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Autore: Mary Black    01/10/2021    11 recensioni
Lo straniero dagli occhi verdi ricorda perfettamente la prima volta in cui l’ha vista – abbandonata sul prato, il vestito bianco schiuso come una corolla attorno alle gambe snelle, il grembo inondato di fiori, le dita graffiate.
Il suo nuovo amico, il vicino dalla mente acuta e i capelli ramati, si torce le mani al suo fianco. Quel fratello solitario che si ritrova ha un’espressione ostile incisa nei lineamenti duri e macina disprezzo ad ogni sbuffo. [...]
Lei sospira. Un respiro svagato, un po’ tremulo. Le sue ciglia dorate sbattono piano, il sole le fa scintillare.
Le sue dita sottili si adoperano, ostinate, attorno ai fiori. Scivolano, impacciate, sgraziate, su una corona di petali sgualciti. Perdono il filo e ricominciano, instancabili – lui si chiede se lei non stia semplicemente cercando di ricordare, ricordare come si fa a intrecciare i fiori, ricordare come si fa a ritrovare la strada in una realtà fatta di riverberi infiniti e fruscii di narcisi bianchi.
[Gellert/Ariana, Gellert/Albus]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Mnestic
pertinente alla memoria


Lo straniero dagli occhi verdi ricorda perfettamente la prima volta in cui l’ha vista – abbandonata sul prato, il vestito bianco schiuso come una corolla attorno alle gambe snelle, il grembo inondato di fiori, le dita graffiate.
Il suo nuovo amico, il vicino dalla mente acuta e i capelli ramati, si torce le mani al suo fianco. Quel fratello solitario che si ritrova ha un’espressione ostile incisa nei lineamenti duri e macina disprezzo ad ogni sbuffo.
Irrilevanti.
Lo straniero li ignora – insolitamente silenzioso, insolitamente calmo, niente scoppi di risa, niente labbra che si stirano fino a dolere e niente denti che azzannano l’aria, solo quel mutismo contemplativo che non gli è proprio.
Lei sospira. Un respiro svagato, un po’ tremulo. Le sue ciglia dorate sbattono piano, il sole le fa scintillare.
Le sue dita sottili si adoperano, ostinate, attorno ai fiori. Scivolano, impacciate, sgraziate, su una corona di petali sgualciti. Perdono il filo e ricominciano, instancabili – lui si chiede se lei non stia semplicemente cercando di ricordare, ricordare come si fa a intrecciare i fiori, ricordare come si fa a ritrovare la strada in una realtà fatta di riverberi infiniti e fruscii di narcisi bianchi.
Gli occhi verdi dello straniero osservano quei movimenti convulsi con interesse. Ha inchiodati addosso due paia di sguardi identici – uno gronda preoccupazione e l’altro è acuminato di disprezzo, ma l’azzurro è lo stesso.
Insignificante.

Lei geme, disperata. I narcisi giacciono squarciati tutt’intorno a lei, le corolle pallide divelte dallo stelo.
Di quella coroncina che tanto desidera non restano che brandelli – e quei gemiti metà singhiozzi metà sussurri che le sfuggono a intermittenza.
“Che cosa ne pensi?”
Albus parla all’improvviso, incapace di reggere la tensione un minuto di più.
La testa di lei scatta impercettibilmente, e gli occhi dello straniero brillano, spettrali.
“Che cosa ne pensa? Che cosa ne pensa?” l’indignazione dell’altro Silente, del Silente sbagliato, strappa un sorriso ricurvo di disprezzo a quelle labbra perfette, “Non è un oggetto, fratello. È nostra sorella.”
“Aberforth, sai cosa volevo intendere.”
No, che non lo so.”
Lo straniero ricorda cos’ha pensato, in quell’istante – attenzione, pericolo.
Lei scuote la testa a scatti, i riccioli biondi saltano come molle rotte – ingranaggi impazziti sotto quella cascata di capelli, una bocca innocente incurvata all’insù un po’ per caso, il buio si addensa e i narcisi prendono il volo, ma nessuno li vede, nessuno può vederli danzare nel buio tranne lei, tranne lei.
Lo straniero la guarda, le dita che si inceppano e franano e si torcono mentre lei cerca di intrecciare i fiori.
“Non l’hai mai sopportata!”
“Sei ingiusto. Ho lasciato tutto per occuparmi di voi.”
“Ti aspetti anche un ringraziamento per aver fatto il tuo dovere?”
Lei dondola su se stessa, il viso rivolto verso i fiori trucidati sul suo grembo, i riccioli biondi incendiati di sole sono quasi dolorosi da guardare.
Lo straniero dalla faccia allegra pensa che, però, niente sia doloroso quanto quello che le si agita sotto la fronte d’avorio, in quella memoria fatta di schegge rotte.
I suoi fratelli litigano, Aberforth ferisce con l’oltraggio e Albus si scherma con un’indifferenza glaciale che non riesce a dissimulare del tutto il rimpianto, e le dita di lei si contraggono, sempre più convulsive, sempre più sgraziate – gli occhi verdi dello straniero scovano i lividi sbiaditi sulle nocche, i graffi irregolari sui palmi.
Lei strappa manciate di erba insieme a qualche corolla, lui la guarda fare a pezzi i narcisi con sempre più violenza, il volto da bambola soffuso di riccioli.
Aberforth ringhia e Albus sibila, e nessuno dei due nota quelle dita piene di lividi che artigliano i petali e li torturano.
Pericolo.
Lo straniero le si avvicina, in uno scatto fluido.
Le voci dei Silente si spengono, fulminate, lui sorride appena ma non si ferma finché non si trova davanti a lei, col suo vestito macchiato e i suoi fiori in rovina e le iridi spente rivolte altrove.
Si piega sulle ginocchia, gli occhi verdi come un’aurora boreale persi su di lei.
“Mi sembra perfetta. Lo sei, vero, fiore mio?”
Albus si lascia sfuggire un sospiro d’atroce sollievo e Aberforth ringhia – li odia entrambi e l’odio non morirà mai, non nei suoi ricordi affilati come coltelli.
“Si chiama Ariana!”
“Ariana, che bel nome” nell’udire quel tono rabbioso, lo straniero si distende un sorriso abbacinante sul volto allegro, “Io mi chiamo Gellert.”
La bambina spezzata alza lo sguardo su di lui e sorride, di nuovo pacifica.

 

 

 

 

Note dell’Autrice
Sono davvero felice di tornare a scrivere, e con i miei personaggi preferiti!
Questa storia presenterà le coppie Albus/Gellert e Gellert/Ariana. La Grindeldore è la mia OTP e ci tengo a precisare che in questa storia non rispetto pienamente le mie idee su di loro, poiché i miei headcanon cambiano quando nel quadro si inserisce Ariana, in un ruolo diverso da quello di sorella di Albus.
La storia è stata scritta seguendo i prompt della lista pumpWord dell’iniziativa del #Writober2021, organizzata dal sito Fanwriter.it. Ho scelto soltanto i primi 9 prompt e, visto che non intendo proseguire con gli altri, pubblicherò un paio di volte a settimana (il venerdì e il martedì), invece di tutti i giorni.
Spero che questa piccola minilong vi piaccia!
Lasciatemi un parere, se vi va.

Mary

  
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