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Autore: Mnemosine__    05/12/2021    3 recensioni
"Mi - mi dispiace - io..." Peter guardò Pepper Potts stringendo ancora di più la stoffa della poltrona su cui era seduto. Pepper aveva gli occhi rossi e gonfi, le tramava il labbro inferiore, ma quando incrociò gli occhi di Peter cercò di sorridergli. "Pete." disse, alzando le mani e facendo un passo verso di lui, come a mostrargli che non ci fosse niente di cui aver paura. "Tony ti chiamava così, ti ricordi?"
Pepper si accovacciò al suo fianco, coprendogli una mano con le proprie. "Sta bene. Secondo Bruce ce la farà." Scandì lentamente.
Con delicatezza, aiutò Peter a togliere la mano dall'interno del bracciolo, spazzando via con le proprie dita i pezzetti di imbottitura incastrati tra i nano bot del costume. "Ce la farà, capito?"
Peter annuì, stringendo gli occhi.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Morgan Stark, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Famiglia'
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Di ritorni e attacchi di panico pt.2
 
Peter tamburellò le dita sulla propria gamba, portandosi il telefono all’orecchio.
Passò una mano sulla maglietta del pigiama che Pepper gli aveva dato, una delle tante cose della sua taglia che Tony aveva fatto in modo di piazzare in ogni casa o struttura di sua proprietà, in caso fosse riuscito a riportarlo indietro. Aveva appena finito i controlli – grazie al suo sistema di guarigione velocizzato era come se non gli fosse successo niente – e si era addirittura riuscito a fare una doccia nel bagno della saletta d’attesa così, finalmente, aveva avuto il permesso dei medici di chiamare zia May.
 
“Pronto?” sentì la voce di sua zia rispondere dopo il terzo squillo.
“May…” la chiamò, con voce tremante.
“Oddio, Peter! Dove sei? Cosa è successo… no, stai bene? Dimmi che stai bene.”
Peter si appoggiò al muro con la schiena, guardandosi intorno. La sala d’attesa sarebbe stata vuota, se non fosse stato per Pepper, Thor e Rhody che, gentilmente, gli aveva prestato il cellulare.
“Sto bene. Sto bene.” Ripeté, anche per se stesso. “Sono in ospedale, Tony…” gli mancò la voce. “Tony non sta bene.” Disse dopo qualche secondo, titubante.
Lanciò un’occhiata a Pepper, notando come lo stesse tenendo d’occhio con un’espressione preoccupata sul viso.
“Peter, cos’è successo? In casa è un casino, ci vivono altre persone, le nostre cose… oddio.” La voce di May tremava e probabilmente stava anche piangendo, Peter ormai sapeva riconoscere lo stato d’animo della donna dalla voce.
“Puoi… dove sei? Puoi venire qui?” chiese Peter con tono implorante. “Ti spiego tutto quanto.” Promise.
“Io… sì – dove sei, esattamente?”
“Ospedale Stark, vicino al complesso… posso chiamare un taxi…” balbettò Peter, rendendosi conto della strada che li separava. Cinque anni. Anche la macchina di May probabilmente era stata portata via.
“Dove abiti, ragazzo-ragno?” chiese Thor appoggiando la lattina di birra vuota ai suoi piedi ed alzandosi dal divano su cui si era disteso spazzolandosi la barba per far cadere le briciole di patatine che ci erano rimaste impigliate.
“Come?” chiese Peter con un filo di voce.
“Peter, che cosa c’è?” chiese May dall’altro capo del telefono.
Peter fissò con occhi sgranati il dio del tuono sfilargli il telefono dalle mani. “Pronto, sono Thor, il dio del tuono.” Fece schioccare la lingua sul palato e dondolò su se stesso piegando le ginocchia. “Mi dica dove venire e sarò da lei in un lampo, capita? In un lampo perché sono il dio dei lampi.”
Peter spalancò gli occhi, interdetto, quando Thor chiuse la chiamata e gli lanciò il telefono. “Vado e torno.” Confermò aprendo la mano e sorridendo quando l’ascia divina gli atterrò tra le dita.
Sorrise, sorpassando Rhody e Pepper e si lanciò fuori dalla finestra.
“Lui…” Rhody indicò la finestra.
Pepper annuì. “Lo abbiamo visto tutti.”
Peter riconsegnò il telefono a Rhody, arricciando le labbra. Uno degli svantaggi di essere scomparso solamente con il proprio costume addosso? Non aveva la più pallida idea di dove avesse lasciato il proprio zaino.
Per fortuna May aveva, evidentemente, il cellulare in tasca quando era sparita.
 
Pepper scosse la testa, digitando qualcosa sul cellulare, per poi battere le mani. “Happy e Morgan arriveranno tra un paio d’ore con la cena. Cheeseburger e patatine in abbondanza.” Li informò, spegnendo lo schermo del proprio telefono e appoggiandolo sul tavolino al centro della sala.

Di nuovo, Peter sentì quel nome sconosciuto, chiedendosi a chi potesse appartenere.
“Steve e gli altri ci raggiungeranno tra poco. Si sono occupati dei feriti e hanno evacuato la zona intorno al complesso.” Aggiunse. Poi si voltò verso Peter.
“Caro…” Peter la vide tentennare. Durante le poche volte che l’aveva vista, Pepper gli era sembrata una donna sicura di sé e senza peli sulla lingua. Si chiese cosa ci fosse di così importante da spaventare Pepper Potts.
“Sono passati cinque anni da quando…” si bloccò.
“Da quando siamo scomparsi.” Completò Peter. “Mi sembra ancora pazzesco.”
Pepper si morse le labbra. “Tony e io siamo stati fortunati. Molte coppie sono state divise. Noi… Tony era distrutto, dopo la tua perdita e – voleva sfruttare e godersi quello che gli era rimasto.”
Peter la guardò, gli occhi curiosi, in attesa che continuasse. “Ci siamo sposati, alla fine.” Pepper si leccò le labbra, cercando le parole giuste. “E… abbiamo avuto una… – Morgan – ora c’è anche Morgan. Ha cinque anni.” Disse, tremolante.

Peter batté le palpebre. Tony… aveva avuto una figlia. Una figlia. Una bambina. Una piccola Tony Stark. Lui era stato via pochi secondi, solo pochi secondi. E Tony aveva una bambina di cinque anni.
“Lei ti conosce, Peter. Le abbiamo raccontato di te, di Spider-man.” Continuò Pepper, cercando di colmare il silenzio con le proprie parole.
“È…” Peter sentiva la gola secca. “È… wow – insomma… wow.” Si ritrovò senza parole. Cosa si doveva dire, in quei casi? Felicitazioni? Per quello era in ritardo di cinque anni.
“Peter, tu sei suo figlio come lo è Mor…” tentò di dire Pepper, ma la sua voce venne sovrastata da un tuono.

“Sono di ritorno con una bella donna!” si annunciò Thor, entrando in volo dalla finestra che aveva lasciato aperta. “Che ci siamo persi?”
“May!” gridò Peter scattando verso la donna appena il dio le fece poggiare i piedi a terra. Peter strinse la zia tra le braccia, godendosi quell’abbraccio materno. May profumava ancora di casa, per un momento a Peter sembrò di essere ancora nel loro piccolo appartamento, con la cena da buttare e l’opzione di mangiare al tailandese che aleggiava nell’aria.
“Oh, tesoro.” May lo strinse a sé, baciandogli poi la testa più e più volte.
“Ero a casa e poi mi sono dissolta, ma subito dopo ero di nuovo lì e c’era questa famiglia che credeva fossi un fantasma!” raccontò lei, sciogliendo l’abbraccio. “Cos’è successo?”
“Ho convinto quegli strani midgardiani che la bella signora non fosse un fantasma.” Assicurò Thor, sorridendo a May.
“E Thor – Thor!- è volato a prendermi. E mi ha portato qui in volo!” aggiunse May.
Peter annuì, ringraziando il re di Asgard e prendendo la mano della zia. Era solida. Zia May era lì con lui.
“Il telegiornale dice che avete combattuto contro questo Thanos di nuovo. E la famiglia a casa nostra sostiene di abitare lì da cinque anni. Cinque. Com’è possibile?”
May scosse la testa, con le lacrime agli occhi.
Peter boccheggiò, non sapendo bene come rispondere a quella domanda. D’altronde, lui stesso era tornato da poco, a quanto gli risultava, e doveva ancora riuscire solo minimamente a razionalizzare l’intera questione.

“May, ci siamo conosciuti… sono Rhody. Ti va di sederti?” chiese il colonnello Rhods indicandole una poltrona. “Magari vado giù in cucina e preparo una tisana.” Aggiunse. “Ne faccio una per tutti. Sì, Thor, ti prendo una birra.”
May annuì, lasciandosi portare verso il lato della stanza contornato da divanetti. Pepper si sedette vicino a lei, facendo segno a Peter di fare altrettanto. Lentamente, Pepper le raccontò del primo schiocco, quello con cui Thanos aveva eliminato metà della popolazione dell’intero universo. Le spiegò come lei e Tony avessero recuperato tutti i loro averi, ma che non erano riusciti a salvare la casa, che era stata venduta dal governo stesso ad un’altra famiglia.
Le assicurò che lei e Peter sarebbero stati i benvenuti per tutto il tempo necessario e che sicuramente li avrebbe aiutati a trovare una nuova casa ma che, in quel momento, era necessario che rimanessero tutti insieme, per quando Tony si sarebbe svegliato.
May era un’ascoltatrice attenta, fu sollevata nel sapere che i loro averi fossero al sicuro in uno degli attici mai utilizzati di Tony.

“Cinque anni.” Disse, dopo che lei e Pepper, con grande forza di volontà ma anche in modo tale da distrarsi per una mezz’ora, avevano diviso le stanze da letto tra coloro che sarebbero arrivati entro pochi minuti. “Non posso crederci. E avete una bambina!” sorrise a Pepper, cercando di non torturarsi gli occhi ormai rossi. “Vi avrei potuto dare alcune delle vecchie tutine di Peter…”
Peter si morse un labbro, stringendo al petto le proprie ginocchia. Quando le due donne si erano sedute a tavolino a fare un elenco dei posti letto necessari per i giorni seguenti, lui e Rhody avevano optato per una partita a carte sul pavimento, mentre Thor era rimasto immobile sul divano – all’inizio Peter credeva fosse morto ma, poi, il dio aveva cominciato a russare – con gli occhiali da sole poggiati sul naso.
“Così dovrebbe funzionare.” Pepper indicò l’unico foglio non accartocciato che era rimasto, cercando con lo sguardo l’approvazione di May, che annuì. “Almeno per stanotte.”

Peter l’lanciò un’occhiata veloce all’orologio appeso alla parete dietro di lui. “Le nove? Quanto tempo è passato?” guardò Rhody, scoprendolo intento a fissare la porta che dava al laboratorio della dottoressa Cho. “Non ci hanno ancora detto come sta andando.” Borbottò il soldato. “Se provassi…”
“No.” Lo bloccò Pepper. “Bruce ha detto niente distrazioni.” Si lasciò cadere sullo schienale della poltroncina su cui era seduta e chiuse gli occhi. “Dobbiamo aspettare qui.” May le mise una mano sulla spalla.
Peter tornò a fissare il proprio mazzo di carte, indeciso su quale scartare, ma le orecchie iniziarono a fischiare all’improvviso e la porta dell’ascensore si spalancò.

“Mamma!” Non riuscì nemmeno a metterla a fuoco, che una massa indistinta che non arrivava nemmeno alla cintura di Happy si lanciò alla velocità della luce fuori dall’ascensore e corse verso Pepper. Peter la seguì con gli occhi, riuscendo solo in un secondo momento a focalizzare la propria attenzione verso la bambina stretta tra le braccia della rossa.
Morgan indossava una felpa rossa con stampata sulla schiena l’immagine di Iron man e aveva i capelli scuri, proprio come quelli di Tony. Era così piccola, una piccola Tony Stark in formato bambina.
Morgan stringeva Pepper e si lasciava cullare dalle parole della madre e Peter non voleva farlo, ma il suo spider-udito era più sensibile rispetto alla norma e riuscì a sentire le domande riguardo al padre: Morgan non sapeva cosa fosse successo esattamente – come poteva? – ma aveva capito che il suo papà non stava molto bene e voleva vederlo. Peter cercò di nascondere un accenno di sorriso quando la piccola commentò che, se gli avessero dato la medicina quella cattiva, sarebbe potuto stare subito meglio.

“Peter.” Peter si voltò verso Happy, aprendo la bocca in un muto saluto. Ai piedi dell’uomo c’erano dei sacchetti di carta di non sapeva esattamente quale fast-food, ed Happy lo fissava con occhi sgranati.
“Oh mio Dio, Happy!” Peter lasciò le carte per terra e si alzò velocemente, scattando verso le sue braccia spalancate. “Mi sei mancato, ragazzino, non hai idea di quanto mi sia mancato.” Sussurrò Happy stringendo le braccia attorno all’esile corpo del più piccolo. Peter rise, felice che anche Happy stesse bene. “Credevo di essere un peso.” Scherzò.
Happy scosse la testa in modo deciso. “Mai. Cavolo, ragazzo, ancora non ci credo.” Lo guardò negli occhi, gli toccò le spalle, le braccia le mani. Voleva essere sicuro che Spider-man fosse realmente lì. Peter si morse un labbro, imbarazzato da tutte quelle attenzioni, notando solo in quel momento che le rughe attorno agli occhi di Happy si erano fatte più pesanti.
Happy sorrise, stringendogli le spalle ancora una volta, prima di lasciarlo andare e raggiungere zia May.

“Petey?” la flebile vocina di Morgan lo fece sussultare. Si girò, lentamente, trovandosi di fronte la piccola figlia di Tony, che lo guardava con occhi brillanti. “Mamma, è Petey?” chiese conferma alla donna, indicando il più grande con un ditino.
“Lui… sì, piccola.” Pepper guardò Peter, aprendo e chiudendo la bocca un paio di volte. Rhody, dietro Morgan, gli fece un sorriso incoraggiante.
Peter tentennò. Come si sarebbe dovuto comportare? Era la figlia di Tony. La figlia che Tony aveva avuto mentre lui era scomparso. Perché erano trascorsi cinque anni.
Mentre guardava la bambina, Peter si accorse di quanto somigliasse al padre: avevano gli stessi occhi, lo stesso sguardo, la stessa luce curiosa. La piccola sorrideva, stringendo i pugni come se avesse paura di lui ma fosse anche contemporaneamente felice di vederlo. Guardandola, Peter comprese: Morgan lo guardava come lui guardava Tony.
Pepper aveva detto che le avevano raccontato di lui, ma cosa sapeva, esattamente, per far sì che lo guardasse in quel modo?
Peter non sapeva cosa fare, in quel momento, con la bambina che lo guardava trepidante e gli adulti che non avevano nessuna intenzione di dargli qualche suggerimento e fissavano la scena con occhi sgranati e impazienti.
“Ciao, Morgan.” Provò, cercando di sorriderle.

Contro ogni sua aspettativa, la bambina squittì a quella conferma. “Uh, Morgan...” comincia Happy.
Ma la bambina non lo ascoltò, corse verso Peter, lanciandosi nelle sue braccia.
Peter emise un piccolo verso sorpreso, ma riuscì prontamente ad afferrarla e la strinse a sé, e lei affondò il viso nella sua spalla. La tenne stretta, quando lei gli cinse il collo con le braccia. Il cuore di Peter iniziò a battere all’impazzata. E adesso? La figlia di Tony – accidenti a lui – era tra le sue braccia, più reale e solida che mai, e sottolineava con la propria presenza il tempo che, per i sopravvissuti al blip, era veramente passato.
Guardò Pepper, che si è portata le mani sulla bocca e aveva gli occhi lucidi, cercando un’indicazione sul cosa dover dire o fare. Provò a chiedere con lo  sguardo anche a May, ma lei gesticolò senza senso con le mani.

“Papà ti ha riportato indietro.” dice Morgan, ovattata, e si aggrappò più forte a lui. Peter riassestò l’abbraccio, stringendole le spalle e accarezzandole la schiena. Morgan si sistemò tra le sue braccia e lo guardò con occhi curiosi.
“Ci ha salvati tutti.” Confermò Peter, sentendosi improvvisamente con la gola secca. Guardò i quattro adulti lì con loro – senza contare Thor, probabilmente in coma etilico, sempre che un dio possa averne uno – che li fissavano senza parole, in completo silenzio, scambiandosi occhiate tra di loro.
“Sei come nelle foto.” Aggiunse la bambina, muovendo gli occhi sul viso del più grande e scandagliando ogni dettaglio con occhi attenti. A sua volta Peter ne approfittò per studiare il viso di Morgan, ricercando e distinguendo i tratti di Pepper da quelli di Tony.
Aveva Morgan tra le braccia ed erano passati cinque anni. Perché Morgan aveva quasi cinque anni. Morgan aveva vissuto ed era cresciuta con Tony mentre lui non c’era, perché era morto. Ma ora era stato riportato indietro, cinque anni dopo. Un brivido gli percorse la schiena. Erano passati anni, ma lui era esattamente come prima, quando gli altri erano invecchiati e portavano sul viso i segni del tempo trascorso.
Quasi non si accorse della nuova presenza alla sua destra, e Hulk non era il tipo che facilmente passava inosservato. “Bruce.” Pepper scattò in piedi, così come tutti gli altri, compreso Thor, colpito da una gomitata di Rhody. Il gigante aveva un braccio bloccato sul petto da alcune bende e delle grosse cicatrici si espandevano lungo tutta la metà del suo corpo.
Peter spalancò gli occhi in muta comprensione. Era stato Bruce Banner a riportarlo indietro.

Anche Peter guardò Bruce, preoccupato per il mentore. Come stava Tony? Era vivo? Gli occhi del dottor Banner erano segnati da profonde occhiaie, le rughe più evidenti che mai.
“Papà sta bene?” Peter sussultò, quando la voce di Morgan arrivò tremolante ma vicino al suo orecchio, guardando il dottore spaventata.
Peter vide nell’espressione di Hulk qualcosa spezzarsi, ma annuì. “È vivo.” Disse, dopo qualche secondo.
Così come tutti, Peter lasciò andare un sospiro di sollievo. È vivo, ma… sembrava dire l’espressione di Bruce, che tentennava con gli occhi sulla bambina.
Peter guardò Pepper, poi Bruce, May e per ultima Morgan, che si era stretta a lui, impaurita. “Ok.” Disse a bassa voce. Incrociò gli occhi del dottor Banner e annuì, indicandogli con il mento l’angolo della saletta più lontano da lui e Morgan. Era suo compito doverla tenere impegnata, mentre gli adulti parlavano. Lui avrebbe potuto comunque ascoltare e, al momento, sapeva che la cosa migliore era creare una distrazione per Morgan.

“Ehi, piccolina.” Peter posò lo sguardo sui disegni alle pareti, accorgendosi della bambina che aveva tra le braccia che, impaziente, stava aspettando che lui dicesse qualcosa. “Li hai fatti tu, quelli?” chiese, tenendo Morgan con un braccio solo e sistemandola sul fianco, indicando gli schizzi colorati con il una mano e voltando le spalle al dottor Banner.
L’espressione di Morgan si accese di orgoglio. “Si! Ti faccio vedere.” Ridacchiò, contenta, dimenandosi finché Peter non la posò delicatamente a terra. Morgan gli prese una mano e lo tirò verso la parete di fondo, facendolo sobbalzare. Peter tremò quando la sua pelle venne a contatto con quella della bambina, che lo aveva stretto senza pensarci due volte in modo così naturale, senza paura, come se lo avesse fatto un altro milione di volte.
Non ci fu bisogno di girarsi, per accorgersi dei respiri riconoscenti degli altri, mentre si riunivano attorno a Bruce.
“Qui ci sei tu con papà.” Morgan indicò il primo disegno, che ritraeva Spider-man e Iron Man abbozzati ma perfettamente riconoscibili dai loro colori caratteristici, attorniati da piccole nuvolette bianche. “Volevo scrivere papà e fratellone, così si capisce meglio che siete voi, ma papà ha detto di no.” Borbottò. Peter boccheggiò, quando la piccola lo definì con la parola fratello, ma rimase in silenzio mentre seguiva, attento, le spiegazioni di Morgan, facendo ogni tanto qualche domanda sui personaggi o su qualche abbozzo indefinito.

Tony è vivo.” Sentì sussurrare Hulk. “Ma… non vi indorerò la pillola. Non sta bene. Tutta la parte destra del suo corpo è segnata, più della mia. Siamo sicuri che aver utilizzato l’armatura lo abbia salvato, però.”

“Petey, guarda, questi siamo io e te che catturiamo i criminali.” Morgan gli tirò il bordo della maglietta, per attirare la sua attenzione. Indicava un foglio con abbozzata un’armatura simile a quella di Iron Man colorata d’argento e viola, che si librava nel cielo accanto a quello che forse poteva essere l’Iron Spider. Sullo sfondo, due figurine erano state disegnate dietro una ragnatela.
Peter cercò di sorriderle. “Non sei un po’ piccola, per catturare i cattivi?”
Morgan abbassò lo sguardo, stringendo i pugni. “Lo dicono anche papà e mamma. Ma tu hai iniziato presto e anche io voglio farlo!” disse saltellando sul posto. “Saremo i fratelli cattura-cattivi.”
Peter deglutì, riflettendo che Pepper e Tony potevano non essere molto d’accordo riguardo ai piani della figlia, ma cercò di mantenere un’espressione serena. “E qui, invece, chi hai disegnato?” chiese indicando un altro foglio.

“… abbiamo pulito le ferite, fatto delle analisi…”

“Questo invece sei tu con il nuovo costume. Papà ha detto che potevo decidere io cosa metterci e che lui lo avrebbe fatto.” Morgan indicò un altro quadretto. “Volevo mettere ragnatele con il fuoco ma papà ha detto assolutamente no.” Ridacchiò.

Il braccio destro – era un moncherino, ormai. Ellen e Shuri sono d’accordo hanno – lo dobbiamo amputare.” Continuò Bruce, scuotendo la testa. “Volevamo avvertirvi.”

Peter sentì gli altri protestare, emettere gemiti preoccupati, chiedere spiegazioni, alzare le braccia con espressioni disperate. La sua testa scattò involontariamente verso il gruppo di adulti, emettendo un gemito. Il braccio… Tony Stark sarebbe stato senza un braccio. Il cuore di Peter cominciò a battere all’impazzata.

Devo tornare dentro, ora.” Sentì sussurrare Hulk con voce tremolante. "Dobbiamo iniziare l'operazione."

Morgan si voltò verso di loro, impaurita, cercando la mano di Peter. “Fratellone, papà starà bene?”  sicuramente la bambina aveva visto – forse addirittura sentito – gli adulti agitarsi.
Peter si sentì gelare il sangue. Chiuse gli occhi, cercando di far rallentare il proprio cuore, ma la stretta della bambina sulla propria mano era così reale che Peter si rese conto di non poter cedere ad un altro attacco di panico, avrebbe dovuto resistere per Morgan. Ora c’era lui, lì con lei. Peter si inginocchiò davanti alla bambina, sperando che non notasse il terrore nei suoi occhi. “Si, certo. Lui è Iron Man. È un supereroe, giusto?”
Morgan annuì, riportando lo sguardo verso i più grandi.
“Ehi, piccola, guardami. Papà starà bene, promesso.” Disse Peter, con voce tremolante.
Tony si sarebbe svegliato, avrebbe continuato a vivere per Morgan, per Pepper, per la sua famiglia. Peter non voleva perdere il proprio mentore, non sarebbe potuto succedere. Non poteva abbandonarli, non ora. Non ora che erano di nuovo tutti insieme.
“Promesso?” Morgan con gli occhi lucidi.
“Promesso.” Garantì Peter, giurando a se stesso che non avrebbe mai permesso a quella bambina di soffrire. L’avrebbe protetta per Tony. E Tony sarebbe tornato presto da loro.


Ciao a tutti, eccoci con il secondo capitolo di questa storia. Sarò breve: grazie per essere arrivati fin qui, questa storia mi sta molto a cuore, è il mio modo di immaginare un piccolo futuro per l'MCU insieme a Tony. Certo, la morte di Iron Man dei film è stata la degna chiusura di un capitolo iniziato proprio con lui, però a me è dispiaciuto. Quindi, visto che nelle fanfiction posso fare quello che voglio e che Bruce e Thanos, per quanto non fossero esseri umani, sono sopravvissuti allo schiocco, anche se danneggiati ... per me Tony non è morto. 
Ringrazio
The Big Dreamer 
ichigouzumaki per le precedenti recensioni, mi hanno fatto davvero piacere :). 
Presto pubblicherò anche uno spin-off natalizio che farò parte di questo nuovo universo con Tony sopravvissuto allo schiocco, un po' per approfondire il rapporto tra Peter e Morgan un po' perchè ho bisogno di Tony vivo e un po' il Natale è la mia festività preferita, spero darete un'occhiata anche a quello.
Alla prossima ;) 
   
 
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