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Autore: Lizzyyy02    11/07/2022    5 recensioni
Natsu e Lucy. Due anime lacerate, deluse, sofferenti. Entrambi innamorati di chi non può ricambiarli.
Si troveranno, iniziando un gioco pericoloso, che li porterà ad impazzire. E chissà se non gli si rivolterà contro. Quello di cui erano stati certi fino a quel momento si incrinerà pericolosamente. A volte non possiamo controllare le nostre emozioni, i sentimenti, le sensazioni.
"Sa che è sbagliato, per una serie infinita di ragioni, ma quel momento è fuori dalla realtà. Che male c'è nel trovare un po' di conforto..."
"«Ora conosci il mio segreto, Natsu. Non sono pura, non sono innocente, non sono quello che Loki crede io sia. Il mio istinto ha la meglio su di me e lo lascio vincere...»"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lisanna, Loke, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lucy
Il suono di una voce improvvisa la fa sussultare. Sbucato dal nulla, si ritrova a fianco uno sconosciuto, seduto poco lontano da lei.
Per un attimo rimane interdetta, non solo per la sorpresa, ma anche per lo sconosciuto in sé: è…non riesce nemmeno a trovare le parole giuste. Le sembrano tutte riduttive per riuscire a descrivere quel viso, quegli occhi che la scrutano, che sembrano essere tristi quanto lo sono i suoi.
Le ha chiesto se è una serataccia?
«Oh, non immagini» Dice, ridandosi un contegno e sperando che il trucco non si sia sbavato troppo. Non ha pianto, ma non ricorda se si è passata una mano sul volto.
Dopo quella chiamata, non ha più fatto caso a niente, non preoccupandosi né di sporcare il vestito sedendosi a terra, né di rovinare quel trucco che Levi si è tanto impegnata a fare.
«Tu invece? Serataccia anche per te?» Fa, scalciando un ciottolo con la punta del tacco.
Lui fa un mezzo sorriso «Diciamo di sì, non così tanto da starmene seduto qui fuori da solo»
Lucy ridacchia «Ti ricordo che sei seduto qui fuori» Fa.
«Si, ma non sono solo» Dice, sempre con quel ghigno in volto, e lanciandole un rapido sguardo.
 Affascinante, l’unica parola che riesce a venirle in mente guardandolo. Non solo il suo aspetto, anche il suo modo di fare, il suo tono. Le ispira qualcosa, al quale non sa dare un nome.
«Ti va di fare un giro?» Non sa se sia la tristezza a parlare, o l’alcool ancora in circolo nel suo corpo, fatto sta che ha sputato quelle parole senza nemmeno rifletterci.
La sua mente le ha pensate e la bocca le ha pronunciate. Non le succede da tempo immemore. Il bello è che non è minimamente preoccupata delle conseguenze, non le importa se quello sconosciuto dirà di sì o rifiuterà. È davvero una bella sensazione.
Lo vede allargare il sorriso.

Natsu
Quella sconosciuta le ispira qualcosa. Per questo appena lei ha proposto di fare un giro, non ci ha riflettuto un attimo prima di dire di sì. Non sa se sia per la sua bellezza mozzafiato, o per quel dolore che percepisce da lei e che sembra così simile al suo.
Una parte di lui vuole chiederglielo, conoscere cosa la turba, ma ce n’è un’altra che si sente così bene adesso, camminando nel più totale silenzio, uno a fianco all’altra, senza il bisogno di parlare per riempirlo.
Allo stesso tempo però, il silenzio fa volare i pensieri di nuovo verso di lei: chissà cosa sta facendo ora, se è ancora con quel barista, se continua a rivolgergli quei sorrisi.
Senza che se ne sia reso conto, sono arrivati in un piccolo parco, completamente deserto.
«Ti va di sederci? Meglio di un marciapiede, no?» Fa, indicando una panchina.
Lei sorride e annuisce.
Si siedono. Per quanto quel silenzio sia bello non gli pare giusto protrarlo troppo. Prende fiato per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma lei lo precede.
«Oggi è il mio compleanno» Fa, dal nulla. Sblocca il cellulare guardando l’ora, la quale proprio in quel momento cambia, segnando la mezzanotte «anzi, possiamo dire che lo era ieri»
«Beh, auguri in ritardo allora» Dice, facendola ridere piano.
«Avevo invitato una persona, mi ha detto che avrebbe provato ad esserci ma…mi ha chiamato, dicendomi che non ce l’avrebbe fatta» Dice, sospirando «e io sono patetica, perché mi sento devastata per così poco. Non posso nemmeno dare la colpa a lui, sono impegni di lavoro, ma…cavolo, se fa male» Dice, lo sguardo basso.
Natsu la guarda. Lo sapeva che si trattava di amore, ci avrebbe giurato. Non sa assolutamente niente di questa ragazza, eppure è seduto vicino a lei su una panchina ad ascoltarla confidarsi. E il bello è che in questo momento non si immagina ad essere da nessun’altra parte.
Se c’è una cosa in cui fa schifo, quella è consolare. L’unico modo che conosce è stare vicino, offrire una spalla, magari confidandosi a sua volta. Ed è proprio quello che fa. Tira il volto indietro, i gomiti sul bordo della panchina.
«Sono innamorato della mia migliore amica»
Non dice altro. Un momento di silenzio poi ritorna con lo sguardo sul suo volto confuso, lasciandosi sfuggire uno sbuffo di risata «Siamo proprio fortunati in amore noi due, eh?»
Anche lei fa un mezzo sorriso. Cavolo, se è bella.
«Non ti ho detto una parte» Dice «è anche il mio capo»
Natsu scoppia a ridere, seguito da lei. «Ah! Non avevo capito fosse una competizione!» Dice «Se è per questo anche io ho tralasciato una parte» Fa, avvicinandosi leggermente «la amo da dieci anni» A quel punto è il turno di Lucy di ridere.
«Va bene va bene, ridi pure delle mie sofferenze» Dice, fintamente offeso.
«Sei stato tu il primo a ridere!»
«Perché, dai, innamorata del capo? Che cliché è questo?»
«Vogliamo commentare te? Nominami un cliché più grande di amare la migliore amica!»
«Va bene, okay» Natsu alza le mani, in segno di resa. Ritornano a fissarsi mentre le risate si placano.
Ma quando si sono avvicinati così tanto? Il suo profumo è qualcosa di assuefacente. La fissa mentre si sposta un ciocca dietro l’orecchio, calmandosi dalla risata appena fatta.
Lo guarda anche lei, mordendosi un labbro.
«Che c’è?»
C’è che ti voglio baciare
Sa che è sbagliato per una serie infinita di ragioni, ma quel momento è fuori dalla realtà. Lui insieme ad una sconosciuta, entrambi feriti, entrambi delusi da quelli che amano.
Che male c’è nel trovare un po’ di conforto?
Si avvicina, fissandola negli occhi grandi e belli. Lei non si tira indietro, nemmeno quando allunga il braccio nel bordo di panchina dove è posata la sua schiena. Lei continua a mordersi il labbro. Sembra quasi lo stia invitando, e non se lo fa ripetere due volte.
Le cattura le labbra tra le proprie e lei non lo rifiuta, al contrario. Ricambia, afferrando i suoi capelli, stringendoli.
È una lotta disperata di labbra, lingue e denti che si intrecciano, lo sfogo di due anime ferite che trovano conforto l’una nell’altra.
Improvvisamente però, un altro paio di labbra gli salgono alla mente. Spalanca gli occhi, prima chiusi, e si stacca.
La fissa colpevole, lei ricambia lo sguardo, ma da quegli occhi di cioccolato non trapela nulla.
«Scusami…non riesco…non riesco a non pensare a lei» Dice, quasi vergognandosi, ma infondo entrambi hanno rivelato apertamente di essere interessati ad un'altra persona.
Un attimo di silenzio, poi lei dice qualcosa che lo lascia perplesso.
«E perché non dovresti?»
La guarda stranito «Non mi sembra giusto» Dice «…per te»
«Non se io faccio la stessa cosa» Replica prontamente.
È…confuso, ma rapito dal suo sguardo deciso.
«Facciamo una prova» Dice «Chiudi gli occhi, pensa a lei, intensamente»
Aggrotta le sopracciglia, ma esegue. Proietta l’immagine di Liz nella mente, nel suo vestito bianco e corto di quella sera.
Improvvisamente sente un pressione sul suo orecchio, tante dolci pressioni.
Lo sta baciando.
Ma chi lo sta baciando?
Non ne è più sicuro. Di colpo gli sembra quasi di avvertire un odore diverso, una voce diversa.
Inizia ad ansimare senza nemmeno accorgersene. È rapito, se continua così…
Si stacca, lui riapre gli occhi, quasi sorpreso di vedere la sconosciuta di fronte a lui.
«Oh cazzo…» Gli sfugge.
«Ha funzionato allora?» Fa, un sorriso perverso su quel volto all’apparenza così angelico.

L
Si sente diversa. O forse, semplicemente, si sente sé stessa.
Per troppo tempo questo suo lato è stato sepolto, e quello sconosciuto sembra averlo riportato a galla con estrema facilità.
Lui non dice niente, sembra ancora sconvolto, ma quel rigonfiamento evidente tra i pantaloni risponde al posto suo.
Lucy lo fissa negli occhi «Entrambi siamo innamorati, credo non ci sia niente di male nel consolarci a vicenda, soprattutto se non possiamo averli…non c’è niente di male nemmeno nell’immaginarli, infondo solo con loro potremmo farlo…»
Detto ciò, lo bacia ancora.
È innamorata del Signor Loki da circa sei mesi, questo non vuol dire che in tutto questo tempo non abbia provato istinti.
A volte declinava le avance di altri uomini, ma spesso, quando si sentiva particolarmente sola e triste, accettava, senza però mai riuscire a togliersi il Signor Loki dalla testa.
Per questo aveva iniziato a immaginare di essere con lui in quei momenti.
In questo caso non deve nemmeno sentirsi del tutto in colpa, visto che anche lui sta immaginando di essere con un’altra persona.
Ma non è solo questo.
Con quello sconosciuto, è particolarmente facile proiettare Loki nella sua mente, e non ha idea del motivo.
Si aggrappa alle sue spalle ampie, approfondisce il contatto in modo quasi disperato, gli bacia il collo, tocca .
Lui sussulta. A quanto pare anche lo sconosciuto si sta perdendo nei meandri della fantasia.
Non ci trova nulla di male.
Anzi, è quasi più perverso, più proibito, più eccitante.
Lo sente ridacchiare.
«Cosa c’è?» Fa lei, il tono ansimante.
«Guarda là» Lucy, con una smorfia, si allontana dal suo collo muscoloso e abbronzato, guardando dove sta indicando.
Sembra uno scherzo. All’altro lato della strada, quasi di fronte a loro, c’è un edificio illuminato con la scritta a caratteri cubitali: “Hotel”.
Si lanciano uno sguardo. Non c’è bisogno di dire niente.
Infondo, non c’è davvero nulla di male.
 
N
«Me lo vuoi dire il tuo nome?» Natsu è steso sul letto, rilassato come non lo era da tempo, le braccia incrociate dietro la testa.
La sconosciuta esce dal bagno, solo un asciugamano a coprire quel corpo perfetto. È davvero diversa da Lisanna, in tutto probabilmente, ma gli piace, forse anche troppo per essere una sconosciuta e un’avventura di una notte.
Per non parlare del fatto che si sono praticamente “sfruttati” a vicenda.
Sorride, frizionandosi i capelli lunghissimi e biondi con un altro asciugamano «Ancora? Ti ho già detto che non c’è bisogno»
«Sono solo curioso» Fa.
«Non trovi che sia più…intrigante, rimanere così? Non sapere niente l’uno dell’altra tranne i nostri rispettivi dolori interiori?» Fa, platealmente.
Natsu ridacchia «Sappi che non mi arrenderò finché non me lo dirai» Ma il sorriso si spegne subito quando vede il dito di lei scogliere il nodo all’altezza del seno che regge l’asciugamano.
Si avvicina a passi lenti, continuando a reggerlo davanti.
Anche lui va verso di lei, sedendosi sul letto, nudo: quella ragazza uccide ogni sua remora e timidezza. Soprattutto non appena anche lei si siede, ma su di lui, abbandonando l’asciugamano a terra.
Si sporge vicino al suo orecchio: «Puoi chiamarmi come vuoi…anche con il nome di lei»

L
Quel ragazzo è illegale. Se da un lato è estremamente facile immaginare Loki, dall’altro è impossibile non apprezzare quegli addominali scolpiti, i pettorali marmorei, le spalle ampie. Più di tutto però è il suo viso il problema: ha notato ora una fossetta sulla guancia sinistra e non riesce più a smettere di farci caso ogni volta che lo guarda.
Non ha mai goduto della compagnia di un uomo così tanto come della sua.
Per questo gli ha detto che può chiamarla con il nome di lei: magari aiuterà anche Lucy a ricordare che quello sconosciuto è l’avventura di una notte, il Signor Loki invece la persona che ama.
Si staccano dal bacio che si stavano scambiando per riprendere fiato. «Natsu», Dice lui, tra un ansito e l’altro.
«Cosa?»
«È il mio nome. Ora tu mi devi il tuo»
Lucy alza gli occhi al cielo, ma non riesce a reprimere un sorrisetto.
Si avvicina, gli sussurra direttamente sulle labbra «Non ti devo nulla»
«Non è vero, hai un debito. Puoi ripagarlo con il tuo nome…o con qualcos’altro…» Lo sguardo è inequivocabile, le manda un brivido dietro la schiena.
Sorride, spingendolo con la schiena sul letto. Basta toccarsi per riaccendere la scintilla, di nuovo.

N
All’inizio pensava che questa meravigliosa sconosciuta fosse relativamente abituata a questo tipo di serate.
Non che pensasse fosse una poco di buono, semplicemente era innamorata di qualcuno che non poteva avere, e tutte le sue storie dovevano necessariamente ridursi a rapide avventure.
Ma adesso, mentre la guarda dormire su quel letto di un anonimo Hotel tra le sue braccia, pensa che infondo non deve averne avute molte di esperienze così.
Altrimenti sarebbe scappata via da lui subito. Invece ora sono lì, intrecciati, mentre lui le accarezza il braccio.
Sospira. Non può fare a meno di chiudere gli occhi e immaginare ci sia Liz lì, che respira regolarmente stretta a lui.
È proprio vero che si stanno sfruttando, non c’è un modo più gentile per dirlo.
Almeno non deve sentirsi in colpa.
D’improvviso la sente sussurrare, piano.
«Cosa hai detto?» Sussurra a sua volta, vicino al suo viso.
«Lucy. È il mio nome» Ripete, senza aprire gli occhi e accoccolandosi maggiormente sul suo petto. Natsu sorride, stringendola di più.
Cosa gli sta prendendo?

L
«Signorina, tu hai proprio deciso che mi vuoi morta!» Le grida Levi al cellulare, tanto da farglielo staccare dall’orecchio «lo sai quanto mi hai fatto stare in pensiero!?» Quando Levi fa così le sembra di parlare con sua madre.
«Lev, sto bene! Non ti preoccupare, sto tornando a casa, 15 minuti e sono lì»
«Preparati al terzo grado, Luce!» Fa la sua amica prima di riattaccare. La ragazza scuote la testa con un sorrisetto, volgendo poi lo sguardo fuori dal finestrino del taxi.
Ovviamente non fa in tempo a mettere piede in casa che la sua piccola amica la assale.
Ma, non appena Levi la scruta in viso, smette di parlare a raffica e sospira.
La prende per mano, accompagnandola verso il letto.
Le due amiche si mettono dentro le lenzuola fresche, l’una di fronte all’altra.
Riescono sempre a riconoscere quando serve mettersi nel letto, creare il loro piccolo angolo sicuro, e guardarsi faccia a faccia per confidarsi.
In quel momento possono dirsi tutto. E infatti le dice tutto.
Dalla chiamata di Loki, all’addio fatto a Natsu quella mattina.
Levi sospira, lo vede che è contrariata, ma conosce tutto di lei, anche questo lato. Lucy sa bene che Levi vorrebbe semplicemente che lei andasse da Loki, gli parlasse chiaro e tondo, rivelandogli quello che sente, senza altri drammi, supposizioni e ulteriori sofferenze.
«È stato bello, almeno?» Le chiede, con un sorrisetto.
Lucy ride «Anche troppo. Non ho mai provato nulla del genere con nessun altro…» Lucy abbassa poi lo sguardo.
È confusa, stranita. Il pensiero di non rivedere mai più Natsu le provoca una sensazione strana, simile all’ansia di dover rivedere il Signor Loki il giorno successivo.
«Non so che mi prende Lev, non so cosa fare» Levi la guarda seria, poi se la stringe addosso, accarezzandole la testa bionda.
«Andrà tutto bene Lu, andrà tutto bene»

N
«Aspetta aspetta, ripeti»
«Hai sentito» Fa Natsu, grattandosi la nuca.
«Non ci credo. Sei stato con una? Tu? Mister “Mi dichiaro sta sera, quando decido una cosa è quella”?»
«Non era “una” qualsiasi. E poi…stavo per andare, ma ho visto Lisanna parlare con il barista, e…»
«E allora hai deciso di andare con un’altra?»
Natsu gli lancia uno sguardo bruciante a quell’affermazione «Da che pulpito» Fa, alludendo all’abitudine che ha Gray di passare da un letto all’altro, essendo anche lui single e piuttosto libertino.
«Ma infatti per carità, sono felice per te! Ma non è che ogni volta che Lisanna si approccia a qualcuno di sesso maschile, tu devi sfogare le tue frustrazioni su una poveretta, che non sa nemmeno che tu pensi ad un’altra nel frattempo». Natsu scoppia a ridere a quelle parole.
«Prima di tutto, è stato un caso eccezionale, Lisanna può fare quello che le pare visto che…non sa…quello che provo. Secondo, Lucy è tutto tranne che una poveretta ingannata. Ci siamo…consolati a vicenda. Anche lei è innamorata di un altro»
Gray alza gli occhi al cielo a quelle parole «Natsu tu non sai gestire queste situazioni. Finiranno per piacerti entrambe, e indovina un po’?» Fa il suo migliore amico, fissandolo negli occhi. «Le perderai tutte e due»
 
L
«Ecco le altre stampe» Fa, apatica, poggiandole sulla scrivania. Sta per uscire e completare il suo proposito di non fissarlo, quando la sua voce la richiama.
«Lucy»
Si blocca. Perché deve fargli sempre questo effetto, dannazione.
«Si?»
«Mi dispiace tanto, per l’altro giorno. Avrei davvero voluto esserci»
Lucy fa un sorriso che spera appaia realistico «Te l’ho detto, è tutto okay, non preoccuparti» Dice, si volta per uscire quando la richiama di nuovo.
Cosa gli prende oggi?
«No, non è tutto okay. Ti ho detto che ci sarei stato, e ho infranto quella promessa» Dice, alzandosi e avvicinandosi a lei.
Questa volta non le posa una mano sulla spalla in un gesto amichevole, né le fa un sorriso di cortesia.
È serio. Dannatamente serio. Le posa una mano sulla guancia, squadrandola «Che ne dici di una cena per farmi perdonare? Solo noi due, stavolta»

N
«Natsu ma dove sei sparito l’altra sera? Ammettilo, sei stato con qualcuna, eh?? A me puoi dirlo»
Il ragazzo per poco non si strozza con l’acqua che sta bevendo. È troppo codardo anche per dirle la verità. A quanto pare, a lei non importa che sia davvero stato con un'altra, quindi potrebbe anche dirglielo.
Però non ce la fa.
«Sono tornato a casa, ero troppo stanco» Mormora al telefono.
«Senza salutare nessuno?»
«Loro li ho salutati…non riuscivo a trovarti tra la folla»
«Hm, vabbè, vogliamo ripetere questa sera, allora?»
«Ancora? Liz mi stai diventando un animale da festa» Il sorriso però si spegne non appena gli sale alla mente l’immagine del barista.
«Non è che c’è un motivo se vuoi andarci sempre?» Chiede. Cerca di apparire scherzoso, ma non riesce a mascherare un tono d’accusa.
«L’unica motivazione sei tu che stai diventando un’ameba, tutto casa e lavoro. Almeno ti faccio uscire un po’»
Si, certo Liz
«Allora?» Insiste lei.
«Mhh…non lo s…»
«Avanti Natsu» Lo interrompe, per poi riprendere «voglio stare con te»

L
Il vestito è elegante: di un dolce rosa antico, morbido, di raso quasi intangibile. Sembra troppo semplice, quasi banale.
Il segreto è voltarsi. La schiena è quasi completamente libera. Le sembra il vestito perfetto. Trasmette un’immagine di lei che è quella che vuole mostrargli: pura, ma non ingenua.
Anche se la vera Lucy non è mai stata realmente “pura”. Ma questo non deve saperlo.
Levi finisce di spazzolarle i capelli, non smettendo di sorriderle un attimo.
Un appuntamento solo lei e il Signor Loki. Quanto tempo avevano speso ad immaginarlo? Con Lucy adorante e Levi che ormai era abituata a quei suoi sogni ad occhi aperti, e adesso…stava diventando realtà.
«Non andare nel panico» Le dice, stritolandole le mani. Lucy annuisce. Sente la gola stringersi, ma non è solo ansia, c’è anche un’altra sensazione, che non la fa stare tranquilla.
«Ci vediamo dopo»

N
Stavolta il vestitino è celeste. Sembra che li abbia tutti dello stesso modello ma di colori diversi. O magari si sbaglia, infondo non ne capisce niente di queste cose.
«Com’è andata al lavoro?» Gli chiede.
«Il solito. Sole sempre più cocente, Gajeel che sbraita, Elfman che fa flessioni…» La sente ridacchiare e stira un angolo delle labbra.
«Scusami se non sono riuscita a passare, mi farò perdonare domani» Gli fa, sorridendo.
Natsu stringe le mani sul volante, le nocche si sbiancano. L’istinto di parlare è più forte di tutto il resto.
«Perché» Gli esce solamente.
«Perché cosa?» Fa lei, guardandolo confusa.
«Perché passi ogni giorno» Liz aggrotta le sopracciglia.
«Che domande, per portarti il pranzo»
«Lisanna, non sono un bambino. Non devi…badare a me, o…»
«Lo faccio perché lo voglio» Lo interrompe, decisa.
Stacca lo sguardo dalla carreggiata, la fissa. Non dovrebbe, ma non riesce a non farlo.
«Che fai? Guarda la strada, scemo» Non sembra convinta.
«Perché vieni al cantiere ogni giorno?» Le richiede, il tono gli è uscito più duro di quanto volesse.
Lei resta in silenzio, sembra a disagio. Si porta una ciocca cortissima dietro l’orecchio. Abitudine che hanno entrambe a quanto pare.
Eh? Cosa c’entra la sconosciuta adesso?
«Natsu, per favore…»
«No, Liz, rispondimi» È a metà tra un ordine e una richiesta disperata.
Lei lo guarda fisso. Sguardo che lui ricambia.
«Perché voglio vederti»
Sente le dita contrarsi di nuovo, gli occhi spalancarsi. Potrebbe voler dire tutto e niente.
Lei tace e lui non sa cosa dire. Per il momento non dirà niente. Riprenderà il discorso quando arriveranno.

L
Sembra uno scherzo.
«Hai…prenotato al Fairy Tail?» Fa, confusa, stringendo la borsetta bianca tra le dita.
«Ho pensato di ripetere la serata…fingere che oggi sia ieri, e tu abbia deciso di passare il compleanno solo con me» Le sorride.
Lucy lo guarda attonita. Non può fare a meno di sorridergli di rimando. Ha fatto un gesto…dolce.
Saranno davvero stati solo amicizia e senso di colpa a spingerlo a farlo?
Ma non posso cancellare il dolore di ieri sera
Questo pensiero la investe con forza. Le risale alla mente l’immagine di lei disperata, seduta sul marciapiede, il telefono stretto tra la mano come a volerlo rompere…e insieme alla sofferenza…l’immagine dello sconosciuto…
Chissà se anche lui è con la ragazza che gli piace, adesso.
Chissà se si ricorda ancora il suo nome.
«Vogliamo entrare?»
Lucy si riscuote dai pensieri. Lo guarda. Quanto ha immaginato questo momento, quanto lo ha sperato? E allora perché adesso che lo sta vivendo…sembra così diverso?

N
È possibile che quel Fairy Tail sia sempre affollato? Come al solito deve sgomitare tra la calca per riuscire a passare.
Lancia uno sguardo al privé posto sulla balconata al piano di sopra con una smorfia. Non ha mai invidiato nessuno nella sua vita, e non inizierà certo ora…però deve ammettere che prenderebbe volentieri il posto di uno dei ricconi lì sopra, tanto per starsene un po’ più tranquillo a bere senza venire soffocato dalla folla.
Sta per riportare lo sguardo giù quando qualcosa lo fa tornare a guardare in alto. Affila gli occhi, per poi spalancarli.
Non ci sono dubbi. La sconosciuta.
È seduta ad un tavolo lì sopra con un uomo circa della sua stessa età, che ha tutta l’aria di potersi permettere di comprare questo posto se lo volesse. In un secondo capisce che è sicuramente il suo capo.
Allora ce l’ha fatta.
No…scrutandola meglio è troppo tesa, e lui non prova minimamente ad avvicinarsi a lei.
La guarda ancora.
Dannazione. Il vestito è elegante ma provoca silenziosamente.
Sembra quasi che tutta la sua figura risplenda, e lei ride, abbassa gli occhi, si porta le ciocche lunghe dietro l’orecchio. Come fa quello lì a resistere?
È completamente diversa da ieri. Probabilmente lui ha conosciuto un lato di lei che in pochissimi hanno visto…e pensare che non la conosce nemmeno…
«Natsu» Lo richiama Lisanna. Riabbassa lo sguardo, sentendosi quasi in colpa per essere stato beccato a guardare un’altra.
«Vado a prendere da bere, che vuoi?» Il ragazzo stringe gli occhi. Non ha nessun diritto di essere geloso, non dopo aver mangiato la sconosciuta -Lucy- con gli occhi…di nuovo.
Eppure «Vengo con te» Dice, iniziando a incamminarsi verso il bancone. In un riflesso istintivo, tende la mano e afferra quella piccola e lattea di Liz.
È strano però. Stavolta, non ha sentito nessun brivido.

L
Lucy è rigidissima.
Spera davvero che non si noti.
La serata sta procedendo bene. Chiacchierano, parlano di lavoro ma anche dei loro interessi.
La domanda che le ronza in testa da tutta la sera è ancora lì.
Vuole fargliela. Muore dalla voglia. Fa un altro sorso del suo cocktail, che spera arrivi in fretta al cervello, e parla.
«E per quanto riguarda l’argomento relazioni?»
Lui ingoia un sorso del drink e posa il bicchiere sul tavolo «Ahh che brutta parola!» Fa.
Lucy alza un sopracciglio, ma sorride, cercando di non dare a vedere la sua confusione.
«Perché dici così?»
«Non dico che non vorrei mai averne, è solo che…sono difficili da gestire» Risponde, con tranquillità «lo sai bene Lucy, che riesco a malapena a trovare del tempo per me» Fa, per poi bere un altro sorso del suo cocktail «anche se…c’è qualcuno, attualmente, a cui…voglio dedicare tutte le mie attenzioni».
Lucy reprime un sussulto. Sta parlando di lei? Oppure no? Non riesce a capirlo e non ha il coraggio di chiederlo.
«E tu?» Fa lui, scrutandola.
«I-io» Fa un sorrisetto imbarazzato, portandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio «Si, c’è qualcuno…ma non lo sa…» Rialza gli occhi. Ha lanciato il primo colpo, ora sta a lui.
«Ah, capisco. Un amore segreto, eh? Dovresti dirglielo, sei una ragazza meravigliosa Lucy, non vedo come qualcuno possa non ricambiarti» Sembrerebbe quasi che abbia colto il messaggio implicito, che la stia spronando a dichiararsi a lui, e che se lo facesse la ricambierebbe…eppure il tono è così…amichevole…non allusivo.
Sembra semplicemente un amico che da un consiglio ad un’amica, e nient’altro. È davvero possibile che non abbia colto la sua allusione? O forse…non vuole coglierla.
Lucy stringe i denti, fa un sorriso di sole labbra a mascherare la frustrazione.
Loki è ambiguo. Chiunque le direbbe di rinunciare, perché è palese il disinteresse, ma c’è una luce strana nei suoi occhi che non la fa desistere del tutto.
D’altro canto, lei si rifiuta di parlare chiaro, per paura di una delusione.
Lui sembra voler dire altro, ma la suoneria lo blocca. Si alza chiedendole scusa, e allontanandosi.
Quando ritorna, sedendosi con uno sbuffo, capisce già cosa vuole dirle, prima ancora che apra bocca.
«Lucy, era l’editore» Fa, il tono colpevole «c’è stato un problema con le stampe per domani, devo andare subito a controllare…non so quanto ci vorrà…»
Lucy sente il petto bruciare, le mani far male, ma sorride.
«Vai, sono per domani, giusto? È importante. Non ti preoccupare»
«Davvero…io, non so come scusarmi»
«Si tratta di lavoro, sei il capo, solo tu puoi occuparti di certe cose, non devi scusarti» Lo pensa davvero, ma è difficile non rimanerci male.
La guarda, fa una smorfia, prende fiato per parlare; altre scuse probabilmente.
Lei lo blocca mettendo una mano sulla sua «Abbiamo avuto comunque la nostra serata, grazie per questo regalo, davvero. Non ero mai stata quassù» Sorride.
Lui piega la testa con un sorriso storto, poco convinto «Va bene…grazie a te, Lucy. Ti chiamo un taxi»
La ragazza aggrotta le sopracciglia «Oh, no, non c’è bisogno. Credo che rimarrò qui»
«Da sola? Meglio di no Luc…»
«Sta tranquillo, chiamo una mia amica e mi raggiunge in dieci minuti. Sarebbe un peccato sprecare questo privé, l’hai prenotato per tutta la serata»
Lui la guarda incerto, poi cede «Va bene, godetevelo pure» Si alza, fa per andare, ma improvvisamente si blocca.
La fissa dall’alto, lui in piedi, lei seduta, poi si china lentamente.
Lucy spalanca gli occhi, poi li socchiude piano.
È il momento? È davvero il momento?
No. Quel contatto che spera già da tanto tempo non arriva mai, perché le sue labbra virano traiettoria, posandosi sulla sua guancia.
Non aveva mai azzardato tanto prima d’ora, però. Rimane giusto il tempo di un soffio poi si stacca, le sorride un ultima volta per poi allontanarsi a veloci falcate.
Lucy sospira, si guarda intorno. Adesso è sola tra un mare di gente.
Prende il suo cocktail e lo scola con due sorsi.
Improvvisamente non vuole più chiamare Levi, non perché non voglia la compagnia dell’amica, ma perché questa sera vuole liberare tutte le sue frustrazioni, tutte le delusioni, tutti i dubbi.
Stasera sarà Lucy.
La vera Lucy. Quella libera. Quella che non è innamorata di qualcuno che non la ricambia. Quella che non si pone freni.
Si alza di scatto, facendo stridere la sedia. Scende le scale del privé puntando l’angolo bar, con tutta l’intenzione di annegare nell’alcool i presupposti e le aspettative che si era fatta per quella serata.
 
   
 
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