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Autore: mikimac    02/09/2021    1 recensioni
L'Isola è di nuovo in pericolo. Un nemico subdolo e feroce minaccia la sicurezza degli Omega, costringendo Sherlock e John a tornare nel Mondo Esterno.
Genere: Angst, Fantasy, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie 'A Kind of Magic'
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Pain

 Pain!


You made me a, you made me a believer, believer
Pain!
You break me down, you built me up, believer, believer
Pain!
I let the bullets fly, oh let them rain
My life, my love, my drive, it came from…
Pain!
You made me a, you made me a believer, believer.

 

Believer

 

 

 

Un silenzio inorridito cadde sul nostro piccolo gruppo. Tanti sacrifici, tanti Omega morti per proteggere il nostro segreto e tutto era stato vanificato da un amore sbagliato. Uno strano suono arrivò alle mie orecchie. Non capivo che cosa fosse, ma ne trovai presto la fonte: era James Moriarty.

Stava ridacchiando.

Lo fissai allibito. La sua risata si fece sempre più rumorosa e piena di scherno.

Mycroft era stato il primo a riprendere il controllo e contattò la sua assistente con un walkie talkie: “Anthea, il radar segnala navi in avvicinamento?”

Ci fu un lungo minuto di silenzio, prima che all’apparecchio gracchiante si sentisse la voce della giovane Alfa. Dal tono grave capimmo subito che non erano buone notizie: “Sì, signore. Ci sono una decina di imbarcazioni, che si stanno dirigendo verso l’Isola. Provengono un po’ da tutte le direzioni. Le prime arriveranno tra meno di un’ora. Signore… se sono tutti complici di Moriarty, non riusciremo a difendere l’Isola da questo attacco.”

“La signorina è molto gentile a preoccuparsi per noi, ma quello che dice non è del tutto vero. – intervenne una voce pacata, dalle nostre spalle – Esiste un modo per mettere in sicurezza gli Omega e l’Isola. Questo, però, comporterà un grande sacrificio da parte di qualcuno.”

Ci voltammo verso il nuovo arrivato. Severus McGranitt ci aveva raggiunto, seguito dai bambini, che si guardavano attorno un po’ spauriti. Quando ci vide, Greg corse verso me e Sherlock, con le braccia spalancate: “Papà! Papà! Sei tornato!”

Mi inginocchiai e lo strinsi a me. Greg mi gettò le braccia al collo e strinse con tutta la forza che aveva. Lo sentivo tremare. Alzai gli occhi e incontrai lo sguardo del mio figlio maggiore. Mycroft teneva in braccio Will, troppo piccolo per capire che cosa stesse accadendo. Allungò le braccia verso me e Sherlock, piagnucolando. Mycroft lo sostenne in modo che non gli cadesse dalle braccia. Il viso del mio figlio maggiore era serio e il portamento rigido. Stava cercando di non apparire spaventato, ma lo sforzo era chiaramente visibile. Sherlock si avvicinò a lui e prese Will, stringendolo a se. Allargai un braccio, facendo segno a Mycroft di raggiungere Greg, fra le mie braccia. Lui lo fece, senza farselo ripetere. Lo sentii rilassarsi.

“Oh che bel quadretto. – canticchiò Moriarty, in modo canzonatorio – Sono bei bambini. Mi faranno guadagnare tanti soldi al mercato degli Omega, ap…”

Non terminò la frase. Lo vidi volare in terra, colpito da un’onda magica.

“Maledetto bastardo. Non avrai i nostri bambini!” Ringhiò Sebastian.

Mi staccai dai miei figli, cercando di raggiungere Seb. Sapevo che era sconvolto, ma attaccare James avrebbe ucciso anche lui, non solo l’Alfa: “Fermati, Seb! Non è così che risolveremo il problema!”

Un’altra onda magica travolse Moriarty, sollevandolo e lanciandolo contro un albero. Sebastian cadde in ginocchio, urlando di dolore: “Sarà l’ultima cosa che farò, ma lui non godrà i frutti del suo tradimento!”

Con un urlo disumano, Sebastian scaricò tutta la propria forza magica sul compagno. Moriarty era troppo stordito per reagire. I due giovani uomini furono avvolti da un alone rosso fuoco e svanirono nel nulla.

Mi bloccai, a pochi passi dal posto in cui si era trovato Seb. Fissavo l’erba, appiattita e leggermente bruciacchiata. I bambini piangevano, ora veramente spaventati. Mi voltai e vidi Greg, Severus, Sherlock, i militari e persino Mycroft, cercare di consolare e calmare i piccoli Omega terrorizzati. Gli altri Omega adulti non tardarono ad arrivare, richiamati dal frastuono provocato da ciò che era accaduto.

La morte di Moriarty, però, non aveva messo in salvo l’Isola.

Le navi dei suoi complici si stavano ancora avvicinando.

 

L’agitazione e il panico stavano travolgendo tutti gli Omega. Nessuno vedeva una via d’uscita. La Barriera era stata abbattuta e ci sarebbe voluto troppo tempo per innalzarla un’altra volta. Inoltre, non sapevamo con quali armi fossero equipaggiate le navi che stavano arrivando. Non avevamo la sicurezza che la Barriera potesse reggere a qualsiasi tipo di attacco. Nel corso dei secoli, era stato il segreto della nostra esistenza a proteggerci, più della Barriera magica che circondava l’Isola.

“Amici, non siate così spaventati. – la voce rassicurante di Severus e il suo sorriso dolce erano quasi assurdi, in quella circostanza – Prendete i bambini e andate alle vostre case. Andrà tutto bene. L’Isola presto sarà di nuovo sicura.”

La calma e la sicurezza, con cui Severus aveva pronunciato quelle parole, risollevarono il morale degli Omega. Qualcuno ebbe il coraggio di fare un timido sorriso. La piccola piazza antistante il Palazzo del Consiglio si svuotò velocemente.

“Che cosa intendeva dicendo che c’è un modo per proteggere l’Isola?” Domandò Mycroft, in modo pratico.

Severus lo fissò per qualche secondo, prima di rispondere: “La Barriera originale è stata creata dagli Omega, quando furono sicuri di essere tutti sull’Isola. Esiste, però, un incantesimo, che può creare una Barriera molto più potente e quasi indistruttibile. Per lanciare questo incantesimo, però, è necessaria l’azione congiunta di tre Alfa e un Omega, che si trovino al di fuori dell’Isola, e dei nostri maghi più potenti.”

Severus parlava guardando me. Il suo sguardo era carico di tristezza e compatimento. Sapevo che cosa sarebbe accaduto, ma avevo bisogno di sentirmelo dire a voce alta. Posi la domanda, già conoscendo la risposta: “Che cosa farà il nuovo incantesimo?”

“Sposterà l’Isola in uno spazio e in tempo sfasati da quelli del Mondo Esterno. Noi saremo qui, ma nessuno potrà più raggiungerci. Lo stesso incantesimo rallenterà ulteriormente lo scorrere del tempo sull’Isola. Per uno dei nostri anni, all’esterno trascorreranno almeno una decina di anni. Questo ci permetterà di non dover mandare più i nostri giovani nel Mondo per essere ingravidati per molto, molto tempo. Forse, per allora, potremo veramente palesarci agli Alfa e formare con loro quel nuovo mondo, cui tutti aneliamo.”

Guardai i miei figli. Le lacrime mi offuscavano la vista. Non li avrei mai più rivisti, ma sarebbero stati al sicuro. Come potevo separarmi da loro per sempre? Come potevo lasciare che cadessero nelle mani degli Alfa? Ero lacerato.

Una mano prese una delle mie e strinse forte: “Non esiste un altro incantesimo? Uno che consenta almeno all’Omega di rimanere sull’Isola?” Era stato Sherlock a porre la domanda. Anche l’idea di separarmi da lui per sempre mi faceva inorridire. Possibile che non esistesse un modo per salvare l’Isola senza che il mio cuore andasse in pezzi?

“Mi dispiace.” Sussurrò Severus.

Strinsi la mano di Sherlock, prima di lasciarla e di andare verso i miei figli. Presi Will dalle braccia di mio padre e strinsi a me Greg e Mycroft con l’altro braccio: “Obbedite al nonno e a zio Michael. Vi voglio bene.” Mormorai, mentre lasciavo un leggero bacio sulla testa di ognuno di loro.

“Non ti preoccupare, baderò io a loro.” Mi rassicurò Mycroft. Io sorrisi.

“Non mi aspetto nulla di meno da te, Myc. – intervenne Sherlock, stringendoci fra le sue braccia – I fratelli maggiori devono sempre prendersi cura dei minori. Io so che sarai eccezionale, perché tuo padre lo è stato con me. Racconta a Will di noi. Lui non potrà ricordarci, ma tramite te, saprà che siamo stati costretti a lasciarvi perché vi amiamo più di ogni altra cosa al mondo.”

Non avrei mai voluto sciogliere quell’abbraccio, ma non avevamo molto tempo. Il calore dei miei figli si impresse sulla mia pelle e io sperai che vi rimanesse per sempre.

 

Tornammo sulla nostra imbarcazione, portando con noi gli uomini di Moriarty come prigionieri. Sulla spiaggia dell’Isola si allinearono una decina di maghi, a distanza di circa un paio di metri l’uno dall’altro. Ci allontanammo, prendendo il largo.

“Tra al massimo venti minuti le prime navi arriveranno in vista dell’Isola.” Ci informò Anthea.

“Grazie. Ordina di fermare i motori e scendete sottocoperta. Che nessuno salga, qualsiasi cosa accada, che nessuno torni sul ponte fino a quando lo dirò io.”

La donna annuì. In pochi minuti sul ponte eravamo rimasti solo Mycroft, Greg, Sherlock ed io.

Mi voltai verso Greg e Mycroft: “Mi dispiace. Non ho nemmeno avuto il tempo di spiegare ai bambini chi foste. Mi sarebbe piaciuto presentarveli, farvi parlare con loro, ma…”

Greg mi mise una mano su una spalla: “Non avevamo tempo. Come non lo abbiamo ora.”

Annuii con un gesto secco. Mi voltai nuovamente verso la spiaggia dell’Isola. Severus ci aveva spiegato che cosa fare. Ci allineammo anche noi. Io davanti. Sherlock, Greg e Mycroft dietro di me a circa un metro l’uno dall’altro. Chiusi gli occhi e allargai le braccia, iniziando a pronunciare le parole dell’incantesimo. Più le ripetevo, più l’aria intorno a me diventava incandescente. Un vento magico mi avvolse e mi sollevò dal ponte, quando la mia energia magica si unì a quella dei tre Alfa, che facevano parte della mia vita. Aprii gli occhi di scatto. Stavo praticamente urlando le parole, con i palmi rivolti verso la spiaggia. Dalle dita partirono dei raggi di energia, che si unirono a quelli provenienti dall’Isola. Un vento sempre più violento e caldo mi investì, ma non mi spostai di un millimetro.

Vidi la Barriera emergere lentamente dal mare e salire sempre più in alto. Alle sue spalle, l’Isola scompariva, pezzo dopo pezzo. Quando fu completamente avvolta dall’energia magica, un bagliore accecante mi costrinse a chiudere gli occhi. Ricaddi pesantemente sul ponte. La braccia di Sherlock mi avvolsero e mi strinsero, ma io sentivo solo gelo, dentro di me. Aprii gli occhi e guardai oltre il parapetto della nave.

L’Isola non c’era più.

 

Sono trascorsi anni, da quel triste giorno. Sherlock ed io ci siamo costruiti una vita qui a Londra. Viviamo ancora al 221B di Baker Street. Il nostro amore ci unisce come non mai. È stato la nostra salvezza. L’ancora che ci ha impedito di impazzire. Io ho trovato lavoro come medico nel pronto soccorso di una piccola clinica, ma faccio anche da assistente a Sherlock nei suoi casi. Sherlock è un consulente investigativo e aiuta la polizia in quei casi complicati o strani che non riuscirebbero a risolvere, senza la mente brillante del mio magnifico marito.

Dell’Isola non abbiamo più saputo nulla.

Questo diario si chiude qui. Come ho scritto all’inizio, lo nasconderemo nella speranza che venga rinvenuto quando finalmente gli Omega potranno ricongiungersi con il resto mondo, per creare una civiltà nuova. Forse migliore. Lo spero molto, perché questo darebbe un senso al dolore che mi accompagna ogni giorno, per la separazione dai miei figli. Ciò che mi consola, è la consapevolezza che loro stiano bene. Le loro rose sono ancora boccioli freschi e dai colori vivi. Non un solo petalo è caduto. Sono sulla mensola del camino, ognuna sotto la propria cupola di cristallo. Quando non siamo impegnati in un caso, Sherlock ed io ci mettiamo sul divano, abbracciati, e le guardiamo, cercando di immaginare che cosa stiano facendo i nostri figli. Sapendoli al sicuro e felici.

 

FINE

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

Ogni storia che arriva a conclusione è una soddisfazione, perché chi la scrive cerca di fare del proprio meglio per intrattenere chi legge, ma è anche un po’ triste, perchèsi tratta pur sempre di una fine.

Come questa.

 

Grazie a chi abbia letto il racconto.

 

Ciao.

 

 

 

 

   
 
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