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Autore: ferao    06/09/2022    5 recensioni
C'è chi conosce un solo linguaggio dell'amore, e chi li parla tutti.
Raccolta partecipante all'iniziativa "Cinque fette di melassa" dell'Angolo di Madama Rosmerta
(La oneshot "Acts of service" partecipa ai 72 prompt in attesa del Natale indetti da Mari e Sofifi sul forum "Ferisce la penna", nonché agli Oscar della Penna)
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arthur Weasley, Audrey, Kingsley Shacklebolt, Percy Weasley, Poppy Chips | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Edax Rerum'
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Salve!
Sì, lo so che ho ben due long in attesa di aggiornamento, ma garantisco che sto lavorando a entrambe: questa raccolta invece è un extra destinato a essere molto breve e creato per un'occasione speciale!
Vi presento infatti una raccolta di cinque oneshot scritte per l'iniziativa "Cinque fette di torta alla melassa" con cui festeggiamo il primo anno de L'angolo di Madama Rosmerta.
Il filo conduttore è il concetto dei "cinque linguaggi dell'amore", una teoria per cui gli esseri umani possono esprimere e ricevere amore - qui inteso nel senso più ampio del termine - in cinque modi diversi (per scoprire quali sono, Google è vostro amico!). La raccolta ovviamente non ha lo scopo di discutere o confutare questa teoria, che funge solo e soltanto da ispirazione/tema. Lascio a voi il piacere (spero) di vedere come il tutto si combina.
A ogni capitolo è legato un prompt che troverete indicato in cima. Buona lettura ^^



 
Receiving gifts
(prompt: fato)
 



Arthur Weasley non è mai stato un uomo poetico, ma sa riconoscere l’innamoramento quando lo vede.

Lo ha riconosciuto quando Bill ha preso per la prima volta in mano la bacchetta di nonno Septimus, che poi gli è diventata fedelissima. Lo ha riconosciuto quando Bilius ha messo Charlie su una scopa per la prima volta e, da quel momento, è stato impossibile convincere suo figlio che camminare fosse meglio di volare. E un giorno lo riconoscerà anche nel brillio degli occhi dei gemelli mentre guardano la vetrina di un negozio sfitto a Diagon Alley, nell’intonazione con cui Ron pronuncia il complicato nome di una sua compagna di scuola e nello scambio di sguardi lungo più di due secondi tra Ginny e un certo Harry, ma questo ancora non può saperlo.

Ciò che Arthur sa con assoluta certezza, in questo momento, è che oggi tocca al suo terzogenito sperimentare l’emozione del colpo di fulmine e lui, che ormai ha imparato a vedere lo zampino del fato in eventi del genere, non vuole perdersene neanche un istante.

«Ti piace?»

Percy distoglie lo sguardo dal gufo bruno che sonnecchia in una voliera accanto all’entrata dell’Emporio. Ha gli occhi leggermente spiritati – stessa identica espressione di Charlie e Bill – e un sorriso attonito. «Molto, sì.»

«È un bellissimo volatile. E giovane. Ti servirà per molti anni.»

Il sorriso vacilla e si spegne come una fiammella sott’acqua. «Oh. Ecco…»

«Che c’è? Devi ancora scegliere il tuo regalo.»

In un gesto istintivo Percy si porta la mano alla spilla da Prefetto che indossa dal giorno in cui l’ha ricevuta. Un po’ eccessivo, a parere di Arthur, ma non ha il cuore di dirglielo.

«Io…» Si volta di nuovo verso la voliera, dove il gufo si è svegliato e guarda lui e Arthur coi suoi enormi occhioni. «In realtà… mamma mi ha già preso dei vestiti nuovi…»

«Quello è il regalo di tua madre. Parlavo del mio regalo.»

Stavolta è il ragazzo a sgranare gli occhi all’inverosimile. Merlino, è davvero così sorprendente? Eppure anche Bill e Charlie hanno ricevuto lo stesso trattamento ai loro tempi, Percy avrebbe dovuto aspettarselo. 

Lui però non sta dimostrando lo stesso entusiasmo dei fratelli maggiori. Apre e chiude la bocca, si mastica l’interno di una guancia, infine scuote la testa. «Ti ringrazio del pensiero, ma non è necessario. Dobbiamo ancora prendere i libri di Difesa e non è detto che li troveremo usati, e Fred e George hanno rotto l’ultimo calderone intero che avevamo, e poi Ron ha bisogno di un kit di ingredienti, e anche lui voleva un animale, e…»

Il cuore di Arthur piomba a terra con un tonfo. Suo figlio ha ragione, ovviamente, e lui dovrebbe essere contento che dimostri tanta responsabilità e buonsenso, ma in realtà non prova altro che un cocente rimorso – è colpa sua, d’altronde, se il quindicenne davanti a lui è più preoccupato per le spese da sostenere che eccitato alla prospettiva di ricevere un dono. Quante altre volte è successo? Quante volte Percy deve aver desiderato qualcosa senza osare chiederla?

Quante volte si è detto di no da solo a prescindere?

Beh, non stavolta. 

«Perce,» taglia corto, interrompendo il monologo. «Va tutto bene. Se ti dico che puoi averlo è perché puoi averlo.»

«Ma non abbiamo…»

«Niente ma.»

Percy fa ancora per protestare, al che Arthur tira fuori lo sguardo severo che in vita sua ha utilizzato rarissime volte, e mai con lui. L’effetto è immediato: il ragazzo serra di scatto la bocca e avvampa fino alle orecchie. «Se vuoi quel gufo, è tuo,» aggiunge allora Arthur, con più dolcezza. «Te lo sei guadagnato. Lascia che del resto mi preoccupi io, d’accordo?»

Ancora rosso in viso, Percy lancia l’ennesima occhiata alla voliera. Il gufo ricambia sbattendo le ali, e Arthur – non un uomo poetico, decisamente non un esperto di rapaci – può giurare che nei suoi occhi ambrati brilli lo stesso interesse che Percy prova per lui.

«Va… va bene.» Finalmente il ragazzo sorride. «Lo prendo. Grazie, papà.»

Il rimorso si rimpicciolisce per lasciare spazio a una gioia genuina. Prima però che Arthur possa aggiungere qualcosa, Percy si porta di nuovo la mano al petto – non alla spilla, bensì al taschino della veste, dentro cui qualcosa si agita senza sosta.

«Però allora voglio fare anch’io un regalo,» balbetta, e senza elaborare ulteriormente si dirige in tutta fretta verso Ron, che insieme a un gruppetto di ragazzini sta ammirando la Nimbus Duemila esposta nel negozio poco più in là. Arthur assiste con una certa sorpresa mentre Percy estrae di tasca Crosta, il topo che lo ha accompagnato per tutta l’infanzia e oltre, e lo porge al fratello dicendo qualcosa che è troppo lontano per udire.

Ron reagisce a sua volta con un moto di incredulità, sgranando gli occhi in maniera identica a Percy; come al solito però si ricompone immediatamente e scrolla le spalle in quel suo modo che vorrebbe fingere indifferenza senza successo. Di lì a qualche secondo Crosta è tra le sue mani, e non appena il fratello si allontana, sul viso di Ron sbuca un minuscolo sorriso.

«Bene, ora possiamo prendere il gufo,» annuncia Percy. «Non potevo certo rischiare che Crosta ci venisse a contatto e finisse divorato.»

«O che tuo fratello andasse a scuola senza un animale da compagnia?»

Invece di rispondere, Percy fa spallucce proprio come Ron, prima di tornare a scambiarsi sguardi adoranti col suo gufo. Sì, accidenti. Arthur sa proprio riconoscere un innamoramento quando lo vede.

E ancora non può saperlo, ma anche stavolta il fato ci ha messo lo zampino.

 


 

 


Note:

Suppongo di non dover spiegare a quale scherzo del destino sto facendo riferimento. *coff CROSTA coff*
Che Hermes sia stato un regalo da parte di Arthur lo dice Ron nel primo libro, io ci ho solo ricamato su. E sì, morirò con gioia sulla collina del "Percy vuole bene ai suoi fratelli e chi dice di no ha torto".
Spero vi sia piaciuta ^^ A presto!


 
   
 
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