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Autore: Signorina Granger    20/02/2022    0 recensioni
Dopo la sconfitta di Voldemort, Minerva McGranitt è diventata Preside di Hogwarts illudendosi di gestire la scuola e di portare avanti la sua carriera in modo normale. Non aveva fatto i conti, tuttavia, con il corpo docenti del tutto atipico che si sarebbe ritrovata a gestire e con le peripezie che quel gruppo di maghi le avrebbero causato.
[Piccolo Spin-off di "Phoenix Feather Camp" sui professori della storia, con la partecipazione di qualche personaggio canon]
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Demelza Robins, Horace Lumacorno, Maghi fanfiction interattive, Minerva McGranitt, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of weird campers'
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Prima di lasciarvi alla lettura di questa OS terribilmente demenziale e che potrebbe essere l’ultima di questa piccola raccolta, almeno per ora, mi scuso per il contenuto che vi ho propinato. Se dovesse capitarvi di chiedervi come possano sorgermi in mente c*****e simili, sappiate che non so spiegarmelo nemmeno io, sembra che io peggiori con gli anni invece di diventare più saggia e seria.
Buona lettura (spero)!
 


 

IV. L’asse Londra-Copenaghen  



C’era qualcosa di particolarmente insolito e bizzarro nei comportamenti di Håk Bello e di MacMillan, Margot continuava a ripeterselo mentre osservava di sfuggita i due colleghi quando le capitava di incrociarli per il castello: Håkon e Phil non erano mai stati amici né avevano mai avuto particolare confidenza, limitandosi ad un rapporto di distaccata cortesia.
Proprio per questo motivo Margot non era riuscita a nascondere la sorpresa quando in più occasioni nell’arco di pochi giorni aveva scorto i due colleghi intenti a conversare standosene in disparte rispetto a chiunque altro fosse presente nella stanza e con evidente fare cospiratorio.
E lei di fare cospiratorio se ne intendeva con tutti i film e le serie tv che aveva visto, come aveva spiegato a Beau e a Demelza quando aveva esposto ai due le sue perplessità.
 
“Secondo me ti stai costruendo un mucchio di film mentali, Margi. Di sicuro stavano parlando di qualche studente, che vuoi che sia!”
Ma le parole di Demelza, accompagnate da un pigro gesto della mano, non l’avevano convinta. Anche Beau era sembrato perplesso nel vedere i due colleghi interagire così spesso, ma la sua indole riservata gli aveva impedito di ficcanasare come, invece, era intenzionata a fare la sua collega.
Il punto di non ritorno era arrivato quando Håk Bello aveva osato darle buca durante la prima gita ad Hogsmeade dell’anno: per loro era tradizione passare la giornata insieme, quando lei ne approfittava per svaligiare Mielandia e lui per comprare qualcosa per Freya e i suoi genitori prima di scolarsi litri di Burrobirra fumante ai Tre Manici di Scopa.
La mascella di Margot aveva sfiorato il pavimento di pietra dell’ingresso quando, uscendo dalla Sala Grande dopo colazione, Håkon l’aveva raggiunta e l’aveva informata tetro di non poterla accompagnare in paese nel weekend.
Oh, mi dispiace. Che cosa devi fare?”
“Ecco, devo… ho delle cose da discutere con Philip.”  Alla domanda dell’amica Håkon aveva risposto distogliendo lo sguardo, imbarazzato, evitando accuratamente di guardarla mentre la strega spalancava gli occhi, indignata e sgomenta al tempo stesso.
Margot avrebbe accettato di vedersi dare buca per una visita medica, per qualcosa che riguardava la piccola Freya o i genitori dell’amico. Ma farsi mettere in disparte da MacMillan no, quello non poteva tollerarlo. Ferita, umiliata e offesa, la strega aveva girato sui tacchi e si era presentata a lezione con il peggior umore che i suoi studenti le avessero mai visto, arrivando persino a sgridare un povero ragazzino del secondo anno quando aveva sbagliato incantesimo per la terza volta consecutiva.
 
Ben presto le teorie più disparate avevano preso a farsi strada nella mente di Margot, che trascorse la giornata ad Hogsmeade in compagnia di Demelza e Beau scoccando occhiate di fuoco ad Håkon e Phil ogni qual volta in cui le capitò di incrociarli.
“Come ha osato darmi buca per MacMillan! Non mi sono mai sentita così offesa!”  Margot sbattè rumorosamente il boccale di Burrobirra speziata sul tavolo di legno, facendo sobbalzare qualche studente seduto alle sue spalle prima di addentare, scura in volto, l’ennesimo stuzzichino.
“Margi, è la sedicesima volta che lo ripeti, vai da Håkon e chiediglielo! Giusto, Beau?”
Sperando che l’amica avrebbe ascoltato l’unico normale della compagnia Demelza rivolse un’occhiata eloquente a Beau da sopra il suo boccale di Burrobirra, annuendo soddisfatta quando il collega le diede ragione e suggerì gentilmente a Margot che di sicuro “doveva esserci un valido motivo”.
In Beau Margot vedeva la voce della ragione, e stava considerando l’idea di affidarsi alle sagge parole dell’amico e dargli ascolto quando, all’improvviso, un orribile pensiero la colpì:
“Oh Mio Dio. Per le Mutande di George Lucas… E se… Non usciranno mica insieme, vero?!”
Margot si portò le mani ai lati del viso, la bocca semi aperta e gli occhi sgranati per la folle teoria appena partorita. A Demelza a quelle parole andò la Burrobirra di traverso, tossicchiando rumorosamente e cercando di non soffocare mentre Beau le dava qualche colpetto sulla schiena. Ripresasi, l’insegnante di Volo si schiarì la voce prima di guardare Margot e chiederle, seria in volto, di quali sostanze avesse iniziato a fare uso.
“Non dirai sul serio, vero?”
“Perché no?!”
“Perché di tutte le idee che hai mai avuto questa è la più folle, anche peggio di quando pensavi che Beau fosse mezzo Veela!”
“Ma perché tutti lo credono?! Io non sono mezzo Veela, quante volte devo dirlo!”
“Oh scusa se sei troppo bello, poverino, che gran fardello devi portare… dei tuoi problemi parliamo dopo. Margi, è ridicolo, non vanno neanche molto d’accordo!”
Demelza scosse la testa con decisione mentre si portava il boccale alle labbra per sorseggiare ciò che restava della sua Burrobirra e Margot, scuotendo la testa, incrociava seria le braccia al petto, ormai certa di avere ragione:
“Ma non l’hai mai vista una commedia romantica, lo sanno tutti che spesso e volentieri va così!”
“Effettivamente io e Neville pensavamo che tu e Phil vi piaceste…”
Beau annuì distrattamente mentre ripensava vagamente alle conversazioni avute a riguardo con il collega, pentendosi amaramente di aver parlato quando Margot riuscì a farsi andare la saliva di traverso e imitò i colpi di tosse di Demelza di poco prima.
“Ma ti sei bevuto dell’idromele scaduto, Beau?! Che cazzate vi vengono in mente, a te e a Neville?! Piuttosto mi fidanzo con Lumacorno!”
“Sareste una coppia splendida.”
Sogghignando, Demelza prese l’ultimo sorso di Burrobirra mentre Margot, rossa in volto, le lanciava il tovagliolino di carta dritto in faccia.
 
Non importava che cosa pensavano Demelza e Beau, ormai la paranoia si era impossessata di lei. Margot Campbell era assolutamente certa che Håkon l’avrebbe scaricata per la bella faccia di MacMillan.
Maledetto Uomo Ananas.

 
*

 
Nei giorni successivi Margot si dovette convincere che effettivamente forse poteva anche aver preso un abbaglio con la teoria dell’interesse tra Håkon e Phil, del resto anche i migliori sbagliano di tanto in tanto, ma l’idea che il suo migliore amico la stesse sostituendo con quel belloccio saputello le faceva comunque rodere il fegato.
Come poteva Håk Bello mollarla proprio per l’Uomo Ananas, tra tutti gli individui che c’erano al mondo?!
Demelza aveva smesso di consigliarle esasperata di chiedere chiaramente ad Håkon il motivo di quell’improvviso avvicinamento con Phil, stanca di sprecare fiato a vuoto. Quella sarebbe stata la via più semplice, ma era risaputo che Margot Campbell amasse complicarsi la vita e alla fine l’amica aveva deciso di non immischiarsi e di lasciare che la più giovane se la cavasse da sola.

 
“Demelza, ma tu pensi davvero che Håkon sia diventato improvvisamente tanto amico di Phil da voler scaricare Margi?”
“Ovviamente no Beau. Nessuno lo pensa, tranne Margi. Ieri sera mi ha elencato tutte le ragioni che la inducono a pensare che Phil stia drogando Håkon, renditi conto…”

 
 
A Beau vedere Margot, di solito sprizzante energia e positività da tutti i porti, visibilmente giù di tono dispiaceva moltissimo, ed era stato particolarmente tentato di chiedere ad Håkon o a Phil qualche spiegazione, ma Demelza gli aveva suggerito di non immischiarsi. L’ex Corvonero aveva finito col dare ascolto alla collega, imitandola nel limitarsi a farsi gli affari propri mentre Margot si aggirava per il castello scoccando un’occhiate fiammeggianti a Phil ogni volta in cui ne aveva l’occasione.

 
“Demelza, ho deciso che anche io sostituirò Håkon, adesso sei tu la mia migliore amica.”
“AH, quindi non lo ero anche prima?!”
“Uffa, non fare la difficile, lo sai che cosa intendo!”

 
 
Chiaramente chi stava traendo il massimo godimento da quella situazione bislacca era Theobald, che seguiva il drama in corso con l’aria di un bambino che è stato portato al Luna Park. La Preside invece cercava invano di capire che cosa stesse succedendo ai suoi insegnanti – già strambi nella norma –, osservando allibita la dolce Margot battibeccare con Philip ancora più di frequente del solito e soprattutto scorgendo lei e Håkon passare molto meno tempo insieme rispetto al solito.
 
Margot, dal canto suo, continuava a brancolare nel vuoto: le sue indagini non la stavano conducendo da nessuna parte. In particolare, l’aspetto che meno la convinceva di tutta quella situazione erano le misteriosi sparizioni dell’amico quanto di MacMillan: conosceva gli orari dei colleghi a memoria, e da un paio di settimane entrambi sparivano dalla circolazione quando alcuni dei loro momenti liberi combaciavano.
“Ah, se solo ci fosse una mappa di Hogwarts che permette di rintracciare in tempo reale gli abitanti del castello!”
Così si era lamentata Margot al termine di una riunione docenti, non accorgendosi della strana espressione che aveva fatto capolino sul volto di Neville, seduto alle sue spalle.

 
*

 
Un paio di giorni dopo Margot e Demelza si trovavano al sesto piano del castello – approfittando di un comune turno di ronda per discutere dell’ultima assurda cotta di Malai – quando Margot, fermatasi senza preavviso nel bel mezzo di un corridoio poco illuminato e costringendo la collega a fare altrettanto, indicò sgomenta la porzione di pavimento di pietra che aveva davanti:
“GUARDA!”
“Che cosa devo guardare? Porca Pluffa, ma quanto è sporco il pavimento?! Dopo dico a Gazza di passare lo straccio.”
Appuntandosi mentalmente di consigliare caldamente a Gazza di dare una pulita Demelza seguì la direzione indicatale dall’amica aggrottando schifata le sopracciglia e accennando una piccola smorfia che Margot non imitò, scuotendo invece la testa con veemenza:
“No, non quello, guarda le briciole di biscotti!”
“E allora?!”
“E allora?! Sono un chiaro segno che Håkon è passato di qui.”
“Ma chi è, Pollicino?!”
 
Stralunata, Demelza guardò l’amica chiedendosi se la situazione non stesse iniziando a nuocerle seriamente mentre Margot, più seria che mai, seguiva decisa la “scia” di briciole fino a trovarsi davanti ad un pesante arazzo che nessuna delle due ricordava di aver mai notato.
“Elza, lo avevi mai visto questo arazzo?!”
“No, ma è talmente brutto che non mi sorprende, potrei averlo visto e poi aver rimosso il trauma… che cosa stai facendo?!”
Demelza non fece in tempo a consigliare all’amica di lasciar perdere l’arazzo, perché Margot evocò una lente d’ingrandimento e iniziò a perlustrarlo da cima a fondo con occhio critico, certa che ci fosse qualcosa di strano mentre Demelza, alle sue spalle, la guardava stralunata.
 
Povera Margi, ha passato troppo tempo con Malai.
 
“Nessuna di noi ha mai visto questo arazzo, perché semplicemente non c’era fino a poco tempo fa! Che scherzo è questo…”
Assolutamente certa di essere nel giusto, nonché di essere molto vicina alla verità, Margot continuò imperterrita ad esaminare minuziosamente l’arazzo rosso sbiadito mentre Demelza cercava invano di dissuaderla:
“Margi, qui è pieno di angoli bui a cui nessuno presta attenzione, sono sicura che ci siano decine di quadri e arazzi che non abbiamo mai notato e che non noteremo mai!”
“E allora come spieghi l’assenza di polvere su questo arazzo? Qui tutto è vecchio come il cucco e sappiamo che Gazza finge di pulire quando invece si fa gli affari degli altri tutto il giorno, dovrebbe essere coperto di polvere! AH-AH! Guarda, un indizio!”
 
Quando Margi le indicò esultante un punto dell’arazzo Demelza sospirò, decidendo comunque di darle corda e avvicinandosi per porre fine a quella storia e tornarsene a casa il più rapidamente possibile. Eppure, quando si chinò per osservare i ricami attraverso la lente d’ingrandimento dorata dell’amica, l’ex Grifondoro dovette ricredersi.
 
“… Che cazzo ci fa una scatola di cereali in un arazzo di secoli fa?!”
 
Una volta scostato l’arazzo dal muro, fu con esultanza – del resto adorava avere ragione – che Margi indicò a Demelza il quadro di un cavaliere appisolato che sorvegliava quello che l’ex Tassorosso individuò subito come un ingresso segreto. E a giudicare dai cereali che facevano capolino in un angolo dell’arazzo, non era difficile immaginare l’identità dell’artefice.
Una volta svegliato il cavaliere a suon di scossoni del ritratto, le due scoprirono che per accedere all’area misteriosa del castello serviva una parola d’ordine. Dopo essersi consultate a lungo e aver fallito due dei tre tentativi concessi – provarono “Freya” e “Ananas”, ma invano – le due streghe concordarono che la soluzione possibile fosse una e una soltanto.
“… Cooman schifo.”
Dopo aver sbadigliato, il cavaliere panciuto annuì e borbottò che tutte quelle visite iniziavano ad annoiarlo parecchio prima di fare in modo che il quadro, scostandosi di lato, mostrasse un vano a forma di arco che le due insegnanti oltrepassarono a metà tra il vittorioso e il sorpreso:
“Pazzesco, non credevo che avremmo indovinato sul serio!”
“Quei due ci prendono per cretine, non hanno capito con chi hanno a che fare, tsz!”
 
Scostandosi i capelli dalle spalle con aria sostenuta, Margot precedette Demelza lungo lo stretto corridoio buio finchè le due non giunsero in una stanza esagonale che le lasciò entrambe a bocca aperta: l’enorme caminetto di pietra acceso permise alle due di guardarsi attorno e di scorgere, sempre più sorprese, il rifugio segreto che popolava i sogni di ogni insegnante del castello. Un divano di pelle dall’aria molto comoda, una libreria enorme, persino un minifrigo, una vetrinetta per gli alcolici e un giradischi. Ma i pochi dubbi rimasti svanirono realmente solo quando Demelza, sgomenta, aprì un armadietto e indicò all’amica un’immensa scorta di cereali.
 
“PORCA UMBRIDGE, non posso credere che MacMillan si rilassa in un posto simile alla faccia nostra, maledetto!”
“Ma quando se l’è costruito questo covo?! La Preside lo saprà?!”   Guardandosi attorno senza parole, Margot scivolò su una delle sedie che circondava il tavolo di vetro quadrato che reggeva una scacchiera dall’aria molto costosa, chiedendosi come e quando MacMillan avesse iniziato a fare la bella vita alle spalle di tutti mentre Demelza, aperto il frigo, decideva di vendicarsi agguantando un’enorme fetta di torta al cioccolato che MacMillan aveva ingenuamente tenuto da parte:
“Non ne ho idea, ma voglio una stanza così anche io! Me la merito più di tutti, io insegno nella stessa scuola di mio figlio, ti rendi conto?!”
Furiosa, Demelza agitò quel che restava della fetta di torta prima di riprendere a divorarla nervosamente mentre Margot, dopo aver rivenuto un foglio di pergamena accanto alla scacchiera e aver annusato brevemente l’aria, annuiva piano prima di mormorare qualcosa con l’espressione più seria che l’amica le avesse mai scorto:
“Profumo di biscotti danesi al burro. Sì. Håkon è stato qui.”
“Håkon sapeva della PhineasCaverna e non ci ha detto niente?! Domani mi sentono tutti e due, li prendo per le orecchie e li trascino dalla Preside!”
“No, non diremo niente, potrebbero inventare delle scuse. Li coglieremo sul fatto. Inizio a capire che cosa ci sia dietro.”
Margot sollevò e sventolò eloquentemente il foglietto piegato in quattro parti, porgendolo a Demelza quando l’amica si avvicinò con la mano tesa.
 
“… Tutto questo casino per questa cazzata?!”

 
*

 
Tre giorni dopo
 
 
“Sei sicuro che funzionerà?”
“Certo. Non parlo a vanvera, dico qualcosa solo quando sono sicuro di essere nel giusto. Ovvero sempre.”
“Mh, comunque dobbiamo fare più attenzione, Margi è sempre più strana. E la Preside mi ha fatto domande alquanto insolite, a pranzo.”
 
Phil dovette impegnarsi seriamente, tenendo a mente quanto il collega fosse affezionato alla Campbell, per evitare di fare un commento sarcastico su quanto la Direttrice dei Tassorosso fosse strana in ogni momento della sua vita. Schiarendosi la voce, l’ex Corvonero decise di svicolare chiedendo invece al collega perché si stesse ostinando a tenere segreta la loro missione alla sua migliore amica.
“Non fraintendermi, mi fa immensamente piacere non averla tra i piedi, rende tutto più semplice, ma visto che siete così pappa e ciccia forse sarebbe stato più facile gestirla se glielo avessi detto.”
“Ci ho pensato, ma conosci Margot. Lei… si fa prendere dall’entusiasmo. Avremmo rischiato di complicare le cose.”
“È un eufemismo. Ma potresti sempre dirle che non hai intenzione di sostituirla, mi lancia occhiate ancora più torve del solito, a volte ho paura che possa trasformarmi in una poltrona quando le do le spalle...”
 
Ovviamente Phil non temeva affatto quella gnoma chiacchierona della Campbell, non fosse stato per l’inconveniente che si trattava pur sempre di una strega e per di più pericolosamente esperta nell’arte della Trasfigurazione. Si sarebbe ficcato due dita negli occhi piuttosto che ammetterlo pubblicamente, ma talvolta negli ultimi tempi aveva sincero timore a dare le spalle alla collega.
 
I due stavano lavorando indisturbati, seduto uno di fronte all’altro, quando il rumore del quadro che scivolava di lato sulla parete di pietra li sorprese. Impietriti, Phil e Håkon si guardarono senza capire che cosa stesse succedendo mentre un eco di passi lungo il corridoio anticipava l’arrivo di due ospiti inaspettate.
Phil avrebbe preferito trovarsi di fronte ad una Preside furiosa, piuttosto che fare i conti con l’espressione fastidiosamente soddisfatta di Margot Campbell, che fece capolino nel suo rifugio segreto incrociando le braccia al petto e decretando sorridendo di non essersi sbagliata. Come sempre.
 
“Margi?! Demelza? Che cosa ci fate qui?!”
Confuso tanto quanto il collega, Håkon guardò le due colleghe appena arrivate mentre Demelza, dopo essersi stretta nelle spalle con nonchalance, prendeva a giocherellare con una ciocca di capelli ramati con fare annoiato:
“Non provate a negare, sappiamo tutto. Sappiamo dell’Asse Londra-Copenaghen del cavolo che avete orchestrato, e anche che state cercando di sabotare la Cooman per far sì che venga mandata in pensione anticipata l’anno prossimo raccogliendo decine di testimonianze sulla sua incompetenza. Ma potete sempre comprare il nostro silenzio, se MacMillan decidesse di condividere questo bel posticino con noi.”
“Scordatevelo. C’è la parola d’ordine, e posso cambiarla quando voglio!”
“Scordatelo cocco, abbiamo corrotto il tizio del quadro, ci dirà ogni parola d’ordine che dovessi inventarti. Come se Cooman schifo fosse molto originale, tra l’altro, dal tuo QI di 135 ci aspettavamo qualcosa di meglio.”
Demelza si lasciò scivolare su un angolo del divano sfoderando un sorrisetto beffardo, accavallando le gambe mentre guardava il collega visibilmente soddisfatta tanto quanto Margot. L’idea di aver fregato il genietto era piacevole quasi quanto mettere in punizione gli studenti più insopportabili.
“Come avete fatto a corromperlo?!”
Per una volta Phil non riuscì a celare la sorpresa e dovette mostrarsi sinceramente perplesso e colpito al tempo stesso mentre spostava lo sguardo da una collega all’altra, guardando le due streghe sogghignare divertite mentre Margot, raggiunto il frigo, lo apriva per cercare qualcosa di buono da scroccare:
“Facile, abbiamo chiesto gossip in giro e la Signora Grassa ci ha detto che ha una cotta per Lady Amelia del quarto piano da decenni. Gli abbiamo organizzato un appuntamento.”
“Vero, e lui ci è stato così riconoscente da prometterci lealtà eterna. Capisci? E-T-E-R-N-A. Avete sottovalutato le colleghe sbagliate, cari. Trovato qualcosa Margi?”
“C’è una ciotola piena di crema al mascarpone. Ma non ti vergogni?! Tenere nascosto tutto questo e non condividerlo?!”
Margot si voltò per rivolgersi a Phil mostrando un’enorme terrina di vetro piena di crema dall’aria molto invitante, sorridendo divertita quando il collega, livido, balbettò qualcosa sul fatto che la crema al mascarpone non rientrasse tra i beni condivisibili.
“Adesso rimediamo, non temere. Oh, voi continuate pure, non c’importa della Cooman, a Margi importa di aver avuto ragione fin dall’inizio… e a me di rilassarmi un po’. Passa la crema, Margi.”
Dopo aver evocato un paio di cucchiai da minestra, Demelza fece sbrigativamente cenno all’amica di raggiungerla per condividere la crema. Margot naturalmente non se lo fece ripetere, raggiungendo sorridente l’amica con il “tesoro” prima di rivolgersi brevemente ad Håkon, più seria che mai:
“Sono molto infastidita, ma ne parliamo dopo. Mi basta sapere che vuoi più bene a me che a Phineas.”
“E’ chiaro, Margi, come ti viene in mente?”
“Mh, allora va bene così, ma intanto la crema ce la mangiamo comunque.”
 
Allibiti, i due guardarono Margot sedersi accanto all’amica mentre Demelza tirava fuori dal nulla un paio di riviste sul Quidditch e un cruciverba e Margot un libro, mettendosi comode sotto i loro sguardi con perfetta nonchalance.
“Siete realmente intenzionate a piantare le tende qui?!”
“Secondo te siamo qui per fare cosa, guardare voi? Ok che siete uno spettacolo piacevole, ma abbiamo di meglio da fare.”

 
*

 
“Professor Watrous, sa qualcosa di come sia andata a finire la storia di Margot su Phil e Håkon?”
“No Beau, in effetti no. Ho cercato di capirci qualcosa, ma Margi sembra essere tornata serena da un giorno all’altro e lei e Håkon sono tornati quelli di sempre. Non so spiegarmelo, ma pare che sia così. Tu sai qualcosa?”
“No. Effettivamente Margi sembra quella di sempre, ma mi è sembrato di notare qualcosa di strano tra lei, Demelza e Phil… Non saprei. Lui sembra persino più indisponente nei suoi confronti del solito, credo che lo abbia fatto innervosire parecchio. Lei e Demelza non fanno che ridersela e fargli battutine.”
“Chissà cosa è successo… Chiederò a Pix se ha visto o sentito qualcosa. Nel frattempo godiamoci la tranquillità ritrovata, da queste parti è cosa piuttosto rara.”
 
Beau annuì, decidendo di dare ragione al collega più anziano prima di tornare a concentrarsi sul tè che i due stavano bevendo e sul libro che aveva davanti. Lui e Theobald si stavano rilassando in Sala Grande per il tè pomeridiano quando la soglia venne improvvisamente varcata dall’ultima persona che i due si sarebbero aspettati di vedere:
“Che cosa ci fa lei qui?!”
Allibito, Beau guardò la Cooman dirigersi verso di loro a passo di marcia e tenendo qualcosa in mano, visibilmente furibonda. Theobald mormorò curioso di non averne idea, ma in compenso propose al giovane collega di nascondersi sotto al tavolo prima che la donna iniziasse a lanciare contro di loro sfere di cristallo, maledizioni e predizioni mortifere.
“Chi è che ha osato porgere questi reclami su di me alla Preside?! Sono sicura che c’entrano Phineas e quell’altro!”
“Di chi parla?!”
“Credo di Håkon, non ricorda mai come si chiama. Sibilla cara, di che cosa parli?”
La Cooman non rispose alla domanda di Theobald, limitandosi ad agitare i fogli che teneva in mano mentre elencava tutti i chiari segni in cui si era imbattuta di recente che suggerivano l’imminente e dolorosa dipartita di “Phineas”.

 
*

 
Ufficio della Preside
 


Dopo aver sigillato la porta con un incantesimo, Minerva sospirò chiedendosi che cosa ancora la trattenesse dall’andarsene in pensione. Voltatasi verso la moltitudine di ritratti che affollavano le pareti del più grande ufficio del castello, l’anziana strega si rivolse esausta ai suoi predecessori per chiedergli se si fossero ritrovati con un gruppo di docenti simili a loro volta.
Lo scroscio di risate che ricevette in risposta contribuì solo ad innervosirla ancora di più, sibilando che probabilmente persino Armando Dippet se l’era cavata meglio di lei nel ruolo di Preside. E dire che lui aveva dovuto affrontare la faccenda della Camera dei Segreti e la morte di una studentessa.
Ma almeno, di questo Minerva ne era sicura mentre raggiungeva la sua poltrona dopo essersi provvidenzialmente chiusa all’interno del suo ufficio, aveva potuto contare su un corpo docenti nettamente più normale.
 
  
 
 
   
 
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