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Autore: Helen_Book    24/09/2021    1 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Per tutto il giorno, Eileen aveva avuto la testa tra le nuvole.

Una volta congedatasi da Mala, era ritornata alla sua postazione, rimettendosi a lavoro. C'era tanto da fare, eppure per diversi motivi non riusciva a concentrarsi.

Tutto si era evoluto così velocemente, da non aver avuto il tempo di metabolizzare gli ultimi eventi.

Mala era partita e non era neanche riuscita a parlarle del Pazzo e del bigliettino che conservava ancora in tasca. 

In più, era preoccupata per le conseguenze che l'amica avrebbe dovuto subire una volta tornata al branco.

"Non ti preoccupare, ho la scorza dura" le aveva detto, rassicurandola.

Il sorriso triste non aveva raggiunto gli occhi chiari.  

Le aveva dato alcune pacche sulla spalla che si erano poi trasformate in un abbraccio intenso e impregnato di significato.

Avevano condiviso così tanto insieme e ora erano costrette a dividersi.

Eileen si era morsa l'interno della guancia con i denti, imponendosi di non piangere.

Sebbene Roman fosse al suo fianco e sapesse di non essere sola, il suo compagno era all'oscuro di molte cose.

Sin da subito, Mala ed Eileen avevano capito di essere spiriti affini.

Con lentezza e poi tutto in una volta, avevano riconosciuto il valore della loro amicizia.

E ora erano costrette a separarsi, a tempo indeterminato, senza sapere cosa il futuro avrebbe riservato ad entrambe.

E poi c'era il Pazzo.

Ancora non riusciva a capire il motivo per cui aveva deciso di conservare il suo biglietto.

Ogni volta che ne aveva la possibilità e sapeva di essere sola, tirava fuori il pezzetto di carta e rileggeva quell'unica parola scritta con foga.

Scappa.

Ogni volta era come la prima: un brivido le scuoteva la colonna vertebrale, i peli le si rizzavano, mentre le mani iniziavano a tremarle.

Aveva bisogno di incontrarlo nuovamente, non poteva continuare a scervellarsi sul significato di quella parola.

Non ne trovava il senso, punto.

Per quale motivo, però, le reazioni del suo corpo sembravano conoscere la risposta?

Il rumore metallico della bacinella tra le mani, la destò dai pensieri ingombranti.

Solo allora si accorse che ciò che poco prima teneva tra le mani, si era riversato a terra, attirando su di sé tutta l'attenzione dell’ospedale.

In particolare, degli altri medici.

Pochi sopportavano la sua presenza: “un’intrusa che ha a che fare con la salute della nostra gente”.

Una frase che aveva sentito pronunciare di sfuggita, in un momento di lucidità, in cui non era impegnata a pensare.

Non poteva biasimarli. Ogni branco vedeva con sospetto chi non ne faceva parte.

Eileen si inginocchiò subito, provando a porre rimedio al suo disastro.

Sentiva gli sguardi degli altri medici forarle la schiena.

Due piedi entrarono nella sua visuale.

"Prenditi una pausa" le riferì la signora anziana che era solita seguirla come un'ombra.

Non lo disse con tono sprezzante.

Anzi, sembrava quasi provare compassione per lei.

Ma non poteva averne la certezza, la neutralità della sua voce non tradiva alcuna emozione.

Eileen non se lo fece ripetere due volte.

Raccolse tutto e corse via fuori dall'edificio.

Respirò aria fresca a pieni polmoni e trovò riparo sotto un albero.

Casa.

Appoggiò la testa al tronco e si maledì per come stava gestendo il tutto.

Cercava di raccogliere pezzi di se stessa e di incastrarli poco alla volta.

Aveva provato così tante emozioni in quei pochi giorni che in tutta la sua vita.

Felice, triste, ansiosa, arrabbiata, spaventata, confusa.

Come affronterai il padre di Roman in queste condizioni?

La rimproverò la sua coscienza.

Non poteva darle torto.

Doveva essere in ottima forma e nel pieno delle forze.

Il solo pensiero di avere Roman al suo fianco, la faceva sentire più leggera e più fiduciosa verso il futuro.

Una strana inquietudine, però, si insinuava in ogni pensiero felice.

L’immagine del bambino con gli occhi color nocciola le ricordò quanti interrogativi erano rimasti in sospeso.

Avrebbe avuto il coraggio di imporsi e pretendere delle risposte?

La voglia di essere accettata dal branco scalpitava dentro di lei.

Per tutta la sua vita, si era sentita un’emarginata e ora finalmente aveva la possibilità di far parte di qualcosa.

Lo sapeva che se avesse incominciato a scavare, non si sarebbe più fermata, mettendo a rischio la relazione tra lei e Roman.

Si prese la testa tra le mani e iniziò a massaggiarsi le tempie.

Il mal di testa era dietro l’angolo.

In realtà, hai già iniziato a scavare.

Puntualizzò la sua coscienza.

In diverse situazioni, aveva sentito un bisogno viscerale di zittirla.

Anche in quel momento, sentiva una certa urgenza di soffocarla.

“Cavolo, non ti ho mai vista così arrabbiata” affermò una voce femminile. Sembrava divertita.

Alzò la testa e incontrò uno sguardo amico. 

Ella aveva un blocco di fogli sulle ginocchia e una matita in mano.

Anche lei seduta sotto un albero, le sorrideva.

L’espressione stanca e provata, la sorprese.

Non era in via di guarigione? La malattia è ritornata?

Intanto le sorrise in risposta.

Voleva avvicinarsi a lei, per poter comunicare, ma l’ultima volta se n’era andata, senza dire una parola.

Non capiva se ci fosse o meno un confine tra loro che non poteva oltrepassare.

Con difficoltà, Ella si alzò e compì i primi passi verso di lei, fugando qualsiasi dubbio.

Per poco non perse l’equilibrio, ma subito lo riacquistò, sedendosi poi al suo fianco.

“Ti piace il mio disegno?” chiese con un po’ di affanno.

Eileen la scrutò, cercando di capire cosa non andasse.

Voleva visitarla e avere maggiori informazioni sulle sue condizioni.

In attesa di una sua risposta, Ella la fissava.

Spostò gli occhi sul foglio e con stupore si accorse di essere il soggetto della sua composizione.

L’aveva ritratta nell’esatto momento in cui aveva la testa tra le mani.

Gli occhi chiusi, l’espressione concentrata e alcune rughe sulla fronte suggerivano che i suoi pensieri non era piacevoli.

Quella ragazza disegnata sembrava avere il peso del mondo sulle spalle.

In pochi secondi, attraverso uno schizzo, era riuscita a cogliere le sue emozioni perfettamente.

Sfilò il piccolo taccuino dalla tasca e scarabocchiò qualche parola.

Sei bravissima.

Entusiasta, Ella le mostrò altri disegni: “Mi annoiavo e allora ho pensato di riprendere a disegnare” continuò porgendole diversi fogli che ritraevano sagome di persone che conosceva solo di vista o che non conosceva per niente.

“È da tempo che disegno, ora che ho tanto tempo libero, ho messo insieme vecchi e nuovi ritratti…” la tosse interruppe la frase a metà.

Aveva forti difficoltà a respirare.

I disegni caddero per terra, si sporse in avanti, in cerca di ossigeno.

Eileen andò in suo soccorso, aiutandola ad assumere una posizione che la aiutasse a riprendersi.

A contatto con la sua pelle, si accorse che aveva il corpo freddo.

Tutti quei segnali suggerivano notizie spiacevoli.  

Com’è possibile?

Una volta che riuscì a calmare la tosse, si girò verso di lei: “Non sto messa proprio bene. Volevo vedere il mio bambino, ma la malattia è tornata.”

Il sorriso era scomparso. Leggeva il terrore nei suoi occhi.

La paura di chi sa che potrebbe non guarire più.

Lo stomaco le si contorse davanti alla disperazione mista a consapevolezza della giovane donna.

“Vorrei tenerlo tra le braccia, ma ho paura di contagiarlo. Non posso rischiare…” scosse la testa, intenta a convincere se stessa piuttosto che Eileen.

Le afferrò il polso, rivolgendole uno sguardo sofferente: “D-devi promettermi una cosa, posso chiederlo solo a te…”

Confusa, Eileen non sapeva cosa risponderle e alla fine, annuì.

“Portalo qui, voglio disegnarlo, imprimere la sua immagine nella mia mente…” la voce si affievolì.

Appoggiò la testa sul tronco, stanca di sopportare tutto quel carico emotivo. Anche se non le staccava gli occhi di dosso, in attesa di una risposta affermativa.

Con il fiato sospeso, Eileen sapeva di avere poche chance di esaudire il suo desiderio, eppure si ritrovò ad annuire.

Le avrebbe mentito per altre cento volte pur di vedere il sollievo nei suoi occhi.

Soddisfatta, Ella sospirò sonoramente e le liberò il polso, appoggiando entrambe le mani in grembo.

Con gli occhi chiusi, cercava di conservare le forze.

Eileen poté osservarla meglio e si accorse di quanto fosse dimagrita dall'ultima volta che l'aveva vista.

Riusciva a vederle le vene violacee sul dorso della mano, sebbene i muscoli non fossero contratti.

Le guance incavate avevano perso colorito.

La malattia stava vincendo, ogni parte del corpo si stava arrendendo a quella invasione.

Eppure, il suo spirito aveva deciso di non mollare. Voleva sopravvivere a tutti i costi, per non lasciare che suo figlio rimanesse orfano per la seconda volta.

Le aveva afferrato il polso con una determinazione tale da convincerla subito ad assecondarla.

L'amore di una madre prevarrà sulla morte?

Quel pensiero passò come un flash, sconvolgendola.

Davanti a quel tipo di amore incondizionato, ogni parola sembrava insulsa.

Come aveva già fatto in passato, si affidò al tatto, all'empatia di una carezza.

Lentamente coprì la mano della donna con la sua. 

In cambio ricevette un mezzo sorriso.

“Mio figlio si chiama Charlie, ha 4 anni, è adorabile. Ha i miei stessi occhi castani e i capelli ricci di suo padre. Non ti puoi sbagliare” lo sguardo fisso davanti a sé, come se il bambino fosse lì, presente “è un gran mangione, curioso e fa sempre mille domande…”

“Ella!” una voce femminile interruppe il suo racconto, facendole sobbalzare entrambe.

Una delle dottoresse, arrabbiata, alzò la voce contro di loro: “Vieni dentro, devi riposarti. E tu” disse riferendosi ad Eileen “prova a renderti utile.”

Il tono pieno di ribrezzo la ferì, ma non quanto il doversi congedare dalla giovane donna.

Con un braccio intorno alla vita, la aiutò a rimettersi in piedi.

“Conserva tu i miei disegni e ricordati della promessa” le sussurrò nell’orecchio, con voce flebile, quasi impercettibile.

Eileen non ebbe neanche il tempo di annuire che la dottoressa gliela strappò dalle mani, con sguardo torvo.

Con la malinconia nel cuore, si risedette e prese il disegno che la ritraeva tra le mani.

Non dava l’idea di essere una persona felice. Ci stava provando ad esserlo, ma tutte le preoccupazioni e le situazioni in sospeso si stavano moltiplicando giorno dopo giorno.

Tra poche ore dovrai conoscere il capobranco.

Piegò il disegno in quattro parti e lo conservò in tasca, insieme al piccolo fogliettino del Pazzo.

Non conosceva neanche il suo nome.

Si sentì terribilmente in colpa di averlo lasciato lì per terra, sofferente.

E poi il viso del bambino nelle prigioni le attraversò la mente, ricordandole della sua improvvisa sparizione.

Uscì il campanellino nascosto sotto il maglione e lo fissò, notando le varie ammaccature.

Lo scosse, producendo il suono che l’aveva accompagnata per tutta la vita.

Nonostante tutto, continua a funzionare.

Nonostante tutto ciò che aveva affrontato, lei era ancora lì.

Viva e vegeta. Con un compagno al suo fianco.

Persone che le volevano bene.

Pensò a sua madre e alla sua incapacità di volerle bene veramente.

Incondizionatamente. Come Ella.

Nonostante tutto, sono qua. E sono pronta a restarci, con le unghie e con i denti.

Dentro di sé, sentì accendersi una piccola scintilla. Come le era successo quella volta, mentre osservava la luna.

Non sarò un lupo in carne ed ossa, ma il mio spirito lo è.

Si alzò in piedi e con una determinazione che non pensava di avere, ritornò al lavoro, in attesa dell’incontro con il capobranco.



Buonasera a tutti/e! 

Spero che il mio capitolo vi trovi bene e che siate contenti di veder spuntare una piccola notifica inaspettata. Purtroppo, questo è un periodo pieno di impegni e scadenze, quindi mi è quasi impossibile rispettare quelle che mi ero prefissata per la storia.

Cercherò di aggiornare almeno un capitolo al mese, ma non posso promettervi neanche questo al 100%. Però volevo dirvi che siete sempre nei miei pensieri, e tutti questi salti mortali per postare finalmente il capitolo 44, sono per voi. Siete un piacere di cui non mi voglio privare, nonostante tutto. 

Il prossimo capitolo sarà una bella sfida, spero di essere all'altezza delle vostre aspettative!

Un abbraccio grande grande!

Helen

  
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