Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: My Pride    29/01/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
S stands for "Hope" Titolo: S stands for "Hope"
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 1734 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Clark Kent, Jonathan Samuel Kent

Rating: Giallo
Genere: Angst, Malinconico, Introspettivo

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort
I giorni della merla: Accoppiamenti: Damian Wayne/Clark Kent || Parola Chiave: Pericolo || Prompt: Personaggio X viene ferito gravemente in un'imboscata


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Clark regolò i cristalli della camera di rigenerazione, sentendoli risuonare fra le pareti di ghiaccio della Fortezza con un tintinnio simile al rintocco lontano di una campana; con un sospiro che si condensò dinanzi ai suoi occhi, abbassò infine lo sguardo per osservare, al di sotto del sottile strato di vetro temperato, il volto pallido e insanguinato di Damian.
    Era stato tutto così... improvviso. Sapeva che il ragazzo - uomo, ormai - era sempre stato uno sconsiderato esattamente come suo padre, che non si fosse mai tirato indietro nel momento del bisogno e che per il bene degli altri si fosse sempre lanciatio in situazioni di estremo pericolo, ma nemmeno lui aveva mai considerato un'opzione del genere.
    Damian aveva sempre avuto buon cuore, Clark lo sapeva. Per quanto durante i primi periodi avesse avuto dei sospetti sul giovane e avesse pensato che potesse avere una pessima influenza su suo figlio Jonathan, alla fine era riuscito a capirlo e lo aveva visto crescere e maturare, diventando l'uomo e il Batman che era oggi. Gli era stato vicino quando aveva perso suo padre e gli aveva assicurato che per lui ci sarebbe sempre stato, ma mai avrebbe pensato che i due giovani si sarebbero ritrovati in un'imboscata.
    Chiuso nella Fortezza a meditare, Clark aveva sentito tutti i sensori attivarsi e aveva spalancato gli occhi nel rendersi conto che qualcosa si era schiantato a tutta velocità proprio davanti all'enorme entrata di ghiaccio, raggiungendola alla svelta; lì, in un turbinio di polvere di diamanti e fumo, lampi rossi che esplodevano tutto intorno e ritmici battiti impazziti... aveva visto Jon che teneva stretto a sé un fagotto insanguinato e Clark aveva faticato a riconoscere che si trattava di Damian. Con la maschera sciolta a metà sul viso, il mantello strappato e drappeggiato in parte sulla sua spalla per nascondere il petto massacrato su cui il simbolo del pipistrello quasi non si vedeva più, era stato un miracolo che fosse arrivato alla Fortezza ancora vivo.
    Gli ci era voluta tutta la calma del mondo per convincere Jon ad allentare la presa e a consegnargli il corpo di Damian, dato che suo figlio lo aveva stretto a tal punto che, per un momento, Clark aveva pensato che avesse avuto paura di vederlo scomparire davanti ai suoi occhi se solo lo avesse lasciato. Anche Jon aveva subito dei danni e lo stemma S della sua uniforme era l'unica cosa che ricordava al mondo che adesso era lui Superman dopo il suo ritiro, ma l'espressione stralunata che aveva sul volto di Jon aveva stretto il cuore di Clark in una morsa. Il terrore, la paura di perdere la persona amata, la consapevolezza di poter essere arrivato troppo tardi... li aveva provati sulla sua pelle, e quando aveva sussurrato a Jon che avrebbe pensato lui stesso a Damian, che la tecnologia kryptoniana lo avrebbe aiutato e che doveva lasciare che lo prendesse, Jon aveva respirato pesantemente, quasi in iperventilazione, e aveva dovuto cercare di calmare il battito impazzito del suo cuore e di spegnere letteralmente i suoi occhi, così rossi che Clark aveva creduto che gli sarebbero andati in fumo. Solo in seguito aveva ceduto e aveva lasciato quel corpo, crollando su se stesso nello stesso istante in cui Clark era sparito all'interno.
    Aveva liberato Damian di quel che restava del suo costume e lo aveva adagiato nella camera di rigenerazione, ma erano ormai passati due giorni e i risultati erano stati minimi. Il macchinario kryptoniano a cui era collegato eseguiva ogni ora un'analisi diagnostica della sua fisiologia per controllare i suoi segni vitali e accertasi che il processo rigenerativo della sue cellule andasse a buon fine, ma era pur sempre tecnlogia aliena e Damian era solo... umano. Ed era straziante vederlo in quelle condizioni, con il petto martoriato e una lunga ferita che percorreva il lato destro del suo viso, tagliandolo completamente a metà; era stata una fortuna che la lama, o qualunque cosa lo avesse colpito, non avesse scalfito l'occhio, o avrebbe rischiato di perdere l'uso della vista se fosse andato più in profondità. Ciononostante, le sue condizioni non erano comunque rosee. Kelex stesso aveva dovuto drenare il sangue nei polmoni e occuparsi di suturarli dall'interno grazie alla tecnologia di cui era dotato, ma Damian continuava a far fatica a respirare nonostante il continuo afflusso di ossigeno a cui era sottoposto.
    Per riuscire a curarlo con tranquillità, Clark era stato costretto persino a sedare suo figlio Jon. Provato dalla battaglia, desideroso di vendetta come non lo aveva mai visto e terrorizzato dal non essere riuscito a capire che si stavano infilando in un'imboscata a causa del piombo e della vernice alla kryptonite di cui era rivestito l'edificio, non aveva fatto altro che incolparsi per le condizioni di Damian e aveva tentato di restare al suo fianco, per quanto lui stesso non fosse stato al massimo delle sue forze. Clark aveva curato anche le sue ferite, gli aveva consigliato di riposare almeno ventiquattr'ore nella capsula di energia radiante per ricaricarsi e trarre beneficio dal sole giallo, ma Jon non aveva minimamente voluto saperne e aveva insistito col restare accanto a Damian, spingendolo via senza tanti riguardi. Ed era stato a quel punto che Clark, scuotendo il capo, gli aveva conficcato un ago nel braccio e lo aveva visto crollare a peso morto davanti ai suoi piedi, trascinandolo infine nella capsula dove ancora si trovava.
    Clark sospirò a quei pensieri. Sapeva quant'era difficile, lo sapeva fin troppo bene. Ma Damian aveva bisogno solo... il flusso dei suoi pensieri fu interrotto proprio in quell'istante, sentendo i sistemi dell'ala medica della Fortezza risuonare tutti insieme; i cristalli e il ghiaccio delle pareti cominciarono a brillare di rosso ad intermittenza e un sibilo prolungato rimbombò in tutta l'area, criogenizzando la camera. E fu allora che Clark capì, sgranando gli occhi mentre il gelo si impossessava delle sue ossa e del suo cuore.
    «No, no, no, ragazzo! Non puoi lasciarci proprio adesso!» esclamò in preda al panico, aprendo in fretta il portellone per resettare il macchinario collegato al torace di Damian; aveva smesso di respirare e aveva sentito il suo battito cessare prima ancora che l'elettrocardiogramma diventasse piatto, e Clark si affrettò ad urlare a kelex di sterilizzare nuovamente l'area prima di chinarsi verso Damian per rianimarlo.
    Si rifiutava di vederlo morire come aveva visto morire suo padre e tanti altri prima di lui. Si rifiutava di vedere negli occhi di Jon lo stesso dolore che aveva provato lui quando aveva perduto Lois, e si rifiutava di lasciare che Damian se ne andasse senza combattere. Era forte, poteva farcela. Doveva... oh, Rao. Non stava accadendo davvero. Non poteva accadere.
    Imprecando, Clark poggiò le mani al centro del torace di Damian e, attento a regolare la sua forza, cominciò ad applicare una certa pressione verso il basso, comprimendolo velocemente prima di chiudergli il naso e soffiare aria nella sua bocca; ripeté ancora e ancora quel passaggio per due, tre, quattro volte... ma Damian continuava a non respirare. La Fortezza stessa stava cercando di mantenere stabili tutti gli altri parametri vitali, di tenere cosciente il cervello a causa di quella mancanza d'aria e di prolungare i tempi di recupero il più possibile ma, per quanto quella tecnologia aliena stesse cercando di aiutarlo, Clark non riusciva ancora a sentire il battito cardiaco del giovane che giaceva immobile e sempre più freddo.
    Era finita. Batman... no, Damian li stava lasciando e lui non avrebbe potuto fare niente per evitarlo. Avrebbe dovuto guardarlo morire davanti ai suoi occhi, ordinare a kelex di chiudere ogni comunicazione con i cristalli della Fortezza e di non proungare ancora la sua agonia, e poi dargli degna sepoltura insieme al resto dei suoi cari. Affrontare la cosa con Jon sarebbe stato... straziante. Per quanto adulto, suo figlio avrebbe smosso mari e monti, pianto tutte le sue lacrime prima di passare dalla negazione all'accettazione di quanto accaduto, riversando tutta la sua rabbia e il suo dolore fino a quando non sarebbe stato troppo esausto anche solo per respirare. E Clark sapeva quanto poco ne avessero bisogno i kryptoniani.
    Stava per darsi per vinto quando lo udì: un timido, piccolo battito che cercava in tutti i modi di afferrare la vita che tentava di scivolare via dalle sue dita, e Clark si aggrappò a quella speranza, ricominciando quella rianimazione cardiopolmonare nello stesso istante in cui la porta di ghiaccio si spalancò e Jon comparve sulla soglia, gli occhi sgranati e il cuore che batteva a mille tanto quanto quello di Clark stesso. Non si mosse, ma Clark poté benissimo udire la tensione dei suoi muscoli, il crepitio delle sue ossa e le cellule della sua pelle che accumulavano ancora energia, per quanto fosse ormai uscito dalla capsula che avrebbe fornito lui l'approvvigionamento di cui aveva bisogno.
    Clark riusciva a capire benissimo ciò che stava provando Jon in quel momento, quanto tormento stesse cercando di trattenere mentre lui si occupava di rianimare Damian. Sentì Jon fare dei passi incerti, sussurrare qualcosa - forse il nome di Damian, Clark non ne fu molto sicuro - con voce rotta e insicura e con il fiato che diventava poco a poco sempre più corto, e fu solo quando il battito di Damian tornò ad essere costante, stabilizzando anche i cristalli a cui era collegato, che nell'intera stanza parve correre un sospiro di sollievo. Chi di loro lo avesse tratto per primo, poi, per Clark rimase un mistero.
    Riattivò immediatamente la camera e riposizionò il vetro temperato dinanzi al corpo di Damian, che aveva ricominciato a respirare sotto lo sguardo apprensivo di Jon; Clark lo vide poggiare entrambe le mani sul vetro, carezzarlo all'altezza del volto di Damian e mordersi il labbro per evitare di piangere, e Clark gli cinse le spalle con un braccio, attirandolo a sé per dargli il conforto di cui necessitava in quel momento. Sarebbe andata bene... doveva andare bene. Lui aveva attraversato un oceano di stelle per trovare Lois... e sapeva che, per Jon, Damian era il mondo. Avrebbero solo dovuto aspettare.
 



Damian riaprì gli occhi solo quattro giorni dopo, allungando debolmente una mano per sentire Jon stringerla e baciarla con devozione mentre calde lacrime scivolavano lungo le sue guance.
E Clark stesso pianse di gioia nel rendersi conto che il gelo non sarebbe calato nel cuore di Jon.






_Note inconcludenti dell'autrice
Finirò mai di partecipare a queste
challenge? Direi proprio di no! Infatti questa storia angst è stata scritta per la challenge #igiornidellamerla indetta sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.
Per farla breve, ecco cosa prevedeva il bando "Vogliamo il dramma. Vogliamo l'angst. Vogliamo che il freddo si abbatta sul vostro povero sick, perché più soffrira, più sarà gaia la sua ripresa e guarigione", quindi, oh, non è tutta colpa mia questo angst, i prompt sono stati scelti da altri e anche l'accoppiamento, così alla fine è uscita fuori questa cosa terribilmente angst in cui vediamo gente che a atento si mantiene in piedi. Ambientata in una sorta di futuro in cui Batman e Superman sono Damian e Jonathan. Tutti gli altri... boh, morti da qualche parte o ritirati, non è importante ai fini della storia

Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: My Pride