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Autore: Eevaa    29/08/2021    7 recensioni
L'aura di Kakaroth si era dissolta lentamente nel nulla. Non da un momento all'altro - il che avrebbe potuto farne presagire la morte - ma lentamente. Sempre più flebile, sempre più lontana, fino a che Vegeta non l'aveva più percepita. Mai più.
«Cosa hai capito di tutto quello che ti ho detto?» urlò Vegeta. Poi il prigioniero sbuffò, annoiato.
«Che in cinquant'anni hai stipulato un'alleanza bizzarra con gli abitanti di questo pianeta, che avete sconfitto nemici dai nomi improbabili, che non solo esiste il leggendario Super Saiyan, ma ne esistono con diverse tinte per capelli; che ti sei riprodotto e, per tutte le galassie, se ce l'ha fatta uno come te persino Dodoria avrebbe avuto delle speranze; che siete invecchiati terribilmente mentre io sono un fiore, e che ora dobbiamo salire su quel catorcio di astronave per andare in giro per dodici universi alla ricerca dello squinternato che se l'è data a gambe dieci anni fa e che, con tutta la probabilità, ora è solo un mucchio d'ossa o polvere interstellare ma oh, guai a dirlo, perché mi pare che siate molto amici».
Inaccurato, ma tutto vero.

[Post-Dragon Ball Super] [Slowburn]
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Across the universe - La serie'
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Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.
 
 
NELLE PUNTATE PRECEDENTI!

A diversi anni dopo il Torneo del Potere, dopo la morte di Chichi Goku decide di allontanarsi dalla Terra senza più fare avere sue notizie. A dieci anni dalla sua scomparsa, Vegeta decide di attraversare l'universo per ritrovarlo. Per farlo resuscita Radish - il miglior pilota e figlio di puttana del cosmo - e insieme affrontano un viaggio di diversi mesi, durante il quale Vegeta si rende conto che i sentimenti che lo legano a Kakaroth sono diversi dalla semplice amicizia.

Finalmente, dopo mille peripezie, ritrovano Goku sul pianeta Morvir senza alcuna memoria di chi è, intento a servire l'esercito di un imperatore megalomane. Scoprono che la sua mente è stata manipolata dai nativi del pianeta e i suoi ricordi sono indelebilmente compromessi ma, nonostante ciò, Radish e Vegeta non si arrendono e lo portano via da Morvir e fanno di tutto per fargli ricordare chi è, raccontandogli la sua storia dal principio.

Su Dagrabàh l'oracolo rivela loro che i ricordi di Goku sono ancora sepolti nella sua mente e, per aiutarlo a ritovarli, suggerisce a Goku e Vegeta di fare la Fusione. La tecnica funziona, ma Goku inizia a ricordare solo i momenti condivisi con Vegeta e nient'altro, quindi decidono di tornare sulla Terra e provare a chiedere a Shenron di ripristinare la sua memoria.

Il viaggio però è lungo, e Vegeta deve lottare conto un Goku che sembra aver frainteso il loro rapporto e ricerca un'intimità che si erano sempre trattenuti di avere in passato.
Nel frattempo Radish - quando non è impegnato a uccidere magnaccia di bordelli spaziali e fuggire via nudo inseguito dai sicari - cerca di convincere Vegeta a cogliere la palla al balzo con Goku, ma questi sembra ancora troppo restio a trasformare il loro rapporto in qualcosa di più.




 
- ACROSS THE UNIVERSE -


Capitolo 18
Conseguenze




 

Un ultimo sguardo è tutto ciò che rimane, un lascito. Il respiro trattenuto. Poi si porta due dita in fronte e chiude gli occhi.
«Aspetta, Kakaroth» lo dice con voce incerta, si avvicina di un passo.
Vegeta è consapevole. Lo sa che tutto questo ha smesso di essere un ricordo e ha iniziato a essere un sogno. Lui può cambiare le cose lì dentro, è tutto nella sua testa.
Cosa ci sarebbe di male a tentare di cambiare? Cosa ci sarebbe di male a mostrare la parte migliore di sé? Nessuno se ne sarebbe ricordato, nessuno l'avrebbe saputo.
Vegeta, padrone del suo sogno, unico spettatore e regista delle sue scelte. Conosce le proprie debolezze, conosce i propri limiti, ma questo è un sogno e li scavalca.
Allunga le sue mani, Kakaroth non indietreggia. Si lascia prendere, si lascia afferrare. Ha consistenze reali, pensa Vegeta. Se lo tira più vicino, gli allaccia le mani dietro la schiena, si immerge con il volto contro il suo petto. Anche nei sogni deve essere così dannatamente alto, quell'imbecille. Annusa. I sogni hanno odore? Quello sì, profuma di casa.
Kakaroth si irrigidisce ma poi ricambia il gesto, si aggrappa alla sua schiena e gli mette il volto tra i capelli. La sensazione del giorno prima ritorna, è bella, Vegeta non si scansa.
Se gli avesse dato davvero quell'abbraccio, dieci anni prima, lo avrebbe fatto desistere dall'andarsene? Vegeta non riesce a fare a meno di domandarselo.

Non avrebbe saputo farlo. A quel tempo non si trattava di un sogno. Solo in un sogno si sarebbe permesso di abbracciare qualcuno in quel modo, solo in un sogno avrebbe mostrato le proprie debolezze.
Solo in un sogno gliel'avrebbe detto.
«Mi sei mancato, pezzo di idiota».
Nessuno l'avrebbe mai sentito davvero. Nessuno l'avrebbe visto sorridere come un cretino.
Era solo un sogno.

«Vegeta!»
«Mh?»
Perché Kakaroth lo chiamava?

«Svegliati,Vegeta!»
Quella voce non proveniva dal Kakaroth che stava abbracciando. Oh, no, non voleva svegliarsi.
«Vegeta!»
Si svegliò di soprassalto nel buio della stanza su Caps12, le lenzuola della branda strette e attorcigliate tra le dita, il profumo che aveva percepito nel sogno ancora vicino.
Kakaroth era lì, seduto sui talloni accanto alla sua brandina, con il capo inclinato e un sorriso indecente per essere notte fonda. Come osava Kakaroth destarlo mentre era impegnato in un sogno con Kakaroth?!
Oh, forse non aveva senso.
«Spero tu abbia una buona motivazione per svegliarmi nel cuore della notte, razza di imbecille!» ringhiò, poi si accorse che quello non era il Kakaroth di dieci anni prima, non era abituato a farsi urlare addosso. «Uhm, voglio dire... che c'è?» si accigliò, e invece Kakaroth rise.
«Non ti correggere: era ciò che mi avresti detto!» affermò, compiaciuto. «Vegeta, non voglio più che mi tratti in modo diverso, se vuoi che le cose tornino come prima».
Notevole. Sua Maestà spalancò gli occhi e si rese conto di essere stato lui l'imbecille. Dannazione, lui non si era mai guardato di trattare con i guanti nessuno! Era burbero e cinico con tutti, non poteva trattare Kakaroth in modo diverso solo perché aveva le ombre nella testa. Era comunque il Principe dei Saiyan, non uno psicologo.
«Per una volta hai ragione» ammise.
Kakaroth sorrise più ampiamente, sempre in modo troppo indecente per essere notte fonda.
«Ricordo qualcosa» annunciò.
Quella era una buona notizia. Per un attimo aveva pensato di essere stato svegliato per aver parlato nel sonno.
Vegeta si voltò su un fianco, incuriosito, con la testa appoggiata in una mano e le gambe attorcigliate nel lenzuolo. «Cosa ricordi?»
Il sorriso di Kakaroth si trasformò in un ghigno impertinente, divertito, ma non si mosse. Rimase lì, accovacciato sui talloni con le braccia appoggiate alla sua brandina.
«Dormivamo in letti come questi, nella stessa stanza. Una sera... mi hai quasi ammazzato perché ho provato a venire a dormire nel tuo letto in preda ad un attacco di sonnambulismo!»
Vegeta sbuffò, ma non riuscì proprio a non ridacchiare. Lo ricordava eccome: erano sul pianeta di Lord Beerus per allenarsi prima del Torneo degli universi Sei e Sette. Appena aveva sentito la carcassa intontita di Kakaroth gettarsi a pesce nel suo letto – sopra di lui, precisamente - lo aveva Ki-blastato fuori dalla finestra e poi rincorso per tutto il pianeta per l'affronto. Sua Maestà aveva sempre detestato l'invasione del proprio spazio personale. Specialmente se era Kakaroth a superare i confini che si erano sempre auto-imposti.
«Oh, non me l'hai mai pagata abbastanza!» convenne Vegeta, divertito. Sebbene in quel momento l'avesse detestato, doveva ammettere che poi era stato divertente combattere fino allo sfinimento, quella notte lontana.
«Ma non l'avevo fatto apposta!» si lagnò Kakaroth, con tono bambinesco. Un dejà-vu.
«Sì, sì, mi avevi detto esattamente così» rincarò Vegeta. «E ricordi cosa ti avevo risposto?»
Kakaroth si portò una mano sotto al mento per pensare, poi raggiunse l'illuminazione e iniziò a imitarlo nella sua voce graffiante.
«“Kakaroth, lo so che non fai apposta ad essere un emerito imbecille, ma è proprio questo che ti rende un emerito imbecille. E io odio gli emeriti imbecilli”» lo scimmiottò Kakaroth, poi scoppiò a ridere.
Un moto di compiacimento attraversò gli occhi di Vegeta. «Uh, sono proprio spassoso» ammiccò, giusto per alimentare il proprio ego.
«Uno stronzo spassoso» puntualizzò Kakaroth.
Come dargli torto. Sua Maestà non era proprio l'incarnazione della gentilezza ma, a giudicare dagli occhi luminosi di Kakaroth, la cosa non gli stava arrecando alcun fastidio.
«Ehi, tu non parli così! Non le dici le parolacce!» lo redarguì Vegeta con ironia, spingendolo per farlo ribaltare all'indietro.
Kakaroth, però, si aggrappò al suo avambraccio e rimase in equilibrio con una risatina insopportabile. Una delle sue.
«Suppongo di essere un po' cambiato. Magari sono meno un emerito imbecille!»
«Ne dubito altamente» sbuffò Vegeta, con un angolo della bocca sollevato.
La mano di Kakaroth ancora stretta attorno al polso. Come una notte d'estate passata a guardare stelle seduti sul tronco di un albero. La notte delle tacite promesse.


Cos'è che si era augurato, Vegeta, il precedente pomeriggio? Ah, di non mettersi più in nessuna situazione compromettente con Kakaroth prima di rientrare sulla Terra. Proposito fallito.
Le dita di Kakaroth erano strette attorno al suo polso nudo e lui non fece assolutamente niente per strapparsele via di dosso. Anzi, non fece assolutamente niente nemmeno quando si accorse che forse erano troppo vicini. Quello non era un sogno, non era lui l'unico regista e spettatore.
Non era saggio mostrare la parte più vulnerabile di sé. Non era giusto permettergli di avvicinarsi così, nella penombra di una luce di cortesia, di farsi trascinare così vicino al bordo della brandina, di sfiorargli la fronte, di guardarlo formulare un incantesimo con quegli occhi luminosi. Una maledizione che non gli consentì di tirarsi indietro.
Non era giusto, non era saggio, non era un contatto che potevano permettersi. Non c'era sonno da cui risvegliarsi. La realtà pesa. La realtà porta in tasca delle conseguenze.
Sfiorarsi il naso in quel modo avrebbe comportato delle conseguenze. Fottute conseguenze!
Forse avrebbe dovuto solo immaginare che fosse un sogno. Magari lo era, magari Vegeta non si era mai realmente svegliato. Gli fece comodo pensarla in quel modo, così da darsi il permesso di mescolare i loro respiri insieme come l'istinto gli stava suggerendo di fare. Di avvicinarsi ancora un poco e chiudere gli occhi quando Kakaroth fece lo stesso.
L'istinto superò le conseguenze.
Ma un forte rumore e uno scossone superarono l'istinto.


La mano di Kakaroth si staccò dal suo polso, le loro fronti si separarono, i nasi anche. Le labbra non avevano fatto in tempo a sfiorarsi. C'era mancato poco.
Le conseguenze tornarono in vantaggio sull'istinto, ma non ci fu tempo per metabolizzarle. Un altro scossone, poi la nave virò e rischiò di farli ribaltare entrambi contro la paratia.
Dall'altoparlante la voce di Radish risuonò metallica, interrotta da qualche interferenza. Ma il messaggio, invece, fu parecchio chiaro.
«Mi dispiace davvero interrompere questo momento meraviglioso e vomitevole, ma abbiamo compagnia!»
Si guardarono con occhi sgranati per qualche istante, poi si alzarono di tutta fretta per poter capire cosa diamine stesse succedendo. Qualunque cosa stessero facendo fino a poco prima, ne avrebbero riparlato più tardi.
O forse anche mai. Sì, mai sarebbe stata una scelta migliore.
Un altro scossone li fece quasi ribaltare in corridoio prima di poter giungere alla cabina di pilotaggio, con tanto di rumore davvero, davvero poco promettente che comportò il suonare ripetuto e assordante di un allarme.
«Radish, cosa cazzo sta succedendo qui?!» sbraitò Vegeta, entrando nella cabina.
«I sicari del magnaccia di Noctis non hanno preso molto bene il mio intervento. A quanto pare siamo stati intercettati» ringhiò questi, impegnato a compiere virate repentine per sfuggire agli attacchi blaster di qualche nave spaziale ostile.
«Oh, merda! Carburante per salti iperspaziali ne abbiamo?» domandò Kakaroth, aggrappandosi a un vano portaoggetti per non ribaltarsi di nuovo nel corridoio.
«Se lo avessimo avuto, non vi avrei scomodato dalle vostre promiscue attività!» rispose Radish, ed entrambi avvamparono. «Maestà, a lei i cannoni blaster!» proseguì e, dopo aver azionato un paio di pulsanti, un visore 4D apparve dal soffitto e una specie di pulsantiera a volante emerse dal vano di fronte al passeggero. «Kakaroth, scendi in Control Room e attiva la seconda postazione, pensi di poterlo fare?» ordinò infine.
«Sissignore!» gridò questi e, con non poche difficoltà, corse via per il corridoio per scendere al piano inferiore.
Vegeta ringhiò di frustrazione. Non era un esperto di battaglie spaziali con quegli affari. Se solo si fossero trovati vicino all'atmosfera di qualche pianeta avrebbe senz'altro risolto la questione a modo suo.
Si posizionò al visore e si aggrappò alle manopole dei cannoni blaster. Avevano sei astronavi alle calcagna, una più agguerrita dell'altra. Provò a sparare, ma i primi colpi andarono a vuoto.
Ad ogni sparo il pavimento tremava e Radish bestemmiava le più disparate divinità nei tentativi di schivare i fasci blaster nemici. Era pressoché impossibile mirare in modo decente, se avessero continuato con quelle virate.
«RADDRIZZATI, PER L'AMORE DEI KAIOH!» urlò Vegeta, dopo l'ennesimo colpo andato a vuoto.
«OH, CERTO, COSÌ CI RIDUCONO IN PULVISCOLO COSMICO!»
Un'altra virata li riportò in asse, e Sua Maestà ebbe come la netta sensazione che avrebbe dato di stomaco da un momento all'altro.
Altri rumori poco promettenti e immagini nel visore gli fecero capire che anche Kakaroth avesse iniziato a sparare dai blaster inferiori. Forse in due sarebbero stati in grado di farne fuori uno. Attivò un auricolare trasmettitore e urlò nel microfono, nella speranza che quell'imbecille avesse attivato il suo dal visore.
«Kakaroth, mi ricevi?»
«Forte e chiaro».
«Punta al lato esterno sinistro».
«Subito!»
Con le manopole spiegate tutte in quella direzione Vegeta premette i grilletti contemporaneamente. Doveva stare attento a non metterci troppa pressione, o li avrebbe disintegrati.

Combattere insieme a Kakaroth in quel modo era strano, per loro che erano abituati alle battaglie in prima linea.
Il rumore di cannoni blaster riempì le loro orecchie e, se i primi colpi di entrambi mancarono l'obiettivo di poco, dopo l'ennesima virata di Radish riuscirono finalmente a colpirne uno di striscio, rallentandolo. E, proprio a causa di quel rallentamento, dopo un altro paio di tentativi uno sparo di Vegeta riuscì a dare il colpo di grazia.
Il rumore dell'esplosione giunse fin dentro Caps12, così come il sobbalzo da essa causata.
«FUORI UNO!» esultò Sua Maestà.
«Alla buon ora!» grugnì Radish.
«Vegeta, ti ricordi quando Trunks e Goten ci hanno fatto giocare a quel gioco spara-tutto alla consolle?» la voce di Kakaroth entusiasta nelle orecchie lo fece sorridere, nonostante tutto. Un nuovo ricordo era stato sbloccato. Un ricordo davvero, davvero prezioso.
«Come dimenticare! Ti avevo fatto il culo a strisce» ghignò Vegeta.
«Sì, come no! Forza, puntiamo a quello esterno a destra, ora!»
«Ehi, sono io quello che dà gli ordini!» si indignò.
«E qual è l'ordine, allora?»
«Esterno a destra, ovviamente» rispose, beffardo e divertito. Riuscì quasi a vedere nella mente gli occhi di Kakaroth che roteavano.
«Uno stronzo spassoso».
«Emerito imbecille».
«Quando avete finito di punzecchiarvi come una vecchia coppia di sposi, potreste per cortesia fare saltare in aria qualcosa!?» Radish irruppe nel collegamento con entrambi.
Il rumore di uno dei blaster di Kakaroth riempì le orecchie, fasci laser ripetuti illuminarono la rotta spaziale e, dopo pochi secondi, si infransero contro una delle navi nemiche con una potente deflagrazione che coinvolse anche una seconda astronave troppo vicina. Fuori due in un colpo solo.
«Fatto!»
Vegeta ghignò. Kakaroth aveva stile anche con quei diamine di blaster! Non era un combattimento convenzionale, ma era pur sempre un combattimento.

Ma, come ogni combattimento degno di tale nome, non era esente dai danni. Gravi, maledettissimi danni. Un attacco nemico colpì per direttissima il ponte superiore.

Registrati danni plurimi ai meccanismi di attacco superiori -

La voce ripetitiva di Caps12 annunciò il resoconto ma, ovviamente, Vegeta se ne era già accorto. Le levette d'attacco non funzionavano più.
«Dannazione! Kakaroth, devi cavartela da solo laggiù!»
«Rice-uto, -i pe-s-».
La voce di Kakaroth giunse a scatti e un forte boato fece sobbalzare l'astronave. Erano stati colpiti di nuovo.
Vegeta, con un gesto frustrato, si strappò il visore dal volto e lo gettò a terra.

- Registrati danni al motore sinistro -

«Merda!» sputò Radish, tentando di effettuare una manovra ad avvitamento che fece ribaltare tutti gli oggetti in cabina.
Poi, d'improvviso, una nuova esplosione. L'allarme principale iniziò a suonare, alto, assordante.

- Registrati danni al serbatoio. Rischio surriscaldamento. Registrati danni ai meccanismi di attacco inferiori. Registrati danni al rivestimento della sala controlli -

Vegeta spalancò gli occhi. La sala controlli era dove si trovava Kakaroth!
Si slacciò la cintura di sicurezza e scattò in volo verso gli ascensori, mentre Radish tentava di nuovo manovre per le quali era pressoché impossibile rimanere con i piedi a terra.
Un allarme stridulo e incessante proveniva dalla cabina di ascensore, il fumo lo investì non appena le porte automatiche si aprirono.
Tossì e imprecò rivolto agli Dei. Il cuore gli martellò nel petto e le imprecazioni si dispersero nella cabina di un ascensore che non dava la minima parvenza di rispondere alle chiamate. Rotto. Andato.
Kakaroth era bloccato di sotto e chissà in che condizioni era il piano inferiore. Vegeta digrignò i denti all'ennesimo rifiuto di funzionamento da parte dell'ascensore. Non aveva perso Kakaroth su Morvir, non avrebbe perso Kakaroth in quel diamine di angolo di universo! Non dopo tutto il tempo che ci aveva messo a ritrovarlo.
Stando ben attento a non incanalare troppa forza, puntò un dito sulla lastra del pavimento e lasciò andare un Ki-blast sufficientemente potente da fondere il metallo e crearci un passaggio. Si calò al piano inferiore, ma una densa nebbia di fumo nero gli oscurò la vista.
Chiuse gli occhi e si concentrò sull'aura di Kakaroth, sulla loro connessione, su quel Ki sempre più simile a quello di una volta. Lo guidò da lui e lo trovò vicino all'ascensore, quasi accasciato a terra. Vivo, per fortuna, e cosciente.
Lo trascinò di nuovo al varco nel soffitto e lo portò nel corridoio principale. Il fumo stava iniziando a disperdersi anche lì, ma almeno l'aria era respirabile.
Kakaroth tossì inginocchiato a terra, con le lacrime agli occhi e le guance nere dalla fuliggine.
Vivo e cosciente. Quella era l'unica cosa che a Vegeta importava. Tirò un sospirò di sollievo, anche se non era il caso di cantare vittoria.

«Urca» soffiò Kakaroth dopo aver ripreso fiato, con la voce quasi coperta dall'incessante suono dell'allarme. «Proprio non ci avevo pensato a distruggere il soffitto!»
«Perché sei un'idiota e non pensi mai!» sibilò Vegeta. Se non l'avesse recuperato sarebbe morto asfissiato, e il solo pensiero gli fece ribaltare lo stomaco nell'addome. O forse fu a causa della virata improvvisa di Radish.
«I blaster sono danneggiati, non possiamo più sparare!» disse Kakaroth, faticando per mantenere l'equilibrio.
Vegeta ringhiò di frustrazione. Dopo tutto quello che avevano fatto per arrivare fin lì, non avrebbero permesso ai sicari di un fottuto magnaccia violento di farli saltare per aria così. «Adesso mi sono stufato di giocare a Guerre Stellari. Metterò fine a questa battaglia a modo mio!» annunciò. Fu una vera fatica tenere a bada la trasformazione.
Con uno scatto volò fino al soffitto e aprì un nuovo varco verso il ponte superiore, e Kakaroth lo seguì senza capire quali fossero le sue intenzioni.
Si avviò verso la camera depressurizzata in sommità e, dopo averla aperta e attivato la leva di emergenza, ne uscì una tuta spaziale che lo avvolse in automatico.
«Vegeta, cosa stai facendo?!» domandò Kakaroth, nel panico.
«Radish, mi ricevi?» disse Sua Maestà nell'auricolare, ignorando la domanda di Kakaroth.
«Ti ricevo!»
«Devi cercare di volare il più possibile dritto per qualche minuto, mi hai capito?»
Ci fu una breve pausa, poi la voce di Radish gli risuonò nelle orecchie come un tuono.
«Che intenzioni hai, Vegeta? Cosa cazzo ci fai lì?!»
Probabilmente lo stava osservando dalle telecamere di sicurezza.
«Userò la tuta spaziale e farò fuori quei bastardi con la forza».
«È pericoloso! Stiamo andando troppo veloci, se la tuta dovesse strapparsi finiresti nel mezzo dell'universo senza ossigeno! Non farei in tempo a recuperarti!»
«Noi Saiyan non possiamo respirare nell'universo, ma possiamo sempre volare. Nel caso si strappasse, ti starò dietro e rientrerò su Caps12» insistette.
Vide Kakaroth spalancare gli occhi dal terrore.
Seppur vero che il fisico dei Saiyan non fosse progettato per vivere fuori dall'atmosfera, la dispersione dell'Aura li aiutava a mantenere stabile la temperatura corporea ed evitare il congelamento.
L'unico problema sarebbe stato l'ossigeno.
«È comunque rischioso, Vegeta...» la voce di Radish era piatta.
«Kūso! Non abbiamo altre soluzioni, lo vuoi capire?» ringhiò, poi avvertì Radish sospirare e bestemmiare tra i denti anch'egli in lingua Saiyan. Lo faceva sempre, sotto pressione.
«Sii rapido. Un lavoro veloce, intesi?»
«Ricevuto. Ora vola dritto, per l'amor dei Kaioh!» ghignò Vegeta e, premendo il pulsante, fece scattare il casco protettivo della tuta spaziale.
Ma, prima ancora di poter avviare la procedura di depressurizzazione, la mano di Kakaroth si aggrappò a lui per farlo voltare.
«Vegeta... stai attento» lo supplicò.
Vegeta strinse le labbra in imbarazzo, poi ghignò. Anche in passato era sempre stato così protettivo nei suoi confronti, quell'imbecille!
Ma lui era il Principe dei Saiyan, non sarebbe stato uno scontro con delle astronavi a ucciderlo.
«Ora, Kakaroth, ti darò una dimostrazione pratica di come fare il culo ai nemici!» annunciò.
Kakaroth storse le labbra in un sorriso amaro. «Baka» gli disse, ghignando.
Vegeta spalancò gli occhi. Se lo ricordava! Si era ricordato come lo chiamava, un tempo, in lingua Saiyan.
E anche se gli aveva appena dato dell'idiota – e gliel'avrebbe fatta pagare, prima o poi – Vegeta sorrise a sua volta.
«Baka!» replicò e, dopo averlo allontanato con uno spintone, si richiuse la camera depressurizzata alle spalle.
Era il momento di fare fuori qualche sicario.

 

 
Odiava lo spazio aperto. L'aveva sempre odiato, sin dai tempi in cui era stato costretto a far saltare in aria pianeti per conto di Freezer, dalla sua navicella monoposto. Sentire il freddo dell'universo sulla pelle era terribile, era come essere punto da centinaia di spilli tutti insieme.
Una vera fortuna che quella tuta spaziale lo proteggesse da quella sensazione. Ma non dalla sensazione di smarrimento di trovarsi in mezzo alle stelle, letteralmente.
Le stelle erano belle da vedere da lontano. Magari seduto su un tronco, magari con qualcuno seduto accanto. Che pensiero schifosamente romantico!
Vegeta borbottò e la sua voce risuonò ovattata dentro al casco, mentre dalla cabina di depressurizzazione veniva sobbalzato nello spazio aperto. Si sentì mancare l'aria, quando a causa dell'elevata velocità venne sobbalzato indietro con il solo cavo dell'ossigenazione attaccato all'altezza della schiena. Non si aspettava che fossero davvero così tanto veloci. Troppo, troppo veloci persino per lui. Fece davvero fatica a starci dietro, il cavo tirava, scricchiolava, ma non avrebbe potuto trasformarsi in Super Saiyan o avrebbe fuso la tuta spaziale.
Una serie di raggi blaster nemici lo sfiorarono sulla destra, poi sulla sinistra. Alcuni colpirono di nuovo l'astronave. Non c'era tempo per riflettere sull'ossigeno, o sul rimanere ancorati lì. Avrebbe dovuto agire.
Si voltò verso le tre astronavi rimaste e, immagazzinando quanta più energia possibile tra le mani, si preparò all'attacco.
I guanti della tuta si fusero fino agli avambracci, e sperò che questo non compromettesse l'ossigenazione dell'intera armatura.
«Figli di puttana, adesso vi sistemo io» ruggì Vegeta e, dopo aver creato una sfera luminosa, puntò entrambe le mani unite verso i nemici. «FINAL FLAAASH!»
Un fascio di energia si librò nello spazio aperto, potente, continuo, luminoso. Un fascio di luce che andò a estinguersi sulle tre navi nemiche, disintegrandole.
La deflagrazione fu devastante. Una forte onda d'urto colpì Caps12RC e la fece sobbalzare in avanti. Il contraccolpo sospinse anche Vegeta, ma il cavo si spezzò.
Il Principe rimase indietro rispetto alla nave che, veloce, riprese la sua corsa a ritmo normale. Avvertì l'ossigeno venirgli meno.
«RALLENTA!» gridò con l'ultimo fiato che gli rimase in gola, ma il collegamento era interrotto. L'ossigeno diminuì drasticamente.
Vegeta strizzò gli occhi e utilizzò le ultime forze per trasformarsi con l'Ultra Istinto e volare più veloce, la tuta si disintegrò completamente ma tanto era inutile. Il freddo dello spazio gli punse le guance come spilli.
Volò con tutte le forze che gli rimanevano in corpo, ma l'astronave era lontana. Sarebbe davvero morto così? Nel mezzo dell'universo?
Era quello il suo destino?

Però, ad un tratto, l'ultimo motore dell'astronave esplose e l'astronave iniziò a perdere di velocità. La vista di Vegeta si offuscò, la trasformazione si disperse.
Era vicino, c'era quasi. Li aveva raggiunti. Con le ultime forze che gli rimanevano entrò nella camera depressurizzata e si lasciò cadere, la vista oramai oscurata.
Ossigeno. Respirava. A fatica, ma respirava. Il rumore del portellone gli giunse con un fischio, poi due braccia lo cinsero.
«Oh, Kami!» un sussurro. Kakaroth.
Vegeta si aggrappò a lui per non cadere. Quella sarebbe stata la scusa ufficiale. Non stava affatto rispondendo all'abbraccio, nossignore. Si stava solamente tenendo in piedi in attesa che i suoi occhi la smettessero di vedere luci colorate in mezzo al buio.
«Hai... visto? È così... che si fa... il culo ai nemici!» ridacchiò Vegeta, impertinente.
«Rischiando di rimetterci la pelle? È proprio da te. Hai fatto lo stesso con Toppo durante il Torneo del Potere e contro Majin Bu» gli rispose Kakaroth, poi mollò la presa e gli occhi di Vegeta cessarono di vedere miliardi di puntini luminosi. Solo il sorriso di un idiota e, alle sue spalle, un altro idiota.
«Razza di pazzo con le manie da suicida!» grugnì Radish, tossendo in una nube di fumo nero proveniente dal piano inferiore.
«Intanto questo pazzo vi ha salvato le chiappe» replicò Vegeta, con la voce oramai coperta dal suono incessante dell'allarme.
«Mi piacerebbe dirlo, ragazzi... ma abbiamo un grave problema» mormorò Radish.
Non che non l'avessero già notato tutti. L'astronave era ridotta una schifezza, il fumo stava iniziando a salire anche sul ponte superiore e l'allarme stava iniziando a causargli un gran mal di testa.
«Sì, lo vedo. Come lo risolviamo?»
Radish strinse i pugni e abbassò il volto.
«... non lo risolviamo».
«CHE COSA?» gridarono Goku e Vegeta all'unisono.
In che senso non avrebbero potuto risolverlo? L'astronave era oramai spacciata? Verosimile, ma ne avrebbero comprata un'altra non appena qualcuno fosse giunto a recuperarli e portati su un attracco portuale.
Eppure qualcosa non andava: il volto di Radish era troppo, troppo poco ottimista. Non fu complesso capirne il perché, e non fu piacevole.
«Sono saltati i sistemi di sicurezza, il fumo sta riempiendo l'astronave, non appena l'aria si saturerà non faremmo neanche in tempo a morire asfissiati. In pochi minuti qui salterà in aria tutto» annunciò infine.
Erano fottuti.


«Oh, merda!» Kakaroth diede voce ai pensieri di sua maestà, sempre con quel linguaggio che non gli apparteneva ma che, in fin dei conti, era molto più opportuno del previsto.
«Kakaroth, dimmi che ti ricordi come ci si teletrasporta» lo supplicò Vegeta, poco speranzoso.
Egli si irrigidì e increspò le labbra. Il fumo continuò a salire, e persino l'allarme sembrò farsi sempre più acuto, martellante, ansiogeno.
«Io... no, non ne ho idea, mi dispiace» rispose infine, dopo aver tentato di ricordare.
«Due dita sulla fronte? Ricercare Aure?» lo spronò Vegeta, cercando di imitare il tipico gesto della trasmissione istantanea. Mai come in quel momento avrebbe voluto averla appresa.
«N-no... dannazione! Non ricordo davvero, so di poterlo fare ma non so come si fa!» ruggì Kakaroth, frustrato. Un rumore assordante dal piano di sotto li fece sobbalzare. Forse stava iniziando a crollare tutto, non gli rimaneva molto tempo. Forse niente.
Sarebbero morti lì dentro in quel cesso di astronave. Beh, sarebbero morti davvero, se solo Radish non fosse stato il figlio di puttana migliore dell'universo.
«Ok, ragazzi... c'è una cosa. Ricordate su Niwre, nell'Universo Otto? Ho pensato che sarebbe stato utile avere un mezzo di scorta dopo che ci è successa quella cosa al sistema di ossigenazione» disse e, lentamente, aprì il pugno destro mostrando una piccola capsula Oplà. La lanciò poco distante sul ponte e ne emerse una piccola navicella un po' malandata, tonda e dal muso appuntito. «Ehm, l'ho vinta giocando a Sabaq col meccanico. Beh, in verità ho barato, quell'idiota non si è accorto di un ca-»
«Radish, sei un genio!» trillò Kakaroth, entusiasta.
Oh, Vegeta non poté fare a meno di concordare. Il problema, però, fu piuttosto evidente ai suoi occhi.
«Ma... ma...» balbettò e osservò il mezzo, poi sollevò lo sguardo sugli occhi di Radish. Non c'era molta gioia in essi, non come al solito.
«Già... è monoposto. Come quelle Saiyan, omologata per una persona, massimo in due se ci si stringe. Però, beh, se ci dovessi entrare io non ci starebbe nessun altro. Quindi... prendetela voi e scappate da questo Inferno» concluse Raidsh, con le sopracciglia aggrottate ma la testa alta di orgoglio.


Vegeta sussultò. Gli stava davvero dicendo di scappare e lasciarlo indietro?! Si stava... si stava davvero mettendo da parte per lasciarli sopravvivere?
«No, Radish, non possiamo lasciarti qui!» ringhiò Kakaroth, aggrappandosi agli avambracci del fratello.
«NON DIRE CAZZATE, FRATELLINO!» lo redarguì, severo. «Siamo finiti in questo casino per le conseguenze delle mie azioni, quindi è giusto così» aggiunse, poi ghignò. «Visto? Se me ne fossi fregato di salvare quel poveraccio non saremmo qui. Neanche un'ultima scopata in santa pace, mi sono fatto!» ridacchiò.
Nessun altro rise. Non c'era niente da ridere, sebbene quell'imbecille fosse un vero e proprio buffone. Non c'era assolutamente niente da ridere, perché presto nemmeno il buffone avrebbe più riso.
«No...» sussurrò Kakaroth con voce strozzata, in panico, ma Radish fu imperativo.
«Dovete fare in fretta, potrebbe saltare tutto in aria anche adesso e nessuno si salverebbe! Forza, creerò un passaggio nella paratia, così potrete scappare».
«Radish...» soffiò Vegeta, arrendevole.
«Vegeta... sai anche tu che è la cosa più saggia da fare» gli rispose, mettendogli una mano sulla spalla.
Certo che lo sapeva! Non era stupido, era anche a conoscenza che il protocollo spaziale prevedesse esattamente quello. Le situazioni di emergenza andavano gestite con il minor dispendio di vite umane. E quella era una situazione di emergenza.
Un vero peccato che non si trovassero più nell'esercito di Freezer dove ognuno pensava per sé, dove una vita valeva solo per la guerra. Non erano più schiavi, mercenari, soldati, burattini privi di sentimenti.
Lasciare indietro Radish non voleva dire perdere semplicemente un membro dell'equipaggio. Non più.
«Ma...»
Radish si mise a ridacchiare.
«Ehi, vedi che alla fine ti mancherò?»
Vegeta storse le labbra in un sorriso amaro. Quel maledetto figlio di puttana che metteva a dura prova la sua dignità! 
Vegeta se ne era già reso conto diverso tempo prima, ma non aveva mai voluto fare troppo i conti con il fatto che Radish fosse stato quanto di più simile a un amico per lui, in passato. In quel momento farci i conti era inevitabile. 
«Oh, taci!» gli disse. Non avrebbe voluto che la sua voce tremasse così tanto.
Kakaroth, però, non si sforzò per nulla di mantenere un contegno.
«Non possiamo lasciarlo qui, Vegeta, ti prego!» urlò, in preda al panico. L'astronave tremò di nuovo, non c'era tempo da perdere.

Sua Maestà gli lanciò un'occhiata sufficientemente perentoria da fargli capire che, purtroppo, quella sarebbe stata l'unica cosa giusta da fare. Gli afferrò un braccio per tenerlo fermo, poi si rivolse di nuovo a Radish. Non si sarebbe permesso di lasciare le cose così come stavano.
«Radish, ti riporteremo in vita» ringhiò, puntandogli il dito contro.
«Tra cinquant'anni?» rise Radish, e Vegeta trasalì di nuovo. «Sto scherzando, sto scherzando!»
«Radish, guardami, è una promessa!» Il tono di Vegeta suonò quasi come una minaccia mentre tentava di trascinare Kakaroth in quella insulsa navicella.
«Non ti conviene, Vegeta, ti farò pentire di essere stato così sentimentale!» Anche quella era una minaccia. Sua Maestà sapeva che sarebbe stato vero, ma non gli importava niente. L'avrebbe riportato in vita lo stesso, ad ogni costo. Poi l'avrebbe ammazzato di nuovo con le sue stesse mani, ovviamente. «MUOVETEVI, ORA!» urlò infine Radish.
«RADISH!» urlò Kakaroth, allungando una mano verso di lui.
Questi sorrise di nuovo mentre la loro navicella si apriva.
«Vai, fratellino. Starete belli stretti su quell'astronave! Spassatevela!» rise ancora.
Oh, sì, Vegeta lo avrebbe resuscitato solo per poterlo ammazzare di nuovo.
Costrinse Kakartoh dentro l'astronave monoposto e, a fatica, ci si addentrò anch'egli sedendosi praticamente in braccio a lui. Quello era uno smacco indecente, e Radish rise talmente forte da superare persino il suono acuto dell'allarme.
Vegeta, però, non ce la fece a odiarlo per davvero. Soprattutto quando il portellone si chiuse e li salutò dall'oblò con quel sorriso da cretino impertinente.


Sua Maestà non avrebbe mai, mai pensato che il suo cuore potesse davvero andare in pezzi per un imbecille del genere. Un imbecille che aveva ragione: era diventato davvero un patetico sentimentale.
Con le ginocchia di Kakartoh infilate nelle costole e le gambe attorcigliate in qualche modo, Vegeta avviò i motori, Radish puntò il proprio dito verso la paratia e creò un passaggio abbastanza ampio da farli passare.
Dopo un ultimo sguardo partirono a gran velocità nello spazio aperto e, come se già le sue emozioni non fossero abbastanza messe a dura prova, l'ultimo pezzo di dignità andò a esaurirsi quando Vegeta avvertì Kakaroth tremare come una foglia per trattenere i singhiozzi.
Avrebbe voluto fare qualsiasi cosa per rendere quel momento meno duro ma, prima ancora di poter aprire bocca, un rumore assordante li colpì alle spalle. Un contraccolpo, una serie di esplosioni che illuminarono l'universo.
E, quando si voltarono per osservare lo spazio attraverso l'oblò, Caps12RC era oramai ridotta in polvere e fumo.


 
Continua...

Riferimenti:
-Nel manga Vegeta dichiara che "i Saiyan non possono combattere e sopravvivere nello spazio aperto", mentre nell'anime all'inizio dello Z si vede che Vegeta è in piedi fuori dalla sua navicella per far esplodere un pianeta. Ho pensato che forse si trovava vicino all'atmosfera di esso per poterlo fare, quindi ho ipotizzato che il loro corpo possa sì resistere nello spazio, ma non possano respirare. Questa è solo un ipotesi, in quanto nella serie l'informazione non è chiara.
-Kūso è un imprecazione in lingua giapponese che, come già enunciato nei precedenti capitoli, ho utilizzato per rappresentare la lingua madre dei Saiyan. Lo stesso vale per Baka : idiota.
-Ovviamente tutta la battaglia spaziale con le astronavi è piena zeppa di riferimenti a Star Wars xD

ANGOLO DI EEVAA:
... e bentornata a me, pronta a prendermi una shitstorm subito dopo le vacanze per questo capitolo xD 
Ok, mi conferisco il permesso di odiarmi pubblicamente. Sono sadica, lo so, anche se comunque questo è uno dei capitoli che preferisco di tutta la storia.
Radish T_____T il mio bambino, non avete idea di quanto sia stata dura scrivere del suo sacrificio, ma mi sembrava oramai piuttosto in linea con il suo personaggio e il suo ruolo in questa storia. Lo avevo già detto che avrebbe avuto un'importanza più che fondamentale, e questo è stato il suo picco indubbiamente. 
Ma avete sentito la promessa di sua maestà: faranno di tutto per riportarlo in vita. Fidiamoci del principone!
Vi aspettavate questo risvolto alla Star Wars? Avete temuto che fosse Vegeta a morire nello spazio? O Goku nell'esplosione del ponte inferiore? Hanno rischiato la pellaccia tutti in questo capitolo.
In mezzo a tutto questo casino però non dimentichiamoci di quanto successo all'inizio: c'è mancato tanto così perché i due piccioncini piccioncinassero. Mannaggia ai maledetti sicari spaziali!
Che dire... mancano tre capitoli, saranno intensi, ci sono ancora parecchie cose da risolvere. Tipo il problema della memoria di Goku, il problema della morte di Radish e dare una soluzione al rapporto tra questi due. DAJE! 
Spero che stiate tutti bene e che abbiate passato delle buone vacanze. Io sono prontissima a ripartire con le pubblicazioni e con la scrittura, dopo questa storia ce ne sono già pronte altre due, sappiatelo :D
Un abbraccio,
Eevaa


 

Nel prossimo capitolo!
«Ho una domanda, anche se forse già lo dovrei sapere» disse Kakaroth. Vegeta accigliò lo sguardo. «Perché continui a farti chiamare principe, anche se sei tecnicamente il Re?»
Quella era una domanda inaspettata, ed era una strana coincidenza che l'unico che conoscesse davvero quella risposta fosse niente meno che Radish.
Non ne aveva mai più parlato con nessuno.
  
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