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Autore: Xine    29/01/2022    6 recensioni
Hinata Hyuga avrebbe dovuto essere felice. Terribilmente, irrimediabilmente felice. Si odiava perchè era riuscita ad avere tutto e, nonostante ciò, si sentiva sola.
Sasuke Uchiha era stanco. Era stanco di quella vita che non gli apparteneva, di quel Villaggio opprimente, di quegli occhi verdi che chiedevano di più. Era stanco e voleva stare da solo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Hinata/Sasuke, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Prologo.
 

Una coppia di giovani innamorati sorrideva alla fotocamera: il ragazzo circondava con un braccio la fidanzata, una donna minuta dall’aria timida, e con l’altra mano faceva il segno della vittoria. 
Un sorriso le incurvò le labbra rosee.
Naruto aveva voluto a tutti i costi immortalare il loro ventisettesimo appuntamento, quello in cui, lo aveva scoperto solo più tardi, le avrebbe fatto la proposta.
Ricordava quel momento con estrema precisione: i suoni, gli odori, le parole. Le farfalle nello stomaco.  Era tutto perfetto, così perfetto che continuava a domandarsi se fosse realmente accaduto. Poi si osservava l’anulare sinistro, su cui riluceva un solitario con un piccolo diamante, e realizzava che sì, lo era. 
Sospirando, ripose ordinatamente la foto al suo posto e tornò in cucina, sollevando il coperchio dalla pentola per controllare a che punto fosse la zuppa di miso. Sorrise tristemente nel constatare che fosse pronta. D’altronde, seppur lo negasse, lo era già da diverso tempo. Spense il fuoco e preparò le porzioni con estrema cura, attenta a posizionare le foglioline decorative in maniera equidistante. Imbandì la lunga tavola rettangolare, già perfettamente apparecchiata per due, indugiando a lungo su dove posizionare la ciotola di riso, se accanto al salmone grigliato o alle verdure. 
Era sciocco, lo sapeva. Per Naruto non avrebbe fatto alcuna differenza, si sarebbe buttato a capofitto sulla cena biascicando il suo classico ‘è tutto squisito’, che aveva il potere di farle tremare il cuore.
Osservò l’orologio, seguendo per diverso tempo lo spostarsi ticchettante delle lancette. Erano ormai passate le nove, sarebbe potuto tornare da un momento all’altro. O almeno così aveva detto quella mattina, prima di lasciarla al sorgere del sole per raggiungere Kakashi in ufficio. 
Era orgogliosa di lui, della passione che lo animava nel percorrere la dura strada per diventare Hokage. Faceva del suo meglio per supportarlo, cercava di non dargli preoccupazioni, occupandosi completamente della casa, della spesa, degli imprevisti. Gli preparava il pranzo da consumare in ufficio, gli faceva trovare ogni mattina la felpa arancione ed i pantaloni neri perfettamente piegati, accanto alla pila riordinata di documenti su cui si addormentava immancabilmente la sera tardi, scordandosi di tornare a letto. 
A lei non pesava, la sua risata fragorosa ed il racconto dettagliato della giornata ad ora di cena la ripagavano di tutto. 
Eppure, da diverso tempo ormai, Naruto rincasava sempre più tardi. Così le giornate si erano fatte interminabili, la casa era divenuta troppo silenziosa e lei pressoché muta, trascinata come un fantasma dalla flebile speranza di sentire il calore del suo abbraccio, il fremito provocato dallo sguardo azzurro su di sé. 
E si odiava, Hinata Hyuga. 
Si odiava perchè avrebbe dovuto essere felice. Terribilmente, irrimediabilmente felice.
Si odiava perchè era riuscita ad avere tutto e, nonostante ciò, si sentiva sola. 


Sospirando, si poggiò contro il muro freddo alle sue spalle, chiudendo gli occhi infastidito. Riusciva a distinguere nettamente il rumore di passi, il tintinnio esasperante di stoviglie sbattute, qualche imprecazione malcelata. Dei singhiozzi.
Era stanco, stremato. Si sentiva soffocare. 
Eppure Sakura non gli chiedeva niente. Non il suo affetto, non le sue attenzioni. A lei bastava soltanto la sua presenza. 
Si passò l’unica mano tra i lunghi ciuffi corvini in un gesto nervoso, alzando gli occhi al cielo, buio e completamente privo di stelle. Unicamente la luna sembrava lottare per emergere, irradiando una fioca luce tra la coltre spessa delle nuvole grigie. 
Solo.
Voleva stare da solo.
E questo gli rendeva odioso - e difficile - esaudire il misero desiderio della ragazza. 
D’altronde Sakura era rimasta lì. Nonostante la guerra, nonostante il sangue sulle sue mani. Sakura era rimasta lì, ad aspettarlo a braccia aperte, piena di speranza, piena di vita. E lui, che non aveva niente da offrire in cambio, le aveva dato sè stesso, la sua presenza. 
Sakura era rimasta lì per lui, e lui era rimasto a Konoha perché lei glielo aveva chiesto.
Il rumore della porta finestra che si apriva sul balconcino, anticipò l’arrivo di Sakura. 
Non si voltò a guardarla, non ne aveva voglia. Conosceva alla perfezione la sua immagine di donna ferita. La sentì avvicinarsi silenziosamente, posizionandosi al suo fianco e poggiando la testa sulla sua spalla. 
“Vuoi… parlarne?” domandò incerta. 
Mi manca l’aria
Avrebbe voluto urlare, rompere quei ridicoli vasi appesi alla ringhiera. Ma non lo fece. Rimase immobile, muto. Con un vuoto nel petto e un dolore lancinante all’altezza dello stomaco. Come ogni volta. 
Quando le sue dita sottili cercarono le proprie, intrecciandosi con esse, la lasciò fare. Non aveva le forze per combattere, nè la voglia. E poi, era il minimo. 
Sasuke Uchiha era stanco. 
Era stanco di quella vita che non gli apparteneva, di quel Villaggio opprimente, di quegli occhi verdi che chiedevano di più.
Era stanco e voleva andarsene.
Era stanco e voleva stare da solo.




Carissimi,
rieccomi di nuovo con questo progetto senza tante aspettative. 
Spero intanto di catturare la vostra curiosità.

Un bacione 

Xine
   
 
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