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Autore: FalbaLove    24/09/2021    0 recensioni
Quando la tua vita non potrebbe andare peggio, non c'è alcun'altra soluzione se non cambiare continente. E l'Inghilterra, in cui ti aspetta la tua migliore amica, sembra il posto ideale per ricominciare da capo. A meno che tu non ti imbatta in un cafone dai capelli corvini. Lo stesso con cui la tua esistenza, pare, essere saldamente legata.
Ma prima che tu ti faccia troppo coinvolgere tieni bene a mente una cosa: tutti nascondo almeno un segreto. E i protagonisti di questa storia non sono da meno.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Tenten | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Ino, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Quando Tenten e Sakura arrivarono nella mensa del College di Konoha erano oramai passate le due: nonostante fosse domenica le persone rimaste ai tavoli erano poche, ma non così poche come aveva sperato fossero Tenten. Mentre si dirigevano a prendere il pranzo, l’attenzione dei presenti si riversò interamente sulla castana e un chiacchiericcio insistente accompagnò le due fino a quando non presero posto in un tavolo.
-Non dire niente- biascicò a denti stretti la castana ignorando il più possibile il tavolo in cui vi erano seduti Shikamaru, Naruto e Kiba. Sakura, salutando con un gesto il biondo, la seguì.
-Allora, quando mi dirai cos’è successo ieri sera?- domandò la Haruno sedendosi di fronte alla amica che, stanca, si lasciò sfuggire uno sbuffo.
-Non voglio parlarne- sibilò lei mentre le occhiate di tutti gli studenti iniziavano a farsi meno insistenti: evidentemente, pensò, quello che era accaduto la sera precedente era oramai di dominio pubblico. Nervosamente iniziò a picchiettare la forchetta sul bicchiere. Sakura, leggermente preoccupata, le rivolse un sorriso,
-Stai tranquilla, ora è sulla bocca di tutti, ma sono sicura che tra un paio di giorni se ne saranno dimenticati- le disse, ma questo non sembrò far stare meglio la sua migliore amica. Stava per aggiungere qualcosa d’altro quando una figura minuta attirò la sua attenzione.
-Ciao Hinata!- la salutò calorosamente e un rossore si diffuse del volto della Hyuga che, in silenzio, si avvicinò.
-Ciao Sakura, come stai?- le disse le gentilmente mimando un leggero inchino. Un sorriso spontaneo si dipinse sul volto della Haruno.
-Bene, grazie. Tra l’altro ti voglio presentare una mia amica, Tenten. Tenten, questa è Hinata. Ci siamo conosciute ieri sera alla festa di Naruto- parlò indicando la castana che era talmente rapita dai suoi pensieri che neanche aveva fatto caso che ci fosse una terza figura. Quando Sakura le diede un piccolo calcetto sembrò finalmente risvegliarsi dal suo stato di trance.
-Piacere, Tenten- disse massaggiandosi il polpaccio appena colpito, ma quando i suoi occhi si fermarono sulla nuova arrivata una espressione sorpresa si dipinse sul suo volto.
-È un piacere fare la tua conoscenza finalmente- le rispose cordialmente la Hyuga mentre Sakura le fece cenno di sedersi accanto alla castana. Lo sguardo della sua migliore amica però non era intenzionato ad abbandonare il volto di Hinata.
-Finalmente?- balbettò mentre la somiglianza con Neji le era sempre più lampante. La nuova arrivata annuì debolmente appoggiando i suoi libri sul tavolo.
-Mio cugino Neji parla spesso di te a casa- bisbigliò facendo ricadere i suoi occhi madreperla a terra mentre le sue mani iniziarono a giocherellare nervosamente come indecisa se avesse fatto bene a dire quelle parole. Tenten, che avrebbe desiderato ardentemente sapere di più da Hinata, non fiatò consapevole che lo sguardo interessato di Sakura fosse rivolto su di loro, carico di interesse.
-Mi è molto dispiaciuto che ieri sera tu sia andata via così all’improvviso- si intromise la Haruno senza nascondere un sorrisetto divertito di fronte all’espressione confusa di Tenten.
-Oh, anche a me è dispiaciuto molto- sibilò delicatamente Hinata mentre Sakura versava dell’acqua nel suo bicchiere. Passarono alcuni secondi in diligente silenzio mentre la ragazza dai capelli rosa beveva.
-Posso farti una domanda? Tuo cugino si rivolge sempre così con te?- mormorò sperando di non risultare troppo ficcanaso con quella domanda. Hinata sorrise debolmente scuotendo la testa con vigore.
-No, fratello Neji è sempre molto buono con me, ma ieri sera era solo molto scosso- spiegò mentre i muscoli di Tenten si irrigidirono all’udire quelle parole. Sperando che Sakura non ci avesse caso si limitò a pulirsi le mani sul tovagliolo.
-Infatti, dopo avermi riaccompagnata a casa è uscito a correre ed è stato fuori tutta la notte. È tornato solo questa mattina, ma purtroppo non so perché si sia comportato così- continuò visibilmente preoccupata senza notare la strana espressione sul viso della sua vicina, cosa che però non passò inosservata a Sakura che si schiarì la voce.
-Magari Tenten ha visto cosa è successo alla festa di così tanto grave da sconvolgere Neji- suggerì la Haruno masticando con gusto una fetta di prosciutto. Gli occhi madreperla e speranzosi si voltarono verso Tenten che si inumidì nervosamente le labbra maledicendo il momento in cui aveva deciso di essere amica della ragazza.
-Mi spiace, ma non l’ho visto ieri sera- mentì infilzando alcuni acidi di uva con la forchetta cercando di far tremare il meno possibile le labbra.
-Tranquilla Hinata, non sarà stato niente di grave- la consolò Sakura sfiorando dolcemente la mano fredda dell’amica che, per tutta risposta, le sorrise di rimando. Stava per dire qualcosa quando le porte della mensa si aprirono di forze e l’ultima figura che Tenten avrebbe voluto vedere, ignorando completamente il loro tavolo, si diresse velocemente verso l’altra parte della sala. Incuriosita Sakura lo osservò sedersi accanto a Naruto mentre Kiba, che per tutto il tempo era rimasto seduto in disparte dagli altri due amici, si alzò dirigendosi verso il loro tavolo.
-Tenten, posso parlarti?- domandò ignorando completamente Hinata e Sakura, che si limitò ad alzare gli occhi al cielo: cosa ci trovasse Tenten in Kiba proprio lei non lo sapeva.
-Adesso?- biascicò a bocca piena la castana senza alzare lo sguardo. Il castano si grattò nervosamente la testa.
-Ehm, sì. Volevo dirti una cosa abbastanza importante e da soli- aggiunge e finalmente Tenten fu costretta a far combaciare i loro sguardi.
-Va bene- mormorò alzandosi e seguendolo qualche passo più lontano, chiaramente fissati da tutti.
-Spero che sia davvero una cosa importante Kiba, ci stanno fissando tutti. Immagino che tu e i tuoi amici non siate riusciti a tenere la bocca chiusa- sibilò a denti stretti incrociando le braccia sotto al seno. L’inuzuka appoggiò stanco la schiena al muro prima di guardarla in faccia.
-Lascia stare Naruto e Shika, è colpa mia e della mia boccaccia se oramai lo sanno tutti. Avrei dovuto parlare meno del nostro rapporto in giro dopo ieri sera e volevo scusarmi- biascicò amareggiato con una smorfia. Tenten alzò un sopracciglio sorpresa di fronte a queste sue parole mentre una espressione dura si impossessò del suo viso.
-Anche perché io e te non abbiamo alcun rapporto visto che ci limitiamo a fare sesso, ma ti ringrazio per esserti scusato e aver capito che la prossima volta devi mantenere la bocca chiusa, soprattutto per o fatti che riguardano anche me-
-In realtà non dovresti ringraziare me, ma Neji che mi ha picchiato- borbottò lui portandosi le dita sopra le labbra da cui si potevano intravedere delle croste di sangue. Tenten lo guardò senza capire.
-Vi siete picchiati?- domandò facendo fuoriuscire un tono di voce decisamente troppo isterico. Kiba, però, scosse la testa immediatamente con i capelli sempre più disordinati.
-Magari fosse andata così, Neji mi ha tirato un pugno in volto davanti a tutti alla mensa. Comunque, sono contento che abbiamo chiarito, ci si vede in giro- e prima che lei potesse ribattere si diresse nuovamente verso il suo tavolo dove tornò a risedersi.
-Tenten!- la richiamò Sakura mentre gli occhi di Tenten sembravano come rapiti dal volto teso e freddo dello Hyuga che stava parlando con Shikamaru, inoncurante di essere osservato.
-Arrivo- bisbigliò lei di rimando con tante, troppe domande in testa. Se le avesse ascoltate si sarebbe già trovata di fronte a lui, ma si limitò a tornare verso il tavolo delle ragazze.
 
-Hai sentito di ieri sera? In giro si dice che sia stata una festa pazzesca- bisbigliò ridacchiando una ragazzina con i lineamenti ancora tremendamente infantili: la sua interlocutrice, che aveva decisamente la sua stessa età, la prese sottobraccio iniziando a camminare in sincro per il cortile uggioso del College di Konoha.
-Mamma mia che invidia, non trovo però giusto che noi del primo anno non possiamo parteciparvi- sospirò delusa arricciando il naso. Percorsero una decina di metri in silenzio sospirando scontente fino a quando non aggiunsero l’ingresso della loro scuola.
-Allora ci vediamo domani a lezione?- le domandò la ragazzina dal viso pieno di lentiggini sorridendo allegramente mentre il cielo si fece proprio in quel momento più buio.
-Certo!- sospirò di risposta la sua interlocutrice dalle lunghe trecce more. Stava per aggiungere qualcosa quando una inusuale limousine nera accosto proprio davanti al cancello: incuriosite le due ragazzine si guardarono a vicenda mentre la portiera si aprì con forza. Proprio in quel momento, prima che i loro occhi pieni di curiosità potessero osservare il nuovo arrivato, un tuono squarciò il cielo facendo sobbalzare entrambe. Quando i loro sguardi si riaprirono, ora atterriti, una terza figura senza degnarle di attenzione le aveva appena superate: ancora impaurite e tremanti si girano immediatamente per osservarlo con attenzione.
-Non ci posso credere Ayumi- sibilò eccitata una delle due abbracciando l’altra.
-Mamma mia che invidia che proverà Kazuha quando le dirò chi abbiamo visto!- continuò iniziando a saltare sul posto. La sua amica sgranò gli occhi senza riuscire a capire.
-Non capisco Shiho, chi è quel ragazzo?- domandò mentre il suo guardo continuava a seguire il ragazzo misterioso la cui nuca si fece sempre più lontana. Ayumi, senza badare a una goccia che le bagnò il naso, avvolse con dolcezza la sua amica facendo combaciare le loro teste.
-Quello, mia cara Ayumi, è il bellissimo Sasuke Uchiha-
 
 
Sasuka sbuffò infastidita osservando le nuvole che lampeggiavano in cielo: rapidamente avvolse le spalle nella sciarpa e si decise a uscire dall’ingresso per i dormitori. Una aria fredda e gelata, decisamente diversa da quella che l’aveva vista crescere a Los Angeles, la avvolse facendola rabbrividire: cercando di mantenere il controllo sul suo corpo, aumentò i suoi passi mentre neanche la sua testa sembrava avere bene in chiaro dove andare. Voleva schiarirsi la mente e l’unica idea che le era venuta in mente era quella di farsi un giro per il corridoio all’aperto della sua scuola. Per sua fortuna molti altri studenti avevano desistito perché incontrò nel suo tragitto solo un paio di persone che si affrettavano ad andare al coperto. Non badando ai tuoni sempre più forti decise di sedersi su una delle tante panchine. Appena la sua schiena combaciò con lo schienale di ferro si lasciò sfuggire un sospiro come se avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo. Pensieroso e con la mente da tutt’altra parte, coprì il suo tra le mani: nonostante la stanchezza sentiva ogni suo muscolo in tensione.
-Cazzo- bisbigliò alzando la testa verso il cielo e permettendo ai lampi di riflettersi nelle sue iridi. Poi, quasi impaurita, si toccò la collana che aveva al collo come per assicurarsi che fosse ancora lì. L’espressione dura e affranta di Tenten era l’unica cosa che però occupava la sua mente, tutto quello che la circondava non sembrava esistere. Attentamente aumentò la presa che aveva sul suo cellulare: nonostante ogni sua cellula le ordinasse di accenderlo un briciolo di razionalità sembrava ancora esistere da qualche parte. Se non fosse riuscita, a fatica, a reprimere le lacrime che facevano capolinea dai suoi occhi, probabilmente starebbe già telefonando ad Anko per dirle che lei si tagliava fuori. Basta, non sarebbe più stata disposta a mentire per lei a Tenten come aveva fatto, scioccamente, in tutti quei cinque anni. Perché la castana era tutto per lei e sapeva che non stava scherzando, l’avrebbe davvero persa se lei venisse a conoscenza della verità. Una lacrima solitaria, però, sfuggì dalla sua guancia e sembrò quasi un segnale: senza neanche rendersene conto il display acceso del suo cellulare era davanti a lei con il contatto di Anko pronto per essere chiamato. Le sue labbra vibrarono dal desiderio di farlo, ma un lampo la fece sussultare talmente tanto che si rese nuovamente conto di dove fosse e chi fosse.
-No, non posso farlo- bisbigliò spegnendolo e ritirandolo in tasca. Doveva ricordarsi della promessa che aveva fatto, non poteva, non proprio ora, romperla. Doveva resistere e pregare che Tenten non lo venisse mai a sapere. Non avrebbe mai tradito Anko.
Con la mascella contrita si alzò respirando a pieno per alcuni secondi: mentre il suo petto sembrava ritornare regolare anche i suoi pensieri si fecero più chiari e ordinati. Improvvisamente un tuono decisamente più forte dei precedenti venne accompagnato da delle gocce fitte che iniziarono a ricadere sulla sua chioma e sulle sue spalle. Mentre una smorfia si impossessò del suo viso, Sakura iniziò a camminare velocemente prestando attenzione a non cadere sul terreno che, goccia dopo goccia, si faceva sempre più fangoso. Ad un certo punto, mentre la pioggia sembrava farsi sempre più incessante, il suo piede sinistro scivolò malamente e il corpo di Sakura venne sbalzando all’indietro: senza reprimere un urlo dallo spavento ricercò intorno a sé qualsiasi cosa a cui si potesse aggrappare e veloci le sue dita si strinsero su quello che sembrava un cappuccio. Pochi secondi dopo il fondoschiena della Haruno batté violentemente a terra mentre un mormorio soffocato accompagnò un secondo tonfo.
-Cazzo- sussurrò a labbra strette ancora sdraiata a terra mentre la pioggia incessante le bagnava il volto. Sibilando dei mormorii di dolore, a causa della botta, provò a tirarsi su mentre si sentiva completamente fradicia. Improvvisamente si accorse però di non essere l’unica a terra.
-Oddio, stai bene?- urlò allungandosi preoccupata verso il ragazzo dai capelli corvini che giaceva faccia a terra mentre le sue mani, sporche di fango, erano affossate nel terreno. Lo sconosciuto non rispose inizialmente e Sakura si preoccupò ulteriormente.
-Devo chiamare un’ambulanza? Un medico?- bisbigliò non sapendo cosa fare e presa dal panico: se il ragazzo era svenuto forse avrebbe dovuto chiamare aiuto, ma intorno a loro non vi era anima viva. Quando vide il braccio destro del ragazzo muoversi si sentì decisamente sollevata.
-Mi dispiace davvero tanto, posso fare qualcosa per te? Ti sei fatto male?- continuò mentre il suo tono visibilmente preoccupato sovrastava lo scrociare incessante della pioggia.
-Potresti stare zitta, sarebbe già un passo avanti- tuonò lo sconosciuto e una espressione mortificata si dipinse sul volto della ragazza. Mordendosi la lingua per non rispondere tornò a sedersi a terra, oramai non più curante dei vestiti zuppi e sporchi.
-Hai una voce petulante ed insopportabile oltre ad essere una emerita cretina- continuò lo sconosciuto alzandosi a fatica: i suoi capelli, sporchi e bagnati, li ricadevano sul volto celandolo.
-Emerita cretina?- sibilò a denti stretti la Haruno sentendo le sue vene ardere dalla rabbia: non l’aveva fatto apposta a trascinarselo dietro nella sua caduta e non meritava affatto quegli epiteti dettati con quell’odio. Il ragazzo sputò a terra rivelando del sangue che si mischiò alla pioggia.
-Esatto, hai sentito bene- tuonò con disprezzo mettendosi a sedere e allontanando i capelli dal volto: Sakura non riuscì a trattenere un grido di orrore osservando il profondo squarcio che il ragazzo si era procurato vicino al sopracciglio destro. Era così presa ad osservare il sangue scivolare copioso che non fece caso alla sua identità.
-Stai sanguinando parecchio- mormorò colpita cercando qualsiasi cosa che fosse asciutta nelle sue tasche, ma era completamente zuppa così come lo era il suo interlocutore.
-Solo per colpa tua- le rispose lui toccandosi con delicatezze le tempie come se non ci avesse neanche fatto caso. Con una smorfia di stizza si alzò ignorando completamente la ragazza davanti a lui e riprendendo a camminare. Una espressione contrita occupò il volto della Haruno che a fatica si alzò seguendolo.
-Sei ferito e sanguini copiosamente, penso che dovremmo andare in infermeria- disse decisa seguendolo pochi passi dietro: la nuca del ragazzo però non si mosse mentre i suoi passi si fecero più veloci, come a volersi liberare di lei. Reprimendo un verso di stizza Sakura continuò a seguirlo.
-Mi ascolti oppure no?-
-Vuoi stare zitta?- le urlò con disprezzo finalmente fermandosi: quando gli occhi smeraldo della Haruno si specchiarono in quelli bluastri del ragazzo però la pioggia cessò immediatamente di battere.
-Tu?- bisbigliò sgranando gli occhi e lasciando boccheggiare le sue labbra. Lo sguardo del ragazzo, invece, si indurì dal disprezzo.
-L’idiota dell’aereo- bisbigliò a labbra strette fissandola con insistenza, ma questa volta lo sguardo della ragazza non vacillò.
-Il maleducato dell’aereo- tuonò lei di risposta affossando le unghie nei palmi e non riuscendo a trattenere una espressione di sfida.
-Sasuke, non ci posso credere! Sei tornato veramente- improvvisamente una voce allegra venne accompagnata da dei passi veloci. I due girarono appena i volti prima che una capigliatura bionda si fermasse a pochi metri dal ragazzo. Con un sorriso smagliante e le braccia tremanti dall’eccitazione il nuovo arrivato si apprestò a parlare.
-Sono così contento che tu sia qui! Sappi che non ti perdono per aver saltato la mia festa di compleanno, ma sono così felice di poterti rivedere che per una volta ci passerò sopra. In più, ora che sei qui, devo assolutamente presentarti Saku...- ma non riuscì a finire la frase che un suo sopracciglio si alzò dubbioso sul suo volto mentre una espressione confusa si fece spazio. Boccheggiando e grattandosi nervosamente la testa fece scivolare il suo sguardo dubbioso sulla terza figura femminile per poi tornare nuovamente su Sasuke: le sue labbra si storsero in una smorfia mentre le facce buie e tese degli altri due non sembrarono per niente turbarlo.
-Sakura! Non posso crederci che anche tu sei qui- urlò contento mentre un rossore evidente si fece spazio sulle sue gote.
-Che fortuna! Bene ora posso finalmente presentarvi: Sakura questo è Sasuke Uchiha, il mio migliore amico nonché compagno di stanza mentre lei- continuò volgendosi verso l’Uchiha.
-È la nostra nuova compagna di classe, Sakura Haruno- ma non riuscì a concludere la frase che il corvino aveva ripreso la sua camminata mentre il volto della ragazza era inorridito.
-Ehi Sasuke, dove stai andando?- ululò disperato, ma Sakura lo interruppe immediatamente.
-Compagna di classe con quel cafone? Manco morta- e prima che potesse chiedere spiegazione l’Uzumaki si ritrovò completamente solo mentre un tuono, forte e vibrante, scandì l’inizio di un’altra serie di goccioline.
-Ma... non capisco- biascicò Naruto osservando le due figure prendere strade oppose e allontanarsi da lui a grandi passi.
 
-Kiba- sospirò a labbra strette inarcando la schiena e affossando le unghie tra le lenzuola: il suo corpo snello vibrò di piacere mentre ogni muscolo si contrasse. L’Inuzuka sorrise soddisfatto alzando il capo che si trovava in mezzo tra sue gambe e la osservò eccitato contorcersi. Poi, leccandosi le labbra, si distese affianco al corpo nudo della ragazza.
-Quando sei incazzata con me non pronunci così il mio nome- sbuffò divertito girandosi su un fianco in maniera tale che i suoi occhi lussuriosi potessero esaminare ogni centimetro del corpo che oramai conosceva alla perfezione. Tenten scosse la testa divertita mentre il suo respiro si fece sempre più regolare, poi imitò il gesto del ragazzo lasciando che i loro sguardi si incrociassero.
-Questo perché ti comporti sempre da idiota- sussurrò ammiccante: lui allungò velocemente la sua mano verso il petto della castana che non si mosse nonostante il gesto improvviso. Avidamente iniziò ad accarezzarle con forza il seno prima di avvolgere tra le sue dita il collo abbronzato della castana. Poi, senza darle il tempo di reagire, la avvicinò al suo volto fino a far sfiorare le loro labbra.
-Mentre tu da stronza- sospirò facendo combaciare le loro bocche carnose. Tenten assecondò il bacio permettendo qi loro corpi di aderire perfettamente. Mentre le sue mani scorrevano veloci sul petto allenato del ragazzo una strana musichetta interruppe il silenzio che regnava nell’appartamento del castano.
-Mi sta squillando il telefono- disse allontanandosi da quel contatto caldo ed eccitante mentre una espressione delusa comparve sul volto dell’Inuzuka. Sedendosi sul letto, Tenten allungò la mano fino a trovare l’oggetto che generava quel rumore estremamente fastidioso.
-Chi era?- domandò incuriosito Kiba sedendosi mentre la sua interlocutrice sembrava aver rifiutato la chiamata. Tenten non rispose subito, ma si limitò a posare il telefono, dal display spento, sul suo comodino.
-La mia madrina- rispose tornando a sdraiarsi supina affianco al ragazzo: i suoi capelli, sciolti e sudati, si sparsero sul guanciale mentre una espressione insoddisfatta e pensierosa si dipinse sul volto.
-E perché non le hai risposto?- continuò però il castano avvolgendo una ciocca dei suoi lunghi capelli tra le dita. Tenten sospirò spazientita.
-Mi stai per caso facendo un interrogatorio?- domandò ridendo divertita.
-Pura semplice curiosità da scopamici-le rispose lui tranquillamente e massaggiandosi il collo. Lei lo scrutò per alcuni secondi indecisa.
-Diciamo che sono arrabbiata con lei. Mi sta nascondendo delle cose-
-Cose importanti?- domandò tornando anche lui a sdraiarsi sul materasso. Le loro spalle si sfiorarono mentre i loro sguardi vennero entrambi riversati al soffitto. Tenten inspirò ed espirò tesa in volto per alcuni secondi.
-Non lo so, ma spero di no. Il fatto è che la vedo sempre stanca e strana in volto. Ho paura che stia succedendo qualcosa di grave che mi vuole tenere nascosto- sibilò mentre le sue labbra tremarono. Kiba, che la fissava con la coda dell’occhio, si inscurì all’istante piegando le braccia dietro la testa.
-Hai provato ad affrontarla?- lei annuì debolmente mentre il suo respiro si fece più irregolare.
-Certo e mi ha risposto che non devo preoccuparmi, che tutto va bene, ma io lo so che mi sta mentendo, lo sento- biasciò ritornando a sedersi. Lo sguardo, pensieroso e dubbioso, indugiò sulle sue mani.
-Perché non la vai a trovare?- propose lui imitando il suo gesto.
-Perché non posso permettermelo. Un biglietto all’ultimo minuto ha un costo esagerato e non voglio chiedere l’elemosina a Sakura, non me lo perdonerei mai- bisbigliò arrossendo leggermente sulle gote. Kiba fece per parlare, ma poi le sue labbra si richiusero con forza.
-Perché non può essere sempre così tra noi?- domandò serio in volto e Tenten alzò un sopracciglio incuriosita.
-Così come?- gli rispose di rimando alzandosi dal letto e dirigendosi verso i suoi indumenti completamente buttati per tutta la stanza del ragazzo. Il castano la seguì attento con lo sguardo prima di trovare il coraggio di parlare.
-Io e te che, oltre a fare un sesso stupendo, parliamo e ci confrontiamo sulle cose schifose che accadono nelle nostre vite. Io e te che proviamo a creare qualcosa di più- Tenten, di fronte a quelle parole, rise divertita, ma quando alzò lo sguardo notò che era l’unica a farlo.
-Non puoi essere serio- disse incrociando le braccia al petto, ma l’espressione dura sul volto di Kiba non vacillò.
-Non ti basta che l’intera scuola sappia da più di due settimane che io e te facciamo sesso? Non ti sono bastate le minacce da parte di Lee e del Maestro Gai?- continuò sempre più divertita, ma nuovamente il suo sorriso si spense.
-Tenten, sarebbe così sbagliato se io volessi di più?- proferì mentre lei gli lanciò un paio di boxer che aveva trovato insieme al suo reggiseno.
-Non puoi essere serio- lo ammonì nuovamente lei infilandosi una maglietta.
-L’hai già detto e lo sono invece- confessò alzandosi e dirigendosi verso di lei. La castana si grattò nervosamente il braccio prima di scansarlo ed allontanarsi.
-Kiba, devo per caso ricordarti che per diventare una coppia non basta solo fare del buon sesso e divertirsi insieme? Per far sì che le cose diventino serie ci vuole anche l’amore e vorrei ricordarti che io non ti amo- rispose questa volta fredda e lasciando che la sua mano scivolasse sulla maniglia. Poi, resasi conto di essere stata troppo diretta, tornò a guardarlo con lo sguardo più dolce che in quel momento poteva avere.
-E neanche tu mi ami Kiba, sei ancora innamorato perdutamente di Ino anche se non vuoi ammetterlo- e prima che il castano potesse ribattere la porta si richiuse con forza dietro di lei.
 
 
-Grazie- rispose con gentilezza Sakura mentre la inserviente della mensa le posò uno yogurt bianco sul vassoio già ricolmo di leccornie per quella colazione. Con lo sguardo attento poi si voltò alla ricerca di un posto libero dove poter consumare il suo pasto: quella mattina Rock Lee aveva un ennesimo allenamento e Tenten le aveva solo accennato che non ci sarebbe stata. Sospettava che centrasse Kiba visto che oramai da due settimane aveva smesso di andare a correre la mattina. Ma la Haruno non aveva fatto ulteriori domande avendo perfettamente intuito che neanche la castana sapeva cosa la legasse all’Inuzuka. Poi, mentre i suoi occhi color smeraldo scrutavano con insistenza gli altri studenti intenti a mangiare, notò una figura isolata che le stava sorridendo dolcemente.
-Buongiorno Sakura- le sussurrò teneramente Hinata mentre la Haruno si avvicinò sorridendo alla sua amica.
-Ciao Hinata, dormito bene?- le domandò sedendosi davanti a lei e la ragazza annuì con vigore.
-Molto bene, grazie. E tu?-  ma non ci fu tempo sufficiente affinché potesse rispondere che una figura si sedette alla sinistra della Hyuga facendo sobbalzare entrambe dallo spavento. Naruto appoggiò con forza il suo vassoio sul tavolo con un sorriso accecante in volto.
-Buongiorno ragazze- disse divertito riservando un’occhiata allegra ad entrambe: il viso candido di Hinata arrossì leggermente accennando un sorriso.
-Buongiorno Naruto- bisbigliò con un tono abbastanza alto affinché anche il biondo potesse udirlo.
-‘Giorno- rispose semplicemente Sakura iniziando ad aprire il suo yogurt.
-Sasuke, siamo qui!- urlò a pieni polmoni l’Uzumaki mentre la bocca della Haruno si fece immediatamente più secca. Senza alzare gli occhi dal vassoio, percepì chiaramente una quarta figura avvicinarsi lentamente e silenziosamente al loro tavolo mentre la mano di Naruto continuava ad ondeggiare in aria. Dopo quel loro primo incontro di due settimane prima, purtroppo Sasuke Uchiha era diventato una terribile e odiosa presenza nella sua vita. Naruto non si era sbagliato e aveva scoperto amaramente che entrambi facevano parte della stessa classe: lui l’aveva semplicemente ignorata, come se fosse un insetto fastidioso senza mai scusarsi per i modi sgarbati che le aveva rivolto. Sakura, che aveva immediatamente accantonato la bellezza esteriore di quel ragazzo, provava un forte senso di ribrezzo ogni volta che si trovava in sua presenza. Non gli piaceva niente di lui: non gradiva come trattava con durezza Naruto che sembrava adorarlo, non gradiva come trattava tutti come fossero degli esseri inferiori e quell’aria dura e fredda che dipingeva sempre sul suo volto. Lo odiava, non vi erano altri termini per spiegare i sentimenti che provava nei suoi confronti: per sua sfortuna, però, Naruto se lo portava sempre dietro come un fido cagnolino e quindi si ritrova quasi obbligata a respirare la sua stessa aria.
-Smettila di urlare- lo sgridò lui sedendosi nell’unico posto libero, ossia quello accanto alla Haruno che si irrigidì immediatamente. Nonostante il tono sprezzante del corvino il sorriso di Naruto non scemò.
-Oh, non fare il brontolone di fronte a queste belle fanciulle- gli rispose di rimando schioccando le labbra mentre Hinata accennò un dolce sorriso.
-Tenten?- domandò Naruto ignorando completamente lo sguardo fulminante del suo migliore amico. Sakura alzò le spalle prima di affondare un cucchiaino nel barattolo.
-Penso che sia con Kiba anche se non mi ha detto niente- rispose e un rossore si diffuse sulle guance dell’Uzumaki.
-Sto ancora cercando di capire se questa cosa tra i due mi piaccia o mi inquieti- continuò assaporando una cucchiaiata di cereali con il latte. Sakura annuì.
-Tu, Hinata, che ne pensi?- quella domanda improvvisa fece cadere alla Hyuga la forchetta che teneva tra le mani.
-Oh, lascia che te la prenda io- mormorò mortificato Naruto raccogliendola e porgendogliela. Il volto di Hinata si fece totalmente porpora mentre le loro dita involontariamente si sfiorarono. Sakura fissò quella scena sorridendo intenerita mentre Sasuke continuava, imperturbabile, a mangiare i suoi pancakes.
-Penso che se Tenten e Kiba sono felici allora lo sono anche io- rispose lei teneramente e Naruto annuì con vigore come se fosse totalmente d’accordo con lei.
-Sono totalmente d’accordo con te, Hinata- aggiunse riempiendosi nuovamente la bocca. La ragazza boccheggiò fissandolo come affascinata mentre una espressione disgustata apparve sul volto della Haruno. Con la coda dell’occhio notò che non era di certo l’unica turbata da quella scena.
-Shika e Neji, invece?- disse interrompendo quel momento che aveva un che di inquietante. Naruto masticò con più velocità come ansioso di rispondere, ma stranamente fu anticipato.
-Sono ad una riunione visto che fanno parte del consiglio studentesco- rispose Sasuke poggiando la forchetta nel piatto e pulendosi le labbra con un tovagliolo. Sakura contrasse le labbra cercando di mantenere la bocca chiusa.
-Tra l’altro alla fine hai deciso di candidarti come vice presidente? Shika mi ha detto che tra una settimana scade il tempo massimo per inviare le proprie candidature- ma non finì di parlare che un sorriso divertito comparve sul volto dell’Uchiha che si lasciò sfuggire una risata soffocata.
-C’è per caso qualcosa che trovi divertente?- tuonò la ragazza lasciando andare il suo cucchiaino sul suo vassoio e voltandosi a squadrarlo. Lui non rispose immediatamente, ma non la degnò neanche di uno sguardo.
-Trovo molto ilare che una come te voglia candidarsi per un posto di prestigio come quello- rispose senza rimorso mentre Naruto ed Hinata si osservarono leggermente preoccupati. Sakura, furiosa, si alzò in piedi affossando le dita nei suoi palmi.
-Ma con quale coraggio osi parlarmi così? Non mi conosci neanche!- strillò mentre la sua voce, stridula dalla rabbia, sovrastò le chiacchiere amichevoli dei vicini. Il corvino, per nulla impressionato dalle sue parole, avvicinò alle labbra sottili la tazzina bollente e piena di caffè.
-Non mi serve conoscerti per capire che sei un disastro- rispose semplicemente prima di alzarsi. La Haruno lo fissò con insistenza digrignando i denti mentre ogni suo muscolo fremeva: lui, oramai in piedi, la scrutò per una manciata di secondi prima di scostare con noncuranza i capelli dal volto serio.
-Ma tanto sono certo che né Neji né Shikamaru sarebbero così stupidi da sceglierti per quel ruolo- e prima che Sakura trovasse le parole più adatte per rispondergli a modo lui era già sparito tra la folla.
-Naruto!- gridò mantenendo gli occhi fissi in direzione dell’ultimo punto in cui era sparito il suo interlocutore. Il biondo, che stava mangiando preoccupato, saltò sul posto.
-Ho deciso che mi candiderò anche io, ti dispiace portare la mia candidatura compilata e firmata a Shikamaru?-
 
 
-Gai, posso disturbarti? - la voce calda di Kakashi venne amplificata nella palestra praticamente deserta. Maito Gai, che stava sistemando accuratamente il tatami, si alzò come una molla ondeggiando sulle ginocchia.
-Kakashi, mio rivale, sarà da te in un attimo- disse mentre i suoi occhi brillarono come si trovasse di fronte a una sfida. Poi lasciò che i suoi occhi scuri come la pece cadessero sugli unici due allievi presenti che si stavano riscaldando.
-Mie giovani promesse, continuate pure a riscaldarvi come si deve. Io sarò di ritorno in un attimo- e, veloce come aveva parlato, corse con grandi falcate verso la porta di ingresso scomparendo all’istante. Tenten aggrottò la fronte tornando ad allungarsi con la schiena: un silenzio teso la avvolse mentre percepiva chiaramente ogni suo battito del suo cuore. L’altra figura si rialzò da terra non emettendo un suono e si avvicinò alla grande finestra che dava sulla strada del mondo esterno. Tenten lo osservò in silenzio mentre i suoi occhi madreperla brillarono colpiti dai raggi tenui del sole. Poi, mordendosi con forza la lingua, si alzò anche lei da terra: lentamente, in maniera tale da dare il tempo necessario alla seconda figura di fermarla, si avvicinò a lui.
-Bella giornata- mormorò sentendosi una emerita stupida. Era oramai da due settimane che non si rivolgevano parola se non durante gli allenamenti e lo Hyuga sembrava aver preso alla lettera le sue parole, dettate unicamente dall’alcool, di non frequentarsi più. Lei odiava questa situazione, era stata dura da ammetterlo per una persona orgogliosa come lei, ma non aveva la più pallida idea di come rimediare. Lo Hyuga, intanto, ignorò completamente le sue parole continuando a fissare attento le persone passeggiare.
-Voglio dire, nonostante siano i primi di Dicembre non fa tremendamente freddo- continuò maledicendosi per ogni parola stupida che le sfuggiva dalle labbra. Lui, confuso, la osservò con la coda nell’occhio mentre lei si limitò a scuotere la testa con decisione.
-Scusami, non so neanche io cosa sto dicendo- sibilò imbarazzata, ma non si allontanò.
-Non c’è bisogno che tu dica niente, possiamo aspettare Gai in silenzio. Non devi preoccuparti- rispose gentilmente, ma Tenten percepì solo freddezza nelle sue parole. Delusa inspirò con forza permettendo al suo petto di alzarsi ed abbassarsi con ritmo irregolare.
-Volevo solo ringraziarti, avrei voluto dirtelo settimane fa, ma non ho mai trovato il tempo giusto- lui, finalmente interessato alle sue parole, la scrutò con accuratezza e per un attimo la castana ebbe paura che potesse anche leggere la sua anima.
-Ringraziarmi per cosa?-
-Per avermi difesa con Kiba anche se non avresti dovuto picchiarlo- disse alzando le spalle e inarcando la schiena.
-Non l’ho fatto per te- rispose però lui e una espressione confusa si dipinse sul volto della castana. Lui ritornò a riservare il suo sguardo alla grigia Londra.
-L’ho solo fatto perché non voglio che accada la stessa cosa che successe a Ino- e in quel preciso momento Maito Gai saltò con forza sul tatami sollevando una nuvola di polvere.
-Scusatemi miei giovani allievi, ma alla fine sono stato trattenuto più del previso- si scusò l’uomo accennando un inchino ed invitando i due ad avvicinarsi. Tenten, ancora scossa in volto, fissò Neji dirigersi verso l’uomo e, mordendosi con forza la lingua, fece lo stesso.
-Però il mio incontro si è rivelato davvero fruttuoso perché ho ricevuto una risposta dalla Preside che aspettavo da tempo. Siete carichi e frementi di curiosità?- esclamò iniziando ad ondeggiare le braccia al cielo mentre una espressione divertita comparve sul volto della castana. Lo Hyuga invece rimase imperturbabile, ma lei lo beccò a scrutarla.
-Finalmente ci è stato dato l’ok e le prime due settimane di Gennaio partiremo per andare a vedere le finali maschili di Judo in America- ululò il Maestro senza reprimere il sorriso più smagliante che la castana avesse mai visto.
-Davvero?- sibilò, ma questa sua domanda non fece altro che alimentare ulteriormente l’ardore che illuminava il viso del loro insegnante.
-Nessun inganno o bugia, mio piccolo bocciolo. Ho pensato che in vista delle Olimpiadi giovani non ci fosse cosa migliore che andare ad osservare quelli che saranno i nostri avversari più temibili. Esattamente tra un mese le nostre membra giovanili saranno in viaggio per New York- una espressione meravigliata illuminò il viso della castana che era ancora incredula. Le sembrava un sogno che sarebbe ritornata in patria: avrebbe avuto occasione di rivedere la sua Anko, Mebuki e Kisashi dopo tutti quegli anni. Un volo da Los Angeles a New York era decisamente più economico rispetto a quello tra i due continenti. Stava per sussurrare qualcosa quando il suo cellulare riprese a squillare insistentemente: ancora scossa dalla nuova notizia lo estrasse dalla tasca sotto gli occhi attenti degli altri due. Poi, leggendo il nome “Anko” sul display, rifiutò la chiamata.
-Tutto bene, Tenten?- le domandò incuriosito Maito Gai mentre il suo volto era ancora tirato in un sorriso. La castana annuì con decisione.
-Va tutto bene, Maestro. Anzi, non potrebbe andare meglio- e prima che l’uomo avesse la possibilità di continuare a parlare, lei gli si buttò tra le braccia affossando il capo sulla sua bizzarra tuta verde: era felice e niente avrebbe potuto rovinare quel momento.
 
 
 
-Mamma mia, che pizza la lezione di oggi- ululò Naruto accompagnando queste sue parole da un sonoro sbadiglio. Seguito da altre due figure, si velocizzò per uscire dalla classe come se avesse quasi paura che il loro insegnante di Storia, Kakashi, nonché suo padrino, ricomparisse seduto davanti alla cattedra e con il libro aperto tra le mani. Poi, quando finalmente si assicurò che non si era solo immaginato che la campanella fosse suonata, rallentò il passo per permettere agli altri due di raggiungerlo.
-Se non dormissi per tutto il tempo magari troveresti anche qualcosa di interessante da ascoltare- gli fece eco Sakura con parole che sembravano troppo un rimprovero. Naruto si lasciò sfuggire un ennesimo sbadiglio piegando le braccia dietro alla testa.
-Io ci provo a stare sveglio, ma le mie palpebre si chiudono automaticamente appena Kakashi inizia a spiegare- si scusò uscendo dal corridoio principale e immettendosi in un corridoio deserto. La Haruno, di fronte a questa sua frase, alzò gli occhi al cielo rassegnata.
-Tsk- bisbigliò Sasuke sistemandosi l’orlo della camicia. La ragazza lo ignorò convinta che per quel giorno avessero già litigato abbastanza. All’improvviso però il suo cellulare prese a squillare.
-Ti squilla il telefono- le disse Naruto osservandola mentre lo estraeva dallo zaino. La fronte spaziosa della Haruno si aggrottò leggendo il mittente della chiamata sul display illuminato.
-È la madrina di Tenten, scusatemi, ma devo rispondere- disse visibilmente turbata in volto. L’uzumaki alzò le spalle riprendendo a camminare mentre Sasuke, notando il cambio repentino di espressione della ragazza, si fermò ad osservarla.
-Comunque non è vero che io dormo sempre durante le lezioni, io ci provo a stare sveglio, ma che colpa ne ho se alcuni professori sono talmente noiosi da...- ma non riuscì a concludere la frase che un tonfo interruppe le sue parole.
-Naruto!- lo richiamò Sasuke con un tono decisamente preoccupato, un tono che il suo migliore amico era sicuro di non aver mai sentito provenire da lui. Il biondo, confuso, si rigirò e i suoi occhi color dell’oceano si sgranarono: Sakura era crollata a terra e calde lacrime le rigavano incessantemente il volto. Le sue ginocchia tremavano incessantemente e il suo cellulare era riversato a terra distrutto in mille pezzi. Confuso e sentendo una morsa che gli appesantiva il petto fissò il suo migliore amico alla ricerca di risposte: quello però scosse la testa quasi impercettibilmente rimanendo immobile e distante di qualche metro dalla ragazza.
-Sakura, cosa è successo?- urlò correndo verso di lei, ma la sua interlocutrice non rispose. Le sue labbra, piegate in una smorfia di pure terrore, non provarono neanche a muoversi per far emettere un suono. Sempre più spaesato lasciò che il suo zaino cadesse dalle sue spalle mentre si chinò verso di lei.
-Sakura...- bisbigliò osservando impotente il viso rigato di dolore e lacrime della sua amica. Lei scosse la testa con forza mantenendo lo sguardo fissò oltre a loro.
-No, non può essere vero- bisbigliò impercettibilmente come se si trovasse sotto shock. Naruto, preoccupato, rivolse una occhiata di supplica all’Uchiha non sapendo che cosa fare.
-Sakura, mi senti?- continuò mentre stava impazzendo dal dolore. Con le sue mani fasciate percorse veloce le sue spalle scuotendola gentilmente. Quel contatto sembrò risvegliare la ragazza dal suo stato di trance: i suoi occhi, opachi e annebbiati, improvvisamente ripresero il suo solito color smeraldo.
-È morta Naruto, non c’è più- sussurrò portandosi le mani tremanti al volto mentre il suo sguardo si rimempì di pura sofferenza. L’Uzumaki aumentò la presa sulle sue spalle e con forza la avvicinò a lui: impietrita dalla disperazione la Haruno si lasciò abbracciare mentre il suo corpo non si degnava di smetterla di tremare. Naruto fece scorrere con dolcezza le sue dita sulla sua schiena fino ad affossarle tra i suoi capelli.
-Anko... Non può essere vero- continuò mentre i suoi singhiozzi si fecero sempre più forti e carichi di disperazione.
-Sakura, mi dispiace - bisbigliò commosso il biondo aumentando la presa sul suo corpo come se avesse paura che lei facesse qualcosa di irrazionale e insensato, ma il dolore era talmente forte che le impediva anche solo di respirare. Un senso di vuoto le avvolse il petto facendola sempre più soffocare tra un singhiozzo incessante e l’altro: quando una mano, sicura, le si posò sulla spalla le sembrò di respirare per la prima volta dopo minuti interi di apnea. Sasuke Uchiha le sfiorò con delicatezza la pelle con i suoi polpastrelli: i suoi occhi, scuri ed impenetrabili, erano più addolciti e la stavano fissando con un dispiacere sincero.
   
 
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