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Autore: Severa Crouch    02/05/2022    1 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge "May the inspiration be with you" indetta da PinguinaMati sul forum Writing Games! Ferisce più la penna.
È una raccolta di one-shot in cui due generazioni di Lestrange si confrontano: Rodolphus Lestrange, capostipite della Old Generation, e Roland Lestrange, il suo primogenito, nato nel dopoguerra dal suo secondo matrimonio.
1. Insonnia
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Rodolphus Lestrange
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
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2 maggio: First crush (prima cotta: corrisposta, non corrisposta, scegliete voi).


Conversazioni sull’amore


“Papà, ma la mamma è stata il tuo primo amore?”

 

Rodolphus sorride nel sentire la domanda di Roland. Suo figlio lo osserva con gli occhi marroni che ha ereditato dalla mamma, i lineamenti, però, sono quelli di un Lestrange, così come i ricci che avrebbe se solo non si ostinasse a portare i capelli così corti.

Scuote la testa e semplicemente risponde: “No, la mamma è diventata il mio grande amore, ma non è stata il mio primo amore, il ché ti da speranza perché se le cose non vanno bene con il primo amore, puoi sempre migliorare, anche se potrebbero volerci molti anni.”

Sorride nel ricordare il sorriso di Rosalie Yaxley. L’arresto di Corban l’ha fatta ammalare e si è spenta mentre tutti loro erano ad Azkaban. 

Era una strega dolce con una luce ribelle negli occhi. Rodolphus ricorda ancora gli occhi celesti di lei che si illuminavano di malizia ogni volta che lui le si sedeva accanto durante le lezioni di Storia della Magia. Ricorda i pomeriggi appartati nelle aule abbandonate, in cui studiare era fuori discussione ed entrambi uscivano con le guance indolenzite e le uniformi stropicciate. 

 

“Ci sono amori che rappresentano tappe importanti della tua vita e altri che durano tutta una vita.”

 

La frase di suo padre è illuminante per Roland, gli dà la speranza che non tutti i primi amori sono destinati a finire. Pensa ad Orion e Sybil, felicemente sposati e non ha avuto il coraggio di domandare alla mamma, sa già la risposta che gli darebbe. La mamma ha amato il papà di Orion, è evidente.

Roland, tuttavia, è preoccupato, ha commissionato un anello di fidanzamento e il paragone con suo fratello maggiore lo turba, ma anche le esperienze dei suoi genitori lo angosciano. E se stesse cercando di sposare la persona sbagliata? Che possibilità c’è di incontrare l’amore della vita a soli undici anni?

Roland ricorda benissimo il momento in cui si è innamorato di Lucile Dolohov. È stato durante la prima lezione di volo del primo anno. Quando Madame Hooch ha detto di librarsi in aria, Roland ha perso il controllo della scopa ed è caduto tra le risate della classe e di quegli idioti dei Grifondoro. Ancora ricorda il modo in cui Victoire Weasley e il suo detestabile tirapiedi, Teddy Lupin, lo avevano preso in giro nei giorni successivi.

Lucile è stata l’unica ad avvicinarsi per sapere se stesse bene e quando Roland ha visto gli occhi azzurri di lei e la sua espressione premurosa, il suo cuore ha saltato un battito. Si è fidato di quel momento e poi di quelli seguenti che hanno stretto lo stomaco e mozzato il respiro fino a renderlo silente e schivo in presenza di lei.

Ha impiegato sei anni per rivelarle i propri sentimenti, durante i quali non ha mai cambiato idea, e non sa se sarà il primo amore sarà il suo più grande amore, ma lo spera perché al momento è l’unico amore che abbia sperimentato. 

 

“Ci sono amori semplici e amori complicati”

 

Amare Rosalie è stato semplice, si dice Rodolphus. Stare con lei era semplice. 

Erano studenti, entrambi liberi e con tantissimo tempo a disposizione in cui potevano stare l’uno in compagnia dell’altra. Certo, ai tempi si maledivano le lezioni e i compiti, ma la possibilità di condividere gli stessi ambienti e lavorare insieme, Rodolphus non l’avrebbe più sperimentata nella vita.

Amare Bellatrix è stato difficile. È entrata nella sua vita come un ciclone, imposta con il cipiglio serio di suo padre che, vedovo di una Yaxley, considerava una Black più appropriata, senza contare che fu proprio Druella Rosier a far incontrare i suoi genitori. 

Bellatrix era bellissima e impossibile da resistere, era caparbia, determinata e talentuosa. Bellatrix, però, era anche sadica, crudele e ribelle, e questo rendeva estremamente complicato amarla.

Si era innamorato del talento di Bellatrix, dell’idea di essere sposato con una strega diversa dalle altre, dell’orgoglio nel vedere i suoi compagni ammutolire di fronte la bravura della sua fidanzata, prima, di sua moglie, dopo. Era stato ambizioso, Rodolphus, e aveva perso la scommessa di far innamorare Bellatrix di sé. Non c’era mai riuscito, battuto in partenza da un mago più talentuoso di lui.

Amare Alexandra, poi, era stato semplice e complicato al tempo stesso. Per anni, lei era stata un pensiero troppo complesso e scomodo, persino da ammettere a sé stesso. Azkaban gli aveva chiarito le idee e i sentimenti quando i pensieri su Bellatrix avevano iniziato a sbiadirsi e i ricordi dei pochi momenti trascorsi con Alexandra (le riunioni dei Mangiamorte, qualche sparuto incontro a Grimmauld Place) apparivano come l’immagine dell’epoca d’oro in cui era giovane e avrebbe potuto essere felice.

Ritrovarla vedova di Barty gli aveva ricordato che l’amore può essere semplice, ma che la sua gestione può essere complessa se lei ha un figlio piccolo a cui badare e lui ha una moglie come Bellatrix da gestire.

Quando Orion lo ha conosciuto e Bellatrix si è defilata, tutto ha iniziato a diventare semplice e ha realizzato di aver incontrato il suo grande amore. Quello semplice, che non ti chiede prove continue di devozione, che non ti mette in dubbio, ma che ti chiede un complesso lavoro quotidiano.

 

“Ci sono amori appassionati e amori cerebrali”

 

Roland non sa se il trasporto che ha provato per Delphini Riddle possa essere considerato amore. Non riesce nemmeno a formularne il pensiero, terrorizzato dall’idea che suo padre lo scopra.

Delphini era passione allo stato puro, era turbamento di sensi e i primi amplessi. È stata lei a spiegargli come si rende felice una donna, e nemmeno sa quanto le sue lezioni siano state preziose per la felicità di Lucile.

Delphini era oscurità che non riusciva a domare, e il ricordo della madre, della sofferenza di suo padre, lo ha sempre frenato dal volersi impegnare. Forse, prima di Rodolphus, o grazie alla sua esperienza, ha capito che il gioco non vale la candela e che l’amore deve essere corrisposto per essere fondamenta di una vita insieme.

Ogni volta che ha chiuso gli occhi, Roland ha sentito la voce di Lucile nella sua testa e le ore trascorse in sala comune ad ascoltarla parlare con le amiche, fingendo di leggere, con il terrore che lei nominasse un altro ragazzo come oggetto del suo amore.

Dopo la sua dichiarazione, però, ascoltarla, sapere cosa pensasse, è diventata un’esigenza impellente. Perché Lucile mette tutto nella giusta prospettiva, è razionale e ha la capacità di riportarlo con i piedi per terra. Lucile è testa, ma anche cuore, pancia e anima. Lucile è vita.

 

“Ci sono amori che ti rendono debole e amori che ti rendono forte”

 

Come fa a spiegare a suo figlio che, per troppo tempo, ha creduto che l’amore fosse solo una debolezza? Rodolphus se lo domanda osservando la limpidezza dello sguardo di suo figlio. È cresciuto in tempo di pace e le Arti Oscure per lui sono una branca del sapere, una sfida personale, non un modo per lottare per una Causa in cui si crede ma che è stata sconfitta dalla storia.

L’amore rende deboli. Lord Voldemort lo ripeteva sempre. Eppure, nemmeno lui, il più grande mago oscuro vivente, è riuscito a sottrarsi. Rodolphus lo ha sentito l’urlo che ha lanciato sul campo di battaglia, quando Bellatrix è morta. Le cronache sono state clementi nel definirla come “la sua migliore luogotenente” perché nessuno avrebbe mai potuto immaginare che persino lui, Lord Voldemort, non fosse immune ai colpi dell’amore.

Che l’amore renda deboli, è una convinzione che Alexandra ha dovuto smantellare con il tempo. Se lo ripeteva spesso, anche lei. Annientata dal dolore provato nell’amare Regulus Black e Barty Crouch Jr. Rodolphus lo sa che è stato l’amore stesso a smantellare quella convinzione. L’amore per i suoi figli, in prima battuta, che l’ha resa coraggiosa come mai lo era stata nella vita, e poi l’amore per lui. È diventata forte nel momento in cui lui si è trovato più debole, lo ha sorretto, nonostante la figura esile, lo ha sostenuto quando Bellatrix lo ha umiliato mettendo al mondo la figlia di un Mezzosangue, dopo anni trascorsi a rifiutare di generare un Lestrange.

Insieme hanno scoperto quanto l’amore renda forti. Quando si è disposti ad incassare il disprezzo del mondo magico per il proprio passato e vivere pensando ai propri figli. L’amore ti rende forte quando prendi in braccio il tuo primogenito, che ora ti chiede consigli perché vuole sposarsi (e tu riconosci quello sguardo), e nemmeno credevi che un momento simile sarebbe arrivato.

 

“Ricorda, Roland, l’amore ti mette in discussione, presenta ostacoli, ma ti dà la forza per superarli”

 

La mamma ha sempre detto che il papà è un sentimentale. 

Roland ne ha la prova in quell’esatto momento. Tuttavia, non riesce a non trovarsi d’accordo con quanto appena detto da lui.

Hanno bisticciato spesso, da quando lui ha finito Hogwarts e hanno iniziato a lavorare insieme. Se c’è una cosa di cui è certo, però, è che nemmeno nel corso dei litigi più aspri, si è mai sentito disprezzato. 

Forse è proprio questo l’amore, tra padre e figlio, tra moglie e marito, il confrontarsi, mettersi in discussione e superare insieme gli ostacoli. Nel corso degli anni è capitato con Lucile - soprattutto quando Delphini si presentava al castello - e hanno sempre trovato un modo. Roland si è interrogato ed è arrivato a scegliere che tipo di mago vuole essere. 

Non gli importa di essere come Flint, che salta di letto in letto e alla fine si sente solo. Non vuole essere nemmeno come Mulciber, che si accontenta della strega che gli hanno scelto i genitori.

Nel corso della sua vita, l’amore è stato un ostacolo. Specie quando doveva attraversare il salone ad occhi chiusi nella speranza di non vedere i suoi genitori intenti ad amoreggiare. Lo è stato quando ha scelto di non partire con Rabastan, ma di rimanere con Roddie e i suoi genitori al castello perché così sarebbe rimasto con Lucile.

Un Lestrange e una Dolohov sono troppo anche per un Ministero che non è sufficientemente pronto ad accogliere troppi figli di ex Mangiamorte. E se dicono che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, i figli scoprono che è una menzogna ipocrita. Roland ha incassato il rifiuto e non avrebbe contratto un matrimonio di convenienza - una McMillan gli avevano suggerito - per un posto al Ministero. 

I suoi genitori, fortunatamente, sono stati dalla sua parte ed è stata una soddisfazione riuscire a diventare un consulente di pozioni - trafficante di ingredienti illegali, lo definiscono gli Auror - senza dover rendere grazie a nessuno.

Non lo sa se è stato l’amore per Lucile a dargli la forza di superare gli ostacoli, a creare un percorso alternativo dove la strada era sbarrata, sa solo che è bello continuare su quella strada con lei.

 

“Allora, ti sei chiarito le idee?”

“Sì, grazie, papà. Adesso so che, a volte, il primo amore può essere anche il grande amore.”

“Io non avevo dubbi in proposito, siete come me e la mamma.”

“Oh, andiamo, pa’, noi non amoreggiamo ovunque, abbiamo il senso della decenza!”

 
   
 
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