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Autore: stefy_81    19/09/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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- Ne devo dedurre che sarete voi a partirete per questa missione che è a tutti gli effetti un suicidio! - fu la risposta esterrefatta di Murtagh non appena Eragon ebbe finito di esporgli la sua idea di accettare la missione proposta dal capitano Daco.

Eragon sapeva, fin dall’inizio, che avrebbe incontrato le resistenze del fratello. Facendo appello a tutta la sua calma cercò di placare le proprie paure.

- Non dico che dobbiamo accettare ogni cosa che ci proporranno ma non possiamo negare che la ricerca ci riguarda da vicino - Murtagh lo guardò disarmato e scosse la testa.
- Sei così ansioso di frequentare nuovamente le prigioni di Isobel?  – gli chiese in tono provocatorio. Eragon tacque per alcuni secondi. Quella possibilità gli aveva sfiorato la mente più di una volta ma aveva cercato sempre di allontanare quel pensiero. Murtagh non accennava a smorzare i toni e stavano lentamente minando la sua determinazione.

Eragon, Murtagh ti vuole bene ma non devi permettergli di farti dubitare di te stesso o di noi. Le parole della dragonessa arrivarono in tempo a sostenerlo quando stava iniziando a cedere.

Vorrei solo che avesse più fiducia in me. Le rispose cercando il sostegno nella sua presenza. La replica della dragonessa non tardò ad arrivare Ce l’ha, ha solo paura per te

Eragon le annuì mentalmente - Temo il suo potere più di quanto immagini Murtagh ma abbiamo imparato tanto da allora. -  Rispose al fratello con voce mesta, gli occhi appena socchiusi

- Se parli così non lo temi abbastanza - fu la risposta secca dell’altro. Eragon sospirò riaprendo gli occhi

-  D’accordo, che cosa proponi di fare?  - rispose esasperato dall’ennesimo rifiuto del fratello.

- Se fossimo io e Castigo a partire e tu ti occupassi dell’allenamento di Reafly? – rispose Murtagh a sua volta con una domanda. Eragon aveva valutato anche quella possibilità e lanciò al fratello un sorriso sconsolato.

- Potreste ma sarebbe pericoloso lo stesso, se non peggio – a quelle parole Murtagh alzò un sopracciglio guardandolo intensamente in attesa che continuasse. Eragon si affrettò a rispondere.

- Pensaci Murtagh, Isobel ci ha involontariamente dato un vantaggio. Ha obliato il ricordo della nostra presenza dalle menti della popolazione. Se seguiremo un percorso lontano dalle città mi basteranno incantesimi semplici per riuscire a mantenerci nascosti -

Murtagh rimase in silenzio mentre Castigo entrava lentamente nella mente del suo cavaliere. Tigre, perché ti ostini a trattarlo come un cucciolo. Non potrai proteggerlo per sempre
La risposta di Murtagh arrivò triste. Ti sbagli. Non sono riuscito a fare neanche quello.

Castigo si avvicinò di nuovo ma Murtagh cercò di ritrarsi Se continuerai ad opporti otterrai solo di allontanarlo da te. L’osservazione del drago lo colse di sorpresa. Castigo aveva ragione.

-  Va bene, ammettiamo che sia tu a partire. Cosa vuoi che ti dica? -  Ammise alla fine mentre sentiva il gorgoglio soddisfatti di Castigo.

- Potresti iniziare facendomi sapere che mi dai il tuo appoggio -

- Eragon questo… -

- Aspetta fammi finire. So che questa missione è piena di insidie e pericoli, ma non l’avrei mai voluta affrontata da solo. Se non avessimo avuto delle responsabilità nei confronti di Reafly ti avrei voluti al mio fianco in questo viaggio. - fece una piccola pausa come ad accertarsi che il fratello fosse ancora lì ad ascoltarlo

- Puoi accettare questo?   -

- Ho alternative? - disse ed Eragon era già pronto a rispondere quando Murtagh alzò una mano per fermarlo. - Perdona Eragon, hai ragione è solo che non vorrei che fossi sempre tu sia il solo a rischiare così tanto -

- Avrò Saphira al mio fianco a proteggermi e rischieremo il minimo possibile - appena finì la frase Eragon seppe che non avrebbe mai potuto mantenere quella promessa. Dall’altra parte Murtagh si fece bastare quelle parole, nessuno dei due aveva voglia di discutere ancora.  

- Ti voglio solo dire un’ultima cosa - La voce del fratello arrivò all’improvviso e un sorriso amaro gli increspò le labbra mentre Eragon alzava la testa per ascoltare - La regina è molto astuta ed è forse più pericolosa dello stesso Galbatorix. Trova presto quello che stiamo cercando e ritorna indietro. – La sua voce era diventata una supplica. Eragon non lo aveva mai visto così preoccupato.

- Te lo prometto -  

***

Il consiglio era già riunito nella sala delle udienze. Daco sedeva tra gli altri membri in attesa, come tutti, dell’arrivo dei cavalieri e del re. Si era messo a parlare con alcuni di loro, la sua voce era bassa e suadente mentre chiacchierava con disinvoltura, solo il suo sguardo, ogni tato, si spostava dal proprio interlocutore nella speranza di intercettare quello di Arya che sedeva dalla parte opposta a loro, accanto a Jill.

L’elfa, dall’altra parte, aveva notato da tempo le sue occhiate ma aveva abilmente evitato ogni contatto diretto con lui. Era tornata a indossato la sua vecchia maschera di impassibilità che le aveva permesso tante volte di isolarsi e osservare ciò che la circondava con il giusto distacco e obiettività. Dopo la morte del suo primo amore, Faolin, per mano dello spettro Durza era stata a lungo la sua unica espressione. Non c’era stato nemmeno il tempo di piangerlo, la guerra contro Galbatorix non glielo aveva permesso, esigendo la sua presenza senza se e senza ma. Solo accanto ad Eragon, con il tempo, aveva trovato il coraggio di abbassare nuovamente quelle difese e far riemergere a poco a poco la vera Arya. Guardando indietro, l’elfa sapeva che non avrebbe potuto dare il suo cuore a nessun’altro che a lui e quando vide entrare accanto a Murtagh, i suoi occhi si illuminarono di pura di gioia.

Entrando nella sala delle udienze Eragon si distaccò dal fratello e andò dritto verso Arya. L’aveva cercata con gli occhi e quando riuscì a incrociare il suo  sguardo le sorrise subito con lo stesso entusiasmo dell’elfa. In quel momento era come se ci fossero solo loro nella stanza.

Incrociarono le loro dita sfiorando il palmo delle mani per poi stringerle, salire alle braccia e fermarsi continuando a guardarsi negli occhi. Quel breve attimo sembrò ad entrambi senza fine. Fu la voce di Murtagh a destare Eragon da quel momento. - Il re è arrivato – lo sentì mormorare e le voci intorno a loro scemare in brusio appena sommesso. Ancora con la mano di Arya nella sua si voltò verso la porta.

Arold entrò portando sotto braccio un grosso rotolo di carta affiancato da Aglaia e Xavier ma non era stata la loro presenza a suscitare tanto stupore. Appena dietro di loro un elfo li stava seguendo mantenendosi a debita distanza. Quest’ultimo era di statura più bassa rispetto agli altri, Eragon non avrebbe saputo dire la sua età ma camminava curvo da una parte trascinandosi sulla gamba destra che muoveva con una certa rigidità. I suoi capelli erano neri corvino ad eccezione di un’unica ciocca canuta che brillava con sfumature argentee sulla fronte dandogli un aspetto fanciullesco. Era vestito con abiti morbidi, casacca e pantaloni ma aveva i piedi scalzi.  

L’elfo scambiò due parole con Aglaia la quale, si distaccò da Xavier ed Arold e accompagnò l’elfo verso i banchi dove si trovavano Eragon e Murtagh. Lo sguardo dell’elfo passò rapidamente da l’uno a all’atro cavaliere mentre Aglaia lo presentò a loro - Cavalieri, questo è Par -

- Chi di voi due è Eragon? – chiese lui senza riuscire a nascondere una nota di apprensione nella voce. I due fratelli si guardarono per un attimo poi Eragon fece un passo avanti.  

- Sono io - nell’udire la risposta un brivido sembrò attraversare il piccolo elfo facendolo tremare per un istante - Io sono Par e posso guidarti nelle Terre Selvagge -

Eragon guardò gli astanti che avevano iniziato a scambiarsi sguardi e parole a mezza bocca. Non c’erano dubbi che era stata la sua presenza a creare tanta agitazione.

- Non si era mai parlato di un guida – disse rivolto ad Aglaia accanto a loro. In cuor suo Eragon aveva immaginato di essere solo con Saphira. Viaggiare con una terza persona avrebbe cambiato molte cose.

Anche io avrei preferito stare solo noi due ma ascoltiamo prima quello che hanno da dire intervenne pronta la voce di Saphira. Eragon percepì tutta la curiosità della dragonessa nei confronti di Par.  

Intervenne il re che nel frattempo aveva spiegato la carta sul tavolo - Non vi è stato detto nulla perché Par ha fatto richiesta di unirsi alla missione solo ieri sera ma ha posto delle condizioni che vorrei ascoltaste. Lascio ad Aglaia il compito di spiegare -

Arold indietreggiò di un passo in favore della ragazza. - Grazie Arold - mormorò Aglaia prima di andare al tavolo dove era stata distesa la carta geografica. Andò a puntare il dito su una grande area verde oltre i confini di Zàkhara. – Come molti di voi sanno queste sono le Terre Selvagge. – disse facendo una piccola pausa perché tutti prestassero attenzione.

-  È un territorio per la maggior parte inesplorato di cui si conosce poco e niente. I suoi confini sono protetti dalla catena montuose del Gran Massiccio e il solo varco fino ad ora conosciuto si trova qui, nei territori controllati da Isobel. Aggirare il blocco, che avrà sicuramente organizzato, richiederà molti giorni di viaggio con il rischio costate di essere avvistati e catturati dalle guarnigioni di soldati la cui presenza è stata confermata anche dal capitano Xavier qui presente. Anche se si compie il viaggio sul dorso di un drago - continuò lanciando uno sguardo in direzione dei due cavalieri - Fino ad ora pensavamo che fosse l’unico passaggio sicuro nell’entroterra, ma non è così. Par, qui al mio fianco, ne è a conoscenza di un altro – concluse lasciando spazio all’elfo. Par prese un profondo respiro e si fece avanti salendo su uno sgabello che aveva trascinato dai banchi alle sue spalle. Si issò e grazie all’aiuto di Aglaia si mise in piedi in modo che tutti potessero vederlo

- Lo rivelerò a patto che venga con noi Eleonor, la bambina con il marchio dei cavalieri di cui avete parlato l vostro arrivo. Anche lei deve partecipare alla missione. Non è una condizione trattabile. - finì di dire Par con voce pacata ma decisa.  

Il volto di Eragon si contrasse in una leggera smorfia nel sentire il basso ringhio della sua dragonessa rimbombargli nella mente - Io e Saphira ci chiediamo per quale motivo dovremmo accettare le tue condizioni e mettere a rischio le nostre vite e quella della piccola - chiese Eragon con voce asciutta. Aveva parlato con altrettanta calma e Par reagì alla domanda con un sorriso laconico, senza scomporsi - È tutta questione di fiducia. È di questo che si tratta vero? -

- Puoi biasimarli?  - intervenne allora Murtagh sostenendo il punto del fratello.

- No - rispose Par - non mi conoscete neppure ma non posso darvi una risposta - Eragon si morse un labbro per trattenersi dal rispondere e posò una mano anche sul braccio di Murtagh chiedendogli di fare altrettanto. – Posso dirvi perché non ho simpatia per Isobel e perché Anche io come tutti voi voglio che il suo regno cada se questo vi aiuterà a prendere la decisione giusta -

- Ti ascoltiamo – si limitò a dire Eragon facendo un cenno a Par di continuare

 - Quasi undici anni fa Arold mi chiese di organizzare una spedizione nelle Terre Selvagge, un ultimo disperato tentativo cercare possibili alleati nella guerra contro Zàkhara.

Quella spedizione fu un totale fallimento. Le Terre Selvagge sono un territorio aspro e impervio ci ha risucchiato e buttato fuori distruggendoci. Uno ad uno vidi i mei compagni cadere nel tentativo di tornare a casa. Solo io riuscii a varcare la frontiera vivo ma completamente solo. Risalendo lungo il confine per raggiungere un porto sicuro per tornare a casa venni catturato dal nemico. Appresi che anche Isobel da tempo desiderava esplorare quelle terre. Mi torturò per estorcermi tutto quello che avevo visto e appreso. Cercai di resisterle ma alla fine cedetti rivelandole molte cose tra cui l’ubicazione di uno dei due varchi che ora controlla. Sono riuscito a tenere segreto il secondo solo riuscendo a fuggire. Non vado fiero per aver parlato e porto ancora i segni della mia debolezza come un’onta -  

Il volto di Eragon era livido. Non c’è menzogna nelle sue parole ma le condizioni che poneva costringeva lui e Saphira a una tappa molto pericolosa.

Se non accettiamo saremmo comunque costretti a viaggiare a lungo per trovare un punto di accesso alle montagne. Par è anche l’unico che abbia viaggiato nelle Terre Selvagge. Non possiamo permetterci di rifiutare. Era stata Saphira a parlare.

- Qual è la strada più sicura per raggiungere Eleonor – chiese alla fine Eragon accettando implicitamente le condizioni di Par.

Aglaia trasse un sospiro di sollievo nel guardare Arold e prese di nuovo la parola - Ho fatto in modo che lei e la madre fossero accolti da dei miei patenti a Blow. È un piccolo villaggio a nord nei pressi del fiume Striamone –

Eragon e Murtagh si avvicinarono ad osservare le distanze segnate sulla carta - Passando per queste campagne e tagliando qui su queste alture si raggiunge il villaggio in sei settimane, che cosa ne pensate? – chiese Aglaia.

- A dorso di drago ne impiegheremo la metà – si affrettò a dire Eragon guardando Murtagh che annuì.

- Mi sarà permesso di salire su un drago? – chiese Par facendo voltare i due fratelli. L’espressione sul volto dell’elfo aveva perso quella determinazione che l’aveva contraddistinto fino ad ora per lasciare il posto a una scintilla di puro stupore.

- Anche Saphira è d’accordo che più rapidamente attraverserete il territorio nemica minori saranno le possibilità di essere intercettati. –  rispose Eragon che aveva sempre lasciato una finestra di dialogo con la dragonessa.

- Se non c’è altro potete partire domani. È un tempo sufficiente per te e il tuo drago? - chiese Arold con un tremito nella voce.

Eragon guardò uno ad uno i suoi amici. Jill, Murtagh e infine Arya. Avrebbe voluto avere più tempo ma sapeva bene che non c’era motivo di aspettare oltre. Lo sguardo fiero che le rivolse Arya gli diceva lo stesso. Si voltò verso Arold - È sufficiente -

                                                                                              ***

Dall’altra parte del mare, nella città Abalon, Rebekha sedeva immobile nella stanza di Reafly. Dal giorno della sua scomparsa si era ritrovata a trascorrere molto tempo in quella camera, passando in rassegna gli oggetti che il fratello aveva collezionato, alla ricerca di qualsiasi segno l’aiutasse a capire cosa lo avesse spinto ad andarsene.

A farle ancora più male era stata la decisione sua e del capitano Xavier di tenerla all’oscuro di tutto. Nei giorni successivi la fuga del cavaliere dei draghi, infatti, il palazzo era stato sottoposto a stretta sorveglianza da parte delle guardie reali, senza dire nulla alla madre, Rebekha si era presentata davanti ai cancelli chiedendo di poter entrare e parlare con il fratello o con il capitano. Nella sua ingenuità aveva comunicando loro quello che Xavier aveva raccontato la sera precedente sull’invito della regina. Rebekha era diventata rossa dalla vergogna quando le guardie quasi le risero in faccia per l’assurdità delle sue parole. La congedarono con alcuni commenti derisori sulla fantasia delle donne e, piena di vergogna, si rese conto che non c’era mai stato alcun invito da parte della regina e che il fratello era probabilmente coinvolto in quella faccenda più di quanto avesse pensato in precedenza.   

Tornata a casa Rebekha non parlò con la madre dell’accaduto, non c’era motivo di farla preoccupare ulteriormente ma, nonostante i suoi tentativi di proteggerla, la sentiva piangere ogni notte tra le mura della sua camera mentre di giorno la vedeva sobbalzando ad ogni rumore che proveniente da fuori. Come la madre anche Rebekha sperava di rivederlo Reafly rientrare da quella porta coma aveva sempre fatto ma i giorni passavano e le probabilità di rivederlo si assottigliavano sempre di più, fino a diventare solo una flebile speranza.

                                                                                                                                                                                                                                                    Non lo avrebbe mai ammesso a sé tessa ma era arrivata a odiare il fratello per quello che stava facendo alla loro famiglia. Rebekha si asciugò il viso rigato dalle lacrime. Non voleva più piangere per lui. Dovevano andare avanti e smetterla di illudersi che potesse cambiare e pensare per una volta al loro prima che a sé stesso. In un moto di rabbia diede un calcio al pupazzo di stoffa sul letto e lasciandolo a terra batté la porta dalla stanza alle sue spalle. In quel momento sentì qualcuno bussare e la madre andare ad aprire parlare con qualcuno. Reafly! Rebekha corse giù dalle scale con il cuore in gola dimenticando tutto quello che aveva pensato del fratello fino a un attimo fa.

- Reafly se sei tu io ti giuro che… - disse mentre girava l’angolo dell’ingresso ma le parole le morirono in bocca quando accanto alla madre non vide Reafly ma una donna. Era più grande di lei dal corpo flessuoso e agile, aveva dei capelli ricci, corvini, raccolti in una coda alta con due riccioli che le ricadevano ai lati del volto. Indossava una divisa militare diversa da quella ordinari delle giardie reali e lo sguardo era freddo e tagliente tanti da colpirla come uno schiaffo.

- È lei? -  chiese la donna con voce fredda e asciutta rivolta a qualcuno che si trovava alle sue spalle. Rebekha seguì lo sguardo della donna e vide quattro guardie che la ragazza riconobbe subito come quelle che l’avevano derisa qualche giorno fa che le annuirono.

- Sì Oliviana, è lei -

- Rebekha perché non mi hai detto che eri andata a cercare tuo fratello? – le chiese la madre. La sua voce fu un faro nella nebbia che le offuscò per un attimo la vista. Non c’era rimprovero nella sua voce solo rassegnazione davanti al fatto che entrambi i suoi figli fossero così propensi ad agire di impulso. Rebekha avrebbe tanto voluto che fosse arrabbiata.

-  Non volevo che ti preoccupassi – le rispose senza badare alla presenza degli altri.

Serena le sorrise debolmente ma non riuscì ad aggiungere altro perché la donna dai capelli corvino parlò di nuovo.

- Per ordine della regina sarete scortate a palazzo per regolarizzare la situazione di Reafly Coleman – due guardie le si affiancarono e a Rebekha sembrò a tutti gli effetti un arresto. Spinta in avanti si aggrappò alla mano della madre stringendola forte,  la donna attirandola a sé le posò l’altra mano sulla spalla.

- Non temere Rebekha si stempera tutto -

                                                                                              ***

Dalla sala delle carte Isobel contemplava la terra di Alagaësia con sguardo meditabondo.

L’incantesimo lanciato alle uova, prima che Aglaia gliele sottraesse con l’inganno, gli aveva rivelato che uno di loro si era infine schiuso. Non c’era modo di sapere per chi ma quando Oliviana le fece notare il nome accanto a quello di Xavier in uno dei rapporti compilato dai soldati a guardia dell’entrata a palazzo, Isobel iniziò a nutrite dei sospetti.  

Coleman. Quel cognome continuava a ricorrere nei suoi affari.

Phill Coleman era uno dei soldati che si era fatto notare di ritorno a Zàkhara recando con sé una donna di Alagaësia. La regina aveva subito fatto cecare negli archivi anagrafici il nome della donna, Serena. Phill l’aveva fatta sua sposa non appena sbarcati e aveva avuto da lei due figli che ora avevano sedici e tredici anni. Rebekha e Reafly Coleman.

Per tutti Phill era un eroe di guerra, era stato insignito delle piu alte onorificenze dopo aver perso la vita durante un’imboscata da parte degli elfi oscuri.

Quello che solo lei sapeva è che l’uomo era stato giustiziato per suo ordino, ed era morto da traditore. Aveva aiutato a fuggire un elfo che era stato catturato ai confini con le terre selvagge. Le stava rivelando informazioni preziose su certi varchi e sulla natura di quei territori. Phil non cercò nemmeno di difendersi quando uno dei suoi sottoposti lo aveva accusato portando le prove del suo coinvolgimento. Isobel lo aveva fatto condannare a morte senza esitare.  

Una vita per un’altra vita. Una semplice e crudele regola che aveva imparato sulla sua pelle già in tenera età.

-Cosa c’è Oliviana? - chiese la donna sentendo i passi felpati del sicario alle sue spalle

- Serena e Rebekha Coleman sono qui a palazzo maestà -

- Hai comunicato loro il motivo della loro presenza qui come ti ho detto? -  chiese senza guardarla.

- Certamente Maestà. Sanno che sono qui per Reafly-

-Le hai portate nelle stanze blu? –

- Sì maestà. Come mi è stato ordinato.

- Ottimo lavoro Oliviana, puoi andare adesso - la giovane donna annuì e con un inchino si congedò senza ulteriori cerimonie.

Di nuovo sola Isobel pronunciò alcune parole per attivare l’incantesimo che le avrebbe permesso di ascoltare la conversazione delle due donne. Subito udì due voci femminili che parlavano in maniera concitata. Erano Serena e Rebekha che discutevano sulla loro situazione.

Questa stanza è meravigliosa mamma! Guarda queste tende le lenzuola e c’è una stanza solo per il bagno grande quanto la nostra cucina!

Quando tuo padre è morto non c’è stato nessun invito a palazzo. Solo la visita di un messo che ci consegnò il primo dei sussidi che vengono dati ai familiari dei caduti e le sentite condoglianze della regina.

Mi dispiace Mamma non volevo di attirare l’attenzione su di noi ma la regina sembra aver preso a cure la nostra situazione

Non lasciarti ingannare da questi lustri, non mi fido di lei Rebekha

Perché?!

Non so dirtelo. Chiamalo intuito ma vorrei che tu ti tenessi ancorata alla realtà

Mamma la realtà è che Reafly e capitano Xavier sono andati via lasciandoci indietro

Isobel lasciò che le voci delle due donne sfumassero nella sua testa. Quello che aveva sentito le era bastato. Ora sapeva come conquistare la fiducia della ragazza. Era in lei, infatti, che la regina voleva riporre le sue energie. Perché quella ragazza sarebbe stata il prossimo cavaliere.

  
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