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Autore: GwendolynMontrose    30/08/2022    1 recensioni
James Potter ha quasi trent'anni, è il CEO della Sleekeazy Hair & Beauty, ha un gruppo di amici inseparabili dai tempi della scuola e ultimamente partecipa ad almeno un matrimonio a settimana. I suoi coetanei, a quanto pare, stanno cominciando a sistemarsi e a mettere su famiglia, cosa che invece lui non sembra riuscire (o volere?) fare.
Ma si sa, le cose più strane accadono quando meno ce le si aspetta e lui, senza ombra di dubbio, non avrebbe mai immaginato di trovare niente meno che Lily Evans nel bel mezzo di un matrimonio a cui sono stati invitati entrambi.
E mentre le loro strade continuano ad incrociarsi, tra ritardi colossali ed ex fidanzate appiccicose, ci vorranno quattro matrimoni e un funerale per far capire a James che forse la ricerca dell'Amore con l'A maiuscola non è così semplice come avrebbe potuto immaginare.
Ovvero, i Malandrini e Lily Evans in un remake del film "Quattro matrimoni e un funerale" con Hugh Grant.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Il testimone

Due anni prima

26 maggio 2018

Marlene McKinnon si guardò allo specchio con fare svogliato, meravigliandosi con distacco dell'aspetto divino che avevano i suoi capelli quella mattina

Marlene McKinnon si guardò allo specchio con fare svogliato, meravigliandosi con distacco dell'aspetto divino che avevano i suoi capelli quella mattina.

Lanciò un'occhiata ai due abiti appesi su una gruccia accanto all'armadio – un elegante tailleur a pantalone nero e un vestito leggero a fiori rosa – che le erano stati preparati dalla sua cameriera e poi, con uno sbuffo, optò per il tailleur.

«Magda» disse, ad alta voce.

La cameriera entrò dalla porta della sua stanza. «Sì, signorina?»

«Getta quella sottospecie di vestaglia nel sacco dei rifiuti, per piacere» disse Marlene, indicando con un cenno del capo il vestitino a fiori.

La cameriera esitò. «Ma sua madre ha detto... essendo un matrimonio... i colori...»

«Magda» Marlene voltò appena la testa e le lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche. «Subito»

«Sì, signorina» disse la cameriera, precipitosamente, poi afferrò il vestitino a fiori, lo appallottolò contro il petto e uscì a testa bassa dalla stanza.

«Cristo onnipotente» sospirò Marlene, alzando gli occhi al cielo, e poi ritornò a rimirare il proprio riflesso stupefacente allo specchio.

~

Qualche ora più tardi, Sirius Black la soppesò con un sopracciglio inarcato, quando la vide arrivare nel sagrato della chiesa di campagna.

«McKinnon» le disse, porgendole il braccio. «Interessante scelta d'abito»

Marlene gli rivolse un'occhiata penetrante e lo squadrò da capo a piedi. Come al solito, Sirius era elegantissimo. Aveva abbinato al tight nero un gilet bordeaux e una camicia bianca ed era di una bellezza abbagliante nell'assolata mattina di maggio.

«Stai zitto, Sirius» lo rimbeccò.

«Tua madre aveva parlato di un vestito a fiori» esordì lui, con un sorriso sfacciato disegnato sul volto, ma poi si accorse dello sguardo assassino di Marlene e decise saggiamente di lasciar cadere la questione.

«E comunque» disse Marlene «tu e mia madre passate fin troppo tempo insieme»

«Abitiamo nella stessa residenza»

«In due appartamenti diversi»

«Separati solamente da un corridoio e una scalinata»

Marlene storse il naso, lo alzò in aria con l'espressione di chi non vuole più sentire nulla sull'argomento, e poi si guardò intorno.

«Dove sono tutti gli altri?»

Sirius alzò le spalle e scosse la testa. «Non ne ho idea»

Sirius Black e Marlene McKinnon facevano parte dell'alta società inglese ed erano in qualche strano modo imparentati tra di loro, anche se nessuno dei due si era mai preso la briga di spiegarlo con esattezza ai loro amici.

Con ogni probabilità, non sapevano nemmeno loro quale fosse il grado di parentela che li univa.

Abitavano entrambi in una antica residenza nobiliare appena fuori Londra, insieme ai genitori di Marlene e al vecchio zio di Sirius. Ognuno di loro aveva il proprio appartamento privato, ma Sirius e la signora McKinnon adoravano fare comunella e spettegolare e il loro passatempo preferito era contestare le scelte di abbigliamento di Marlene.

Cosa che, a dire il vero, tendevano a fare anche tutti i loro amici.

Come se li avessero evocati con i loro discorsi, una macchina nera parcheggiò sul ciglio della strada e ne uscirono Remus, Peter e Mary. Mary, che quella mattina sfoggiava un elegantissimo vestito giallo abbinato ad un curioso cappellino con la veletta, stava parlando furiosamente con Peter, che invece era intento a raddrizzarsi il papillon con dita tremanti. Remus, impeccabile in tight grigio, occhiali da sole e capelli ben pettinati, chiuse la macchina con un sospiro e poi, accorgendosi di Sirius e Marlene, li salutò con un cenno della mano.

«... solo un opossum peruviano potrebbe competere con te in quanto a stupidità e non sono sicura di chi avrebbe la meglio tra i due»

«Mary, ti prego, perdonami»

«Persino un idiota lobotomizzato sarebbe riuscito a ricordarselo, ma tu no, Minus, tu eri troppo occupato a "portare il carro funebre all'autolavaggio", perché è esattamente questo ciò che si fa la mattina di un fottuto matrimonio»

«Mary, ho sbagliato, me lo sono dimenticato!»

«E stupidi noi a lasciare che fossi tu a tenerlo, avrei dovuto pensarci eoni fa che te lo saresti scordato come un perfetto deficiente»

Quando Mary si fermò per riprendere fiato e Peter ne approfittò dei pochi secondi di tregua per lanciare a Remus uno sguardo implorante, ormai i tre amici erano arrivati di fronte a Sirius e Marlene.

«Buongiorno» li salutò Remus, allungandosi per posare un bacio sulla guancia di Marlene. Sirius gli diede una pacca sulla spalla.

«Che cosa è successo?» domandò Marlene, alternando lo sguardo tra il viso furibondo di Mary e quello cadaverico di Peter.

«Questo idiota» disse Mary, indicando Peter con disgusto «ha lasciato a casa il nostro regalo per gli sposi»

«Me lo sono dimenticato!» squittì Peter, disperato.

«Se te lo sento dire un'altra volta, ti strappo la lingua con una cesoia, Minus»

Marlene alzò gli occhi al cielo. «Il nostro regalo è rimasto a casa di Peter?»

«Sì» ringhiò Mary. «E ora faremo una perfetta figura di merda con i nostri amici. Complimenti Peter, non solo sei un troll con il Q.I. di un'ameba, ma sei persino riuscito a trascinare tutti noi nel tuo brodo primordiale»

«Va avanti così da quando siamo partiti da Londra» confessò Remus, alzando gli occhi al cielo. «Un'ora e sette minuti di soavi imprecazioni»

«Zitto, Lupin, sei responsabile di questo tanto quanto lo è lui!»

«E perché mai?»

«Sei suo amico, sei responsabile per la proprietà commutativa»

Marlene e Sirius scoppiarono a ridere di fronte alla faccia stupefatta di Remus e persino Mary si lasciò sfuggire un sorrisetto divertito. Peter approfittò del suo momento di distrazione e biascicò un "Devo andare in bagno", per poi darsela a gambe.

«Questa è la storia più stupida che io abbia mai sentito» commentò Marlene. «E sono vostra amica da quindici anni, pensavo che col tempo mi ci sarei abituata»

«Ha veramente portato il carro funebre all'autolavaggio?» domandò Sirius.

«Sì» confermò Remus, con tono piatto, e poi scoppiarono a ridere di nuovo.

Si conoscevano tutti da così tanti anni che non si ricordavano nemmeno più l'esatto giorno in cui si erano visti per la prima volta. Ciò che era certo era che avevano frequentato tutti la stessa scuola media, la Holland Park School, nel centro di Londra, e da un gruppetto di undicenni stupidi con la passione per le scemenze erano diventati nel giro di qualche anno una combriccola di amici sulla trentina che ancora si chiedevano come facessero a sopportarsi dopo tutto quel tempo.

Dopo la scuola, Peter aveva ereditato un'agenzia di onoranze e al momento il suo possedimento più prezioso era appunto il carro funebre, che tendeva a tenere più pulito del suo stesso appartamento.

Sirius aveva invece deciso di vivere da ricco ereditiere quale era e passava le sue giornate a fare qualsiasi cosa gli passasse per la testa. La sua attuale fissazione era il collezionare elenchi telefonici vintage. Era fermamente intenzionato a battere il record del mondo, detenuto da una anziana signora dell'Oklahoma, ed aveva già riempito due stanze della sua residenza di vecchi elenchi ingialliti, che probabilmente avrebbe usato per accendere un enorme falò non appena avesse perso interesse e fosse passato al passatempo successivo.

Marlene aveva deciso svogliatamente di aprire un maneggio esclusivo nella campagna londinese, ma di fatto ci metteva piede raramente, tanto che l'ultima volta che i suoi dipendenti l'avevano vista aveva ancora i capelli lunghi e indossava abiti colorati.

Mary, che era la più razionale e avveduta del gruppo, era andata a studiare all'università e ora era un'avvocata divorzista, il terrore di tutti i mariti fedifraghi e anche dei suoi assistenti.

Remus a sua volta si era laureato in ingegneria ed insegnava all'università, conducendo quella che Sirius definiva la vita più noiosa e banale di cui avesse mai sentito parlare. Remus non se la prendeva e, alla faccia della noia e della banalità, era appena tornato da un viaggio di quaranta giorni in India e Nepal.

E infine c'erano Alice e Frank, ovviamente, che erano fidanzati praticamente dall'età della pietra e che finalmente stavano per compiere il grande passo in quella mattina assolata di maggio.

«Ho scritto un messaggio a Dorcas» disse Remus, mentre si guardava intorno con aria interessata. «Le ho chiesto di passare a casa di Peter a recuperare il regalo»

«Moony adorato, il risolutore di ogni problema» commentò Sirius.

«Ti ha risposto?» domandò Marlene. Sul suo viso e su quello di Mary si erano disegnate due identiche espressioni scettiche.

«No» disse Remus. «Ma confido in lei»

Marlene e Mary preferirono tacere.

Quando Peter tornò dal bagno tutto sudato e ancora pallido, decisero di entrare in chiesa, che si stava riempiendo di invitati. Uno dei parenti di Frank li indirizzò al loro banco e non appena presero tutti posto lo sposo in persona comparve a salutarli.

Frank era elegantissimo, ma sul suo viso rotondo campeggiava una chiara espressione agitata.

«Frankie boy, sei nervoso?» gli domandò Sirius, dandogli una pacca sulla spalla.

«Non so se esserlo, dimmelo tu» mormorò Frank.

Marlene si accigliò. «Non esiste la minima possibilità che Alice ti abbandoni all'altare»

«Nemmeno se le puntassero un fucile alle tempie» rincarò la dose Mary.

Ma Frank scosse la testa, senza smettere di aggrottare le sopracciglia, e si mise a guardare tra il folto degli invitati come se stesse cercando qualcuno.

«So che Alice verrà, non dite stronzate» disse. «Sono più preoccupato per il mio testimone»

Sirius e Remus si scambiarono un'occhiata rapida che passò inosservata a Frank.

«Non l'avete ancora visto?»

Tutti distolsero lo sguardo e si misero ad osservare con interesse i fiori che adornavano i banchi della chiesa, oppure il buffo cappello a tre piani della prozia di Alice.

«Sono sicuro che arriverà a momenti» disse Peter, con poca convinzione.

Frank aprì la bocca per ribattere, ma in quel momento sua madre lo agguantò per un braccio e lo trascinò senza troppe cerimonie verso l'altare.

Sirius, Remus, Peter, Mary e Marlene ritornarono a guardarsi, tutti con la stessa espressione esasperata in viso.

Alla fine, fu Mary a prendere parola.

«Dove cazzo è James?»

~

La luce del sole passò attraverso una fessura tra le tende e proiettò un lungo raggio dorato sulla faccia del ragazzo addormentato.

James Potter aprì un occhio e poi l'altro.

Il suo letto era dannatamente comodo.

Si stiracchiò sotto alle lenzuola, assaporando il piacere di sentire i muscoli che gli si allungavano, e poi sbadigliò rumorosamente.

Scostò una ciocca di capelli che gli era caduta sulla fronte e poi, pigramente, si puntellò con un gomito sul materasso, allungando l'altra mano verso la sveglia posata sul comodino.

Gli ci vollero un paio di secondi passati a fissare stolidamente i numeri sfocati dell'orologio per ricordarsi di essere praticamente cieco, così agguantò gli occhiali con un attimo di ritardo e li inforcò, rischiando di cavarsi un occhio con una delle stanghette.

9:15

Magnifico, pensò. Aveva dormito più di dieci ore. Erano settimane che non riposava decentemente, per via del lavoro e degli impegni, ma quella notte era stata eccezionale. Si sentiva talmente bene da sprizzare energia da tutti i pori.

Un weekend perfetto, un sabato mattina luminoso. Aprì la tenda della sua camera e guardò Londra spiegarsi davanti ai suoi occhi in tutta la sua gloriosa magnificenza.

«Buongiorno, mondo»

Sabato mattina.

9:15 del sabato mattina.

9:15 di sabato 26 maggio.

Improvvisamente, tutta l'energia che gli pareva di sprigionare sembrò scomparire.

«Porca puttana»

Afferrò di nuovo la sveglia e guardò i numeri led, per assicurarsi che sì, erano le 9:17 e sì, lui era il più grande idiota dell'universo.

«Cazzo

Con solo i pantaloni del pigiama addosso, scalzo e arruffato, scattò fuori dalla sua stanza ed irruppe in quella della sua coinquilina. Anche da lei le tende erano completamente tirate e, essendo queste di tessuto fucsia, la luce che vi filtrava attraverso illuminava la camera di un inquietante bagliore violaceo.

Come facesse Dorcas ad apprezzare un tale obbrobrio, James non lo aveva mai capito.

«Cazzo!» ripeté James, accorgendosi con orrore che anche la sua coinquilina, esattamente come lui fino a soli due minuti prima, stava pacificamente dormendo sotto al suo piumone rosa.

Nell'udire la sua voce, Dorcas aprì gli occhi e mugolò in segno di protesta.

James fece un paio di passi veloci verso di lei, le afferrò le spalle, la scosse con violenza per essere sicuro che aprisse gli occhi, le ficcò in mano la sveglia e poi senza aggiungere altro corse di nuovo in camera sua, per cominciare a vestirsi.

Dal corridoio, la sentì gridare.

«Cazzo!»

~

Quando Frank ritornò al banco a cui erano seduti i suoi amici, venti minuti più tardi, la sua faccia non era più nervosa, ma irata.

«Dov'è?» ringhiò, a denti stretti, gli occhi che saettavano tra Remus, Sirius e Marlene.

Sirius alzò le spalle. «Frank, mi spiace dirtelo, ma sapevi a che cosa andavi incontro chiedendo a lui di farti da testimone»

«Non si piange sul latte versato» concordò Peter, ma un'occhiata fumante di Mary lo fece zittire subito.

«Non me ne frega un cazzo della sua miserabile persona» disse Frank, che normalmente non diceva le parolacce, ma a quanto pare era veramente fuori di sé. «Ma si dà il caso che James abbia anche gli anelli e senza anelli come faccio a sposarmi, se non arriva entro i prossimi cinque minuti?»

Gli occhi di Frank lampeggiavano dalla rabbia.

«Ora gli telefono» disse Marlene, posandogli una mano sul braccio.

«Ho detto al padre di Alice di fare il giro più lungo possibile con la macchina, ma saranno qui a momenti» blaterò Frank. «E ho chiamato quell'idiota un centinaio di volte negli ultimi venti minuti, ma indovinate un po'?»

«Telefono spento» concluse Remus.

«Sapevi a che cosa andavi incontro, Frank» ripeté Sirius. «Lo sapevi»

Frank si morse il labbro inferiore e poi lanciò uno sguardo implorante a Remus.

«Potresti farmi tu da testimone, in caso non arrivasse?»

Remus annuì. «Certo che sì»

«Bene» disse Frank e poi si raddrizzò. Era talmente pallido da sembrare sul punto di svenire. «Bene»

~

La Mini Cooper rossa inchiodò, dopo essersi inserita di sbieco nello spazio compreso tra il cofano di una Mercedes e il retro di una Jeep Cherokee.

James e Dorcas spalancarono le loro portiere ed uscirono nel sagrato della chiesa, che ormai era quasi deserto. C'erano solo le damigelle, pronte ad accogliere la sposa con piccoli cestini pieni di petali di rosa tra le mani, e Hazel Hogweed, che era la damigella d'onore di Alice.

James non si preoccupò nemmeno di salutarla. I suoi rapporti con la famiglia Hogweed non erano eccezionalmente buoni al momento.

Dorcas, che aveva ancora la camicia da notte, in qualche modo era riuscita a sfilarsela e ad indossare al tempo stesso l'abito azzurro cielo che aveva gettato senza troppe cerimonie sul sedile posteriore della macchina solo mezz'ora prima, quando lei e James erano partiti da Londra in tutta fretta.

«Cazzo» sibilò James, lottando con la propria cravatta.

«Cazzo» ripeté Dorcas, divincolandosi nel suo vestito nel tentativo di raggiungere la cerniera aperta sulla schiena.

James si affrettò ad aiutarla, ma la linguetta della zip si era inceppata.

«Cazzo» ripeté, tirando con tutta la forza che aveva. «Cazzo, cazzissimo, cazzo»

In qualche modo, riuscì a chiudere il vestito di Dorcas senza ridurlo in centinaia di pezzi e lei, dopo essersi piantata in testa con fare sbrigativo un ridicolo cappellino di pizzo, si occupò di sistemargli la cravatta.

Aveva appena finito di abbottonargli il gilet, mentre James si passava una mano tra i capelli per dar loro una parvenza di ordine, quando una grande macchina adornata da fiocchi bianchi svoltò l'angolo e parcheggiò elegantemente al centro del sagrato.

Attraverso il lunotto posteriore si vedeva un enorme abito da sposa vaporoso.

James guardò Dorcas e Dorcas guardò James.

«Porca puttana»

Inciampando l'uno sull'altra, sfrecciarono davanti all'auto della sposa proprio nel momento in cui la portiera si apriva e Alice si apprestava ad uscire insieme alla sua voluminosissima gonna.

«Sei bellissima!» le gridò Dorcas, ma James non le lasciò tempo di fermarsi, le afferrò una mano e la trascinò con sé verso l'entrata della chiesa.

Rischiarono di investire una bellissima ragazza avvolta in un vestito blu che stava a sua volta cercando di passare attraverso il grande portone spalancato, ma per fortuna James aveva ancora buoni riflessi e riuscì ad evitarla all'ultimo. Senza preoccuparsi di porgerle delle scuse, affrontò a passi concitati il corridoio centrale della navata, puntando con decisione ai posti dove erano seduti i loro amici.

Quando arrivarono a destinazione, Dorcas scivolò sulla panca accanto a Peter e Sirius, mentre James, sotto allo sguardo inquisitore di Marlene, strappò un fiore dal bouquet che decorava il banco più vicino e se lo infilò all'occhiello della giacca.

Marlene lo guardò con superiorità. «C'è qualcosa di scientifico nel tuo ritardo»

«Certi risultati si ottengono solo applicandosi molto» ribatté James.

Mary sbuffò e Sirius esplose in una risata a malapena trattenuta, che fece voltare verso di loro un buon numero di invitati infastiditi.

Frank e Remus stavano parlottando in piedi accanto all'altare – James udì qualcosa a riguardo di... taxi volanti? – e quando li raggiunse lo fissarono entrambi con espressioni a metà tra il sollevato e l'irritato.

«Sono desolato» esordì James, prima che Frank potesse aprire bocca. «Sono il peggior testimone del mondo e ne sono perfettamente consapevole. Tenterò il suicidio dopo la cerimonia, se questo può consolarti»

Le sopracciglia di Frank si abbassarono impercettibilmente.

«L'importante è che tu sia arrivato prima di Alice» disse alla fine, dopo averlo squadrato per un lunghissimo secondo. «Per fortuna Remus era già pronto a fare da rimpiazzo»

«Grazie, Moony, sei un tesoro» esalò James.

Remus gli rivolse uno sguardo esasperato, scosse la testa e poi diede una pacca sulla spalla di Frank, prima di incamminarsi lungo la navata centrale per tornare al proprio banco.

Frank e James presero posto l'uno accanto all'altro.

«Perdonami davvero, Frank. Credevo che Dorcas avesse messo la sveglia e a quanto pare lei credeva che l'avessi messa io e ci siamo attardati terribilmente e per strada abbiamo rischiato di fare un incidente e...»

«Non importa» ripeté Frank, mentre un piccolo sorriso gli incurvava le labbra. «Spero solo che tu non abbia dimenticato gli anelli» disse, ridendo.

«No, no, assolutamente» replicò James, divertito, battendosi una mano all'altezza del taschino della giacca.

Ma mentre Frank si voltava, distratto dai cenni di saluto di uno degli invitati, il sorriso sul viso di James si trasformò rapidamente in una smorfia d'orrore.

Porca puttana

~

Alice entrò in chiesa in un tripudio di tulle bianco e organza.

Mary amava Alice come una sorella, adorava il modo in cui cucinava i pancakes e non si sarebbe mai stancata di udire la sua risata, ma in fatto di abbigliamento non riusciva davvero a comprenderla.

L'abito da sposa che indossava era orribile.

«Che bella» disse Dorcas, in piedi nella fila dietro di lei, sporgendosi per sussurrarglielo all'orecchio. «Non ti sembra meravigliosa?»

Mary voltò appena la testa e la fulminò con un'occhiataccia.

«Dorcas, non dire stronzate, sembra un'enorme meringa»

L'organo suonava una marcia nuziale allegra, gli invitati annuivano al passaggio della sposa, Alice salutava tutti mentre avanzava a braccetto con suo padre e Frank la guardava, in piedi accanto all'altare, con un sorriso ebete stampato in faccia.

Mary scosse la testa e sorrise tra sé e sé.

Era un'avvocata divorzista e ne aveva viste così tante nel corso della sua carriera che non sapeva se avrebbe mai trovato il coraggio di sposarsi, ma al tempo stesso era sicura che Alice e Frank sarebbero stati più contenti di Biancaneve e il Principe Azzurro come era certa che il giorno dopo il sole sarebbe sorto ad est.

Nella chiesa si respirava un'aria di tremenda felicità. Tutte le facce che la circondavano erano attraversate da enormi sorrisi. A Mary parve quasi di riconoscere un viso familiare tra la folla dall'altra parte della navata, ma subito dopo un vecchio con la pancia a botte le coprì la visuale e non vide più nulla.

L'organo terminò la marcia nuziale proprio mentre Alice veniva consegnata a Frank da suo padre e subito dopo partì un inno religioso.

Mentre Remus si affrettava a sfogliare il libretto dei canti alla ricerca del testo della canzone, Mary si mise a intonare il salmo insieme a tutti gli invitati.

Fu allora che lo vide.

L'unico viso angosciato in una fiumana di persone felici.

James-sono-un-cretino-Potter.

Quando i loro sguardi si incrociarono, Mary vide che James era disperato. Mentre cantava a pieni polmoni insieme al resto degli invitati, l'idiota si voltava ripetutamente verso di loro e continuava a fare dei cenni incomprensibili nella loro direzione.

«Che cosa gli prende?» sibilò a Marlene, indicandole James, che nel frattempo aveva sillabato la parola "aiuto", fissandole con aria implorante.

Marlene alzò lo sguardo, aggrottò le sopracciglia e smise di cantare. Lentamente, un'espressione quasi disgustata le si dipinse in volto. «Gli viene da vomitare, per caso?»

James scelse quel momento esatto per rivolgere un cenno disperato nella loro direzione. Inspiegabilmente, continuava a tenere premuta la punta dell'indice su quella del pollice, formando una O perfetta tra le due dita.

«Forse ci sta parlando nel linguaggio dei segni» osservò Mary.

«Non sa nemmeno bene l'inglese, figuriamoci la lingua dei sordomuti» ribatté Marlene.

James guardò per l'ennesima volta verso di loro e alla fine, coprendosi parzialmente la bocca con una mano, sillabò un'altra parola.

«Anelli?» disse Mary, interdetta.

«Anelli» confermò Marlene.

I loro sguardi si incrociarono nell'esatto istante in cui giungevano entrambe alla stessa conclusione.

«Cristo onnipotente» sospirò Marlene.

Ma Mary era già entrata in azione. Mentre il resto degli invitati continuava a cantare indisturbato, si sporse lentamente all'indietro, fino ad avvicinare il proprio viso a quello di Sirius, che sedeva nella fila subito dopo la loro insieme a Dorcas e Peter.

«Il tuo migliore amico si è dimenticato le fedi nuziali» gli sussurrò, sperando che riuscisse a sentirla al di sopra della voce terribilmente stonata di Dorcas.

Sirius smise subito di cantare e sbuffò. «Che idiota»

«Che cosa facciamo?» ribatté Mary, concitatamente.

«Non c'è tempo per tornare a Londra a prenderle» si intromise Marlene, bisbigliando. «Dobbiamo trovarne due nuove»

Mary si fissò le mani, completamente prive di qualsiasi anello. Notò con orrore che anche Marlene era giunta alla stessa conclusione e pure Sirius scosse la testa, alzando le spalle.

Nel frattempo, James continuava a sillabare "aiuto" nella loro direzione, come se non fosse capace di fare altro.

Mary si guardò intorno, nella speranza di trovare qualcosa in grado di aiutarli. I suoi occhi si posarono brevemente su un cugino punk di Alice, che era venuto al matrimonio con jeans strappati e capelli intrisi di gel, e poi si spostarono velocemente sulle piccole damigelle che, in un angolo della chiesa, stavano giocando a tirarsi in faccia i petali di rosa.

Il canto terminò e Mary improvvisamente seppe che cosa fare.

~

La cerimonia stava andando avanti a velocità record e James stava valutando l'idea di fingere una diarrea fulminante e scappare dalla chiesa per non dover affrontare l'ira di Frank.

Le fedi, le bellissime fedi d'oro che erano andati a comprare giusto due settimane prima, erano rimaste a casa. No, si corresse, non a casa.

James dovette tapparsi la bocca per non lasciarsi sfuggire un conato di vomito.

Le aveva lasciate nella giacca che aveva indossato quando erano andati in gioielleria e quella stessa giacca era stata vittima, solo un paio di giorni più tardi, di uno scontro al bar che era risultato in un caffè rovesciatogli addosso da parte di un uomo burbero e sgarbato. La giacca era finita in tintoria e, conseguentemente, così anche gli anelli.

Non sarebbe uscito vivo da quel matrimonio, questo era poco, ma sicuro.

James si passò una mano davanti alla faccia e tornò a voltarsi verso i suoi amici, per rivolgere loro un ultimo segno di saluto, prima che Frank mettesse fine alla sua giovane vita.

Tuttavia, quando incrociò lo sguardo di Mary, lei gli mostrò un pollice alzato in segno di vittoria.

Il cuore di James fece una piccola capriola speranzosa.

Mary gli fece un cenno del capo verso il fondo della chiesa e James annuì impercettibilmente.

«Pardon, mi assento un attimo» sussurrò concitatamente a Frank, che stava ascoltando con aria assente la lettura del Vangelo e che all'udire le sue parole ritornò attivamente in uno stato vigilante.

«Dove vai?» gli sibilò, spalancando gli occhi.

Ma James era già a metà di uno dei corridoi laterali, dirigendosi il più velocemente possibile verso il fondo della chiesa, ignorando le occhiate curiose degli invitati.

Mary lo stava aspettando dietro al confessionale, a braccia incrociate, un'espressione contrariata sul viso. Quando lo vide arrivare gli andò incontro, gli prese un braccio e gli ficcò in mano due anelli.

James abbassò lo sguardo.

E poi rialzò lo sguardo.

Mary lo stava fissando come a dire "È il meglio che siamo riusciti a trovare" e James non poteva, in tutta onestà, dare la colpa ai suoi amici per non essere stati capaci di far saltare fuori due fedi d'oro bianco nuove di zecca in una ventina di minuti scarsi.

Ritornò al proprio posto speditamente, maledicendo per la centesima volta di essere stato concepito così.

Poteva nascere come Remus, che non faceva mai nulla senza pensarci due volte, o come Sirius, che se ne fregava totalmente delle conseguenze, e invece no. Era nato James, e James significava disastro l'ottanta percento delle volte.

«Io, Alice, accolgo te, Frank, come mio sposo. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita»

James giunse quasi in scivolata ai piedi dell'altare proprio mentre Alice, con gli occhi pieni di lacrime, rivolgeva la sua promessa nuziale a Frank.

Appena in tempo

Frank sorrideva come se non potesse fare altrimenti.

«Io, Frank, accolgo te, Alice, come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita»

Il prete, un uomo bassino il cui viso era praticamente nascosto da un paio di enormi occhiali tondi, prese la parola e benedisse gli sposi.

Le madri e le zie di Alice e Frank singhiozzavano quietamente in sottofondo.

Il prete spostò la sua attenzione su James.

«Posso avere le fedi?»

James deglutì, conscio che in quel momento ne andava della sua reputazione e forse anche della sua vita, poi fece un passo avanti e lasciò cadere gli anelli nella mano aperta del sacerdote che, abbassato lo sguardo, sussultò di sorpresa.

«Ripeti dopo di me, Frank» disse poi, riportando l'attenzione sullo sposo, dopo aver lanciato un'occhiata interdetta a James. «Alice, ricevi questo anello»

«Alice, ricevi questo anello» ripeté Frank e quando il prete gli porse la fede sbiancò a vista d'occhio.

«Segno del mio amore e della mia fedeltà»

«Segno...» Frank si interruppe, esitò, ma poi infilò l'anello all'anulare di Alice, che nel frattempo lo stava fissando come se non avesse mai visto una cosa del genere. «Segno del mio amore e della mia fedeltà»

«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»

«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»

Il sacerdote, ormai sinceramente divertito, si rivolse ad Alice.

«Ripeti dopo di me, Alice»

Alla fine dello scambio delle promesse, sull'anulare della sposa spiccava un anello di plastica sgargiante di Hello Kitty, mentre su quello di Frank una fede di metallo nero ornata dalla miniatura di un teschio ghignante.

James li guardò con aria soddisfatta e intenerita.

Chissà Mary dove aveva trovato quelle brutture.

~

«Che cerimonia meravigliosa» commentò Peter, mentre varcavano la soglia della chiesa insieme agli altri invitati, al termine della funzione. Un paio di paggetti era posizionato ai lati della porta e stava distribuendo a tutti sacchetti pieni di riso e coriandoli.

Il sole di maggio splendeva radioso in cielo e, dopo la penombra mistica dell'interno della chiesa, era fin troppo intenso per gli occhi di James, che fu costretto a schermarseli con una mano.

«A me sono piaciute molto le fedi» soggiunse Sirius, ridendo, e passandogli un braccio intorno alle spalle.

Mary scoppiò in una risata sardonica. «Erano molto... come dire? Raffinate»

James gemette e scosse la testa.

«Personalmente» continuò Sirius «non avrei mai pensato che Alice e Frank fossero così kitsch, ma devo ammettere che l'anello con il teschio è stata una rivelazione. Ne voglio uno, immediatamente»

«Telefona a Nigel e chiedigli di ordinartene uno uguale su Amazon» gli suggerì Marlene, che nel frattempo aveva passato il braccio intorno a quello libero di James e gli aveva scoccato un bacio divertito sulla guancia.

«Sono capacissimo di ordinare le mie cose da solo» ribatté Sirius.

Marlene gli rivolse un'occhiata scettica. «Disse colui che chiedeva aiuto al maggiordomo persino per aprire la bottiglia del latte»

Di fronte allo sguardo impettito di Sirius scoppiarono tutti a ridere contemporaneamente, come facevano sempre fin dai tempi della scuola.

James li guardò uno ad uno e, nonostante al momento continuasse a sentirsi il più grande idiota che avesse mai messo piede sulla Terra, si disse che in fin dei conti era un idiota con degli amici simpatici.

A dire il vero, quando aveva iniziato a frequentare la Holland Park School, più di quindici anni prima, non era stato particolarmente convinto della scelta dei suoi genitori. Sapeva che sua madre e suo padre ci tenevano che lui entrasse in quella scuola così prestigiosa, ma al tempo stesso gli era giunta voce che fosse un covo di snob ruffiani e secchioni modesti e nessuna della due categorie gli era sembrata particolarmente invitante.

Alla fine, la Holland Park School si era effettivamente rivelata un covo di snob ruffiani e secchioni modesti, ma tra di loro c'erano anche poche, brillanti eccezioni e James ora poteva affermare di annoverarle tutte tra le sue amicizie più strette.

Tranne per Sirius, ovviamente. Lui era uno snob ruffiano in tutto e per tutto, ma era anche quello che offriva da bere più spesso, perciò gli si voleva bene.

Nel frattempo, Alice e Frank e l'intero parentado si erano disposti sui gradini della chiesa per la classiche foto di rito, sotto gli ordini di un fotografo dal forte accento scozzese che dirigeva il traffico di invitati come un vigile urbano ad un incrocio all'ora di punta.

James allungò il collo per guardare oltre le teste delle persone che affollavano il sagrato. La chiesetta era al centro di una bellissima pianura erbosa e gli sposi avevano deciso di organizzare il ricevimento nella grande villa ottocentesca che si ergeva a meno di cento metri dalla piazza. Alcuni invitati avevano già cominciato ad avviarsi verso il buffet dell'aperitivo e improvvisamente il dimenticare il fattaccio degli anelli sorseggiando un bicchiere di vino gli parve un'ottima idea.

«Andiamo» disse ai suoi amici e poi, sempre tenendo Marlene sottobraccio, si avviò per la piazza affollata.

Mentre Marlene si accendeva una sigaretta, James intravvide nuovamente la ragazza dal vestito blu che aveva rischiato di investire all'inizio della cerimonia e stavolta ritenne giusto fermarsi a chiederle scusa.

La ragazza in questione gli stava dando le spalle, aveva il capo coperto da un elegantissimo cappello a falda larga in tinta con l'abito e stava chiacchierando con una delle cugine di Alice.

James lasciò il braccio di Marlene, fece un passo nella direzione della sconosciuta e proprio mentre le stava per toccare la spalla, la ragazza si voltò e si trovarono faccia a faccia.

Il mondo smise di girare per un momento.

Il sorriso che James si era preparato a rivolgerle venne presto sostituito da un'espressione di totale incredulità, mentre anche lei, dopo l'iniziale sorpresa di esserselo ritrovato così vicino all'improvviso, spalancò gli occhi, come se non riuscisse a credere a quanto stava vedendo.

Era la ragazza più bella su cui lui avesse mai posato lo sguardo, con la pelle diafana, gli occhi verdi e i capelli di un rosso scuro avvolgente, e James non la vedeva da dieci anni.

«Oh, santo cielo» disse lei, che a quanto pare fu più veloce di lui a riprendersi dallo sconcerto. «Non ci posso credere»

James aveva la gola secca.

«Sei proprio tu, James?»

James aprì la bocca per rispondere – non sapeva in tutta sincerità che cosa avrebbe detto, ma le sue labbra si schiusero di loro spontanea iniziativa – ma in quel momento alle sue spalle sopraggiunse Marlene che, come lui, non sembrava credere a ciò che stava vedendo.

Quando la ragazza dai capelli rossi si accorse di lei, i suoi occhi si sgranarono ancora di più.

«Marlene?»

Marlene guardò James, poi la ragazza, poi di nuovo James e infine un sorriso incredulo le incurvò le labbra.

«Lily?»

 

to be continued...

  
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