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Autore: My Pride    10/05/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Please, wake up for me Titolo: Please, wake up for me
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 834 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jason Peter Todd, Timothy Jackson Drake

Rating: Giallo
Genere: Angst, Malinconico, Introspettivo

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort, Narratore inaffidabile
Under my umbrella: "Da quanto stai così?"  
Don't tag me challenge: "Non sono un altro dei tuoi esperimenti, vero?" Jay/Tim (Immagine di ampolle varie)
Blossom by Blossom: Ahki (Fratello)  



BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    «Da quanto stai così?»
    La domanda di Tim suonò così irritante che Jason digrignò i denti e continuò quel suo gioco del silenzio, guardando dall'altra parte mentre affondava la testa nel cuscino.
    Si sentiva un idiota. Un completo idiota che era stato messo k.o. da un fenomeno da baraccone come il più stupido dei principianti. Una normale notte di pattuglia si era trasformata in una rappresaglia armata alle Sionis Industries e lui non ci aveva pensato due volte ad intervenire, non solo perché aveva un conto in sospeso con quel bastardo di Maschera Nera ma anche perché, e non aveva mai faticato ad ammetterlo, dove c'era una rissa lui era il primo ad intervenire; era andato tutto come al solito, lui e la progenie demoniaca se l'erano cavata egregiamente e avevano sbaragliato gli avversari, ma ciò che non avevano previsto era stata la presenza di Copperhead. Da quando aveva venduto la sua anima al demone Neron, quell'idiota vestito da serpente si era trasformato in un vero rettile e la sua agilità era aumentata al punto da essere notato a fatica, tanto che Jason si era accorto di lui solo quando la grossa coda prendile era spuntata dal nulla e si era avvolta intorno alla sua caviglia, sbattendolo con forza sul pavimento; imprecando, Jason aveva tentato di fargli mollare la presa e Damian stesso lo aveva attaccato per aiutare, ma Copperhead aveva afferrato la sua katana con una mano e aveva spezzato l'acciaio con i suoi artigli come se la lama fosse fatta di burro, sibilando contro di lui con la sua lingua biforcuta. Ed era stato a quel punto che Jason aveva puntato la pistola alla testa di quel serpente mal cresciuto... prima che le zanne di quest'ultimo si conficcassero nella sua coscia e lo riempissero di veleno.
    Da quel momento, gli era sembrato di galleggiare nell'aria e la voce di Damian era diventata lontana e distorta, un suono indistinguibile che aveva mandato Jason alla deriva in una palude; aveva lottato per restare a galla, per non affondare in quel pastrano e respirare a pieni polmoni mentre quell'acqua melmosa gli riempiva la bocca e le narici, ma il suo corpo non aveva risposto a nessuno stimolo come se le cellule del suo sistema nervoso non funzionassero, e solo in seguito, dopo ore e ore in cui aveva fluttuato nel silenzio opprimente, si era reso conto che la colpa era stata della neurotossina di Copperhead.
    Era stato a quel punto che era entrato in gioco quel rimpiazzo di Tim. Per quanto Jason avesse faticato a ricordare come fosse riuscito a tornare alla villa e chi lo avesse sdraiato sulla branda dell'infermeria, aver visto tutte quelle ampolle, fialette, pestello e medicinali lo aveva preoccupato non poco, dato che l'espressione di Tim gli era sembrata, attraverso l'orlo delle ciglia, la stessa di un fottuto scienziato pazzo. E la domanda che gli aveva fatto era stata la goccia che aveva fatto traboccare il cosiddetto vaso.
    «Non fare quella faccia». Tim sorrise e Jason grugnì, arricciando il naso.
    «Sai almeno cosa stai facendo?»
    «Ho sintetizzato un mucchio di tossine. Certo che so cosa sto facendo».
    Jason lo guardò stralunato. «Non sono un altro dei tuoi esperimenti, vero?» domandò con un sopracciglio inarcato, godendosi la risata che scappò dalle labbra di Tim. Una risata genuina e liberatoria, una risata che fece sorridere anche lui prima che il mondo intero si accartocciasse diventando solo un puntino nero in mezzo al nulla più assoluto.
    Jason urlò a squarciagola, la sua voce rimbombò contro i muri della caverna al pensiero che stesse rischiando di non sentire mai più quella risata. La mente aveva vagato fino a quel momento a ricordi più felici, ad attimi in cui tutto non era stato esattamente facile ma nemmeno così terribile, giorni in cui si erano tutti punzecchiati indiscriminatamente e in cui aveva considerato tutti loro veri e propri fratelli... e adesso, dopo aver finalmente trovato il suo posto in quella casa, in quella famiglia, qualcuno che per lui era diventato così importante stava lottando per la propria vita.
    Jason scacciò via quei pensieri, dando un pugno contro il muro prima di accasciarsi sulla sedia accanto al letto in cui si trovava Tim. Respirava solo grazie all'ausilio di macchinari e ciò che gli consentiva costante nutrimento erano le flebo attaccate al braccio, poiché con la mascella fratturata non sarebbe riuscito a mangiare nemmeno volendo. E Jason, mentre gli carezzava spasmodicamente i capelli, non poteva fare a meno di pensare al bastardo che l'aveva ridotto in quel modo. Avrebbe trovato Bane e gli avrebbe sparato dritto in culo prima di buttarlo di sotto, e al diavolo la fottuta regola del non uccidere.
    «Svegliati, Tim. Ti prego», sussurrò con voce strozzata, abbassando il capo per premere l'orecchio contro il petto del fratello e ascoltare il battito frenetico del suo cuore.
    Tim si era sempre preso cura di lui... non lo avrebbe abbandonato nel momento del bisogno
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Eccoci di nuovo qua con una storia per la challenge #undermyumbrella, sempre nata sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia, la cui richiesta era scrivere una storia dal punto di vista del caretaker e farci capire come lui vive la situazione del suo sick in ogni determinato contesto, senza però metterci al corrente della testimonianza del sick o di altri personaggi comprimari
L'idea in realtà è nata un po' a casaccio perché all'inizio non sapevo bene come impostarla, poi ho voluto giocare sul narratore inaffidabile e le cose si sono mosse da sole come al solito... forse dovrei smetterla di usare questo tipo di scrittura, visto che poi escono cose così improponibili. Boh

Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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