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Autore: vodkadratini    17/09/2022    2 recensioni
2021, una nuova generazione di Potter e Weasley calca i corridoi di Hogwarts e non ha mai conosciuto altro che pace. Non tutto è rose e fiori, però: sono figure distanti e privilegiate, così difficili da raggiungere anche per chi, come Hecuba Rathbone, ha letto e riletto le storie degli eroi della Seconda Guerra Magica fino allo sfinimento. Se c'è una cosa che non ti insegnano i libri, però, è che qualche volta le braci continuano a bruciare nascoste sotto la cenere.
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Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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.II.

 
Una ventina di minuti dopo, Hecuba sedeva in uno scompartimento ingombro di altri futuri primini e tentava con tutta se stessa di non colpire nessuno con spalle o gomiti combattendo contro gli scossoni del vagone in movimento. Sedeva letteralmente sulle spine. Non era stata l’esperienza più avvincente della sua vita, finire lì, né tantomeno finirci scortata da una Prefetta scortese, ma non sembravano esserci alternative brillanti. La ragazza più grande l’aveva raccattata all’uscita dell’ennesimo scompartimento e l’aveva rimproverata per non essere già al proprio posto e non avere con sé la divisa per cambiarsi. 
In un'occasione la porta si aprì per accogliere un nuovo, spaesato passeggero, sempre per intervento della stessa Prefetta che sembrava sempre di più una fredda tiranna, decisa a troncare sul nascere ogni barlume di entusiasmo. “Morgna... sembra che metà del primo anno faccia fatica a trovare un posto a sedere. Ricordatevi di passare in carrozza bagagli per la vostra divisa, più tardi. Dovrete cambiarvi prima di scendere dal treno.” 
Hecuba teneva gli occhi bassi, le mani in grembo. Erano in cinque nello scompartimento, tre su un sedile, due sull’altro. Lei era schiacciata tra due gemelli con identici capelli biondi e arruffati, vestiti di identiche camicie con collo alla coreana. L’uno aveva la camicia gialla con inserti viola, l’altro viola con inserti gialli. La fissavano entrambi con aria rapita con occhi enormi e di un azzurro penetrante. Di fronte a lei c’erano una ragazzina con la frangetta che sembrava sul punto di addormentarsi e l’ultimo venuto, un ragazzino magrolino dai capelli color miele. 
Hecuba non era sicura di voler fare conversazione con nessuno di loro, l’imbarazzo e la frustrazione l’avevano portata a riconsiderare tutte le proprie scelte esistenziali, andando indietro fino a che la memoria glielo consentiva. Si sforzava di ricordare come doveva essere stato essere in fasce, senza praticamente alcuna consapevolezza di sé, senza preoccupazioni di sorta. Ma no, lei doveva rovinare sempre tutto, doveva rispondere in malo modo alla persona che avrebbe potuto introdurla in società, doveva–
Le sarebbe andato bene raggiungere Hogwarts in silenzio o non raggiungerla affatto, se c'era la possibilità di aver guastato in anticipo qualsiasi speranza di affermazione sociale. Nulla avrebbe potuto trarla in salvo da quel vortice di autocommiserazione, pensava. Nulla.
E invece dovette ricredersi quando qualcuno le batté piano sul gomito con un gomito.
“Senti…” Era il ragazzino vestito prevalentemente di viola. Aveva un tono cantilenante, occhi sporgenti azzurro intenso e l’espressione seria di chi sta per dire qualcosa di molto importante. “Uhm.” La scelta delle parole non gli veniva spontanea, apparentemente, perché tentennò, spostando lo sguardo qui e lì come a cercare ispirazione. Il suo sguardo vagava ma sembrava tornare sempre a fissare un punto imprecisato della testa di Hecuba.
“Che c’è, ho qualcosa qui?” fece lei, toccandosi i capelli. Si aspettava di trovarli spettinati sotto le dita, invece incontrò solo il solito ciuffo mosso, né riccio né liscio. “No.”
“Sei entrata in contatto con del vischio di recente?” 
Hecuba lasciò cadere il braccio come fosse di pietra, schiaffeggiandosi la coscia. Era completamente allibita.
Anche il ragazzino vestito prevalentemente di giallo osservava la testa di Hecuba, ma in lui traspariva maggiore apprensione, come se tentasse di tenere sotto controllo una minaccia terribile o tentasse di anticipare il momento in cui scattare in piedi e scappare.
“Sei tutta coperta di Nargilli” insistette il primo gemello “se fossi in te mi preoccuperei”. 
“Di…” Hecuba deglutì. Era così perplessa da non riuscire a reagire a dovere, nemmeno a processare le informazioni che le venivano fornite. Aveva la fronte aggrottata, gli occhi che cercavano supporto altrove, che sfioravano gli occhi nocciola del ragazzino che le sedeva di fronte, poi quelli scuri della ragazzina con la frangetta che la fissava con vago disgusto. Infine tornò a guardare il gemello loquace. “Di cosa?”
"Di Nargilli. Rubano le cose, sono malvagi. Ne hai la testa piena, davvero, non sto scherzando".
Ora i ciuffi castani di Hecuba erano sotto indagine di quattro paia di occhi, mentre lei dal basso tirava una ciocca e poi l’altra e la esaminava con orrore come aspettandosi di trovarvi attaccate uova di pidocchi magici. Li aveva avuti, da piccolissima, e ricordava che con la magia non era stato difficile debellarli, le era stato sufficiente bere una pozione cattiva. Ma non c’era niente di strano nei suoi capelli e man mano che separava le ciocche anche gli altri sembravano più a proprio agio sul proprio sedile.
“Non vedo niente” annunciò Hecuba, più che rassegnata risentita, con gli occhi incrociati per lo sforzo prolungato.
“Meglio così” decretò la ragazzina mora, pettinandosi la frangia con fare assorto.
“Ci sono, ti giuro! Sono tantissimi. Non riuscirei a dormire al posto tuo.”
“E se mi siedo lì sei più tranquillo che non te li attacchi?” sbottò Hecuba, indicando il sedile di fronte. Gli occupanti non sembravano particolarmente entusiasti di stringersi per farle posto, tanto meno visto il sospetto che avesse qualche strano parassita magico a ronzarle attorno alla testa; comunque, visto che non c’erano alternative e la Prefetta rabbiosa era ancora di ronda, era un compromesso più che ragionevole.
I due gemelli, invece, la guardavano coi loro occhi enormi, quasi straniti dall’astio che riversava loro addosso quando volevano solo farle un favore. A sorpresa, fu il più timido a intervenire: “Guarda che esistono delle protezioni, comunque. Ne abbiamo di già pronte per noi in valigia, possiamo preparare qualcosa da indossare anche per te…”
“Sì, ci servono una ventina di bottiglie di Burrobirra, qualche forcina, un rametto di ulivo, della lavanda… beh, forse della lavanda possiamo fare a meno. Che dici, Lorcan?”
“Mh sì, anche delle forcine.”
Hecuba si strinse nelle spalle e si schiacciò volontariamente contro il fianco del ragazzino mingherlino che le sedeva accanto. Sembrava piccolo e gracile, con capelli color miele e occhi nocciola che fuggivano il contatto diretto. Tra le mani si rigirava una mascherina chirurgica, come fosse indeciso se mettersela o meno. Era un figlio di genitori babbani, di sicuro. Un fermo senso di ribellione spinse Hecuba a dargli fastidio.
“Hai paura anche tu che ti attacchi i pidocchi?” gli sussurrò, facendolo sobbalzare.
“Mi p-pareva di avere capito che sono qualcosa di diverso dai p-pidocchi…?”
E il gemello vestito prevalentemente di viola, intercettato il discorso, aveva esclamato con tono assolutamente oltraggiato: “Certo che sono qualcosa di diverso!”
 
C’era voluto un po’ perché si scambiassero i nomi. I gemelli erano a sorpresa figli di genitori famosi, Luna Lovegood e Rolf Scamander, il che voleva dire che discendevano direttamente da…
“Scamander come Newt Scamander, autore di Animali fantastici e dove trovarli?!”
Hecuba era preparata anche in questo caso, niente di sorprendente, e questo non poteva che guadagnare ai gemelli il suo improvviso, fermo, imperituro interesse.
La ragazzina con la frangia era “Drusilla Danvers, piacere”: aveva l’incarnato pallido e un’ombra di occhiaie sotto agli occhi, ancora più ingrigita dal contrasto con le folte sopracciglia nere e i capelli corvini. La sua espressione non era amichevole, ma sciolto l’imbarazzo iniziale aveva una bella parlantina e una passione segreta per i romanzi fantasy.
Il ragazzino dai capelli color miele si chiamava Adam Farwell. Aveva l’aria tormentata di chi ha appena ingerito succo di limone, torturava ancora tra le dita la mascherina, e probabilmente era stato anche abbastanza responsabile da indossarla in stazione.
“Mio padre e mia madre sono entrambi normali. Babbani, intendo. È un po’ strano dirlo. Babbani. Non sapevo neanche che esistesse la magia fino a pochi mesi fa.”
La confessione era giunta a bassa voce, come se si aspettasse che gli si perdonasse un peccato. Nessuno aveva alcunché da rimproverargli, invece, e persino Hecuba aveva provato un fiotto di compassione per lui, gettato nella fossa dei leoni coi due Scamander che vaneggiavano di animali invisibili.
“Non devi mica sentirti in colpa!”
“Infatti. Sei fortunato da un lato, per te è tutto nuovo da vedere” aveva detto il gemello prevalentemente vestito di giallo, Lysander, dando prova di incredibile raziocino superato il timore iniziale dei Nargilli. Si teneva comunque distante da Hecuba, la schiena un tutt’uno col sedile, ma era abbastanza rilassato da far sentire la propria voce.
 
I gemelli si erano procurati una copia del Cavillo e qualche Gobbiglia e avevano passato il resto del viaggio chiacchierano a bassa voce tra di loro. Drusilla si era addormentata con il mento sul petto e vista da una certa angolazione faceva paura perché sembrava non respirare. Ad Adam ed Hecuba non restava che fare conversazione dividendosi un pacchetto di Gelatine Tuttiigusti+1.
“Mio padre è l’unico mago nella mia famiglia” annunciò lei, cercando un argomento che potessero avere in comune. “Era in Grifondoro ai tempi di Harry Potter. Lo sai chi è Harry Potter?”
“Sì. Ho letto in anticipo alcuni dei manuali… viene citato in praticamente tutti come Salvatore del mondo magico.”
“Esattoo! Io spero di finire in Grifondoro come lui” disse lei tutta esaltata, infilandosi in bocca una gelatina che si sarebbe rivelata al gusto di zuppa inglese. La sorprendeva piacevolmente che Adam avesse già letto alcuni dei testi scolastici, non era da tutti. “E che materie non vedi l’ora di imparare?”
Il ragazzino ci pensò su, dando un timido morso a una caramella gialla. Sapeva di senape. L’espressione afflitta di Adam si acuì se possibile ancora di più. “Incantesimi, direi. E poi… mia madre dice che c’è l’orchestra scolastica”.
Hecuba pensava che fosse un’idea assurda. I maghi potevano volare, cavalcare scope e animali fantastici, distruggere la materia e ricostruirla da zero. Non riusciva a concepire che il desiderio primario di un undicenne fosse entrare nell’orchestra, di cui tra l’altro ignorava l’esistenza. “Che figo”, si limitò a dire, prendendo un’altra gelatina che, per forza del Karma, si sarebbe rivelata al gusto di vomito.
 
+++
 
La divisa di Hogwarts non le stava addosso in modo dignitoso: per quanto madama Malkin avesse tentato di accorciarne l’orlo delle maniche, Hecuba ci annegava dentro. Non sembrava neanche aver avuto particolare successo con la cravatta, il cui nodo si era allentato facendo pendere tristemente le due estremità attorno al suo collo; per non parlare del cappello, che continuava a scivolare di traverso. Non restava che la collana di tappi di Burrobirra per completare il suo look, dato che Lorcan e Lysander erano tornati dalla loro tappa alla carrozza bagagli con l’agognata protezione contro i Nargilli ed erano stati tanto caritatevoli da offrirne una imbastita sul momento anche a lei. Hecuba aveva giurato di guadagnarsi la loro amicizia e quindi non era in posizione di rifiutare, anche se si sentiva assolutamente ridicola con tutti quei tappi appesi al collo.
Un po’ rassegnata, si trascinò giù dal treno, in fila dietro ai suoi compagni di viaggio che si stavano radunando davanti a un uomo enorme con mani grandi almeno quanto il coperchio di un bidone dei rifiuti urlando con voce di tuono: “Primo anno, primo anno!”.
Adam lo stava guardando impressionato e forse un po’ intimorito. Era chiaro che non aveva mai visto un uomo tanto alto, ma a preoccuparlo erano forse altri dettagli del suo aspetto: i capelli ispidi striati di grigio che non sembravano aver mai conosciuto un pettine e la barba folta che sembrava un groviglio di rovi. Assolutamente iconico.
“Dev’essere Hagrid!” disse Lorcan, agitando la mano per salutarlo, ma essendo troppo in fondo alla fila. “Insegna Cura delle Creature Magiche!”
Hagrid li condusse fino alla riva del Lago Nero, dove stavano dozzine e dozzine di barche grandi abbastanza per trasportare quattro di loro.
Drusilla dovette separarsi dal gruppo, salendo sulla barca di un ragazzino dalla pelle scura e l’aria nobile, una ragazzina dai capelli verdi e un tipo con gli occhiali. I gemelli, Hecuba e Adam salirono assieme.
“Serve una mano con quella?” offrì Lysander con un sorriso amichevole, indicando la cravatta di Hecuba.
“Forse”, ammise lei “Il nodo che c’era già si è sciolto e non sono capace di legarlo di nuovo. Magari sarebbe più facile con uno specchio.”
“Io e Lorcan abbiamo lo stesso problema. Di solito leghiamo l’uno quella dell’altro, come se ci stessimo guardando allo specchio. Funziona, se si è identici.”
Hecuba annuì e i tappi sbatacchiarono sommessamente tra loro. “E tu, Adam? Come hai fatto a legare la tua da solo?”
Adam scrollò le spalle. “Non è così difficile. Mi ha insegnato mio padre.” Parve farsi un po’ di coraggio e trovare finalmente l’occasione di pronunciare una domanda fatidica. Il suo sguardo, che a intervalli regolari si posava sugli oggetti al collo di Hecuba e dei gemelli Scamander e non osava andare più in su del loro mento. “State lanciando una moda?”
Lysander assunse un tono solenne. “Servono per tenere lontano i Nargilli. Quelli di cui parlavamo prima. Ne vuoi una anche tu?”
“Nostro nonno ha pubblicato un articolo su Il Cavillo, se ti interessa saperne di più.” aggiunse Lorcan, come ricordandosene solo in quel momento.
Hecuba lo guardò ammirata. “Il figlio di Newt Scamander?”
“Oh, no. Nonno Xeno.”
“Xenophilius Lovegood. Il direttore de Il Cavillo.”
“Affascinante.”
D’improvviso, tutte le barche si mossero di vita propria, seguendo il comando di Hagrid. Li condussero attraverso un passaggio nella scogliera celato da una parete di edera e poi lungo un tunnel che doveva portare esattamente sotto il castello. Quando arrivarono in vista di Hogwarts, Hecuba era completamente senza fiato e i suoi occhi erano pesanti di lacrime. Finalmente sarebbe andata anche lei dove vanno tutti i maghi come si deve. Sarebbe diventata la strega più potente e ammirata della scuola, avrebbe acquisito ogni brandello di conoscenza magica e soppiantato i record scolastici di Hermione Jean Granger. Ripensandoci, era più prudente dire “una delle streghe più potenti” e lasciare da parte il confronto con la Ministra della Magia, per non dare troppo spazio alla vena competitiva che le rimproverava sempre la madre.
Spiò le reazioni dei suoi compagni: Adam accanto a lei quasi tremava di anticipazione. Sulle sue labbra si allargava un piccolo sorriso e sembrava quasi sforzarsi di non sbattere le palpebre, per registrare ogni dettaglio; i gemelli guardavano l’acqua con aria assorta. Quali che fossero le mistiche creature nascoste nelle acque del Lago Nero, i due sembravano già averne un’idea e magari progettavano di studiarle da vicino.
Ad accoglierli sulla gradinata di ingresso c’era una bella donna con zigomi alti e pronunciati e sopracciglia sottili e arcuate; aveva la testa rasata, pelle d’ebano, occhi allungati e profondi e labbra color prugna. Indossava una lunga veste blu scuro stretta in vita e sopra di essa un mantello bianco con la stampa in stile giapponese di un albero stilizzato, anch’esso blu, che si allacciava con una fibbia dorata a forma di fiore lasciandole le spalle scoperte. In testa aveva un cappello da strega con delle piume bianche a fare da ornamento.
“Benvenuti ad Hogwarts!” disse, scoprendo una dentatura perfetta.


+++
Nda: grazie a tutti per essere passati di qui. Come avrete capito, aggiorno non appena il capitolo è pronto, qualche volta mi ci vuole di più, qualche volta di meno... ma il progetto c'è e sono determinata a portarlo a termine. Dal prossimo capitolo si arriva ad Hogwarts, finalmente!
Se avete commenti, consigli, critiche non fatevi remore, sono più che pronta a riceverli, anzi, mi farebbe piacere un feedback, perché non mi cimentavo in questo genere di cose da un po'.
Buon weekend a tutti!
   
 
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