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Autore: Josy_98    31/10/2021    0 recensioni
Estratto dal primo capitolo:
Nel piccolo sobborgo inglese di Little Whinging una dolce bambina di nome Honey aveva trovato, diversi anni prima, una coppia che l'aveva accolta e cresciuta, adottandola dopo la morte della sua famiglia biologica. In quei dieci anni passati insieme Magnolia Crescent non era cambiata affatto. Soltanto le foto sparse per casa denotavano quanto tempo fosse passato: con il trascorrere degli anni erano aumentate, e se all'inizio i soggetti erano solo marito e moglie, da quel giorno di diverso tempo prima le foto con la bambina avevano invaso quella casa tranquilla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Era Raptor.

"Lei!" esclamò Harry col fiato mozzo stringendo involontariamente la presa attorno alla mano di Honey.

"Te l'avevo detto..." mormorò lei.

Raptor sorrise. Non un solo muscolo gli si mosse sul volto.

"Io." disse calmo. "Mi stavo proprio chiedendo se ti avrei incontrato qui, Potter. Non sono neanche sorpreso di vederti con Price. Voi due sembrate vivere in simbiosi."

"Ma io pensavo... Piton..."

"Chi, Severus?" Raptor rise, e non fu la sua solita risatina tremula, bensì una risata fredda e tagliente. "Sì, Severus sembra proprio il tipo giusto, non è vero? È talmente utile averlo qui a svolazzare dappertutto, come un pipistrello gigante! Con lui in giro, chi sospetterebbe mai del po-povero, ba-balbettante p-professor Ra-Raptor?"

Honey sospirò. "Ti avevo detto anche questo."

"Ma Piton ha tentato di uccidermi!" continuò Harry non riuscendo ad accettare la realtà.

"No, no, no! Sono stato io. La tua amica Miss Granger mi ha urtato involontariamente quando è corsa ad appiccare il fuoco a Piton, durante la partita a Quidditch. Con quello spintone ha interrotto il mio contatto visivo con te: ancora pochi secondi, e sarei riuscito a disarcionarti dalla scopa. Anzi, ci sarei riuscito anche prima, se Piton non avesse continuato a borbottare controincantesimi nel tentativo di salvarti."

"Piton cercava di salvarmi?"

"Ma certo." disse Raptor, sempre in tono gelido. "Perché credi che volesse arbitrare lui la tua seconda partita? Cercava di evitare che io ci riprovassi. Veramente buffo... Non c'era bisogno che si desse tanta pena. Non avrei potuto fare niente comunque, con Silente che assisteva alla partita. Tutti gli altri insegnanti pensavano che Piton stesse cercando di ostacolare la vittoria del Grifondoro, lui si è reso veramente impopolare... e che gran perdita di tempo, visto che nonostante tutto, stanotte ti ammazzo." Raptor schioccò le dita.

Dal nulla apparvero delle funi che si avvolsero strette intorno a Harry.

"Relascio." esclamò Honey puntando la bacchetta sulle funi. Fortuna che non l'aveva più riposta dopo aver superato il Tranello del Diavolo. Quelle caddero a terra liberando Harry e Honey si volse verso Raptor. "Non è stato un caso che Hermione l'abbia urtata, quel giorno. Le ho detto io di farlo. Lei non mi è mai piaciuto. Ho sempre avuto la sensazione che ci fosse altro in lei." assottigliò lo sguardo. "Anche adesso."

Raptor la studiò attentamente per la prima volta da quando erano arrivati. Fino a quel momento tutta la sua attenzione era stata su Harry.

"Sei davvero una ragazza sveglia." disse infine. "Non hai idea di quanto sia vera la tua frase. Ma non mi impedirai di prendere la Pietra. Vi ucciderò entrambi." affermò. "Siete troppo ficcanaso per continuare a vivere. Andarvene in giro a quel modo per tutta la scuola, il giorno di Halloween! Per quanto ne sapevo io, mi avevate visto benissimo mentre venivo a sincerarmi di che cosa ci fosse a guardia della Pietra."

"Allora il troll l'ha fatto entrare lei?"

"Ovviamente." mormorò Honey senza abbassare la bacchetta.

"Ma certamente." confermò Raptor. "Ho un talento speciale con i troll, io... Avrete visto senz'altro che cosa ho fatto a quello della stanza qua accanto. Ma purtroppo, mentre tutti correvano dappertutto cercando di stanarlo, Piton, che già sospettava di me, è venuto dritto filato al terzo piano per intercettarmi, e non solo il mio troll non vi ha fatto a pezzi, ma neanche il cane a tre teste è riuscito a staccare la gamba a morsi a Piton come si deve. E ora aspettate un attimo e fate silenzio. Devo esaminare questo specchio molto interessante. Ma prima... Expelliarmus!" la bacchetta di Honey volò via e lei si ritrovò senza difese. "Sei troppo pericolosa con quella, tu. So che conosci molti più incantesimi di una normale studentessa della tua età."

Poi si voltò e solo in quell'istante Honey si rese conto dell'oggetto che si trovava alle spalle di Raptor. Era lo Specchio delle Brame.

"Lo specchio è la chiave per trovare la Pietra." mormorava Raptor mentre tastava la cornice. "Figuriamoci se Silente non escogitava una cosa del genere... ma tanto lui è a Londra... e per quando sarà tornato, io sarò già molto lontano."

Tutto quello a cui Honey riusciva a pensare era di continuare a impegnare Raptor nella conversazione, impedendogli di concentrarsi sullo specchio.

"Ho visto lei e Piton nella foresta..." uscì a Harry. Probabilmente anche lui aveva pensato la stessa cosa.

"Già." rispose Raptor indolente, girando attorno allo specchio per osservarlo da dietro. "All'epoca, mi stava addosso, cercando di scoprire fino a che punto fossi arrivato. Ha sempre sospettato di me. E ha cercato di spaventarmi... come se fosse stato possibile, con il Signore Voldemort dalla mia parte!" Raptor venne fuori da dietro lo specchio e ci guardò dentro avidamente. "Vedo la Pietra... La offro al mio padrone, ma dov'è la Pietra?"

"Ti avevo detto che avevi capito male..." mormorò Honey.

Harry si mosse leggermente verso di lei, facendole cenno di avvicinarsi piano al professore. Dovevano impedire a tutti i costi che Raptor dedicasse tutta la sua attenzione allo specchio.

"Eppure, mi è sempre sembrato che Piton mi odiasse tanto..."

"Oh, per odiarti, ti odia." disse Raptor con tono di noncuranza. "Ci puoi giurare che ti odia. Era a Hogwarts con tuo padre, lo sapevi? Si detestavano cordialmente. Però non ti ha mai voluto morto. Price sembra stargli simpatica, invece. Evento più unico che raro, a dire la verità."

"Eppure professore, qualche giorno fa io l'ho sentita singhiozzare... Pensavo che Piton la stesse minacciando..."

Per la prima volta un fremito di paura attraversò il volto di Raptor.

"A volte..." disse. "... trovo difficile seguire le istruzioni del mio padrone... lui è un mago grande e potente, mentre io sono debole..."

"Intende dire che era insieme a lei in quell'aula?" disse Harry col fiato mozzo.

"Lui è con me ovunque io vada." disse Raptor in tono pacato. "Lo incontrai all'epoca in cui giravo il mondo. Allora ero un giovanotto scervellato, pieno di idee ridicole sul bene e sul male. Il Signore Voldemort mi ha dimostrato quanto avessi torto. Bene e male non esistono. Esistono soltanto il potere e coloro che sono troppo deboli per ricercarlo... Da allora l'ho sempre servito fedelmente, benché lo abbia deluso molte volte. Ha dovuto essere molto duro con me." Raptor d'improvviso rabbrividì. "Non perdona facilmente gli errori. Quando ho fallito il colpo alla Gringott lui ne è stato molto dispiaciuto. Mi ha punito... Ha deciso di tenermi sotto più stretta sorveglianza..."

La voce di Raptor si spense.

Honey rabbrividì. "Oh Santo Merlino!" mormorò mentre il suo volto perdeva lentamente colore. Una strana idea le si era andata formando nella mente, ma sperava vivamente di sbagliarsi. In caso contrario... era davvero raccapricciante.

Raptor imprecava a bassa voce. "Io non capisco... la Pietra è o non è dentro lo specchio? Che devo fare? Devo romperlo?"

Harry cercò di spostarsi verso sinistra per trovarsi di fronte allo specchio senza che Raptor lo notasse, ma incespicò e cadde. Honey lo aiutò ad alzarsi mentre lui le spiegava la conclusione a cui era arrivato sullo specchio: loro volevano trovare la pietra prima di Raptor, perciò se si fossero specchiati avrebbero dovuto vedere loro stessi nell'atto di trovarla; il che voleva dire che avrebbero visto dov'era nascosta. Honey annuì, capendo le sue intenzioni, mentre Raptor continuava a ignorarli e a parlare tra sé e sé.

"Vediamo un po', che cosa fa questo specchio? Come funziona? Padrone, aiutami!"

E con tremendo orrore, Honey sentì una voce rispondere, una voce che sembrava provenire dallo stesso Raptor.

"Usa il ragazzo... Usa il ragazzo..."

Raptor si voltò verso Harry e Honey. "Sì... Potter... vieni qui."

Lui non si mosse mentre Honey stringeva una mano attorno al suo braccio per impedirgli di fare un passo.

"Vieni qui. O farò del male alla tua amica." ripeté Raptor. "Guarda nello specchio e dimmi che cosa vedi."

Harry si liberò delicatamente dalla presa di Honey e si avviò lentamente verso Raptor. Si voltò a osservare Honey, che scuoteva la testa in silenzio cercando di fargli capire di non dire una parola, poi chiuse gli occhi, andò a mettersi davanti allo specchio e li aprì di nuovo.

Honey non seppe cosa vide ma, all'improvvisò, sentì un peso scivolarle nella tasca dei pantaloni. Si irrigidì nell'esatto istante in cui Harry fece un profondo respiro e comprese subito che, chissà come, la Pietra era finita nella sua tasca. Rimase immobile, in attesa della mossa di Harry, che sentiva ancora più preoccupato di quanto fosse prima.

"Ebbene?" disse Raptor impaziente. "Che cosa vedi?"

"Vedo Silente che mi stringe la mano." disse Harry, inventando tutto di sana pianta. "Io... ho appena fatto vincere a Grifondoro la coppa del campionato."

Raptor imprecò di nuovo.

"Togliti di mezzo!" disse. Spostandosi di lato, Harry lanciò un'occhiata a Honey che annuì lentamente per confermare ciò che lui, sicuramente, già sospettava.

Entrambi guardarono di sottecchi la porta, chiedendosi se sarebbero riusciti a scappare, ma aveva avuto solo il tempo di raggiungere Honey, quando una voce stridula parlò, nonostante Raptor non avesse aperto bocca.

"Sta mentendo... sta mentendo..."

"Potter, torna subito qui!" gridò Raptor. "Dimmi la verità! Che cosa hai visto?"

La voce stridula parlò di nuovo. "Fammi parlare con lui... faccia a faccia..."

"Padrone, ma voi non ne avete la forza!"

"Certo che sono abbastanza forte... per questo."

Honey non riusciva a muovere un muscolo, esattamente come Harry ancora al suo fianco. Pietrificati, guardarono Raptor che gli si avvicinava e incominciava a svolgersi il turbante. La stoffa di cui era composto cadde a terra. Senza quel copricapo, la testa di Raptor sembrava stranamente piccola. Poi lentamente, Raptor fece dietro-front.

Honey avrebbe voluto essere cieca ma sfortunatamente ci vedeva benissimo. Nel punto dove normalmente avrebbe dovuto trovarsi la nuca del professore, c'era un volto, il volto più orrendo che la ragazza avesse mai visto. Era bianco come il gesso, con occhi rossi che mandavano bagliori, e per narici due fessure, come un serpente.

"Alla faccia della doppia personalità." mormorò pallida in volto.

"Harry Potter..." sibilò quella cosa fissando Harry e lanciandole, allo stesso tempo, un'occhiataccia.

Harry cercò di arretrare di un passo, ma le gambe non gli rispondevano. Finì addosso a Honey che, tuttavia, quasi non ci fece caso. Era troppo orripilata da ciò che aveva davanti.

"Lo vedi che cosa sono diventato?" disse il volto. "Pura ombra e vapore... io prendo forma soltanto quando posso abitare il corpo di qualcuno... Ma ci sono sempre state persone disposte ad aprirmi il cuore e la mente... Il sangue di unicorno mi ha rinvigorito, nelle scorse settimane... Hai visto quando il fedele Raptor l'ha bevuto per me, nella foresta... Una volta che sarò entrato in possesso dell'Elisir di Lunga Vita, potrò crearmi un corpo tutto mio... E ora, veniamo a noi... Perché non mi dai quella pietra che hai in tasca?"

Harry e Honey si scambiarono uno sguardo. Allora non sapeva chi dei due ce l'avesse. Arretrarono all'unisono.

"Non fare l'idiota." ringhiò il volto verso Harry. "Meglio che ti salvi la vita e ti unisci a me... altrimenti farai la stessa fine della tua famiglia! Loro sono morti implorando la mia clemenza..."

"BUGIARDO!" gridò Harry d'un tratto afferrando il braccio di Honey e spostandosi ancora più indietro.

Raptor camminava volgendo loro le spalle, cosicché Voldemort poteva continuare a vedere i ragazzi. Ora quel volto maligno sorrideva.

"Ma che cosa commovente..." sibilò. "Io apprezzo sempre molto il coraggio... Sì, ragazzo, i tuoi genitori erano coraggiosi... Per primo ho ucciso tuo padre: lui aveva ingaggiato un'intrepida lotta... Tua madre, invece, non era necessario che morisse... stava solo cercando di proteggervi... E ora dammi quella pietra, se non vuoi che sia morta invano."

"MAI!"

Harry balzò verso la porta lambita dalle fiamme, tirandosi dietro Honey, ma Voldemort gridò: "PRENDILI!", e un istante dopo Honey sentì la mano di Raptor stringersi intorno al suo polso, buttandola a terra. Harry per poco non le finì addosso, ma riuscì a rimanere in piedi mentre Raptor cercava di immobilizzarli entrambi. Honey aveva un forte dolore alla testa, probabilmente a causa del colpo che aveva preso, e sentì Harry gridare e lottare contro Raptor.

"Scappa!" le urlò. "Porta via la Pietra!"

Raptor lasciò la presa sui ragazzi e Harry cercò di aiutare Honey a risollevarsi, mentre entrambi lo osservavano piegato in due per il dolore e intento a guardarsi le dita, che si stavano riempiendo di vesciche a vista d'occhio. Honey era riuscita, finalmente, a rimettersi in piedi nonostante lo stordimento e recuperare la bacchetta quando sentirono di nuovo la voce di Voldemort.

"Prendili! PRENDILI!" continuava a gridare con voce stridula.

Raptor estrasse la bacchetta e la puntò contro Honey.

"CRUCIO!"

Lei si piegò in due colta da un immenso e bruciante dolore, strillando come non aveva mai fatto in vita sua. Le sembrava di essere infilzata da migliaia di lame incandescenti e, allo stesso tempo, sentiva come se qualcuno le stesse bruciando i nervi con delle fiamme. La sua mano era stretta talmente forte attorno alla bacchetta che credette di spezzarla. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime e sentiva in bocca il sapore del sangue: doveva essersi morsa la lingua. Voleva solo che smettesse.

Harry si scagliò contro Raptor, nel tentativo di distogliere la sua attenzione da Honey. Funzionò, ma Harry si ritrovò lungo disteso per terra accanto a Honey con le mani di Raptor attorno al suo collo. Honey non riusciva più nemmeno a muoversi, a causa della Maledizione, ma ciò non le impedì di vedere Raptor torcersi in preda agli spasimi attraverso le lacrime che non aveva versato.

"Padrone, non riesco a trattenerlo... le mie mani... le mie mani!"

E Raptor, pur continuando a tenere inchiodato il ragazzo a terra con le ginocchia, mollò la presa sul suo collo per contemplarsi inorridito i palmi delle mani. Anche Honey li vide, seppur sfocati: erano bruciacchiati, con la carne al vivo, rossa e lucente. Persino l'aria sapeva di carne bruciata e sangue.

"E allora ammazzalo, idiota, poi uccidi anche lei e facciamola finita!" gridò Voldemort con la sua voce stridula.

Raptor alzò la mano per eseguire un sortilegio mortale, ma Harry, istintivamente, gli afferrò la faccia...

"Aaaaaaahhhhhh!"

Raptor gli rotolò via di dosso, e questa volta anche il volto gli si era coperto di vesciche. A quel punto Honey capì: Raptor non poteva toccare Harry senza provare un atroce dolore. La loro unica speranza, quindi, era che lui non lo mollasse: quel contatto doloroso gli avrebbe impedito di fare incantesimi.

Dovette comprenderlo anche Harry, perchè balzò in piedi, afferrò Raptor per un braccio e lo tenne più stretto che poteva. Raptor gridava e cercava di scrollarselo di dosso. Honey udiva soltanto le terribili strida di dolore di Raptor e Voldemort che gridava: "UCCIDILI! UCCIDILI!".

Sentì Harry cadere accanto a sè. Aveva ancora la bacchetta in mano, ma non riusciva a muovere un muscolo e la vista divenne sempre più sfocata col passare dei secondi, fino a quando il buio prese il sopravvento sul dolore e gli odori. Con il suo ultimo pensiero sperò che Harry stesse bene.

 

****

 

Quando riprese coscienza di sè sentì delle voci, anche se non capì chi fossero nè di cosa stessero parlando, e si accorse subito di essere distesa su una superficie morbida. Comprese di essere ancora viva. Sospirò e un gemito le sfuggì dalle labbra. Sentiva dolore in ogni singola parte del corpo. Qualcosa si mosse, vicino a lei, e con una certa fatica riuscì a sollevare le palpebre e a mettere a fuoco ciò che aveva attorno a lei.

Si rese conto di essere nell'infermeria del castello, il letto su cui era distesa era ricoperto da candide lenzuola di lino e con la coda dell'occhio vide, sul comodino accanto sè, una montagna di dolciumi di ogni tipo. Si chiese cosa ci facesse lì tutto quel cibo.

Un movimento al limite del suo campo visivo, dall'altra parte del letto rispetto ai dolci, attirò la sua attenzione e lei volse lentamente la testa in quella direzione cercando di ignorare le fitte che la colpivano ogni volta che provava a spostare una parte del corpo. Solo in quel momento si accorse della presenza di Albus Silente in piedi accanto a lei che la osservava con un sorriso.

"Harry..." provò a parlare, seppur con fatica. "Harry... sta bene?" chiese immediatamente puntando il suo sguardo serio in quello sollevato del preside.

"Honey!" una voce dietro Silente attirò immediatamente il suo sguardo.

Harry era semi disteso nel letto accanto al suo, quasi interamente coperto dalla figura di Silente, e la osservava preoccupato. "Honey, come stai?"

Lei aprì la bocca ma non ne uscì nessun suono. La tremenda sensazione provata a causa della Maledizione Cruciatus si fece spazio nella sua mente, paralizzandola. Probabilmente non l'avrebbe mai dimenticata.

"Buon pomeriggio, Honey." disse Silente con tono tranquillo, porgendole un bicchiere con una cannuccia. "Penso sia il caso che tu beva un po' d'acqua prima di riprovare a parlare."

Lei bevve lentamente qualche sorso, sentendo la sua gola in fiamme placarsi un po'.

"Grazie." sussurrò debolmente mentre il preside riappoggiava il bicchiere sul comodino di Harry, pieno di dolci come il suo.

"Da..." si schiarì la voce. "Da quanto siamo qui?"

"Come ho appena detto a Harry, tre giorni." rispose il preside. "Mr Ronald Weasley e Miss Granger saranno molto sollevati di sapere che avete ripreso entrambi i sensi. Erano preoccupatissimi."

"E perchè sembra che qualcuno abbia svaligiato un intero negozio di dolci?" sussurrò ancora Honey, facendolo sorridere.

"Quelli sono pegni di affetto dei vostri amici e ammiratori." disse Silente illuminandosi in volto. "Quello che è accaduto giù nei sotterranei tra voi e il professor Raptor è segretissimo, quindi naturalmente tutta la scuola ne è al corrente. Credo che i vostri amici Fred e George Weasley abbiano cercato di mandarvi la tavoletta di una tazza del gabinetto: devono aver creduto che vi sareste divertiti. Ma Madama Chips non l'ha giudicata una cosa molto igienica, e quindi l'ha confiscata."

Honey fece una smorfia. "Tipico dei gemelli."

"Ma signore, la Pietra..."

"Vedo che non è facile distrarti, Harry, ora che hai visto che la tua amica sta bene. Molto bene, parliamo della Pietra. Il professor Raptor non è riuscito a portarvela via. Io sono arrivato in tempo per impedirlo, anche se devo ammettere che ve la stavate cavando molto bene da soli."

"Merito di Harry." mormorò Honey con un filo di voce. "Io ero fuori combattimento."

"Ma lei ci è arrivato sul luogo dell'appuntamento? Ha ricevuto la civetta da Hermione?"

"Ci dobbiamo essere incrociati a mezz'aria. Non avevo neanche messo piede a Londra, che ho capito subito che il luogo dove dovevo andare era quello che avevo appena lasciato. Sono arrivato giusto in tempo per togliervi di mano a Raptor..."

"Ah, è stato lei!" esclamò Harry.

"Ho temuto di essere arrivato troppo tardi."

"C'è mancato poco. Non ce l'avrei fatta a lungo a tenerlo lontano dalla Pietra..." ammise Harry.

"Non dalla Pietra, ragazzo, da voi! Lo sforzo che avete fatto per poco non vi è costato la vita. Soprattutto quando mi sono reso conto che Raptor aveva usato la Maledizione Cruciatus su Honey. Per un orribile momento, ho temuto che fosse così. Quanto alla Pietra, è andata distrutta."

"Distrutta?" ripeté Harry come inebetito. "Ma il suo amico, Nicolas Flamel..."

"Ah, sapete di Nicolas?" disse Silente con un tono di voce che sembrava deliziato. "Avete fatto proprio le cose per bene, eh? Beh, Nicolas e io abbiamo fatto due chiacchiere, e abbiamo deciso che era la cosa migliore."

"Ma questo significa che lui e sua moglie moriranno, non è così?"

"Dispongono di una quantità sufficiente di Elisir per sistemare i loro affari, dopodiché... ebbene sì, moriranno."

Silente sorrise vedendo lo sguardo allibito che si era dipinto sul volto di Harry. Honey comprendeva perchè Silente fosse così tranquillo a riguardo, ma capiva anche Harry e la sua sorpresa. Tuttavia si sentiva troppo debole per fornirgli una spiegazione e lasciò che se ne occupasse Silente.

"Per uno giovane come te, sono sicuro che tutto questo sembrerà incredibile, ma per Nicolas e Peronella è proprio come andare a dormire dopo una giornata molto, molto lunga. In fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura. Sapete.." aggiunse guardando anche Honey. "... la Pietra non era poi una cosa tanto prodigiosa. Sì, certo: tutti i soldi e tutta la vita che uno può volere... Sono le due cose che la maggior parte degli esseri umani desidera più di ogni altra... Ma il guaio è che gli uomini hanno una particolare abilità nello scegliere proprio le cose peggiori per loro."

Harry, steso a letto, sembrava aver perso la parola. Passava lo sguardo dal preside a Honey, ancora visibilmente preoccupato per la salute della sua amica. Silente canticchiò un motivetto e sorrise guardando il soffitto.

"Signore?" disse Harry. "Stavo pensando... Ehm, anche se la Pietra non c'è più, Vol... voglio dire, Lei-Sa-Chi..."

"Chiamalo pure Voldemort, Harry. Bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. La paura del nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa."

"D'accordo, signore. Dicevo, Voldemort cercherà qualche altro modo per tornare, non è vero? Voglio dire, non se n'è mica andato per sempre, no?"

"No, Harry, non se n'è andato per sempre. È ancora là fuori, da qualche parte, forse in cerca di un altro corpo da abitare... Visto che non è veramente vivo, è impossibile ucciderlo. Ha lasciato morire Raptor: ha tanta poca compassione per i seguaci quanto per i nemici. Comunque, se voi avete ritardato il suo ritorno al potere, la prossima volta ci vorrà semplicemente qualcun altro che sia in grado di sostenere quella che sembra una battaglia persa... Ma se il suo desiderio di potere continuerà a venire ostacolato, forse non lo riconquisterà mai più."

Harry annuì, ma smise subito, perché quel movimento gli faceva dolere la testa. Honey non ci provò neanche, a muoverla.

Poi Harry disse: "Signore, ci sono alcune altre cose che mi piacerebbe sapere, se lei può rispondermi... cose sulle quali vorrei sapere la verità."

"La verità..." sospirò Silente. "È una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con grande cautela. In ogni caso, risponderò alle tue domande, a meno che non abbia ottime ragioni per non farlo, nel qual caso ti prego di perdonarmi. Ma non mentirò."

"Bene... Voldemort ha detto di avere ucciso mia madre soltanto perché lei cercava di impedirgli di uccidere me. Ma lui perché voleva farmi fuori?"

Questa volta, Silente fece un sospiro ancora più profondo. Lanciò un'occhiata a Honey prima di riconcentrare lo sguardo su Harry. "Purtroppo, alla prima domanda non posso rispondere. Non oggi. Non ora. Un giorno lo saprai... ma per adesso, Harry, non ci pensare. Quando sarai più grande... Lo so che non sopporti di sentirtelo dire, ma... quando sarai pronto, lo saprai."

Harry era ben consapevole che sarebbe stato inutile discutere. "Ma allora, perché Raptor non poteva toccarmi?"

"Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c'è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l'amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre, lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile... Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle. Raptor, che avendo ceduto l'anima a Voldemort era pieno di odio, di brama e di ambizione, non poteva toccarti per questa ragione. Per lui era un tormento toccare una persona segnata da un marchio di tanta bontà."

A quel punto l'attenzione di Silente fu attratta da un uccellino che si era posato sul davanzale della finestra, il che lasciò a Honey il tempo di scacciare mentalmente il senso di malinconia che l'aveva invasa sentendolo parlare.

Dopo qualche secondo Harry disse: "E il mantello che rende invisibili... lei sa chi me l'ha mandato?"

"Ah... si dà il caso che tuo padre lo abbia lasciato a me, e io ho pensato che avrebbe potuto farti piacere averlo." gli occhi di Silente ammiccarono. "Sono cose utili... Quando era qui, tuo padre lo usava soprattutto per sgattaiolare in cucina e far fuori qualche buon bocconcino."

"E... ci sarebbe ancora un'altra cosa..."

"Avanti, spara!"

"Raptor ha detto che Piton..."

"Il professor Piton, Harry."

"Sì, lui... Raptor ha detto che lui mi odia perché odiava mio padre. È vero?"

"Beh, sì, direi proprio che si detestavano. Più o meno come te e Malfoy. Ma poi, tuo padre ha fatto una cosa che Piton non gli ha mai perdonato."

"E cioè?"

"Gli ha salvato la vita."

"Che cosa?"

"Già..." fece Silente in tono sognante. "Strano come funziona la mente delle persone, non trovi? Il professor Piton non sopportava di dovere qualcosa a tuo padre... Io credo che quest'anno si sia tanto impegnato a proteggerti solo perché in quel modo credeva di mettersi in pari con tuo padre. Dopodiché, avrebbe potuto tranquillamente tornare a odiarne la memoria... Credo che Honey ti abbia messo in guardia più volte su questo punto, durante l'anno." continuò facendolo arrossire a disagio e spostando l'attenzione di entrambi sulla ragazza.

"Credo di non aver mai detto tante volte la frase 'te l'avevo detto' come ho fatto nei sotterranei, quando abbiamo visto Raptor e lui ha cominciato a spiegare dettagliatamente tutto quello che aveva fatto." commentò lei con la voce ancora debole e un luccichio compiaciuto nello sguardo.

"Tu, mia cara, hai una straordinaria capacità di leggere le emozioni delle persone." disse Silente. "Il tuo è davvero un talento particolare."

"Ehm... un'altra domanda, signore!" disse Harry.

"Un'altra sola?"

"Come ho fatto a tirare fuori la Pietra dallo Specchio? E perchè è apparsa nella tasca di Honey?"

"Ah, sono proprio contento che tu me lo chieda. È stata una delle mie idee più brillanti... e, detto fra noi, è tutto dire! Vedi, soltanto chi avesse voluto trovare la Pietra... bada bene: trovarla, non usarla... sarebbe stato capace di prenderla. Altrimenti lo Specchio gli avrebbe rimandato l'immagine di uno che fabbrica oro o che beve Elisir di Lunga Vita. Devo dire che certe volte il mio cervello mi sorprende... Per quanto riguarda la seconda domanda, devo dire che la cosa mi ha sorpreso, all'inizio. Ma poi ho capito: tu, Harry, volevi la pietra il più lontano possibile da Raptor e lo Specchio ha sentito il forte legame che vi lega. Penso che tu, inconsciamente, abbia voluto che la pietra fosse nella tasca di Honey perchè hai completa fiducia in lei, così come lei ha completa fiducia in te. Il vostro è un legame davvero molto raro, dovete farne tesoro."

Dopo aver riflettuto su quelle parole a Honey venne in mente un particolare.

"Professore..."

"Dimmi."

"Ha detto che il mantello dell'invisibilità lo ha mandato lei a Harry... questo vuol dire che è stato lei a mandarmi gli orecchini?" chiese in un sussurro.

Lo sguardo di Silente divenne serio. "Sì."

"Quindi conosceva i miei genitori biologici."

Non era una domanda ma Silente rispose lo stesso. "Sì, li conoscevo. Ed erano due delle persone più coraggiose che io abbia mai incontrato. Ma non posso dirti di più, per il momento. Un giorno, quando anche tu sarai più grande, ti parlerò di loro e di come sono morti. Sappi solo che ti amavano immensamente."

Lei annuì. "Vorrei chiederle una cosa, se posso..."

"Avanti, chiedi pure."

Honey sospirò lentamente, trattenendo un gemito a causa delle fitte di dolore. "Vorrei guardare nello Specchio."

"Ti senti pronta?" domandò lui, di rimando.

Lei annuì.

"Molto bene. Prima del banchetto, domani, potrai farlo. Verrò a prenderti io."

"La ringrazio."

"Beh, adesso basta con le domande. Propongo che voi cominciate ad assaggiare qualcuno di questi dolci. Ah! Gelatine Tuttigusti+1! Da giovane ho avuto la sfortuna di trovarne una al gusto di vomito, e da allora devo dire che per me hanno perso ogni attrattiva... Ma se prendo una bella caramella mou, non dovrei correre rischi... Voi che dite?" sorrise e si cacciò in bocca un cubetto dal bel colore ambrato. Appena l'ebbe masticata, esclamò: "Povero me! Cerume!"

 

****

 

Madama Chips, la capo-infermiera, era una donna simpatica ma inflessibile.

"Solo cinque minuti." implorò Harry.

"Nemmeno per sogno!"

"Ma ha lasciato entrare il professor Silente..."

"Beh, che c'entra: lui è il direttore, è una cosa completamente diversa. Avete bisogno di riposo. Alla tua amica serviranno ancora diversi giorni prima che il dolore svanisca del tutto."

"Ma mi sto riposando. Guardi, sono qui steso a letto e Honey non si muoverà di un centimetro e... Oh, la prego, Madama Chips..."

"E va bene." acconsentì lei. "Ma soltanto cinque minuti."

E lasciò entrare Ron e Hermione.

"Honey! Harry!" Hermione sembrava sul punto di gettargli le braccia al collo, ma Honey fu terribilmente felice che si trattenesse, perchè anche solo il pensiero di muovere un dito le provocava dolorose fitte in tutto il corpo. "Oh, ragazzi, eravamo sicuri che ce l'avreste... Silente era talmente preoccupato... soprattutto dopo aver visto le tue condizioni, Honey..."

"Tutta la scuola non parla d'altro." disse Ron. "Ma che cosa è successo veramente?"

Era uno dei rari casi in cui la storia vera è ancor più strana e appassionante delle voci incontrollate. Honey lasciò che fosse Harry a raccontare loro tutto, troppo debole per spiegare; gli parlò di Raptor, dello Specchio, della Pietra e di Voldemort. Ron e Hermione erano un pubblico ideale; trattenevano il fiato al momento giusto, e quando Harry disse quel che c'era sotto il turbante di Raptor, la ragazza cacciò un urlo.

"Allora, la Pietra non c'è più?" commentò Ron alla fine. "Quindi Flamel dovrà morire..."

"È quello che ho detto anch'io, ma Silente dice che... com'era?..."

"'Per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura.' Così ha detto." mormorò Honey.

"Io l'ho sempre detto che è un po' svitato." disse Ron, che pareva molto colpito dal livello di follia del suo eroe. "Sei sicura di stare bene?" aggiunse, poi, osservando Honey. "Sei davvero pallida."

Lei annuì.

"E di voi due, che cosa ne è stato?" chiese Harry.

"Beh, io ho fatto rinvenire Ron, e c'è voluto un bel po' di tempo..." disse Hermione. "Quando siamo corsi su alla voliera per mandare il messaggio a Silente, lo abbiamo incontrato nel salone d'ingresso. Sapeva già tutto, e ha detto soltanto: 'Harry e Honey gli sono andati dietro, vero?' Poi si è precipitato su al terzo piano."

"Voi pensate che lui abbia voluto farvi fare tutto questo intenzionalmente?" disse Ron. "Intendo dire, quando ti ha fatto avere il mantello di tuo padre, eccetera..."

"Beh..." esplose Hermione. "... se è così... voglio dire, è terribile... potevate anche rimanerci."

"No, non è così." disse Harry pensieroso. "È un tipo strano, Silente. Penso che abbia voluto darci una possibilità. Sapete, credo che sappia più o meno tutto quel che accade qui. Perciò doveva essergli abbastanza chiaro che noi ci avremmo provato, e invece di fermarci, ci ha insegnato tanto da darci una mano. Non credo sia un caso, il fatto che ci abbia lasciato scoprire come funzionava lo Specchio: probabilmente, ha pensato che era mio diritto affrontare Voldemort, se ce la facevo..."

"Sì, Silente lo va strombazzando ai quattro venti." disse Ron tutto orgoglioso. "Sentite, dovete rimettervi in piedi per la festa di fine anno di domani. Il conteggio dei punti è stato ultimato, e naturalmente i Serpeverde hanno vinto: voi mancavate all'ultima partita di Quidditch e, senza di voi, Corvonero ci ha stracciati... Ma almeno il rinfresco sarà ottimo."

In quel momento, entrò di corsa Madama Chips.

"Siete rimasti quasi quindici minuti, e ora... FUORI!" disse in tono che non ammetteva repliche.

 

****

 

Dopo una buona nottata di sonno, Harry si sentì quasi tornato alla normalità. Honey, invece, aveva ancora forti dolori dappertutto.

"Voglio andare alla festa." disse Harry a Madama Chips mentre questa era occupata a rimettere in ordine le molte scatole di dolci sul tavolino. "Possiamo, no?"

"Il professor Silente dice che bisogna darvelo, questo permesso." disse in tono un po' sdegnoso, come se a parer suo il professor Silente ignorasse quanto potessero essere rischiose le feste. "Ma Honey dovrebbe rimanere, è ancora troppo debole e pallida. Comunque, qui ci sono altre visite per voi."

"Che bellezza!" disse Harry per tutti e due. "Chi è?"

Mentre parlava, Hagrid era sgattaiolato dentro la stanza. Come sempre, quando si trovava in un luogo chiuso, sembrava troppo grosso per starci tutto. Si sedette nello spazio vuoto tra i due letti, lanciò un'occhiata ai ragazzi e poi scoppiò in lacrime.

"È stata... tutta... colpa... mia... maledetto me!" singhiozzò con la faccia tra le mani. "Sono stato io a dire a quel malvagio come sfuggire alla sorveglianza di Fuffi! Proprio io gliel'ho detto! Era l'unica cosa che non sapeva, e io gliel'ho detta! Voi potevate morire! E tutto per un uovo di drago! Giuro che non berrò più neanche un goccio! Mi meritavo d'essere buttato fuori e mandato a vivere fra i Babbani!"

I ragazzi si scambiarono uno sguardo, sconvolti.

"Hagrid!" disse Harry scosso, vedendo Hagrid tremare di pena e di rimorso, con i lucciconi che gli rotolavano giù per la barba. "Dai, Hagrid, l'avrebbe scoperto lo stesso. Parliamo di Voldemort: l'avrebbe scoperto anche senza che glielo dicessi tu!"

"Avete rischiato di morire!" singhiozzò Hagrid. "E poi, non dire quel nome!"

A quel punto Harry e Honey gridarono con quanto fiato avevano, quello di lei molto meno di quello di lui: "Voldemort!"

Hagrid rimase talmente sconvolto che smise di piangere. "Io l'ho conosciuto, e lo chiamo per nome." continuò Harry. "Dai, Hagrid, consolati: abbiamo salvato la Pietra, ora non c'è più e lui non può usarla. Su, prendi una Cioccorana, ne ho a vagoni..."

Hagrid si asciugò il naso con il dorso della mano e disse: "Questo mi fa tornare in mente che ho un regalo per te."

"Non sarà mica un panino alla donnola, eh?" disse Harry con un filo d'ansia, e finalmente Hagrid accennò una risatina incerta.

"No. Ieri Silente mi ha dato una giornata di libertà per fabbricarlo... anche se naturalmente faceva bene a buttarmi fuori... A ogni modo, questo è per te..."

Sembrava un bel libro rilegato in cuoio. Harry lo aprì, curioso. Era pieno di foto magiche: da ogni pagina, suo padre e sua madre gli sorridevano salutandolo con la mano. Honey sentì una vagonata di emozioni terribilmente dolci inondarla come un fiume in piena. Per poco non le vennero le lacrime agli occhi.

"Ho mandato gufi e civette a tutti i vecchi compagni di scuola dei tuoi genitori, chiedendogli delle foto... Sapevo che tu non ne avevi... Ti piace?"

Harry non riusciva a parlare, ma Hagrid capì ugualmente.

 

****

 

Dopo qualche ora Silente venne a prendere Honey come le aveva detto il giorno prima. Madama Chips non era per niente d'accordo, ma si limitò a dirle di fare attenzione e di non sforzarsi perchè era ancora debole.

Con l'aiuto del preside, Honey lasciò l'infermeria dopo aver detto a Harry che sarebbe tornata in modo da andare in Sala Grande insieme per il banchetto.

Silente la condusse attraverso le scale e i corridoi del castello e lei fu segretamente felice che fossero deserti e che tutti gli studenti fossero fuori a godersi la bella giornata. Quando arrivarono di fronte all'aula in cui, in precedenza, Harry aveva trovato lo Specchio, Honey sorrise.

"Dove tutto è cominciato." mormorò mentre Silente apriva la porta e la accompagnava dentro, prima di lasciarla davanti allo Specchio.

Dopo qualche secondo Honey vide delle persone prendere forma accanto al suo riflesso. Erano quasi tutte più alte di lei, e i volti non erano riconoscibili, ma seppe esattamente chi fossero nel momento in cui li vide. Sorrise mentre una lacrima le scivolò lungo la guancia.

"Li vedi?" chiese Silente dopo un po'.

"Sì. E no." rispose lei. "I volti non sono chiari, ma riesco comunque a vedere le loro figure e i loro colori." spostò lo sguardo dalla lunga chioma di quella che sapeva essere sua madre e lo spostò su quella del padre, molto più corta e scura.

Pur non vedendoli riusciva a percepire i loro sorrisi. Accanto al padre erano presenti le figure di altri due uomini, entrambi con i capelli scuri come quelli dell'uomo accanto a sua madre. Dietro di loro molte altre persone erano visibili. Il resto della sua famiglia.

Davanti a tutti, accanto a lei, qualcosa attirò la sua attenzione. Fu talmente inaspettato che il suo cuore cominciò a battere a un ritmo forsennato e lei sgranò gli occhi. Poi, dopo parecchi minuti, distolse lo sguardo e lo pose su Silente.

"Credo che lo Specchio sapesse che non fossi ancora del tutto pronta." gli disse. "Per questo non mi ha mostrato i loro volti. Va bene così. Grazie per avermi permesso di guardarlo."

Silente sorrise. "Vieni. Ti riaccompagno da Harry."

Quando raggiunsero l'infermeria Honey si fermò prima di entrare e si voltò verso Silente.

"Professore... so che quel giorno lei ha mentito riguardo a quello che vede nello Specchio, così come so che non sono affari miei." gli disse. "Non ho idea di chi sia morto, nè perchè lei si senta tanto colpevole." ammise, sorprendendolo. "Ma spero che lei un giorno possa accettare il suo passato e liberarsi di quel peso."

"Sei una ragazza davvero intelligente. Il tuo è proprio un dono." disse Silente senza cambiare l'espressione con cui l'aveva guardata per tutto il tempo. Tuttavia Honey intravide i suoi occhi leggermente più lucidi. "Ma credo che questo peso non svanirà mai."

Honey sospirò. "Penso che lei e il professor Piton vi assomigliate molto più di quanto vedano le persone, probabilmente più di quanto voi stessi vi siate resi conto. Anche lui prova emozioni molto simili alle sue."

Dopo che Silente si fu congedato, Harry volle sapere cos'avesse visto e Honey gli raccontò tutto. O quasi...

Quando fu il momento di andare in Sala Grande, i ragazzi si avviarono da soli alla festa di fine anno. Erano stati trattenuti dalle assidue cure di Madama Chips, che aveva insistito per dargli un'ultima controllata e aveva ripetuto a Honey le sue raccomandazioni, quindi la Sala Grande era già piena. Era bardata a festa con i colori di Serpeverde, verde e argento, per festeggiare il fatto che aveva vinto la coppa per il settimo anno di fila. Un immenso stendardo con il serpente di Serpeverde copriva la parete dietro alla Tavola delle Autorità.

Quando Honey e Harry entrarono, lei ancora molto pallida e appoggiata a lui che la aiutava a camminare, ci fu un improvviso silenzio: poi tutti cominciarono a parlare ad alta voce. Loro si infilarono velocemente in due posti rimasti liberi tra Ron e Hermione al tavolo di Grifondoro, facendo finta di non vedere che tutti gli altri erano in piedi e li guardavano.

Per loro fortuna, di lì a pochi istanti Silente arrivò e il brusio si spense.

"Un altro anno è passato!" iniziò Silente con tono allegro. "E io devo tediarvi con una chiacchierata da vecchio bacucco, prima che possiamo affondare i denti nelle nostre deliziose leccornie. Che anno è stato questo! Si spera che adesso abbiate la testa un po' meno vuota di quando siete arrivati... E ora, avete tutta l'estate davanti a voi per tornare a vuotarvela, prima che cominci il nuovo anno... Ora, se ho ben capito..." proseguì. "... deve essere assegnata la coppa del dormitorio, e la classifica è questa: al quarto posto Grifondoro, con duecentocinquantadue punti; terzo Tassorosso con trecentocinquantadue punti; secondo Corvonero, con quattrocentoventisei punti e primo Serpeverde, con quattrocentosettantadue."

Un boato di ovazioni e battimani esplose dal tavolo di Serpeverde. Honey vide Draco Malfoy che batteva il suo calice sul tavolo, e quella visione la nauseò. Non sopportava che quel Furetto Antipatico avesse vinto.

"Sì, sì, molto bene, Serpeverde." continuò Silente. "Ma ci sono alcuni recenti avvenimenti che vanno presi in considerazione."

La stanza piombò nel silenzio più assoluto. A quelli di Serpeverde si gelò il sorriso sulle labbra.

"Ehm..." disse Silente. "... ho alcune comunicazioni dell'ultimo minuto da fare, a proposito del punteggio. Vediamo un po'. Ecco... Primo, a Mr Ronald Weasley..." Ron si fece tutto rosso in faccia: sembrava un ravanello gravemente ustionato dal sole. "... per la migliore partita a scacchi che si sia vista a Hogwarts da molti anni a questa parte, attribuisco al Grifondoro cinquanta punti."

Gli applausi dei Grifondoro raggiunsero quasi il soffitto incantato; le stelle, da lassù, sembravano fremere. Si sentiva Percy dire agli altri prefetti: "È mio fratello, sapete? Il mio fratello più piccolo! Ha passato la prova alla scacchiera gigante della McGranitt!"

Finalmente si fece di nuovo silenzio.

"Secondo, a Miss Hermione Granger... per il lucido uso dell'intelletto mentre altri erano in grave pericolo, attribuisco al dormitorio di Grifondoro cinquanta punti."

Hermione si nascose il viso tra le braccia; Honey sentì la commozione provenire da lei colpirla come una sberla. Alla tavola di Grifondoro, i ragazzi non stavano più nella pelle... avevano guadagnato cento punti!

"Terzo, a Miss Honey Price... per avere usato freddamente la sua logica di fronte al fuoco e per aver sostenuto un amico nonostante la forte minaccia, attribuisco al Grifondoro sessanta punti."

Un boato scosse la sala mentre i ragazzi del tavolo di Grifondoro applaudivano senza fermarsi. Honey non potè credere a quello che aveva appena sentito. Così avevano quattrocentododici punti.

"Quarto, a Mr Harry Potter..." proseguì Silente. Nella sala non si udì più volare una mosca."...per il suo sangue freddo e l'eccezionale coraggio, attribuisco al Grifondoro altri sessanta punti!"

Il frastuono divenne assordante. Quelli che erano riusciti a fare il conto mentre gridavano a squarciagola, sapevano che il Grifondoro aveva raggiunto quattrocentosettantadue punti, esattamente come il Serpeverde. La coppa sarebbe stata loro... se soltanto Silente avesse dato a Harry un punto in più!

Silente alzò la mano. Pian piano nella sala si fece di nuovo silenzio.

"Esistono molti tipi di coraggio." disse Silente sorridendo. "Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici. E pertanto... attribuisco dieci punti a Mr Neville Paciock."

Chi si fosse trovato fuori della sala avrebbe potuto credere che ci fosse stata un'esplosione, tanto fu il baccano che scoppiò alla tavola del Grifondoro. Harry, Ron e Hermione si erano alzati in piedi gridando e battendo le mani, mentre Neville, bianco come un cencio per lo shock, scompariva sotto un capannello di compagni che cercavano di abbracciarlo. Prima di allora, non aveva mai vinto neanche un punto per Grifondoro! Honey, che si era limitata ad applaudire a causa del suo corpo ancora debole, tirò per un braccio Harry indicandogli Malfoy, il quale non avrebbe potuto apparire più stupefatto e inorridito se qualcuno gli avesse fatto l'Incantesimo della Pastoia Total-Body.

"Ciò significa..." riprese Silente sovrastando l'uragano di applausi dei Corvonero e dei Tassorosso, anche loro al settimo cielo per la sconfitta di Serpeverde. "... ciò significa che dovremo ritoccare un po' quelle decorazioni!"

Batté le mani, e istantaneamente le decorazioni verdi si fecero scarlatte e quelle d'argento divennero d'oro; l'enorme serpente di Serpeverde scomparve, lasciando il posto al leone rampante di Grifondoro. Piton stringeva la mano alla professoressa McGranitt con stampato in volto un orribile sorriso stiracchiato. Il suo sguardo incrociò quello di Harry prima di incatenarsi a quello di Honey, e la ragazza ci lesse così tante emozioni contrastanti dentro che fu costretta a distoglierlo per prima.

Quella fu la serata più felice della sua vita: meglio ancora che aver vinto a Quidditch, meglio del Natale, meglio che sconfiggere i troll di montagna... quella serata, non l'avrebbe dimenticata mai più.

A Honey era passato di mente che non erano ancora usciti i risultati degli esami; ma quelli puntualmente arrivarono. Con loro grande sorpresa, sia Harry che Ron erano stati promossi con ottimi voti; quanto a Hermione, com'era da prevedere, risultò l'alunna migliore dell'anno insieme a Honey. Persino Neville riuscì a passare per il rotto della cuffia: i buoni voti che aveva preso in Erbologia avevano compensato quelli disastrosi in Pozioni. Avevano sperato che Goyle, stupido quasi quanto cattivo, venisse buttato fuori; ma anche lui venne promosso. Era un gran peccato ma, come disse Ron, nella vita non si poteva avere tutto. In compenso il dolore dovuto alla Maledizione Cruciatus stava lentamente, e finalmente, svanendo.

Poi, un bel giorno, i loro guardaroba si svuotarono di colpo, i bauli si riempirono, il rospo di Neville fu trovato acquattato in un angolo dei bagni; a tutti gli studenti vennero distribuiti avvisi scritti di non usare la magia durante le vacanze ("Spero sempre che si dimentichino di darceli." aveva detto Fred Weasley tutto triste). Hagrid si presentò per accompagnarli giù al porticciolo sul lago, dove li attendeva una flottiglia di barche per traghettarli; tutti salirono a bordo del Hogwarts Express, ridendo e chiacchierando mentre la campagna filava via sempre più verde e ordinata. Honey riuscì a suonare il suo violino per la prima volta dopo lo scontro con Voldemort, spandendo la sua dolce melodia per tutto il treno e incantando gli altri ragazzi come al solito; poi si rimpinzarono di caramelle Tuttigusti+1 mentre guardavano sfrecciare le città dei Babbani fuori dal finestrino; si tolsero di dosso i mantelli da mago e rimisero giacche e cappotti; poi, finalmente, giunsero al binario nove e tre quarti della stazione di King's Cross.

Ci volle un po', prima che tutti si allontanassero dal binario. Al tornello c'era un anziano vigile tutto rugoso che li fece uscire a due o tre alla volta, in modo che non attirassero l'attenzione saltando fuori tutti insieme da un muro e non suscitassero allarme fra i Babbani.

"Dovete venire tutti e tre a trovarci, quest'estate." disse Ron. "Vi manderò un gufo."

"Grazie." disse Harry. "Sarà piacevole pregustare questo programma."

"Non vedo l'ora." concordò Honey.

La gente li urtava mentre procedevano verso i cancelli, pronti a rientrare nel mondo dei Babbani. Qualcuno gridò:

"Ciao, Harry!"

"Ci vediamo, Potter!"

"Sei ancora una celebrità." gli fece Ron con un sorrisetto.

"Ma non dove sono diretto, sta pur tranquillo." fece Harry di rimando.

"Purtroppo, io sì." commentò Honey con una smorfia mentre sentivano diversi ragazzi che salutavano anche lei come avevano fatto con Harry.

Lei, Harry, Ron e Hermione uscirono insieme dai cancelli.

"Eccolo, mamma, è lì, guarda!"

Era Ginny Weasley, la sorellina di Ron, ma non era il fratello che indicava.

"Harry Potter!" strillò. "Guarda, mamma, vedo..."

"Sta zitta, Ginny, è maleducazione segnare a dito la gente." Mrs Weasley li guardò dall'alto e sorrise. "Allora, è stato un anno duro?" chiese.

"Molto." rispose Harry. "Signora, volevo dirle grazie per le caramelle e il maglione."

"Ma figurati, caro."

"Anch'io. Il maglione è davvero fantastico." disse Honey.

"Mi fa davvero piacere. I gemelli mi hanno scritto non so quante volte, ricordandomi di fartelo, perchè pensavano che mi sarei dimenticata."

"Ehi!" si lamentarono Fred e George facendoli ridere.

"Siete pronti?"

Era Vernon, lo zio di Harry. Era paonazzo in volto, baffuto, e visibilmente arrabbiato per la faccia tosta di Harry, che nel bel mezzo di una stazione affollata di gente comune andava in giro con una civetta in gabbia. Dietro di lui c'erano quelli che dovevano essere sua zia Petunia e Dudley, il cugino a cui Hagrid aveva fatto crescere la coda da maiale.

"Honey?" sentirono chiamare da una coppia poco distante.

"Sono qui." si sbracciò lei mentre i suoi genitori le si avvicinavano. Stefan e Lucinda Price erano esattamente come se li ricordava. Sorridenti ed emotivamente caldi com'erano sempre stati.

"Voi dovete essere i parenti di Harry!" fece Mrs Weasley, riferendosi ai Dursley. "E voi i genitori di Honey." aggiunse verso gli ultimi arrivati.

"Esattamente." risposero i genitori di Honey, sorridendo cordiali.

"In un certo senso." rispose, nello stesso momento, Vernon. "Spicciati, ragazzo, non abbiamo mica tempo da perdere." e si avviò.

Harry rimase indietro per scambiare un ultimo saluto con Honey, Ron e Hermione.

"Allora ci vediamo quest'estate."

"Spero che tu... ehm... faccia buone vacanze." disse Hermione lanciando un'occhiata dubbiosa a zio Vernon, ancora incredula che qualcuno potesse essere tanto antipatico.

"Ma sicuro." rispose Harry, e i tre compagni rimasero meravigliati di vedergli spuntare in volto un largo sorriso. "Loro mica lo sanno, che non abbiamo il permesso di usare la magia a casa. Mi divertirò un mondo con Dudley, quest'estate..."

"Se la cosa diventa insopportabile, scappa da me." disse Honey con un sorrisetto sul volto. "Abitiamo a poche strade di distanza..."

 

 

****

Angolo Incantato:

Sono felice di essere riuscita a finire il capitolo e a pubblicarlo oggi, in onore dei genitori di Harry morti il 31 ottobre del 1981.

Spero che la storia vi sia piaciuta e mi auguro che, quando lo pubblicherò, leggerete anche il sequel come avete fatto qui.

A presto.

Josy

   
 
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