nella vita, se posso chiederlo? >> 
Alla domanda la mora si rilassò un poco: parlare del suo lavoro la faceva sempre sentire a suo agio << Sono una sceneggiatrice, lavoro sia nell’ambito babbano che magico. >> 
<< Davvero? >> Zelda inarcò le sopracciglia interessata << Anche Brenda è una sceneggiatrice. >> 
<< In erba, però. >> precisò la diretta interessata, per poi corrugare la fronte << Aspetta, ma tu sei Sherilyn Leeron? Autrice del “Risveglio di Avalon”? >> 
Le gote della mora si imporporarono << Ehm, sì. >> 
<< Oh, ho adorato quel film! >> le confessò, appoggiandosi allo schienale della sedia << Sto aspettando con ansia il sequel. >> 
<< Ne sono felice. Però è strano che tu lo conosca, in fondo è un film babbano. >> la sceneggiatrice le regalò il primo sorriso sincero da quando si era unita a loro, ormai libera della timidezza iniziale. 
<< Io sono una vera cinefila, non faccio distinzione tra i film. >> le spiegò la blogger, mentre l’altra annuiva pienamente d’accordo con lei. 
Zelda sorrise imbarazzata << Io purtroppo non ho la minima idea di cosa stiate parlando, mi spiace. >> 
<< Non l’hai visto? >> domandò fintamente oltraggiata Brenda, portandosi la mano destra al cuore come se l’avesse colpita mortalmente << Dobbiamo rimediare quanto prima! >> 
Una bassa risata sfuggì alle labbra della rossa << Va bene. >> 
<< Voi invece di cosa vi occupate? >> chiese a quel punto Sherilyn, sinceramente incuriosita. 
<< Io sono un’interior designer, da circa tre anni ho aperto il mio studio: Nightingale Design. >> le spiegò Zelda.
<< Si è dimenticata di omettere “di lusso”. >> intervenne Bri, con un sorriso diverto << Da lei vanno VIP e persone talmente ricche da far invidia a Creso in persona. Alcuni le fanno firmare contratti assurdi di riservatezza, neanche fossero il Presidente degli Stati Uniti d’America. >> 
<< Wow. >> si lasciò sfuggire la sceneggiatrice, impressionata. 
La diretta interessata scosse le spalle << Ho di sicuro un lavoro emozionante e interessante, ma anche il tuo non è da meno. >> 
<< A quale dei mille ti stai riferendo? >> Brenda inclinò il capo divertita, per poi voltarsi vero Sherilyn per spiegarsi << Io sono una scrittrice, lavoro per varie testate giornalistiche trattando principalmente di moda ed eventi. Ho anche un blog, “Black Moon”, in cui parlo della vita intima della New York magica e infine sto cercando anche di sfondare come sceneggiatrice. >> 
<< Incredibile. >> commentò la nuova arrivata nel trio.
<< A proposito del mi lavoro, ieri sera sono andata all’inaugurazione del nuovo locale di Manhattan: Obsession. >> raccontò la blogger con sorriso accattivante << Era molto carino, dovremmo organizzare una serata fra ragazze per la prossima settimana. >> 
<< È una domanda o un’affermazione? >> le chiese Zelda abituata all’entusiasmo dell’amica, ma lanciando una breve occhiata alla sceneggiatrice che pareva decisamente spaesata. 
<< Un’affermazione benevola. >> Brenda poi si rivolse alla mora << Ti va di venire con noi? Giuro che non mordiamo; siamo strane, ma innocue, giuro. >> 
<< Io non sono proprio un tipo molto modaiolo. >> confessò Sherilyn, mordendosi il labbro inferiore imbarazzata.
<< Non ti preoccupare, neanche Mal, una nostra amica, lo è particolarmente. Vi farete compagnia a vicenda. >> la rassicurò << Allora è deciso? Prossima settimana? >> 
Quando le due annuirono, la scrittrice estrasse il telefono dalla borsa, tutta contenta << Allora mando un messaggio alle altre. >> 
Zelda, sporgendosi verso Sherilyn, le sussurrò << Brenda è un vero uragano, ma ci farai l’abitudine. >> 
La sceneggiatrice si lasciò sfuggire una breve risata, domandandosi come fosse possibile che da un pranzo con due perfette sconosciute si potesse passare all’organizzare un’uscita serale come se fossero vecchie amiche. Nonostante non fosse una cosa da lei, proprio per nulla, la nuova esperienza la intrigava e Sherilyn non diceva mai di no a priori. 
 
 
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Piazza della Fontana
 
 
Budhil aveva la testa piena di mille pensieri che variavano dal menu della cena, dall’incontro con la sua crew, gli All Eyes On Us”, che avevano organizzato per quella sera, quando avesse concluso il servizio serale, e la domanda molesta se avesse lasciato o meno la mancia giusta alla cameriera della caffetteria. Ovviamente l’uomo non stava prestando attenzione a quello che lo circondava, i suoi piedi avevano il pilota automatico e lo stava conducendo verso le cucine dello Spearhead. Facendo improvvisamente dietrofront, con l’idea di tornare al parco per rintracciare la ragazza che lo aveva servito, andò a sbattere con la spalla sinistra contro qualcosa di morbido. Grazie ai riflessi che aveva sviluppato nel suo lavoro, dove non era raro che facesse cadere coltelli, padelle e piatti, afferrò per la vita una giovane donna con una folta chioma corvina che le incorniciava un viso dalla pelle nivea e grandi occhi azzurri, tendenti al verde.
<< Beh, buonasera! >> salutò la strega, con un sorriso divertito che la illuminò tutta. 
Il cuoco ricambiò il sorriso, poi si rese conto che la teneva ancora stretta e la lasciò << Si può dire che sia stato un incontro con il botto il nostro. >> passandosi una mano fra i folti capelli neri, le lanciò un’occhiata colpevole << Mi dispiace di esserle venuto contro. >> 
<< Nessun problema. >> spostandosi una ciocca dal viso, Vasya si strinse nelle spalle << Mi pareva molto concentrato. >>
Il mago arricciò il naso << Sì, ho la brutta abitudine di pensare a tante cose contemporaneamente e così facendo mi estraneo da quello che mi circonda. >> 
<< Si dice che chi è in grado di pensare e a fare più cose insieme sia più intelligente della media. >> 
Quella strana statistica lo rincuorò e lo rallegrò, facendolo ridacchiare << Allora io devo essere un genio. >> poi prendendole la mano destra, le depositò un leggero bacio sul dorso della mano << La ringrazio per questa informazione, lo farò presente a tutti i miei colleghi da ora in poi. >> 
Le guance della russa si imporporarono, mentre guardava le loro dita allontanarsi << Di nulla. >> 
Le labbra di Buddy si arricciarono nuovamente in un sorriso quando notò il debole rossore della donna, poi, come folgorato da un ricordo improvviso, si voltò verso l’orologio che svettava in cima alla fontana << Maledizione! Non riuscirò mai a tornare al parco… >> lasciandosi sfuggire un sospiro, tornò a guardare la corvina a cui fece un inchino accennato << Mi scuso ancora, mia signora, ma devo scappare. Se non arrivo per tempo a lavoro, Gloriana mi farà, giustamente, il pelo e il contro pelo. Le auguro una buona serata! >> 
Vasya non ebbe modo di ricambiare il saluto perché l’uomo era già fuggito via e si ritrovò a pensare divertita che lì, al Residence, non ci si annoiava mai. 
Sistemandosi meglio la borsa sulla spalla, rammentò che anche lei aveva un impegno con il suo nuovo toy boy. Il cui nome però ora gli sfuggiva, che fosse Kenny oppure Lenny? Magari Stanley? Scuotendo le spalle, si diresse verso il garage. 
 
 
§§§
 
 
Upper East Side,
Ingresso Royal Residence Park
 
 
<< In perfetto orario, come sempre. >> commentò una voce molto familiare a Castiel che, sollevando gli occhi azzurri, incontrò il volto sorridente di Henry. 
L’uomo era fermo sotto l’arco di ingresso del residence, in un completo grigio cenere, che lo attendeva con una luce di divertimento e di leggera canzonatura negli occhi scuri. 
<< Le buone abitudini non bisogna mai perderle. >> replicò Cas affiancando l’ex compagno di scuola << E poi a casa ho Bunny che mi aspetta. >>
Al sentire nominare la coniglietta dell’amico, il sorriso dell’imprenditore si addolcì ulteriormente << Mi stupisco che tu non la porti con te a lavoro. >> 
<< Non potrei mai farlo, sarebbe irriguardoso nei confronti dei miei clienti. >> 
<< Poi non riusciresti a concentrati sul lavoro. >> aggiunse Henry, facendo arrossire il biondo che gli camminava affianco. 
<< Quando sei tornato dal tuo viaggio di lavoro? >> gli domandò invece l’ex Serpeverde, tentando così di svicolare la questione “animali da compagnia”.
<< Due giorni fa, ho praticamente passato un’intera giornata a riprendermi dal jet-lag. Quando mi sono risvegliato avevo come l’impressione di essere la Bella Addormentata risvegliata dall’incantesimo: mai stato più confuso e intontito nella mia vita. >>
<< Di più di quando seguivi le lezioni di Antiche Rune? >>
<< Ah, la professoressa Babbling. >> sospirò il portiere, guardando un punto lontano << Cara donna, ma non ho mai conosciuto essere umano con voce più lenta e monotona di lei. Bastavano cinque minuti di una sua spiegazione, su di una qualsiasi runa, e io ero già nel mondo dei sogni. In confronto le lezioni del professor Rüf erano puro divertimento. >>
Una bassa risata fece scuotere le spalle del magiavvocato, che si fermò poco oltre la fontana che campeggiava al centro della piazza sui si affacciavano i vari palazzi del comprensorio. Poco distante, un uomo e una donna, chiacchieravano allegramente. << Mi sono sempre chiesto come mai tu avessi scelto una materia del genere, non mi è mai sembrata adatta a te. >> 
<< Sai com’è, le scelte giovanili sono davvero un mistero. >> Henry sollevò la mano destra, dandosi qualche colpetto sulla tempia << Sono convito che, a quell’età, qui non funzioni proprio tutto come dovrebbe. >>
Castiel lanciò un’occhiata di sbieco al suo palazzo, per poi concentrarsi nuovamente sul moro  << Alla fine non mi hai detto come è andata la tua riunione con la federazione russa per le tue reti di sicurezza. >> 
L’imprenditore si esibì in un sorriso vittorioso << Alla fine hanno ceduto, ora li posso annoverare fra i miei clienti. Hanno dovuto ammettere, fra i denti, che fosse la cosa migliore per salvaguardare i loro giocatori. >> 
Castiel gli diede una pacca sulla spalla << Ne sono felice. >> 
<< Non puoi neanche immaginare quanto lo sia io. >> l’ex Corvonero infilò le mani in tasca nei pantaloni del completo << A te come è andata oggi? >>
<< Bene, tutto sommato ho dovuto sedare una sola rissa. >>
Henry inarcò le sopracciglia, stupito << Hanno estratto le bacchette o si sono fatti valere a suon di pugni? >> 
<< Dopo il cliente di Charleston, chiediamo sempre che i clienti depositino le bacchette in una cassetta di sicurezza. Quindi sì, si sono esibiti in una disdicevole e parecchio triste lotta alla babbana. >> 
<< E pensare che tutti ritengono che occuparsi di cause civili siano noioso. >> commentò l’imprenditore, ridacchiando << Una volta o l’altra mi devi dare la possibilità di venire ad assistere una riunione, giuro che sarei silenzioso come un topolino. >> 
<< A meno che tu non sia una delle due parti coinvolte, non accadrà mai. >> replicò Cas, guardando l’uomo e la donna allontanarsi,dopo un saluto frettoloso.
Il portiere mise su un broncio adorabile << Che crudele che sei. >> 
<< Non sei il primo a dirmelo, oggi. >>
Henry inclinò il capo << Grazie per queste chiacchiere, ma ora è meglio se ti lascio. Vedo che fremi dalla voglia di andare a casa dalla tua Bunny, salutamela tanto. >> 
Castiel con un mezzo sorriso sul volto, si diresse verso il Palazzo Superior, accomiatandosi con un cenno della mano e la promessa di rivedersi quanto prima.
 
 
§§§
 
 
Parco Privato
 
 
Camden camminava svogliato per il parco del residence alla ricerca di qualcuno che volesse unirsi a lui nel fare qualche tiro a Quidditch, purtroppo però il campo era completamente deserto come il resto del comprensorio. Gli unici che si vedevano in giro erano giardinieri, balie e bambini sovraeccitati, che correvano di qua e di là strillando come degli indemoniati, rifiutandosi di tornare a casa con quanto fiato avessero in gola. Tenendo la sua fidata Nimbus 2016 sulle spalle, con la parte interna dei gomiti che trattenevano il manico di legno contro il retro del collo e gli avambracci che ricadevano mollemente dall’altra parte, schivò alcuni di quei piccoli diavoletti e, attratto da un rumore ripetuto e costante, si diresse verso est. 
Superando l’ultima fila di arbusti si ritrovò nel campo di basket, il cui unico occupante era Noah che, facendo rimbalzare la palla arancione, si fermò nella zona del tiro libero. Trattenendo il pallone fra le lunghe dita, l’attore si concentrò sul canestro con gli occhi di un blu inteso che riflettevano tutta la sua determinazione. Poi, piegandosi leggermente sulle ginocchia, spiccò un salto e contemporaneamente lanciò la palla che, con un arco perfetto, entrò nell’anello di metallo rosso, roteò contro la reticella e infine ricadde sul duro pavimento, rimbalzando diverse volte. 
Cam, portandosi il medio e il pollice alla bocca, emise un fischio acuto, che portò il moro a voltarsi. 
<< Wow, che tiro! >> lo lodò l’uomo, superando la rete che delimitava il campo e che evitava che dei palloni vaganti finissero in testa a dei poveri passanti, posando poi la sua amata scopa contro la recinzione << Non capirò mai la tua passione per questo gioco babbano, ma non si può dire che tu non sia bravo. >> 
<< Ti ringrazio. >> Noah gli lanciò il pallone addosso, che venne preso al volo  << Ci gioco fin da piccolo, era uno dei passatempi preferiti miei e dei miei amici. Ci teneva fuori dai guai e dalla strada, la maggior parte delle volte. >>
Soppesando le parole dell’amico, Camden fece roteare la palla fra le mani << La tua infanzia non è stata semplice, vero? >> 
<< Diciamo che non è stata una passeggiata, ma i miei genitori si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato sodo per non far mancare nulla né a me né ai miei fratelli. >> replicò schiettamente, stringendosi nelle spalle << Non sarei chi sono e non sarei dove sono, se non fosse per il mio passato. Quindi non rimpiango nulla. >> 
Cam si ritrovò a riflettere che i loro trascorsi erano diametralmente opposti e, nonostante questo, le loro strade si erano incociate ed erano diventati amici. Faceva riflettere. 
Con la fronte aggrottata, tentò di imitare il compagno e lanciò la palla, la quale però non arrivò neanche a sfiorare la reticella. I due osservarono la palla rimbalzare mollemente sull’asfalto. 
<< Beh. >> Noah inclinò il capo di lato << Non faceva completamente schifo. >>
Con una bassa risata, l’ex Grifondoro gli diede una spintarella << Quanto sei magnanimo. >>
L’attore si unì alla risata, andando a riprendere la palla arancione e incastrandola tra l’avambraccio e il fianco << Come mai vagabondavi per il parco? >> 
Camden, sollevando il pollice destro, indicò la scopa alle sue spalle << Ero alla disperata ricerca di qualcuno che volesse fare due tiri a Quidditch o anche a Quodpot. >> 
<< Sei il primo inglese che conosco che apprezza il Quodpot. >> commentò l’ex Wampus, aggrottando la fronte.
<< Che ci vuoi fare, sono pieno di sorprese. >> si elogiò da solo l’uomo, spalancando le braccia come ad accogliere degli applausi immaginari << Allora, ti va di fare due tiri sulla scopa? >> 
Scuotendo la testa divertito il newyorkese si avvicinò alla sua sacca, da cui estrasse la bacchetta << Accio Northwest(4). >> dopo neanche un minuto una scopa nera e lucida planò sul suo legittimo proprietario, che la prese con la mano libera << Perché no? >> 
<< Grande! >> sbottò felice Cam, mentre l’altro riponeva la palla arancione insieme alle altre in un carrellino a due piani << Scommettiamo che arrivo prima io a 300 punti? >> 
<< E quali soldi vorresti scommettere? Tua sorella ti ha dato la paghetta? >>
<< Uh! Questo era un colpo basso! >> si lagnò l’inglese, anche se il sorriso non gli scomparve dal volto. I due erano soliti punzecchiarsi e di certo non se la prendeva per una cosa del genere. 
<< Allora hai trovato un nuovo lavoro? >> 
<< In realtà no, sono ancora alla ricerca di qualcosa di interessante. >> affermò con nonchalance Camden, afferrando la sua scopa e superando la recinzione.
Noah, issandosi la sacca su di una spalla, seguì l’amico << Potresti tornare a fare l’assistente di Tristan. >> 
<< Ma sei matto?! >> voltandosi di scatto, Cam lo guardò allucinato << Neanche per tutto l’oro del mondo. Per quanto gli voglia bene, non potrei tollerare di lavorare un altro giorno di più per lui: è maniacale. >> 
<< Credo che neanche lui ti voglia più come assistente, tranquillo. >> 
Cominciando a camminare come un granchio, per poter guardare in faccia l’amico, aggrottò la fronte << Allora perché lo hai proposto? >> 
Il newyorkese si strinse nelle spalle << Così. >> 
Roteando gli occhi al cielo Camden, tornò alla proposta che aveva fatto poco prima << Allora accetti la sfida? >>
<< Chi arriva prima a 300 punti? >>
<< Sì e chi perde offre la cena nel ristorante scelto dal vincitore. >> 
A quella proposta, gli occhi di Noah brillarono << Accetto. >> 
 
 
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Palazzo Gold,
Terrazzo
 
 
Camila, appoggiata alla balaustra di metallo e vetro, sorrise allo skyline di New York, tenendo premuto contro l’orecchio destro il cellulare << Credo sinceramente che la tua idea di scovare e appendere per i piedi dall’Empire State Building il reporter che ha firmato quel pezzo non sia la cosa più saggia di questo mondo. Guarda che se finisci in prigione, io non ti vengo a trovare Mal. >> La pittrice rise apertamente alla rispostaccia dell’amica inviperita. 
Sentendosi picchiettare sulla spalla si voltò e vide Tristan, il suo migliore amico, che la salutava con il suo mezzo sorriso piratesco.
La brasiliana sollevò il dito indice per chiedergli un minuto << Malaika, fai un profondo respiro e lasciati scivolare addosso questa storia: non è la fine del mondo. >> 
Il giovane Howard udì un borbottio indistinto dall’altra parte del telefono. Camila sorrise << Mai pensato di berti una bella camomilla per distendere i nervi? >> 
La risposta successiva Tristan la udì distintamente << Ma quale camomilla e camomilla! A cosa stracazzo mi servirebbe dell’acqua sporca? >> 
La mora roteò gli occhi al cielo << Allora vai in palestra e sfogati contro qualche sacco da boxe, ma fatti passare quest’ira tremenda. >> 
Dopo un’altra serie di mugugni vari, alla fine le due chiusero la conversazione con Camila che scuoteva la testa e ricordava all’amica che si dovevano organizzare bene per la settimana successiva. 
<< Mal è ancora infervorata per la questione dell’articolo? >> le domandò Tristan, porgendole il braccio.
La donna appoggiò la mano nell’incavo del gomito dell’amico e si lasciò condurre a uno dei tavoli con la vista più bella << Come hai potuto constatare, sì: è incazzata come una biscia. Non per il pezzo in sé, insomma facendo il lavoro che fa, è qualcosa a cui bisogna fare il callo. Lo sai anche tu, infondo. >> 
<< Certamente. >> il mago le scostò la sedia, aiutandola ad accomodarsi.
La pittrice gli sorrise riconoscente, poi continuò << In realtà, dopo essersi sfogata con Brenda a casa le era anche passata. Poi è dovuta andare sul set e lì la cosa è esplosa. Dice che almeno una ventina di persone l’hanno fermata per chiederle informazioni su tuo fratello, convinti che fosse già la sua fidanzata. Lo stesso regista dello spot che stava girando le ha fatto delle proposte indecenti, del genere che se gli presentava Magnus le avrebbe trovato degli altri ingaggi e altre cose che non voglio ripetere perché ne sono sinceramente disgustata. >>
<< Uh, mossa sbagliata. >> commentò Tristan, con gli occhi illuminati di grande aspettativa, mentre si andava ad accomodare a sua volta. 
<< Già. >> la brasiliana si sporse verso l’amico << Lo ha preso per il bavero della giacca e se lo è strattonato vicino. Sai che Mal quando si arrabbia fa davvero paura e infatti l’ometto è sbiancato completamente. Senza poi contare che ha dovuto ribaltare la testa all’indietro per poterla guardare in viso, visto che lo sovrastava di almeno un paio di spanne. Ebbene lei gli ha sibilato che non conosceva Magnus Howard come tutti pensavano, ma che se anche fosse non avrebbe mai aiutato un viscido omuncolo come lui a scalare le vette della fama. >> 
<< E? >> 
<< Ovviamente il regista non ha preso bene il fatto di essere stato rimesso al suo posto in pubblica piazza e, quando lo ha lasciato andare, l’ha licenziata in tronco. >> un sospiro dispiaciuto sfuggì dalle belle labbra della giovane.
<< Purtroppo questo è il mondo dello show business. >> il corvino sollevò le spalle, in un gesto di sincero rammarico. 
<< È la stessa cosa che ha detto Mal, ma questo non lenisce la ferita che ha subito. >> commentò Camila, sistemandosi il bel top arancione fosforescente, per poi appoggiarsi allo schienale della sedia << Allora tuo fratello è giunto in città con grande clamore. >> 
<< Noi Howard ci facciamo sempre notare, volenti o nolenti. >> il regista si voltò verso destra tentando di attirare l’attenzione di un cameriere << Sono contento che il mio fratellone sia qui a New York, era da molto che non ci vedevamo di persona. Questa mattina sono riuscito solo a vederlo di sfuggita, ma è stato bello comunque. >>
Un ragazzo, di appena diciannove anni, si fermò vicino al tavolo dei due, con espressione intenta e le gote arrosate << I Signori desiderano? >> domandò aprendo il suo taccuino, solo dopo essersi strattonato la cravatta troppo stretta. 
<< Per me un Gin Tonic con Gin Mare e acqua tonica Fever-Tree Mediterranean. Per te, Mila? >> 
La giovane sbatté velocemente le palpebre, per un attimo si era incantata << Per me un Caipifruta(5) al mango. Oggi è il tuo primo giorno di lavoro? >> domandò al cameriere.
<< Sì, sono stato da poco assunto. >> confermò scrivendo le loro ordinazioni, per poi sorridere imbarazzato << Si nota tanto? >>
<< Tranquillo, non troppo. >> lo rassicurò Camila, facendogli un occhiolino << Cerca solo di rimanere tranquillo e tutto andrà per il meglio. In bocca al lupo. >> 
Il cameriere si imporporò ancora di più, fece un cenno del capo e scappò via. 
<< Allora, tuo fratello per quanto rimarrà? >> la brasiliana tornò a prestare attenzione all’amico, che le sorrideva divertito. 
<< Credo parecchio, ho sentito Aaron che straparlava del lancio sul mercato di un nuovo cellulare. >> 
<< Ah, quindi c’è anche tuo cugino? >> 
<< Sì, se Willow tornasse da Tokyo la banda sarebbe al completo. >> 
<< Sarebbe molto bello se riuscite a essere tutti nella stessa città per più di qualche giorno. >> Camila lanciò un’occhiata all’amico << So che a te farebbe molto piacere. >> 
<< Non lo nego, mi mancano quei tre squinternati e sarebbe davvero divertente se passassimo un po’ di tempo insieme. Soprattutto perché in questo modo non sarò il solo a sorbirsi le stramberie dei nonni. >> la risata della ragazza venne smorzata dalle parole successive del mago << Poi così tu avrai la possibilità di chiedere a mio fratello di farti da modello. >> 
La giovane arrossì di botto << Se lo dici così sembra una cosa indecente. Voglio solo fare un ritratto a uno degli uomini che più hanno influenzato il ventunesimo secolo. >> si zittì per un momento, mentre il cameriere poggiava le loro ordinazioni sul tavolo. Una volta ringraziato, tornò all’attacco << Giuro che se gliene fai parola ti strozzo. >> 
Il giovane regista sollevò i palmi delle mani in segno di resa e le sorrise << Va bene, va bene. Non dirò nulla. Invece ti va di raccontarmi dell’uscita che state organizzando tu e Mal? >> 
Dopo avergli lanciato un’occhiata sospettosa, Camila lasciò cadere l’argomento per rispondere al quesito dell’amico << In realtà non è una nostra idea bensì di Brenda, una nostra amica. Vuole portarci nel nuovo locale che ha aperto a Manhattan: Obsession. >> 
<< Ne ho sentito parlare, credo che l’inaugurazione ci sia stata ieri sera. Dai raccontami, ora sono curioso. >> 
 
 
§§§
 
 
Palazzo Superior, 
Pian Terreno
 
 
Joël uscì dal suo palazzo con passo tranquillo e contento, di chi è riuscito a fare tutto quello che doveva fare con largo anticipo. Svuotare le valige, arieggiare la casa, occuparsi dei suoi amati gatti, Dantès e D’Artagnan, e sistemare la corrispondenza dopo due settimane d’assenza non era di certo una cosa breve o facile. Lui però aveva concluso tutto prima delle sette e mezzo di sera e, per festeggiare, aveva deciso che si meritava una bella nuotata in piscina in quell’afosa giornata di inizio giugno. Quando mise piede nell’atrio la sua attenzione venne catturata da un bel cane dal manto castano scuro, con una macchia bianca sul petto e occhi azzurri: sicuramente un incrocio con un husky. Il cagnolone stava seduto vicino alla padrona, guardandola con espressione adorante, che stava controllando la posta appena estratta dalla buchetta. 
<< Buonasera. >> 
Willow, riconoscendo nella voce calda che l’aveva appena salutata quella del suo vicino, sollevò il capo e sorrise gentilmente << Buonasera. >> 
<< Appena tornata? >> domandò indicando la valigia che aveva affianco, con appoggiata sopra la sua borsa personale, mentre teneva a tracollo la sua inseparabile macchina fotografica Olympus. 
<< Sì, da Tokyo. Tu invece stai andando in piscina? >> la giovane lanciò una breve occhiata al telo che l’uomo teneva sotto braccio, strappandogli un sorriso e un cenno affermativo.  
<< Lui invece è un nuovo inquilino del Residence? >> 
I due guardarono verso il cagnolone che, sentendosi preso in causa, sorrise facendo spuntare la lunga lingua rosata. Alla corvina sfuggì una breve risata, mentre si allungava a grattare il capo del suo fedele compagno << Sì, ha un anno e l’ho preso pochi mesi fa da un canile in Vietnam. Ci siamo innamorati a prima vista e da allora non ci siamo sperati. Spero che per te non sia un disturbo, so che hai due gatti, però posso assicurarti che è un vero tesoro. >> 
<< Macché, nessun problema per me. >> Joe si chinò, in modo da essere all’altezza del cane, e allungò la mano libera verso di lui con il palmo rivolto verso l’alto, che venne accuratamente annusata << Come si chiama? >>
<< Whisky. >> 
A sentire quel nome, lo scrittore non riuscì a trattenere una bassa risata. Il che portò la padrona del suo nuovo amico, che si stava facendo accarezzare con gioia, ad aggrottare la fronte, inclinare il capo e sorridere a sua volta, non sapendo neanche il perché << Come mai ti fa ridere il nome del mio cane? >>
<< Oh, nulla di che. Sembra che io sia perseguitato da quel distillato. >>
Prima che Willow potesse chiedere spiegazioni, entrambi i loro cellulari squillarono in simultanea. Scambiandosi uno sguardo sorpreso controllarono la casella della posta elettronica e trovarono il medesimo invito. Joe scorse in fretta le poche righe che recitavano: 
 
Alla gentile attenzione del Signor Joël Dominik Webster,
 
Per festeggiare il ritorno di tutti i loro nipoti a New York, il Conte e la Contessa di Northampton sono lieti di invitarla a un cocktail party nel loro attico al Royal Residence Park per questo venerdì alle 19:00.
 
Si prega di rispondere.
 
Conti di Northampton
 
Il silenzio che era sceso fra i due venne spezzato da Will, che studiava lo schermo del telefono come se non credesse a quello che aveva appena letto << Ma sul serio lo hanno mandato anche a me? >> 
Joël, di fronte allo sguardo allibito della giovane e per via dell’assurdità della situazione, si limitò a scrollare le spalle, mentre stringeva le labbra in una linea sottile: sapeva infatti che se avesse provato a dire qualcosa le sarebbe scoppiato a ridere in faccia. I Conti non si smentivano mai.
La corvina strinse il ponte del naso fra l’indice e il pollice, prendendo un profondo respiro: la pazienza era di certo la sua migliore qualità. Ripreso il suo proverbiale autocontrollo, chiuse la buchetta della posta e sorrise gentilmente al suo vicino << È ora che io vada e che ti liberi della mia presenza, è stato un piacere incrociarti. Ti auguro una buona nuotata. >> 
Lo scrittore, mantenendo fino all’ultimo un aplomb invidiabile, ricambiò il saluto e osservò la giovane dirigersi verso l’ascensore, seguita come un’ombra dal suo cane. 
Quando si fu infilata nell’abitacolo, il sorriso che l’uomo aveva trattenuto si aprì in tutta la sua gloria, sapendo che da quella distanza non poteva scorgerlo << Perché ho come la sensazione che sto per perdermi uno scontro memorabile fra te e i tuoi nonni? >> 
Willow premette il tasto dell’attico e inserì il codice di sicurezza, poi inarcò il sopracciglio destro e un sorriso malandrino le incurvò le labbra << Non è una sensazione la tua, è quello che avverrà per davvero. >> appoggiando una mano sullo stipite impedì che le porte si chiudessero << Ciò che dice mia nonna su di te è vero. >> 
<< E cos’è che dice? >> 
<< Che sei estremamente arguto e gentile. So che hai trattenuto una sonora risata per non offendermi e ti ringrazio, ma la prossima volta non avere timore a ridere anche se dovesse essere a mio discapito. >> detto questo gli fece un cenno di saluto e lasciò richiudersi le porte. 
Joël rimase per qualche secondo a contemplare l’ascensore, stupito: era raro che qualcuno riuscisse a capire quello che lui provava quando tirava su la sua faccia poker. Interessante, che la più piccola degli Howard avesse preso da sua nonna più di quanto non si pensasse? Con questo quesito in mente si voltò e si diresse finalmente in piscina. 
Dal canto suo Willow batteva la punta del piede destro contro il pavimento, l’espressione concentrata e lo sguardo fisso sul soffitto della struttura. L’intera faccenda le puzzava non poco: era certa che i suoi nonni avessero in mente qualcosa di preciso, ma non sapeva bene che cosa e ovviamente era intenzionata a scoprirlo. Appena giunse a destinazione, lasciò la valigia e la borsa contro il muro più vicino all’uscita. Salutò con un sorriso dolce l’efficiente Randolph, comparso sulla soglia, poi, senza chiedere nulla, si diresse verso la piccola serra. I Conti vi avevano creato un salottino privato, che sembrava quasi che facesse parte integrante della vegetazione, e fu proprio lì che li trovò, intenti a confabulare e tubare come due novelli sposi. 
<< Facciamo una cosa nuova? Voi mi dite quale strano e astruso piano avete in mente, così da evitarmi di doverlo scoprire da sola? >> 
I due coniugi si voltarono simultaneamente verso la più giovane dei loro nipoti, che accolsero con sincera gioia. 
<< Perché pensi che stiamo architettando un piano? >> domandò Cathleen atteggiando il volto in un’espressione di pura innocenza, mentre il marito si alzava per andare ad abbracciare la nuova arrivata. 
Will, da sopra la spalla del nonno, strinse gli occhi in due fessure e replicò con tono duro << Forse perché vi conosco e l’assurdo invito che mi avete mandato è davvero molto sospetto? E, a proposito, grazie a voi ho fatto una figuraccia con Joël. >> 
<< Oh! Hai incontrato il mio adorato Joe? Non trovi che sia un tesoro? >> 
La giovane sollevò gli occhi al cielo, intanto che Fred la conduceva gentilmente verso una poltroncina libera << Nonna il punto non è questo, ma il fatto che l’invito al vostro party mi sia arrivato in contemporanea al suo. Insomma, a quanto pare questa festa è dedicata anche a me e lui si è reso conto che non ne avevo la minima idea. >> 
<< E che c’è di male? >> domandò la contessa, sinceramente incuriosita, accarezzando dolcemente il cane della nipote, la quale scosse la testa.
<< Non ha senso che ve lo spieghi, altrimenti ci perderemmo in piccolezze. >> disse la corvina, agitando una mano come se volesse scacciare una mosca fastidiosa << Allora, perché questa festa? >> 
<< Mi pareva di averlo scritto nell’invito: vogliamo festeggiare il fatto che siete tutti qui a New York. >> 
Manfred, dal canto suo, nascondeva un sorrisetto divertito dietro al calice di champagne, intanto che osservava il testa a testa tra la sua adorata moglie e la sua incantevole nipote. 
Gli occhi chiari di Willow, tratto distintivo della famiglia Howard, erano fissi sulla matriarca << Forse puoi ingannare gli altri tre, ma sai che con me non attacca. Qual è il reale motivo dietro a questo cocktail party? >> 
Kitty si adagiò sul suo divanetto, come un’imperatrice egiziana sul suo triclino, per poi lanciare alla nipote più giovane un sorriso dolce e un’occhiata di divertita sfida << Ti assicuro che non c’è nient’altro. >> 
Will neppure per un secondo credette alle parole della donna, ma i tre vennero distratti da dei passi concitati che sopraggiungevano alle loro spalle. 
<< Che storia è mai questa, nonna? >> chiese Magnus entrando nella serra, seguito da un divertito Aaron che teneva le mani sprofondate nelle tasche dei jeans << Il motivo della festa è dei più assurdi che io abbia mai sentito! Batte a mani basse quella volta in cui hai invitato tutto il parentado a festeggiare perché eri riuscita a cucinare una torta commestibile. >> 
<< Davvero, non capisco tutta questa diffidenza nei miei confronti! >> si lamentò Cathleen, atteggiandosi a diva afflitta << Io desidero solo condividere la mia gioia per il fatto di avervi tutti qui, con me. Ho davvero dei nipoti ingrati. >> 
<< Sono sempre più convinta che tu abbia sprecato il tuo talento. saresti stata un’ottima attrice, se avessi voluto. >> commentò Willow, alzandosi dalla poltroncina. 
Magnus si aprì in un enorme sorriso e spalancò le braccia verso la cugina più piccola: era da almeno sei mesi che non si vedevano. I due si abbracciarono stretti, mettendosi anche a dondolare sul posto e a ridacchiare come due scemi. 
A quel punto si intromise Aaron, che li divise e si appropriò della sorella borbottando << Lei è mia, vatti a spupazzare tuo fratello minore. >>
<< Ma lui non mi dà soddisfazione come Will. >> replicò il CEO della Howard Company, mettendo su un finto broncio adorabile << È poi mi è mancata da morire. >> 
A quella confessione la corvina si sciolse dall’abbraccio del fratello e tornò a coccolare Magnus, che scoccò un sorriso soddisfatto al cugino che si portò una mano al cuore << Ah, sono appena stato colpito e affondato. >> poi si rivolse ai suoi cani, che si erano messi a giocare con Whisky << Almeno voi, datemi un po’ di affetto. >> 
Randolph comparve sulla soglia << La cena è pronta. >> 
Manfred lanciò un’occhiata al suo orologio che segnava le otto di sera precise << Ottimo, Tristan dovrebbe raggiungerci tra pochi minuti. >> si alzò e porse il braccio alla moglie, che vi adagiò la mano << Intanto andiamo ad accomodarci, così almeno avremo lo stomaco pieno di prelibatezze mentre voi nipoti continuerete a mettere in dubbio la nostra buona fede. >> 
A quelle parole ironiche si sollevò la risata argentina di Cathleen, mentre i tre cugini si lanciavano un’occhiata significativa: potevano pure prenderli in giro quanto volevano, ma loro sapevano che c’era sotto qualcosa. 
 
 
 
 
 
(1)Mocaccino: cappuccino classico con l’aggiunta di una piccola quantità di cioccolata calda
(2)Ocelot: noto anche come gattopardo o lupo cerviero per il suo verso simile ad un ululato, è un felino selvatico molto comune in Sudamerica, Centroamerica e Messico. È smile nell’aspetto a un gatto domestico, ma la sua pelliccia ricorda quella di un leopardo nebuloso o di un giaguaro. 
(3)Garden City è un village nello stato di NY, nella contea di Nassau. Il centro abitato si trova all’interno della città di Hempstead, precisamente a nord vicino al Queens.
(4)Northwest: è una marca di scope di mia invenzione. Di origine newyorkese, ha la sua sede proprio nel Bronx, nella parte nordoccidentale; è una compagnia recente, che però si sta facendo strada nel mercato americano e anche europeo.
(5)Capifruta: il Caipirinha è cocktail nazionale brasiliano, creato con un liquore di canna da zucchero, chiamato cachaça, succo di lime fresco, zucchero e ghiaccio tritato. Il Capifruta è la variante con l’aggiunta di frutta esotica come mango, ananas o kiwi.

 
 
Angolo Autrice:
 
Salve a tutti!
Come ogni mio angolo che si rispetti comincerò con le scuse per il mio immenso ritardo. Sono davvero desolata per la quantità di tempo che ci ho messo a scrivere questo capitolo di presentazione. Quindi, volendomi far perdonare, ho voluto renderlo più completo possibile facendo interagire il vostro Oc già con  personaggi differenti, in modo da mostrare più sfaccettature e comportamenti. Vi devo anche chiedere perdono per non aver ancora risposto alle recensioni della Selezione, ma per le vacanze sono stata in un luogo dove internet prendeva malissimo e di conseguenza sono stata leggermente impossibilitata.
Come avrete notato sono comparsi due nuovi personaggi, ebbene sono miei e li ho inseriti perché, rileggendo le vostre schede, mi sono resa conto che alcuni Oc avevano poca scelta come possibile compagno e anche al fine della storia mi servivano due personalità come la loro e con quei ruoli e legami. Mi dispiace non essere riuscita a ripescare alcuni di quelli che ho dovuto scartare, ma non avevo nessuno che rispecchiasse i miei bisogni. 
Essendo una storia piuttosto peculiare e non volendovi far aspettare più del dovuto, ho deciso di partire in quarta e per tale ragione i nostri amati Conti hanno già mandato gli inviti per un party ai vostri bambini (mai prendere sotto gamba Kitty). Dunque nel prossimo capitolo si prepareranno per la festa, mentre nel terzo ci sarà l’evento vero e proprio. Per tale ragione ho già delle domandine per voi:
 
1) Come reagirà il vostro Oc all’invito? 
 
2) Che cosa indosserà? (se riuscite, mandatemi una foto)
 
3) C’è per caso qualche personaggio con cui vorreste che interagisse nel secondo?
 
4) I vostri bambini conoscono Willow o Aaron? Se sì, come? Che rapporto hanno con loro?
 
Come al solito, se volte, potete mandarmi le risposte su Instagram o qualsiasi altro mezzo preferiate. 
Detto questo vi auguro una buona serata e a presto, spero.
Chemy 
 
 
 

I NUOVI ARRIVATI
 
Aaron Winston Howard
 

 
Nazionalità e Stato di Sangue: Inglese, Purosangue
 
Data e luogo di nascita: 9 Novembre 1983 (34 anni), nato a Northampton nel Northamptonshire
 
Ex Casa: Grifondoro
 
Orientamento sessuale: Eterosessuale
 
Carattere: Aaron è una persona estremamente allegra, propositiva, qualcuno che non si dà mai per vinto quando ha un obbiettivo in mente. Vederlo di cattivo umore è raro perché non trova il senso di farsi guastare la giornata da sentimenti negativi, quando però accade è meglio ritirarsi velocemente poiché non è per nulla facile farlo ragionare, soprattutto se è stata ferita una persona a lui cara. Rancoroso e vendicativo, meglio non farselo nemico se si desidera passare un’esistenza in santa pace. L’unica nota positiva è che per portarlo a questo stato bisogna averlo davvero esasperato o aver fatto qualcosa di indicibile. È molto spigliato sia nei modi di fare che nel parlare, un vero gentleman: educato, gentile, rispettoso e dolce. Ha un’indole passionale, che lo porta ad attirare a sé chiunque gli graviti attorno, e molto avventuroso, alle volte a tratti sconsiderato perché si butta a capofitto nelle cose senza tenere conto di quello che potrebbe accadere. Smemorato, ha sempre la testa piena di idee e cose da fare quindi tende a dimenticarsi qualcosa in giro, che siano documenti importanti, il cellulare o per fino di mettersi le scarpe prima di uscire di casa. Parecchio testardo e orgoglioso, in questo è molto simile al cugino Magnus, infatti i due si scontrano spesso quando lavorano insieme, anche se Aaron è molto protettivo con il maggiore e quando esagera con il lavoro è lui a trascinarlo a forza fuori dall’ufficio. È consapevole di essere un bell’uomo e non ne fa mistero, ogni volta che vede una superficie riflettente si ferma per controllare di essere apposto, per poi farsi un occhiolino ammiccante. Molto affettuoso con le persone a cui tiene, in particolare con la sua sorellina minore per cui sarebbe disposto a fare di tutto.
 
Pregi e Difetti:
-Pregi= dolce, gentleman, protettivo, spigliato, simpatico, passionale, audace, arguto, avventuroso
-Difetti= testardo, vanitoso, orgoglioso, iroso, possessivo, rancoroso, vendicativo, smemorato
 
Famiglia e rapporto con essa: Figlio maggiore di Everett Harris Howard, il secondo genito di Fred e Kitty, e di Josephine Edwards. 
Everett è un magichirurgo del San Mungo, un uomo molto affabile, affascinante e sincero. Prima di conoscere sua moglie era un vero casanova e tutt’ora non ha perso il suo charme, ma essendo follemente innamorato della moglie non va mai oltre a un innocente flirtare scherzoso. Aaron è molto legato al padre, condivide con lui l’indole allegra e passionale ed è anche per questo che spesso finiscono per discutere animatamente. 
Josephine è una professoressa universitaria di Storia della Magia e, a differenza del professor Rüf, è in grado di calamitare l’attenzione di tutti su di sé e di rendere affascinante anche l’argomento più noioso. È un concentrato di pura energia, pare non stancarsi mai e ha sempre qualche idea matta in testa. Josy, come viene affettuosamente chiamata dalla famiglia, e Aaron si sentono spessissimo e si tengono costantemente aggiornati, in particolar modo su Willow. 
 
Lavoro: Marketing Manager della Howard Company, come il cugino si muove per tutto il mondo per occuparsi dell’aspetto “sociale” e pubblicitario dell’azienda. Ha anche il compito di occuparsi di Magnus, soprattutto perché è l’unico in grado di farlo staccare dal suo ufficio per fargli prendere una pausa. 
 
Appartamento: spostandosi molto, Aaron non ha una vera e propria casa. Quando è a Londra risiede nella casa di famiglia, mentre a NY condivide l’appartamento con la sorella, per il resto si appoggia su alberghi o strutture simili. 
L’appartamento dei due Howard è diviso in due piani e il primo piano è praticamente riservato al lui (se non si tiene conto della piccola palestra privata e della camera degli ospiti con bagno annesso), mentre le stanze di Will si trovano al pian terreno.
 
Edificio e Piano: Superior, 7A 
 
Passioni:
 
  • Suonare la chitarra. Ama la musica in tutte le sue forme e generi, gli piace anche comporre quando ha tempo (quasi tutte le musiche usate per le pubblicità della compagnia del cugino le ha composte lui). Il suo luogo preferito dove suonare rimane però la spiaggia, accanto a un bel falò e con Happy e Choco al suo fianco. Utilizza spesso la musica anche come panacea per quando ha le emozioni in subbuglio o per tranquillizzare una persona cara in ansia. 
  • Surfare, andare in canoa, nuotare… qualsiasi sport che coinvolga l’acqua per lui è il massimo.
  • Visto la famiglia da cui proviene, ama molto l’arte (un po’ difficile il contrario, visto i nonni e la sorella). Apprezza in modo particolare la scultura, sia quella romana che greca, ma anche quella rinascimentale; rimane sempre molto affascinato dalla capacità degli artisti di rendere un pezzo di marmo qualcosa di vivo, che sembri quasi respirare.
  • Adora leggere, ha sempre con sé un libro. Non è infatti raro che uno dei suoi collaboratori, entrando nel suo ufficio, lo trovi a leggere un qualche manoscritto. Per quanto riguarda i generi è molto eclettico: passa dal fantasy, ai thriller, ai romanzi storici fino ai gialli senza continuità di sorta. 
 
Amortentia: salsedine, cannella, cloro, carne alla griglia, pino, libri antichi
 
 
Choco  e Happy 
 
 
Theodora Willow Howard
 

 
Nazionalità e Stato di Sangue: Inglese, Purosangue
 
Data e luogo di nascita: 20 gennaio 1989 (29 anni), nata a Northampton nel Northamptonshire
 
Ex Casa: Tassorosso
 
Orientamento sessuale: Eterosessuale
 
Carattere: Willow tra tutti gli Howard è l’anima cheta, tranquilla, con un sorriso dolce sul volto e gli occhi chiari che studiano tutto quello che le capita attorno. Tutti la ritengono la meno “interessante” della facoltosa e aristocratica famiglia, ma non si potrebbe fare un errore più grosso di quello. Will sa tutto di tutti, come la sua amata nonna, non le sfugge nulla e mentirle è pressoché impossibile perché sgama un imbroglio a kilometri di distanza. Come la nostra beneamata Kitty, è una vera impicciona e pettegola, soprattutto per quanto riguarda gli affari che riguardano il fratello e i cugini, non le piace per nulla essere lasciata indietro ed è molto protettiva nei loro confronti. Ha un animo sensibile e tenace, due aspetti molto discordanti fra di loro ma che in lei coabitano perfettamente. Non è molto brava a stringere nuove amicizie, è schiva e misteriosa, ma appena si abbatte la sua timidezza iniziale si scopre essere una persona molto divertente e alla mano. Nel Clan degli Howard è di sicuro la più lungimirante, insieme a Magnus, e paciera della famiglia, cosa che le è tornato oltremodo utile nel suo lavoro di mercante d’arte. Una vera perfezionista, tanto da rivaleggiare con il cugino più grande, e parecchio permalosa, soprattutto se la sia attacca nel suo amor proprio (mai chiamarla Theodora). Gelosa dei suoi affetti e delle sue cose. Oltremodo leale, come il fratello maggiore sarebbe disposta a tutto per i suoi cari, ed è anche parecchio affettuosa. È di indole paurosa, basta arrivarle alle spalle silenziosamente per farle venire una sincope, ed è anche parecchio indipendente, non le piace essere un peso per la sua famiglia.
 
Pregi e Difetti:
-Pregi= diplomatica, lungimirante, intuitiva, tenace, sensibile, leale, divertente, creativa, intelligente, indipendente
-Difetti= schiva, gelosa, caparbia, permalosa, perfezionista, misteriosa, impicciona, pettegola, paurosa, timida
 
Famiglia e rapporto con essa: secondo genita di Everett e di Josephine. Willow, caratterialmente, è molto diversa rispetto alla sua famiglia, ma questo non vuol dire che non sia legata a loro o che non li ami. Semplicemente ha un animo più tranquillo, all’apparenza, ed è più indipendente rispetto agli altri tre che fanno gruppo.
 
Lavoro: Mercante d’arte e Curatrice della galleria dei Conti. Il suo lavoro consiste nel trovare nuovi artisti per i nonni (da tutto il mondo) e di occuparsi degli accordi con loro e con gli eventuali compratori. È una vera esperta d’arte, in tutte le sue forme e declinazioni, grazie a lei molti artisti “sconosciuti” sono emersi dal buio dell’anonimato. 
 
Appartamento: lo condivide con il fratello maggiore (anche se è lei che ci vive di più fra i due). La sua stanza, insieme al suo bagno privato, è collocata al pian terreno, con la cucina, la sala da pranzo, la biblioteca/salotto e il suo studio. Il terrazzo è occupato in gran parte da una piccola piscina (Aaron non poteva accontentarsi di una misera jacuzzi), mentre la vegetazione cresce ricca e rigogliosa dando l’idea di una piccola foresta amazzonica.  
 
Edificio e Piano: Superior, 7A 
 
Passioni:
 
  • Ama viaggiare e conoscere il mondo e le diverse culture esistenti. Oltre all’inglese, sua lingua madre, sa parlare diverse lingue (è poliglotta).
  • Ama danzare e fare acrobazie incredibili. Da piccola praticava ginnastica artistica, ma compiuti gli undici anni ha dovuto abbandonare visto che doveva andare ad Hogwarts. Ora pratica la pole dance e le piace molto, la fa sentire libera; ogni tanto però, quando va in palestra, si diverte a ripetere alcuni esercizi che faceva quando ancora praticava ginnastica artistica a livello agonistico. 
  • Ovviamente ama l’arte, come tutti in famiglia, ma per certi versi si discosta molto dai gusti del resto della famiglia. Per quanto ami i dipinti, le statue e gli affreschi, le sue passioni più grandi sono però la fotografia e la street art, ovviamente non i tag o i disegni osceni su edifici storici, ma quella che vuole veicolare un messaggio. Si diletta a sua volta con la fotografia, infatti ha sempre con sé una macchina fotografica per immortalare ciò che l’affascina. 
  • Ama sferruzzare. Sì sembrerà strano, ma ha preso questa passione dalla nonna materna, Kendra, e non solo sa lavorare a maglia, ma anche all’uncinetto. Suo fratello la prende bonariamente in giro perché di inverno, seduta sul divano, con la copertina, la cioccolata calda e i ferri, sembra una nonnina.  
 
Amortentia: aceto balsamico, talco, torta al limone, curry, magnolia 
 
 
Whisky 
 
   
 
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