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Autore: striscia_04    20/12/2021    3 recensioni
“Fanfiction partecipante al Christmas Countdown 2021, indetto dal forum FairyPiece-Fanfiction&Images”
Natale è il periodo più magico e lieto dell'anno. Ma il Natale non è solo canzoni, banchetti, regali e decorazioni; è anche un periodo da trascorrere con la propria famiglia o con le persone a cui si vuole bene.
Non tutte le famiglie, però, sono sempre allegre e felici, e spesso le rimpatriate possono portare a litigi o incomprensioni.
Scopriamo come trascorrono il Natale, gli ormai adulti membri di Fairy tail e come, soprattutto, lo trascorrono i loro figli, tra canzoni, regali, mercatini e piste di pattinaggio.
Genere: Drammatico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuova generazione, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno: 20 dicembre
N. pallina: 6
CITAZIONE: Natale non è tanto aprire i regali quanto aprire i nostri cuori. (Janice Maeditere)
SITUAZIONE: A riceve un regalo totalmente inaspettato da B.
PROMPT: Mercatino di Natale

Il freddo vento invernale gli scompigliava i capelli, mentre il suo ululato gli martellava i timpani.
Il suo corpo fu scosso da un brivido e quello fu il segnale, che lo fece voltare di lato e afferrare il suo cappello di lana. Veloce se lo mise in testa coprendosi gli spettinati capelli viola.
Scosse la testa portandosi le mani davanti alla bocca, iniziando a sfregarle con forza, mentre cercava di infilarsi il secondo maglione che sua madre gli aveva dato.
Non voleva ammetterlo, ma doveva ringraziarla per quell’eccessiva premura, senza di lei sarebbe sicuramente dovuto tornare a casa prima del solito o, conoscendo la sua testardaggine, avrebbe finito per prendersi il raffreddore.
Sbuffò infastidito: non riusciva proprio a sopportarlo l’inverno!
Freddo, nevoso, piovoso, e sempre con il sole coperto dietro ampi strati di nuvoloni neri.
Lui aveva bisogno del sole! Gli era indispensabile per mantenersi al caldo, ma soprattutto era una delle fonti da cui scaturiva il suo potere! Le piante avevano bisogno del sole per crescere forti e sane!
Sollevò la testa verso il cielo, e ovviamente lo ritrovò completamente grigio, nessun raggio di calore riusciva a contrastare e superare la compatta massa nuvolosa.
“Che rottura.”
Il vento tornò a soffiare e lo costrinse a tapparsi le orecchie. Non sopportava i rumori forti, i suoi timpani ultra-sviluppati erano anche molto sensibili, e nonostante adorasse circondarsi di suoni provenienti dalla natura, quel dannato vento non solo lo stava congelando, ma gli stava martellando anche il cervello.
Scivolò indietro poggiando le mani sul legno duro e si rintanò più vicino al tronco dell’albero, su cui era seduto.
Anche il suo vecchio amico abete stava soffrendo l’arrivo della brutta stagione, ormai da mesi le sue belle e grandi foglie erano ingiallite ed erano cadute a terra.
Adesso sembrava solo una gigantesca impalcatura di legno, bloccata in mezzo ad una foresta quasi completamente spoglia.
Intorno non si avvertiva alcun suono tranne l’insistente frusciare, molti degli animali che popolavano quel luogo erano andati in letargo e ci sarebbero rimasti fino a primavera, gli uccellini invece erano migrati verso Sud. Così neanche il loro splendido canto poteva rilassarlo o alleviargli di un poco il fastidio della giornata.
Tutto nella foresta sembrava morto e sepolto, a colmare quel vuoto era rimasto solo il silenzio.
A lui piaceva il silenzio, non aveva mai sopportato la confusione o i rumori eccessivamente forti. Questo era dovuto principalmente alla sensibilità del suo udito, ma anche dopo averlo allenato e aver imparato a sopportare onde sonore di vasta intensità privilegiava sicuramente il silenzio.
Era quindi difficilissimo rimanere calmo facendo parte di una delle gilde più rumorose e sconquassate di tutto il Continente. E più volte i suoi amici e i suoi zii gli avevano fatto perdere la pazienza. Ma almeno d’estate o in primavera, quando non aveva nulla da fare per riprendere le forze e rilassarsi si rifugiava in quel bosco vicino alla città di Magnolia, saliva sul più grande albero e si sedeva ad ammirare il panorama o a riposare beandosi dei suoni della natura circostante.
Invece, ora che era sopraggiunto l’inverno anche quest’attività era venuta meno, e la cosa lo faceva innervosire non poco. Non poteva più rimanere seduto su quel tronco per ore perché le giornate si erano accorciate, non poteva salire troppo in alto perché faceva freddo e non poteva passare il tempo ad allenarsi perché rischiava di sentirsi male.
Insomma, tutte le sue attività preferite erano sfumate e lui si era ritrovato ad annoiarsi per ore senza fare un bel niente.
Aveva sperato che con l’avvicinarsi del Natale il suo mal umore sarebbe scomparso, ma non era stato così. Neanche la presunta magia che quel periodo dell’anno doveva emanare, riempiendo di calore i cuori della gente, era riuscita a scacciare le nuvole che albergavano nel suo animo.
Il motivo era principalmente uno: odiava passare il tempo con la sua famiglia!
Non lo aveva mai detto ad alta voce, ma sapeva che tutti se n’erano accorti sia a casa, sia alla gilda. Non riusciva a stare nella stessa casa, per un lungo periodo di tempo con sua madre e suo padre.
Non era un mistero che la loro situazione familiare fosse un completo disastro: suo padre se n’era andato quando lui aveva solo due mesi, perché dovuto partire con la sua gilda per una missione di estrema importanza ed era tornato solo un anno prima. Ben undici anni senza mai vederlo, senza potergli parlare, senza poter sentire la sua voce.
Lo aveva messo al mondo e se n’era andato, non gli era fregato nulla di crescerlo, di rimanergli accanto, di insegnargli tutto quello che sapeva. No, era scappato dalle sue responsabilità, e come unico ricordo gli aveva lasciato in eredità il suo potere magico.
Per chiunque, certo poter sentire tutto compresi i pensieri delle persone doveva essere qualcosa di eccitante e straordinario, qualcosa che ti faceva sentire sempre un passo avanti agli altri, che ti metteva in una situazione di superiorità, e che poteva pure essere molto divertente.
Suo padre non aveva mai tentato di nascondere, quanto gli piacesse avere quell’abilità. Ed era stato felicissimo, quando un giorno sua madre lo aveva contattato per rivelargli, che anche lui l’aveva ereditata.
Ma se suo padre gioiva nell’ascoltare i pensieri delle persone, lui ne era semplicemente disgustato!
Odiava avere nella testa migliaia di voci che gli parlavano ininterrottamente, odiava gli sguardi diffidenti di tutti coloro che conoscevano questa sua capacità e soprattutto odiava quanto le persone potessero essere bugiarde e false.
Lo aveva scoperto a cinque anni, quanto il mondo e i suoi abitanti potessero essere marci e falsi, e dall’ora si era isolato disgustato dal solo dover rivolgere la parola ad uno degli abitanti della città.
Tutti quanti conoscevano il passato di suo padre, tutti lo giudicavano e tutti giudicavano ed insultavano anche lui e sua madre.
Lei gli aveva detto di ignorarli, che non importava, che le persone erano libere di pensare quello che volevano; ma lui non riusciva a farsene una ragione, non riusciva a sopportare la vicinanza con le altre persone e non sopportava che insultassero la sua famiglia.
Quando si era unito a Fairy Tail si era sentito molto meglio, lì erano tutti gentili, simpatici, molto diretti e quindi onesti, erano forse troppo rumorosi e allegri per i suoi gusti, ma aveva imparato a conviverci.
Ma anche quel periodo di tranquillità era durato poco, per tre anni aveva dovuto vivere lontano dalla gilda e dalla sua famiglia, senza neanche la possibilità di contattarli. Era tornato da un anno ed era intenzionato a non andarsene più da casa.
Adesso aveva anche delle responsabilità, doveva badare ai suoi fratellini minori e non poteva abbandonare di nuovo sua madre.
Anche se in realtà non era certo rimasta da sola in quegli ultimi tre anni, perché guarda un po', dopo otto anni, proprio quando era stato lui a lasciare la sua città e la sua casa, suo padre aveva avuto la faccia tosta di ripresentarsi!
Lui e sua madre avevano avuto altri due figli, due gemelli ed avevano continuato a vivere la loro vita tranquillamente, ignorando completamente il fatto che lui era disperso chissà dove.
Tre anni erano bastati perché tutti si dimenticassero di lui! O quasi tutti…
Avvertì qualcosa pungergli la schiena e spostandosi in avanti si voltò verso il tronco, qui vide, ancora attaccata ad un rametto una piccola fogliolina verde.
“Ma guarda un po', così piccola eppure sei ancora qui a combattere per sopravvivere.”
Sorrise, mentre portava le mani a coprire la foglia, per impedire che venisse sradicata e portata via dal vento. Ma era troppo tardi e il piccolo stelo si spezzò, portandola a sollevarsi in volo. Prima che potesse volare via, l’afferrò con una mano e se la mise vicino al volto, esaminandola con attenzione.
“Mi spiace piccoletta, forse è anche colpa mia. Lascia che ti renda onore e che ti saluti, te lo meriti dopo aver resistito così tanto.”
Detto ciò, se la portò alla bocca e tenendola premuta sulle labbra con due dita, prese a fischiarci sopra. I ritmici fischiettii detterò presto vita ad una lieve melodia, che si accentuò quando schioccando le dita della mano libera, fece aumentare e disperdere la portata del suono.
Il frastuono del vento si chetò e l’unico suono udibile in quella landa desolata divenne la melodia. Una melodia dolce, serena, ma a tratti malinconica che rendeva quel paesaggio invernale ancor più inospitale.
“DRAKEEEE! EHI DRAKEEE! LO SO CHE CI SEI! SCENDI DA QUELL’ALBERO, DEVO PARLARTI!” gli strilli risuonarono per tutto il bosco, mettendo fine all’atmosfera di calma e serenità che si era andata a creare.
Sentendosi chiamare, il ragazzo dai corti capelli viola spostò lo sguardo verso la base del tronco e vide in piedi, davanti alla pianta, una giovane ragazza dai capelli violacei che lo fissava con impazienza.
“Cosa ci fai qui?” chiese cercando di nascondere il fastidio che quella sua visita inaspettata gli aveva procurato, e soprattutto l’imbarazzo di non essere riuscito a sentire il rumore dei suoi passi.
“Ti stavo cercando, scendi.” rispose l’altra sorridendogli allegra.
“Non mi interessa, vai pure senza di me.” rispose secco il ragazzo.
“Eh?”
“Mi stavi per chiedere di accompagnarti al mercatino di Natale giù in città, ma non ne ho voglia puoi andare senza di me.”
“Ma ci divertiremo e poi ci sono una marea di cose carine da fare e da mangiare, e devi aiutarmi a trovare delle luci per decorare la gilda.”
“Te lo ripeto: puoi fare da sola, Onee-chan.” disse Drake sdraiandosi contro il tronco e chiudendo gli occhi, nella remota speranza che l’altra se ne andasse.
Avvenne tutto in un istante e non fu minimamente in grado di intercettarlo, se non poco prima che succedesse: si ritrovò davanti la figura più grande ed alta della ragazza, e prima che facesse in tempo a spostarsi, quest’ultima lo colpì sulla testa con un pugno trasformato in una lastra d’acciaio e lo fece precipitare verso il terreno.
L’improvviso contato con il suolo lo lasciò disorientato, ma peggio fu il dolore alla testa, che il colpo di poco prima gli stava provocando. Rimettendosi a sedere sull’erba fredda e umida, si portò entrambe le mani alla nuca e si rese conto della comparsa di un gigantesco bernoccolo.
“Aho, ma sei impazzita Emma?” chiese adirato contro la diretta interessata, che con un salto scese dell’albero.
La sua rabbia, però, scomparve subito quando si ritrovò davanti il volto imbufalito della ragazza: “Non ti stavo chiedendo di accompagnarmi, te lo stavo ordinando!” tuonò la mini-versione di Levy.
“Non voglio venire. Ho altre cose da fare.”
“Come bighellonare tutto il giorno o stare seduto su un vecchio tronco aspettando di prenderti il raffreddore? Ah, già! Ora che mi ricordo, metti questa.” disse porgendogli una sciarpa.
“Me l’ha data la zia Kinana è mi ha chiesto di fartela indossare. Quindi mettila o sai cosa ti succederà…” lo minacciò con il pugno alzato, mentre gli piantava davanti alla faccia l’indumento.
“Ok, ok, non c’è bisogno di fare quella faccia.” rispose rassegnato il ragazzo avvolgendosi intorno al collo il lungo tessuto.
“Ora andiamo, devi aiutarmi a cercare le lucine di Natale.”
“Uffa, perché devo farlo proprio io? Non puoi chiedere a Nashi o a Gale?”
“Nashi-chan è impegnata ad allenarsi con suo padre e mio fratello ha da fare alla gilda. E poi volevo passare un po' di tempo con te.” disse sorridendogli raggiante, e Drake avvertì uno strano calore alla faccia.
“Cos’hai? Ti è venuta la febbre?” chiese Emma preoccupata per l’improvviso colorito delle sue guance.
“Non è niente!” rispose agitato il ragazzo, prima di sollevarsi e superare la compagna.
Proseguirono in silenzio lungo il sentiero dissestato, che li avrebbe portati ai piedi della città.
Drake camminava lentamente stando ben attento a non voltarsi verso Emma, non era sicuro che il rossore sul suo viso fosse scomparso ed era terrorizzato di trovarsela di nuovo ad un centimetro dal volto. Non voleva pensare a quanto gli piacessero i suoi bellissimi occhioni cremisi, a quanto adorasse la sua spettinata capigliatura viola, così simile eppure così diversa dalla sua. Non voleva assolutamente pensare a quanto in quei tre anni fosse diventata bella e attraente, e non voleva pensare a quanto avrebbe desiderato baciarla.
Scosse la testa, nonostante ci stesse provando con tutto sé stesso non riusciva a cancellarsi quelle stupide fantasie dalla mente.
Non poteva comportarsi in quel modo, non poteva neanche sperare che i suoi sentimenti venissero ricambiati: Emma era sempre stata la sua adorata sorellona, sin da piccoli erano sempre inseparabili, era stata l’unica persona a stargli vicina durante il periodo della sua infanzia, che lo aveva aspettato in quei tre anni, che non aveva mai perso la speranza e che non lo aveva mai dimenticato.
Non poteva dichiararsi, ne sarebbe rimasta disgustata e forse la loro amicizia si sarebbe spezzata, e questa era l’ultima cosa che lui voleva.
Doveva solo accontentarsi, si sarebbe limitato a chiamarla sorellona, a passare il tempo con lei, a guardarla crescere e forse un giorno l’avrebbe vista andarsene con un altro ragazzo e abbandonarlo di nuovo. Ma non avrebbe mostrato alcuna tristezza, anche se questa sua grande paura si fosse realizzata, sarebbe rimasto impassibile, nascosto dietro una maschera di felicitazioni e auguri.
Si portò una mano al petto, quell’ultima considerazione gli faceva un male cane. Il solo pensare che l’amore della sua vita, un giorno lo avrebbe lasciato indietro gli rievocava ricordi tremendi: l’abbandono di suo padre, l’assenza di sua madre, che troppo presa dal mantenere lui e la casa, non gli era mai stata veramente vicina; e soprattutto quel periodo di solitudine durato tre anni, a cercare di sopravvivere sperando sempre che qualcuno venisse a salvarlo, per poi ricadere nella disperata costatazione, che non sarebbe venuto nessuno.
“Cos’hai?”, sentì sua sorella chiamarlo e sollevò lo sguardo.
Emma lo fissava preoccupata, mentre tornava indietro e gli si faceva vicina. Solo in quel momento Drake si rese conto di avere il volto bagnato, e portandosi una mano agli occhi si accorse che erano ricolmi di lacrime.
In fretta e furia se li asciugò e superata la ragazza prese a discendere velocemente il sentiero, gridando senza neanche voltarsi: “Non è niente! Questo dannato freddo mi fa gocciolare il naso!”
Non sfuggi ad Emma il tono strozzato con cui disse quell’esclamazione e preoccupata riprese a discendere il sentiero a corsa, ma Drake era troppo più avanti e non riuscì a raggiungerlo, lo vide solo arrivare davanti alle porte della città ed entrarvi.
Razza di scemo! Perché non mi dice mai quando si sente giù di tono?!”
La maga si maledisse per non essersene accorta prima, e veloce ignorando le persone che stava urtando corse a perdifiato per i vicoli della città, alla ricerca del suo fratellino.
Fratello. Era davvero complicata la vita!
Per anni aveva avuto solo Gale a cui badare, e nel complesso a parte qualche scatto d’ira, che l’aveva portata a picchiarlo, si reputava una sorella maggiore competente.
Era strano pensare come la sua vita era cambiata, quando aveva incontrato quel ragazzino di sei anni, seduto sul tronco di un albero, che cercava in tutti i modi di smettere di piangere.
Era rimasta imbambolata a chiedersi perché rimanesse lì da solo, senza correre dai propri genitori. Poi quando i loro sguardi si erano incrociati, nei suoi piccoli occhietti viola aveva solo scorto dolore.
Si era sentita attratta da quel bambino, desiderava aiutarlo e farlo stare meglio, anche se non sapeva nemmeno chi fosse.
Il primo incontro non era finito molto bene: il piccoletto si era dimostrato restio perfino al parlarle, e l’aveva liquidata cercando di cacciarla via. Ma lei non era una che demordeva facilmente e alla fine, grazie alla sua tenacia, e anche un bel pugno ben assestato, era riuscita a parlargli.
Immensa era stata la sua sorpresa nello scoprire che quel piccoletto era Drake, il figlio di sua zia Kinana. La cameriera aveva sempre parlato alla gilda di suo figlio, descrivendolo come un bambino riservato e poco incline a fare amicizia.
Emma si era interrogata più volte se era il caso di chiedere alla donna di presentarglielo, ma lei era sempre troppo impegnata e sempre molto stanca, che convincerla ad invitarla un pomeriggio a casa sua, gli era sembrato maleducato e irrispettoso.
Invece, ora aveva finalmente la possibilità di conoscerlo e di farci amicizia, ed era stata contenta di constatare come la sua immaginazione non fosse poi così distante dalla realtà. Si era sempre chiesta che faccia avesse il figlio della zia Kinana, e vedere quei corti e spettinati capelli viola, quegli occhietti piccoli, simili a quelli di un rettile, che lo fissavano. Era rimasta contenta di scoprire che Drake era la copia di sua madre, tranne la faccia! Quell’espressione e quei lineamenti non assomigliavano per nulla a quelli di sua zia, erano troppo spigolosi e troppo simili a quelli di una serpe.
Forse aveva preso dallo zio Erik? Ma non poteva esserne certa non aveva mai visto il marito della zia Kinana, ne aveva solo sentito parlare da lei o da suo padre, che lo dipingeva come un suo vecchio amico.
Difficile era stato socializzare con Drake, il ragazzino non voleva proprio saperne di parlarle o di trascorrere del tempo con lei. Molte volte aveva dovuto picchiarlo per impedirgli di andarsene e di starla ad ascoltare.
Alla fine, un giorno era arrivata tardi al loro solito appuntamento, si aspettava che se ne fosse andato e, invece, lo ritrovò ancora seduto a quell’albero!
Come mai sei ancora qui?” gli aveva chiesto,
Sei in ritardo!” gli aveva semplicemente risposto lui, e finalmente Emma seppe che la sua impresa era terminata: finalmente aveva fatto breccia nel cuore arido e solitario di quel ragazzino fastidioso e lamentoso.
Drake, cambiò da quel giorno, almeno nei suoi confronti. Era più aperto, più gioviale, più tranquillo e rilassato.
Arrivò pure a rivelargli che possedeva un tipo di magia innata, che gli permetteva di ascoltare tutti i pensieri delle persone. Grande fu la sua sorpresa nello scoprire che odiava quel potere, che non sopportava di dover sentire tutti i pensieri delle persone.
Gli spiegò che non sopportava la gente falsa, che a lui piaceva dire agli altri tutto quello che gli passava per la testa. Gli disse anche, che non gli aveva rivelato prima tale segreto, perché temeva che lo avrebbe allontanato, intimorita e seccata da questa sua capacità. La sua risposta fu un pugno assestato su quella testolina dura, e la promessa che non lo avrebbe mai lasciato.
Ora che ci pensava, si diede della stupida per non avergli fatto promettere la stessa identica cosa, ma in fondo, nessuno dei due poteva sapere che tre anni dopo sarebbe stato lui a scomparire.
Quello era stato il periodo peggiore della sua vita!
Il suo fratellino, uno dei suoi migliori amici, un compagno di gilda, un ragazzino così giovane, di appena otto anni disperso su un monte a Nord di Fiore.
Le ricerche erano state tante, per un anno avevano fatto il possibile per ritrovarlo, o almeno per trovarne il corpo.
Tutti si erano arresi dopo il primo anno, e questo sarebbe sempre stato per Emma l’unica cosa che non avrebbe mai perdonato agli altri membri della gilda.
Si erano semplicemente arresi, avevano perso la speranza, parlavano tanto di amicizia e famiglia e poi quando uno di loro spariva semplicemente smettevano di cercarlo?!
Lei non lo aveva fatto! Per due lunghi anni aveva fatto avanti e indietro da Magnolia al Nord di Fiore, e per due anni a farle compagnia era stata la cocente delusione di non trovare mai nemmeno un piccolo indizio.
Tutti gli dicevano di lasciar perdere, perfino la zia Kinana, che nel primo periodo era partita in prima fila, che aveva supervisionato le ricerche sul campo e dalla gilda, aveva finito per cedere alla rassegnazione.
Poi suo marito era tornato ed erano nati fratellini di Drake: Diana e Blake.
Allora la zia, anche se avesse voluto non sarebbe più potuta andare in perlustrazione. Ci aveva provato lo zio Erik.
Emma non lo aveva mai conosciuto, ma si sorprese di scoprire quanto fisicamente fosse simile a suo figlio, e quanto caratterialmente fossero agli antipodi.
Se Drake era onesto, gentile, riservato, umile e sempre pronto a dare una mano, anche se non gli piaceva farlo platealmente. Lo zio Erik di contro era burbero, presuntuoso, ironico, maleducato e poco incline ad andare d’accordo con i bambini.
Eppure, ad Emma aveva sempre fatto pena, come in un solo giorno quel ghigno allegro e sfacciato, che aveva dipinto in volto quando entrò nella gilda scomparve il mattino dopo a seguito della tremenda notizia di aver perso il proprio figlio, senza neanche averlo conosciuto.
Sapeva che era arrabbiato, furioso, distrutto dal dolore; ma sapeva anche che non se la sarebbe presa con nessuno della gilda, né con il Master Luxus, né con nessun altro. Sapeva che si sentiva in colpa per non esserci mai stato, che non aveva alcun diritto di incazzarsi con gli altri, perché mentre loro erano rimasti a prendersi cura di suo figlio lui se n’era andato.
Doveva ammettere che quando lo aveva visto per la prima volta non gli era piaciuto, forse si era fatta condizionare dai racconti di Drake, che giustamente erano pieni di rancore e odio per quell’uomo. Ma poi lo aveva visto all’opera con i suoi due figli più piccoli e si era chiesta perché quello stupido uomo, se era un padre tanto bravo e presente con i suoi secondi geniti, non lo era stato anche per il suo primo figlio.
Tre anni erano passati e ormai tutti credevano che Drake fosse morto, gli avevano pure fatto costruire una lapide nel cimitero di Magnolia.
Lei era a pezzi e stava per perdere ogni speranza, quando un giorno, di punto in bianco il ragazzo si era presentato davanti alla porta della gilda.
Emma si sentì come rinascere, il suo migliore amico nonché fratellino era tornato!
Certo era più grande, lo aveva lasciato bambino e lo ritrovava quasi adolescente. Era cresciuto, sia in altezza sia a livello di muscolatura; ma per il resto era sempre uguale: stessi capelli viola a caschetto, con la solita ciocca spettinata sul davanti, stessi piccoli occhi viola scuro, stessa pelle chiara, stessi lineamenti. Insomma, solo un po' più grande, eppure se agli altri era sembrato identico a quando era bambino, lei aveva chiaramente scorso sul suo viso i segni del tempo, di un tempo difficile.
Quel poco di spensieratezza infantile, che aveva caratterizzato il suo volto, ormai era del tutto scomparsa e ad Emma fece quasi impressione vederlo varcare le porte della gilda, come se avesse davanti un’altra persona.
Tutti avevano preso il suo ritorno con grande gioia, si era tenuta una festa durata un’intera settimana. La zia Kinana e lo zio Erik erano stati felicissimi, al punto che non erano riusciti a trattenere le lacrime. Gli altri suoi amici, anche se non avevano mai interagito tanto con Drake si scatenarono come matti e lo attorniarono per giorni assillandolo con ogni sorta di domanda e richiesta.
I piccoli Blake e Dia, per quanto ancora troppo giovani per comprendere la situazione, furono ben lieti di ritrovarsi un’altra persona in famiglia pronta a coccolarli e a riempirli d’amore.
Lei, invece, preferì distaccarsi un po', non ancora sicura di come avrebbe reagito il suo amico ad incontrarla dopo tanti anni.
Eppure, quel timore iniziale scomparve subito il giorno dopo, quando si ritrovò a passeggiare per il bosco e ad imbattersi nel ragazzo. Passarono il resto della giornata a chiacchierare e per la prima volta sentì di essere di nuovo felice.
Drake non raccontò quasi a nessuno cosa gli fosse successo in quegli ultimi anni, anche con lei rimase sempre vago alludendo però ad un’esperienza terribile, che non avrebbe mai più voluto provare.
Lei non insistette, non voleva rievocare brutti ricordi e non gli importava neanche, adesso che era tornato finalmente si sentiva nuovamente in pace.
Qualcosa però, era cambiato nel loro rapporto. Non se n’era accorta subito o forse sì, ma aveva semplicemente finto di non notarlo.
Solo dopo quasi un anno si era resa conto di provare una strana sensazione di calore ogni volta che pensava al suo fratellino. In certi momenti si ritrovava a pensare a lui per ore, solo per ridestarsi e scuotere nervosamente la testa.
I suoi pensieri erano sempre tormentati dall’immagine di Drake, se lo vedeva in piedi sorridente, che la guardava allegro. Se lo immaginava sempre al suo fianco pronto ad aiutarla nelle missioni o nelle faccende di vita quotidiana. Arrivò addirittura a chiedersi come sarebbe stato rifare il bagno insieme, e al pensiero di ritrovarselo nudo davanti le guance gli si riscaldavano e la faccia gli diventava tutta rossa.
Per giorni aveva tentato di non pensarci o di ignorare quegli stupidi pensieri, poi tutto gli era stato chiaro e si era data dell’idiota.
Non riusciva più a vedere quel ragazzo come il suo fratello minore, né come il suo migliore amico, adesso lo vedeva come qualcosa di più, voleva che fosse qualcosa di più!
Ma non poteva dirglielo.
Drake l’aveva sempre vista come una sorella maggiore, qualcuno a cui confidare tutti i suoi più profondi segreti. Un sostegno, qualcuno da ammirare, insomma solo come una grande amica.
Si aspettava, un giorno di vederselo venire incontro, tutto contento, a comunicargli che aveva trovato una ragazza che gli piaceva. Al solo pensiero sentiva un nodo allo stomaco.
Certo Drake era sempre stato restio ad iniziare qualunque tipo di relazione, al punto che i suoi amici si divertivano a definirlo un asociale. Però, poteva sempre succedere che prima o poi si innamorasse.
Ne sarebbe stata distrutta, se davvero la sua previsione si fosse realizzata.
Non era in grado di rivelargli i suoi veri sentimenti: si vergognava troppo!
E soprattutto temeva di non essere ricambiata, e ancor più temeva che scoprendo quanto lo amava, il suo amico si sarebbe allontanato. La loro amicizia sarebbe andata in pezzi. E dopo tre anni passati a sperare di rivederlo, non aveva alcuna intenzione di perderlo di nuovo!
 
“Cosa hai detto, stupida testa di legno?”
“Te lo ripeto, pozzanghera parlante!”
Le due voci la ridestarono da quella valanga di pensieri, e solo allora si rese conto di aver percorso a corsa quasi tutta Magnolia e di aver raggiunto il grande mercato di Natale, che copriva quasi mezza periferia.
Guardando più avanti, dove aveva sentito provenire le grida, scorse tre ragazzini.
Uno era Drake, mentre quello con cui stava per venire alle mani era un giovane alto quanto lui, dai corti capelli blu scuro, le ciglia pronunciate, gli occhi scuri e con indosso un ampio giaccone invernale.
“Su cercate di calmarvi.” prese la parola il terzo ragazzo, che cercava in tutti i modi di separare i due litiganti.
Emma notò solo una lunga capigliatura appuntita di colore fuxia. Raggiungendo il gruppo comprese che il ragazzino non era altri che Ideki, il figlio della zia Meredy e dello zio Lyon, nonché il cugino acquisito di Storm, il ragazzo che proprio in quel momento stava facendo a pugni con Drake.
“Ragazzi fatela finita.” disse il rosato cercando in tutti i modi di separarli, ma ottenne solo due pugni in faccia e ricadde semi-svenuto sulla strada.
“TU STA ZITTO!” gridarono gli altri due prima di riprendere a fare a pugni, creando un ampio polverone in mezzo alla strada.
“CHE STA SUCCEDENDO QUI?!” tuonò Emma, raggiungendo il gruppetto.
Vide chiaramente i due ragazzi bloccarsi di colpo, mentre entrambi i loro corpi vennero attraversati da un brivido.
“E-Emma!”, “O-Onee-chan!”
“C-cosa ci fai tu qui?!” urlò spaventato Ideki, appena ripresosi dai colpi.
“Quindi è qui che ti eri cacciato.” disse semplicemente la violetta, scrocchiando le nocche, mentre fissava Drake con sguardo satanico.
“A-aspetta, p-posso spiegarti.”
“Non ce n’è bisogno.” disse lei e prima che i due potessero darsi alla fuga li afferrò, uno per il giacchetto, l’altro per la sciarpa e prese a pestarli di botte, sotto lo sguardo terrorizzato di Ideki.
Quando si fu stancata di picchiarli li lasciò andare ed entrambi ricaddero sul terreno con la faccia tumefatta, piena di lividi e bernoccoli.
“Bene, adesso che vi siete dati una calmata. Io e questo qui proseguiamo i nostri acquisti.” disse afferrando Drake e prendendo a trascinarlo di peso, “Voi invece, fate quello che dovete e non combinate troppi guai.” ammonì gli altri due, che risposero scuotendo energicamente la testa su e giù.
Quando furono abbastanza lontani lasciò la presa e permise al ragazzo di alzarsi e proseguire per conto suo.
“Si può sapere perché tu e Storm dovete sempre arrivare alle mani?”
“Perché quella stupida pozzanghera mi dà sui nervi.” rispose l’altro.
“Comunque, perché sei scappato?”
“Non sono scappato, sono semplicemente venuto qui. Non dovevamo cercare le decorazioni? Prima lo facciamo, meglio è.”
“Perché non mi dici qual è il problema?”
“Perché non c’è nessun problema.”
“Sei insopportabile! Pretendi che gli altri siano sempre onesti e che dicano apertamente ciò che pensano, ma poi tu non lo fai!”
“Non devo per forza farti sapere tutto quello che mi passa per la testa!”
“Nemmeno io vorrei, ma non posso evitarlo!”
“Non è colpa mia se ho ereditato quest’abilità!”
“No certo?! È sempre colpa degli altri, vero?!”
“Cosa vorresti dire?”
“Voglio dire, che non fai altro che accusare i tuoi familiari per tutto quello che ti è successo! Prima tuo padre che ti ha abbandonato, poi tua madre che non era mai presente, tra un po' ti lamenterai pure dei tuoi fratelli!”
“Se per questo posso farlo anche ora! Perché loro hanno avuto una famiglia completa e io no? Secondo te questo è solo lamentarsi?! Secondo te mi è piaciuto essere messo da parte ed ignorato continuamente, per anni?!”
“Forse sei tu che non lasci altra scelta!”
“Come scusa!”
“Ti lamenti tanto di tuo padre, ma poi anche tu hai abbandonato tua madre, la gilda, …hai abbandonato me! Per tre anni non ho avuto tue notizie! Niente! Tutti ti credevano morto, e io stupida che continuavo a sperare nel tuo ritorno!”
“Sai che non potevo comunicare…”
“No! Non lo so! Perché non mi hai praticamente detto nulla su quello che ti è successo! Io sono ancora all’oscuro su come tu abbia fatto a sopravvivere, su chi ti abbia aiutato, su chi ti abbia insegnato la magia del Dragon Slayer del legno!”
“Ma se non ti sei neanche sognata di chiedermelo!”, “Speravo che venissi tu a dirmelo! Credevo che ormai ti fidassi di me, ma a quanto pare mi sbagliavo!”
Entrambi tacquero, concentrati a squadrarsi con severità, mentre riprendevano fiato. Intorno a loro si era riunito un gruppo di curiosi…
“CHE AVETE DA GUARDARE!” urlarono all’unisono rivolti al loro pubblico, che spaventato dalle loro facce si disperse, cercando di non fissarli più.
“Ecco, adesso abbiamo fatto pure la figura degli idioti maleducati.” si lamentò Emma.
“Cerchiamo di sbrigarci a comprare quel che serve, così posso tornarmene sul mio albero.”
“Ok.”
Girarono per le bancarelle, incapaci perfino di guardarsi dalla vergogna, poi giunsero ad uno stand sulla cui insegna c’era scritto: “GIOCHI DI NATARE.”
“Proviamo quello stand?” chiese Emma, “D’accordo.”
Arrivati davanti alla bancarella furono accolti da un volto amico:
“Reiki!” esclamò la violetta, “Cosa ci fai qui?”
“Ah, Emma, Drake ci siete anche voi.” li salutò il rosso, con un sorriso allegro dipinto in volto e con indosso un completo verde da Babbo Natale.
“Sono qui ad aiutare mia madre allo stand dei giochi. Voi come mai da queste parti?”
“Stiamo facendo degli acquisti per la gilda.” spiegò Emma, “Dov’è la zia Elsa?” chiese Drake.
“È andata a mangiare… ehm, volevo dire ad aiutare la zia Mira e tua madre alla bancarella dei dolciumi.”
“Anche mia madre è qui?”, “Credo che se ne sia andata da poco. Doveva tornare a casa a badare ai tuoi fratelli.”
Però, quando si trattava di me era meglio lasciarmi a casa da solo per ore. Il lavoro era troppo importante?!”
Vedendo l’amico accigliarsi Emma cercò di cambiare argomento: “Allora Reiki di che giochi ti occupi?”
“Le solite cose, costruire case di marzapane, lanciare cerchietti ai birilli a forma di Babbo Natale, pittura della faccia e costumi. Oh, però, forse c’è un gioco che potrebbe interessarvi!”
Scomparendo sotto la bancarella, ricomparve subito dopo con in mano una mazza da baseball.
“E quella a che serve?”, “Vi faccio vedere.”
Detto questo li condusse nella parte anteriore del ‘negozio’, dove erano posti una pila di oggetti: frutta, verdura, vecchi mobili e soprammobili.
“Abbiamo raccolto questa roba a casa nostra e ne abbiamo fatto un gioco.” disse.
“E in che cosa consiste?” chiese Drake.
Reiki prese in mano una vecchia zucca, mezza ammuffita e marcia, la lanciò in aria e prima che toccasse nuovamente terra la colpì con la mazza spiaccicandola sul marciapiede.
“Wow, sembra divertente.” disse Emma.
“E’ anche utile. Noi ci sbarazziamo di vecchie cianfrusaglie, che poi raccogliamo e ricicliamo e voi vi divertite a sfasciare tutto quello che volete.”
“Fammi provare!” esclamò Drake, togliendo la mazza dalle mani dell’amico.
Afferrò un pomodoro dal mucchio, lo lanciò in aria e poi lo colpì una volta che ricadde. Il pomodoro, però, non fu scagliato, per sorpresa del battitore, che non aveva preso bene la mira, contro il pavimento, ma volò per qualche metro e si spiaccicò sulla faccia di una donna.
I tre deglutirono quando si resero conto che il frutto aveva colpito in pieno Elsa. La signora Fernandez si mise una mano sugli occhi cercando di pulirseli, e proprio in quel momento Drake mise la mazza in mano a Reiki, ancora imbambolato, e presa Emma per un braccio si diede alla fuga.
“REIKI FERNANDEZ!” tuonò Titania e solo allora il giovane si rese conto di essere spacciato, spostò lo sguardo sulla propria mano e ci ritrovò la mazza, ma non fece in tempo a maledire Drake, che sua madre gli si parò davanti.
Soltanto i suoi urli furono avvertiti per tutto il mercato, oltre al suono di qualcosa di metallico che sbatte più volte contro un altro corpo.
“Arff… arff… ce la siamo vista veramente brutta.” ansimò Drake cercando di riprendersi dallo spavento.
“Ah ah ah! Sei stato grande! Un’idea geniale! Cavoli, avrei voluto vedere la faccia di Reiki quando si è accorto di avere in mano la mazza!”
“Credo che domani cercherà di uccidermi.”, “Sempre se sopravvivrà alla furia della zia. E comunque non credo riesca a batterti.”
“Lasciamo stare. Compriamo le lucine colorate e lasciamo questo posto il più in fretta possibile.”
“Sono d’accordo.”
Continuarono a girare per le bancarelle, ormai ne rimanevano poche da setacciare, ma delle lucine ancora nessuna traccia.
“Cosa vuoi per natale quest’anno?” chiese ad un tratto Emma,
“Nulla. Non c’è qualcosa che desideri particolarmente.”
“Non ci credo! Mi stai dicendo che non vuoi alcun regalo?!”
“Proprio così.”, “Ma ci deve essere qualcosa che vuoi! Non so, un libro, un nuovo giacchetto, un animale domestico, un paio di cuffie?”
“No grazie, sono a posto. E poi il Natale non è solo regali.”
“Guarda che lo so. Ma è comunque bello farne e riceverne.”
“Se lo dici tu.”, “Piuttosto, me ne hai preparato uno?”
“No.”, “Bastardo!”
“Tranquilla, ho tempo. Natale è tra cinque giorni.”
“Appunto, è SOLO tra cinque giorni!”
“Uffa, rilassati troverò qualcosa che ti piaccia.”
“Lo spero per te!” disse poggiando il pugno chiuso sul suo mento.
Finalmente giunsero ad uno stand che vendeva le lucine di Natale e ne acquistarono in abbondanza.
“Beh, abbiamo finito.” constatò Drake rileggendo la lista.
“Già.” rispose Emma, “Cos’hai?”
“Niente.”, “Sei sicura? Mi sembri un po' giù di corda.”
“Ho detto che sto bene!”
“Come vuoi. Allora ci vediamo alla festa di Natale tra quattro giorni.”
“Si.” rispose semplicemente la ragazza.
Drake stava per andarsene, quando la sentì afferrarlo per una manica, istintivamente si voltò, e…
Si ritrovò le labbra di Emma poggiate con forza sulle sue. Lì per lì pensò che fosse caduta, che quello fosse solo un sogno, che non stesse succedendo veramente.
Poi le sue orecchie captarono un pensiero: “Quanto ho aspettato per farlo! Buon Natale Drake!”
Allora fu certo di non starsi sbagliando, lasciò cadere la lista che teneva in mano e poggiò entrambe le mani sulla faccia di Emma, spingendo il suo volto più vicino a quella della ragazza, in modo da prolungare il bacio.
Rimasero fermi in quel modo, per non seppero nemmeno loro quanto, poi dovettero staccarsi. E quando entrambi ebbero il coraggio di sollevare la testa per guardarsi, videro nel volto l’uno dell’altra il medesimo sorriso, e la stessa colorazione aragosta ad imporporargli le guance.
“M-Ma, a-allora t-tu…”, Emma gli poggiò un dito sulla bocca, impedendogli di continuare la frase. L’altro però scansò l’indice e sollevandosi sulle punte la baciò a sua volta.
Quando si staccarono nuovamente erano completamente rossi in viso e il sudore gli riempiva le facce.
“Ti ringrazio.” disse semplicemente Drake, esternando un sorriso a trentadue denti, “Non credo di aver mai ricevuto un regalo più bello di questo.”
Poi la salutò con una mano e corse via. Emma sorrise e poi voltandosi imboccò un’altra stradina, diretta a casa.
 
Quando giunse nei pressi della sua abitazione, che altro non era che una casetta in legno posta ai confini della città, esitò un istante sulla porta, rimanendo in ascolto. Non sentendo provenire dall’interno la voce di suo padre si fece coraggio ed entrò.
Giunto in salotto vide sua madre sdraiata sul divano, dormiva profondamente e vicino a lei erano seduti Blake e Dia.
La ragazzina presentava dei lunghi capelli color rosso mattone, e il suo volto era una copia sputata di quello di sua madre, tranne che presentava una colorazione della pelle molto più scura.
Peccato, che quando è sveglia sia una peste.” pensò Drake, ragionando sul fatto che sua sorella aveva ereditato tutti i tratti peggiori del carattere di suo padre.
Dall’altro lato, dormiva Blake. Quest’ultimo era un bambino dalla pelle scura, con i capelli corti che però ricordavano più quelli di suo padre, con alcune punte rivolte verso l’alto e una chioma spettinata. Il colore era un misto tra quello dei genitori, un marrone scuro, che per certi versi tendeva al viola e per altri al nero.
Il bimbo, come sua sorella era una piccola peste, che si divertiva sempre con il suo migliore amico Nash, a fare scherzi a destra e a manca.
Scosse la testa, sorridendo di fronte a quella scena di calma, così surreale per quei due piccoli demonietti.
Si devono essere stancati molto, per essersi ridotti in questo stato.”
Avvicinandosi al divano afferrò la coperta che era caduta per terra e la mise sui i tre, in modo che non prendessero freddo.
Stava per entrare in cucina, quando la sua attenzione ricadde su un gruppo di foto poste su un canterano.
In una di esse c’erano i suoi fratelli seduti sulle ginocchia di sua madre e di suo padre, l’uomo presentava una vasta chioma di capelli marroni appuntiti, molto più ampia di quella che aveva quando era più giovane e sul mento era visibile un’incolta barbetta.
Drake storse il naso alla vista di quella foto: lui non era presente quando era stata scattata e non gli piaceva come quei quattro sembrassero così felici.
Poi il suo sguardo passò oltre e riconobbe la sua faccia in un’altra immagine. Questa la conosceva bene, l’aveva scattata insieme ad Emma, un pomeriggio in mezzo alla foresta. Al centro della foto, c’erano infatti lui, più piccolo di tre anni ed Emma che sorridevano spensierati.
Alla vista della ragazza il pensiero gli ricadde sull’evento di mezz’ora prima e non riuscì a trattenersi dall’arrossire.
“Vedo che sei tornato.” lo richiamò una voce maschile, e voltandosi vide suo padre poggiato con la schiena contro la parete della sala.
Cazzo, non l’ho sentito arrivare.”
“Devi allenarti di più. E cerca di essere un po' più educato.” ghignò divertito l’uomo, all’espressione imbufalita che era comparsa sulla faccia del figlio.
“Fuori dalla mia testa!” ringhiò Drake, “Su non fare così. Anche oggi che hai fatto grandi conquiste dobbiamo litigare?”
Il volto di Drake divenne paonazzo e dalle orecchie a punta prese ad uscire vapore, manco fosse una locomotiva.
“Fatti i cazzi tuoi!”
“Si può sapere di cosa state parlando voi due?” chiese Kinana svegliata dal trambusto.
“Niente. Il marmocchio qui si è trovato la fidanzata.” disse Erik prendendo a scompigliare i capelli del figlio, che in tutta risposta cercava di colpirlo con pugni e calci, venendo però sempre respinto.
“Sul serio! E chi è?”
“La figlia di Gajeel!”
“Sta zitto vecchiaccio!”
“Vecchio a chi, ragazzino maleducato!” disse adirato l’uomo, prima di piantare un pugno sulla testa del proprio figlio.
“D’avvero fratellone ti sei fidanzato?” chiese Blake curioso,
“Ah ah ah! Solo una stupida come Emma poteva mettersi con un fallito come te.” lo prese in giro Diana.
“Voi due, fatela finita di dare fastidio a vostro fratello.” li rimproverò Kinana.
“Già, per quello basto io.” rise il bruno, tornando a canzonare il figlio: “Non vedo l’ora di dire a Gajeel che diventeremo parenti! Ah ah ah!”
“Falla finita di dire stronzate e fatti i cavoli tuoi!” gridò imbufalito il violetto prima di imboccare la porta e dirigersi in cucina.
“Vado ad aiutarlo a preparare la cena.” disse Kinana, poi fissando severa il marito disse: “Piantala di prenderlo in giro o stanotte dormi fuori!”
“S-Si, signora.” rispose l’uomo, allontanandosi leggermente dalla moglie.
“Io vado a giocare di sopra.” disse Blake, “Io invece vado fuori ad allenarmi con la spada.” disse Dia, afferrando la minuta catana in legno, che le aveva regalato Elsa, e legandosi il fodero alla cintura del lungo kimono, che le ricadeva sotto i piedi, scomparve in giardino.
Erik rimase da solo nella stanza, poi anche lui si mise a guardare le foto sul canterano e soffermandosi su quella dove era raffigurata la sua famiglia la prese, la tolse dal portaritratti e afferrandola dai due lati con le mani, la strappò.
“Perché l’hai strappata?” chiese Drake tornato solo un attimo in salotto.
“Mi faceva schifo quella foto. Dopo ne facciamo un’altra tutti insieme... consideralo il mio regalo di Natale” rispose l’uomo e uscì dalla stanza.
Non riuscì a vederlo, ma era certo che suo figlio stesse sorridendo.

Nota d’autore: ecco il capitolo 3! Che posso dire, se non che è il capitolo che mi sono divertita a scrivere di più! Non posso farci niente, sarà perché tratta del figlio della mia OTP, o perché ritengo che Drake sia il personaggio della Next Generation di cui riesco a parlare di più e che apprezzo descrivere.
Comunque questo è il risultato, spero possa piacere…
Avevo anticipato già nel primo capitolo, che avevo colto l’occasione della challenge di Natale, per presentare i personaggi della mia Next Gen, che poi avrei riutilizzato un giorno per scrivere un’altra fiction interamente dedicata a loro.
Capisco che forse ci saranno dei pinti che non comprenderete, tipo: perché Drake utilizza la magia del Dragon Slayer del legno, e perché non è stato spiegato dove è rimasto per quei tre anni?
Adesso non posso rispondere a queste domande, ma un giorno, spero non molto lontano di riuscire a pubblicare una storia in cui questi punti e altri legati a capitoli successivi saranno spiegati.
Spero che riuscirete, però a godervi la lettura.
Detto questo passiamo al capitolo: qui ho voluto presentare un tratto diverso della personalità di Emma, più romantica e più matura. Diciamo che se nel primo capitolo l’avevo dipinta come la figlia di Gajeel, in questo ho voluto mostrare un atteggiamento più calmo e tranquillo, che ha ereditato da Levy.
Per quanto riguarda i figli di Erik e Kinana, non ci sono molte fiction che li descrivano; quindi, mi sono più o meno inventata tutto. L’unica cosa che ho ripreso sono i nomi dei due figli: Drake e Blake. Perché avevo letto, tempo fa delle storie in cui entrambi i nomi venivano usati per il figlio di Kinana ed Erik, io però ho voluto ampliare e quindi creare ben tre personaggi.
Diana è una mia invenzione (spero vi piaccia, nonostante si sia vista poco.)
Non ho altro da dire, se non che ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno il capitolo. Grazie mille.



 
   
 
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