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Autore: ChrisAndreini    09/10/2022    1 recensioni
[Seguito di Corona Crew, che si consiglia di leggere prima]
Cinque anni dopo la fine di Corona Crew, la situazione nel gruppo è per certi versi cambiata, per altri rimasta costante:
Felix e Mirren sono felicemente sposati e stanno concludendo le pratiche per adottare;
Max e Veronika sono a pochi passi dal potersi ufficialmente sposare;
Amabelle e Petra convivono e lavorano;
Diego e Clover sono pronti per uno stage lavorativo in Africa;
Mathi e Denny hanno due lavori piuttosto importanti, in città diverse;
Mentre Norman sta scalando la vetta della sua azienda.
Tutto sembra rose e fiori, vero?
Peccato che gli imprevisti siano sempre dietro l'angolo, quando si parla della Corona Crew. E il matrimonio reale, dove vige la legge di Murphy che prevede che tutto ciò che può andare storto andrà storto, è solo il culmine di nove mesi pieni di problemi per tutti.
Tra coppie che non stanno più insieme, chi vuole un figlio e chi non si sente pronto, routine che inizia a stare stretta, solitudine, doveri che allontanano dai propri principi, terzi incomodi e spie uscite di prigione per vendicarsi, questo potrebbe essere l'anno più difficile per la Corona Crew.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Prima settimana: tra compleanni e matrimoni

 

Martedì 13 Agosto 

Per la prima volta da parecchi anni, Amabelle avrebbe festeggiato il compleanno praticamente da sola.

E non credeva fosse un caso che fosse proprio martedì 13.

Durante l’ultimo martedì 13 in cui aveva festeggiato il compleanno, cinque anni prima, il suo gruppo di amici l’aveva abbandonata a metà festa dopo averle fatto pesare tutti i suoi errori.

E, beh, rispetto a quel periodo, il compleanno di quell’anno era molto più piacevole, ma comunque non era tanto felice di festeggiare i suoi venticinque anni con la sola compagnia della sua cagnolina Lottie.

-Siamo sole, piccolina!- commentò, prendendola in braccio e mettendola sulle sue gambe.

Era assurdo come, sebbene convivesse con tre persone tra cui la sua ragazza da quattro anni e mezzo, era completamente sola in casa, al momento, intenta a guardare per l’ennesima volta l’episodio di Gorgeous in cui aveva fatto la comparsa.

Ahhh, il suo più grande successo di vita!

…forse doveva fare qualche provino.

Ma non c’erano molte occasioni lavorative per una giovane attrice nella piccola cittadina di Harriswood.

Con Lottie sulle gambe e la televisione in loop, Amabelle decise di prendere anche il telefono per controllare gli auguri e sentirsi meno sola. Per fortuna, i messaggi indirizzati a lei erano parecchi.

La sua solitudine, infatti, non era dovuta ad un litigio o altro.

Semplicemente, tutti i suoi amici erano impegnati.

Ma comunque pensavano a lei, e questo la faceva sorridere.

“Norman: Buon compleanno migliore amica! Vorrei tanto poter venire stasera, ma la conferenza a Oslo si è protratta più del previsto T_T Mi faccio perdonare appena torno a New Malfair! Passerò a Harriswood e ti offrirò il migliore tè alla pesca e una gigantesca fetta di torta al Corona, promesso!”

L’unica persona che era stata presente per lei, a quel disastroso compleanno di cinque anni prima, era purtroppo assente in quel momento, per motivi più che legittimi, dato che aveva un importante incarico in un’azienda e viaggiava tantissimo per lavoro. Amabelle era davvero un sacco orgogliosa di lui.

“Max: Buon compleanno stellina! Ricordo quando eravamo piccoli e giocavamo insieme in giardino. Quanto tempo è passato da allora, ma tu sei sempre la stessa esuberante ragazzina… beh, ormai una donna! Spero che riusciremo a fare una videochiamata tutti insieme, questo pomeriggio, anche se gli orari sono difficili da coordinare a causa del fuso orario. Anche Veronika ti manda un bacione enorme! Ti prometto che mi farò perdonare la prossima settimana, dopo il matrimonio!”

“Denny: Buon compleanno, Amabelle. Scusa sono troppo occupato e non posso tornare a Harriswood. A malapena riesco a prendermi due giorni per il matrimonio, ma ci sono nello spirito. Spero festeggerai bene con gli altri!”

Denny e Max Sleefing, i suoi vicini di casa e amici d’infanzia. Quello sarebbe stato il primissimo compleanno passato senza di loro da che Amabelle riuscisse a ricordare. Era davvero, davvero strano che non fossero lì a farle gli auguri di persona, ma non poteva biasimarli: Max era il ragazzo ufficiale della principessa Veronika Krone di Agaliria, e doveva concludere delle faccende davvero importanti nel regno europeo.

Mentre Denny era a New York, intento a lavorare per sua zia Evelyn, nel suo studio legale. Amabelle non era felice che fosse lì, ma non era nessuno per dirgli cosa fare e cosa non fare, anche se era palese che sua zia lo facesse lavorare troppo.

Probabilmente entrambi si sarebbero presi dei giorni liberi pur di festeggiare il compleanno con lei, ma dato che quel weekend loro padre si sarebbe risposato, avevano preferito prendersi un giorno libero per quell’evento.

E Amabelle non vedeva l’ora di andare a quel matrimonio, sarebbe stato stupendo!

“Clover: Buon compleanno Amy! Scusa se io e Diego non riusciamo a passare, ma tra il lavoro e i preparativi per il matrimonio, non abbiamo tempo neanche per respirare. Ma forse passo per un saluto domani, prima di andare con mia madre a controllare i fiori. Ti porto il regalo eccetera. Spero passerai una bella giornata!”

“Diego: Buon compleanno Amabelle! Ci credi che proprio stamattina nonna Flora ha visto la puntata di Gorgeous dove c’eri anche tu?! Ho dato un’occhiata anche io e mi sono reso conto che mi manca passare del tempo con te e con la Corona Crew. Non vedo l’ora di vederti al matrimonio! Un bacione e passa una giornata stupenda!”

Diego e Clover, una coppia di opposti che Amabelle considerava un suo enorme successo, anche se aveva fatto ben poco per metterli insieme.

Negli ultimi cinque anni avevano fatto un tira e molla costante, ma ormai stavano insieme da quasi due anni di fila, e sembrava la volta buona, dato che convivevano nella casetta di Diego. Da quando avevano iniziato a lavorare, le cose si erano stabilizzate parecchio, anche se erano in un’altra città, e questo ad Amabelle dispiaceva.

Diego lavorava in ospedale, mentre Clover era una giornalista. Entrambi avevano ottenuto il lavoro dei loro sogni.

Ed entrambi erano estremamente impegnati a causa di tale lavoro, e a causa del matrimonio della madre di Clover, che si sarebbe risposata quel weekend. In qualità di damigella d’onore, Clover era impegnata il doppio del solito.

Amabelle proprio non vedeva l’ora di andare a quel matrimonio.

“Mathi: Buon compleanno Amabelle. Spero che tu stia bene e che passerai una bella giornata con la Corona Crew”

Il messaggio di Mathi era molto distaccato, ma sincero.

Considerando che non si sentivano da quando lui e Denny si erano lasciati, parecchi mesi prima, Amabelle era sorpresa che le avesse addirittura scritto per farle gli auguri, e ne fu felice. 

Le era sempre piaciuto Mathi, e ad una parte di lei piaceva ancora, sebbene fosse ancora arrabbiata per come avesse spezzato il cuore di Denny.

E pensare che fino a quel momento erano stati una coppia stupenda!

Ugh, le relazioni sono complicate!

Al momento lavorava a New Malfair, e non passava ad Harriswood dalla rottura con Denny, quindi Amabelle non sapeva molto altro su di lui.

“Manny: So che Max ti ha fatto gli auguri anche da parte mia, ma ci tenevo a farteli di persona: AUGURI AMABELLE!! Non vedo l’ora di tornare ad Harriswood e vederti! Abbiamo un sacco di cose da fare insieme! Dobbiamo troppo organizzarci per una serata “Ragazze della Corona Crew” anche con Petra e Clover!”

Manny era il numero segreto della principessa Veronika. Lei e Amabelle avevano legato molto quando Veronika le aveva procurato il lavoro sul set di Gorgeous, e in generale nelle serate pre-fidanzamento ufficiale con Max dove la principessa era sempre in incognito travestita da ragazzo. Era davvero una persona adorabile, e Amabelle era felicissima di essere sua amica.

Ma le persone più vicine che aveva, non le avevano mandato alcun messaggio.

…ed era normale, dato che erano anche le uniche che poteva vedere di persona.

Anche se al momento erano tutte e tre a lavoro, quindi la giovane donna ancora non le aveva viste.

Amabelle osservò l’orologio, erano le due del pomeriggio, un po’ troppo presto per aspettarsi che i suoi tre coinquilini tornassero già a casa. 

Forse poteva fare una sauna.

Certo, con quaranta gradi all’ombra, fare una sauna non è che fosse l’ideale. In realtà bastava uscire dieci minuti in giardino e avrebbe ottenuto lo stesso effetto, con delle punture di zanzara in più, ma la sauna era una delle cose più belle di quella casa, e così almeno Amabelle avrebbe avuto qualcosa da fare.

Perché Amabelle si stava annoiando.

Da quando tutti i suoi amici avevano iniziato a vivere una vita adulta, si annoiava piuttosto spesso.

E ogni volta che si annoiava, iniziava a chiedersi cosa ne sarebbe stato del suo futuro, e se fosse il caso che anche lei diventasse un’adulta.

La prospettiva era terrificante.

E decisamente non ci si sarebbe messa a pensare quel giorno.

Aveva appena compiuto venticinque anni, un quarto di secolo. Non aveva continuato gli studi, aveva fatto solo piccoli lavoretti poco retribuiti, e praticamente viveva a scrocco a casa della sua ragazza… no, lei e la sua ragazza vivevano a scrocco a casa del fratello di tale ragazza.

MA, nonostante tutto, Amabelle non voleva pensare alla sua situazione, perché era il suo compleanno, e voleva goderselo.

Il giorno successivo poteva pensarci, ma quel giorno no.

E per non pensarci doveva necessariamente distrarsi.

Ergo, la sauna.

Così si avviò verso la stanza, con Lottie al seguito, e rimase piuttosto sorpresa quando notò un biglietto attaccato alla porta.

“Wow, sei davvero annoiata e disperata se vuoi fare una sauna il 13 Agosto. Che ne dici invece di fare un gioco? Segui gli indizi e riceverai un tesoro di compleanno”.

Amabelle non trattenne un grido di gioia. Non si aspettava minimamente una sorpresa del genere da parte della sua ragazza, e suppose ci fosse dietro lo zampino di Felix. Prese il biglietto e lesse il primo indizio, o meglio, i primi due.

“Se hai trovato questo biglietto prima delle 4 del pomeriggio, segui il percorso normale, il primo indizio si trova nel luogo dove ti è impedito andare dall’incidente del peperoncino piccante”

“Se hai trovato il biglietto dopo le 4… l’ultimo indizio si trova nel trono della vera regina della casa”

Amabelle amava i giochi di questo genere, ma era anche una ragazza curiosa e poco incline a seguire le regole, quindi, sebbene fosse lontana dalle quattro del pomeriggio, corse in tutta fretta alla cuccia di Lottie, decisa a trovare il tesoro prima possibile e poi, magari, vedere gli altri indizi. 

Trovò un biglietto sotto il cuscino pieno di peli ricci: 

“Amabelle, sei la solita imbrogliona! So che hai trovato il primo biglietto massimo alle due del pomeriggio, vai a fare il gioco come si deve!”

Amabelle scoppiò a ridere, e rimise il biglietto al suo posto, per fingere di non aver mai imbrogliato. Poi si diresse verso la cucina, e aprì lo sportello delle spezie.

“Bravissima! Ora vattene prima che Mirren se ne accorga e dirigiti dove le sirene incontrano gli angeli”

Amabelle andò quindi in piscina, vicino al trampolino…

“Spero tu non abbia paura dei mostri, perché il prossimo biglietto è a casa del mostro!”

…dentro l’enorme armadio della stanza degli ospiti…

“Lo senti anche tu questo odore di cioccolato. Non farti beccare da Mirren e trova il biglietto nell’antro dei dolci”

…il nascondiglio che aveva creato pieno di snack per i suoi momenti di fame notturna…

“Ma alla fine l’hai più fatta la sauna?”

…di nuovo in sauna, ma all’interno…

“Si vede un tramonto straordinario da qui, bisognerebbe immortalarlo”

…la stanza di pittura di Felix…

…e molti, molti altri posti.

Infine, dopo un paio d’ore di giri per tutta la casa di Mirren e Felix (ma anche sua e di Petra), Amabelle trovò finalmente l’ultimo biglietto.

“Fortuna che sei impaziente e impulsiva, se giravi il biglietto il gioco sarebbe finito subito” 

Amabelle ci mise qualche secondo a capire. Lottie la raggiunse saltellando, ancora piena di energie nonostante tutti i giri che avevano fatto insieme, e con il suo arrivo la ragazza comprese l’indizio, e si tirò una manata sulla fronte.

Che stupida!

Petra l’aveva davvero fregata per bene.

Amabelle corse in tutta fretta sotto le scale, e tornò nel luogo del primo indizio, o meglio, l’ultimo: la cuccia di Lottie.

Sollevò nuovamente il cuscino pieno di peli, prese il biglietto che prima l’aveva fatta desistere dall’imbrogliare, e lo girò.

“Fregata! …o almeno spero. Comunque, alle sette, non prima mi raccomando, fai in modo di essere nel luogo dove ogni sogno diventa realtà, soprattutto i tuoi. P.s. è un luogo dove si mangia, se si può definire cibo quello che servono lì”

Amabelle capì immediatamente a che luogo si stava riferendo, ma non riusciva del tutto a crederci.

Controllò l’orologio: si erano fatte quasi le cinque. Contando la preparazione e i mezzi, sarebbe arrivata appena in tempo, se si sbrigava.

E voleva decisamente sbrigarsi.

Si vestì adatta ad un compleanno, salutò Lottie con un abbraccio, lasciandole la cena nella ciotola e il giusto quantitativo di acqua, e poi chiuse bene la porta alle sue spalle, prima di correre in direzione della fermata dell’autobus più vicina, con l’entusiasmo di una bambina il giorno di Natale.

E alle 6.45, troppo eccitata per aspettare ulteriormente, era già davanti alla pizzeria “Kidz dreamz”, la sua preferita da quando era piccola. Era una pizzeria indicata soprattutto per i bambini, dato che era piena di giochi, come la vasca di palline colorate, scivoli e salterelli. Nessuno ci andava per la pessima e costosissima pizza, le bibite analcoliche a doppio prezzo e la musica infantile dei cartoni Disney accompagnata da animatori che incoraggiavano tutti a fare i balli di gruppo… ai quali solo i bambini erano ammessi, ovviamente.

Insomma, anche con figli, andare lì era uno spreco di soldi ed energie.

Se non avevi figli… non ci andavi. E Amabelle non ci andava da quando aveva 11 anni. Ma amava quel posto, lo amava alla follia, e lo diceva sempre a Petra quando ci passavano davanti.

Era ancora chiuso, Amabelle si avvicinò alla porta per leggere gli orari, e notò un biglietto attaccato con lo scotch.

“Eddai, Baelle! Avevo detto le 7!”

-Sei davvero impaziente- commentò una voce alle spalle della ragazza, che sobbalzò vistosamente e quasi tirò una gomitata alla persona a cui apparteneva, che però la conosceva bene e si spostò senza problemi.

-Tray!- resosi finalmente conto di chi aveva quasi colpito, Amabelle si girò e saltò al collo della sua ragazza, che la afferrò senza fatica e la fece volteggiare, ridacchiando appena.

-Hay Ames! Allora, è andata bene la caccia al tesoro?- chiese, incuriosita.

-Perfetta! Davvero mangiamo qui stasera?- Amabelle indicò il locale che si apprestava ad aprire.

Petra tolse il foglietto di carta prima che lo notasse un membro dello staff, e se lo mise in tasca.

-Sì, anche se i giochi e l’animazione restano solo per i bambini, e non c’è alcol. Ma pensavo ti avrebbe fatto piacere. Mirren e Felix ci raggiungono tra poco- sorrise poi alla sua ragazza, che non riusciva a nascondere il suo entusiasmo.

-È perfetto! Il regalo perfetto! Ti amo tanto, Petra!- Amabelle la baciò con energia ed entusiasmo, incurante degli sguardi dei passanti. Non che ci fosse molta gente in giro.

-Ti amo anche io, Ames. Buon compleanno!- Petra ricambiò con affetto.

Sarebbe stato il compleanno più magico del mondo.

 

Nonostante gli anni passati in compagnia, e da un po’ anche come coinquilini, Mirren non si era ancora completamente scaldato nei confronti di Amabelle. Era una carissima amica, sì, ma non la più stretta che avesse, e c’erano tanti lati del suo carattere che ancora gli facevano storcere il naso e alzare gli occhi al cielo.

Ma era ben felice di farle passare un buon compleanno in compagnia.

Anche se la sua mente era piuttosto distratta in quel momento.

La sua mente era distratta da circa una settimana, quando aveva ricevuto l’ultima email che si sarebbe aspettato.

Una mail che Felix attendeva da mesi, e che quindi Mirren si sarebbe decisamente dovuto aspettare.

Ma non aveva idea di come parlarne a suo marito.

E quello decisamente non era il momento.

-E Karen era tipo: “non mi interessa se devi badare a quindici bambini, mio figlio merita la tua totale attenzione perché mi sto lamentando”- Felix si stava dilettando in una precisa imitazione di una delle madri dei ragazzini ai quali insegnava arte nel pomeriggio alla galleria. Stare in mezzo ai bambini gli veniva naturale. Mirren era davvero orgoglioso di lui.

E terrorizzato da questa naturalezza, che sapeva che non avrebbe mai potuto eguagliare.

-Karen è davvero insopportabile. È venuta a lamentarsi in comune, una settimana fa, perché il suo vicino di casa le aveva offerto un cesto di benvenuto. Ha detto che era un’invasione di proprietà. E ha avuto un attacco isterico quando mi ha visto passare- Petra sbuffò, e prese un sorso di birra.

-Me ne hai parlato. Un nome e un programma, questa Karen- Amabelle ridacchiò. Si stava davvero godendo la compagnia.

E bisognava ammettere che essere in compagnia di persone estroverse era molto utile a Mirren per evitare di interagire più di tanto.

-Secondo me non durerà molto qui a Harriswood. Siamo una comunità troppo aperta- osservò Felix, sorridendo appena al pensiero.

Sempre l’eterno ottimista, il suo Felix.

Mirren prese un sorso d’acqua, per avere qualcosa da fare ed evitare di parlare.

-A proposito di apertura mentale e di bambini. Non vi è ancora arrivata nessuna mail?- Amabelle cambiò bruscamente argomento, e Mirren per poco non si strozzò.

Non si aspettava che tirasse fuori la questione proprio ora.

Felix sospirò, abbandonando il sorriso.

-Ancora nulla. Doveva arrivare in settimana! Suppongo che l’apertura mentale non sia ancora così ampia- si abbatté.

-Su, su, sono sicura che arriverà presto! Avete fatto tutto correttamente, avete seguito i corsi, avete la licenza, non possono assolutamente rifiutare la vostra richiesta- Amabelle provò ad incoraggiarlo, dandogli qualche pacca sulla spalla.

-Per quanto mi disturbi ammetterlo, concordo che siete le persone più indicate al mondo per avere figli. Soprattutto tu, Felix. Non possono rifiutare la vostra richiesta di adozione. Dai solo un po’ di tempo a chi di competenza per assicurarsi che sia tutto in ordine- Petra si aggregò all’incoraggiamento in modo più professionale.

A differenza di Mirren, lei si era scaldata parecchio nei confronti di Felix nei cinque anni passati. Probabilmente perché, sempre a differenza di Mirren, aveva avuto l’intera vita in compagnia di Felix, e la sua irritazione nei confronti del biondo era nata solo come piccolo sfogo infantile.

Ora che era ormai una donna adulta e più responsabile di prima, aveva maturato la consapevolezza che fosse davvero affezionata a suo cognato.

Anche se questo portava Mirren in minoranza, in quella determinata situazione.

-Magari è arrivata la mail, ma non ve ne siete accorti! Mirren, hai controllato lo spam?- provò a suggerire Amabelle, chiamando in causa Mirren, che non si aspettava di essere coinvolto nella discussione.

-Uh…- non sapeva assolutamente cosa dire.

-Non ho pensato allo spam! Hai ragione, Amabelle!- Felix si accese di speranza, e guardò il marito incoraggiandolo a controllare.

Petra non si espresse, ma anche lei iniziò ad osservare Mirren, di sottecchi, curiosa su cosa avrebbe detto.

-Beh… siamo… nel mezzo del tuo compleanno, Amabelle, vuoi davvero interromperlo con questa… questa cosa?- Mirren provò a ritardare il momento della verità.

-Ma certo! Sapere che diventerò zia renderebbe il compleanno due milioni di volte più bello!- Amabelle si avvicinò, incoraggiando Mirren a prendere il telefono e controllare in diretta.

Felix, al contrario, si ritirò appena, e il suo sorriso sparì.

-Oh no… è già arrivata? È una brutta notizia? Per questo non me lo hai detto prima?- indovinò, con espressione afflitta.

Lo conosceva troppo bene, e sapeva quando Mirren gli teneva nascosto qualcosa.

Mirren non aveva più scampo.

Non c’era modo di ritardare ulteriormente la rivelazione senza ferire i sentimenti di qualcuno, soprattutto di Felix.

-No, no! Nessuna brutta notizia. Loro… è tutto a posto! Mi è arrivata una mail stamattina e… tutta la documentazione è in ordine, possiamo adottare- alla fine diede la notizia, sfoggiando il suo più grande sorriso.

Sulla tavola calò il silenzio più assoluto, anche se non fu molto evidente, dato che il caos dei bambini intorno a loro era ancora piuttosto preponderante.

Sussurro che però non durò più di qualche secondo.

-Avremo un bambino?- esordì Felix, la sua voce un sussurro incredulo. 

Per un momento, a Mirren sembrò che stesse avendo ripensamenti. Il suo cuore perse un battito.

-Possiamo adottare- sussurrò a sua volta, senza scomporsi nella risposta.

E il momento finì quando Felix scoppiò a piangere e abbracciò di slancio Mirren, con gioia incontenibile.

-Avremo un bambino! Avremo un bambino!- esclamava, stringendo con forza il marito, che ricambiò l’abbraccio cercando di condividere l’entusiasmo, anche se iniziava a sentirsi sopraffatto da tutta quella situazione. 

Sapeva di dover commentare qualcosa, ma non aveva la più pallida idea di cosa dire.

Per sua fortuna, un urlo acutissimo fermò ogni possibile risposta, e attirò l’attenzione di tutti gli avventori del locale, bambini compresi, che si girarono verso il loro tavolo, lanciando occhiatacce verso Amabelle.

-Sarò zia!- esclamò lei, continuando ad urlare e ignorando gli sguardi di fuoco.

-Ehi, voi, fatevi i fatti vostri. I vostri bambini fanno casino quanto e peggio di lei- Petra la difese e levò di torno gli sguardi giudicanti dei tavoli accanto, che alzarono gli occhi al cielo, ma non potevano replicare, dato che aveva ragione.

Mirren fu felice di non avere più troppa attenzione addosso, ma Amabelle continuava ad urlare, e Felix si era alzato e l’aveva raggiunta per iniziare a saltellare con lei.

-Sarò papà!-

-Sarò zia!- 

Erano i più entusiasti alla notizia.

E Mirren non sapeva che fare.

-Dobbiamo festeggiare!- esclamò Amabelle.

-Sì!- concordò Felix, sempre saltellando con lei.

-Vado a ordinare delle bibite analcoliche!- Amabelle si avviò verso la zona della cucina.

-Vado a chiamare i miei genitori!- Felix invece prese il telefono e corse fuori dal locale per rivelare la notizia alla famiglia lontano dalle urla dei bambini, che avevano ripreso a divertirsi senza più badare a loro.

Petra e Mirren rimasero soli al tavolo prima che Mirren potesse del tutto rendersi conto di cosa fosse successo.

Si ritrovò a sospirare, e prese un sorso d’acqua, sperando di buttare giù il groppo che gli era risalito alla gola.

-Quanto ancora pensavi di tenerlo nascosto?- la domanda di Petra per poco non lo fece strozzare, di nuovo.

Doveva stare attento con l’acqua quel giorno.

-Mi è arrivata stamattina la mail, e non volevo togliere l’attenzione da Amabelle. Pensavo di dirlo… domani, magari- provò a rimanere fermo nella sua bugia, evitando lo sguardo della sorella, che però sembrava scrutare in fondo alla sua anima.

-Mirren, hai ricevuto la mail una settimana fa- e lei infatti scoprì tutte le sue carte, a bassa voce, controllando che i due compagni non stessero già tornando al tavolo.

-E tu che ne sai?- Mirren se l’aspettava, vista l’espressione della sorella, ma aveva sperato fino all’ultimo che Petra non sapesse niente, e che sarebbe riuscito a portare quel segreto nella tomba.

Aveva solo ritardato di una settimana una rivelazione, niente di che!

Ma Petra come lo sapeva?! Quanti lo sapevano?! Se Felix l’avesse scoperto, gli avrebbe spezzato il cuore, e avrebbe chiesto chiarimenti a Mirren, che avrebbe dovuto confessare che… Mirren non voleva arrivare a quel punto.

-Me lo ha detto papà. Mi ha chiamato per un motivo che non ricordo e mi ha chiesto se l’avevi già annunciato a tutti e quando sareste andati a New Malfair per accogliere il nuovo membro della famiglia. Gli ho detto che volevi fare una sorpresa a Felix e di non dire niente a nessuno, neanche a te, per non metterti in una situazione scomoda, ma devo dire che non mi aspettavo che avresti aspettato così tanto- Petra incrociò le braccia, e lo guardò in cerca di spiegazioni.

Mirren evitò il suo sguardo, cercando una scusa al volo.

-Non puoi dire che aspettavi il compleanno di Amabelle per fare una sorpresa anche a lei perché per prima cosa non penseresti mai a fare una sorpresa ad Amabelle, e seconda cosa hai già detto che non volevi togliere l’attenzione dal suo compleanno quindi saresti incoerente- Petra lo fermò togliendogli una possibile scusa.

Mirren sospirò. Non gliene venivano in mente altre, francamente.

-Non lo so. Non lo so, va bene? Non…- si sistemò gli occhiali, molto a disagio -…stavo solo… aspettando un po’. Non è che c’è una scadenza, o fretta. Volevo solo…- le parole gli morirono in gola. Non sapeva cosa dire, come giustificarsi, come spiegare il suo tumulto interiore.

Non sapeva neanche quale fosse esattamente, il suo tumulto interiore, solo che c’era, e che non poteva soffermarcisi.

-Tu vuoi diventare padre?- gli chiese Petra, cauta.

-Certo!- Mirren rispose immediatamente, mettendo su un sorriso che però non gli raggiunse del tutto gli occhi.

Era un anno che si ripeteva che era quello che voleva, che era felice, che lui e Felix sarebbero stati ottimi genitori, ma adesso che era reale… Mirren doveva ancora rendersi del tutto conto che ciò che sembrava lontanissimo e quasi irraggiungibile, era ormai a due passi.

Il suo sorriso sparì quasi immediatamente, mentre il cuore aumentava il battito.

No, non doveva indagare!

Indagare e comprendere i suoi sentimenti avrebbe rovinato tutto!

-Se non ti senti pronto, o non è una cosa che vuoi, dovresti parlarne a Felix- provò a suggerirgli Petra, preoccupata, cercando al contrario di farlo indagare suoi propri sentimenti.

-No!- Mirren rispose con molta più sicurezza, allertando un vicino del tavolo che però non lanciò ai due più che un’occhiata e poi decise di farsi i fatti suoi.

-Cerco solo di aiutarti. È una decisione importante che riguarda entrambi- Petra non se la prese per l’enfasi del fratello, e continuò ad essere più incoraggiante possibile.

Era davvero maturata negli anni.

-Petra… l’hai visto? Non posso togliergli una cosa del genere. Non adesso- Mirren scosse la testa, e provò a chiudere il discorso, prendendo un altro sorso d’acqua, con moltissima attenzione.

Petra non capiva quanto Felix desiderasse di diventare padre. Non faceva che parlarne, aveva comprato libri su libri, partecipato a corsi, era un insegnante per un gruppo di bambini delle elementari alla galleria d’arte dove lavorava. Mirren non poteva togliere o ritardare quella gioia a lungo ricercata. Sarebbe stato un pessimo marito a fargli una cosa del genere.

No, sarebbero diventati genitori, e sarebbe stato perfetto, e non c’era motivo di farsi problemi al riguardo.

-Mirren… questa decisione cambierà la vostra vita, non puoi prenderla alla leggera- Petra iniziò ad irritarsi leggermente, anche se provò in tutti i modi a restare calma.

Mirren si irrigidì.

-Cosa ti fa pensare che la stia prendendo alla leggera?! È più di un anno che ci prepariamo! Prenderemo in affido un bambino, starà con noi per un periodo di sei mesi, e poi procederemo all’adozione ufficiale, e…- Mirren iniziò a ripetere come una lista il futuro che lui e Felix avevano programmato con attenzione, ma Petra lo interruppe quasi subito.

-Sì, la teoria la sai, ma non è come prendere un pesce rosso. Un bambino è una cosa seria. E se non ti senti pronto, va bene. Io non voglio diventare una madre, e lo sai benissimo. Ma dovresti dirlo a Felix, e parlare della cosa. Non dico di non adottare mai, ma aspettare, prepararti meglio, sicuramente capirebbe. Sai che Felix è comprensivo, e ti ama- la sorella spiegò meglio il suo punto di vista.

-Senti, Petra…- la replica di Mirren venne interrotta quando notò che Felix stava rientrando con un sorriso a trentadue denti e il telefono in mano -…non è il momento migliore per parlarne- chiuse definitivamente il discorso, stampando un sorriso sul suo volto per l’arrivo del marito, che sollevò la testa una volta al tavolo, e allargò il proprio.

-Amabelle ancora non torna? Mamma e papà sono entusiasti! Già non vedono l’ora di viziare il loro nipotino o nipotina. Ma tranquillo, non verranno con noi a New Malfair, e rispetteranno i nostri tempi. Sarà una faccenda delicata. Allora… quante settimane di ferie puoi prendere? Quando le puoi prendere? Io devo dare almeno una settimana di preavviso alla galleria ma sono certo che Ty e Thor capiranno. Anche se devo trovare un sostituto per il corso di pittura, ma c’è il passaggio tra il corso estivo e quello autunnale, quindi posso semplicemente ritardarlo di qualche settimana- Felix si sedette al tavolo, diede un bacio sulla guancia di Mirren, e si mise a parlare a tutto spiano, completamente ignaro della conversazione che Mirren e Petra avevano avuto pochi secondi prima.

Mirren si concentrò sulle sue parole.

Petra si limitò a fissare Mirren e la sua reazione.

Poi sospirò, e scosse la testa.

-Vado a recuperare Amabelle, prima che ci faccia cacciare per disturbo del locale. A quanto pare torneremo qui spesso, ora che un vero bambino, o bambina, entrerà nelle nostre vite- dopo una chiara provocazione a Mirren, Petra si alzò, lanciò un’ultima occhiata al fratello, e si avviò nella zona della cucina.

Il sorriso di Felix diminuì appena di intensità, e si girò verso Mirren, confuso.

-Sbaglio o sembrava un po’ seccata?- chiese, preoccupato.

Mirren scosse la testa.

-No, è solo un po’ fredda di natura. La conosci. Ma forse è meglio parlare dei dettagli domani, dopo la festa- provò a suggerire Mirren.

-Sì, hai ragione. È che sono così eccitato! Non ci credo che presto saremo genitori. Ogni mio sogno sta diventando realtà. Ho sposato l’amore della mia vita, e stiamo per avere un bambino- Felix mise la testa sulla spalla di Mirren, asciugando le lacrime che erano uscite per la gioia.

-Già… non sembra vero- borbottò Mirren, iniziando a sentire nel petto la realtà di quello che stava succedendo.

Stava per diventare padre.

Lui e Felix stavano per diventare genitori.

Oh cielo!

Era terrificante!

Il resto della festa procedette bene, anche se rischiarono di farsi cacciare perché Amabelle era Amabelle e non riusciva a trattenersi.

Ma Mirren non riuscì più a godersi neanche un attimo della serata.

 

Domenica 18 Agosto

Clover si considerava ormai un’esperta di matrimoni.

Due volte da damigella d’onore, due successi assoluti su tutta la linea.

Ma aveva sgobbato come una matta, e non aveva più intenzione di essere la damigella d’onore di nessuno almeno per altri cinque anni.

Anche se, beh… avrebbe fatto un’eccezione per una persona in particolare.

-Nessuna notizia?- chiese a Max durante uno dei pochi momenti di pausa che avevano, finalmente seduta al tavolo dopo ore interminabili in piedi.

Il suo migliore amico stava aggiornando costantemente le mail, molto teso.

-Niente… non che mi aspetti di ricevere notizie sugli esami di Domenica, ma mai dire mai… ugh, sono in ansia- rispose lui, senza guardarla negli occhi.

Clover sospirò, e gli rubò il telefono.

-Ehi!- Max provò a riprenderlo, ma Clover era più veloce, e lo tenne ben fuori dalla sua portata.

-Max, è andata benissimo! E presto riceverai la data per l’esame finale, ma per ora non pensarci e goditi la festa! Dopo tutto il lavoro che ho fatto mentre QUALCUNO era troppo occupato con gli esami, pretendo che tu te lo goda!- Clover lo minacciò, il dito puntato contro, di divertirsi il più possibile, e dopo qualche altro tentativo di riprendere il telefono, Max sospirò, e cedette, conscio che non poteva vincere una gara di agilità contro la sua migliore amica compionessa di judo.

-Hai ragione, è una bellissima festa. E non potrei essere più felice per i nostri genitori- lanciò un’occhiata verso il tavolo dei neo-sposi. Anche Clover fece altrettanto, e non trattenne un sorriso nel notare quanto sua madre si stesse divertendo.  

Da quando aveva lasciato l’ex-marito, era diventata completamente un’altra persona, e Clover non poteva essere più felice.

Inoltre, tramite il suo matrimonio con Rich Sleefing, Clover era anche diventata sorellastra di Max, il suo migliore amico, e membro ufficiale di una delle due famiglie che più adorava al mondo.

La seconda, ovviamente… non era la propria, sia mai, ma quella di Diego, il suo ragazzo.

Ancora non riusciva a credere alla fortuna che aveva avuto nel trovare un uomo così perfetto.

Si guardò intorno per cercarlo tra la folla, e lo trovò seduto a terra intento a giocare con Daisy, la piccola nipote di un anno di Clover, mentre sua madre, Blossom, sorella maggiore di Clover, si riposava al suo tavolo, godendosi un minimo la giornata.

Clover e Blossom avevano avuto alti e bassi, e aveva rischiato di chiudersi completamente quando Clover aveva scoperto che uno dei motivi principali per cui non era riuscita a tenersi in contatto con Diego, suo amico d’infanzia delle elementari, era perché lei aveva rubato tutte le lettere che lui aveva provato a mandarle, ma alla fine erano riuscite a risanare ogni divergenza, soprattutto quando Clover aveva aiutato Blossom ad uscire da una relazione tossica, e Blossom aveva preso le difese di Clover in una disputa familiare con loro padre e Aloe, la primogenita.

Disputa che aveva tolto ogni contatto tra i due lati della famiglia, infatti Aloe non era presente al matrimonio, anche se Clover, su insistenza di sua madre, l’aveva invitata.

Adesso le cose erano in un decente equilibrio, e Blossom era una madre single davvero eccellente, anche se non disdegnava un aiuto, ogni tanto.

Clover era felice di darglielo, e ancora più felice nel vedere Diego così a suo agio con la nipote. Erano circondati di nipoti, da ogni lato, dato che anche il fratello di Diego, Miguel, e sua moglie Paola, grandissima amica di Clover, avevano due bellissimi bambini: Carlo e Gloria.

L’osservazione intenerita del suo ragazzo e i suoi pensieri sui suoi nipoti vennero interrotti quando Clover avvertì che Max stava provando a riprendersi il telefono, e glielo tolse dalle mani, lanciandogli un’occhiata poco impressionata.

-Sul serio, Max? Ci hai davvero provato?- lo prese in giro, infilando il telefono nel suo abito da damigella, in un posto che Max non avrebbe mai osato raggiungere.

-Ah! È scorretto!- si lamentò lui, facendo il broncio.

-Tutto è lecito in guerra e in amore, e i matrimoni sono guerre all’ultimo sangue!- si giustificò Clover, enfatica, facendolo suo malgrado ridacchiare.

-Vorrei tanto sposarmi anche io- sospirò poi Max, osservando lo scenario tutto intorno con sguardo sognante e allo stesso tempo malinconico.

-E ti sposerai presto, non temere. Tu e Veronika siete la coppia più chiacchierata e amata degli ultimi tempi. Avete persino superato Blake Lively e Rayan Reynolds nelle tendenze e nel numero di ricerche su internet- lo rassicurò Clover, che ancora non riusciva a credere che il suo migliore amico fosse diventato una celebrità da quando frequentava ufficialmente la principessa Veronika Krone, futura regina del piccolo ma florido regno di Agaliria, in Europa.

E a giudicare dall’espressione di puro terrore e incredulità sul volto di Max, non riusciva a crederci neanche lui.

-Ma non siamo celebrità- borbottò, imbarazzato, iniziando a torturarsi i gemelli della giacca e a guardarsi intorno, per cercare qualche paparazzo.

Ce n’erano almeno cinque nascosti tra gli alberi, ma Clover non ebbe il cuore di rivelarglielo.

Tanto non avrebbe mai fatto niente di scandaloso, era la persona più corretta e tranquilla dell’intero mondo.

E con tutto l’impegno che aveva messo nello studio alla prestigiosa Accademia di Agaliria, dove era stato il migliore studente per tre anni, arrivando come primo del suo corso a sostenere il difficile test per essere considerato idoneo a ricoprire una carica regale, Clover era certa che non avesse assolutamente nulla da temere. Lui sarebbe diventato principe e poi re, c’erano pochi dubbi al riguardo.

Ma poteva capire l’ansia e la trepidazione mentre aspettava la data per l’ultimissimo esame prima della laurea.

Meglio distrarlo.

-Allora… sai già quando verrà la principessa in visita?- chiese, alludendo alla sua futura sposa.

Max non riuscì a trattenere un sorriso pensando a Veronika.

-Se tutto va bene, dovrebbe venire per il mio compleanno. Spero davvero di avere fatto l’esame e aver ottenuto i risultati per allora e riuscire a portarla nel giardino di mia madre per…sono davvero ansioso, Clo. Spero che vada tutto bene- Max sospirò, e unì le mani come a fare una preghiera.

-Andrà bene, te lo assicuro. E farò in modo che Amabelle non ti segua per immortalare il tutto rischiando di rovinare la proposta- Clover gli fece un occhiolino complice.

Max ridacchiò.

-Oh, che sarà mai un paparazzo in più o in meno- alzò gli occhi al cielo all’idea.

Proprio in quel momento, come se si fosse sentita chiamata in causa, la fulva arrivò al loro tavolo, con un bicchiere di champagne in mano e l’aria di qualcuno che se la stava davvero spassando.

-Hey, ragazzi! Di che parlate?- chiese, sedendosi al posto vuoto di Denny ed entrando nella conversazione.

-Spero che tu ti stia divertendo, Amy, o sono pronta a farti divertire con la forza- Clover fu molto rapida ad evitare la domanda e sviare il discorso.

Amabelle sghignazzò, e prese un sorso di champagne.

-È una festa fantastica! Adoro i matrimoni! Dovrebbero essercene di più! Quand’è che vi sbrigate anche voi?- chiese, agitando il bicchiere semivuoto verso Clover e Max e rischiando di schizzare il liquido addosso a loro.

Per fortuna Clover fu abbastanza rapida da evitare danni.

-Qualcuno ha dei limiti imposti dalla legge, nel caso non lo ricordassi…- Clover cominciò a giustificare il loro mancato sposalizio.

-Altrimenti sarei sposato da anni… spero- aggiunse Max, sospirando sognante.

-…e qualcun altro non è pronto, almeno non prima del lavoro in Kenya. Ho degli articoli come inviata da scrivere, e Diego ha tanti bambini da aiutare- Clover lanciò un’altra occhiata al suo ragazzo, che aveva lasciato il nipote con Blossom e stava aiutando a recuperare i giochi. Probabilmente la sorella stava per andarsene, Clover sarebbe presto dovuta andare a salutarla.

-Quindi significa che dopo il Kenya avete intenzione di sposarvi?- fraintese Amabelle, iniziando già a farsi prendere dall’emozione.

-Placa l’entusiasmo, Amabelle! Non c’è nessuna intenzione. Soprattutto dopo questo e dopo quello che sarà il matrimonio di Max. Per un po’ non vorrò sentir parlare di matrimoni!- Clover scosse la testa, decisa.

-Non parliamo troppo del mio, non voglio portare sfortuna- Max provò a chiudere il discorso, e adocchiò il nascondiglio del suo telefono, anche se non avrebbe mai cercato di prenderlo.

-Piuttosto, Amabelle, quand’è che tu e Petra farete il grande passo? Se vuoi un bel matrimonio dovresti iniziare a pensare al tuo- Clover provocò colei che aveva introdotto l’argomento, e notò con un certo divertimento che alla menzione del suo sposalizio, Amabelle era arrossita, e aveva distolto lo sguardo, mostrando chiaramente il suo timore all’idea.

Tsk, ipocrita.

Purtroppo per Clover e Max, si riprese quasi immediatamente.

-Beh, io sono la più piccola, ho solo venticinque anni, quindi da tradizione devo essere l’ultima del gruppo a sposarsi. Non ci posso fare niente, è così che va. Dovrò necessariamente sposarmi dopo Denny!- si tirò fuori da ogni chiacchiera sul matrimonio.

-Petra però ne ha ventisette, di anni- obiettò Clover, puntando il dito come fosse un avvocato.

-Questo non cambia che voi avete trent’anni!- Amabelle fu rapida a contro-attaccare.

-Ventinove!- la corressero immediatamente Clover e Max, rabbrividendo appena all’idea di essere considerati trentenni.

-Vabbè, Max ne compie trenta tra meno di un mese- Amabelle scosse la testa, ancora vincendo con il suo infantile ragionamento -Deve sposarsi comunque prima di me-

-Possiamo smetterla di parlare del mio matrimonio, per favore?!- Max si lamentò ancora, e lanciò a Clover un’occhiata supplicante.

L’amica non poteva vederlo così, pertanto recuperò il telefono, e glielo porse.

Max lo prese come se fosse l’ultimo bicchiere d’acqua rimasto nel deserto, e controllò immediatamente le mail.

Ovviamente nessuna informazione, dato che era Domenica.

-Non preoccuparti, Max. Andrà tutto bene- lo rassicurò Amabelle, dandogli una pacca sulla spalla e rischiando di fargli cadere il telefono per quanto rigido fosse nel tenerlo.

-Vi prego, devo distrarmi. Parliamo d’altro!- Max lo intascò, e cercò di cambiare argomento.

Proprio in quel momento, Denny si stava dirigendo verso di loro, scrivendo qualcosa sul tablet.

Clover non l’aveva mai visto così stressato in tutta la sua vita, e lo conosceva da anni. 

Anni nei quali l’aveva visto stressato molte volte, dato che Denny era il simbolo dell’ansia. Se andavi sul dizionario, alla voce “ansia”, compariva la sua foto… letteralmente. Clover aveva fatto confezionare un centinaio di copie di un dizionario speciale con le foto dei suoi amici per fare loro uno scherzo un primo aprile. Max aveva la sua foto alla voce “rispetto”, Denny alla voce “ansia”, Amabelle alla voce “insistenza” e così via…

Ma lo stress di Denny in quel periodo era troppo persino per i suoi standard.

-Amabelle, ti sei seduta sulla mia giacca!- esordì, una volta raggiunto il tavolo, lanciando all’amica di sempre un’occhiata assassina, come se avesse fatto qualcosa di imperdonabile.

-Oh? Oh! Scusa, non ho proprio notato. Come va, Denny? Finito con il lavoro? Puoi finalmente goderti la festa?- Amabelle si alzò dal suo posto, e gli fece spazio con un gran sorriso.

Denny scosse la testa, e riprese la giacca.

-Torno a casa, devo spedire delle cose tramite computer, e poi ho il volo domani mattina molto presto- spiegò, indossando la giacca spiegazzata, che faceva pendant con il resto del suo abbigliamento e aspetto disordinato, e iniziò ad avviarsi verso l’uscita senza neanche salutare.

-Denny, aspetta! Vai già via? Pensavo restassi almeno una settimana. Non sei in ferie?- chiese Max, sorpreso, alzandosi e iniziando a seguirlo.

-Non danno le ferie agli stagisti, e siamo nel mezzo di un caso importante. Per me l’accusato è innocente, ma dobbiamo dimostrare che è colpevole, e dato che è sicuramente innocente, sarà più difficile, quindi devo andare!- Denny spiegò brevemente la situazione, afferrando il resto delle sue cose e massaggiandosi la testa, stanco morto.

-Che stai dicendo, Denny?- Max era sorpreso dall’atteggiamento del fratello, il cui sogno era sempre stato di diventare avvocato difensore e cercare la verità in ogni caso, non di vincere a tutti i costi.

Ma da quando Denny lavorava nello studio legale di sua zia Evelyn, a New York, aveva priorità molto diverse, perché stava tentando in tutti i modi di sopravvivere.

Questo Clover lo sapeva, perché era un’ottima osservatrice.

Lo sapeva Amabelle, che vedeva Denny più spesso.

Max non lo sapeva, dato che erano rari i momenti in cui riuscivano a vedersi faccia a faccia, ultimamente.

-Senti, Max, non ho tempo, okay? Ci vediamo stasera- Denny sbuffò, diede le spalle al gruppo, e si avviò in strada per prendere un taxi e tornare a casa. Non si premurò neanche di salutare suo padre e la sua nuova matrigna, ma Clover era certa che non fosse per disinteresse, ma pura e semplice stanchezza. 

Era chiaramente esausto, oltre che stressato e sommerso di lavoro che non era di sua competenza.

-Lavorare per zia Evelyn non gli fa bene- commentò Max, con tristezza, risedendosi al tavolo e continuando a fissare la figura del fratello che scompariva oltre i pini, di nuovo al telefono.

-A quel ragazzo lo ha distrutto Mathi- sbuffò Clover, che ancora non perdonava l’ex partner di Denny per averlo abbandonato in quel modo e averlo fatto stare male per mesi.

-Eppure sembravano una così bella coppia- sospirò Amabelle, osservando il proprio bicchiere ormai vuoto con tristezza.

-In ogni caso mi sa che Denny non si sposerà tanto presto- concluse Clover, in un borbottio, ritornando al discorso di prima, e poi notando con la coda dell’occhio che Blossom si era diretta dai suoi genitori, ed era il caso di andare a salutarla se non voleva perdersela.

Lasciò gli amici a loro stessi, e si avvicinò al tavolo principale.

-Come procede la giornata?- chiese, introducendo la sua presenza ai suoi genitori e a Blossom, che si girò verso di lei con un grande sorriso.

-La festa è stupenda, Clo. Mi dispiace un sacco dovermi assentare, ma Daisy è stanca e ci metto parecchio a tornare a casa- Blossom le sorrise, e sistemò meglio la figlia in braccio, che si era addormentata.

Clover le diede una carezza sul capo, sorridendo intenerita.

-Hai bisogno di un passaggio?- chiese, lanciando un’occhiata a Diego, che si stava avvicinando con la borsa piena della giovane madre.

-Gliel’ho già proposto, splendore, ma ha la sua macchina. E poi si sa prendere cura di sé stessa- entrò nel discorso, porgendo la borsa a Blossom, che gli sorrise riconoscente.

Da quando la donna aveva abbandonato la cotta che aveva sempre avuto per lui, Blossom e Diego erano diventati piuttosto amici. E Clover ne era davvero felice, e affatto gelosa. Si fidava di Diego, e le faceva piacere sapere che le poche persone a cui teneva della sua famiglia andassero d’accordo con il suo ragazzo.

-Stai attenta però, alla guida. Puoi sempre restare a dormire da noi, se hai bisogno- le propose Rich, sorridendole con affetto.

Clover non poteva essere più felice di averlo come patrigno. Era un uomo straordinario.

-Purtroppo domani devo lavorare, ma grazie. Sono stata davvero bene- Blossom ricambiò il sorriso, strinse più forte la figlia, e con estrema abilità nel destreggiarsi nonostante avesse anche la borsa salutò tutti velocemente e si avviò verso la strada, dove l’attendeva la sua macchina.

A saperlo prima, Clover avrebbe potuto proporre a Blossom di accompagnare Denny a casa, o alla fermata dell’autobus più vicina.

Ma forse era meglio così, era meglio non farle fare troppi giri, e poi Denny era piuttosto insopportabile, in quel periodo.

-Come procede, Clover? Vi state divertendo?- la voce gentile di sua madre interruppe la sua riflessione.

-È una domanda che dovrei essere io a fare. Procede tutto bene? Quando volete fare il taglio della torta? Ci sono ancora un po’ di cose da organizzare. E c’è anche una sorpresa in serbo per voi da parte mia e di Max… e di Blossom e Denny, ma più mia e di Max- Clover si rimboccò le maniche, pronta a dimostrare di essere davvero la migliore damigella del mondo.

-Con calma, tesoro. È ancora presto per tutto, goditi un po’ la festa anche tu- la incoraggiò sua madre, indicando Diego, che era rimasto lì vicino, e dal linguaggio del corpo era chiaro che volesse parlare con Clover e stesse aspettando che si liberasse.

-Okay, ma quando volete procedere, chiamatemi- Clover li salutò, prima di girarsi verso il suo ragazzo.

-Hey- gli sorrise.

-Hey… sei molto impegnata, oggi- commentò Diego, un po’ a disagio.

Il sorriso di Clover si spense.

-Lo so, è un periodo pieno, ma il matrimonio è quasi finito, e da domani tutto sarà più tranquillo. Ci godremo il resto della nostra vacanza, poi torneremo a casa, e tra un mese e mezzo…- iniziò subito a rassicurarlo, ma Diego la interruppe, con dolcezza.

-Non mi stavo lamentando, Clo, va tutto bene. È bellissimo tutto l’impegno che ci hai messo per rendere questo giorno perfetto per tua madre- la tranquillizzò.

Clover tirò un sospiro di sollievo.

Aveva sempre il leggero timore che Diego potesse stufarsi di lei o arrabbiarsi per le sue mancanze, e lasciarla.

Era un sentimento che cercava di combattere, ma era sempre difficile per lei, cresciuta sotto l’ala di suo padre, sempre alla ricerca della sua approvazione, o del suo odio.

Avere Diego come ragazzo era una specie di miracolo, e aveva sempre una certa paura che un giorno potesse svegliarsi e perdere tutto.

-Se lo merita- Clover lanciò un’altra occhiata a sua madre, che era rimasta sola al tavolo mentre Rich le prendeva da mangiare. Un gesto che il padre di Clover non aveva mai fatto per sua moglie.

-Ti va di ballare, Clover?- le propose Diego, porgendole la mano come un perfetto gentiluomo.

-Certo!- Clover tornò a concentrarsi su di lui e gliela prese con entusiasmo, prima di dirigersi sulla pista da ballo, dove in quel momento risuonava una musica ben poco romantica, e nessuno stava ballando.

Vedendoli arrivare, però, il DJ sembrò rendersi conto che era il caso di cambiare aria, e mise immediatamente una canzone lenta, perfetta per delle coppie.

E finalmente Clover potè rilassarsi del tutto per la prima volta da mesi. Si abbandonò tra le braccia del suo ragazzo, ed era il posto più sicuro del mondo.

E l’unico luogo dove si permetteva di abbassare la guardia e farsi proteggere, anche se dei due restava sempre lei quella fisicamente forte della coppia. Ma Clover sapeva che con Diego non c’era bisogno di essere forti. Era il suo porto sicuro, la sua bolla di pace e serenità. Poteva fidarsi completamente di lui e sapeva che l’avrebbe sempre protetta e rispettata.

-Davvero un bel matrimonio- commentò Diego, dopo un po’, in tono casuale.

Clover sorrise.

-Sì, ce l’ho messa tutta. Anche se per un po’ non voglio sentir parlare di matrimoni- ammise la propria stanchezza, in tono divertito.

-Ah… immagino. Nessun matrimonio?- chiese Diego, e l’istinto di Clover le inviò un segnale di allarme. Ma era così rilassata, e allo stesso tempo stanca, che non fece caso all’avvertimento giunto al suo cervello.

-Beh, quello di Max è una priorità e spero sarà il prima possibile. Ma quello lo sto organizzando dal liceo, non sarà troppo difficile, soprattutto perché chissà quanti nobili saranno incaricati di progettare cose- Clover surclassò la questione.

-Quello sì che sarà un matrimonio in grande. Ci sono notizie sugli esami?- chiede Diego, cambiando argomento, e sembrando leggermente deluso.

-No, ma sicuramente quelli fatti finora sono andati alla grande, e l’ultimo sarà la settimana prossima, secondo me- Clover rispose alla domanda, ignorando ulteriormente i segnali.

E Diego non ritornò sull’argomento matrimonio, quindi gli indizi si fermarono lì, e Clover non ne colse altri per il resto della giornata.

E non si accorse minimamente di quelli che le erano giunti.

Non se ne accorse quando tagliarono la torta.

Non se ne accorse mentre Rich le chiedeva di fare un ballo padre-figlia.

Non se ne accorse quando mostrò il video che aveva preparato con Max dove i figli dei due coniugi accoglievano con amore il nuovo genitore.

Fu solo a fine giornata, nel caldo del suo letto, con Diego che già dormiva della grossa, e ai limiti del regno di Hypnos, che gli indizi e i segnali la colpirono come un pugno nello stomaco.

Oh santi numi!

Diego stava forse cercando di indagare con lei riguardo al matrimonio… per il loro matrimonio?!

Stava forse cercando di…?! aveva forse intenzione di…?!

No, no, Clover stava traendo conclusioni affrettate! 

Sicuramente non ci sarebbe stata nessuna proposta prima del Kenya.

Era proprio quello lo scopo del viaggio: capire esattamente come sarebbe proceduta la loro relazione anche da un’altra parte, e… fare una incredibile avventura prima di… sistemarsi…

Non era esplicitato, però, solo più o meno sottinteso.

Ma Clover non ci aveva mai veramente pensato.

Non era mai stata una grandissima fan del matrimonio.

Anche se con Diego…

Clover lanciò un’occhiata al suo ragazzo, accanto a lei, che dormiva sonoramente. Era troppo tardi per indagare, adesso.

Ma buona fortuna a dormire, stanotte, Clover!

 

Un altro insonne, in quel momento, era Denny.

Da quando aveva lasciato il matrimonio non aveva avuto un attimo di tregua con il lavoro. Probabilmente sua zia Evelyn non sopportava l’idea che Denny si fosse preso un giorno per partecipare al matrimonio di “quel traditore morto di fame di suo padre”.

Evelyn era la zia materna di Denny, ed era una delle persone più classiste, rigide e chiuse di mente che Denny conoscesse.

Era anche l’unica persona che aveva accettato di prenderlo nel suo studio una volta che Denny si era laureato e aveva passato l’esame di iscrizione all’albo.

Non avrebbe neanche voluto accettare, ma poi Mathi l’aveva lasciato, e Denny si era sentito costretto ad andarsene da Harriswood, per cercare di superare la rottura.

…non l’aveva superata affatto.

Mathi era stato la sua prima storia seria… la sua prima storia… e nonostante un inizio burrascoso, tutto il resto era stato completamente perfetto, finché Mathi non lo aveva lasciato pochi giorni dopo il loro quarto anniversario e… Denny ancora non se ne capacitava.

E il non poter uscire e conoscere gente non lo aiutava ad andare avanti, poco ma sicuro.

Oltre al fatto che aveva enormi traumi riguardo all’uscire e conoscere gente nei bar come le persone normali (la sua unica conquista oltre a Mathi si era rivelato essere il capo di Mathi… che era anche un agente segreto crudele e senza scrupoli che l’aveva spiato per settimane con un microfono nascosto… lunga storia), e in generale la sua ansia lo portava ad essere poco aperto verso il conoscere gente a prescindere, era anche appeso ad un filo sottile, a New York, dato che sua zia non approvava minimamente l’omosessualità, e la considerava una malattia mentale. E se Denny voleva continuare a lavorare per lei, non poteva rischiare di farsi beccare in compagnia di un uomo, neanche se parlavano soltanto. Sarebbe stata la via diretta verso il licenziamento.

Anche se… Denny voleva davvero continuare quel lavoro? 

Non era piacevole, dava poche soddisfazioni, e Denny stava gettando all’aria la sua felicità, la sua libertà, e anche la sua moralità, solo per guadagnare il minimo sindacale per permettersi un monolocale in un quartiere anche parecchio malfamato.

Solo che, se veniva licenziato, avrebbe rischiato di non trovare lavoro da nessun’altra parte. Perché oltre al fatto che nessuno aveva mostrato interesse verso di lui, sua zia era anche una persona estremamente influente, ed essere odiato da lei avrebbe potuto distruggergli completamente ogni prospettiva per il futuro.

Non era così che Denny si immaginava la sua vita, quando si era iscritto a legge.

Pensava che sarebbe diventato come Phoenix Wright, Apollo Justice, o Elle Woods: un avvocato difensore che lotta per la verità, e che si ritrova sempre clienti innocenti. Ma la vita in un vero tribunale era completamente diversa. E con Evelyn Mind come capo, era completamente insostenibile.

Denny controllò l’orario: si erano già fatte le tre del mattino.

Aveva l’aereo alle cinque e mezza.

Era il caso si sbrigarsi.

Sistemò velocemente il computer, buttò i libri in valigia, e non si premurò neanche di cambiarsi d’abito, lasciandosi la tenuta da testimone che aveva indossato per il matrimonio. Tanto era un completo, e a zia Evelyn piacevano i completi, soprattutto se erano costosi.

Chiamò un taxi, non salutò nessuno, dato che stavano tutti dormendo, i fortunati, e si diresse all’aeroporto chiedendosi quanto a lungo sarebbe durata quella situazione.

Sperava che almeno Mathi avesse ottenuto tutto quello che voleva e stesse vivendo una vita perfetta.

Era il minimo che potesse fare, dopo il modo in cui l’aveva lasciato!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ed eccoci qui! Dopo tanto tempo!

So che avevo detto che avrei aggiornato ad Agosto, e che avrei poi fatto un capitolo a settimana, ma…no, non ce l’ho fatta, e non ce la farò. È stato un periodo allucinante, ho molte storie da scrivere, ho avuto un blocco dello scrittore enorme, e gli ultimi esami. Adesso dovrò iniziare la tesi e, insomma… gli aggiornamenti saranno sporadici, come è stato per la vecchia storia. Ma sono davvero ansiosa di continuare le avventure della Corona Crew. 

Questo capitolo fa un po’ il punto della situazione di tutte le coppie: 

Amabelle e Petra convivono insieme a Mirren e Felix, che vogliono adottare (uno sì e l’altro meno). Clover e Diego stanno per partire per un lavoro molto importante in Kenya. A Max manca l’ultimo esame all’accademia che lo renderà idoneo per essere futuro re di Agaliria, anche se lui e Veronika sono già allo scoperto come coppia, ed infine Denny si è lasciato con Mathi (presto aggiornerò Life Bites con una side story dedicata a loro) e lavora a New York dalla sua zia omofoba.

Un punto di partenza interessante.

E nove mesi per tornare al prologo.

Chissà quante avventure vivranno i nostri amici!

Avete già qualche teoria?

Tranquilli, nel prossimo capitolo torneranno i personaggi principali non comparsi fisicamente finora (Norman, Mathi e Veronika).

   
 
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