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Autore: Strige_LiW    18/04/2022    10 recensioni
[ISCRIZIONI CHIUSE]
Cerco coinquilini.
Il Manor presenta un ampio numero di camere il che implica la necessità di più Elfi Domestici, se questo è un problema l'annuncio non fa' per voi.
I candidati saranno sottoposti ad un intervista.
Il colloquio è aperto a quasi chiunque. Meglio ancora se ti reputi o se ti è stato fatto notare che non sei un tipo di persona facilmente desiderabile, quindi reietti e senzatetto sono ben accetti e oltremodo incoraggiati.
No ai francesi.
Meglio se non si conosce il francese e se invece lo parli è essenziale che non venga praticato in mia presenza.
Non è possibile Materiallizzarsi o Smaterializzarsi all'interno dei territori della villa ma solo nelle aree circostanti. Una fermata del Nottetempo non è lontana.
Gli animali vanno bene se addomesticati.
Non è richiesto alcun tipo di pagamento.
Se interessati mandate un gufo.
🦉
[Questa vuole essere una storia "leggera" ma anche riflessiva, che parli di legami, amicizie e del sentirsi inadeguati. Di come si possa maturare se si ci trova nel giusto ambiente e con le giuste persone]
Genere: Angst, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3
L'arrivo al Manor





Nota: in fondo al capitolo potete trovare le polaroid dei visi dei personaggi coi nomi abbinati, sperando che questo possa in qualche modo facilitarvi nella lettura.





La casa era piena di un'agitazione che non si vedeva da mesi, causa gli elfi domestici che animati da vita nuova si materializzavano da una parte all'altra del maniero armati di stracci e incantesimi lustranti. La voce gracchiante di Crabby tuonava ordini e da ogni angolo riceveva un emozionato squittio.
 Con l'inizio della scuola e la dipartita dei suoi genitori a settembre, erano pressoché due mesi che la casa non accoglieva nessuno oltre lui e se dal canto suo si era trovato a pieno agio nella solitudine, non poteva certo dire lo stesso dei suoi piccoli abitanti che erano diventati giorno dopo giorno sempre più irrequieti. Sentimento che ora lui per diversi motivi si ritrovava a condividere a pieno.
 
Una mano pallida e perfettamente laccata gli si posò leggera sulla spalla strappandolo dalle sue riflessioni e con vergogna dovette ammettere di essersi a malapena trattenuto dal sobbalzare.
 Lui e Louise erano amici d'infanzia ma, nonostante ciò, la sua camminata felpata riusciva ancora a coglierlo di sorpresa. Ne aveva fatto un'arte quando erano ancora solo due bambini costretti nella stessa stanza, obbligati al silenzio per non disturbare i grandi che discutevano dei loro oneri alle noiosissime cene di lavoro a cui li trascinavano.
 Era sempre Louise ad avvicinarlo di soppiatto e a persuaderlo ad allontanarsi dagli sguardi attenti dei genitori. Il fatto che a distanza di circa quindici anni le cose fossero così uguali ma al contempo totalmente diverse dava al tutto un retrogusto dolceamaro.
 
"Non è questa l'espressione che mi aspettavo di vedere sul tuo bel faccino. Eccitazione, smania, gioia addirittura...invece sembra che tu abbia appena succhiato il limone più aspro di sempre. Ti sei già pentito?"
 
Ferito nell'orgoglio fece spallucce, aggiungendo un flebile "nah" pronto invano a negare l'evidenza. Si accorse troppo tardi di aver detto la cosa sbagliata quando la vide prende fiato, pronta ad attaccarlo.
 
"Oh siii. Davvero molto convincente. Cielo, sei un insulto a tutte le femminucce. Inutile che mi guardi male, sai che ho ragione! Solo tu puoi organizzare una cosa tanto sciocca come riempire la casa di estranei per far arrabbiare mammina e papino e all'ultimo desiderare di mandare tutto all'aria! Sei...-"
 
"Smettila okay? Sta zitta. È tutto apposto. Non mi sto tirando indietro. Ho tutto sotto controllo!"
 
"Okay. Bene."
 
"Si, bene."
 
Scocciato ma più tranquillo, scese con passo pesante le scale che portavano al salotto, quasi fuggendo dalla nube di soddisfazione che alleggiava attorno alla strega che lo marcava stretto.
 Non era uno sciocco, sapeva di essere appena stato raggirato ma almeno era consolante pensare che l'intento dietro alle parole solo in apparenza derisorie era quello di farlo sentire di nuovo in pieno possesso della situazione. Per Merlino, la detesto.
 
"Ti detesto" ammise, il suo tono più gentile di quanto volesse.
 
"Si? Beh possiamo parlarne questa sera a cena. I tuoi ospiti stano arrivando."
 

°
 

Uno squarcio tagliò l'aria e Emil si trovò nel bel mezzo di un acquazzone, gli anfibi sprofondarono nel suolo fangoso sotto il suo peso e la valigia che fino a quel momento aveva stretto con forza per paura che gli venisse stappata via durante la smaterializzazione, quasi lo trascinò a terra con sé.
 
"Dannato tempo del Wiltshire" bofonchiò sottovoce, sistemando meglio il cappuccio del suo impermeabile.
C'erano poche cose in grado di rovinargli una giornata e tra queste vi era sul podio la pioggia.
 
Davanti a lui si stagliava un enorme cancello, al suo centro lì di dove avrebbe dovuto esserci un maniglione, si scorgeva invece il rilievo di un volto. Quando si fu avvicinato abbastanza, questo spalancò gli occhi vitrei e legando lo sguardo al suo, con la voce di un uomo che da troppi anni poneva sempre la stessa domanda chiese:
 
"Chi è che si presenta a questa porta?"
 
"Igor Wolgman. Sono qui per...-"
 
Neanche il tempo di terminare la frase che il cancello si aprì davanti i suoi occhi e cinque piccoli elfi domestici gli apparirono accanto.
 Tre di loro erano impilati a formare un pericolante totem. Quello seduto in cima gli sorrideva brandendo un gigantesco ombrello nero, grande abbastanza da coprire oltre che lui anche gli altri due piccoli assistenti - che gli avevano letteralmente stappato il bagaglio dalle mani - e lasciare comunque spazio attorno a loro.
Si trattenne dal protestare visto l'entusiasmo appena celato sui loro volti, era evidente da come lo guardavano che fremevamo dalla voglia di rendersi utili.
 
"Ehm. Grazie ragazzi"
 
"È un piacere signor Wolgman signore! La carrozza sta arrivando per scortarla alla dimora! Questione di attimi signore"
 
"Oh, vi ringrazio. E chiamatemi Igor vi prego. ‘Signor Wolgman' mi fa sentire come se avessi l'età dei miei nonni" scherzò.
 
"Come desidera Signor Igor!"
 
"No. Igor e basta. Davvero, va più che bene."
 
Le sue parole vennero accolte con un sorriso bonario e finì per domandarsi se gli avrebbero dato ascolto o se, come temeva, aveva solo sprecato fiato.
 
Pose nuovamente lo sguardo verso il Manor e vide tre piccole bianche carrozze trainarsi da sole a velocità moderata lungo il viale. Non era poi così insolita come cosa ma se fossero state guidate da Thestral avrebbe almeno notato le loro impronte nel fango. Si domandava cosa, allora, le portava avanti?
Durante la sua carriera si era trovato a girare innumerevoli località sparse per il mondo e aveva avuto a che fare con ogni tipo di persona, nessuna, doveva ammettere, come i McKay.
Avevano un modo di ostentare le loro ricchezze così naturale che veniva spontaneo chiedersi se fossero coscienti o meno di quello che facevano. Ciò nonostante, il sorriso amichevole di Julius McKay aveva sottobraccio tutto il mondo magico a un livello così assurdo che Emil stesso si era ritrovato più volte ad essere felice per lui e la sua famiglia. Per il fatto che fossero ricchi, in salute e sereni. Perché se gli ostentatori dovevano esistere, tanto valeva che fossero almeno tutte belle persone impegnate a migliore il mondo come lo era Julius!
 
Quando la carrozza gli si parò di fronte non notò altre impronte nel terreno fangoso se non quelle lasciate dalle ruote. Sarebbe rimasto volentieri a porsi altre mille domande ma la pioggia insistente lo spronò a fiondarsi al coperto. Con il suo bagaglio preso in cura dagli elfi fece per chiudere la portiera dietro di se ma una preghiera lo interruppe.
 
"FERMO! Aspettate un attimo!"
Un piccolo uragano si fece largo nell'abitacolo, crollando sui sedili di fronte a lui.

"Grazie mille di non aver chiuso la porta! incredibile questo tempo! Almeno non dovrò dormire in un albero stanotte!"

"Un albero?!"

La ragazzina che fino a quel momento non aveva fatto altro che agitarsi parve diventare di pietra alle sue parole.
Aveva un viso giovane, vent'anni al massimo e dall'aria stranamente familiare, anche se non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile. Era palese dal marcato accento americano che non fosse della zona. Effettivamente forse aveva una mezz'idea di dove poteva averla vista. Sorrise divertito notando le lentiggini sul viso annegare nel rossore dell'imbarazzo al realizzare della gaffe che aveva appena commesso.
"È una...- storia particolare. Non esattamente adatta a un primo incontro effettivamente. Ehm, il mio nome è Poppy comunque! Poppy Cauthon."
Allungò la sua mano priva di guanto e strinse quella che gli venne offerta dando in cambio il suo nome. La strega era fradicia, vestita da capo a piedi con indumenti non adatti al temporale che li circondava. La giacca di jeans e i pantaloni della tuta erano diverse taglie più grandi e sporchi di fango, così come i capelli che erano stati sistemati alla meglio.
"Igor, il piacere è mio, lascia che ti dia una mano..."disse e con un tocco di bacchetta il viso di Poppy si rincuorò mentre i vestiti tornavano asciutti.

"Oooh, grazie grazie grazie, sei un angelo"

"Nessun problema, davvero"

"Ehi ma…quello è uno snaso?"

"Si lui è Boccino, mio fidato compagno di avventure."

La piccola creatura sgusciò fuori dal cappuccio dell'impermeabile per perquisire la nuova arrivata, notando con sdegno la mancanza di nulla che potesse destare il suo interesse ma restandole comunque in grembo per crogiolarsi in tutte le attenzioni che stava ricevendo. Emil rimase colpito dalle capacità dimostrate.

"Ci sai fare con lui, gli piaci"

"Dici? Penso di si. A casa abbiamo un allevamento con diversi animali. Bisonti principalmente ma anche creature più piccole, mai visto uno snaso da così vicino però. Mi è sempre piaciuto occuparmi si loro." La voce era sempre allegra ma gli occhi non nascondevano la nostalgia.

Poppy strinse Boccino in un abbraccio ed inutile quanto questo continuasse a divincolarsi, lei non pareva accorgersene mentre rivolgeva lo sguardo fuori dal finestrino.
La sua famiglia le mancava più che mai. Sarà stata colpa di tutta la pioggia e della tensione, ma la malinconia le era entrata nelle ossa assieme al freddo di fine ottobre. Desiderava solo trovarsi sul divano di casa sua, tra le braccia dei suoi genitori e le urla dei suoi fratelli a decorare il salotto. Invece il leggero colpo di tosse di Igor la riportò nella piccola carrozza.
 
"Stai bene?"
 
"Certo! Certo, io...- sono solo un po' stanca immagino"
 
"Un pasto caldo e una buona notte di sonno ti rimetteranno in sesto"
 
Alla prospettiva di mettere qualcosa sotto i denti si sentì rianimare, un sorriso le spaccò il volto in due all'idea di un gigantesco hamburger.

 
°
 

Fabian e Mary Lou avevano comprato in anticipo i biglietti per la prima corsa serale del Nottetempo.
 Avevano scelto una strada buia e isolata non lontana dal Leadenhall Market e poi Mary Lou aveva sollevato la sua bacchetta. In un attimo una mostruosità viola a tre piani era comparsa loro davanti e una piccola testa urlante li aveva accolti mentre un uomo smilzo dal nome Stan, seduto su una poltrona dietro al volante li aveva invitati a darsi una mossa.
 
"Datevi una mossa" ripeté nuovamente a bassa voce Mary Lou con voce di scherno, guadagnandosi una piccola spinta da parte di Fabian che dietro di lei era un fascio di nervi.
Non c'era nessun motivo di essere così tesi, era buio già da un paio d'ore nonostante non fossero nemmeno le otto di sera e l'autobus era completamente vuoto. Chi avrebbero mai potuto incontrare lì dentro? Serafino? Quel dannato damerino purosangue non vi avrebbe messo piede nemmeno se li avesse visti salire. Non che li avrebbe riconosciuti ovviamente.
 
Avevano scelto uno dei letti non troppo vicini all'ingresso, ma neanche abbastanza lontani da non permettere loro di buttare un’occhiata di tanto in tanto verso la porta.
 Fabian era steso su uno dei letti, occhiali da sole tra i capelli e occhi chiusi continuava a girare nervosamente con una moneta argentata tra le dita, troppo inquieto per dormire. Dopo un paio di minuti un occhio azzurro le lanciò uno sguardo fulminante da sotto la palpebra appena schiusa.

"Smettila subito" sibilò.

"Smettila tu! Sei così agitato, che stai rendendo nervosa anche me...-" Mary Lou afferrò una ciocca di capelli tre le dita e ne osservò le punte cambiare colore in maniera repentina. Biondo. Viola. Arancione."...- e poi ci siamo solo noi qui. Chi vuoi che ci veda? Quella dannata testolina?!" Con un tempismo perfetto la si sentì gracchiare il nome della prossima fermata - Nocturn Alley - accompagnata da una risata irritante. Come poteva la gente dormire in un posto del genere?
Si fissarono in cagnesco per qualche secondo ma poi la strega notò compiaciuta un po' di tensione abbandonare le spalle dell'amico.
Fabian già normalmente guardingo era nell'ultimo periodo più teso di una corda di violino. Convinto che qualcosa avrebbe messo loro i bastoni tra le ruote e mandato al diavolo tutto il duro lavoro che avevano fatto fino a quel momento. Mary Lou aveva provato a rassicurarlo più volte che era del tutto impossibile che accadesse, questo non solo perché era andato tutto liscio come l’olio ma anche perché aveva tenuto sotto controllo entrambi i loro oroscopi su WitchWeekly e la settimana che avevano davanti si prospettava piena di fantastiche promesse.

"Mystic Magellanus non mi ha mai delusa e sicuramente non inizierà oggi, puoi starne certo" ripeté ad alta voce per quella che dalla faccia di Fabian si poteva giustamente pensare fosse lontana dalla prima volta.

"Speriamo che il tuo astrologo di fiducia abbia ragione anche stavolta allora"
 
D’improvviso l'autobus si fermò, quasi scaraventandoli giù dal letto.
"Giuro che ora vado lì e gli lego quel dannato volante attorno al collo"

Fabian si alzò di colpo per trattenerla e spingerla nuovamente al suo posto. Facendole segno di stare in silenzio scostò lievemente la tendina che li circondava e diede un’occhiata fuori.
Erano arrivati a Nocturn Alley e l'autista stava litigando con chiunque fosse che non voleva lasciar salire a bordo.
Sotto la pioggia c'era un ragazzo dall'aspetto pallido e l'aria stanca che continuava a supplicarlo di lasciarlo salire.

"Mi mancano s-solo sette zellini! Ve li ridarò appena riesco, lo giuro!"

"Senti, niente falici niente biglietto" rispose secco Stan, a rimarcare la dose si aggiunse anche il suo fluttuante aiutante: "Il biglietto è di 11 falci a testa ragazzo. Io lo so bene! Ehehaha. Smamma ora." "Cosa fai?! Dio non starai mica per metterti a piangere?"

Fabian si affacciò un po' di più per osservare meglio la scena e nonostante le proteste del ragazzo era palese dai suoi grandi occhioni blu che si sarebbe messo a piangere da lì a poco.
Non fu quello però il dettaglio che catturò la sua attenzione però, ma il vivido livido violaceo che spiccava sulla guancia.
La falce d'argento che aveva in mano parve farsi molto più pesante e sebbene la sua decisione fosse presa le parole che gli sentì dire lo convissero ulteriormente.

"D-devo andare nel Wiltshi-re, non deve per forza accompagnarmi a destinazione, può - può ... lasciarmi dove preferisce, solo la prego, mi faccia salire. No ehi!"
Il suo sguardo incrociò quello di Mary Lou, la ragazza gli sfilò la moneta dalle mani prima che potesse offrirla e si catapultò fuori dalla tendina.
 

°
 

Tyler aveva appreso da tempo che ingoiare un boccone amaro e mettere da parte l'orgoglio era difficile e spiacevole ma che una volta imparato a gestirlo le cose diventavano più…- beh, non facili, ma scivolavano addosso in maniera diversa. Per questo si fece un'altra volta coraggio e continuò a supplicare, stavolta davvero sull'orlo delle lacrime.

"D-devo andare nel Wiltshi-re, non deve per forza accompagnarmi a destinazione, può - può..." erano solo sette stupidi zellini. Circa un quarto di Falce e lui li aveva i soldi. Li aveva. Almeno fino a ieri. Jude gli aveva chiesto una mano e non se l'era sentito di negargliela e ora non era nemmeno nelle condizioni di poter lavorare. Era stato uno stupido.
"Può ... lasciarmi dove preferisce, solo la prego, mi faccia salire. No ehi!"

Il cuore gli saltò in gola quando la porta viola dell'autobus iniziò a chiudersi di fronte a lui ma un momento prima che fosse troppo tardi una piccola manina bloccò l'uscio e spinse con forza rivelando il volto infuriato di una ragazza. A consolarlo il fatto che lo sguardo infuocato non fosse per lui ma per l'autista.

"Ecco la tua stupida falce mancante! Ora fallo salire. Viene dove dobbiamo andare noi. Tieniti il resto"

Lanciò la moneta centrando perfettamente la faccia della testolina e poi marciò indietro da dov'era venuta.
Sollevato e in imbarazzo per il disagio che aveva creato le corse dietro, le scarpe fradicie squittivano sul linoleum e inutilmente si strinse nelle spalle desiderando diventare abbastanza piccolo da scomparire.
Si arrestò di colpo ad imitare la sua salvatrice. Questa si girò di scatto e gli indicò una brandina poco distante da quella dove stava entrando lei.
Sarà stata alta si e no la metà di quanto era lui ma il tono usato era quello di una persona che non voleva perdere tempo nel ripetersi.

"Bambolotto tu mettiti lì. Stai andando dai McKay?" Annuì "Bene, allora datti un asciugata e stenditi a dormire, ti svegliamo noi quando siamo arrivati. O fai come ti pare."  e senza aggiungere altro scomparì oltre le tende pesanti.
Ancora attonito fece come ordinatogli e solo quando chiuse gli occhi e il ruvido cuscino gli toccò la guancia dolorante il peso degli ultimi giorni gli cadde addosso.

 
° 


Mayuri e Ash durante il periodo scolastico si erano trovati spesso a parlare ma non erano mai veramente stati amici. Casate differenti, anni diversi, si erano per lo più incrociati a lezioni o alle feste degli ultimi anni; quindi, non sorprendeva nessuno che non avessero mantenuto i rapporti dopo la scuola.
Il fatto è che non era nemmeno così sorprendente l'abbraccio stritolatore degno del più efficace tranello del diavolo in cui si ritrovò accolta. Un gesto così genuino da farla arrossire e che, a giudicare dalla nervosa risata a grugnito del ragazzo, non era l'unica a essersi sentita presa in contropiede da quello slancio.

"Scusa! Non volevo rovinare i tuoi fiori! Mi sono fatto un po' prendere la mano. È…figo che anche tu sia qui. Non te la passi bene, eh?"
 
La scelta delle parole non era forse la più cordiale ma Mayuri immaginò che non dovesse essere difficile leggerle la stanchezza in volto.
La risposta più onesta era che ora come ora si sentiva un po' come i suoi fiori: sgualcita e con la mente a pezzi dalla recente notte insonne. Apparare lei e i suoi bagagli fin fuori il Manor dei McKay poi era stato prosciugante, ma nel suo appartamento non c'era un camino e non aveva intenzione di spingersi fino al Ministero per poter usare la Metropolvere.
Il leggero tocco sulla spalla la fece riprendere e notò Simon rianimare i tulipani con un semplice tocco di bacchetta. Abilità maturata nel tempo sospettava.

"Sono molto graziosi. E non parlano, il che è già un grande pregio di per se"

Mayuri sorrise leggermente, sembra una battuta ma il tono così serioso era fuorviante.

"Non dire così! Io trovo i tulipani della vostra famiglia del tutto adorabili" disse sincera.
 
Il negozio della signora Miller dove lavorava era molto fornito, ma nulla che fosse neanche lontanamente magico. Ed era un peccato perché sapeva che la donna avrebbe amato così tanto di quello che aveva da offrire.  Anzi, lei per prima avrebbe visitato volentieri l’Olanda per poter osservare l’azienda di tulipani dei Rosier.

"No fidati, amo il mio lavoro ma non voglio sentire un altro fiore complimentarsi per i miei capelli"

Sul viale c'erano due piccole carrozze e una terza veniva lenta verso di loro, gli elfi avevano già preso e portato via i loro bagagli. Ash aprì la portiera di una delle carrozze affinché la sua amica potesse entrarci, ma già accomodato su uno dei sedili trovarono un ragazzo con una grossa sciarpa avvolta attorno alla testa che si ricompose subito nella postura quando li vide entrare.

"Oh, salve! È un piacere fare già la conoscenza di qualcuno. È uno spazio un po' angusto per tre forse, ma ci possiamo accomodare perfettamente, ecco qui. Il mio nome è Sol, Solomon, ma ve ne prego, chiamatemi Sol"
 
 
°
 
 
Sol si presentò, non trattenendo il sorriso che premeva per nascere alla lieta vista dei nuovi giunti e con le mani si affrettò a togliere in un gesto nervoso l'inesistente polvere dai sedili attorno al suo. Si sentiva agitato all'idea di entrare in casa. Un’agitazione piacevole come poco prima di uno spettacolo e questo in un certo senso lo prendeva alla sprovvista.
Non è come se lui avesse voluto essere lì in fondo - lì inteso non solo come il Manor, ma l'intera Inghilterra - ma dato che non aveva vie di scampo al momento avrebbe felicemente sfruttato quello che la vita aveva da offrire.
I due si presentarono con sorrisi timidi e subito si chiese come poteva scaldare la situazione. Non era mai stato bravo a sopportare i silenzi imbarazzanti. Sfregando le mani gli occhi gli caddero sul mazzo di tulipani e sulla ragazza che li stringeva.
"Un regalo per il nostro ospite?"

"Ehm. Si” rispose, un velo di rosa a colorarle le guance.

"Oh beh, dovresti stare più attenta con i regali. Credo che tu ne abbia smarrito uno. Proprio...qui!"

Nel vederlo avvicinarsi all'amica, il ragazzo che si era presentato come Ash divenne un fascio di nervi e notandolo Sol non poté trattenersi dal donargli un occhiolino, ricambiato subito da uno sguardo cagnesco. Oh beh.
Dal canto suo Mayuri sembrava semplicemente confusa ma per nulla intimorita dalla mano che gli si stava infiltrando tra i capelli e quando vide la rosa bianca apparire come per magia dietro il suo orecchio si illuminò a pieno. Al suo "ta-dah" ricambio con un suono di campanellini.
Anche Ash aveva un brillio curioso negli occhi.
Impressionare il mondo magico con l'arte dell'illusionismo era spesso ancor più facile che farlo con i babbani e in egual misura -se non più- soddisfacente.
Quando le porse la rosa la accolse contenta infilandola nel taschino del cappotto.

"Non voglio sembrarti indiscreta ma sei tu non è vero? Il Grande Sol. Ho visto spesso le tue locandine in giro!"

"Ebbene sì, non ci tengo a negarlo" rispose con un mezzo inchino.
Era sempre piacevole essere riconosciuti. Specialmente se si metteva a pensare a tutte le feste per bambini che aveva dovuto passare per arrivare dov’era adesso.
La carrozza si arrestò dolcemente e i tre si recarono subito verso l'entrata. Un attimo prima che potessero aprire la porta però afferrò la manica del ragazzo che gli camminava di fronte facendolo voltare.

"Ti è caduta questa" scherzò porgendogli un fiore quasi identico se non nel colore.

Ash ricambiò il gesto con un sorriso ampio e una pacca sulla spalla. Prima che potesse aggiungere altro però un elfo dall'aria arcigna li invitò a entrare.
 
 
°

 
6 - 2 - 4 - 4 - 2
 
M- A- G - I - A 
 
Tre pulsanti e la cabina fuori servizio divenne presto un ascensore.
Quando con uno scossone iniziarono a scendere sempre più nelle profondità di Londra, Jack avvolse un braccio attorno alle spalle della sua ragazza cercando di esserle in qualche modo di conforto e appena percepì il suo corpo sciogliersi tentennante contro il suo, lasciò andare un respiro che non si era neanche accorto di star trattenendo.
 
Sapeva che Sharon non voleva essere lì e che probabilmente stava già rimpiangendo la quiete del suo appartamento, ma lui era così dannatamente felice. 
E di conseguenza non poteva evitare di sentirsi uno schifo a riguardo.
 
Si, perché fremeva al prospetto di una nuova avventura e di poter rivedere un vecchio amico, -ma più di ogni altra cosa - all'idea che da lì a poco avrebbe vissuto sotto lo stesso tetto della donna della sua vita!
 Era vero, quella di rispondere all' annuncio di Darren era stata un'idea di Sharon, un coraggioso tentativo di aprirsi al mondo, ma se anche solo per un secondo a Jack fosse sorto il sospetto che per lei era troppo essere in mezzo a un ambiente così diverso, l'avrebbe caricata in spalla e sarebbero tornati indietro correndo. Anche se, si ritrovò egoisticamente a pensare, sperava non fosse una soluzione necessaria. Le era parsa molto convinta e questo era decisamente rassicurante.
 
Le porte dell’abitacolo di separarono, esattamente come loro e con un ding il confusionario atrio del ministero li inghiottì.
 
Si asciugò le mani dal sudore sulle gambe dei pantaloni prima di offrirne una che venne prontamente accettata e insieme sgusciarono nel mare di gente indaffarata fino a giungere alla postazione per la Metropolvere e si misero in coda al camino numero 4 dove Darren aveva riaperto un canale di comunicazione connesso al Manor. Immaginava dovesse essere lo stesso che utilizzava il signor McKay quando tornava dal lavoro.
 
Si girò a controllare la sua ragazza scoprendosi osservato.
Si scambiarono un sorriso.
 
"Non essere sciocco Jack, so cosa stai pensando ma sto benissim-...bene. Non essere così nervoso per me"
 
"Non essere nervoso per te? Come potrei non essere nervoso quando una ragazza così carina mi sorride? E' impossibile, te lo dico" la frase gli guadagnò una spallata scherzosa, e guardò deliziato il rossore fiorirle le guance. Inconcepibile che dopo tutti gli anni passati assieme Sharon ancora arrossisse ai suoi complimenti.
Mentre avanzavano di un passo verso il focolare sentì il bisogno di aggiungere altro.
 
Spesso nel corso della sua vita Jack si era sentito come se al mondo non ci fosse persona sulla quale potesse contare al difuori di se. E come se le persone che lo circondavano scegliessero di vedere solo una sfaccettatura del suo carattere. L'amico buffone. Il figlio deludente. Lo studente iperattivo. In Sharon aveva riconosciuto lo stesso timbro di solitudine che lui però teneva nascosto e ne era stato attratto come una calamita. La sua metà perfetta.
 
 "Perché mi guardi così?" si sentì chiedere.
 
"Lo so che puoi cavartela da sola, ma sono contento che tu mi permetta di supportarti" le disse.
 
"Ti amo anch'io. Ma tocca a noi adesso, non lasciare la mia mano"
 
E insieme saltarono nelle fiamme colorate.
 

°
 


Salutare suo fratello era stato difficile sia per lei che per il piccolo Bram. Il figlio non aveva pianto o fatto grandi capricci ma il suo tipico entusiasmo era sottotono e la sera prima aveva insistito per dormire nello stesso letto col suo zio preferito. Gli era rimasto attaccato al mantello fino a quando quella mattina si erano salutati perché era giunto il momento per il maggiore dei due Bram di recarsi a lavoro. Erano subito seguiti abbracci e raccomandazioni come; "Mandami un gufo per qualunque cosa", "Non trascurarti", "Sai a chi rivolgerti se ti serve una mano".
 
Un nuovo inizio era d'obbligo e non era il caso di far passare un’occasione perfetta come questa per rimettersi in piedi. Era pronta ad andare avanti da sola, ma non per questo il pensiero di lasciare il suo porto sicuro era meno terrificante.
Ora lei e suo figlio erano uno accanto all'altro di fronte al camino, i loro bauli ai piedi, e lo guardava dondolarsi su e giù sui talloni. Un piccolo solco tra le sopracciglia come quando faceva un pensiero particolarmente intenso.
 
Appararsi era fuori questione con Bram, a meno che non volesse che il suo piccoletto passasse l'intera serata a vomitare. Anche usare il camino non era la migliore delle opzioni ma non era mai troppo presto per imparare.
Si erano esercitati con la pronuncia e su cosa fare nel caso le cose non andassero come previsto.
 
"Okay tesoro, ripetiamo i passaggi un ultima volta e poi possiamo andare, va bene?"
 
"No, andiamo. Puoi fidarti mamma! Lo so fare"
 
Il tono convinto con cui aveva parlato l'avrebbe fatta sorridere se non fosse stata così tesa. Ma ora non era proprio il momento di prendere sottogamba la situazione. A volte vedere il lato di Bram che le somigliava così tanto era stupendo, altre un po' meno.
 
"Ripeti i passaggi così puoi farmi vedere come sei bravo"
 
"Devo prendere la polvere. Parlare molto forte e dire bene le parole... la lancio- poi ti devo aspettare e non mi devo muovere"
 
"Bravissimo pulce. E cos'è che devi dire?"
 
"MC-KAY MANOR! WILT-SHIRE! E se non arrivi io faccio quella cosa che non devo fare e lo zio dal Ministero mi trova subito"
 
Al suo sorriso orgoglioso i grandi occhi che la guardavano si animarono di autostima e il dondolio dei talloni si trasformò in un bramoso saltellio.
Era capitato nell'ultimo periodo che Bram si lasciasse andare ad atti di magia involontaria quando in preda a forti emozioni. Alina era cosciente che nel caso si fossero separati non era scontato che sarebbe potuto accadere qualcosa in grado di mettere in allarme la Traccia, ma contava sul fatto che una volta saltata nel camino avrebbe trovato il piccoletto ad attenderla dall'altro lato.
Potevano farcela.
"Bravissimo. Puoi andare adesso"
 

°
 

Quando un elfo sorprendentemente scorbutico le aprì la porta del Manor le giunsero alle orecchie innumerevoli voci e con orrore le parve addirittura di sentir piangere.
 Anzi, era sicurissima di sentir piangere.
Con passo allarmato seguì il vociare giusto in tempo per vedere seduto ai piedi del camino un bambino sui cinque anni col volto paonazzo e coperto di fuliggine rovesciare nell'aria urla e lacrime. 
 
Quando aveva deciso si presentarsi al Manor, Lin non sapeva cos'aspettarsi, anche se la sua fervida mente da giornalista si era lasciata andare a diversi e colorati scenari. Tutti onestamente lontani dalla scena teatrale che aveva davanti. Non era per nulla delusa, anche se un po' sbigottita e decisamente preoccupata. 
 
Nessuno badò al suo ingresso nel salone visto quello che stava accadendo ma lei non mancò di notare la netta divisione che si venne a creare quando metà degli occupanti della stanza si precipitò a formare un campanello attorno al bambino pronti a rincuorarlo, mentre la restante parte pareva inchiodata al suolo dal proprio disagio.
 Frasi di tutti i modi le giunsero alle orecchie in contemporanea facendole domandare in che gabbia di matti si stava andando a cacciare.
 
"Ma cos'è quella cosa?" "Cosa? È un bambino!"
 
"Come si spegne? Ti ordino di smetterla di piangere. Aiutooo"
 
"Bimbo stai bene?"
 
"Ho una caramella!" "Una caramella? Non puoi offrire una caramella a un bambino!"
 
"No?" "No! È da maniaci"
"Già. E se poi ha tipo, il diabete? Che ne sai tu?"
 
Una ragazza dal tono gentile, i tratti indiani e magnifici capelli corvini era china di fronte al piccolo e con una voce in grado di far sembrare aspro persino il miele disse l'unica cosa intelligente che Leyla aveva sentito fino a quel momento, ovvero: "Dov'è la tua mamma?"
 
La domanda non restò a lungo senza risposta. Un uomo decisamente alto ebbe la prontezza di sollevare da terra il bambino e toglierlo da davanti al camino afferrandolo con una mano guantata quando una donna dalla medesima caratteristica chioma infuocata uscì dalle fiamme. Le braccia cariche di borse ma il vestito panna immacolato.
 Alla sua vista tutti, lei compresa, osservarono le lacrime fermarsi di colpo in maniera inaspettata e un sorriso grande quanto una mezza luna prenderne il posto.
 
Assurdo.
 
L'attimo di silenzio fu presto interrotto da un nuovo giro di presentazioni. 
 
Prima di unirsi al gruppo cercò con lo sguardo Darren McKay solo per scoprire che il ragazzo la stava già osservando da un angolo in disparte lontano dai suoi invitati. Alzò la mano in cenno di saluto che venne però accolto dalle spalle del ragazzo che si allontanava dalla stanza.
Un po’ interdetta dal freddo benvenuto ritirò la mano timidamente. Forse avrebbe ottenuto più informazioni per il suo show dalla signora Lacroix.














Angolino di Liw
Ciao ragazzi, tra lauree e festività ci ho messo un po' più di  quanto volessi ma spero ne sia valsa la pena.
Ho cercato di dividere i personaggi in piccoli gruppetti in modo da farvi acquisire più familiarità con loro. Ho cercato di rendere giustizia a tutti ma chiedo per favore a chi di voi non avesse ancora risposto alle mie domande di farlo!
In questo capitolo ho risposto ad alcune domande ma spero di avervene causate molte altre :) 
Qui sotto le polaroid che dicevo a inizio capitolo:




POI SE VI VA ho pensato a un modo simpatico per conoscere di più i vostri OC, potete rispondere a questi meme stesso nelle recensioni! (Basta mandare numero e aggettivi)




 
  
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