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Autore: Mue    02/09/2009    17 recensioni
Luna è ormai una donna adulta quando si imbatte nel suo vecchio amico d'infanzia Rolf Scamandro, ora diventato un celebre allevatore di cavalli alati.
Sono passati tanti anni e lui sembra terribilmente cambiato.
Ma lo è davvero?
La storia d'amore di Rolf e Luna vista da me.
{Dal testo:
«Luna, ti ricordi di mio nipote Rolf, vero?»
Luna sollevò gli occhi dal bicchiere che aveva in mano e incrociò lo sguardo dell’uomo che la signora Peakes le stava presentando.
Gli sorrise. «Certo che mi ricordo di lui. Mi ha baciata.»}
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Rolf Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Menta e Bisque Burley'
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Capitolo IX


16 Luglio, Avonfield

 

Sono pazzo. Sono totalmente fuori di testa.
Sì, assolutamente. Non c’era altra spiegazione.
Maledizione, altrimenti perché avrebbe cercato di baciare Luna?
Lui non amava Luna. Non le piaceva. Come avrebbe potuto piacerle? Lei non aveva niente di attraente. Niente a parte il suo viso, il suo corpo, quel suo sguardo così dolce, quel suo modo di fare così pacato e…
Va bene, aveva molte attrattive. Ma nessuna poteva compensare la sua terribile stravaganza. Era un difetto, quello, su cui non si poteva sorvolare.
Eppure…
Non sono pazzo, ammise alla fine Rolf, arrendendosi. Sono solo stupidamente innamorato.
Si sedette su una poltrona del salotto, esausto.
Okay, ora l’aveva ammesso. Era innamorato di Luna, la sua amica d’infanzia. La prima ragazza che avesse baciato. Luna la stravagante, la pazza.
Ma, per l’amore di Morgana, Merlino e San Mungo, come diamine era potuto succedere? Come poteva lui, che aveva subito una lezione così umiliante sull’irrazionalità da quel fauno, innamorarsi? E di Luna, poi!
Stava ancora cercando di raccapezzarsi quando la porta della stanza si aprì e Rawdon fece il suo ingresso.
Rolf alzò lo sguardo su di lui, non del tutto certo di essere psicologicamente pronto a sopportare le sue frecciatine.
Rawdon, però, sembrava insolitamente taciturno: raggiunse la poltrona vicino a Rolf in silenzio e posò sul tavolino di fronte una bottiglia e due calici.
Poi guardò l’amico in faccia. «Hai dormito bene?» chiese gentilmente.
Rolf sbuffò, passandosi la mano sulle occhiaie violacee. «Sono messo tanto male?»
«Mmh… diciamo che ho visto occhiaie del genere solo su alcuni esemplari di Amomongo Ridens.»
«Gli Amomongi non hanno le occhiaie» obbiettò Rolf.
Rawdon scrollò le spalle. «Tiravo a indovinare. Sai com’è, non ne ho mai visto uno in vita mia.»
«Non ti sei perso granché.»
Rawdon sogghignò, versò generosamente il Whisky Incendiario dalla bottiglia e lo porse a Rolf. «Bevi.»
«Che vuoi fare, ridurmi allo stato di larva di Vermicolo?»
«No, voglio solo farti parlare sinceramente, e non lo posso fare finché un po’ di alcol farà sciogliere quella tua maledetta corazza intellettuale.»
Rolf non ribatté e bevve, poi posò il calice con un sospiro. «Sentiamo, cosa vuoi sapere?»
«Ti piace Luna Lovegood?» chiese Rawdon acutamente.
«Che c’è? Sei alla ricerca di un rivale in amore?» rispose torvo Rolf.
Rawdon gli cacciò in mano il calice di Whisky di nuovo riempito fino all’orlo. «Non ci siamo, sei ancora troppo ritratto nel tuo guscio cinico e scontroso. Bevi ancora.»
Rolf stavolta non obbedì e sbatté il calice sul tavolo. «Speravi che s’innamorasse di te? Credi che Luna sia così stupida?» gli chiese alzandosi in piedi in atteggiamento minaccioso.
Rawdon rimase seduto dov’era, la tranquillità fatta a persona. «No» rispose pacato. «Non ho mai pensato che lei fosse stupida. E non speravo che s’innamorasse di me; speravo che tu ti innamorassi di lei. O, meglio, che ti rendessi conto di esserlo già.»
Rolf ammutolì. Poi incrociò le mani dietro la schiena e si voltò a fissare il caminetto. «Che cosa ti fa pensare che sia innamorato di lei?»
«Il fatto che se ora bevessi qualche altro bicchiere, me lo diresti di tua iniziativa.»
Rolf scosse il capo, esasperato. «Ma perché devo avere un amico così insopportabilmente subdolo?»
«Perché hai bisogno di qualcuno che agisca come quella parte spensierata e irrazionale di te che hai soppresso.»
«Pensi che io sia represso?»
«Leggermente. Forse a causa di qualche trauma infantile.»
Rolf pensò alla sua orribile avventura con il fauno. Sì, Rawdon sapeva essere piuttosto perspicace, quando voleva.
Sospirò. «Rawdon.»
«Sì?»
«Come credi che ci si possa innamorare di Luna? Voglio dire, persino tu non puoi negare che sia assurdo. Che lei sia troppo… troppo…»
«Eccentrica? Ingenua? Schietta? Sì. Magari addirittura pazza.» Rawdon fece una pausa, come per meditare, poi si alzò e raggiunse Rolf vicino al caminetto. «Lascia che ti dica, Rolf, una cosa che la tua eccelsa mente razionale priva di ogni stravaganza non riesce a concepire.»
«Devo prepararmi al peggio?»
Rawdon sorrise. «Solo chi non sa ancora cos’è l’amore vi cerca la perfezione. Chi lo conosce, anche solo da poco, è già pronto a perdonare anche la più terribile delle imperfezioni.»
Rolf fece un gran sospiro. «D’accordo. Allora sì, sono innamorato di Luna.»
Rawdon rise. «Fantastico. E ho ancora quasi tutta la bottiglia di Whisky integra. Non ci speravo.»
Rolf fece una smorfia e si appoggiò stancamente al caminetto, riflettendo.
«Che c’è?» chiese Rawdon, interrogativo.
Rolf sospirò e si voltò a guardare l’amico. «E ora?»
Già, ora? Ora che, finalmente, aveva costatato razionalmente –se di razionalità si poteva parlare in quella questione- che amava Luna? Che cosa avrebbe fatto?
Non poteva andare certo a confessarle il suo amore. Non dopo il giorno prima. Era troppo, per il suo orgoglio.
Diamine, anche solo a immaginare come sarebbe stata la scena…

*

«Ciao.»
«Oh, ciao, Rolf» disse Luna, palesemente sorpresa di vederlo lì, sulla porta di casa sua. «E’ un piacere rivederti. Vuoi entrare? Vado a chiamare papà…»
«No» sbottò lui bruscamente. «Cioè, sì, ma prima devo dirti una cosa.»
Luna lo guardò, incuriosita. «Che cosa?»
Rolf la fissò negli occhi, quegli occhi limpidi e azzurri, più tersi di qualsiasi sfaccettatura di diamante.
«Io… be’, che ne dici di fare un giro? E’ un po’… difficile da spiegare.»
In realtà non c’era proprio niente da spiegare: sarebbero bastate due parole, ma in quel momento Rolf non riusciva proprio a pronunciarle.
Luna annuì. «Come vuoi. Se è così difficile da dire, però, puoi anche non farlo.»
Rolf scosse il capo. «No, devo dirlo. Vieni.»
Si incamminarono lungo il vialetto e poi fuori dal cancello, in aperta campagna.
«Ecco…» esordì Rolf dopo qualche minuto di silenzio. «Ieri, nel giardino, io…»
«Oh, mi dispiace» lo anticipò Luna. «Ho pensato che mi volessi baciare perché mi sono ricordata di tanti anni fa, quando ci siamo salutati e tu sei partito per la Francia. Ma poi, ripensandoci, credo di essermi sbagliata, perché tu non mi baceresti mai.»
Rolf si accigliò. «Perché no?»
Luna si fermò e lo guardò stupita. «Ma è ovvio, no? Non ti piaccio. Anche quando ci siamo ritrovati dalla signora Peakes e ho parlato di quando mi hai baciato non hai...» Si interruppe, come colta da un pensiero improvviso. «O forse te lo sei dimenticato davvero?» Lo fissò, con un’espressione ansiosa e triste che Rolf non le aveva mai visto. «Ti sei dimenticato di quando mi hai salutata e mi hai detto quelle parole?»
«No! Non l’ho dimenticato!» sostenne lui con foga.
«Allora è come pensavo: hai fatto finta di non ricordare perché non ti piaccio. E’ così?»
«No! Voglio dire, sì, o almeno così credevo.» Rolf la afferrò per un braccio. «Non avrei dovuto far finta di non ricordare da mia zia e non avrei dovuto trattarti come ho fatto ieri nel padiglione. Ci sono tante cose che ho fatto e di cui sono pentito e devo chiederti scusa.» Strinse di più la presa sul braccio di Luna. «Ma di altre non mi pentirò mai.»
Lei lo guardò, perplessa. «Di cosa stai parlando?»
Rolf le prese il viso tra le mani. «Per esempio di questo.»
Si chinò e la baciò.
E fu molto diverso da come se l’era immaginato. Infinitamente diverso e infinitamente meglio.
Luna sapeva di menta, di fresco, di qualcosa di dolce e puro… era qualcosa di familiare, qualcosa che lo riportava ad anni e anni indietro, sullo stesso sentiero, sebbene un po’ più in là, accanto a una staccionata…
Quando si scostò, Luna lo guardò con gli occhi enormi.
Rolf aveva passato tutto il mattino pensando a come lei avrebbe reagito dopo averla baciata… sempre che avesse trovato il coraggio di farlo, beninteso. Era pronto a tutto. Ma non a quello che Luna disse.
«Allora non sei uguale a una volta solo quando ridi!»
Rolf scoppiò a ridere e la prese tra le braccia.
«Luna, non è vero che non mi piaci» disse, cercando di non incespicare le parole. «Mi piaci tantissimo, più di qualsiasi altra persona o creatura abbia mai incontrato, e ne ho incontrate tante.»
Gli occhi di Luna s’illuminarono. «Davvero? Oh, anche tu mi piaci tanto, Rolf.»
«Più dei Ricciocorni?» chiese lui, serio.
«Certo! E’ ovvio, dato che i Ricciocorni non esistono.»
Rolf si accigliò, e cercò qualche altro termine di paragone. «Allora più dei Nargilli e dei Gorgosprizzi?»
Luna ci pensò un attimo su. «Non ne ho mai visti. Però» aggiunse, mentre già Rolf s’incupiva, «credo che non possano essere tanto belli da piacermi più di te. Penso che sia impossibile.»
Rolf fece un gran sorriso. «E perché?»
«Perché mi piaci davvero tanto» fa la risposta ingenua.
Lui la strinse a sé e la baciò. E poi la baciò ancora, e ancora, senza pensare. E perché avrebbe dovuto pensare? Con Luna era perfettamente inutile: bastava amare, non serviva altro.


Fine


----------

Forse è tutto troppo facile e idilliaco, o forse no.
Ma a me piace pensare che l’amore, per Luna -e anche per Rolf-, sia proprio così: qualcosa di dolce, semplice e senza complicazioni.
Presto pubblicherò ancora qualcosa su di loro, perché ho deciso di dedicare tutta la mia adesione al Pigiama Party di Fanworld a questa coppia, e dato che l’iniziativa prevede cinque storie pubblicate entro la fine di settembre, avrò di che sbizzarrirmi. I personaggi che prenderò in considerazione –anche inventati, si veda Rawdon- saranno sempre gli stessi, ma voglio precisare che nessuna fanfiction sarà un “seguito” o una “spin-off”, perché ogni storia, per quel che mi riguarda, è bella quando sta a sé, con il suo bravo inizio e la sua brava fine. Se poi in ordine cronologico possa essere considerata tale o no, non ha alcuna importanza.
Finisco qui, dunque, e qui io vi saluto e vi ringrazio di cuore. Vi citerei uno ad uno, ma siete più di sessanta, tra chi ha messo la storia tra i preferiti e chi tra le seguite (capite adesso perché cominciavo a essere in ansia? xD), perciò spero che mi vorrete perdonare e accettare un grande bacio collettivo. Spero che vi siate divertiti a leggere questa storia almeno un millesimo di quanto io mi sono divertita a scriverla.
E spero di ritrovarvi da qualche parte su EFP o altrove.
Arrivederci!



Note e credits:

Il mestiere di Rolf (in origine quello di naturalista) e l'esistenza di università magiche (ringrazio fleacartasi per avermelo annotato) sono elementi che non coincidono con il canon di libri e interviste di J.K. Rowling.
Il nome di Rawdon è un tributo al personaggio di Rawdon Crawley di La fiera della vanità.
Inoltre, ultime ma non meno importanti, le sopracciglia di Rolf sono un dettaglio ispiratomi da un personaggio del libro Sylvester di Georgette Heyer.


 

   
 
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