«Kuroba, tu vieni
poco da me, ma ogni volta che ti vedo sei fonte di parecchi grattacapi.»
«La
ringrazio, Madama Ghips.»
L’infermiera della scuola aveva in mano gli
antipiretici di Kaito, ma li teneva con la punta
delle dita, e li guardava con aria schifata.
«Ma perché non ti sei fatto una pozione? Al
quarto anno dovresti saperle fare!»
Kaito, imbacuccato sotto le coperte, sospirò: «Non avevo gli ingrediendi né un gamino ber il baiolo.»
La donna posò le medicine con una smorfia
preoccupata: «Il problema è che ora sono io a non fidarmi di darti una pozione…
non conosco bene la medicina babbana, ho paura delle interazioni fra
ingredienti. Non vorrei farti più male che bene mischiando pozioni e componenti
artificiali. Ho paura che dovrai rimanere qui per un po’, finché
quest’influenza non sarà passata.»
Kaito non seppe se essere scocciato o
rassicurato dalle parole di Madama Chips. Certo, rimanere bloccato in
infermeria non lo entusiasmava neanche un pochetto, ma allo stesso tempo era
contento che la donna si preoccupasse professionalmente delle interazioni fra
sostanze. Non era certo che il professor Piton
avrebbe fatto altrettanto.
«Informerò gli insegnanti della tua
situazione, tu cerca di riposarti e di fare del tuo meglio per riprenderti.
Intanto…»
«Hem hem!»
Un colpo di tosse stridulo dall’ingresso
dell’infermeria fece sobbalzare Madama Chips.
«Scusami, vado a vedere che succede.»
Kaito annuì e l’infermiera chiuse di scatto le
tende attorno al suo letto prima di allontanarsi. La curiosità del ragazzo però
ebbe il sopravvento sulla sua febbre quando sentì due voci femminili discutere
animatamente e avvicinarsi sempre di più.
«Le ho detto che al momento non può
ricevere visite, è altamente contagioso!»
«Mi ha detto che si tratta di influenza,
no? Come mai non è stato ancora curato?»
Due ombre, una alta, che Kaito riconobbe immediatamente come quella dell’infermiera,
e una piccola si avvicinarono al suo baldacchino.
«Perché si è automedicato
in maniera babbana, e non mi fido a mischiare medicine magiche e non magiche!
Non ci sono ancora studi sulle interazioni fra pozioni e farmaci… o almeno non approvate
dal Ministero. Non credo che mi possa autorizzare a utilizzare teorie e studi
non approvati ufficialmente, o sbaglio?»
La silhouette piccola si fermò di scatto, e
quando rispose il tono era notevolmente acuto e infastidito: «Certo che no! Il
Ministero della Magia è sempre nel giusto, e chiunque contravvenga ai suoi
regolamenti è in errore!»
Kaito sobbalzò. Finalmente aveva identificato la
vocetta stridula.
Madama Chips, intanto, rispose con aria
trionfante: «Il Dipartimento per la Salute prescrive che in caso di dubbi il
medico non debba intervenire se ci sono probabilità che un’azione incauta possa
portare danno al paziente. Certo, si potrebbe mandare un gufo al San Mungo, ma
si tratta di una semplice influenza, non mi pare il caso di disturbare i
luminari di medicina magica per un caso così semplice. Entro al massimo una
settimana il ragazzo si sarà ripreso da sé.»
«Ribadisco in ogni caso la mia necessità di
incontrarlo. Alcuni punti della sua scheda hanno bisogno di essere chiariti!»
Madama Chips rispose infastidita: «Kuroba è alunno di questa scuola da quattro anni, la
maggior parte del tempo in cui ho avuto a che fare con lui si è dimostrato un
alunno premuroso nei confronti dei compagni malati o feriti, non vedo nulla di
anomalo nella sua situazione. E finché si trova in questa stanza è un mio
paziente, e ho totale responsabilità su di lui e sulla sua salute.»
La vocina si fece di colpo meno acuta e più
melliflua: «Niente di anomalo, eh? Neanche il fatto che abbia diciannove anni e
sia al quarto anno?»
Kaito, a quelle parole, s’impose la faccia da
poker anche con la febbre. Non gli piaceva per nulla la piega che stava
prendendo quella discussione.
«Per il Preside risulta regolarmente
iscritto, quindi per quanto mi riguarda non ho nulla da controbattere. Per
eventuali problemi riguardanti la sua iscrizione la prego di rivolgersi a lui e
non a me.»
«Certo, certo, non si preoccupi che lo
farò. Ora, se non le dispiace, vorrei rivolgere la parola al mio alunno. Non
vorrei dover chiedere al Ministero un’ispezione sanitaria straordinaria nella
sua infermeria…»
A quelle parole Madama Chips si ritenne
particolarmente offesa e non fece nulla per nasconderlo: «Può mandarla in
qualsiasi momento! La mia infermeria è sempre stata ligia ai regolamenti
ministeriali!»
Kaito percepì perfettamente dal tono e dai
movimenti dell’infermiera che la donna si stava trattenendo a fatica dal
picchiare la sua interlocutrice, per poi sicuramente curarla al meglio.
Con un grosso sospiro, si arrese: «Visto
che non c’è modo di smuoverla dai suoi intenti, le concedo cinque minuti, non
di più, e a distanza. Si ricordi che il ragazzo è febbricitante, quindi non lo
affatichi troppo con discorsi complicati e si premuri di assumere
preventivamente una pozione Tiramisù.»
«Non si preoccupi per me e ci lasci soli.»
Madama Chips si avvicinò alle tende:
«Cinque minuti, non di più.»
Non appena l’infermiera si fu allontanata,
la Umbridge spalancò di colpo le tende, per
ritrovarsi davanti un ragazzo dagli occhi lucidi e palliduccio, ma dallo
sguardo vivido e attento e un’espressione imperscrutabile.
Con una voce estremamente melliflua, come
se sicuramente il ragazzo non avesse ascoltato nulla della discussione appena
avvenuta, si presentò: «Buongiorno… Kuroba, giusto?»
«Dì,
dono io… mi sgudi,
l’aldra dera non ero in
forma e non ho gabito il duo nome…»
La donna gli rivolse un sorrisino tanto
cordiale quanto finto: «Mi chiamo Dolores Umbridge, e
sono la nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.»
«Biagere di gonosgerla.»
«Piacere di conoscerla, Professoressa Umbridge.»
Kaito dovette fare appello a tutta la sua faccia
da poker per ripetere senza alzare gli occhi al cielo: «Biagere di gonosgerla, Brofeddoredda Umbrige.»
«Oh, puoi stare tranquillo, vedo che non
stai bene e per questa volta ti perdono, Kuroba. Però
cerca di ricordartelo per le prossime volte.»
«Non mangherò.»
Indugiò per un secondo.
«Brofeddoredda Umbrige.»
Lei gli rivolse un nuovo sorriso, di quelli
che si sarebbero rivolti normalmente ai bambini piccoli, e Kaito
si chiese se lo stava facendo perché le faceva pena, in quello stato, o se
fosse proprio il suo atteggiamento generale: «Benissimo! Sono proprio contenta
che cominciamo nel migliore dei modi possibili! Mi hanno detto che purtroppo
non puoi essere curato in modo tradizionale, è corretto?»
«Dì,
a gasa non ho boddibilidà di brebararmi bozioni, burtrobbo, e mi dono gurato
gon guello ghe abebo. Gergherò di brebararmi
gualghe bozione di riderba
gua a Hogwards ber le broddime
bolte.»
«Sì, mi sembra un ottimo proposito. Quindi
deduco che vieni da una famiglia babbana, ho ragione?»
«Dì,
bibo gon mia madre, ghe è babbana.»
«Capisco… ah, ancora una cosa, e poi ti
lascio riposare in pace.»
«Mi
diga, Brofeddoredda Umbrige.»
Il volto dell’insegnante cambiò
leggermente. Pur mantenendo il sorriso infantile, lo sguardo si fece
improvvisamente serio e tagliente.
«Non ho potuto fare a meno di notare la… particolarità, passami il termine, della
tua situazione. Sapresti spiegarmi come mai hai iniziato a frequentare Hogwarts così tardi?»
Con la sua collaudatissima faccia da poker,
Kaito rispose: «Il
Brofeddor Dilende, all’epoga, mi dpiegò ghe g’erano
ddadi broblemi
gon il
gufo ghe dobeba bordarmi la leddera.»
La Umbridge
sembrò particolarmente interessata: «Problemi,
eh? Che tipo di problemi?»
«Non
me lo didde,
e oneddamente
ero godì gondendo di eddere gui ghe non gliel’ho mai righiesdo. Oggi Hogwards è la
mia segonda
gasa.»
La Umbridge, con
sguardo più rilassato, gli rispose: «Certo, capisco. Bè, se ne avrò l’occasione
magari lo chiederò al Professor Silente. Temo che il tempo a nostra
disposizione sia scaduto, e che debba lasciarti riposare. Ti prego di
riprenderti al meglio, ci aspetta un anno impegnativo.»
«Barò
del mio meglio, Brofeddoredda Umbrige.»
La donna fece per allontanarsi, poi tornò
sui suoi passi: «Ah, dimenticavo, un’ultima cosa… ricordati che, come tua
insegnante, io sono dalla tua parte, sono tua amica. Se dovessi sentire… qualcosa di strano, qualcosa che possa
turbare la tua tranquillità di studente, ti prego di venirmi a cercare nel mio
ufficio. Io e il Ministero siamo sempre a disposizione per qualsiasi necessità
di voi giovani promesse della Magia.»
«Non mangherò, Brofeddoredda Umbrige.»
«Allora arrivederci, Kuroba!»
«Le
auguro buona giornada,
Brofeddoredda Umbrige.»
Non appena la donna uscì dall’infermeria, Kaito fece un profondo sospiro e si lasciò cadere ancora di
più nelle lenzuola. Un anno intero con quella donna…
Rabbrividì, e non seppe se per l’idea
raccapricciante o per la febbre.
«Kuroba!»
«Mi
diga, Madama Ghipd.»
L’infermiera aprì un po’ le tendine intorno
al suo letto e sorrise al ragazzo.
«Visto che la febbre è passata, ho pensato
che un po’ di compagnia avrebbe potuto aiutarti nella tua guarigione. Hai il
permesso di stare con i tuoi amici per un quarto d’ora, venti minuti al
massimo.»
Il volto di Kaito
s’illuminò: «Grazie, Madama Ghipd!»
Quando però i Malandrini si avvicinarono al
suo letto, il ragazzo notò con sorpresa che erano solo in due.
«Dob’è George?»
Fred arrossì leggermente: «Ehm… diciamo che
era occupato…»
Sheridan, con un sospiro di
disapprovazione, specificò: «Occupato a calmare la crisi isterica di Hermione quando lo ha beccato a usare come cavie per i Tiri
Vispi Weasley dei primini…»
«GHE
GOSA???»
Soseiji cercò subito di calmare gli animi: «Ehi,
ehi! Abbiamo fatto un sacco di test su noi stessi e abbiamo controllato persino
sui libri che ci avete regalato, ma prima o poi dobbiamo controllare se
funzionano correttamente per tutti!»
Momoka sospirò ancora: «Il Prefetto Hermione attende con ansia il tuo ritorno, nella speranza
che tu possa tenere a freno questi due più di quanto non riesca a fare io da
sola.»
«Brefetto?»
Fred ridacchiò: «Sì, lei e Ron… quanto mi mancava un Prefetto in famiglia dopo Percy, guarda… non ne potevamo proprio fare a meno…»
Sheridan gli diede una gomitata: «Come se
sotto sotto voi non ci aveste sperato! Potere quasi illimitato sugli studenti
per potergli combinare qualsiasi tipo di scherzi!»
Fred ridacchiò assaporando per un attimo
l’idea e Kaito sorrise, per poi tornare serio.
«Gom’è la diduazione gon la Umbridge?»
I due Grifondoro
si scambiarono uno sguardo preoccupato.
«Mi
basta e mi abanza
come ridpodda. Dabbiate
ghe è venuda a drobarmi gua in inbermeria.»
Fred si mostrò subito preoccupato:
«Davvero?»
Il prestigiatore raccontò in breve il loro
incontro, aggiungendo ridacchiando: «Gredo ghe dia la brima bolta che bedo Madama Ghipd deriamende dendada di berire invece ghe gurare.»
Sheridan invece non rise: «Non mi stupisce.
La Umbridge sta scatenando una caccia all’uomo.»
«A ghi?»
«A chiunque sostenga che Tu-Sai-Chi sia
tornato. Il Ministero l’ha mandata qui per fare censura. Come la Skeeter, ma legalmente autorizzata. Non possiamo neanche
metterla in un barattolo, questa volta.»
Fred annuì: «E puoi immaginare chi sia la
sua vittima preferita.»
Kaito sospirò: «Harry.»
Nel giro di un paio di giorni, Kaito poté tornare alle sue normali lezioni, e poté
rendersi conto di persona della situazione. La sfuriata di Harry alla prima
lezione della Umbridge aveva fatto il giro del
castello.
Viste le premesse e memori delle lezioni
del primo anno con Allock, tutti i Grifondoro attesero con estrema ansia la prima lezione di
Difesa Contro le Arti Oscure in presenza di Kaito.
Ginny, prima di entrare, gli ricordò: «Kaito, per favore, lo so che vorrai prenderla a pugni dopo
i primi due minuti, ma ti prego, ricordati che questa ti può sbattere ad
Azkaban!»
Sheridan lo punzecchiò: «E non credo che tu
voglia finire in prigione, vero?»
Thomas, inaspettatamente, invece che
rivolgersi al prestigiatore, si voltò verso Colin: «Vero? Vero che anche tu non vuoi che finisca in prigione, giusto?»
Kaito rimase un attimo perplesso: «E lui che
c’entra?»
Stephen rispose: «C’entra, lui è l’unico
che spera in una tua sfuriata!»
Colin arrossì: «Ma no, non è vero…»
Nicole lo incalzò: «Allora dimostracelo!
Lasciaci la tua macchina fotografica per questa lezione. Alla fine dell’ora te
la restituiamo.»
Stephen aggiunse: «Guarda che rischi anche
tu! Pensi che la Umbridge sarebbe contenta di essere
fotografata senza autorizzazione?»
Colin fece una smorfia, ma alla fine
consegnò la sua macchina fotografica a Nicole.
«Bravo, la metto qua nella borsa e te la
restituisco a fine lezione, promesso!»
I ragazzi del quarto anno di Grifondoro e Tassorosso entrarono
in rigoroso silenzio e si sedettero ai loro posti. Sheridan si mise al fianco
di Kaito, pronta a contenerlo in qualsiasi momento.
«Buongiorno.»
Gli alunni risposero in coro e in tono
monocorde: «Buongiorno, Professoressa Umbridge.»
Lo sguardo della donna si soffermò per un
momento su Kaito: «Oh, Kuroba!
Finalmente sei uscito dall’infermeria!»
«Sì, Professoressa Umbridge.»
«Ottimo, vedi di recuperare le lezioni che
abbiamo fatto in tua assenza.»
«Non mancherò, Professoressa Umbridge.»
Tutti i Grifondoro
assistettero a questo scambio di battute quasi non respirando, ma vedendo che Kaito sembrava perfettamente tranquillo e a suo agio,
iniziarono leggermente a rilassarsi. L’unica che non lo fece fu Sheridan, che
conosceva ormai abbastanza bene la sua faccia da poker, e osservava più le sue
mani che il suo volto, alla ricerca di qualche segno di nervosismo.
«Giusto per aiutare il vostro compagno,
farò un ripasso veloce del programma di quest’anno.»
Ginny sbiancò mentre la Umbridge, con la
sua bacchetta insolitamente corta, diede un colpo alla lavagna. Subito
apparvero le parole:
Difesa contro le Arti Oscure
Ritorno ai principi base
«Quest'anno
seguiremo un corso di magia difensiva strutturato con cura, fondato sulla
teoria, approvato dal Ministero.»
Colpì
di nuovo la lavagna; il primo messaggio sparì e fu sostituito dagli 'Obiettivi
del Corso'.
1.
Comprendere i principi base della magia difensiva.
2.
Imparare a riconoscere le situazioni nelle quali la magia difensiva può essere
usata legalmente.
3.
Porre la magia difensiva in un contesto per l'uso pratico.
Kaito lesse con attenzione limitandosi ad
annuire, con aria apparentemente interessata. Sheridan, che pensava ormai di
conoscerlo abbastanza bene, dovette rendersi conto di non avere davvero idea di
cosa gli passasse per la testa.
«Abbiamo già affrontato il capitolo uno del
volume… Kuroba, sei in possesso di Teoria della
Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?»
Il ragazzo prontamente tirò fuori il
volume.
«Sì, Professoressa Umbridge.»
«Perfetto, allora possiamo iniziare con il
capitolo due. Non ci sarà bisogno di parlare.»
I ragazzi iniziarono a leggere il capitolo,
ma molti, spesso, interrompevano la lettura e davano un’occhiata di sfuggita a Kaito. Finora tutti avevano evitato l’argomento, ma il
corso della Umbridge presentava un evidente problema
che non erano certi che il prestigiatore avesse ancora afferrato a pieno.
Nessuno aveva avuto il coraggio di chiedergli se effettivamente avesse letto il
primo capitolo del libro per capire l’andazzo del corso.
Kaito rimase tranquillo per un quarto d’ora,
leggendo diligentemente il capitolo. Alla fine di questo, però, alzò la mano.
Sheridan gli diede una gomitata, ma il ragazzo la ignorò deliberatamente.
«Sì, Kuroba? C’è
qualcosa che non hai capito?»
«In effetti sì, Professoressa Umbridge.»
Per quanto possibile, nell’aula calò ancora
di più il silenzio. Kaito continuò come se niente
fosse.
«A pagina 23 viene illustrato un
incantesimo scudo di base che pare interessante, ma la spiegazione non è
chiarissima, in particolare sul movimento corretto da fare per passare dalla
posizione dell’illustrazione 2 alla 3. Purtroppo questa specifica illustrazione
non è animata.»
La Umbridge
sembrò essere stata presa in contropiede, e si affannò a prendere la propria
copia per controllare. A quel punto Kaito si alzò in
piedi e, con un gesto calmo ma plateale, accuratamente studiato, posò la sua
bacchetta sul banco. Ai suoi compagni di classe, a quel punto, fu chiaro che
aveva un piano in testa, ma non sapevano più come fermarlo. Colin dovette
trattenersi con tutto se stesso per non saltare
addosso a Nicole per riavere la sua macchina fotografica.
«Le mostro il mio dubbio con la piuma,
invece che con la bacchetta, per non rischiare incidenti. Il movimento da
compiere è questo…»
E ne fece uno armato della piuma con cui
stava scrivendo, in un singolo punto abbastanza diverso da quanto illustrato
sul libro.
«… o questo?»
Ed eseguì il movimento corretto.
La Umbridge lo
guardò sorpresa: «Kuroba, non ti ho autorizzato ad
alzarti!»
Il ragazzo immediatamente si risedette: «Mi
perdoni, Professoressa Umbridge, ero in difficoltà ad
esprimere il mio dubbio con le sole parole. Ci posso provare, però: dopo il
movimento del braccio, il polso richiede uno scatto rigido verso sinistra o un
movimento morbido che va da destra a sinistra?»
La Umbridge
rimase spiazzata dalla domanda a bruciapelo. Rendendosi conto di aver
difficoltà a rispondere a un punto così specifico senza effettuare il movimento,
cercò di riprodurlo senza farsi notare sotto la cattedra prima di rispondere.
La sua indecisione nella risposta, però, ebbe esattamente l’effetto opposto,
attirando l’attenzione di tutti su di lei. Ginny,
Thomas e Stephen si voltarono verso Kaito, stupiti ed
ammirati. Nicole non lo fece solo perché cercava a tutti i costi di difendere
la sua borsa da Colin.
«La seconda che hai detto, Kuroba. Un movimento morbido che va da destra a sinistra.»
Kaito annuì soddisfatto: «La ringrazio,
Professoressa Umbridge. La teoria è fondamentale per essere
in grado di eseguire gli incantesimi in circostanze di massima sicurezza, ma è
necessario comprenderla a fondo per essere in grado di applicarla. Questa è la
mia più grande preoccupazione, potrò farle altre domande se il testo dovesse
apparirmi non chiaro…»
In un secondo di gioco di sguardi, la Umbridge fissò Kaito negli occhi,
intuendo, forse, il suo gioco, ma risultando da ogni punto di vista
inattaccabile.
Era
lo studente perfetto, e per essere la professoressa perfetta avrebbe dovuto
stare al suo gioco.
«…Professoressa Umbridge?»
La donna si lasciò sfuggire un sospiro che
sapeva di sconfitta: «Certamente, Kuroba.»
Se avessero potuto, gli studenti si
sarebbero alzati ad applaudire il compagno. Tutti, tranne Sheridan, che alzò a
sua volta la mano.
«Sì, signorina Pumpkin?»
La ragazza rispose con lo stesso
atteggiamento angelico di Kaito, cosa che a chi la
conosceva bene diede i brividi: «Potrei richiedere al mio compagno di ripetere
il gesto? Vede…»
E alzò leggermente il libro, dove si vedeva
che sopra l’illustrazione aveva iniziato ad abbozzare un’altra figura.
«… volevo prendere appunti precisi sulla
questione. Conoscendomi fra qualche settimana me lo sarò scordata.»
Dietro al volume, Sheridan scoccò un
occhiolino da vera Malandrina al compagno.
La fine dell’ora, per una volta, salvò
l’insegnante e non l’alunno da una risposta scomoda.
«Glielo chieda privatamente, signorina Pumpkin, e senza la bacchetta.»
«Ovviamente, Professoressa Umbridge. Ci teniamo molto alla nostra sicurezza e a quella
degli altri. La ringrazio, Professoressa Umbridge.»
Tutti gli alunni si alzarono dicendo in
coro: «Buona giornata, Professoressa Umbridge.»
Usciti fuori dall’aula, tutti i ragazzi, Grifondoro e Tassorosso, si
premurarono di allontanarsi insieme fino a un altro corridoio, per poi fare un
grosso applauso a Kaito, che da bravo uomo di
spettacolo s’inchinò al suo pubblico. Nessuno a quel punto poté negare a Colin
la foto.
«Fantastico!»
«L’hai presa in giro per tutta la lezione
ma senza poter essere messo in punizione!»
Thomas a quel punto gli chiese: «Ma quindi
tu sapevi che le lezioni della Umbridge sono solo
teoriche? Noi non te l’avevamo detto!»
Kaito tirò fuori il volume, indicando il titolo:
«Ma so ancora leggere! “Teoria della Magia Difensiva”? Teoria??? Qua, ad Hogwarts, dove l’unica materia teorica che abbiamo è Storia della Magia?
Non avevo bisogno della prima lezione, bastava leggere l’introduzione al volume
per capire dove andava a parare questa!»
Sheridan ridacchiò: «E quindi l’hai
ripagata con la stessa moneta?»
«Vuole le lezioni teoriche? Le avrà, con
tutti i pro e i contro del caso! Magari non proprio tutte le lezioni, ma
diciamo che avrò spesso dei dubbi sulla validità del libro… del libro, eh, sia
chiaro, non dell’insegnante. L’insegnante è perfetta!»
Ginny scoppiò a ridere: «Come abbiamo fatto
un’intera settimana senza di te?»
Tutti, anche Helen, Matthew e Johan di Tassorosso, gli fecero grossi complimenti e pacche sulle
spalle, tanto da attirare l’attenzione di un Prefetto.
«Allora, che succede?»
Tutti si gelarono sul posto, ma Kaito le sorrise: «Scusaci, Hermione,
ora torniamo a lezione.»
Sheridan aggiunse: «Ci stavamo solo
complimentando con Kaito su come fosse riuscito a
prendere in giro per un’ora intera la Umbridge senza
rischiare una punizione.»
Hermione lo guardò con aria severissima: «Ah,
davvero?»
«Limitandosi a fare domande da studente
perfetto, più o meno come faresti tu.»
Tutti fissarono Sheridan esterrefatti. Ma
era pazza a dirlo direttamente a un Prefetto?
Con grande sorpresa di tutti, però, Hermione gli fece un grosso sorriso: «Complimenti davvero, Kaito! Se c’era qualcuno che potesse controbattere la Umbridge,
quello eri solo tu!»
«Grazie!»
«Be’, ora vi conviene però andare a
lezione, o non posso garantire che qualche insegnante non vi tolga ugualmente
dei punti per il ritardo.»
Sheridan annuì: «Certo, grazie, Hermione, a dopo!»
Non appena il Prefetto si fu allontanato,
Sheridan, sentendosi osservata, rispose: «Embè? Hermione
sarà pur un Prefetto, ma è pur sempre una persona, una persona sensibile e
geniale, e fidatevi che la conosco abbastanza bene da poter dire che se potesse
non si farebbe problemi a rinchiudere la Umbridge in
un vasetto. E senza buchi per l’aria, questa volta.»
Kaito sospirò: «Continuo a dirlo, tu hai una
brutta influenza su quella ragazza…»
Che fosse vero o meno, la discussione con i
ragazzi del quarto anno aveva indubbiamente acceso una lampadina nella testa
della Grifondoro. Perché Sheridan aveva ragione, Hermione era una ragazza sensibile e geniale, e non si
sarebbe arresa allo strapotere della Umbridge senza
combattere.
Magari
con un esercito.
Rieccoci qua! Quest’anno
è veramente uno dei più impegnativi che abbia avuto, oltre ai problemi comuni a
tutti si sta aggiungendo un importante test per avere una cattedra a tempo
indeterminato e gravi problemi di salute in famiglia, per cui ammetto che la
scrittura spesso deve prendersi una pausa più lunga di quello che vorrei. Ma piano
piano, ormai lo sapete, vado avanti.
Ne approfitto per
ringraziare fenris, Dark Ice
Lord (che mi ha inseguito da AO3, thank you very much!), siriusxme
che è tornato dopo tanto tempo e Mari Lace.
Prossimo capitolo? Si
parla di Esercito, quindi… ma occhio, ci saranno colpi di scena!
Alla prossima!
Hinata 92