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Autore: robyzn7d    13/02/2022    5 recensioni
“Quante assurdità in questa storia.”
Nami, seduta sul letto, ancora quello dell’infermeria, aveva ascoltato tutto il racconto informativo di quella mattina narrato da Robin, sulle vicende bizzarre della misteriosa bambina apparsa per caso nelle loro vite.
“Come al solito a quel testone di Rufy non interessa indagare” strinse i pugni “io voglio sapere tutto, invece.”
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STORIA REVISIONATA
Datele una seconda possibilità, chissà che non ve ne pentirete!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXVI
Orgoglio fino alla fine

 
 
 
 
 
 
 
 
 
La tempesta che li aveva colpiti durante la notte l’avevano superata indenni. Nami, che si era occupata anche di questo, prima di crollare, esausta, sul letto nella camera delle donne, accanto ad uno Zoro provato, si era ben premunita di minacciare il carpentiere di atroci conseguenze se non avesse seguito nessuna delle sue raccomandazioni a capo del timone, di cui lei non poteva prendere possesso. 
Per fortuna il vento era stato clemente, facendosi dominare dal cyborg, evitando di sottoporli a prove troppo ardue da superare, soprattutto dopo quella mole di problemi che già avevano dovuto affrontare. 
Ciò aveva reso Nami più felice, al suo risveglio che, sicurissima di trovare un putiferio era invece rimasta piacevolmente sorpresa del contrario. Franky aveva seguito le sue direttive alla lettera, in quel momento sommamente delicato, e Brook si era occupato delle vele e di ancorare alla Sunny tutto ciò che avrebbero potuto perdere per mare. 
Le onde, però, ancora si infrangevano una dopo l’altra, inarrestabili, sulla chiglia della nave, scandendo un ritmo irregolare e confuso, come il loro destino. 
Nami non aveva percepito niente in quella notte. Non ricordava molto in fin dei conti, non da quando la sua distrazione dai capelli verdi, che non aveva fatto altro che incitarla a riposare, ad un certo punto aveva iniziato a russare sonoramente al suo fianco mandando ai diavoli ogni naturale momento passionale andato a crearsi. Ma ciò che quella mattina la irritava maggiormente era stato il non trovarlo nel letto accanto a lei. E il fatto che questo le desse fastidio la faceva irritate ancora di più!
“Stupido, ipocrita e pure scemo!” 
Strepitava, anche mentre usciva dal bagno con indosso i vestiti puliti che andavano a nascondere una ferita all’addome medicata da lei stessa all'acqua di rose. In realtà, e Nami lo sapeva bene, non era guarita per niente, e, se non stava attenta, il taglio si sarebbe riaperto e avrebbe continuato a grondare sangue che non poteva permettersi di perdere. 
Tra uno sbuffo e l’altro, la navigatrice s’impuntò lo stesso di pensare alla rotta e monitorare l’attuale situazione, pensando che, se quello scemo si fosse realmente già rimesso in piedi, come era possibile allora che lei potesse non farcela; ma, mentre si arrampicava alla scala, venne colta in fragrante da una fitta, che sentiva invaderla e arrivarle fino alla gola. 
Lui aveva avuto ragione, aveva sempre avuto ragione su questo: i loro corpi non reggevano la stessa sopportazione. Anche lei lo aveva sempre saputo, ma era stato l’orgoglio, quel maledetto orgoglio ad agire. 
Arrivata sul ponte chiuse momentaneamente gli occhi, godendosi la brezza che le solleticava la pelle, resistendo però al dolore che le arrivava a piccole ondate. 
Le era sempre piaciuto risvegliarsi così, con un buon bagno caldo e l’aria del mare ad abbracciarla; anche perché non se ne poteva certo aspettare altri di abbracci, dal momento che per l’ennesima volta che s’addormentava con Zoro, si ritrovava poi sola al risveglio. 
Purtroppo, però, per quanto volesse riempirlo di insulti e maledizioni, quella testa verde era diventato quanto di più stimolante per l’umore potesse esserci. Certo, in fin dei conti, anche adesso il suo umore traballante era tutta colpa di lui!
Tremò al contatto con l’aria gelida. Era stata per così troppo tempo sottoshock da non rendersi conto minimamente che la temperatura e la stagione erano significativamente cambiate. 
“É inverno. É decisamente inverno!” aveva esclamato pensando ad alta voce, mentre si stringeva nelle braccia e sognava di andare a prendere un bel cappotto caldo dall’armadio; ma era così debole da pensare a quanto fosse lunga la strada fino alla sua stanza, che non trovava il coraggio. Era anche così spossata, che non riusciva quasi a muoversi. Le energie rigeneranti tornatele con il bagno stavano ora già esaurendosi. 
Fissava il mare avvolgere la Sunny, silenzioso, sentendosi quasi mancare. 
Pensava a quelle braccia - le sue braccia, calde, bollenti anzi, una fornace - che la notte prima l’avevano stretta forte, tanto forte da sembrarle surreale, come per impedirle di farla andare via, di lasciare quel letto. E quella bocca, che l’aveva arpionata, incatenata a lui, divorata, una bocca che voleva urlare qualcosa ma che non poteva farlo. 
Respirando a pieni polmoni, il ricordo di quel calore, di quell’accoglienza - impensabile per uno come Zoro - le era scivolato addosso, e in un attimo aveva surclassato tutta la tragedia dello scontro quasi mortale in cui si erano imbattuti.  
“Hei là, Nami!“ 
Quella voce. 
No, é impossibile! 

“Che stavi dicendo sul tempo?” 
Se prima aveva ingenuamente nutrito qualche dubbio, o meglio, qualche perplessità sull’idiozia dei propri compagni, ora invece, con occhi sbarrati e la bocca spalancata, Nami ne era certa. 
Quando lo aveva sentito svegliarsi sul letto dell’infermeria, la sera prima, non solo aveva tirato un sospiro di sollievo, ma, almeno momentaneamente, rinfoderato la voglia di ucciderlo lei stessa per essere stato così irresponsabile nel combattimento, superando lei e Zoro messi insieme in quanto ad azioni sconsiderate. E la giornata era diventata improvvisamente splendida, diventata ancora più piacevole la notte, in quei modi che i suoi compagni avevano di stupirla, farla dannare, sì, ma poi trovavano il modo, il loro modo, per farsi perdonare, come ritornando in vita da un attacco mortale. 
Era stato tutto così toccante, quella bellezza capace di far scordare tutto ciò che di tremendo poteva insinuarsi nelle loro vite. Finché poi, un cretino spariva dal letto al risveglio, non solo non facendole compagnia, ma mandando all’aria anche le sue cure e conseguente riposo; e l’altro deficiente era niente meno che seduto sul cornicione della Sunny con un cosciotto di pollo in mano e un cappotto che poteva scaldarlo solo sul busto, dal momento che nella parte inferiore indossava sempre i suoi soliti bermuda estivi con rispettivi sandali aperti. 
La vena della tempia aveva iniziato a pulsare veloce, e non avrebbe dovuto farlo, visto che rischiava di rimetterci lei stessa, stavolta. 
“Non può appartenere certamente al capitano questa voce, dal momento che Rufy dovrebbe essere sul letto in infermiera a riposare!” 
Era decisamente ironica, mentre con gli occhi ancora mezzi chiusi, si avvicinava al punto da dove era giunto il suono. 
“Hihihi, é proprio la mia voce invece!”
Sentì di rimando, con quella solita ingenuità allegra che per un attimo aveva dimenticato di aver sentito la mancanza. 
Avrebbe voluto sorridere, ma la persona con cui avrebbe condiviso quella gioia era la stessa che adesso voleva pestare a sangue. 
“Ma allora sei veramente scemo!!!” 
Lo strattonò per il collo con fare aggressivo, smuovendolo a destra e sinistra rischiando, terribilmente, di farlo cadere in mare. 
“Na-na-mi sof-soffoco” 
“Questo é il nulla rispetto a ciò che ho in mente di farti!” 
“Si può sapere che ho fatto?”
Smise di torturarlo solamente perché venne colta da una nuova fitta all’addome, maledicendo la sua violenza ma soprattutto l’irresponsabilità dell’amico. 
“Nami che hai? Stai male?” 
Ripreso dall’agguanto, cappello di paglia cambiò subito espressione soccorrendo la rossa, preoccupato. L’aiutò a sedersi sul pavimento in legno del ponte, facendo lui la stessa identica cosa, ma tenendole una mano sulla spalla e una sul fianco “chiamo Chopper!” 
“N-no” lo fermò con la mano, inducendolo a rimanere seduto accanto a lei “tranquillo, ora passa.” 
“Ma sei ancora ferita, dovresti riposare!” 
Rufy era però di tutt’altro pensiero, dettato dalla sua faccia allarmata e poco incline a crederle al cento per cento, almeno, solo per i primi minuti, poi si era convinto. 
Questo, com’è logico supporre, aveva scatenato ulteriormente l’ira di Nami, che però non era in grado di inveire fisicamente contro di lui. “Idiota!” L’apostrofò, guardandolo malamente. “Io dovrei riposare? Ti ricordo che ieri stavi per lasciarci le penne! Non parlavi e respiravi a stento! Non credo che Chopper ti abbia permesso di stare fuori come se niente fosse!” 
Lo vide grattarsi la testa riflessivo, mettendo sul volto un’espressione buffa che fece prima disperare la rossa, tanto da farle portare una mano sulla fronte da schiaffeggiarsi, quanto farla sorridere, per via di vederlo, in fin dei conti, così leggero. 
“Ah! Si, ha detto che un po’ d’aria mi avrebbe fatto bene!”
“Ma sono sicura che appenderti sul cornicione della nave e rischiare di cadere in mare, non fosse nella prescrizione!”
Lo vide osservarla attento e annuire, come se non avesse capito la battuta, o meglio, non l’avesse ascoltata proprio. 
“Che hai da guardare così?” 
Nami sentì sulla sua mano un calore improvviso, come fosse stata toccata da qualcosa, o meglio, stretta da qualcuno. Abbassò la testa, tanto da vedere la mano di Rufy sulla sua, e rialzò il capo, trovandolo ancora lì a fissarla in quel modo diverso. “Che c’è, ti ho chiesto!” 
“L’ho sentita…l’ho sentita la tua voce…”
Arrossì leggermente, invasa da un calore che non si aspettava di provare, assalita da quegli occhi così grandi, leggeri e sinceri - diversi da quelli di Zoro, più invasivi, pieni di desiderio, protettivi. 
“Rufy…”
“Ti ho sentita, Nami!” 
 
Arresa agli eventi, e accettando che quella dolcezza improvvisa surclassasse l’irritazione precedente ad essa, Nami appoggiò entrambe le sue mani sul pavimento, lasciandosi un po’ andare alla tranquillità della situazione, almeno finché, nella brezza silenziosa che entrambi stavano vivendo, non le uscì una frase spontanea, tanto quanto la risposta che ne seguì.
“Siete dei mostri, é tutta inutile la mia preoccupazione…avete dei corpi fuori dal comune, sovrumani!” 
Sorrise, facendosi anch’ella più leggera come il suo capitano. In fondo, se lo meritavano tutti, lei compresa.
“Per caso, ti riferisci anche al tuo futuro marito?” 
Una serenità che ebbe vita piuttosto breve, dal momento che la sua faccia diventò improvvisamente blu. “Eeeeh?” Fece finta tonta, d’improvviso. “Non so di cosa parli!” 
Il capitano, che sorrideva entusiasta al suo fianco, iniziò a ridere, battendo mani e piedi insieme, provocandola indirettamente. “Hai detto che lo sposi, no?” Continuò a ridere, ergendosi ad altalena, oscillando avanti e indietro. 
“Ti sbagli! Non ho detto niente del genere! Stavi morendo, eri febbricitante, chissà quanto hai sognato!” 
“Io so cosa ho sentito!” 
Cercò di acchiapparlo con la mano, lei, mentre con l’altra si tappava la bocca imbarazzata. 
“Ti sbagli! Non hai sentito proprio un bel niente!” 
Un tonfo poco lontano da loro interruppe la conversazione, facendoli entrambi voltare, con gli sguardi che si focalizzarono sul corpo di Usop che scendeva dalla vedetta, e si trovava davanti a loro d’improvviso. 
“Accidenti…” mormorò il nasuto, grattandosi il fondoschiena dopo la botta sul pavimento “certo che voi ne fate di casino!” Si avvicinò di più per sentire meglio quelle ultime parole che l’avevano incuriosito. “Che cos’è che avresti sentito?” 
Dal momento che i due avevano fatto talmente baccano da svegliarlo, mentre era ancora lassù, ora almeno sperava ne fosse valsa la pena di essere sceso. 
“Niente, non ha sentito niente!” 
Nami fu abbastanza veloce da catapultarsi su Rufy e tappargli la bocca, mentre lui continuava a parlare. 
“H—ha dett-tt-tto che lei…spr—-geeer-a Zoro” 
“Ti ho detto di stare zitto!” 
“Sporterà Zoro?” 
“Sssporge - raaaaaa” 
“Sporgerà Zoro? Ma che significa?” 
“State zitti!!!” 
 
Il medico di bordo, uscito da sottocoperta, aveva con un balzo raggiunto il gruppetto e, immediato, fermato la navigatrice violenta dalla sua furia, mentre inveiva contro il capitano con una mano sul collo e l’altra sulla bocca nel tentare di farlo tacere. 
“Nami! Ma che fai? Così si aggraveranno le sue ferite!” 
 
Una bella giornata avrebbe potuto essere, o tremenda, vista la piega che avrebbe potuto prendere. La ragazza, sconsolata, si abbandonò ad un verso affranto, poggiando con fare drammatico la fronte contro le ginocchia che aveva tirato su al petto.
“Siete degli stupidi!” 
Il cecchino, grattandosi la nuca con aria perplessa, prese anche lui posto sul pavimento in legno, appoggiandosi al parapetto con la schiena, dal lato di Rufy, che Chopper stava facendo rinsavire proprio in quel momento. 
“Ma io che c’entro, scusa?” 
Usop, confuso, sbirciò verso Nami che, continuava a tenere la testa sulle ginocchia, sotto lo sguardo attento di tutti i presenti, non avendo ancora chiaro quale fosse il segreto tra lei e Rufy, ma abituato alle scenate teatrali della compagna, non si sentiva affatto preoccupato. 
Lei si accorse di essere sotto tiro e, intuendo già i pensieri, corrucciò la fronte “Che cosa hai da guardare?”
Ma in quel momento, il capitano, grazie alle premure del medico, stava finalmente riprendendo conoscenza del tutto, ritornando a concentrarsi pienamente sull’amica pazza che lo aveva ingiustamente assalito, “Zoro sarà anche un idiota ma é un santo!”, azzardò gridando come fosse stato un rimprovero, con la faccia ancora un poco viola, mentre agitava un dito in aria. “Ma poi perché sei così violenta senza motivo?!”
Quella, infastidita, sfoderò il suo pugno in bella vista, rimettendosi immediatamente dritta con le spalle “posso esserlo molto di più, se non ne hai abbastanza!”
“No, Nami, poi mi tocca ricucirlo ancora!” 
Interferì l’alce parandosi davanti, mentre Rufy, dietro di lui, continuava a lamentarsi e dimenarsi non riuscendo a capirla. 
“Hai la faccia tosta di prendertela se ti dico che sei violenta, quando lo sanno tutti!” 
“Io non la provocherei ancora…” aggiunse il cecchino, sventolando la mano per aria con fare arreso, sia per Nami che teneva il pugno in bella vista senza ritrarlo, e per Rufy, che continuava imperterrito a parlare. “Cosa c’è di male nel dire la verità! Hai fatto una promessa!” 
“Fatti gli affaracci tuoi” lo rimbeccò Nami, avvicinando il pugno al suo viso, separati solo da Chopper che continuava a proteggere il capitano con la paura di finire anche lui in mezzo a quella rissa. “É ferito! É ferito!”
“Volete spiegarvi meglio?” 
“Nami ha promesso che spos…”
“Zitto! Sta’ zitto!” 
“Nami ha detto che spos…spos cosa? Sposare?” Continuò il cecchino, impegnato nella riflessione necessaria per soddisfare la sua curiosità. 
“Nami ha detto che sposerà Zoro…” 
Nico Robin, tazza e libro alla mano, con il suo solito fare pacato e rilassato, stava raggiungendo il gruppo scendendo le scale che conducevano al ponte.
Mentre catturò l’attenzione di tutti, Nami venne pervasa nuovamente dal freddo pungente che le arrivava alle ossa, dal momento che era ancora senza cappotto, ma, soprattutto, si sentiva stranamente incapace di reagire a quella confessione, sia per l’orgoglio che non le permetteva di dirlo apertamente, nonostante tutti ormai avessero capito del suo amore per lo spadaccino brontolone, e anche perché aveva sempre quella dannata paura di sbagliare. 
“Robin!” la riprese. 
“Ho origliato…mi spiace!” 
“Non ti spiace proprio per niente, invece!” 
“Ancora questa storia del matrimonio?” S’intromise Usop. “Non avevi detto che non l’avresti mai sposato?” 
“Infatti é così!” Incrociò le braccia al petto altezzosa. 
Un dito di gomma la raggiunse fino quasi agli occhi, indicandola e giudicandola. “Hai fatto una promessa!” 
Con un colpo secco, la cartografa schiaffeggiò il capitano con poco riguardo, per poi tornare ad incrociare le braccia sotto il seno con espressione trionfante, che andava a nascondere però tutta la sua ansia. “Ah, piantala! Nella disperazione si dicono tante cose che non si pensano!” 
“Brrr” il capitano continuava a grugnire e brontolare, con in sottofondo la risatina di Robin a decorare quel divertente e bizzarro quadretto.
“Chopper, piuttosto!” lo chiamò la rossa, con un tono che non prometteva niente di buono o tranquillo, o qualsivoglia connotazione positiva, “Mi dici dove diavolo é Zoro e perché gli hai permesso di alzarsi dal letto?” 
Sudando freddo, la renna si mosse quatto quatto, stando il più vicino possibile a Rufy e Usop. Dopo una manciata di sguardi con la rossa, si calmò, muovendo le testa a destra e sinistra in modalità arrendevole. 
“In realtà non ho concesso nessun permesso a Zoro...” sospirò esausto, sedendosi a terra in un gesto automatico, “quando ci si mette é impossibile fermarlo; così, ho dovuto concederli di poter alzarsi da letto per una parte della giornata, ma senza azzardarsi a fare pesi o altro sforzo fisico! Adesso comunque si trova in cucina…con Sanji!” 
Oltre l’esclamazione di stupore, i presenti alzarono tutti un sopracciglio, tranne Robin che ancora sorrideva, mentre si sistemava con sdraio e libro, in attesa della lezione che avrebbe dovuto fare con Rin. 
“Con Sanji? Proprio con Sanji?” 
“Sono lì che si fissano da più di mezz’ora. Ma nessuno parla.”
“Oh no, che hanno in mente stavolta? Un’altra stupida sfida? É di sicuro un’altra stupida sfida!” Nami preparò i pugni, pensando ai danni dell’ultima scommessa che l’aveva irritata da morire. 
“Per quanto ne so, é stato Zoro…a cercare Sanji!” 
“Volontariamente?” 
La renna annuì. 
“Robin, visto che ti piace tanto origliare, potresti dare un’occhiata a quei due?” 
La mora chiuse un attimo gli occhi per poi pronunciare una parola a bassa voce. 
Sulla porta della cucina comparve una mano con un suo occhio sopra.
 
“Sono ancora lì…Sanji sta fumando, appoggiato al piano della cucina. Zoro é seduto sul divano a braccia in conserte.” 
“Tutto qua?” 
“Tutto qua.” 
 
 
 
 
 
 
 
Il viaggio proseguiva come stabilito, seppur consapevoli che sarebbe stato meglio fare i previdenti e scegliere un posto sicuro per continuare a riabilitarsi anche a terra, con tutto l’appoggio di Usop, Nami e Chopper, e, ovviamente, il dissenso di Rufy, che nonostante le ferite ancora fresche, si sentiva già pronto per sbarcare in qualunque posto fosse capitato. 
Tramortito e messo “in punizione” dalla rossa, prima di perdere quasi i sensi sul pavimento per via del taglio e bruciatura all’addome, fu costretto dal medico stesso a sedersi e stare buono, senza avere nemmeno l’autorizzazione di stare sulla polena. 
“Ognuno deve fare la propria parte, e questa é la tua!”
gli era stato detto e ripetuto, e così non aveva potuto fare altro che ascoltare e ubbidire. 
Braccia dietro alla nuca e gambe incrociate, espressione corrucciata e occhi chiusi, Rufy, venne distratto in quei suoi pensieri - sulla storia della promessa e del matrimonio - da una voce roca e profonda che lo costrinse ad aprire gli occhi, soprattutto quando il proprietario batté le mani sul parapetto della Sunny attirando la sua attenzione. 
“Rufy! É la terza volta che ti chiamo!”
“Ohi, Zoro!”
Lo spadaccino si sedette accanto a lui, facendo molta attenzione onde evitare movimenti bruschi, vista la gravità della sua situazione fisica, stappando però, con tranquillità, una fresca bottiglia di liquore sgraffignata dal tavolo della cucina. “Certo che fa freddo!” esclamò, rabbrividendo, “ottimo motivo per scaldarmi un po’!” suoi occhi s’illuminarono come quelli di un bambino davanti ad un giocattolo nuovo. “Che buono!” 
Una voce dall’alto - più precisamente dalla vedetta su cui Usop aveva fatto ritorno - gli destò entrambi.
“Sono convinto che i modi per scaldarti non ti mancano”
prendendosi in risposta i grugniti infastiditi di Zoro e un urlo di dissenso da parte Rin, che non troppo lontano da loro, leggeva un libro con Robin, e non voleva sentire frasi come quelle.
Rufy starnutì rumorosamente, passandosi la manica del cappotto sotto al naso. “Chopper si arrabbierà molto!” piagnucolò poi, sotto lo sguardo perplesso di Zoro, che un po’ geloso del suo bottino, ma comunque altruista, allungò il braccio con la bevanda verso di lui. 
“Tiè, ti farà bene!”
L’espressione di Rufy, tra lo schifato e l’indeciso, fece frignare lo spadaccino, che non aveva voglia di sorbirsi anche i capricci dell’amico. 
“Quella roba no…sarebbe stato meglio del latte caldo!”sentenziò, ricevendo in cambio la faccia schifata di Zoro. 
 
“Stai bene?" mormorò appena, il verde. 
"Certo!" rispose con un sorriso a trentadue denti l’altro, “Mi riprendo in fretta, hihihi!"
“Mi fa piacere…" 
Zoro sospirò sollevato, continuando a tracannare per scaldarsi il prima possibile. 
 
“Pensavi davvero che sarei potuto morire così facilmente?" 
Irruppe veloce nei pensieri del capitano con un sorrisetto sulla bocca.
“Posso capirla da Nami questa paura, ma da te…”
Rufy, che non si aspettava certamente una domanda del genere, sorrise. Avrebbe potuto dargli corda, appoggiarlo come sempre, ma quella volta il capitano sapeva il fatto suo. 
“Sei diverso Zoro…ma sei sempre tu la sotto.”
Dopo qualche secondo di silenzio che parve interminabile, in cui lui continuò a bere, il ragazzo di gomma cercò di spiegarsi meglio, soprattutto quando vide un po’ di confusione nella testa dell’amico che alzava un sopracciglio stranito. 
“Quando ti ho conosciuto, ti eri offerto di sacrificarti per una donna e sua figlia. Ma tu non volevi morire per loro, non l’avresti mai fatto. Concordasti un mese, ma poi sei stato solo fregato come un babbeo!” 
“Ehi!” 
“Ah-ah-ah..” ridacchiò goliardico, pesando al passato che li accomunava. 
“E allora?” Chiese impaziente il verde, non capendo il punto. 
“Ah, si, scusa, mi sono distratto!” Si grattò il mento ripensando al suo discorso del quale aveva già perso il filo. “Insomma, stavolta sarebbe stato diverso…si trattava di Nami. 
Ti saresti fatto uccidere!” 
“Ti sbagli! L’avrei sconfitto!”  
Ne seguì un “certo, come no” dalla vedetta, e una pausa in cui nessuno dei due parlò, in cui un Rufy sorridente, guardava leggero l’amico consapevole del fatto suo. 
“Ti dico che avrei potuto almeno continuare a stancarlo abbastanza!” Continuava a ribellarsi alla verità, Zoro, in un gesto difensivo. 
“Ti ricordo che hai lasciato cadere le spade a terra. Piantala con queste patetiche scuse, Zoro!” Ancora quella voce da terzo in comodo che arrivava dall’alto. 
“Scendi un po’ qua che ti meno!” 
“La cosa é talmente semplice…” alzò la voce il cecchino per farsi ben sentire, “sei così innamorato che ti sei bevuto il cervello!” 
“Cosa diavolo hai detto? Scendi subito! Scendi subito, Usop, se hai il coraggio!” 
Ma la lite venne sospesa ancora prima di iniziare, dalle parole di Rufy che sovrastavano i loro insulti. 
“Ha-ha- ah, Zoro innamorato…che scemo!” 
Ormai aveva pure finito il contenuto della bottiglia, se non avessero smesso di torturarlo in quel modo avrebbe dovuto usare le spade su di loro per gestire i propri impulsi. “Ti ci metti anche tu?” 
Ma poi il capitano mise un po’ da parte la sua ilarità, cambiando tono nuovamente, facendosi prendere un po’ più sul serio del solito.
“Sono sicuro che avresti fatto il possibile per farlo stancare se questo avrebbe significato salvare le nostre vite, fino anche a morire. Ma poi Nami era lì, e tu…lo so che non l’avresti mai lasciata sacrificarsi…” lo guardò in volto trasmettendogli tutta la sua sincerità, “in quel momento non hai più avuto intenzione di combattere, Zoro.” 
E, con il cappello leggermente sugli occhi e una voce diventata piuttosto profonda, aggiunse il suo verdetto. “Il capitano sono io, spettava a me salvarvi entrambi! E se pensi che non l’avrei impedito che vi facesse del male, allora sono io che mi stupisco. Qualcosa in contrario?” 
“Dai su, fatela finita!” continuava la voce del cecchino ad interferire - curiosone come al solito non si perdeva una riga del discorso, facendo nuovamente digrignare i denti allo spadaccino e farlo inveire contro di lui. Il tutto avvenuto sotto le orecchie di Robin, che ancora continuava ad origliare spudoratamente i discorsi altrui con un accenno di sorriso sulla bocca, soprattutto ripensando al sacrificio di Zoro fatto a Thriller Bark, che lui si teneva sempre per sé. 
 
“Ho dovuto ringraziare pure sopracciglio arrotolato!” 
“Allora é per questo che stavate insieme in cucina?” 
“Insomma o scendi o stai zitto!” gli urlò contro Zoro, per l’imbarazzo di dover spiattellare ai quattro venti ciò che stava rivelando, mentre nel frattempo si assicurava che Nami non fosse nei paraggi. 
Un altro istante di silenzio, questa volta più lungo, sembrava che tutti avessero capito il motivo, e non avessero altro di cui parlare, almeno, finché, Rufy non interruppe quella pausa con un tono titubante. 
“Ti ha cucinato qualcosa di buono?” 
Sospirò arreso, Zoro, che per un attimo aveva scordato con chi stesse discutendo.
 “Sei irrecuperabile”
pronunciò con tono brusco. 
 
 
“Se non devi mangiare, lasciami in pace! Voglio preparare a sorpresa dei deliziosi manicaretti per Nami e Robin…e la tua vista di certo non m’ispira!” 
Zoro aveva stretto i denti ed era rimasto in silenzio, trattenendosi dall'insultarlo, consapevole che se l’istinto gli aveva suggerito di farlo, un motivo c'era, e doveva ascoltarlo. Doveva solo capire come tirare fuori quello che aveva intenzione di dire. 
Sanji continuava a guardarlo aspettando di capire cosa volesse da lui, mentre Zoro lo fissava con il broncio e lo sguardo truce. 
“Sai che non ti capisco proprio?” 

Era già abbastanza difficile così, non voleva che quello stupido infierisse. Così, il verde stringeva l’elsa della spada, nervoso, in un dettaglio che non passò inosservato al biondo, che grazie ad esso, ad un certo punto, la situazione gli fu forse chiara. 
I due rimasero in quella posizione a fissarsi, o a distogliere lo sguardo, e fissare il soffitto, i mobili, le scarpe per almeno mezz’ora senza dire una sola parola di più.
Finché poi Sanji, capita l’antifona, non accese una sigaretta, poggiato al piano della cucina con la schiena, fumando e guardando il soffitto con totale tranquillità. 

Avrebbe potuto infierire, approfittare, ma quella volta non vi riuscì. 
Rimasero in silenzio ancora per tutto il tempo della durata della stecca, finché Zoro alla fine si decise a parlare… 
“Immagino di doverti ringraziare.” 
Sanji espirò l’ultimo tiro.
“Scordatelo!” 

Gettò i resti nella pattumiera, andando poi dietro alla cucina dove si premurò di alzare lentamente le maniche della camicia, non prima però di aver sbottonato i polsini, per poi lavare le mani nel lavandino con movimenti delicati e pacati. 
“Non le ho salvate certo per fare un favore a te.” 
Zoro accennò un ghigno infastidito e si alzò di scatto dal divano.
“Siamo a posto allora!” 
“Siamo a posto!” 

 
 
E questi sarebbero dei ringraziamenti?
Usop pensò, dall’alto della sua posizione, completamente allibito dalla stupidità mascolina dei due amici testardi, mentre Rufy se la rideva e Zoro insultava Sanji, additandogli tutta la colpa della conversazione. 
 
 
“Prima, quando sono arrivato eri distratto, a cosa stavi pensando di così intenso?” 
Lo spadaccino continuava a muovere la bottiglia di vetro speranzoso di trovarci un altro goccio ancora, ma, con delusione, dovette arrendersi. 
Rufy si fece piuttosto serio, e quando succedeva ciò, c’era da preoccuparsi.
“Allora?” continuò a chiedere il verde. 
“Pensavo al matrimonio…” 
Per poco non svennero tutti, soprattutto Usop, che iniziò ad agitare le mani in aria, cercando di farsi notare solo da Rufy per impedirgli di fare danni e far indiavolare Nami per ogni suo capello. 
E adesso che ha quello scemo da agitarsi tanto?
Ovviamente lo notò subito, Zoro, mentre il capitano ancora rifletteva inesorabilmente su qualcosa di esattamente complicato. 
“Con chi vorresti sposarti?” chiese, ridendosela sotto ai baffi, lo spadaccino, immaginando ironicamente come avrebbe potuto essere Rufy con una compagna. 
“Non il mio, il tuo!” cappello di paglia indicò lui, invece, senza farsi troppi problemi. “Pensavo che ai matrimoni si mangia tanto!” 
Zoro iniziò a sudare freddo, non volendo essere nuovamente lui il protagonista di attenzioni del genere, trovando un modo per tagliare corto. “Allora hai fatto male i tuoi conti, non ci sarà nessun matrimonio! Nami non mi sposerà. É così che ha detto.”
Concluse, con un debole sorriso sulle labbra, appoggiando la bottiglia sul pavimento di fronte a lui. 
“È proprio cocciuta!” 
“Ha- ah!” 
Nuovamente il rumore delle chiappe di Usop sul pavimento che, scivolato giù di fretta e furia, non aveva fatto in tempo a scendere dalle corde, facendo un capitombolo e obbligando i presenti a concentrarsi su di lui. 
“Hai ragione! Non c’è davvero nessun matrimonio in vista!” mormorò, fiero di aver fatto in tempo a fermare un danno grande come una montagna, anzi no, quanto la Reverse Mountain. 
“Ma!”
“Niente ma! Chiudi quella bocca!”
“Umh? Che vi prende?” 
Sospirò, vedendo il cecchino fiondarsi d’improvviso sul capitano a coprirgli la bocca.
“Oh no! Che cosa state nascondendo adesso, voi due?” 
 
 
 
 
 
 
 
 
Si riscosse dai suoi pensieri quando un refolo di vento ghiacciato, per via della corrente che l’aveva avvolta non appena spalancata la porta della sua camera, le solleticò la pelle, facendola rabbrividire.
Con un moto di inquietudine alzò lo sguardo, cercando la luce nell’oscurità della stanza, per dirigersi all’armadio e prendere non solo dei vestiti puliti, visto che la ferita riaprendosi aveva sporcato quelli della mattina, ma anche quelli invernali.
Non capì subito. 
Dapprima a scuoterla fu la sensazione di una presenza che la guardava, con due occhi che la osservavano, e poi uno spavento che sembrava voler inghiottire ogni parte di lei, quando si accorse che il suo letto era occupato da una figura sdraiata scomposta, con le braccia dietro alla nuca e le gambe aperte lasciate distese sul materasso. 
Nami si sentì sollevata quando capì di chi si trattasse, ma rimase comunque terrorizzata per una manciata di secondi, tanto da togliersi una scarpa e lanciarla addosso all’uomo. Non aveva urlato, o gridato, si era solo come paralizzata dal terrore. 
“Sei già nervosa?” 
esclamò lui, parando l’attacco e prendendo la scarpa tra le mani per poi lasciarla cadere sul pavimento. Zoro fece una smorfia sarcastica davanti all’irritazione evidente di Nami, a sua volta accortasi del tono fin troppo compiaciuto di lui. 
“Sei tutto scemo? Mi hai fatto prendere un accidente!” 
“Ma come, prima fai scenate per essermi alzato e poi non posso stare a letto a riposare?” 
“Ma potevi pure tornartene nel tuo!” 
Esclamò lei, riprendendo a respirare e avvicinandosi al lato del suo letto con le mani ai fianchi senza smettere di guardare il suo compagno di sventure, “avrei potuto pure essere nuda!” 
Zoro rilassò di più i muscoli, togliendo le braccia da dietro alla nuca e incrociandole sul petto, sbuffando. “Non sarebbe successo niente lo stesso!” 
Sul viso della rossa si dipinse un'espressione scettica e infastidita. "Ah, è così? Ma bravo, che superuomo che sei!"
“Ho iniziato qua la convalescenza, come avrei dovuto sapere che avrei dovuto cambiare letto? Potevi dirlo che lo rivolevi indietro!” 
“Secondo me invece ti stai prendendo un po’ troppe libertà!” 
“Ma se non l’ho nemmeno deciso io!”  
Lo spadaccino sbuffò ancora, alzandosi però lentamente e con indolenza. Era chiaro come il sole che non voleva andare via da lì. Con imperturbabile calma cercava la maglietta persa tra le coperte, nel frattempo facendo scrocchiare le ossa del collo. 
“Lascia perdere!” esclamò lei immediata, scuotendo la testa. “Rimani!” 
Lui la guardò allibito, non si aspettava certamente tanto altruismo, anche se ultimamente ne elargiva in abbondanza. “Sei sicura che posso?” chiese conferma titubante, con un ghigno sulle labbra che non riusciva a trattenere. 
“Stai zitto o cambio idea!” ringhiò in risposta, lei, spazientita. Nami non voleva certamente che lui se ne andasse, ma il suo orgoglio le impediva di rendergli tutto troppo facile. 
 
Mentre si riappoggiava sullo schienale, senza perdere la sua posizione scomposta, la osservò nei movimenti mentre si avvicinava a lui, allungava una mano oltre il suo torace, e cercava di afferrare la coperta di Rin, prendendola lui stesso per passargliela. 
“Guarda che potevi dirmi di no.”
Puntualizzò, tenendole però la coperta lontana mentre aspettava la risposta. 
“Ah, così, tanto per cambiare, passerei io per l’insensibile, per aver cacciato via un moribondo!” 
Lo guardò male, continuando ad allungarsi inutilmente, mentre lui si godeva quel soffice contatto irresistibile, in un’emozione difficile da trattenere, che però non avrebbe mai ammesso esistere.
“Tutto qui? Solo per questo mi vuoi qua?” 
“E dammi la coperta, mi sto congelando!” 
Si dimenò, fregando il suo seno sul suo torace ogni volta che allungava il braccio. “Zoro smettila di giocare!” 
“Smettila tu di giocare! Ti stai comportando come se fosse colpa mia.” 
“Certo che è colpa tua!”
“Cosa?” 
“Stamattina non c’eri! Sei un barbaro insensibile” smise di allungarsi prendendolo a schiaffi sul braccio libero. 
Zoro lasciò la coperta e la fermò con entrambe le mani. “Mi spieghi cosa significa?” 
“Lo vedi che é colpa tua? Non capisci niente!” gli rinfacciò guardandolo negli occhi. “Quando dormi con qualcuno dovresti almeno avere la decenza di restare… avrei voluto trovarti! Ma a te non frega niente, no? Che importa se io moribonda, ferita e provata, necessitavo di un po’ di conforto! Avresti potuto starmi vicino!” 
Con una gocciolina dietro alla testa, lui la prese per le spalle sdraiandola sul letto e tirandola leggermente sotto il suo corpo, infastidito per via degli insulti che sicuramente non pensava di meritare “Sei sempre inutilmente drammatica!” 
“Stupido" pronunciò a mezza voce, ancora provata dalle giornate precedenti, colpendolo sulle spalle, con le parole bloccate in gola. “Stupido! Idiota!" Strinse i pugni e si sforzò di guardarlo dritto negli occhi offuscati. Aveva sentito la sua mancanza quel giorno, l’aveva sentita più di quanto avrebbe mai immaginato, ma ammetterlo era ancora così dannatamente difficile. 
“Allora, mettiamola così”, iniziò lui ammorbidendo appena lo sguardo e l’espressione, ma senza migliorare affatto la situazione. “Smettila di frignare. E quando hai bisogno di me, dimmelo e basta!” 
“Aaah, levati di torno, non ho alcun bisogno di te! Levati, ti ho detto!” 
Continuarono a guardarsi in cagnesco, esasperati da una parolina che si metteva continuamente in mezzo a loro: orgoglio; sempre quel dannato orgoglio. Lo vide avvicinarsi comunque al suo viso, creando quella distanza pericolosa che li avrebbe catapultati in un vortice di baci da cui sarebbe stato difficile uscirne ancora una volta illesi; e, infatti, lei prontamente interruppe quell’azione prevedibile. 
“Eh no, carino, stavolta niente da fare! Sono troppo arrabbiata con te!”  
Ma quando lo guardò seria in viso, notò che non solo si era ammorbidito d’improvviso, ma la sua espressione era totalmente cambiata, intravedendo un ghigno divertito e compiaciuto sulle sue labbra socchiuse. 
“Che é questa espressione inquietante adesso?” 
“Prima mi dici di andarmene, poi di rimanere. Prima hai bisogno di me, poi non hai bisogno di me…” abbassò il viso vicino al suo orecchio soffiandovi leggermente il suo respiro, facendola rabbrividire. “Cosa vuoi veramente, si può sapere?”
“Da te? Niente! E levati!” 
“Eppure, una cosa che vuoi la so per certo…so cosa hai promesso a Rufy…” 
Continuava a sogghignare, Zoro, nel sentirla freddarsi seduta stante, mentre poteva quasi sentire tutte le sue silenziose imprecazioni biascicate fra i denti, e per la sua espressione imbarazzata che lui avrebbe voluto ricordarsi per sempre. Questo round era suo, l’aveva in pugno, aveva vinto lui. 
 
Era tesa, quasi come privata delle emozioni. Ma i suoi occhi parlavano da soli, e per quanto spesso cercassero di confonderlo, Zoro, lo sentiva per istinto, lei era terrorizzata che lui fosse venuto a conoscenza di quella promessa. 
Ora la sentiva, vulnerabile. 
 
Quel pettegolo di un capitano questa me la paga.
 
Rubato il tempo necessario per riprendersi e rimettersi in sesto, Nami alzò la testa dal materasso avvicinandosi al collo di Zoro, strofinandocisi contro il naso, e poi la bocca, lasciandoci un bacio poco casto, che lo condusse a chiudere l’occhio per un secondo. “Io? Non ho fatto nessuna promessa…” provò a convincerlo con la sua tecnica più letale, pur sapendo che con lui difficilmente sarebbe andata in porto. “Povero ingenuo, chissà quale maldicenza ti é stata raccontata?”
“R-rufy non dice bugie…tu le dici!” 
Cercava di mantenere la lucidità, lui, soprattutto quando sentì quelle mani di lei scendere sui suoi fianchi. “Nami! Non sono certo il cuoco, non attacca!” 
“Che cosa non attacca?” Mormorò a mezza voce, scaraventandolo sul letto, invertendo i ruoli. Fu svelta nel nascondersi su quel petto, senza guardarlo in faccia, appoggiandoci sopra la bocca. “E allora io non sono te. Una promessa, per di più in un momento incerto, non vale niente per me!” 
Zoro però non era un fesso: sapeva che Nami diceva una cosa, ma in verità intendeva l’esatto contrario. Forse era anche vero che le promesse sue non erano come quelle di lui. Forse era anche vero che in un momento di debolezza una persona può dire cose che non pensa, ma lei si stava impegnando troppo per nascondere questo fatto, e dai racconti di Rufy, si era impegnata troppo per nasconderlo a lui stesso. Ecco per cui, Zoro era convinto che invece tutto quello significava qualcosa. Lo sapeva. Ne era certo.
Iniziò a sorridere, ignorando tutti gli sforzi di lei nel distrarlo, nonostante non gli dispiacessero affatto quelle deliziose attenzioni, e quella posizione per lui piuttosto comoda, ma, il suo ruolo morale gli impose di capovolgere ancora il gioco e riportarla sotto di sé, nonostante le sue “amorevoli” proteste. 
Mentre lei stringeva i denti nervosa, lui continuava a guardarla con il ghigno di prima fisso in volto. 
“É ora di finirla con i giochi, Nami.”
Poggiò la fronte calda su quella fredda si lei, rimasta ancora gelata da tutta la situazione, mentre lo guardava muoversi, inerte. 
“Facciamolo, sposiamoci pure.” 
Le disse rozzamente, con il suo solito tono di voce duro e autoritario. “Per lo meno non avrai più scuse per cacciarmi dal letto quando ti gira male.” 
 
Avrebbe potuto essere un secondo round vinto consecutivamente da Zoro, se non fosse che improvvisamente cadde addosso a Nami, stordito da un suo pugno sulla nuca. 
 
“Imbecille!” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: _________________________
Salve ciurma, 
dopo la stramberia del capitolo precedente, questo é ancora più di transizione. C’erano alcuni passaggi obbligati da far “chiarire” ( Zoro/Sanji docet) ai personaggi, che non potevo proprio tagliare. É vero, se sembra che stia un po’ girando attorno alle stesse paure, argomenti, emozioni, ma non volevo fosse un sentimento facile da vivere e capire, o una consapevolezza semplice da acquisire; vi assicuro che per i presupposti iniziali, in realtà, sto tagliando un sacco e accelerando del tutto il processo. 
Magari vi ha stancato questo gioco, ma non posso proprio farne a meno, ci sono ancora parecchie cose da chiarire e buchi da chiudere (una battuta, eh?), e proprio per questo vi avverto già del forte dramma in arrivo con la storia di Rin nel prossimo capitolo (che inizialmente ero convinta di inserire in questo, ma il risultato sarebbe stato di leggere non un capitolo ma una fiction intera) quindi, questo da solo non era proprio previsto.  
In vista del momento più triste (già più volte anticipato, quindi in realtà magari non lo sarà nemmeno più, ahahah), ho però sdrammatizzato un po’, con la solita leggerezza dei Mugi, che funziona sempre. 
Una cosa é certa, questa long sta arrivando alla sua vera conclusione, nonostante abbia ancora troppa paura di non aver esplorato abbastanza il suo potenziale. 
Come sempre, vi aspetto.
Un abbraccio.
Robi
 

 
 
 
 
 
 
 
   
 
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