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Autore: Nihal07    17/02/2022    1 recensioni
[KakaSaku, Anti SasuSaku] E se raggiunto il tuo obiettivo, questo rivelasse un futuro incerto? Se le tue aspettative si rivelassero il risultato di una corsa senza mai aver guardato per davvero l'orizzonte? Ora Sakura deve scegliere: percorrere la strada precedentemente segnata dal passato o scoprire un sentiero tutto nuovo? La guerra le permetterà di ricominciare.
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Emozioni ed eternità


Sakura si svegliò per prima. Con una silenziosa attenzione che non sarebbe durata per sempre, si alzò lentamente dal letto e si recò in cucina. Erano le 9.00 e Kakashi dormiva profondamente. Iniziò a preparare la tavola per fare colazione e non appena ebbe appoggiato la frutta al centro, si ricordò che la sera prima non aveva messo fuori la spazzatura. Si recò velocemente in bagno, lavandosi il viso e pettinandosi i capelli. Non poteva di certo uscire mostrandosi ai vicini in tutta la sua imperfezione. Sostituì il sacchetto e uscì dalla porta fino all’inizio del vialetto. Non c’era molta gente in giro, aveva scelto quella casa proprio perché era vicino al centro ma non in una zona trafficata. Annusò l’aria e un leggero venticello le accarezzò il volto. Dopo un profondo respiro ripercorse il vialetto a ritroso ma una voce la fermò: “Sakura.”
La ragazza si fermò, riconoscendola subito. Si voltò e all’inizio del vialetto vide Sasuke. Lo salutò con un cenno e non disse nulla quando questo oltrepassò l’inizio del vialetto per avvicinarsi a lei. Era palesemente uscito per una corsa e il suo corpo risaltava perfettamente al di sotto dei suoi indumenti.
Sakura arrossì, abbassando lo sguardo: “Non perdi occasione per allenarti.”
Sasuke annuì: “Non è mai stata una novità, nemmeno in passato. Come stai?”
Stava bene, davvero bene. “Tutto ok.” Poi sospirò, ricordando la sua proposta. “Ascolta Sasuke, riguardo ciò che mi avevi chiesto…”
Il ragazzo si fece attento: “Finalmente non eviti più l’argomento.”
Sakura si sistemò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata. “Non voglio.”
Sasuke alzò un sopracciglio, in un’espressione perplessa. “Cosa?”
La rosa annuì: “Hai capito. Non sono interessata.”
Poi lo rivide, quello sguardo. Lo sguardo di un ragazzo che sa di poter avere tutto, che crede di conoscere le risposte a qualsiasi cosa: “Cosa stai dicendo? È una vita che speri in questo momento.”
Sakura si sentì offesa e toccata nel profondo. Lasciò da parte l’imbarazzo e smise di sentirsi in difetto o inferiore. Era il momento di prendersi una rivincita, di lasciar fluire i pensieri e parlare. Con uno sguardo infastidito si preparò alla battaglia.
“Cosa ti fa credere che io aspettassi questo momento dopo tutti questi anni? Se sei abbastanza leale con te stesso, non avrai difficoltà a ricordare ciò che è successo.”
Sasuke sbuffò, gesticolando annoiato. “Sono passati anni Sakura. Eravamo più giovani, eravamo diversi.”
“Non per questo non eravamo coscienti di ciò che facevamo. Non per questo sei giustificato nell’avermi cercato di uccidermi con il tuo Mille Falchi o puntandomi contro un kunai con il quale non ero nemmeno riuscita a sfiorarti.”
“So di averti ferita ma avevo le mie motivazioni. Ero mosso dalla vendetta, mio fratello era appena morto e avevo da poco scoperto che tutto ciò a cui avevo creduto per un’intera adolescenza si era rivelato una bugia. Tu non potresti mai capirlo.”
“No Sasuke, ma tu non puoi capire cosa significa vedere l’uomo di cui eri innamorata cercare di farti del male o sentirsi dire, fino all’ultimo, quanto tu possa essere solo un peso. Quindi non azzardarti a stupirti del perché ora decida di escluderti dalla mia vita. Mi hai ferita, offesa e non posso fare finta che non sia successo. Hai scelto di seguire la vendetta quando ci sono persone che scelgono continuamente la strada del bene. Non ti biasimo ma non voglio nemmeno giustificarti.”
Da lì cadde il silenzio, una lunga pausa durante la quale il ragazzo iniziò a ricordare.
La ragazza sospirò: “La Sakura Haruno che a 12 anni ti sei lasciato alle spalle su una panchina sarà sempre innamorata di te.”
Sasuke le accarezzò il volto ma la rosa non si ritrasse. Era un gesto così diverso da quello di Kakashi.
Sorrise tra sé e sé, capendo che dentro di lei, rimanevano forti le sensazioni provate per l’Hatake e quel gesto non poteva scalfirle. Lo assaporò fino in fondo, riscoprendosi migliore, più forte. Pensava ne avrebbe avuto paura ma così non era stato. Non era fuggita, non si era staccata imbarazzata. Sasuke non aveva più alcun potere. Lo guardò negli occhi.
“Quando ti vedrò camminare non potrò mai dimenticare quella sensazione nostalgica di euforia e meraviglia di quando si è innamorati di qualcuno.” Gli sorrise: “Ma quella Sakura, sbagliava nel cercare la tua approvazione. L’amore non può basarsi su questo perciò ne rimarrà solo un piacevole ricordo. Non posso dimenticare ciò che abbiamo passato e ripartire come se nulla fosse. Sto ancora cercando di perdonarti e forse un giorno lo farò ma… Non chiedermi di vederti come più di un compagno di squadra…”
Fece un passo indietro e si staccò da quel contatto: “Mi dispiace Sasuke. Spero tu possa trovare una persona che possa amare il nuovo ‘te’”.
 
Kakashi aprì lentamente gli occhi. Si stiracchiò e si mise seduto sul letto. Era da molto che non dormiva così bene. Osservò il lato vuoto del materasso e intuì che Sakura si era svegliata prima di lui. Scese lentamente dal letto, come se il suo corpo avesse bisogno di qualche momento in più per iniziare la giornata, e si avviò verso la cucina. Quando vide la tavola apparecchiata e la porta del bagno aperta senza la presenza di Sakura, si chiese dove potesse essere. Bastarono pochi secondi per concentrarsi e il suo udito fece il resto. Non sentiva solo la voce della ragazza, ma anche di qualcun altro. Decise di avvicinarsi alla porta e qui riconobbe che si trattava di Sasuke. Infondo non c’era nulla di strano, se non il fatto che alle 9.00 di mattina si presentasse davanti casa dell’Haruno dopo un repentino ritorno trionfale non ancora elaborato pienamente dalla rosa. Infondo non ci voleva un genio per decifrare l’espressione di Sakura quando lo aveva visto sedersi vicino a lei qualche giorno fa. Sapeva che non era giusto, ma la curiosità lo portò ad origliare. Decise inoltre di scostare leggermente la tenda della finestra lì vicino… Non si sa mai…
Sentì Sakura sospirare. “La Sakura Haruno che a 12 anni ti sei lasciato alle spalle su una panchina sarà sempre innamorata di te.”
Poi vide Sasuke accarezzarle in volto. La ragazza non si mosse e Kakashi pensò che forse, non era stata chiara su svariati punti.
“Quando ti vedrò camminare non potrò mai dimenticare quella sensazione nostalgica di euforia e meraviglia di quando si è innamorati di qualcuno.”
Cosa stava dicendo? Fece qualche passo indietro, stupito, infastidito, irritato. Forse avrebbe dovuto continuare ad ascoltare ma decise di non farlo. Una persona razionale e corretta avrebbe aspettato seduta ad un tavolo cercando una spiegazione. Magari davanti una bella tazza di thè. Ma in quel momento, non si sentiva pacato, razionale o comprensivo. Incrociò le braccia al petto e fece qualche passo in giro per la stanza riflettendo sul da farsi. Avrebbe potuto far vinta di niente e verificare, in futuro, il progredire della situazione, ma sapeva che perfino uno come lui non poteva lasciare alcune cose non dette. Avrebbe potuto continuare ad origliare, ma si sentiva già abbastanza ferito nell’orgoglio per continuare ad ascoltare ciò che probabilmente avrebbe solo peggiorato le cose. Ci aveva iniziato a credere, quella notte, a quel gentile bagliore di delicatezza e serenità. Avrebbe potuto aprire la porta e cogliere Sakura di sorpresa. Niente scenate, niente ripicche, solo falso stupore nello scoprire qualcosa che aveva già visto. Patetico, banale, ma l’istinto di un uomo che ora voleva solo affrontare una situazione di petto, lo portò ad avvicinarsi alla porta ed afferrare la maniglia con una mano…
 
Sasuke se ne era andato e Sakura si era voltata verso la porta, felice di essersi tolta un peso. La aprì con delicatezza cercando di non fare troppo rumore, quando sentì una leggera resistenza e, spingendola, intravide una presenza. “Kakashi...”
L’uomo fece un passo indietro. Aveva esitato troppo, Sasuke non c’era ma forse era stato meglio così. “Sembri stupita di vedermi.”
“Lo sono, credevo stessi dormendo.”
La rosa lo vide silenzioso, fin troppo. Entrò e si chiuse la porta alle spalle. “Tutto bene?”
L’uomo si allontanò da lei di qualche passo. “Dimmelo tu.”
Sakura non era stupida. Questo repentino cambio d’umore, il trovarlo dietro la porta proprio in quel momento… “Cosa hai sentito?”
Kakashi rimase un attimo in silenzio, sorrise, cinico. Partì all’attacco. “Sai, sono così dispiaciuto di esserti d'intralcio, ma posso farmi da parte. Non voglio toglierti la possibilità di coronare il tuo sogno, provare come ci si sente a portare il cognome degli Uchiha.”
La rosa si portò una mano alla fronte, capendo il malinteso: “Ok, fermati. Non sai di cosa stai parlando.”
“Davvero? Eppure credo ancora di sentirci molto bene.”
“Kakashi, fammi spiegare, evidentemente non hai compreso tutto ciò che ci siamo detti.”
“No, non credo di essere dell'umore giusto per sentire le tue spiegazioni. L'uomo pacato e razionale si è assentato un attimo.”
Camminò scocciato fino alla camera da letto. Raccolse da una sedia la sua felpa e se ne tornò indietro con l’intento di andarsene. Sakura si inserì tra lui e l’uscita intercettandolo prima e sbarrando il piccolo corridoio che univa le stanze.
“Non ti lascerò andare senza prima avermi ascoltata.”
Kakashi la guardò negli occhi, sussurrando. “Non intendo perdere tempo ascoltando le tue giustificazioni adolescenziali.”
La ragazza incrociò le braccia al petto, contrariata. “Come puoi dire questo?”
“Perchè solo una ragazzina basa i suoi sentimenti sullo stupido ricordo di ciò che provava a 12 anni per un ragazzino che l'ha sempre disprezzata e ha dimostrato fino alla fine quanto non le importasse di lei, quanto la ritenesse inutile tanto da cercare di farle del male.”
Sakura rise, sarcastica. “è strano sai? Parla un uomo che da anni si reca sulla tomba della donna che forse amava, cercando di chiederle il permesso per poter andare avanti con la sua vita. E continua a ricordarla, come se fosse qui, come se i morti potessero tornare in vita ed espiarci dai nostri peccati. Infondo non siamo così diversi. Entrambi così legati al passato, non credi, Kakashi?”
Di nuovo una lunga pausa, di nuovo un lungo silenzio per rievocare dei vecchi ricordi e per leggere i sentimenti che li accompagnavano.
Kakashi alzò le mani, in segno di resa: “Hai vinto. Colpito. Ora spostati per favore.”
Sakura capì di avergli fatto male, ma aveva iniziato lui, lei si era solo difesa. Era ingiusto che non la lasciasse spiegare. Lo guardò intensamente: “No.”
Kakashi rispose al suo sguardo per qualche secondo poi si avvicinò portandole una mano sul fianco e cercando di spostarla. Fu una mossa azzardata, non curante del fatto che Sakura avesse una forza straordinaria. Lo dimenticava spesso: infondo, a vederla, quella ragazza dava l’impressione di essere tutto al di fuori che una provocatrice di scosse telluriche. Le bastò appoggiare una mano sul petto dell’uomo per farlo indietreggiare e finire schiena contro il muro. Per Kakashi fu inaspettato, non riuscì ad opporre resistenza e accusò il colpo che per un attimo gli tolse il respiro. Con l’altra mano, Sakura gli accarezzò delicatamente il collo come per scusarsi della ruvidezza di quel momento: “è vero, non te l’ho detto fin da subito. Sasuke mi aveva chiesto di uscire ed ero combattuta nel prendere una decisione. Una parte di me si chiedeva come sarebbe potuto essere, l’altra si ripeteva che non ne aveva bisogno, non meritava di percorrere una strada che per anni l’aveva fatta soffrire. Per tutto questo tempo, avevo cercato di ritrovare lui senza mai chiedermi se volevo ancora farlo.” Abbassò lo sguardo e si staccò da Kakashi. “Quello che hai sentito tu, è vero. Una parte di me ricorderà sempre ciò che ha provato, perché quando un’emozione ci tocca, non possiamo dimenticarla. Non vedrò mai Sasuke come Naruto. Quando lo vedrò mi sarà impossibile non ricordare l’euforia di quando a 12 anni ne ero innamorata, la nostalgia di un sentimento così magico, ma anche assurdo. Perché non speravo in nulla di diverso dal sentirmi chiamare da lui per nome. Volevo mi vedesse, che mi credesse utile e forte. Aspettavo mi rivolgesse un suo sguardo, una parola, un sorriso… Ma ero io a sbagliare. Perché una donna non merita questo. Non dovrebbe rincorrere un uomo alla ricerca della sua approvazione. Non dovrebbe cercare di essere migliore per compiacere altri ma per potersi guardare allo specchio ed essere affascinata da se stessa.”
Sospirò e guardando Kakashi gli sorrise: “E poi sei arrivato tu e io ho conosciuto una parte di te che mi ha catturata senza nemmeno accorgermene. Tu non mi hai mai fatto sentire inadeguata, sei un uomo gentile, rispettoso di chi hai davanti. Leggi le persone e le situazioni con una delicatezza che io non avrò mai e mi fai venire una grande voglia di essere migliore di come sono ora. Con te mi sento nel posto giusto e sono consapevole che l’inizio di ogni avventura sembra sempre così idilliaco… Ma… Nonostante la corrente del momento mi porti a valle, riesco a non perdere di vista me stessa e nemmeno chi ho davanti…”
Sakura si sistemò i capelli dietro le orecchie in un gesto goffo ed imbarazzato: “Non volevo farti male. Mi sono sentita con le spalle contro al muro e ho reagito. Tu hai provato cosa significa essere amati. E lo vedo quando parli di Rin e non ho il diritto di invadere il tuo spazio personale con la presunzione di sapere come dovresti vivere la tua perdita. Non voglio che ciò che è accaduto oggi ti allontani da me. Questo è ciò che penso e ora che te l’ho detto…” Guardò verso l’uscita. “Puoi andare, se vuoi...”
Kakashi l’aveva ascoltata senza interferire. Sakura gli aveva raccontato ciò che provava, gli aveva mostrato le sue ferite, accumulate in questi anni. Che fossero più o meno profonde di quelle di altri poco importava. Ognuno di noi viene ferito nell’arco della sua vita. Ma le ferite guariscono, non rimangono lì per sempre e la vita ce lo ricorda rinnovandosi giorno dopo giorno sotto la forma di nuovi incontri ed esperienze. Quello a cui aveva assistito, da dietro la porta, era l’ennesimo frammento di passato che veniva raccolto ed accantonato dopo avergli attribuito un senso. E faceva parte di lei rendendola ciò che era.
“Non farlo mai più, hai intaccato la mia virilità con questo gesto.” Kakashi si massaggiò il petto, sgranchendosi la spalla destra.
Sakura incrociò le braccia, perplessa ed infastidita: “Sul serio? Dopo tutto quello che ho detto, questo è il tuo problema? Non mi sono nemmeno impegnata… Voi uomini siete così delicati.”
Kakashi le sorrise e la ragazza si voltò offesa. Il jonin fece un passo verso di lei avvicinandosi al suo volto e sussurrandole all’orecchio: “Mi sono sentito minacciato. Avevo paura tornassi sui tuoi passi, che ti allontanassi da me. Forse non si direbbe ma sono un tipo molto competitivo.”
Sakura lo guardò, provocandolo e stando al gioco: “Non pensavo che l’Hokage si abbassasse a tali dinamiche.”
Le accarezzò un fianco. “Saresti sorpresa di vedere come noi uomini diventiamo tutti uguali quando siamo interessati ad una donna.”
Sakura arrossì: “Quindi ti definisci interessato?”
La mano dell’uomo si posò sul volto della ragazza, toccandole le labbra. “Pienamente coinvolto.”
Se in quel momento Kakashi si fosse spinto oltre, probabilmente di sarebbe lasciata travolgere dalla corrente senza opporre resistenza. Chiuse gli occhi, vedendo il suo volto avvicinarsi. Si aspettò di rivivere l’incontro delle loro labbra più intenso e feroce della sera prima ma questo non avvenne. Anzi, sentì l’uomo staccarsi e il rumore dei suoi passi allontanarsi. Aprì gli occhi disorientata, vedendolo avvicinarsi al tavolo della cucina.
“Davvero? E il coinvolgimento?”
L’Hatake rise: “Mi sono solo preso la mia rivincita ma ti prometto che la prossima volta ti lascerò senza parole.”
Sakura negò ironica con la testa e recuperando un cuscino dal divano glielo lanciò contro. Per poco una tazza che si trovava sul tavolo non cadde vittima dell’attacco e sedutisi entrambi al tavolo fecero colazione. La rosa osservò attentamente Kakashi, mentre questo curava meticolosamente un mandarino. Peccato non fosse puntuale con la stessa severità e attenzione. Il jonin alzò lo sguardo, percependo uno strano silenzio: “Che c’è?”
Sakura gli sorrise: “Nulla, sto pensando.”
In realtà stava apprezzando il momento. Ne stava ammirando l’unicità, la serenità e il tempo che pian piano lo stava portando via subito dopo averglielo regalato. La sua vita era stata piena di momenti: alcuni speciali, altri nostalgici. Molti richiamavano tristezza, disperazione, solitudine. La maggior parte erano quotidiani, ma vivi e pieni di magia per il semplice fatto di aver avuto la possibilità di viverli. Chissà, in futuro, se sarebbe stata altrettanto fortunata.
Kakashi interruppe la sua autopsia. “A cosa?”
La ragazza bevve un sorso di the. “Non siamo eterni. Mangia quel mandarino o morirai prima di vecchiaia.”
Anche se, quel momento, di eterno, aveva tutto.
  
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