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Autore: Kim WinterNight    27/03/2022    1 recensioni
Storia incentrata su Mike Patton.
DAL TESTO:
C’è qualcosa che mi distrae.
Una voce tra le voci, uno speaker alla radio, un mormorio in mezzo a una folla impossibile.
È sempre così alla stazione della metro, ma stavolta un fattore diverso mi attrae. Non me lo so spiegare, ma succede.
Quella voce parla di sette casi. Sette casi di qualcosa, in Cina. Mi concentro, ma è difficile sentire in mezzo a questo caos.
La gente mi viene addosso, mi parla in faccia, ride e corre di qua e di là. [...]
Da quanto tempo sono chiuso qui dentro?
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Mike Patton
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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The water's clean
I see that it's full of dimes
For every wish, I wonder why
Why all I want
Is something beautiful
A place to rest
I never felt better now
 
 
La pioggia batte fuori dalla mia finestra e i miei occhi ne seguono il quieto scorrere.
Rigagnoli di acqua pulita, limpida, pura.
Come non sono io.
Io che mi sento sporco, inutile, frustrato.
Eppure non potrei stare meglio: le mie pupille rincorrono quei fiumi in miniatura fino alla pozzanghera più grande, proprio al centro del vialetto.
Nessuno potrebbe sporcarla.
Nessuno passa di qui da un po’.
Nessuno si preoccupa di cercare il mio sguardo spento oltre i vetri opachi della finestra.
Io stesso non mi ricerco più.
Il ticchettio delle gocce è rilassante, mi culla come l’abbraccio che desidero da tempo e che non avrò mai.
È l’unico istante in cui l’ansia scivola via dal mio petto e la pace se ne impossessa.
Tutto ciò che voglio è stare qui a osservare la pioggia, perché improvvisamente questo è il posto più bello del mondo, il momento perfetto.
 
 
Don't want your help
Don't need your help
Don't want your help
Don't need your help
 
 
Non ho bisogno di aiuto.
Non lo voglio, non me ne faccio niente.
In questo momento sento un intenso calore dentro il petto, sono tranquillo e in pace.
Continuo a fissare la pozzanghera al centro del vialetto e un sorriso crepa le mie labbra.
Fanno male, ma non potrei stare meglio.
È una pace effimera, durerà il tempo di questo acquazzone.
Ma ho imparato a prenderla tutta, accoglierla nel petto e conservarla gelosamente fino all’ultima stilla.
Finché il sole non tornerà a splendere e i demoni busseranno ancora una volta alla mia porta, facendola cigolare, ostile.
Le gocce, con il loro ostinato corso, trovano da sole la strada verso la pozzanghera.
Se qualcuno guardasse oltre i vetri della mia finestra, troverebbe il mio sguardo implorante.
Aiutami, ti prego.
Questo direbbero i miei occhi, perché questo è l’unico momento in cui mi sento in pace e pronto a lasciarmi leggere dentro.
Ma non c’è nessuno, nessuno passa di qui.
La pozzanghera è limpida, riflette il grigiore del cielo.
Nessun piede sporco di fango distruggerà questa perfezione.
 
 
You found a way to make me say, help me please
 
 
[Helpless, Faith No More]
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Waiting for someone to save me
But everyone just runs away
Waiting for someone to change me
But no one ever comes
 
 
Mi sento triste e solo.
Vorrei soltanto che qualcuno venisse a trovarmi.
Non saprei cosa dirgli, in verità non ho niente da offrire a un eventuale ospite e questa casa è un disastro.
Però sento che i miei amici non baderebbero a certe stronzate.
A volte ripenso a Titti, vorrei vederla.
Ripenso alla mia vita con lei, al sole di Bologna e a quella gente che mi faceva sentire vivo.
Vivo come ora non mi sento più.
Mi accuccio sotto le coperte e aspetto.
È buffo: quando voglio essere lasciato solo, qualcuno bussa alla porta o suona il campanello. Perfino i vicini con cui non ho mai parlato ogni tanto vengono a disturbarmi, sempre quando non sono in vena.
Oggi invece vorrei incrociare uno sguardo amico, perché l’ansia mi sta mangiando e la solitudine è l’unica compagnia che posso permettermi.
Dovrei soltanto alzarmi, fare una doccia e, con dei vestiti puliti addosso, uscire di casa.
Da quanto tempo sono chiuso qui dentro?
Qualcuno mi spedisce del cibo ogni giorno, immancabile il biglietto allegato al sacchetto fragrante che spesso ignoro e mi fa rivoltare lo stomaco.
Non sto mangiando tanto, non mi va.
I foglietti invece li leggo in continuazione.
Ormai attendo il momento della consegna come fosse l’unico evento rilevante nella mia vita.
A volte lancio sguardi supplichevoli al fattorino, sperando che mi riveli l’identità di chi mi compra da mangiare. Ho provato a chiederglielo, ma non ha mai saputo rispondermi.
A mezzogiorno eccolo arrivare, un cartone in mano e un sorriso di circostanza stampato sul viso troppo giovane.
Chissà cosa pensa di me, chissà se gli faccio pena o lo disgusto.
Non potrei biasimarlo, mi sento così smarrito che avverto perfino la tentazione di aggrapparmi a lui e pregarlo di salvarmi.
Tutti se ne sono andati, ormai nessuno pensa più a me.
Li ho fatti scappare con i miei silenzi e la mia freddezza.
Li ho terrorizzati con la mia vuotezza.
Eppure qualcuno ancora si preoccupa: mi manda del cibo e mi ricorda qual era la mia vita, quali erano le mie idee e le mie passioni, trascrivendo le mie stesse parole su dei bigliettini.
Mi ricorda chi sono anche quando vorrei soltanto dimenticarlo.
Come oggi, che mi sento tanto triste e solo e vorrei soltanto che qualcuno mi tendesse una mano gentile.
Sono in trappola e non so come uscirne, mi guardo intorno e ci sono soltanto le solite mura ostili che vorrei distruggere.
Oggi desidero riprendere la mia libertà, o semplicemente che tutto questo finisca.
Mi guardo intorno e ogni cosa sembra fuori posto. L’ambiente è sempre più ostile, quasi mi sussurra di andarmene.
Poi l’ansia mi assale e sento di non potercela fare.
Appartengo a queste mura, a questo sole accecante che accresce le mie paure, al caos nella mia testa.
Mi basterebbe soltanto un po’ di pioggia per ritrovare la pace.
 

I'm breaking down the walls that cage me
But nothing ever falls in place
Waiting for the end to take me
Blinded by the sun
 
 
[Darkness Settles In, Five Finger Death Punch]
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Rain, rain, rain, take this hand of sorrow
Take away my darkest days
 
 
Quando la pioggia accarezza i vetri delle mie finestre, tutta l’ansia mi abbandona.
Ormai è un processo a cui sono abituato, un momento che attendo e mi conforta nel profondo.
Ecco perché quando Trevor viene a trovarmi, sono piuttosto calmo.
Rilassato.
Non riesco a distogliere gli occhi dalle gocce che scivolano giù dal cielo, è un movimento ipnotico ed estremamente capace di farmi sentire in pace.
«Ehi!» Il mio amico si piazza di fronte a me, impedendomi di continuare a godermi lo spettacolo che scroscia fuori dalla mia finestra.
Sbatto le palpebre e sento la rabbia montarmi dentro: perché vuole rubarmi l’unico istante di tranquillità che mi è rimasto? Non ne ha alcun diritto.
Sollevo il capo e sto per dire qualcosa, quando i suoi occhi scuri si scontrano con i miei. E, come al solito, ho come l’impressione che possa leggermi dentro.
Mi conosce fin troppo bene, ma stavolta non ho la minima idea di cosa possa trovare nel mio sguardo – io mi sento totalmente svuotato.
Rimane a scrutarmi in silenzio, poi una delle sue mani si posa cauta sulla mia spalla.
Scatto come una molla e mi ritraggo, sfidandolo con occhiate di fuoco. Non voglio che qualcuno mi tocchi, non voglio compassione, non voglio essere disturbato durante un giorno di pioggia.
Non potrei stare meglio, ho bisogno di godermelo, è così difficile da capire?
Eppure pensavo che Trevor mi conoscesse…
«Mike…» Il suo è un sibilo strozzato, accompagnato da due occhi che si fanno grandi e pieni di paura.
Perché mai dovrebbe essere spaventato? Ho un aspetto tanto orribile?
Non mi importa.
Voglio solo che la pioggia porti via i miei giorni più bui, da solo e senza interferenze.
«Vattene, va bene? Qui è tutto a posto, davvero. Non vedi quanto sono tranquillo?» Mi rivolgo a Trevor in tono piatto, non ho alcuna voglia di fare conversazione.
Oggi meno che mai.
«Volevo solo… sono preoccupato» ammette con estrema schiettezza, accovacciandosi di fronte a me.
Da quando è arrivato, non mi sono mosso dalla poltrona davanti alla finestra.
Ora che si è abbassato, ho nuovamente la visuale libera e posso godermi ancora una volta lo spettacolo della pioggia che inonda il vialetto, la strada, le auto…
Un altro tocco, stavolta sulla mano.
Trevor mi sfiora la sinistra, sa perfettamente che così posso accorgermi del contatto. Vuole attirare la mia attenzione.
Quel gesto è talmente lieve e caldo che non trovo la forza di ritrarmi.
Stacco lo sguardo dalle gocce che crollano dal cielo e lo riporto in quello scuro e preoccupato del mio ospite indesiderato.
Un sussulto mi scuote appena il petto e questo mi terrorizza.
«Che ne hai fatto di quella testa di cazzo del mio amico?» sussurra Trevor.
Sembra sempre più piccolo, ingobbito, schiacciato da chissà quale peso invisibile. Forse è colpa mia se sta così, ma io non so proprio come aiutarlo.
«Sono qui, non mi vedi?» rispondo con semplicità, scostando la mano sinistra dalla sua.
È a quel punto che lui si mette di nuovo in piedi. È a quel punto che evita categoricamente di guardarmi negli occhi. È a quel punto che scuote il capo e si avvia alla porta.
L’unica cosa che riesco a pensare, mentre lo osservo andar via, è che finalmente ho ottenuto ciò che volevo fin dall’esatto istante in cui Trevor ha suonato il campanello.
Non so neanche quanto tempo sia passato.
Torno a concentrarmi sulla pioggia e noto la figura del mio amico che attraversa il vialetto e si dirige verso la propria auto.
Poco prima di salire a bordo, si volta nuovamente nella mia direzione.
La pioggia accarezza anche lui, lo porta via come uno dei miei peggiori incubi.
Ha le guance bagnate.
 

Rain, rain, rain, take away my darkest days
Return me for I feel they’re here to stay
 
 
[Darkest Days, Black Label Society]
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Il fattorino arriva puntuale, come ogni giorno.
Consegna il pranzo al solito indirizzo.
In allegato un biglietto, scritto al computer e anonimo.
 
 
There are so many ideas that I have in my mind, of projects that I would love to tackle, people I would love to work with, genres I would love to experiment with, and sounds that don't fit any of my previous projects that I need to find a home for.
[Mike Patton]
 
 
 
 
 
 
NOTE:
In questo capito compare Trevor Dunn, bassista e co-fondatore insieme a Mike dei Mr. Bungle e suo amico da quando erano bambini. I due sono cresciuti insieme a Eureka, cittadina nel Nord della California.
Viene inoltre menzionata Titti Zuccatosta, l’ex moglie bolognese di Mike; il cantante ha vissuto per un buon periodo a Bologna e ha imparato l’italiano, mai nascondendo il suo apprezzamento per la città emiliana e per l’accoglienza che ha sempre ricevuto.
Quando Trevor tocca la mano sinistra di Mike per attirare la sua attenzione, ho voluto fare un piccolo riferimento a un incidente che Mike ebbe all’inizio degli anni Novanta, durante una delle primissime date con i Faith No More; il cantante, infatti, si ferì con una bottiglia di vetro che rese la sua mano destra praticamente insensibile.
  
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