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Autore: Autumn Wind    28/05/2022    9 recensioni
La guerra è finita: Voldemort è stato sconfitto, con l’inaspettata sopravvivenza di Piton e Lupin. Hogwarts rinasce dalle sue ceneri come un’eburnea fenice, mentre Harry, Ron ed Hermione percorrono le strade che hanno sempre pensato appartenere loro, anche se si sono rivelate molto diverse da quanto sperato. Agli occhi di Harry c’è, tuttavia, qualcosa di profondamente sbagliato nell’andare avanti pur avendo perso tutto, pur avendo permesso che così tante persone morissero per lui.
E proprio sulla scia di questi pensieri, alla commemorazione della Battaglia di Hogwarts, il bambino che è sopravvissuto e la strega più brillante della sua età si troveranno, grazie ad un misterioso libro sepolto nella biblioteca della scuola, a riportare inconsapevolmente indietro i perduti ed i dimenticati, sconvolgendo completamente il sentiero sinora già perfettamente tracciato dal destino, separando e congiungendo anime indissolubilmente legate, come quelle della tenace Hermione e dello sfuggente Severus Piton. Perché l’amore spinge tutti noi a compiere azioni a volte folli, a volte irrazionali, ma, nonostante tutto, è la cosa più preziosa che abbiamo …
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo Trentesimo
Sedici anni dopo (seconda parte)

I'm going home, back to the place where I belong
And where your love has always been enough for me
I'm not running from, no, I think you got me all wrong
I don't regret this life I chose for me
But these places and these faces are getting old
So I'm going home
(Home, Daughtry)
Il suono della smaterializzazione squarciò il silenzio rosato del tramonto sul quartiere residenziale della Londra periferica. Hermione si stupì sempre di come avesse potuto crescere in una zona del genere, considerato quanto diversa fosse Spinner’s End. Severus, per scherzo, a volte la chiamava ‘ragazzina di città’. In tutta risposta, una volta, sulle colline dietro casa, dove andavano a passeggiare quando Eileen era piccola, si era arrampicata su un albero senza magia aveva colto un cesto intero di ciliegie. “Chi è ora la ragazzina di città?” gli aveva detto mentre Eileen rideva e mangiava le ciliegie. Il pozionista, in tutta risposta, aveva fatto spallucce. “Una cosa assolutamente stupida, insensata e tremendamente grifondoro.” aveva sentenziato, seppur sogghignando.
Quella sera, soltanto il rumore dei suoi tacchi sul marciapiede, tra gli olmi e le querce dei giardini, rompeva il silenzio totale: quasi tutte le case erano vuote perché gli abitanti erano ancora in vacanza o, semplicemente, erano via. Raggiunse la villetta bianca dei Granger in pochi passi e si precipitò alla porta. “Mamma! Papà! Sono arrivata!” trillò, fermandosi nel familiare ingresso azzurro. Jean si affacciò dalla cucina, dove stava preparando il suo formidabile arrosto ripieno. “Oh, Hermione! Eileen è già andata a casa …”
“Cosa?” esclamò la giovane. “Ma chi …”
“Severus, ovviamente: il collegio docenti è terminato prima del previsto ed è subito venuto a riprendersela. Sai che ha qualche problema a stare senza di lei per più di due ore, no?” rise. “Oh, Dio!” la imitò Hermione, appoggiandosi allo stipite e scuotendo il capo. “E dire che prima che nascesse ero così preoccupata che non volesse bene al bambino, sai … ora non riesce a stare due minuti senza di lei!”
“È la vostra bambina, è normale.” spiegò Jean. “E, oltretutto, Severus ha innegabilmente un’altra età e pensava che tutto questo non gli sarebbe mai accaduto: vive le cose in maniera diversa, quasi fossero una specie di miracolo ... non puoi negarlo!”
“Vuoi forse dirmi che capisci meglio mio marito di me?” incalzò Hermione, giocherellando con l’anello d’ametista e la fede argentea. “No, ma so che anche per te è lo stesso: hai sempre pensato di sposare Ron ed avere cinque o sei figli. Quando vi siete lasciati, sicuramente pensavi che non avresti mai avuto una famiglia, né, tantomeno, una figlia straordinaria come Eileen. Anche per te è una specie di miracolo … e sarà dura separarsene.”
“Per fortuna le regole di Hogwarts sono cambiate e tornerà a casa ogni finesettimana!” annuì la Grifondoro. “Non sarei riuscita a saperla lontana così tanti mesi … ma invidio comunque Severus che potrà vederla sempre!”
“Ed esigere da lei il massimo del massimo.” annuì Jean. “Salvo poi correggerle qualche errore per darle comunque ottimi voti anche quando sbaglierà …”
“Severus? Lo farà sicuramente anche se dice di no: morirebbe, per lei.” confermò Hermione. “Mi preoccupa solo in qualche casa finirà …”
“Ha davvero così tanta importanza, Hermione? Io non capisco molto di queste case e per me, ad esempio, non fa alcuna differenza!”
“Ma nel mondo magico invece sì, mamma.”
“Hai paura perché sai già dove finirà, vero?”
“E come lo sai?”
“Intuito di mamma: senti anche se sta male, c’è poco da fare. Pur di non vederli piangere ti strapperesti il cuore.”
“Già.” sorrise Hermione. “Papà è ancora al lavoro?”
“Sì e si risentirà molto di non aver salutato adeguatamente la sua adorata nipotina con cui tappezza le foto dello studio …”
“Salutalo per me, poi ci vediamo domenica! Ora vado a casa …” rise Hermione, dando un bacio a sua madre prima di avviarsi alla porta. “Hermione!” la fermò sua madre quand’era oramai sulla soglia. “Sì?”
“Sta’ tranquilla: è in gamba, se la caverà.”
La Grifondoro sorrise, rammentando all’istante perché avessero scelto come secondo nome ‘Jean’: Eileen aveva due nonne straordinarie, ciascuna a modo proprio.
Lasciò la sua casa d’infanzia con il cuore un po’ più leggero e quasi corse all’angolo dove solitamente si smaterializzava.
Ricomparì, come al solito, qualche via dietro casa, nel labirinto di abitazioni vecchie e tutte uguali di Cokeworth. In lontananza si riuscivano a vedere le colline ed il fiume, grazie alla politica ambientale del nuovo sindaco. Si godette la camminata sino alla graziosa casa di Spinner’s End che, ristrutturata e sistemata, con le petunie a cascata sui davanzali, sembrava un’altra abitazione e spalancò l’ingresso.
“Sono a casa!” annunciò, posando chiavi e borsa sul tavolino e godendosi la fresca penombra di casa. Per qualche istante sentì solamente un chiacchiericcio e delle risate provenire dal piano di sopra, ma, nel giro di pochi secondi, una bambina dai lunghi capelli neri e lisci con la frangia, occhi d’ossidiana, jeans ed una maglietta viola dalle maniche a campana, scese le scale a rotta di collo e si precipitò verso di lei esclamando: “Mamma, sei tornata!”
Hermione l’avvolse subito nel suo abbraccio, stringendola a sé ed inspirando a fondo il suo profumo di violetta: valeva la pena passare anche il doppio di quello che aveva passato sino ad allora solo per arrivare a quel momento, ad avere sua figlia tra le braccia. “Mamma, sai che sono riuscita a far fiorire le orchidee di nonna Jean oggi?” sorrise, entusiasta, Eileen, separandosi. “Ah, sì? Non mi ha detto niente!”
“No, voleva vantarsi con le amiche dicendo che era merito delle sue cure, ma non è vero!” rise la bambina. “Tipico di nonna Jean …” sospirò Hermione, accarezzandole i morbidi capelli.
“Tua nonna ha sempre avuto manie di protagonismo, Eileen!” considerò una voce dalle scale. Hermione prese la figlia per mano, riportandola di sopra, dove Severus Piton, ancora in divisa da insegnante, era appoggiato allo stipite di una stanza e le fissava con aria sorniona. “E tuo padre nascosti sentimentalismi!” rincarò Hermione in tutta risposta. “Non si era mai visto il temibile professor Piton abbandonare sbrigativamente una riunione prescolastica per correre a prendere la figlia solo per passare qualche minuto in più con lei …” 
“Disse la moglie del suddetto, che abbandona ella stessa il lavoro in anticipo per il medesimo motivo.” la zittì Severus, fissandola trionfante con i suoi occhi d’ossidiana. “Madame Florish mi ha dato il permesso, è diverso!” sottolineò Hermione, incrociando le braccia. “Ed a me l’ha dato Minerva!”
“La zia Minnie?” chiese Eileen, mettendo fine ad uno dei loro tanti battibecchi. “Sì, ma da domani per te sarà la preside.” precisò Severus. “Ed io il professor Piton.”
“Lo so, lo so … me l’hai detto un sacco di volte!” commentò la bambina, sollevando un sopracciglio in un modo talmente identico a Severus da far sorridere Hermione: erano davvero uguali in tutto, tranne nell’orgoglio spiccato, nell’emotività e nella testardaggine, che aveva ereditato da lei. “Ti abituerai … vieni, intanto che la cena si scalda andiamo a rivedere le valigie!” l’incitò la madre, facendo andare le pentole al loro posto con un colpo di bacchetta. Eileen la seguì a capo chino nella sua stanza, dove le valigie erano già pronte. “Stavo giusto rivedendo i libri da mettere nel baule con papà.” spiegò. “Ed abbiamo constatato che c’è tutto.” confermò Severus, accarezzandole la testa. “Certo, ma bisogna controllare anche i vestiti … ti ho preparato sia capi leggeri che pesanti, tanto poi ogni finesettimana li cambiamo.” iniziò Hermione, aprendo la valigia. “Ci sono anche divisa, bacchetta, scopa e calderone: abbiamo già verificato sette volte ...” recitò meccanicamente Eileen, vagamente annoiata. L’intera stanza era viola, con solo i mobili bianchi: ovunque svettavano libri e peluche. Eileen leggeva più di quanto respirasse e spaziava da romanzi fantasy a classici per ragazzi e mitologia greca. “Che cosa ti turba, tesoro?” sospirò Hermione, scambiandosi un’occhiata con Severus e notando l’aria stranamente insofferente della figlia. Eileen fece spallucce. “Niente. La gabbietta per Salem è pronta o secondo te devo aggiungere altro fieno? Hagrid dice che …”
“Salem starà benissimo, vedrai. Ci importa però che anche tu stia bene, dunque, su: perché sei così triste?” la frenò Severus. “Non sono triste.”
“Allora come definiresti questo muso lungo? Non è da te.” incalzò il padre. La bambina lo fissò con gli enormi occhi scuri prima di sospirare. “Sono solo un po’ nervosa.” ammise sottovoce. “E per cosa?” le sorrise Hermione, sedendosi accanto a lei. “Niente di che … credo si chiami … ansia.”
“Eileen …” la bloccò Severus, abbassandosi in modo tale da starle di fronte e costringendola a guardarlo. “Io e la mamma vogliamo solo che tu sia felice. Nient’altro. Non c’interessa in quale casa finirai ed in qualche materia eccellerai … sarai sempre e comunque prima di tutto la nostra bambina.” sussurrò prima di stringerla a sé. La ragazzina sospirò, lasciandosi stringere al petto del padre e stritolandolo a sua volta in un abbraccio. “Ma prima mi hai detto che se finisco a Tassorosso mi diseredi.” disse dopo un po’. “Severus!” esclamò Hermione, trattenendosi dallo scoppiare a ridere. “Sono capocasa di Serpeverde, mi sembra ovvio.” sibilò Severus. “La cosa divertente è che papà lo farebbe sul serio ...” rise Eileen. “Ha detto anche che in pozioni devo essere la migliore.”
“Non la migliore, ma devi impegnarti.”
“Devi fare solo ed esclusivamente ciò che sai fare, nulla di più e nulla di meno.” la rassicurò Hermione, lanciando l’ennesima occhiataccia al marito: sapeva benissimo che avrebbe finito per essere davvero la migliore della classe in pozioni. Armeggiava con intrugli vari sin da quando aveva tre anni e ne era a dir poco estasiata. Con un sospiro, raddrizzò il medaglione argenteo della figlia, osservando il cuore che le avevano regalato Lily e James oramai undici anni prima: Eileen lo toglieva solo per dormire e lavarsi. Dentro aveva riposto con estrema cura due foto, una di Grattastinchi e Salem, il corvo nero che avrebbe portato ad Hogwarts e l’altra del suo decimo compleanno, ritraente lei che versava all’ultimo ingrediente ad una pozione viola tra le braccia dei genitori, sorridenti ed entusiasti. Erano le cose che contavano di più per lei …
“Con chi speri di essere in casa, piuttosto?” indagò la madre, richiudendo una valigia. “Andromeda, ovviamente.” rispose la figlia con aria quasi scandalizzata per l’ovvietà della domanda. “E spero davvero di non ritrovarmi a trascorrere troppo tempo con James e Alistair …”
“Sono simpatici.” obiettò Hermione, ignorando l’occhiata di trionfo che le rivolgeva il marito. “Sono infantili e fastidiosi.” sbuffò Eileen. “James soprattutto …”
“Però Teddy ti piace ed è loro amico!”
“Teddy è grande, mamma: lavora con lo zio Harry.”
Hermione annuì, fingendosi indifferente, mentre, con la coda dell’occhio, fissava Eileen guardare un punto fisso nel muro. “Qual è veramente il problema, Eileen?”
“Quello che vi ho detto.” mormorò lei, abbassando gli occhi. “Davvero? Non ci credo poi molto, sai? Sei brava a mentire, ma non a noi.” rincarò Severus, prendendole il mento e costringendola a guardarlo. “Ma è la verità!” ribatté Eileen. Il padre la fissò per un po’ prima di sospirare ed alzarsi. “Bene: in tal caso, vado a controllare la cena.” concluse, uscendo e rivolgendo un’occhiata strana alla moglie. Hermione, non appena se ne fu andato, sedette accanto alla figlia. “Allora?”
“Credo sia solo un po’ d’ansia, niente di preoccupante, mamma!” sbottò Eileen, giocherellando con un bottone. “Senz’altro, ma non è tutto … allora, cos’è che ti preoccupa veramente?”
La bambina abbassò lo sguardo, torturandosi le dita prima di sospirare a fondo. “Ho un po’ paura che finisca come alle elementari.” confessò. “Temi che non avrai amici?” indagò Hermione. “Non proprio, è che io sono … beh, strana ed ho paura che possano prendermi in giro come facevano gli altri … o trattarmi male perché sono figlia di un professore.” confessò.
“E non l’hai detto a papà perché sai che lo feriresti …” annuì la Grifondoro. “Sì.”
“Eileen, sia io che papà a scuola non eravamo esattamente popolari, anzi!” sorrise Hermione, accarezzandole una guancia e costringendola a voltarsi delicatamente verso di lei. “Eravamo molto studiosi e venivano presi in giro ed esclusi per questo. Soprattutto papà. Ha sofferto molto per le prese in giro degli altri … erano scherzi pesanti, spesso e volentieri” raccontò. “Io nel mio dormitorio a malapena parlavo con le altre … ma questo non mi ha impedito di avere degli amici veri, come lo zio Harry e lo zio Ron …”
“Ma a me potrebbe non succedere! Hai detto tu che papà ad esempio è sempre stato trattato male da tutti …”
“Sei una ragazza speciale, Eileen e chiunque non potrà non accorgersene: cerca di parlare con chi ritieni più simile a te, con chi pensi di avere qualcosa da condividere e ritieni leale e fidato. Il resto verrà da sé. Sarà magico, vedrai: ti farai amici e nemici, riderai e piangerai, ma soprattutto imparerai tantissime cose e crescerai. E, anche se dovessi trovarti male, ogni venerdì sera tornerai a casa …”
Eileen annuì, poco convinta e la abbracciò di slancio, stringendole i capelli nei pugni come quand’era piccola. “Grazie, mamma.”
“Figurati.” sorrise Hermione, benedicendo che sua figlia avesse preso da lei la sfacciataggine e la brutale sincerità. “Ma adesso basta rimuginare e tenere il broncio, su: domani a quest’ora sarai ad Hogwarts, pertanto stasera ci sono la tua cena preferita ed il tuo Dvd preferito! Oh e costringeremo papà a leggerti un bel libro, magari di miti, come quand’eri piccola!”
“Davvero?” esclamò la bambina, illuminandosi. “Davvero.” annuì Hermione, alzandosi e dandole la mano. “Andiamo, su!”

Hermione sbuffò, mettendo da parte il libro che stava cercando di leggere in camera da una buona mezz’ora: quella sera era talmente impensierita che le parole le danzavano dinanzi agli occhi e non riusciva a proseguire in alcun modo. Accarezzò distrattamente Grattastinchi acciambellato accanto a lei e fissò la porta, desiderando che si aprisse all’istante per lasciar entrare suo marito ed ascoltare dalle sue labbra che Eileen si era addormentata serenamente. Quasi a voler ascoltare le sue preghiere, l’uscio si aprì in quel momento, lasciando entrare un terreo Severus. “Dorme?” indagò subito Hermione. “Come un ghiro.” annuì, iniziando a sbottonarsi la casacca. “Le ho spazzolato i capelli e le ho letto il suo libro preferito …”
“Tutto questo tempo?”
“Faticava ad addormentarsi.”
“Uhm. Che vi siete detti?”
“Niente che tu debba sapere: segreti padre-figlia. Piuttosto, a te cos’ha detto prima di cena?”
Hermione fece spallucce. “Segreti madre-figlia.”
Severus ghignò, sbottonandosi i polsini della camicia. “Touché.”
“Pensi che starà bene?” sospirò Hermione, sgusciando fuori dalle coperte per sedersi accanto al marito. “Sì.” annuì meccanicamente lui. “Credo proprio di sì: è vero, è diversa dagli altri, ma è forte come te.”
“E come te: se la caverà, anche se ha un po’ paura di venire presa in giro e di deluderci. Certo, ce la siamo cavati tutti in un modo o nell’altro … ma è così difficile lasciarla andare …” mormorò la Grifondoro. “Tornerà a casa tutti i venerdì, Hermione …”
“Sì, ma per me è doppiamente dolorosa la ripartenza di Hogwarts, perché anche tu tornerai a casa solo il venerdì e potrai vederla sempre, mentre io no!”
“Oh, certo, sarà divertente doverla trattare con sufficienza e considerarla a malapena per evitare di sentirmi dire che faccio favoritismi, certo!” sbottò Severus, guardandola fisso. “Beh, trattenere le tue emozioni non dovrebbe essere un gran problema per te!” lo canzonò Hermione, incrociando le braccia. Per qualche istante, il silenzio venne rotto solo dal ronfare di Grattastinchi. “Davvero ti mancherò?” domandò dopo un po’ Severus. Hermione sorrise debolmente, volgendosi a fissarlo. “Certo, a volte sei insopportabile!”
“E tu una petulante, saccente ed irritante …”
“Grifondoro so-tutto-io.” rise lei, sedendosi sulle sue gambe, divertita ed allacciandogli le braccia al collo. “Mi chiedo perché non l’hai scritto nelle promesse nuziali …”
“Ero tentato, ma sarebbe stato di cattivo gusto.” sussurrò sul suo collo, facendola rabbrividire. “Pensi mai a quanto sia … incredibile? Tutto questo, io, te, Eileen …” sospirò Hermione, stringendosi a lui. “Continuamente: non l’avrei mai creduto possibile, ma era quello che ho sempre desiderato senza saperlo.” mormorò Severus, stupendola. “Beh, perché mi fissi così?” riprese il Serpeverde. “Parli così raramente di sentimenti!” considerò lei. “Goditi le rare volte, perché non accadrà a breve …”
“Oh, lo so bene! Dunque, a distanza di anni, ti senti di affermare che tutte le tue paure sull’essere padre erano abbastanza infondate?” rise Hermione, appoggiandosi alla sua spalla. “A distanza di anni, possiamo dire di sì.”
“Dunque quel famoso vestito rosso con lo scollo a V è stato una fortuna, aveva ragione Mina!”
“Anche se non fosse stato quello, ti stava comunque d’incanto … non capisco perché non l’hai più indossato!”
“Beh, in realtà pensavo di buttarlo: dopo Eileen, non ho più avuto il fisico di una volta ... c’è sempre questa dannata pancetta che non vuole andarsene e …”
Prima che Hermione potesse terminare la frase, Severus l’aveva già buttata sul materasso, strappando un gridolino a lei ed un ringhio di protesta a Grattastinchi. “Non pensarlo mai nemmeno per scherzo, Hermione: sei bellissima e lo sarai sempre, anche a novant’anni.” le sussurrò, sprofondando il viso tra i suoi capelli per inspirarne quel profumo che tanto amava e che gli sarebbe mancato come l’aria e schiacciandosi a lei per farle sentire quanto la trovasse splendida, sebbene Hermione lo sapesse già. “Anche tu.” sorrise lei, accarezzandogli il volto eburneo e facendogli inarcare un sopracciglio, dubbioso. “Bello, io? Deve aver un po’ esagerato con il vino, miss Granger …”
“Oh, nient’affatto. È che, sa, professor Piton … io ho gusti alquanto raffinati!” rise prima di baciarlo con trasporto.
֎֍֎
La stazione, quel mattino, era insolitamente affollata: nonni, genitori e bambini di varie età saettavano qua e là, come moscerini impazziti. Eileen, stretta in jeans, ballerine nere, camicetta lilla e giubbottino rigorosamente scuro, camminava in silenzio tra i genitori, fissando la folla come se fosse una mostruosa creatura mitologica pronta ad inghiottirla. Hermione le teneva la mano, cercando di sembrare rassicurante sebbene stesse letteralmente tremando nonostante il completo blu scuro, ben abbinato ai pendenti di zaffiro. Severus, che portava i bagagli, appariva tranquillo ed imperturbabile come sempre negli abiti babbani, ma Hermione, che, stretta al suo petto, aveva ascoltato i suoi dubbi e le sue preoccupazioni sino a notte fonda, sapeva bene che dentro era pervaso da un terremoto di emozioni contrastanti.
“Eccoci qui: ora dobbiamo attraversarlo insieme. Sei pronta?” sorrise Severus, conciliante, alla figlia dinanzi ad un enorme colonna. La bambina deglutì, annuendo. “Andiamo, allora!” annuì Hermione mentre tutti e tre passavano agilmente attraverso il muro, ritrovandosi all’affollato binario 9 ¾.
Quel mattino di settembre sembrava che tutto il mondo magico si fosse dato appuntamento lì: ad attendere, infatti, c’erano maghi, streghe, elfi domestici, animali d’ogni sorta e parecchi ragazzi e bambini colmi d’ansia e paura.
Hermione individuò subito Draco ed Astoria, intenti a raddrizzare il colletto al figlio Scorpius, la copia esatta di Draco in miniatura e li salutò con un cenno prima di sistemarsi in paziente attesa di salire in carrozza. “C’è lo zio Harry!” esclamò Eileen, indicando Harry e Ginny con i tre figli poco lontano, con Ron, Lavanda ed i loro figli accanto. Fu proprio Ron, vedendo Hermione, ad avvicinarsi. “Herm! Professore …” salutò prima di salutare Eileen con un buffetto sulla guancia. “Come andiamo? Emozionati?” indagò. “Parecchio. Ma andrà tutto bene, vero?” sorrise Hermione, accarezzando i capelli della figlia. “Oh, sì, non temere: sono tutti terrorizzati all’inizio, ma poi passa! Rose quasi non respirava quando è salita sull’Hogwarts Express la prima volta … speriamo che Hugo sia meno agitato di lei quest’anno!”
“Ed Harry? Tocca ad Albus, quest’anno …” indagò Hermione. “Sì, ma loro sono su un pianeta a parte, lo sai: non vedi come sono attorniati dalla folla? James è fuggito per non farsi fotografare dai giornalisti camuffati … ed andare a combinare qualche guaio, certo! A proposito, vado a salvare mia sorella dalla calca … ci si vede! E buona fortuna, ‘Leen!” si congedò, sparendo tra la folla. “Che razza di soprannome è mai ‘Leen?” sibilò Severus. Prima che Hermione potesse rispondergli, però, un fischio li costrinse a girarsi solo per venire travolti da una figura avvolta in un improponibile impermeabile nero, con tanto di occhiali da sole, guanti di pizzo e cappello a tesa larga. “Hermione! Severus! Speravamo proprio di trovarvi qui!” trillò Mina, sfoggiando il rossetto scarlatto sulle labbra esangui. “Più che altro per Andromeda, è così agitata, poverina! E tu, signorina? Pronta ad affascinare l’intera platea scozzese con il tuo fascino di streghetta mezzosangue?” rincarò, abbracciando di slancio Eileen, che rise di cuore: Mina era senz’ombra di dubbio la sua zia preferita, assieme a Lily. Ma, del resto, chi non adorava Mina?
“Remus, dove Dracula … oh, eccoti, finalmente! Ti eri perso?” sbuffò, voltandosi verso un Lupin decisamente più elegante del solito in un completo beige ed una barbetta ordinata solo attorno alla bocca che teneva per bambino una bambina identica a lui, sia nei tratti che nei capelli castani raccolti da un cerchietto fucsia e negli occhi color nocciola. “Andromeda doveva andare in bagno, ma tu eri talmente presa dal fare raccomandazioni a Teddy da non essertene accorta!” sospirò il mannaro, rassegnato, salutando i Piton con un cenno. “Beh, era con te!”
“E Teddy era venuto solo a salutare Victoire che parte …”
“Sì, sì, certo ed io sono la fata turchina! Ha diciannove anni, Remus …”
“E con questo?”
“Mica tutti a quell’età sono innocenti e candidi com’era Hermione! Senza offesa, cara …”
“Ma figurati, Mina …” sospirò lei. “Beh, se non altro avete recuperato alla grande dopo …”
“Mina …” la redarguì Severus, notando le occhiate perplesse delle bambine. “Pronte a cominciare, ragazze?” sorrise Remus. “Diciamo di sì …” confessò Eileen, sorridendo ad Andromeda: avevano quasi la stessa età ed erano amiche da sempre. Hermione sperava sinceramente che finissero nella stessa casa, ma non sarebbe andata così, secondo il suo istinto di mamma …
“Oh, guardate, ci sono Sirius e Regulus!” li salutò Remus mentre i Black venivano verso di loro. “C’è Willow che non fa che raccomandarsi con Alistair di comportarsi bene e Regulus che ricopre Betelgeuse di attenzioni … ironico che l’erede purosangue dei Black non abbia il nome di una stella mentre le mezzosangue sì, no? A Walburga non sarebbe piaciuto, Sirius lo dice sempre …” commentò il mannaro. “A Walburga sarebbe venuto un colpo apoplettico se avesse visto com’è ridotta casa sua.” asserì Severus.
“Lunastorta, emozionato?” esclamò Sirius in un vistoso completo scarlatto, dando una sonora pacca sulla spalla all’amico prima di salutare Andromeda con un bacio ed Eileen con un buffetto. Willow, alle sue spalle, sembrava vagamente rassegnata e si guardava intorno. “Alistair è in giro con James Potter … non oso immaginare cosa combineranno quei due!” sospirò. “Magari anche niente, su: sono ragazzi, lasciali divertirsi!” la rassicurò il Grifondoro, facendo spallucce. “A scuola infatti è molto divertente togliere loro punti per le loro bravate!” annuì Severus, infastidito dal solo sentir nominare quei due: erano notoriamente la principale fonte del suo mal di testa. “Severus! Pronto ad un anno sconvolgente?” sorrise Regulus, raggiungendo il gruppetto seguito da una Sibilla Cooman decisamente ben vestita ed elegante e da una bambina dai lunghi capelli biondi e gli occhi grigi dei Black. “Terrorizzato, semmai.” rettificò lui con un sospiro, salutando la piccola Betelgeuse, detta Beth, nervosa come non si era mai vista. “Suvvia, tesoro, andrà tutto bene: tieni sempre con te il ciondolo con la tua stella, ti porterà fortuna!” la rassicurò Sibilla, facendo scambiare un’occhiata perplessa ad Hermione e Severus.
Il fischio del treno interruppe le loro riflessioni: era ora di andare. Hermione sospirò, abbracciando stretta Eileen e trattenendo a stento le lacrime: le sarebbe mancata come l’aria. “Vedrai, andrà tutto bene … tu ricordati sempre che mamma c’è per qualsiasi cosa!” sussurrò, stringendola a sé e baciandole tutto il viso. Eileen annuì, sforzandosi di sorridere prima di schioccarle un bacio sulla guancia. “Ti voglio bene, mamma.”
“Anch’io, tesoro, immensamente!”
Dopodiché, la bambina si rivolse al padre. “Ci vediamo dopo, papà!” trillò, stritolandolo in un abbraccio. “Certo. E sappi che puoi contare su di me per tutto … ma non dirlo in giro.” sussurrò Severus, baciandole i capelli neri come i suoi. Mentre erano ancora stretti, confusi dal rumore della stazione, Eileen osò confessargli il segreto dei segreti, la cosa che veramente temeva dall’inizio: “Se finisco in Serpeverde, io … beh, cosa devo fare, papà? La mamma si arrabbierà?” mormorò a bassa voce. Severus sospirò, ben conscio che quello fosse il problema sin dall’inizio. “Niente, mamma capirà: tu studia, impegnati e cerca di vivere al meglio la scuola come faresti se fossi a Grifondoro. Serpeverde è una casa come le altre e dovresti essere orgogliosa di farne parte, grandi maghi e streghe ne sono usciti. Che alcuni fossero cattivi non deve spaventarti: tu non lo sei, sei amata e protetta. Ogni luce presuppone un’ombra, Eileen, ma non per questo significa che sia una luce maligna ...”
La bambina annuì, separandosi. “Capito.” confermò, sorridendogli prima di schioccargli un bacio sulle guance, afferrare i bagagli e, presa per mano Andromeda, dirigersi spedita sul treno.
“Bene, direi che per noi è ora di andare, no, Lupin?” esordì Severus, lapidario, mentre Sibilla singhiozzava disperata e Sirius portava il figlio, identico a lui, sul treno quasi di peso. Il mannaro annuì. “Certo. Tanto le rivedremo tra poco …”
“Scriveteci appena si saprà dove saranno smistate, voi due!” li esortò Mina mentre il marito la salutava. “Senz’altro, sarai la prima a saperlo!” sorrise Remus, baciandola. “Ti conviene, se non vuoi trovarti le tue stanze ribaltate da cima a fondo …”
“Grazie a Salazar se l’è sposata lui!” sussurrò Severus all’orecchio di Hermione mentre la stringeva a sé prima di voltarsi e sparire con Lupin tra la folla. La Grifondoro rimase a guardarlo, concedendosi solo un ultimo scambio di occhiate: tra loro non servivano parole.
Un sonoro tirare su con il naso di Mina la fece voltare. “Torneranno per il finesettimana!” la consolò, agitando la mano per salutare Eileen che si sporgeva dal finestrino mentre il treno prendeva velocità e partiva verso la Scozia. “Non è comunque abbastanza, io la volevo a casa sempre!”
“Anch’io, ma è giusto che crescano … sono piccole donne, oramai!”
“Certo: la tua è sicuramente Jo e la mia Beth. Ma perché io deve sempre avere le cose che muoiono?”
Hermione trattenne a stento una risata, porgendole un fazzoletto e guardando il punto dove l’Hogwarts Express scompariva all’orizzonte prima di invitarla ad andare a salutare Ginny ed Harry: sapeva che Eileen sarebbe stata felice. Aveva due genitori che l’amavano alla follia, nonni, zii acquisiti, si sarebbe fatta degli amici e sarebbe diventata la miglior studentessa della sua casa, con la passione per i libri che aveva, anche se avrebbe fatto perdere qualche punto per la lingua decisamente tagliente ereditata dal padre. Non le importava poi molto, però: erano anni che il mondo magico erano in pace e, finalmente, anche il suo animo inquieto ed il cuore tormentato di Severus. Andava tutto bene.
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Severus Piton calcò che, nella sua carriera, dovesse aver visto qualcosa come una trentina di smistamenti, tutti abbastanza noiosi, chi più chi meno. In ogni occasione, lui se ne stava seduto al tavolo degli insegnanti, in quell’immensa sala dal soffitto stellato e le candele fluttuanti, fissando annoiato l’orda di teste di legno che l’avrebbero tormentato nei mesi avvenire mentre Minerva li chiamava ad uno ad uno, entusiasta.
C’erano state solo due eccezioni in tanti anni: Harry Potter ed Eileen. Nel primo caso, aveva vissuto nell’attesa spasmodica di vedere due occhi verde smeraldo che gli avrebbero costantemente ricordato quale colpa doveva espiare, che gli avrebbero messo costantemente sotto al naso il suo fallimento, il fatto che Lily avesse scelto James, donandogli tormento e dolore eterno e continuo. Aveva vissuto notti d’insonnia ed incubi, nell’attesa di Potter, tanto che quando l’aveva visto non vi aveva quasi creduto: pensava fosse l’ennesimo fantasma partorito dalla sua mente. Certo, erano passati tanti anni ed era un Severus diverso, allora: giovane, tormentato dalle colpe passate e dall’odio, pervaso dal rancore e dalla solitudine. Desiderava solo espiare, morire e ricevere il suo perdono.
Ma stavolta era tutto diverso. Il Severus Piton che sedeva al tavolo dei professori, con la stessa casacca ed il mantello di sempre, scrutava con ansia quella folla di piccoli mocciosi alla spasmodica ricerca di una massa di capelli neri e lisci che seguiva passo passo: ne percepiva l’ansia, il timore, la ritrosia … avrebbe solo voluto lasciar perdere tutto e correre a confortarla, ma doveva abituarsi ad apparire distaccato da lei, anche se sarebbe stato difficile, se non impossibile. Hermione ed Eileen erano la sua luce, la sua salvezza: quella coraggiosa e testarda Grifondoro tanto più giovane di lui aveva raccattato i cocci di quel che restava della sua anima spezzata, li aveva pazientemente ricuciti e vi aveva dato nuova vita. A distanza di anni, non avrebbe saputo dire dove sarebbe finito, senza Hermione e senza Eileen: erano tutta la sua vita. L’avevano amato quando nemmeno lui si amava e gli avevano dato una ragione per vivere, una seconda possibilità per essere felice e redimersi. Ora poteva vivere in pace, poteva, forse, concedersi di essere finalmente felice e sereno.
“Sei emozionato?” sussurrò una voce alla sua destra. Si volse verso Lupin e fece spallucce. “Preoccupato, più che altro.” mentì: doveva pur sempre darsi un contegno. La verità era che gli importava solo che Eileen fosse felice e non subisse ciò che aveva subito lui, che per lei rappresentasse un punto di riferimento e non una vergogna. Del resto, non gl’importava poi molto …
“Io parecchio. E non è certo il primo smistamento.” confessò Remus. “Andromeda è così simile a me.”
“Grazie a Merlino. Se fosse somigliata a Mina, sarebbe stata una Serpeverde, poco ma sicuro!”
“Non cantar vittoria troppo presto, quel vecchio straccetto ha stupito in più di un’occasione …”
“Black Betelgeuse!” chiamò Minerva. Subito, la bambina trotterellò e sedette. Il capello strillò immediatamente: “Corvonero!”
Sibilla batté le mani, entusiasta. “Povero Regulus …” commentò Piton, facendo sorridere Lupin. “Lupin Andromeda!”
“Grifondoro!” ruggì il copricapo prima ancora di sfiorare il capo della ragazzina, la quale, sconcertata, si volse verso il padre, stupita. Remus le fece cenno di andare al tavolo dove tutti la stavano aspettando, applaudendo, entusiasta. “Come volevasi dimostrare.” confermò Severus. “Sei invidioso perché di Eileen non sei poi così sicuro, Severus …”
“Non particolarmente, no.”
“Malfoy Scorpius!” esclamò Minerva, scostandosi per lasciar passare il biondino, che finì, naturalmente, in Serpeverde.
“Ci siamo quasi!” incalzò il mannaro. “Vuoi smetterla di farmi la telecronaca, Lupin?”
“Piton Eileen Jean!” chiamò Minerva dopo un tempo che gli parve infinito. La ragazzina, titubante, sfilò davanti ai compagni e, a testa bassa, sedette, i lunghi capelli scuri a coprire il capo. Severus sentiva il cuore pulsargli fin nelle orecchie. “Quel dannato straccio ci sta mettendo una vita!” esclamò, nervoso proprio prima che il cappello erompesse in un esultante: “Serpeverde!”
L’intero tavolo ruggì di approvazione e Severus, soddisfatto, applaudì. Eileen si alzò e gli rivolse un ampio sorriso prima di correre al suo tavolo. La vide sedersi accanto a Scorpius e presentarsi brevemente, sorridendo. Sì, decisamente se la sarebbe cavata …
“Sei contento?” sospirò Lupin mentre un tremolante Albus Severus Potter prendeva posto. “Io molto … Hermione non credo lo sarà particolarmente, invece …”
“Hermione è troppo intelligente per badare a queste scaramucce fra case.”
“Lo so, altrimenti non l’avrei certo sposata.”
“Serpeverde!” ruggì il cappello. Contrariamente ai casi precedenti, però, un silenzio tombale calò sulla sala e persino Minerva si ritrovò a deglutire a vuoto, invitando il ragazzo ad accomodarsi al suo tavolo. Albus, sconvolto, si alzò, camminando come un automa sotto lo sguardo sconvolto dell’intera sala. Per qualche istante, rimase immobile e nessuno parve rivolgerli la parola. Fu Eileen a scostarsi ed ad invitarlo a sedersi con lei e Scorpius con un cenno sbrigativo. Severus sentì il petto bruciare d’orgoglio: quando faceva così, la sua bambina era identica ad Hermione. Vedendola chiacchierare amabilmente con Scorpius ed Albus mentre la cerimonia terminava, ebbe improvvisamente la certezza che, seppur con qualche difficoltà, viste le occhiatacce che il resto del tavolo e parecchie altre case le rivolgevano, Eileen sarebbe stata felice.

Quando, dopo aver lasciato la sala dopo la cena, Severus entrò nelle sue stanze, si lasciò immediatamente cadere alla scrivania: un tempo, avrebbe aperto subito una bottiglia di whisky e si sarebbe gettato nell’alcool per dimenticare il suo smistamento. Ma non quel giorno. La prima cosa che fece fu accendere una candela con un colpo di bacchetta e prendere carta e penna: non vedeva l’ora di scrivere ad Hermione …
“Eileen sta chiacchierando molto con il giovane Malfoy ed il tuo figlioccio, Severus …” esclamò la voce di Silente alle sue spalle. Piton non alzò neanche lo sguardo dal foglio. “Ne sono lieto.”
“Non verrà presa in giro …”
“No, anche perché, se dovesse accaderle qualcosa, sarà mia premura rendere il responsabile permanentemente invalido …”
“Eri nervoso, eh? Ma è andata com’era prevedibile che andasse, dopotutto!”
“Nervoso, io? Quella nervosa era Hermione …” commentò seccamente, richiudendo la lettera e cercando un gufo per spedirla. “Certo, come no, Severus, come no …”

Angolo Autrice:
Ho appena messo la spunta 'completa' alla storia e credevo sinceramente che non ci sarei riuscita. Era da un bel po' che non scrivevo più per tante ragioni o che, comunque, non mi soddisfaceva ciò che creavo. Questa storia è nata con un punto interrogativo: non sapevo come sarebbe andata, né se si sarebbe mai conclusa e se avrebbe ottenuto qualche recensione. 
Inutile dire che, se ho ripreso a scrivere, è grazie a questo racconto: non mi aspettavo che piacesse, affatto e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. Perciò, prima di tutto, voglio ringraziare di cuore chiunque sia passato, abbia recensito o abbia inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate: grazie. In particolare, ci tengo a ringraziare le persone meravigliose che questa storia mi ha permesso di conoscere: _Morgan, Elema, La Bionda95 e ClarWarrior, che non si sono praticamente perse un capitolo e che mi hanno sempre dato ottimi pareri, consigli ed analisi. E poi vielvisev, con cui mi scambio recensioni e pareri da un po', Nessuno Presente e chiunque abbia recensito anche solo brevemente: grazie, grazie di cuore! Non è stato un bellissimo periodo ed ha significato tanto avere questo mondo dove rifugirsi! Mi permetto anche di consigliarvi le loro storie, tutte molto belle e con cui ho trovato molti punti in comune!
Infine, vorrei dire che non è finita qui: Hermione, Severus, ma anche Eileen, Remus e Mina (che ha messo d'accordo tutti, devo dire!) torneranno sicuramente, in brevi one-shot o in altri long che siano. Li ho amati troppo per lasciarli andare completamente e rimarranno sempre nel mio cuore, come spero in quello di tutti voi!

Alla prossima!
Vostra
E.


 



 
  





 



 
  
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