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Autore: VigilanzaCostante    28/07/2022    0 recensioni
Attenzione: non cliccate sul link se avete stomaci delicati e la vostra mente non è sufficientemente aperta. Raccolta di storie su ship crack, nate da un'iniziativa a tempo in cui i personaggi vengono generati casualmente.
#1 Ulik Gamp/Gilderoy Allock, Volvkov/Justin Finch Fletchey, Mangiamorte con la testa da bambino/Scorpius Malfoy
#2 Cornelius Agrippa/Nick-quasi-senza-testa, Lenelle Paraison/Katie Bell, Valentina Vázquez/Madame Maxime
#3 Eleanor Branstone/Harold Dingle
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Nota dell’autrice:
Necessaria PRE lettura.
Questo delirio è frutto di un’altra delle serate crack. Abbiamo partecipato io, Lady.Palma, Maqry, Sia_ e Mari Lace. Abbiamo estratto 10 personaggi dall’elenco Lexicon di Harry Potter e poi ognuna di noi creava una coppia crack su cui scrivere. 5 prompt, 5 momenti di scrittura e questo è il risultato!

Crosta
Eleanor Branstone
Zonko
Violetta Bulstrode
Irma Crabbe
Harold Dingle
Hector Flawey
Georgi Zdrako
Nobby Leach
Leonard Jewkes
 
Prompt 1: defenestrazione. Prompt2: “It’s not funny” “I thought it was” “You don’t count, you started laughing in the middle of a funeral because you started thinking of a meme you saw on facebook. Prompt3: “Non nominare mia madre, mai più!”. Prompt4: “We were on a break!”. Prompt5: “Sono uscita a buttare la spazzatura in pigiama perché credevo di non incontrare nessuno e ho incontrato proprio te.”
Io ho scelto formato la coppia: Eleanor Branstone/ Harold Dingle. Ma voi mi direte: chi sono costoro? Eleanor è una ragazzina Tassorosso che era al primo anno quando Harry era al quarto, e che quando Voldemort ritorna sta dalla parte della Gazzetta del Profeta e dubita di Harry. Harold Dingle è quello che durante i G.U.F.O vendeva cacche secche di Doxy spacciandole per artigli di drago. Buona delirante lettura!
 
 

 
L’amore, la defenestrazione e altre arti magiche



 
«Harold Dingle. Se vedo di nuovo le tue cacche secche di Doxy in giro per la biblioteca, io ti giuro che...».
«Che cosa? Cosa mi fai, nanerottola?».
«Punto primo, ho solo tre anni in meno di te. Punto secondo, sono molto più matura di te. Punto terzo… io io ti defenestro!».
Harold rise, facendo ciondolare la sua massa di ricci.
«Va bene che non mi alleno, ma non pensi davvero che mi farò lanciare fuori dalla finestra da una bimba di dodici anni?».
Non finì nemmeno di dire quella frase, che si ritrovò a scappare con un tornado biondo alle calcagne. Smisero di correre in giro per i tavoli solo quando Madama Prince infuriata li spedì entrambi fuori di lì.
Una volta soli, Harold si grattò la testa, imbarazzato.
«Che dire, Branstone, sei una degna avversaria per essere piccola e Tassorosso. Non invidio il ragazzo che si innamorerà di te».
Eleanor, che era forte sì, ma ancora una bambina, arrossì fino alla punta delle orecchie. Cosa ne voleva sapere quel Dingle di chi si sarebbe innamorato di lei? Forse non dovrebbe limitarsi a defenestrarlo, buttarlo giù dalla Torre di Astronomia le parve improvvisamente un’idea migliore.


 
♠♠♠
 

«Sul serio, quante probabilità c’erano che avremmo lavorato entrambi al Ministero? Cosa sei, Dingle, una persecuzione?». Eleanor era disperata. Il suo primo giorno di lavoro le procurava molta agitazione, e di certo vedere il viso della persona più fastidiosa della Londra magica non aiutava a mantenere la calma.
«Non vorrei farti una bella doccia d’acqua gelida, ma si dà il caso ragazzina che ho tre anni più di te, quindi sei tu che perseguiti me. E per quanto tu ne sappia potrei anche essere il tuo supervisore».
La pelle pallida di Eleanor divenne di un colorito verdognolo non molto salutare, e Harold scoppiò a ridere.
«Harold, non fa ridere. È il mio primo giorno di lavoro, ci tengo».
«Va bene Eleanor, ma si da anche il caso che invece facesse ridere, eccome! Guardami, quanto sto ridendo! Dovevi vedere la tua faccia!».
La ragazza sbuffò, cercando di distendere ulteriormente le pieghe del suo vestito rosa.
«Tu non conti. Tu hai riso anche al funerale di Silente».
«Io non-».
«Sì! Hai riso al funerale di Silente perché ti sei ricordato di una battuta che aveva fatto lui qualche anno prima!».
«Ecco, vedi, lo stavo ricordando…».
«Hai riso al suo funerale!».
Dingle ridacchiò, come se fosse fiero della sua stessa simpatia – cosa che, a dire di Eleanor, non possedeva affatto.
«Quindi davvero lavori qui? Non sei andato a lavorare da Zonko o qualcosa del genere? Hai sempre avuto fiuto per gli affari».
«E tu? Non sei diventata una giornalista? Dato che hai sempre dato molto credito alla Gazzetta del Profeta?».
Harold rideva, ma quella battuta bruciava dentro Eleanor, e lui lo sapeva bene.
«Sai una cosa, Dingle? Una volta mi hai detto che non invidi il ragazzo che si innamorerà di me, e sai cosa? Non invidio la ragazza di cui TU ti innamorerai? Sei orribile. E non mi interessa se dovremo condividere lo spazio lavorativo, io io io…».
«Tu cosa? Mi defenestrerai? Non credo proprio. Mi dovrai solo genuinamente sopportare» e le sorrise, facendo comparire una fossetta ai lati della sua bocca.
 

 
♠♠♠
 
 
La vita lavorativa all’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia era intensa e soddisfacente quanto stancante. Ma Eleanor era felice: poteva lavorare in nome della giustizia, come aveva sognato da sempre.
L’unica pecca in quel quadro idilliaco, era il caro Harold Dingle, che lavorando all’'ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche – e solo in questo c’era dell’assurdo – prendeva sempre l’ascensore con lei. Tutte le mattine.
«Sai Branstorne, penso dovremmo uscire insieme».
«Cosa c’era nel the che hai bevuto stamattina, Dingle?».
«No sul serio, ci giriamo intorno da anni, c’è chimica tra di noi. La percepisco! E poi, ho bisogno di una donna che mi tenga testa e solo tu…».
«Mi prendi in giro?» Eleanor iniziò a ridacchiare «Letteralmente tutte le donne della tua vita ti tengono testa. Le tue amiche Serpeverde a scuola, la tua segretaria e oh, beh, anche tua madre. Ho letto per sbaglio il bigliettino di mammina cara che avevi in mano ieri mattina».
«Non nominare mia madre».
«Cosa c’è, Harolduccio, hai qualche problema con la figura materna?».
«Eleanor, non nominare mia madre».
«Tua madre sa che dormi con una persona diversa ogni sera e che non avrà mai dei nipotini legittimi?».
«BRANSTORNE, non. Nominare. Mia. Madre. Cuciti quella bocca».
Come per magia, le porte dell’ascensore si aprirono e Harold si precipitò fuori dal cubicolo. Una volta da sola, Eleanor si toccò le guance che si erano surriscaldate e si vergognò come poche volte prima d’ora.
 
Erano le cinque del pomeriggio quando il suo venerdì lavorativo giunse a una fine, e si apprestò a rientrare in ascensore per tornare a casa. Era stanca morta, ma anche desiderosa di incontrare il suo rivale per scusarsi.
Quando lo vide, appoggiato alla parete con i ricci che gli cadevano sulla fronte, pensò che sembrava ancora un ragazzino, con quel prodotto Tiri Vispi Weasley in una mano e la borsa a tracolla da lavoro nell’altra.
«Senti Harold… mi dispiace per prima. Non volevo urtare la tua sensibilità».
Il ragazzo la guardò negli occhi a lungo. Sembrava grato, serio. Consapevole che non era scontato che tra loro si arrivasse alle scuse.
«Quindi Branstorne, domani sera cena a Diagon Alley?».
«Cos’è questa nuova ossessione?».
«Lo prendo come un sì, ci vediamo domani alle sette».
«Oh nei weekend non sei a casa di tua mam...?» poi si zittì, spaventata.
Harold ridacchiò, continuando a girarsi tra le mani quel gingillo.
«Vedo che hai imparato, a domani dolcezza».
Eleanor proprio non capiva perché, mentre usciva dal Ministero, avesse quello strano sorriso stampato in volto.

 
♠♠♠
 

«Ci eravamo lasciati!».
«No Harold, eravamo in pausa, ricordi?».
Harold si torceva ogni riccio, camminando avanti e indietro per la stanza.
Dopo quella prima uscita le cose erano andate alla grande: si erano resi conto che si conoscevano benissimo su certi aspetti, e troppo poco su altri. E il loro battibeccare durato anni li aveva avvicinati solo di più, rendendo ogni litigata una battaglia a chi avesse l’ultima parola.
Poi, presi dalla foga, erano andati a convivere, cercando di superare i lati spigolosi l’uno dell’altra. Forse le cose non erano andate proprio proprio nel verso giusto.
«E anche se ci fossimo lasciati, tu un secondo dopo vai al Paiolo Magico e baci una sconosciuta? Davvero?».
Eleanor incrociò le braccia, mentre le labbra sottili formavano una linea retta sul suo volto.
«Mi avevi appena spezzato il cuore!».
«Le cose non funzionavano! Ma non volevo finisse! E tu sei andato con un’altra».
«Ci eravamo lasciati» quella che prima sembrava una normale frase, ora prendeva quasi la forma di una filastrocca per bambini.
«Ammetti almeno che era un tradimento e che se le cose ora sono così è tutta una tua responsabilità»
«Cosa? No, non esiste».
«Ma certo, cosa mi potevo aspettare da un Serpeverde che voleva far passare le cacche secche di Doxy per artigli di drago?».
«Quello era anni fa, e non ha niente a che vedere con il fatto che CI ERAVAMO LASCIATI!».
«Oh sì, è questo che dirai ai nostri futuri figli? “Io e mamma ci eravamo APPENA lasciati, quindi, sono andato con una donna a caso in un bar”».
«Oh no, dirò che la loro mamma si era presa una cotta per Georgi Zdrako e aveva trascurato il papà, che tutto solo soletto era andato in un bar…»
La mascella di Eleanor stava per toccare per terra, sconvolta.
«Cosa c’entra il fatto che tu mi hai tradita, con Georgi Zdrako? È solo un amico! E non lo vedo mai, è sempre in trasferta con la Nazionale Bulgara!».
«Io non ti ho tradita, ci eravamo lasciati» lo strascico sulla i la stava rendendo davvero una cantilena fastidiosa all’ascolto.
Eleanor prese la maniglia e sbattè la porta con foga, lasciandosela alle spalle. Non avrebbe mai più rivisto le fossette e i ricci di Harold Dimple, mai più!
 
Harold stava cullando la figlia Emma, giocando con lei da solo per la prima volta dopo giorni. Eleanor era andata a fare la spesa e quindi era una buona occasione per stringere il visetto della figlia e riempirlo di baci.
«Emma, c’è una cosa di cui ti devo parlare. So che sei troppo piccola per capirlo, ma te lo ripeterò finchè non avrai l’età della ragione. Non importa quello che ti dirà tua mamma: noi ci eravamo lasciati!» la bimba a quella domanda gli strinse il pollice con forza, e lui affascinato riprese a fare la vocina stupida. «Certo che sì, certo che sì che ci eravamo lasciati».
Quando sentì le chiavi girare nella toppa si ricompose, in silenzio. Eleanor non avrebbe mai saputo nulla.
 

 
♠♠♠
 

«Hai incontrato Georgi Zdrako in pigiama» la voce di Harold era seria, mono-nota. Non era una cosa da lui, sempre così autoironico e squillante.
«Sì».
«Mentre andavi a buttare la spazzatura».
«Sì».
«Dai El, chi ti crede? So che hai una cotta per lui da anni, e ora ti vede mezza nuda e tu vuoi farmi credere fosse una cosa innocua?».
Eleonor, che aveva i capelli tirati su in una crocchia sfatta ed era veramente conciata malissimo, riguardò il suo outfit: pantofole a forma di ippogrifo, canotta bianca sgualcita e pantaloncini appartenenti ad Harold che usava come pantaloni del pigiama in inverno. No, non mezza nuda.
«Ha preso un appartamentino qui a Godric’s Hallow».
«Proprio vicino a dove abita mia moglie, certo».
«Tua moglie con te, ovvero suo marito, e nostra figlia».
«Oh Eleanor, cosa vuoi? Fammi essere un po’ geloso» e le sue labbra presero la forma di un broncio che non gli si addiceva neanche un po’.
Eleanor gli si avvicinò, mettendogli le mani sui ricci e facendosi abbracciare.
«Ti ricordi quando mi dissi che non invidiavi il ragazzo che si sarebbe innamorato di me?».
«Sì ricordo, lo penso ancora. Non mi invidio per niente, sei insopportabile e sempre nelle orecchie della gente con la tua vocina fastidiosa».
«È il massimo di dichiarazione d’amore che posso aspettarmi da te, vero?».
«Mi hai sposata dolcezza, lo sai. Se vuoi complimenti su quanto tu sia bella mezza nuda, puoi sempre scendere a portare l’immondizia e incontrare casualmente Georgi Zdrako».
Eleanor rise e si appoggiò di più al marito. Erano passati anni dalla guerra, da quando aveva dubitato delle parole di Harry Potter, da quando litigava in biblioteca con quello zuccone riccio che ne combinava di tutte colori. Eppure, erano ancora due ragazzini che si punzecchiavano sempre.
«Almeno io non sono andata a letto con Georgi Zdrako».
«Ehi! Pensavo che l’avessimo concordato: ci eravamo lasciati!».
   
 
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