Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |       
Autore: Eevaa    15/05/2022    14 recensioni
Erano solo dei bambini.
Non conoscevano niente dell'universo, dei pericoli del cosmo. Ancora non sapevano che dietro l'angolo li attendesse un destino da schiavi, mercenari.
Nessun pianeta sul quale tornare, nessun castello, niente più notti stellate sul promontorio di Vegeta-Sei, niente più folle di persone acclamanti al loro ritorno.
Solo sangue, conquiste, distruzione, contrabbando, fallimenti, corse solo andata.
Erano solo dei bambini, ma avrebbero imparato a crescere in fretta.
[Un doloroso scorcio sull'infanzia e sull'adolescenza di Vegeta]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nappa, Radish, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Across the universe - La serie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.
 
 
Avvertenze:
In questa storia sarà presente molta violenza fisica, lievissimi accenni di sesso non consensuale (non descrittivo), prostituzione, tematiche delicate, dramma, uso di alcol e stupefacenti, abbondante turpiloquio... insomma, un cocktail di schifezze! 
Buona lettura! *ride* 
 

- MERCENARI -

Capitolo 1
Loro


 
«Quindi... non abbiamo più una casa».
Era notte fonda su quel corpo celeste oramai inabitato. La purga planetaria aveva funzionato, tutto ciò che rimaneva a terra erano cadaveri e sangue.

Quel pomeriggio Nappa aveva portato loro la notizia che il pianeta Vegeta era stato colpito da un meteorite ed era andato in pezzi. Vegeta e Radish, però, non si erano scomposti. Avevano continuato a conquistare come gli era stato ordinato, avevano manifestato indifferenza.
Solo... in quel momento, in quella notte buia, il volto di Radish era molto più contratto, molto più cupo di ciò che aveva millantato il pomeriggio. Era un debole.
Vegeta soffiò e incrociò le braccia al petto. 
«Non mi importa. Te l'ho detto: l'unico motivo per cui me ne dispiaccio è che non potrò diventare re» borbottò.
Chissà come le sue parole uscirono meno indifferenti di ciò che avrebbe voluto. Non era debole come Radish, non doveva cedere a quella che era a tutti gli effetti una sorta di nostalgia. Dispiacere. 
Gli sarebbe mancato il suo palazzo, gli sarebbero mancate le notti stellate su Vegeta-Sei, i combattimenti sfrenati nella corte... lo sguardo fiero di suo padre, i preziosi insegnamenti di sua madre. 
Vegeta strinse i pugni e si voltò dall'altra parte. Non voleva essere debole come Radish.

«Tecnicamente lo sei. Ci sono ancora dei Saiyan in giro, tuo padre è morto, il Re sei tu» fece presente quest'ultimo. Un ottimo punto a favore, certo.
Eppure si sentiva tutto tranne che re. Non aveva più un popolo vero da governare, non avrebbe più avuto un castello, non avrebbe più avuto una stirpe. Non avrebbe avuto una cerimonia di incoronazione, non avrebbe avuto una folla ad attenderlo al ritorno dalle proprie missioni.
Non avrebbe più avuto un pianeta sul quale tornare.
Aveva sei anni, aveva appena perso tutto. E ancora non sapeva a che destino da schiavo sarebbe andato incontro.

«No. Rimarrò per sempre Principe» si impuntò duramente. La voce traballò fin troppo, gli occhi pizzicarono.
Avrebbe ucciso Radish se gli avesse dimostrato compassione, l'avrebbe fatto fuori seduta stante.
Invece Radish fece finta di niente. Forse non era così sciocco.

«Qualunque cosa, la nostra devozione verso di te rimarrà la stessa. Sei il maggiore esponente di ciò che resta di noi. Re o Principe, ti rispetterò e combatterò per te fino alla morte» disse.
Sicuramente Radish aveva capito cosa stesse succedendo, di certo aveva notato l'increspatura nel suo tono di voce, ma aveva fatto finta di niente e aveva optato per essere pragmatico.
Vegeta scrollò le spalle. Non avrebbe dimostrato gratitudine, ma si sentiva rinvigorito da quella devozione.
Soffiò annoiato, poi non ne parlarono più.




«Maestà, è ora di svegliarsi. Radish, alza il culo da lì».
Vegeta aprì un occhio, poi l'altro. Il cielo sopra di lui era un manto di velluto nero. Poche stelle, le lune lontane erano state sufficienti per trasformarsi e radere al suolo quello schifo di pianeta.
Che poi, cosa diavolo se ne sarebbe fatto Freezer di quella landa desolata? La vegetazione era scarsa, la fauna ancora peggio. Nel sottosuolo c'era forse qualche giacimento petrolifero? Magari ci avrebbe costruito un attracco portuale, qualche stazione spaziale di rifornimento.
«Yawn... ma io sono ancora stanco!»
La voce assonnata di Radish lo colpì alle spalle. Quando si voltò, lo vide rannicchiato contro una roccia con il volto compresso nella piega del gomito. Una posizione innaturale per il riposo, ma oramai Vegeta era più che abituato a vederlo dormire aggrovigliato nei posti più disparati. Beato lui.
Nappa alzò gli occhi al cielo e gli tirò un calcio negli stinchi, già esacerbato di prima mattina. Che poi era ancora notte fonda.
«Saranno qui a momenti, preferisci che ti svegli io con le buone, o preferisci che siano loro a svegliarti?»
«Sono sveglio, sono sveglio!» Radish si alzò in piedi con uno scatto, scrollandosi di dosso la sabbia cremisi di quel pianeta inospitale. «Kami, non c'è bisogno di essere così scortesi!»
«Ti faccio vedere come posso davvero diventare scortese, moccioso!»
Vegeta ignorò la diatriba e, con il naso volto all'insù, seguì la scia di un'astronave in lontananza. Tentò di ignorare il contorcimento di viscere ma strinse i pugni.
Loro erano arrivati.


Quando la navicella poggiò i sei piedi meccanici al suolo, i tre Saiyan avevano già riposto le loro provviste e smantellato il fuoco da campo. Li attesero lì, allineati e braccia conserte, mentre la passerella di atterraggio si apriva lenta con un ronzio metallico.
A Vegeta non sfuggì il tremore della coda di Nappa, al suo fianco. Rabbia. O paura? In fin dei conti sapevano tutti com'era andata a finire l'ultima volta.
Loro scesero lenti dalla piattaforma inclinata e, una volta poggiati i piedi a terra, si guardarono intorno. Entrambi col naso arricciato e gli occhi annoiati.
E, come protocollo prevedeva, i tre Saiyan chinarono leggermente il capo in segno di rispetto. Rispetto che era solo sdegno ben travestito. Vegeta digrignò i denti e si conficcò le unghie nei palmi delle mani, ancora incapace di tenere fede a quel protocollo senza sentirsi sull'orlo di una crisi di nervi.
Un principe non si dovrebbe inchinare a nessuno.
«Cielo, guarda guarda che disastro...» disse Zarbon, scrutando oltre l'orizzonte il fumo e le rovine di quella che era stata una città, fino alla sera precedente.
«Inutile: voi Saiyan non avete proprio idea di come si faccia un lavoro pulito» aggiunse Dodoria, ridacchiando mellifluo.
Vegeta assottigliò gli occhi.
«Gli ordini prevedevano di annientare questa razza nel giro di una notte, non c'era tempo per i convenevoli» disse. E mentalmente si chiese cosa diamine se ne sarebbe fatto Freezer di un lavoro pulito, se l'obiettivo era quello di radere comunque al suolo tutto per farci un attracco o cosa diavolo d'altro.
«Quello che ci aspettiamo da dei professionisti è che le risorse rimangano intatte» gracchiò Dodoria.
«Quali risorse? Le quattro mura di sabbia di quel villaggio?»
Nappa si irrigidì ancora di più al suo fianco. L'ultima volta che uno di loro aveva risposto male a Zarbon e Dororia, questi non si erano fatti remore a fare in modo che fosse l'ultima volta. E così era perito Biet, uno degli ultimi quattro Saiyan rimasti. Il quinto oltre a loro era morto durante una missione perché troppo debole. Patetico!
Il volto di Zarbon venne scosso da un brivido di disgusto, quindi fece un altro passo verso Vegeta, osservandolo dall'alto in basso.
Il Principe deglutì disprezzo ma non si scompose, e con la coda dell'occhio vide Radish e Nappa impallidire. Codardi.
Si limitò a sostenere lo sguardo giallastro di Zarbon e attese una mossa ma, come pronosticabile, non ce ne fu alcuna. Vegeta lo sapeva: lui era una pedina troppo importante, non l'avrebbero mai ucciso. Beh, non senza ordine di Freezer in persona.
Dopo la collisione dell'asteroide con Vegeta-Sei, l'esercito aveva perso gran parte della forza lavoro, non gli conveniva affatto lasciare che gli unici tre Saiyan rimasti morissero. Vegeta era un combattente troppo forte per avere solo otto anni e, malgrado ciò che avessero da dire Zarbon e Dodoria, i Saiyan facevano comodo per missioni come quelle.
«Chiedo venia, a volte tendiamo a dimenticare che voi scimmie siate tutto fuorché professionisti» sibilò Zarbon, infine, sollevando il mento.
Vegeta trattenne sulla punta della lingua l'urgenza di rispondergli di fare loro il lavoro sporco, la prossima volta.
Dodoria ridacchiò ed estrasse dal corpetto un fagotto di stoffa, lanciandolo con noncuranza tra le mani di Nappa. Questi l'apri e strinse le labbra.
«Ma... il compenso non è ciò che era stato pattuito» disse, contando gli Yēŏn – la valuta intergalattica.
«La penale per aver inflitto troppi danni» sogghignò Dodoria e, detto ciò, voltò le spalle insieme a Zarbon per tornare alla navicella.
Vegeta ringhiò. Penale un paio di palle, pensò. Quel sacchetto era già stato preparato in precedenza prima di vedere le condizioni del pianeta.
E, ovviamente, a Radish la cosa non sfuggì. Tutto si poteva dire, ma non che avesse poco senso per gli affari.
«Ehi, un mome-» si apprestò a ribattere questi, rosso di rabbia, ma non fece in tempo a terminare la protesta che si ritrovò il pugno di Zarbon proprio al centro dello stomaco.
Si piegò in avanti, tossendo saliva e sangue. Vegeta trasalì. Non di certo perché gli importasse qualcosa di Radish in particolare – o di Nappa, che in quel momento lo stava supplicando con lo sguardo di non fare niente – ma perché non poteva sopportare un affronto simile da parte di quei farabutti.
Vegeta odiava lavorare per Zarbon e Dodoria, ma era una vera fortuna che le loro missioni fossero affidate più che altro dalla Squadra Ginew – se di fortuna si potesse parlare. Quantomeno quei cinque imbecilli li pagavano profumatamente e non avevano mai attentato alla loro vita. Anche se dovevano sorbirsi quella buffonata di balletto ogni santissima volta.
Si trattenne a malapena, solo perché non vedeva l'ora che quella giornata di merda finisse.
«C'è altro?» sussurrò Zarbon all'orecchio di Radish. Questi non rispose e cadde in avanti, con gli occhi vitrei e un rivolo di saliva che gli colava giù per il mento.
Zarbon tornò in posizione austera e, voltando di nuovo i tacchi, riprese a camminare. «Qualsiasi reclamo... andate a farlo in faccia a Freezer» concluse. E, tra le risate disgustose di Dodoria, tornarono all'astronave partendo per il cosmo.


Quando Radish finì di vomitare sangue, ci pensò Nappa a rincarare la dose prendendolo per i capelli per sollevarlo.
«Quante volte ti dico che devi farti i cazzi tuoi, moccioso?!» gli sbraitò in faccia.
«Ci hanno fottuto i soldi!» gridò Radish, divincolandosi.
«E c'è mancato poco che ti fottessero anche la vita».
Nappa, che in passato era stato il capo della loro divisione, era oramai il loro assistente alla custodia da quasi due anni. Da quando Vegeta-Sei era esploso per colpa di quel meteorite.
Lui e Radish erano entrambi minorenni e quindi impossibilitati per le leggi della galassia a viaggiare in giro da soli anche se, di fatto, avrebbero potuto cavarsela benissimo.
E, per quanto i modi di Nappa con Radish fossero tutt'altro che accondiscendenti, si vedeva lontano un miglio che si preoccupasse per lui. Per entrambi loro. Patetico!
Vegeta non aveva bisogno di nessuno che si preoccupasse, non aveva bisogno di un padre. Anche quando era su Vegeta-Sei non ne aveva mai avuto davvero bisogno. Di sicuro non aveva avuto bisogno di un padre che lo vendesse a Freezer come soldato e mercenario per sigillare degli accordi di collaborazione. Anche se aveva modo di credere che se Freezer non avesse avuto alcun diritto su di lui, una volta esploso il pianeta l'avrebbe inseguito per tutto l'universo per accaparrarselo.
«Non mi ha fatto niente... era solo un pugno...» gracchiò Radish, stringendo i pugni e trattenendo altri conati di vomito. Se non altro quel deficiente aveva un po' di amor proprio e non frignava mai. «E comunque non capisco perché se Vegeta gli risponde male non gli fanno niente, gli dico qualcosa io e mi piegano in due!» aggiunse, frustrato.
«Perché a differenza di te io conto qualcosa per l'esercito. Ergo, se non vuoi morire male, chiudi quella boccaccia e fatti i cazzi tuoi» rispose Vegeta.
Non che Radish non fosse un guerriero forte, per la sua età. Ma non era il Principe dei Saiyan.
E a Freezer faceva comodo avere il Principe dei Saiyan assoggettato al suo fottuto esercito, sia da un punto di vista combattivo che politico.
I Saiyan erano stati temuti e rispettati in tutto l'universo, prima dell'esplosione del pianeta. Persino dopo la quasi totale estinzione della loro razza, molte potenze della galassia che avevano collaborato con Re Vegeta nutrivano un forte rispetto per loro. Alcuni accordi con queste potenze stavano in piedi solo per la presenza del Principe nell'Esercito, e a Freezer conveniva così.
Sarebbe stato dispendioso e poco proficuo dichiarare guerra ad alcuni pianeti cardini delle galassie, specialmente quelli che possedevano risorse tecnologiche e manovalanza internazionale.
Vegeta aveva più volte ponderato di ribellarsi in quei due anni e crearsi un proprio esercito, ma sarebbero stati comunque in inferiorità numerica rispetto ai Cold. Sarebbe stato solo un rischio inutile.
Quindi da due anni lavoravano – o meglio, venivano schiavizzati – per i Cold, senza alcuna possibilità di andarsene. Non per il momento.
Ma Vegeta se l'era ripromesso: una volta cresciuto, una volta diventato più forte le cose sarebbero cambiate. Avrebbe sconfitto l'Esercito di Freezer con le sue stesse mani. Iniziando da Zarbon e Dodoria.


Il suono di notifica dei loro Scouter li fece sussultare. Sapevano che una nuova missione sarebbe giunta presto, ma non così presto.
«Neanche il tempo di respirare, Kaioh maledetto!» inveì Nappa.
«Speriamo solo che non sia per conto di quei due. Non c'è niente peggio di quei due» borbottò Radish, aprendo il pannello delle notifiche.
Vegeta fece lo stesso, sperando con tutto il cuore di non vedere i brutti musi di Zarbon e Dodoria almeno per i successivi sei mesi.
Tuttavia forse sarebbe stato meglio, di gran lunga molto meglio di quello che invece lesse. Trattenne un conato di vomito lungo l'esofago, poi si voltò verso Radish con occhi dardeggianti.
«Niente di peggio, dicevi?» sibilò.
Radish impallidì e lesse un'altra volta il mansionario, poi cacciò la testa all'indietro.
«... che cazzo».


 
Continua...

Riferimenti:
-Il primissimo paragrafo (quello del ricordo della notte post-esplosione) è copiato e incollato da una scena presente nella mia storia "Across the unvierse". Questa storia, infatti, può essere benissimo intesa come un prequel di quella - e ci saranno tantissimi riferimenti a piccoli aneddoti raccontati lì, soprattutto riguardanti Radish. La caratterizzazione di questo personaggio si basa proprio su quello descritto in Across the universe. 
-Per quanto riguarda le età dei personaggi, faccio affidamento a quelle che consociamo dal film "DBS Broly", in cui Vegeta e Radish hanno poco più di un anno di differenza. In generale le informazioni che sappiamo sulla storia dei Saiyan le ho prese da quel film e da DB Super, non dagli OAV usciti negli anni 2000 che, per quanto mi fossero piaciuti, non sono purtroppo considerati canon.
-Per quanto riguarda gli altri due Saiyan sopravvissuti all'esplosione, mi riferisco a quelli che si vedono nella scena iniziale di DBS Broly. Il nome Biet me lo sono inventato, e l'ho preso da uno dei Saiyan di cui ho scritto nella mia storia "HAKAI". 
-Sempre da "HAKAI" ho voluto far fede alla tipica "sboccataggine Saiyan", che non è canonica in italiano... ma in giapponese un poco di più! :D 
-Rokk: oramai chi mi segue da un po' conosce bene questa bevanda inventata da me - uno dei superalcolici più schifosi di tutta la galassia. Giuro che prima o poi miscelerò davvero un cocktail che si chiama così. 
-Yēŏn: anche il nome della valuta intergalattica salta oramai fuori in tutte le mie storie. Anche questo inventato di sana pianta.
-Ci saranno alcuni piccoli riferimenti a ciò che Vegeta racconta nelle serie di DBZ e DBS, ma la maggior parte degli eventi che accadranno in questa storia sono missing moments totalmente inventati. 

ANGOLO DI EEVAA:
Ehilà, gente dallo spazio!
Ebbene sì, siamo tornati proprio nello spazio :D quanto mi mancava scrivere delle disavventure di Radish e Vegeta! (e anche Nappa, lo vedrete). Oramai è una delle mie BroTP preferite. 
Anche se Mr.Lopez, il mio beta reader nonché fidanzato, a un certo punto di questa storia ha iniziato a shipparli. Mannaggia a lui! Per una volta che voglio scrivere una storia senza gay mi mette strane idee in testa xD
Tornando a noi, spero davvero che questa storia possa piacervi. Nel corso dei capitoli forse Vegeta potrà apparirvi fin troppo strano e stronzo, ma a questi tempi non ha niente a che vedere con il Principe che conosciamo attualmente. Ricordatevi di com'era nelle sue prime apparizioni :D aiuto! Sono onesta: a volte ho fatto fatica a scrivere di lui in certi atteggiamenti orribili ma, beh, lo si ama anche per il suo passato burrascoso, no?
Niente, la smetto di blaterare e vi aspetto al prossimo capitolo!
Grazie di cuore a chi mi ha seguito fin qui, e benvenut* anche a chi mi legge per la prima volta! 
Un abbraccio,
Eevaa



 
Nel prossimo capitolo!
«Hai per caso fretta di arrivare?» grugnì Nappa.
Radish fece spallucce. «Prima arriviamo, prima ce ne andiamo...»
Nappa alzò gli occhi al cielo. «Beato te che sei ancora certo che usciremo vivi di lì».
 
  
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Eevaa