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Autore: Teo5Astor    24/11/2021    8 recensioni
Quanto può essere labile il confine che separa sogno e realtà, sanità mentale e pazzia, amore e odio?
Quanto può far male il non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo? Quanto può renderci fragili e allo stesso tempo forti il rincorrere un amore che sembra impossibile?
E quanto può essere forte il bisogno di evadere? La necessità di sentirsi davvero liberi, per una volta? Di fregarsene di tutto?
Quante domande ci poniamo? Quanti dubbi ci bloccano?
Lazuli Eighteen cercherà le sue risposte, ritrovandosi catapultata in un mondo incantato dove ogni cosa sembra essere possibile e dove tutto appare assurdo e allo stesso tempo perfetto.
Un viaggio nel Paese delle Meraviglie, in mezzo a personaggi straordinari, ma, soprattutto, un viaggio dentro sé stessa.
Alla ricerca di sé stessa.
Un viaggio nell'amore e nell'amicizia, nelle gioie e nei dolori che la vita ci mette davanti.
Una sfida ai sentimenti e alle paure.
Con un ragazzo un po' matto con un cappello calcato sulla testa pronto ad aiutarla, a indicarle la via e a regalarle quel sorriso di cui tutti, in fondo, avremmo bisogno nei momenti difficili.
Benvenuti a "Lazuli in Wonderland", rivisitazione libera di "Alice in Wonderland"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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18 - Matto come un Cappellaio
 
 
Lazuli chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dal calore di quel bacio che aveva tanto desiderato. Socchiuse la bocca e lo ricambiò, con una lenta dolcezza che lasciò rapidamente spazio a una famelica voracità.
Il cappello le cadde dalla testa e rotolò nell'erba alle sue spalle. Percepì solo questo, per il resto era altrove.
Sì, altrove, in un posto dove c'erano solo lei e Radish.
Dove stavano bene, dove tutto andava bene. Dove nulla sarebbe potuto andare male.
Si sentiva al centro del mondo, e sentiva anche di aver trovato il suo posto nel mondo.
Radish sapeva di buono, le loro lingue si accarezzavano e si rincorrevano.
Lazuli si sentiva eccitata, confusa, stranita. E felice, soprattutto.
Le sembrava di essere la protagonista di un sogno, ma non accennava a svegliarsi. Non voleva svegliarsi.
Era tutto reale, doveva esserlo per forza.
Aveva imparato ad accettare tutte le cose assurde che aveva visto e vissuto da quando era piombata in quel mondo allucinante, perché non avrebbe dovuto essere reale un semplice bacio?
Forse perché era tutt'altro che semplice, quel bacio.
Probabilmente perché c'era voluta una vita per arrivare fin lì. Troppi anni, troppo dolore, troppe paranoie. Troppe lacrime versate senza fare rumore, senza che nessuno potesse vederla. Senza che nessuno potesse sospettare che una come lei fosse addirittura capace di piangere. Addirittura di soffrire.
La gente pensava fosse di ghiaccio, ma nessuno si soffermava a riflettere sul fatto che il ghiaccio, in fondo, non era altro che un elemento fragile a determinate condizioni. Poteva andare in frantumi, cadendo, o quantomeno scalfirsi. Poteva sciogliersi, fino a scomparire. Non era solo qualcosa di resistente, gelido e bello da vedere.
Ma il problema non erano gli altri, in questo caso specifico. Il problema era lei, e ne era consapevole.
Era solo una stupida. Lo erano entrambi.
Lei e Radish, il cretino di cui si era innamorata dall'inizio del liceo e da cui era sempre scappata. Come era sempre fuggita da sé stessa, dai suoi sentimenti.
"Adesso che ti ho presa non mi scappi più, chiaro?" disse roco Radish, staccandosi appena dalle sue labbra.
"Io non aspettavo altro che tu mi prendessi, scemo..." accennò un sorriso Lazuli, prima di baciarlo di nuovo.
"Sei sempre stata brava a scappare...".
"Se dovessi scappare ancora, mi prometti che verrai a riprendermi?" gli chiese con un filo di voce.
In uno slancio di tenerezza priva di barriere.
Era senza difese. Vulnerabile.
"Sarei capace di girare il mondo fino alla sua fine, pur di raggiungerti" la rassicurò lui, facendole battere il cuore.
"Dovevi prendermi prima... molto prima... è una vita che ti aspetto" disse Lazuli, con una punta di rimpianto.
"Sei sempre stata brava a scappare, te l'ho detto... o forse non ero abbastanza bravo io a rincorrerti".
"Io non voglio più scappare".
"Non scapperai più, Là. Né da me, né da te stessa" sorrise il Cappellaio, prima di baciarla di nuovo.
Sembravano incapaci di staccarsi, troppo vogliosi di recuperare il tempo perduto.
 
Lazuli non seppe quantificare il tempo trascorso a baciarsi, in silenzio, stretti l'uno all'altra. Riaprì gli occhi al freddo contatto col muro esterno della casa di Radish, mentre lui la ingabbiava con la sua mole e premeva contro il suo corpo.
Aveva voglia di lui. Ce l'aveva da anni. E, nel frattempo, il sole era praticamente tramontato. Quante ore erano passate?
"Andiamo dentro, Là?" propose il Cappellaio. "Si sta facendo tardi".
"Non eri mica condannato a un'eterna ora del tè?" chiese lei.
"Non più, ho smesso di perdere tempo" sorrise orgoglioso Radish, tirando fuori dal taschino il suo orologio a cipolla e mostrandoglielo. "Ha ripreso a funzionare, il Tempo deve avermi perdonato. Mi ha dato un'altra chance. Ed è soltanto merito tuo".
"Sono solo una stupida, volevo questo momento da così tanto tempo che avrei dovuto risolverti prima questo problema" ribatté lei.
"Allora siamo due stupidi" sorrise di più lui, sollevandola e prendendola in braccio come fosse una principessa. "È bello essere stupidi insieme. Essere matti, insieme".
"Già...".
Lazuli rispose con un sospiro, lo lasciò fare e si aggrappò al suo collo con entrambe le braccia, cercando ancora le sue labbra per l'ennesimo bacio. Le piaceva essere sospesa, tra le sue braccia. Sentirsi una principessa, lei che amava atteggiarsi da regina.
Ora che si erano finalmente trovati non riuscivano sul serio a staccarsi l'uno dall'altra.
Si erano presi, non si sarebbero più persi.
"Sei la mia droga, Là" sospirò Radish. "Altro che tè... ho voglia di te" aggiunse, aprendo la porta con una pedata.
"Portami dentro allora... muoviti..." gli ordinò Lazuli, soffiandogli in un orecchio prima di mordicchiargli il lobo.
Il Cappellaio non se lo fece ripetere due volte, e così varco la soglia di casa portando con sé la ragazza che amava.
Era libero, finalmente, ma per lui l'unica cosa che contava era la presenza di lei.
 
Lazuli si guardò intorno incuriosita, anche se le sue attenzioni continuavano ad essere rivolte a Radish. La stanza era scarsamente illuminata, ma le parve di vedere in giro solo una marea di cappelli e una valanga di servizi da tè.
Prima che potesse quasi rendersene conto, sentì un'altra porta aprirsi, e si rese conto che quella doveva essere la camera di Radish.
Al centro si stagliava un letto matrimoniale con una testiera a forma di cilindro verde smeraldo, proprio come il cappello che indossava lui e che le aveva calcato sulla testa prima di baciarla. Le lenzuola erano bianche con ricamate sopra delle immagini colorate di cappelli e teiere. Anche i comodini erano a forma di cilindro, neri, e su entrambi c'erano delle cornici nere contenenti delle fotografie.
Lazuli aguzzò la vista per capire chi fosse ritratto in quelle immagini, ma la luce soffusa glielo impediva da quella distanza. L'illuminazione infatti era affidata a tante piccole tazze da tè sospese e penzolanti dal soffitto che facevano da paralume. C'era anche una sorta di gabbietta che pendeva anch'essa dal soffitto, al centro della quale si trovava un coniglio bianco di peluche accucciato, che sembrava fissarla attraverso i suoi occhi rossi affusolati.
"È proprio... da te..." disse Lazuli, scendendo dalle braccia di Radish.
"Da matto, intendi? Forse sì" ridacchiò lui.
"Mi piaci così... matto, scemo... definisciti come preferisci" sorrise lei, avvicinandosi a quel coniglio che le appariva familiare.
"Coglione va bene" buttò lì lui.
"Va benissimo" confermò lei, soffocando una risata. "Questo coniglio...".
"È come quello che ti ho regalato, è vero. Però il tuo ha gli occhi azzurri" completò la frase il Cappellaio.
"Già... avevi detto che ti ricordavano i miei occhi e me l'avevi preso" sorrise Lazuli, ricordando quel giorno di tre anni prima in cui stava passeggiando per strada con Radish e aveva visto nella vetrina di un negozio quel pupazzo.
Si era limitata a dire che le piaceva, e Radish era entrato senza dire nulla e gliel'aveva regalato. Diceva che aveva i suoi stessi occhi di ghiaccio e che era tenero come lei.
L'aveva fatta arrossire, ma le aveva fatto battere il cuore come raramente le era capitato. E aveva sempre tenuto sul suo letto da allora quel peluche.
"I tuoi occhi però sono inarrivabili. Irripetibili" disse lui.
"G-grazie..." rispose lei, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Perché questo ha gli occhi rossi?"
"Boh... Perché io sono strano, forse? Perché rappresenta la mia follia? Perché mi ricorda quanto sia bello essere diversi da come ci vorrebbe il mondo?" fece spallucce lui. "E, soprattutto, perché quello che ha gli occhi di ghiaccio è tuo. Sei tu. E questo sono io" aggiunse, avvicinandosi a lei e prendendole delicatamente il mento tra indice e pollice.
"Io non volevo avere un pupazzo che rappresentasse te in questa stanza, nella mia vita incasinata. Volevo te. Volevo solo te" disse, prima di baciarla.
A lungo. Intensamente.
"Anch'io... anch'io volevo solo te..." sospirò Lazuli, con gli occhi ancora socchiusi.
Si rese conto però che qualcosa era cambiato.
Sgranò gli occhi e arretrò di un passo.
Radish indossava un completo bordeaux gessato, una camicia bianca e una cravatta nera. Quando si era cambiato? Cos'era successo?
Lazuli abbassò lo sguardo e notò che invece lei indossava una vestito cortissimo e ampio, semitrasparente, e che non aveva più addosso nemmeno il reggiseno. Era praticamente in baby-doll, con una perizoma sottilissimo bianco e dei tacchi a spillo azzurro cielo a completare quel look decisamente essenziale ed estremamente sensuale.
"Ma... cosa..." farfugliò, tornando a guardare Radish, che la osservava bramoso e si allentava la cravatta. "Perché siamo vestiti così, adesso?"
"Forse perché sei tu che ci volevi in questo modo. Io non c'entro nulla" sorrise sghembo lui, avanzando di un passo e afferrandola di nuovo per i fianchi. "Sappi che sei incantevole. Sei uno spettacolo, cazzo" aggiunse, accarezzandole delicatamente i capelli e appoggiando la fronte contro la sua.
"Sei bella, lo sai? Così bella che mi fai male..." soffiò. "Così bella che mi chiedo cosa potresti mai trovarci in un deficiente incapace come me... così bella che mi rendi ancora più matto di quanto già non sia".
Lazuli afferrò la sua cravatta e lo tirò verso il basso.
"Adesso taci e fammi tua. E non azzardarti più a sminuirti, razza di scemo" accennò un sorriso, prima di baciarlo e sfilargli freneticamente la giacca, che cadde con un tonfo sul pavimento in parquet.
Radish le strappò di dosso il babydoll e si gettò famelico sul suo seno, succhiandolo e leccandolo avidamente.
Lazuli gemeva, mentre stringeva con entrambe le mani la testa del Cappellaio e lo invitava ad approfondire quel contatto, a fare di lei quello che voleva.
Lui non se lo fece ripetere due volte, si staccò dal suo seno solo per risalire con la bocca fino al suo collo e torturarle i capezzoli umidi con le dita, fino a baciarla ancora. La prese in braccio all'improvviso e la gettò sul letto.
Troneggiava su di lei, immersa in quel profumo di lavanda misto a quello di Radish che emergeva dalle lenzuola fresche, e si tolse in pochi istanti la camicia, per poi sfilarsi i pantaloni e i boxer, restando nudo davanti a Lazuli, che osservava bramosa la sua possente erezione e i suoi muscoli scolpiti.
Se l'era immaginato diverse volte nudo, ma doveva dire che la realtà superava la sua fantasia. Sentì il perizoma più bagnato di quanto già non fosse. Il suo unico, ultimo e inutile indumento, se così si poteva definire, dato che lasciava bene poco spazio all'immaginazione.
"Non puoi capire quanto cazzo ho sognato questo momento..." farfugliò Radish, con gli occhi velati di piacere fissi sulle cosce dischiuse di lei.
Si abbassò con un gesto repentino e si tuffò sul letto, facendogliele divaricare e accarezzandole delicatamente le mutandine.
"Direi che aspettavi sul serio anche tu questo momento" sorrise sghembo, leccandosi le dita e sfilandole poi il perizoma. "Dopo ti toccherà metterti su qualcos'altro, questo è troppo bagnato..." aggiunse roco, prima di morderlo e poi sputarlo su un lato del letto.
Si fiondò sulla sua intimità e gliela leccò famelico, feroce, come se stesse cercando di godersi quel frutto proibito che aveva tanto bramato e di cui non avrebbe potuto più fare a meno.
Lazuli sentiva il sangue bollente scorrerle nelle vene, mentre inarcava la schiena e premeva con forza le mani sulla testa di lui. Si morse le labbra per non urlare quando Radish cominciò a esplorarla non solo con la lingua, ma anche con due dita che si muovevano abilmente dentro di lei. Venne nel giro di pochi minuti, con un urlo strozzato a fatica in gola, una mano ad accarezzarsi un seno e l'altra sulla testa di Radish come ad invitarlo a non fermarsi.
 
Si sollevò un poco col busto, ancora scossa da fremiti e brividi caldi, e intravide sulla schiena di Radish il tatuaggio che lui si era fatto molto anni prima, verso la fine del liceo. Una scritta nera tutta arzigogolata e molto ampia, che recitava semplicemente "Mad as a Hatter". Già, "Matto come un Cappellaio".
Radish era sempre stato il suo Cappellaio Matto, l'aveva sempre aspettata sul serio. Non stava scoprendo nulla di nuovo in quel folle mondo pieno di assurdità e prodigi. Stava semplicemente facendo un viaggio dentro sé stessa, alla scoperta di sé, dei propri sentimenti e dei propri desideri. Il più semplice e allo stesso tempo complicato dei viaggi. Il più pericoloso. Ma che le aveva dato quella consapevolezza che non aveva mai saputo ottenere fino in fondo. Adesso sapeva cosa provava. E quello che voleva.
"R-Rad... m-mettimelo... mettimelo dentro..." ordinò con un filo di voce, mentre cercava di riprendere fiato.
Vide riemergere la faccia del Cappellaio dalle sue cosce con un sorriso sghembo stampato sul volto e i capelli più arruffati del solito. La luce fioca della stanza e la crescente oscurità che nel frattempo stava vestendo a notte il cielo all'esterno davano ai suoi occhi una vena ancora più folle di quanto non apparisse già prima. Ma lo rendevano ancora più irresistibile.
"Agli ordini, mia regina" rispose Radish, sdraiandosi sopra di lei e ricoprendola con la sua mole.
Cominciò a baciarla, e Lazuli si eccitò nel sentire sulle sue labbra il sapore della propria intimità misto a quello di lui. Si sentì sollevare entrambe le cosce, e così le avvolse intorno alla schiena del Cappellaio, che entrò in lei senza difficoltà con un colpo deciso che la fece sussultare di piacere. Aveva notato subito le dimensioni della virilità di Radish, ma percepirla dentro di sé le annebbiò per un istante i sensi, persa nel godimento che stava provando.
Il Cappellaio cominciò a muoversi, alternando spinte delicate e ritmate che le facevano battere il cuore a mille, ad altre decisamente più forti e frenetiche, che la facevano urlare di piacere.
Lazuli si sentiva in fiamme, con le unghie conficcate nella schiena di lui e la sensazione di essere in bilico tra un sogno e un mondo incantato in cui tutto era possibile, in cui era libera, in cui Radish era suo e lo sarebbe stato per sempre. In quel luogo era felice, in quel momento stava bene come non lo era mai stata.
E non solo perché le stavano esplodendo i sensi a causa del piacere, ma anche perché non aveva mai sentito la propria anima connessa a tal punto con quella del ragazzo che amava e inseguiva da anni.
Ora che erano lì, insieme, nulla poteva andare male.
Finché sarebbero stati una cosa sola, nessuno poteva scalfirli.
Non voleva che quell'amplesso finisse. Non voleva che passasse quella nottata.
Aveva sempre pensato che i sogni, quelli belli che faceva ogni tanto, non avevano solo il potere di renderla felice, ma anche di proteggerla dal dolore che le provocava la realtà. E che, quando arrivava il momento di svegliarsi, quell'incantesimo si spezzava.
Non sapeva dov'era e cosa stesse vivendo, se fosse un sogno, se fosse diventata davvero matta o se quel mondo assurdo fosse reale.
Era certa solo di una cosa: lei e Radish erano veri. Loro due erano realtà.
Venne per l'ennesima volta mentre gli succhiava la lingua, e questa volta non si preoccupò di non urlare. E quello fu senza dubbio l'orgasmo più lungo, folle e liberatorio della sua vita, forse perché accompagnato dal calore di quello di lui che le scorreva impetuoso dentro e fuoriusciva lentamente, bagnandole e scaldandole l'interno delle cosce.
Erano venuti insieme, avevano urlato insieme, si erano amati con tutto ciò che avevano.
L'avevano fatto con ferocia. Con urgenza reciproca, con estrema brama.
Con follia.
Sì, lei e Radish erano matti, probabilmente, ma erano realtà.
Lazuli se ne rese conto, ancora ansimante sotto di lui, mentre lo guardava negli occhi e gli scostava dolcemente un ciuffo sudato dalla fronte, sorridendogli.
I sogni erano belli, certo, ma a volte la realtà era così piacevole, così appagante, così totalizzante, da voler rimanere svegli in eterno per viverla.
E da essere disposti a morire, pur di non perderla.
 
 
 
 
 
 
 
Note: ben ritrovati e grazie per questa attesa di due settimane, ve l'avevo detto che il capitolo 18 doveva essere per forza speciale in una storia con protagonista Lazuli, no? Spero abbia rispettato le attese, e vi ringrazio per le vostre parole dopo il capitolo 17, mi hanno emozionato e mi ha reso felice vedere quanto fosse atteso anche da voi quel bacio.
Ammetto di aver scritto questo capitolo 18 dal nulla, sostanzialmente di getto, in un momento in cui pensavo che forse non ero neanche più capace di scrivere o, quantomeno, che non avessi la testa giusta per scrivere in questo periodo. E invece mi è uscito così, e io personalmente sono felice, rileggendolo ci trovo dentro tutta l'intensità, l'amore, la fisicità, il desiderio, la passione, la dolcezza e la poesia che volevo trasmettere nelle mie idee iniziali.
Pensavo di essermi sbloccato, ma purtroppo non è così, e non sono più riuscito a scrivere altro, pur avendo chiara la trama nella mia testa. Quindi vi chiedo pazienza, ci vorranno altre due settimane di tempo per avere il capitolo nuovo, ma ci tengo che sia all'altezza di una long che voglio portare a termine e voglio farlo al meglio, anche se sto faticando dopo quasi quattro anni ininterrotti a pubblicare ogni settimana.
Quello che facciamo, e chi scrive come me lo sa, non è scontato, non è facile. Vi chiedo tutto il vostro supporto, spero che questo periodo no passi e, nel caso abbiate nostalgia di qualcosa di mio da leggere settimana prossima, ci sono sempre le mie vecchie One shot e long, c'è sempre la mia amata " Remember me", ad esempio. Io sto dando il massimo, non posso che augurarmi che questa Lazuli in Wonderland continui a piacervi.
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche voi che leggete in silenzio, se vi va, se amate questi personaggi, questa coppia un po' matta e tanto dolce.
Vi ringrazio e vi saluto con una pazzesca Lazuli in versione Alice disegnata a Lucca dalla mia disegnatrice preferita, Elena Mirulla (correte a leggere i suoi fumetti della casa editrice Cronaca di Topolinia!), e non potevo che postarla nel capitolo 18!
Per il resto vi do appuntamento tra due settimane e, anche se non ho un titolo da darvi come spoiler, posso dirvi che succederanno delle belle cose anche nel capitolo 19. Ci sarà tanto amore e tanta follia, a presto!
 
Teo
 
 
 

La-Mirulla

   
 
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