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Autore: starlight1205    08/09/2022    5 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Dicembre 1996

 

Fuori dalla finestra, la neve vorticava fitta sospinta dal vento sferzante. Diana riusciva a sentire l’aria gelida penetrare tramite gli spifferi delle vecchie finestre ed era ben felice di trovarsi avvolta in un caldo maglione a sorseggiare un tè caldo. Nonostante il clima rigido, Victoria Street pullulava di gente intenta a fare compere natalizie.

Quando il vento soffiava forte, come in quel giorno, le sembrava ancora di sentire ancora un vago odore di bruciato, anche se ormai erano passati mesi dall’incendio che aveva distrutto parte del negozio Harvey. 

Lei e zia Karen, ogni tanto, ricevevano una visita da parte di qualche membro dell’Ordine della Fenice per accertarsi che fosse tutto a posto. Diana sapeva, inoltre, che la zia era rimasta in contatto con Mundungus Fletcher, che quando non passava di persona, le scriveva delle lettere, che venivano recapitate allo strano modo magico, ossia tramite gufi. Il risultato era che almeno una volta a settimana si trovavano un grosso barbagianni a picchiettare con il becco la finestra del soggiorno, mandando Antares in escandescenze e ricordando a Diana che quello che aveva vissuto non era solo un brutto sogno.

Lei e la zia, dopo aver riordinato e rimesso in sesto il negozio, avevano scoperto che Bellatrix Lestrange aveva rubato proprio la piccola coppa con delle pietre preziose che Mundungus aveva venduto a Karen tempo prima, ma nessuno sapeva spiegarsi il motivo. Remus Lupin, che era venuto a trovarle in una fredda giornata di ottobre, aveva detto che, insieme ad Albus Silente, una specie di stregone supremo, stava cercando di capire il motivo del furto e di ritrovare l’oggetto rubato.

Diana non aveva mai più rivisto i gemelli Weasley. Lei e Fred non avevano più parlato dopo il loro litigio e, anche se la faccenda si era risolta nel migliore dei modi, non avevano chiarito, forse perché nessuno dei due si era sentito in dovere di fare pace con una persona che non avrebbe mai più avuto modo di frequentare. Si erano limitati a salutarsi in maniera abbastanza distaccata, poco prima che Kinglsey Shacklebolt accompagnasse lei e zia Karen alla stazione ferroviaria per ritornare a Edimburgo, dato che entrambe si erano opposte fermamente ad un’altra materializzazione. 

Diana aveva comunque pensato a Fred più spesso di quanto avrebbe voluto, sentendosi un po’ in colpa e un po’ in debito nei confronti di quell’irritante ragazzo.

Inevitabilmente, le esperienze vissute e la scoperta del mondo magico avevano catapultato Diana in una nuova ottica: aveva scoperto troppe cose che le erano state tenute nascoste per troppo tempo e questo la faceva sentire spaesata e fuori luogo.

Molto lentamente, il rapporto con zia Karen stava tornando alla normalità, nonostante Diana fosse ancora risentita per le cose che la zia le aveva taciuto per anni. Erano sempre andate d’accordo, ma lo scoglio di bugie che si era creato tra loro era stato difficile da aggirare. Come se non bastasse, nel cuore della notte si svegliava spesso madida di sudore, in preda a incubi popolati dal ghigno malefico di Bellatrix Lestrange e dal ringhio di Fenrir Greyback. 

Era stanca e stressata; sobbalzava al minimo rumore e, quando la canna fumaria del loro camino si era intasata emettendo in soggiorno una grossa nuvola di fuliggine, aveva faticato a ritrovare la calma, troppo spaventata che un Mangiamorte potesse materializzarsi sul divano color senape.

- Verrai anche tu, Diana? - una voce la riscosse da i suoi pensieri.

Distolse lo sguardo dalla finestra e si voltò verso il suo letto, dove sulla trapunta blu scuro era sdraiata a pancia in giù a sfogliare una rivista la sua amica Aileen.

- Dove, scusa? - chiese Diana sbattendo le palpebre cercando di ritrovare il filo del discorso.
- Alla festa di Capodanno a casa di Reed! Te ne ho parlato due minuti fa? Mi stavi ascoltando? - chiese Aileen spazientita mettendosi una ciocca castana dietro le orecchie con un gesto secco.
- Scusa, mi ero distratta... - le disse Diana sedendosi sul letto e sfregandosi gli occhi - si certo che verrò. 
- Ci sarà anche Lyall... - Aileen le rivolse un sorriso malizioso e un’occhiata eloquente.
- Yeee - si limitò a dire Diana con un tono che invece esprimeva ben poco entusiasmo.
- Ma dai - protestò Aileen mettendosi a sedere sul letto a gambe incrociate - siete già usciti insieme tre volte e hai detto che è andata bene...
- Siamo usciti perchè mi ha sfinita a furia di chiedermelo e due volte su tre dovevi esserci anche tu ma ci hai dato buca per stare con Reed - le rispose Diana pungente.
- Avresti potuto inventare una scusa se non ti andava di stare sola con lui - ammiccò Aileen - quindi forse un pochino ti piace!

Diana evitò di rispondere ma rivolse una linguaccia all’amica.

- E poi ti ha anche portato a vedere le stelle cadenti! Che romantico! - Aileen proseguì con la sua orazione a sostegno di Lyall.

Diana sbuffò roteando gli occhi al cielo: - In realtà, siamo andati a una conferenza sulla cometa di Halle-Bopp all’osservatorio astronomico e si è pure addormentato!

Aileen mosse una mano come per scacciare una mosca: - Dettagli! Intanto accontenta tutti i tuoi noiosissimi hobby...

- Grazie, sei proprio un’amica - le rispose Diana ridendo.
- Dagli una possibilità! - la spronò Aileen con uno sguardo implorante e le mani giunte.

Diana mascherò uno sbadiglio e si stropicciò gli occhi - E va bene...

- Sicura di stare bene? - chiese l’amica dubbiosa mordendosi il labbro inferiore e scandagliando con lo sguardo il viso di Diana, alla ricerca di qualcosa che non andava.
- Si, sono solo stanca... - sbuffò Diana ben conscia di avere delle profonde occhiaie scure che non riusciva a camuffare neanche con il miglior correttore - sai lo studio, il lavoro e poi...il Natale non mi piace.
- Già... - constatò Aileen soppesando le parole dell’amica e chiudendo la rivista. Fortunatamente, Aileen la conosceva bene e sapeva quanto non amasse le festività natalizie. Non facevano altro che ricordarle i bei momenti vissuti con i suoi genitori.
- Aili, ora devo tornare di sotto al negozio - cercò di tagliare corto Diana guardando l’orologio e constatando che l’intervallo pomeridiano stava per concludersi.

Mancavano pochi giorni a Natale e in negozio c’era molto da fare, tra i vari ordini dei clienti e finire di sistemare l’archivio dei vecchi libri che si erano salvati dall’incendio.

Mentre scendevano le scale, Aileen sorrise e chiese: - Che mi dici del nuovo fidanzato di tua zia?

Diana mancò un gradino e si aggrappò al corrimano per non rotolare giù dalle scale.

- Coosa?
- Quello con cui è uscita a cena settimana scorsa... - spiegò Aileen ridendo
- Ma no quello è Mundungus - si tranquillizzò Diana - sono solo amici...

Aileen fece spallucce e continuò: - Sarà...ma a me non sembrava proprio fossero solo amici...

Al piano di sotto, zia Karen era al telefono con un cliente e si limitò a fare un cenno di saluto e un sorriso ad Aileen mentre lasciava il negozio. Diana si infilò il solito grembiule bordeaux, sfilando il ciondolo a orologio per lasciarlo penzolare sopra alla stoffa del grembiule, e si sistemò nel retrobottega a terminare il restauro di un vecchio scrittoio in legno che le stava dando parecchio lavoro da fare. Non riusciva proprio a renderlo simile al colore del legno originale. 

Sua zia e Mundungus? 

Era stata così concentrata su sè stessa da non accorgersi della cosa oppure era Aileen che, come sempre, vedeva coppie anche dove non esistevano?

Quella sera le avrebbe fatto qualche domanda per capirci qualcosa di più.

Aveva appena iniziato a lucidare per l’ennesima volta la superficie lignea, quando uno scampanellio annunciò dei visitatori e, siccome sentiva ancora zia Karen parlare al telefono, tornò verso l’ingresso per accogliere i clienti.

La stavano aspettando con aria annoiata e leggermente snob due persone che Diana immaginò essere padre e figlio. Erano entrambi biondi, portavano strani abiti scuri che sembravano appartenere ad un’altra epoca e si guardavano intorno come se fossero appena atterrati in una stalla ricoperta di sterco. Quello che doveva essere il padre aveva lunghi capelli biondi e un bastone da passeggio con una testa di serpente in argento a ricoprire il pomello. Diana, con occhio critico, si rese conto che doveva essere un pezzo di antiquariato molto raro. Il figlio, che non poteva avere più di sedici anni, invece, pallido e slavato, la fissava con un’espressione di disgusto dipinta in volto. Diana non si fece troppo problemi, dato che molto spesso la clientela ricca che frequentava il negozio Harvey aveva decisamente la puzza sotto il naso.

- Buongiorno, posso aiutarvi? - chiese educatamente Diana sorridendo ai due nuovi arrivati
- Lo spero - sentenziò glaciale il padre platinato mentre si scrollava un’abbondante quantità di neve dal cappotto e sospingeva il ragazzo verso di lei - su, Draco! Voglio andarmene il prima possibile.

Il ragazzo si fece avanti e, sempre con la sua espressione di disgusto, mostrò una fotografia che sembrava strappata da un libro di testo e in tono strascicato e di superiorità chiese: - Avete uno di questi?

Diana osservò la fotografia che il ragazzo le porgeva: raffigurava una specie di armadio in legno antico con dei grossi cardini in ferro battuto e grandi intarsi in legno. Sembrava essere molto antico e molto costoso.

- Non ho mai visto un armadio simile, ma...
- Draco, te l’ho detto che era solo una perdita di tempo - il padre interruppe Diana in malo modo.
- Ma.. - riprese Diana seccata dall’interruzione indicando la fotografia e scoccando un’occhiataccia all’uomo - abbiamo dei cardini come quelli.
- Oh.. - fece il ragazzo di nome Draco meravigliato - posso vederli?
- Si, certo - disse Diana gentile - ma devo avvisarvi che non sono in vendita. Sono molto antichi e li usiamo solo per le nostre riparazioni! Se vi interessa ve li posso ordinare, ma ci vorrà un po’ di tempo prima che ci vengano spediti...

Sparì nel retrobottega e, dopo aver frugato in una cassettiera, tornò davanti ai due altezzosi clienti con in mano quanto richiesto.

- Li compriamo - sentenziò Draco con sguardo febbrile senza aspettare che lei li tirasse fuori dal sacchetto.
- Ehm...no, come ti dicevo prima, questi non sono in vendita - cercò di spiegarsi Diana sollevando un sopracciglio perplessa, dato che le sembrava di essere stata abbastanza chiara.

Il padre, con un rapido movimento, svitò il pomello del bastone da passeggio e ne estrasse una bacchetta di legno, che puntò verso Diana. La ragazza indietreggiò istintivamente, ricordandosi immediatamente di Bellatrix Lestrange e sentendosi immediatamente la salivazione azzerarsi per la paura.

- Imperio - mormorò l’uomo e poi aggiunse: - Se mio figlio li vuole, tu glieli darai, stupida babbana. Ci darai quei cardini, senza fare storie!

Diana fu colpita una nuvoletta di fumo arancione e sentì un calore formicolante scorrerle dalla testa ai piedi, mentre un sapore dolciastro le pervadeva la lingua. Si sentì improvvisamente tranquilla e rilassata, senza capire esattamente la sua ubicazione nel mondo. Per qualche istante si sentì leggera e senza pensieri e non si rese nemmeno conto che stava insacchettando i cardini e li stava per porgere all’uomo. 

Battè le palpebre più volte. 

Il calore stava svanendo abbandonandola ad una sensazione di freddo e di sconforto, mentre lo sguardo si posava sulla propria mano che stava per consegnare la merce al cliente. La ritrasse immediatamente e, come risvegliandosi da un trance, in tono duro chiese: - Scusi, le ho detto che i cardini non sono in vendita! E la prossima volta, gli insulti se li tenga per lei!

Al sentire il tono di Diana, anche zia Karen era sopraggiunta a vedere se ci fossero dei problemi.

L’uomo biondo era rimasto incredulo a guardarla. Non aveva più la bacchetta tra le mani e Diana finì per domandarsi se quanto accaduto non fosse solo frutto della sua immaginazione.

- Andiamo, Draco - sibilò premendo una mano sulla spalla del figlio e lanciando un’occhiata a Diana dall’alto in basso, soffermandosi più del dovuto sul ciondolo che lei portava al collo - qui non hanno quello che cerchiamo.

Draco non sembrava essere d’accordo con il padre, ma chinò remissivo il capo e si fece traghettare fuori dalla porta del negozio, nella bufera di neve.

- Che grandissimi maleducati! - esclamò zia Karen furibonda seguendo con lo sguardo i due che lasciavano il negozio - ma come si permettono?

Diana si rese conto che la zia non aveva notato nulla di strano, ma lei era abbastanza certa che l’uomo che aveva appena lasciato il negozio Harvey fosse un mago. Un mago che aveva anche provato a farle un incantesimo. 

Istintivamente afferrò il ciondolo con la mano destra.

Era caldo. 

Abbassò lo sguardo sulla superficie bronzea del vecchio orologio da taschino e notò che da dietro il coperchio istoriato sembrava provenire un bagliore arancione. Più tardi avrebbe dato un’occhiata all’orologio a cui non cambiava la batteria da parecchio tempo.

Il pomeriggio proseguì come di consuetudine, con molti visitatori e turisti che entravano in negozio anche solo per dare un’occhiata o per scambiare qualche parola con zia Karen, che era sempre molto contenta di raccontare le storie che si nascondevano dietro gli oggetti che avevano in vendita. Era quasi ora della chiusura e zia Karen stava ancora raccontando a degli ignari turisti francesi la storia di un vecchio portagioie che si diceva fosse appartenuto alla regina di Scozia, Maria Stuart, quando Diana le fece un cenno e, togliendosi il grembiule, andò al piano di sopra per farsi una doccia. Sarebbe volentieri andata direttamente a dormire, dopo la pesante giornata. C’era stato così tanto da fare, che non si era nemmeno ricordata di riferire a zia Karen i suoi presentimenti sui due biondi clienti. 

Purtroppo, anche se il soffice piumone era allettante, Diana dovette costringersi a entrare in doccia e a pensare che cosa indossare. Infatti, quella sera, come tutti gli anni, lei e zia Karen erano invitate a cena al “The Bow Bar” di Scott Macdonald, dove ogni anno festeggiavano il Natale con i commercianti di Victoria Street. Era l’unica tradizione natalizia che Diana tollerava di buon grado, anche se quel giorno ne avrebbe volentieri fatto a meno.

Ci sarebbe stato anche Lyall. 

Diana ricordò le parole di Aileen e borbottò tra sè: - E diamogli una possibilità...

Mentre, usciva dalla doccia, sentì che anche zia Karen era salita al piano di sopra e aveva chiuso il negozio. Dopo una rapida occhiata al contenuto del suo armadio, scelse una gonna nera abbastanza corta e un maglione rosso a collo alto. Si asciugò i capelli, accese la radio e si infilò i vestiti canticchiando, mentre sentiva l’umore migliorare. 

Si stava truccando, mentre nella sua camera risuonavano le note di I can’t be with you, quando sentì dei pesanti colpi provenire dal piano di sotto.

Si fermò un secondo con la matita nera in mano a mezz’aria, in ascolto, e ruotando la manopola della radio, interruppe bruscamente Dolores O’Riordan che attaccava il ritornello.

Altri colpi.

Zia Karen era sotto la doccia e non diede segno di aver sentito qualcosa.

Antares, acciambellato ai piedi del letto, sollevò di scatto la testa e rizzò le orecchie, sull’attenti.

Diana si guardò intorno spaventata e, a passi furtivi, scese dalle scale.

Qualcuno stava bussando pesantemente sulla serranda abbassata del negozio.

Diana si immobilizzò e fece saettare lo sguardo sugli oggetti a sua disposizione, alla ricerca di qualcosa con cui avrebbe potuto difendersi. 

I colpi sulla serranda erano diventati ancora più insistenti e ravvicinati tra loro.

Diana afferrò un vecchio candelabro in ferro battuto. Non sapeva se sarebbe mai riuscita a colpire qualcuno con un candelabro, ma tenere qualcosa di pesante tra le mani, la faceva sentire leggermente più coraggiosa.

Si avvicinò lentamente all’ingresso principale per cercare di sbirciare dallo spazio tra la serranda e la vetrina chi fosse che insisteva per entrare dopo l’orario di chiusura, ma i colpi sulla serranda si erano ammutoliti e fuori dalla porta non vide nessuno.

Diana rimase un attimo a guardare fuori dal negozio in attesa che il misterioso e fastidioso visitatore si palesasse, ma non accadde nulla.

Con il cuore che galoppava per lo spavento, stava tornando al centro del negozio per poi tornare di sopra, quando i colpi ricominciarono, questa volta dalla porta sul retro. Era una semplice porta di legno a vetri, con una pesante tendina color crema che impediva ai visitatori di vedere l’interno del negozio.

Dietro la tenda, Diana riusciva a intravedere le sagome di tre persone. 

Inspirò profondamente e, mentre i colpi diventavano sempre più forti e venivano accompagnati anche da un vociare indistinto, si avviò a passo di marcia, sempre con il candelabro in mano, a vedere chi diamine fosse a essere così insistente.

Era a circa un metro dalla porta, quando riuscì a distinguere una frase di senso compiuto provenire dall’esterno da una voce spazientita che esclamò:

- Ora basta! Alohomora!

La porta si aprì con violenza e, prima che Diana potesse rendersene conto, il battente la colpì forte in pieno viso facendola atterrare malamente di schiena a terra. 

Il candelabro tintinnò cadendo sul pavimento. 

Mentre Diana tentava di puntellarsi su un gomito, tenendosi una mano sul naso che aveva iniziato a sanguinare, dal profilo della porta spalancata che incorniciava la tormenta di neve una furia dai capelli rossi irruppe nel negozio.

- Tu...tu sei qui... - constatò il ragazzo dai capelli rossi incredulo, chinandosi a terra al fianco di Diana e fissandola come se non credesse ai propri occhi - e stai bene...!
- Stavo meglio prima - grugnì lei dolorante cercando di arrestare il sangue che le scendeva abbondante dal naso, ma purtroppo non era quella la sua unica preoccupazione, dato che al momento un Fred Weasley decisamente arruffato, preoccupato, infreddolito e dal naso rosso quanto i suoi capelli, era chino sul pavimento del suo negozio.
- Scusa - le sorrise Fred porgendole un fazzoletto - è che non aprivi la porta e quindi ho dovuto usare le maniere forti!
- Ho notato - mugugnò Diana tamponandosi il naso con il fazzoletto.

Alle spalle di Fred, Diana riuscì a mettere a fuoco George Weasley e Mundungus Fletcher che si stavano chiudendo la porta alle spalle varcando la soglia.

- Oh no no - si lamentò Diana tornando lentamente in sè e scuotendo la testa come per scacciare via i tre nuovi arrivati - che cosa ho fatto di male? Che ci fate qui voi tre? 

George Weasley sogghignò scrollandosi la neve dai capelli con una mano e rivolgendosi al gemello esclamò: - Te l’ho detto che non l’avrebbe presa bene!

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Ciao :)
Questo capitolo è venuto fuori un po' più lungo del solito, perchè deve ammettere che mi sono divertita molto a scriverlo, quindi spero che anche a voi possa piacere!
E' passato qualche mese dagli ultimi eventi e vediamo un po' come procede la vita di Diana...ovviamente non si può mai stare tranquilli e soprattutto mai senza maghi in mezzo ai piedi :D
Fatemi sapere cosa ne pensate, dato che stranamente questo capitolo mi piace abbastanza :)
Intanto grazie a chi legge e commenta :)
P.S. La canzone che Diana ascolta alla radio è famosissima, ma per chi non la conoscesse e avesse voglia di sentirla è I can't be with you dei Cranberries.
P.P.S. La cometa di Halle-Bopp era perfettamente visibile a occhio nudo tra il 1996-1997..chi ha un po' di anni come me magari se la ricorda :)
Alla prossima!
S.

  
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