Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Stillathogwarts    14/10/2022    1 recensioni
Malfoy Manor, durante la Seconda Guerra Magica.
Harry e Ron sono costretti ad andarsene, lasciando indietro Hermione.
Il destino della ragazza sembra segnato, quando, all'improvviso, Draco decide di intervenire e portarla in salvo.
DRAMIONE | WHAT IF | (Mini-Long)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 7
Complications





 
 

 



Quando Potter entrò nel suo ufficio e gli disse che Ginny era con i bambini, perché Hermione era stata portata al San Mungo e loro dovevano andare immediatamente da lei, Draco si alzò dalla sedia talmente tanto in fretta che quella cadde sul pavimento con un tonfo.
Non recuperò la sua giacca, non aspettò che Potter lo raggiungesse; si mise a correre verso il punto di Apparizione più vicino e si Smaterializzò.
Non aveva idea del perché lei fosse lì.
Gli avevano detto che stava meglio.
Cassie e Lyra stavano bene.
Cos’era accaduto?
Entrò nella hall con l’affanno e si fece strada verso la reception; molti volti si girarono a guardarlo e sussurrarono concitati, perché vedere Draco Malfoy scombinato e con i capelli scompigliati non era una cosa da tutti i giorni.
«Hermione Granger-Malfoy» disse alla receptionist, deglutendo agitato.
«Reparto Lesioni da Incantesimo» gli rispose con indifferenza lei e Draco non si prese la briga neanche di ringraziarla prima di schizzare via.
Potter lo raggiunse qualche minuto dopo, respirando a fatica.
«Dov’è?» stava chiedendo a un Guaritore. «Dove cazzo è mia moglie?»
Il moro gli mise una mano sulla spalla e lo tirò leggermente indietro; si scusò con il Guaritore e spiegò a Draco che la stavano ancora trattando.
«Ha avuto un incidente» gli raccontò, ancora boccheggiando in cerca d’aria. Si teneva un fianco con una mano. «Un’auto… Pare che alla guida ci fosse un Babbano, il problema è che ha dichiarato di non avere idea del perché fosse in auto in quel momento e di non ricordare-»
«La Maledizione Imperius» ringhiò immediatamente Draco, stringendo i pugni. «Avete controllato?»
«Lo stiamo facendo», ribatté prontamente Harry. «Hanno portato Hermione qui, è stata la priorità, visto che sanguinava… la stanno visitando.»
Il Guaritore uscì dalla stanza e sbiancò quando si ritrovò Draco Malfoy e Harry Potter nel corridoio, a fissarlo con l’aria di chi si aspetta notizie all’istante.
Lo videro sospirare, mentre si avvicinava a loro. «Sopravviverà», li informò.
Harry tirò un respiro di sollievo, ma Draco era ancora teso; aveva notato il tono poco entusiasta del Guaritore. «Vada avanti.»
«Ma non sappiamo se la sua mente tornerà… quella di prima.»
«Che cazzo sta dicendo?» urlò il biondo. «Avevate detto che stava bene! Stava iniziando a recuperare i ricordi che aveva perso durante la gravidanza!»
«Signor Malfoy, la prego di calmarsi. Stiamo facendo il possibile. Sua moglie era in una condizione delicata prima ancora di avere questo incidente, ma il fatto che abbia battuto la testa in quel modo ha peggiorato la situazione. Stiamo… facendo il possibile.»
Draco si portò le mani alla testa.
La sentiva di nuovo, quell’ansia opprimente che gli bloccava le vie respiratorie, che sembrava consumarlo dall’interno.
Non riusciva a respirare.
Harry se ne accorse immediatamente, lo aveva già visto così in passato.
«Malfoy.»
Lo chiamò, ma lui non sembrava sentirlo.
«Malfoy, respira. Devi calmarti.»
«Non posso…» farfugliò disperato. «Hermione… tutto… non posso sopportare…»
«Malfoy!»
Il tono della voce di Potter era fermo, deciso. «Merlino solo sa quanto cazzo sono preoccupato in questo momento e quanto diavolo capisco cosa stai provando, ma per Morgana, se non ti dai una controllata ti mollo un pugno!»
Draco lo fissò con occhi sgranati.
Non era sua moglie quella che rischiava di perdere la memoria completamente.
Di dimenticare lui.
I loro figli.
La loro vita.
Come osava dirgli di darsi contegno? Sostenere di comprendere il suo dolore, la sua paura?
«Si stanno ancora occupando di lei», gli disse lentamente. «Non sanno e non sappiamo bene cosa sta accadendo. Non partire per la tangente. Cerca di mantenere la calma. Perché se quando lei si risveglia c’è qualche problema, sarai tu a doverla sorreggere. Lei sarà distrutta. In questo momento ha bisogno di te.»
Draco deglutì più volte a vuoto, mentre il suo corpo veniva scosso da tremiti.
«Ha bisogno che tu sia forte per lei. Per cui fai quello che devi fare, qualunque cosa sia che fai in queste situazioni, occludi, prendi a pugni un muro, fai degli esercizi di respirazione, non lo so. Ma resta lucido.»
E allora lui chiuse gli occhi, espirò ed inspirò a fondo.
“Occludi.
Compartimentalizza.
Ragiona.
Spegni le emozioni.
Respingi le preoccupazioni.
Occludi.
Occludi.
Occludi.”
§
Gli dissero che c’era stato un cambiamento nella condizione di Hermione.
Adesso la sua mente stava cercando di sopravvivere, di lottare.
E lo faceva compartimentalizzando le vicende della sua vita pian piano.
Gli spiegarono che dovevano studiare gli effetti dell’incidente, perché non potevano predire come si sarebbero evolute le cose da quel momento in poi.
Quando entrò nella sua stanza, Hermione era seduta su una poltrona, con le ginocchia contro il petto, e guardava fuori dalla finestra.
Lui le si avvicinò lentamente, posò una mano sulla sua schiena e si inginocchiò davanti a lei per portare il loro viso alla stessa altezza.
«Ehi», sussurrò con voce tremante. «Hermione...»
Non si voltò a guardarlo, continuava a studiare l’esterno con aria accigliata.
Non gli rispose quando le chiese come stava.
Non gli rispose quando le parlò in generale.
Draco uscì e chiamò Potter, ma anche lui non ebbe alcun successo.
«Che cosa credi che stia facendo?» gli domandò, in preda al panico.
E finalmente lei si voltò a guardarli.
«Aspetto», gli disse e poi si girò di nuovo verso la finestra.
Draco le si avvicinò nuovamente. «Cosa aspetti, Hermione?»
«Che spuntino le margherite. C’erano delle margherite fuori dalla finestra, prima. Mi piacevano molto.»
La mano del biondino salì a coprirsi le labbra, mentre reprimeva un singhiozzo o un conato di vomito, non avrebbe saputo dire quale delle due.
Quel giorno, Hermione restò a guardare fuori dalla finestra senza proferire parola, se non per chiedere quando sarebbero apparse le margherite.
§
Il martedì la situazione peggiorò.
Perché lei lo riconosceva, ma non veramente.
«Che cosa ci fai tu qui?»
La domanda uscì dalle sue labbra con una freddezza che gli fece congelare il sangue nelle vene.
«Hermione…»
«Hermione?» gli domandò, sollevando un sopracciglio. «Che fine ha fatto ‘piccola, sporca Sanguemarcio’?»
Draco sgranò gli occhi e iniziò a tremare.
Harry era accanto a lui con la mascella a terra; gli strinse forte un braccio, forse per mostrargli solidarietà o nella speranza di tranquillizzarlo.
«Harry James Potter, che sta succedendo? Che ci fa Malfoy qui? Perché sono qui?»
Il biondino lasciò la stanza, corse in bagno e vomitò.
Poi pianse, crollando sul pavimento, tirandosi i capelli.
Vomitò ancora.
Se quello era tutto ciò che ricordava di lui, se non avrebbe mai ricordato altro…
Non poteva pensarci in quel momento.
“Occludi.
Resta lucido.
Occludi, maledizione!”
Due ore dopo, era seduto in sala visitatori, con lo sguardo fisso su un punto imprecisato sul muro.
Sapeva che Harry era con Hermione e in quel momento il prescelto era la sua possibilità migliore.
Lasciare che fosse lui a spiegarle come stavano le cose.
Quando finalmente Potter lo raggiunse, gli disse che aveva parlato con Hermione e che le aveva raccontato quello che era successo, quello che non ricordava della sua vita.
Poi lo vide esitare, ma quando Draco lo incalzò, Potter gli rivelò che non aveva voluto credergli.
E avvertì il suo intero mondo crollargli addosso, quando sentì che non voleva vederlo.
§
Mercoledì lo accolse con una strana espressione sul viso.
Lui non sapeva come comportarsi e aveva paura anche a fiatare.
Potter non aveva potuto accompagnarlo quel giorno, le indagini su quanto accaduto erano ancora in corso.
«Sei venuto a prendermi per consegnarmi a lui?»
Draco corrugò la fronte, non capendo la domanda.
«Andiamo, puoi evitare di fingere con me» gli disse ridendo senza ilarità. «Io lo so che cosa sei
Le labbra di lui si schiusero per lo shock.
«So che sei un Mangiamorte.»
Sentì il panico affiorare dentro di sé, ma cercò di metterlo a tacere.
“Occludi.
Occludi.
Non importa quello che provi ora.
Pensa a lei.
Occludi.”
Si passò una mano sul viso, poi si inumidì le labbra.
«No», rispose con un sussurro. «Sono venuto a trovarti. Sei al San Mungo, Hermione
Lei corrugò la fronte. «Mi vuoi far credere che con lui là fuori e il Ministero che è caduto posso permettermi di essere in ospedale? Da quando in qua i Mangiamorte seguono un codice di morale che gli impedisce di fare del male ai feriti?»
Draco scosse il capo con lentezza. «Cosa… qual è l’ultima cosa che ricordi?»
«Malfoy, basta con i giochetti!»
Lui ignorò quella frase. «Rispondimi, per favore
Hermione arricciò il naso quando sentì quelle parole lasciare le sue labbra.
«Da quando Draco Malfoy conosce il ‘per favore’?»
Draco sospirò. «Hermione, non sono qui per consegnarti a Voldemort. Non sono qui per farti del male. Non sto giocando con te. Ti ho fatto una domanda così che possa capire come gestire questa… situazione, e non sono Potter, non ho idea di come approcciarmi con più tatto di così!»
Lei lo guardò sbattendo le palpebre perplessa, sorpresa nell’udire quel nome venire pronunciato dal biondino.
«Perfetto. Sono chiusa in una stanza con una versione fuori di testa della persona che più detesto al mondo», considerò, parlando rivolta più a sé stessa che a lui. «Se non altro pare che sia già al San Mungo, quindi se impazzisco non dovrò fare molta strada.»
La persona che più detesto al mondo.”
Quelle parole lo trafissero con la potenza di cento lame, ma Draco continuò imperterrito ad Occludere.
«Hermione», ripeté ancora e questa volta lo fece in maniera quasi supplichevole. «Qual è l’ultima cosa che ricordi?»
Lei sembrò fare finalmente mente locale, poi lo guardò spaventata. «Harry!» esclamò con gli occhi sbarrati. «Dov’è Harry?»
Draco sospirò. «Sta lavorando, Hermione. È al Quartier Generale degli Auror, al Ministero. È lì che lavora ora.»
Hermione sbatté le palpebre confusa. «Cosa?»
«Voldemort è stato sconfitto quasi cinque anni fa» le raccontò. «Potter lavora al Ministero. Anche io, siamo... colleghi
Hermione si sedette sul divano, palesemente sconvolta.
Draco poteva vedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare rapidamente.
«Cinque anni fa?» chiese timidamente.
Draco annuì e accennò a fare un passo verso di lei, ma lei sussultò e la sua mano scattò nella sua tasca, probabilmente in cerca della sua bacchetta, ma non la trovò.
Il biondino soffocò il dolore che stava provando e alzò le mani in segno di pace.
«Non ti sto minacciando, Hermione.»
E poi lei sbottò. «Si può sapere che sta succedendo? Perché mi chiami per nome? Perché non mi insulti? Perché mi tratti con gentilezza? Che vuol dire che sono passati cinque anni dalla sconfitta di Voldemort, se abbiamo appena iniziato a cercare gli Horcrux?»
Draco chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro.
«Sto cercando di spiegartelo», le disse. «Se solo mi lasciassi parlare.»
«Non può venire Harry?» chiese lei. «Perché devi essere tu?»
Lui deglutì con forza, la sua gola era così secca che quel gesto gli fece quasi male. «Hermione», mormorò con voce tremula. «Ci sono io perché sei mia moglie. Siamo sposati.»
Lo guardò senza dire niente per qualche istante, poi scoppiò a ridere.
«È uno scherzo?» domandò allibita. «Perché non è divertente.»
Il biondino strinse i pugni e sbuffò dal naso. «Guarda» sussurrò poi, indicando il dito con la fede nuziale e poi le mostrò la sua mano.
L’anello era lo stesso, sapeva che lo aveva notato subito.
Hermione restò in silenzio, quindi lui continuò a parlare e le raccontò tutto.
«Questo è…» mormorò lei, a corto di parole, una volta che Draco finì di aggiornarla su quello che non riusciva a ricordare. «Noi due? È… impossibile.»
Allora le tese una fotografia magica.
L’unica foto di loro cinque che avevano avuto il tempo di scattare prima che tutto andasse a rotoli.
Prima dell’incidente.
Draco non poteva credere al modo in cui il cosmo sembrava giocare con lui e con i suoi sentimenti.
Una vita spesa ad imparare ad accettarli, a gestirli, ad apprezzarli… e poi questo.
Si sedette accanto a lei e tirò un sospiro di sollievo quando vide che non scattò e non si ritrasse, né accennò ad allontanarsi da lui.
«Sirius, Cassie e Lyra» mormorò con un filo di voce, indicando i bambini sulla foto uno ad uno.
Vide il sorriso spuntare sul suo viso e anche un angolo delle sue labbra si sollevò, l’orgoglio che provava verso la loro famiglia visibile sul suo volto.
Lo guardava ora e lo faceva in modo strano.
«Merlino, è assurdo» sospirò alla fine, abbassando lo sguardo sulle sue mani, scuotendo lentamente il capo.
Draco le prese una mano e lei sobbalzò a quel contatto, ma non la tirò via.
Deglutì, perché era bellissimo sentirla di nuovo sulla sua pelle.
Avrebbe voluto solamente trarla a sé, dirle che gli mancava, baciarla… Ma restò semplicemente così, seduto sul divano accanto a lei, a tenerle la mano.
Perché era tutto ciò che poteva fare.
§
Quando giovedì Draco arrivò al San Mungo, non sapeva cosa aspettarsi.
Trasse un respiro profondo, racimolò quel poco di coraggio che aveva e poi entrò; qualsiasi cosa si sarebbe trovato davanti, rifletté, non poteva essere peggio dei due giorni precedenti.
E aveva ragione.
«Mi hai salvata» gli disse.
Draco chiuse gli occhi e sospirò di sollievo.
“Forse ci stiamo arrivando”, pensò.
Hermione ricordava qualcosa in più ogni giorno, ma nulla del giorno precedente.
I Guaritori non avevano ancora la minima idea di come si sarebbe sviluppata tutta quella situazione.
Continuavano a farle esami su esami, senza mai capire veramente quale fosse il problema.
Se fosse reversibile o meno.
Draco cercava di non pensarci, di affrontare la cosa passo dopo passo.
«Solo che non capisco», mormorò ancora, confusa. «Ieri non riuscivo neanche a stare in piedi, oggi sto bene.»
«Posso venire a sedermi lì vicino a te?»
Hermione corrugò la fronte, poi annuì brevemente, ma non senza esitazione.
Draco le si avvicinò lentamente, si sedette e le raccontò tutto una seconda volta con pazienza.
§
Venerdì, Draco non fece in tempo ad aprire la porta che lei si gettò tra le sue braccia in lacrime.
«Cos’è successo?» gli domandò agitata, «dov’è Sirius?»
Lui la strinse a sé, la baciò una, due, tre volte.
Questa volta almeno aveva un pezzetto di sua moglie.
Questa volta almeno faceva meno male.
Questa volta almeno poteva stare con lei in qualche modo.
Non avrebbe dovuto tenersi a distanza, la poteva abbracciare, baciare.
Le spiegò per la terza volta quello che stava succedendo e lei scoppiò a piangere, ma gli permise di stringerla tra le braccia.
«Mi dispiace», gli disse. «Mi dispiace così tanto!»
Lui le accarezzò i capelli con dolcezza. «Ssh» mormorò, «non farlo, Hermione. Non scusarti.»
Quando si fu calmata, Hermione lo guardò con aria supplichevole. «Puoi andare a prendere i bambini?»
Lui sorrise e annuiscì.
Non voleva lasciarla, voleva approfittare di ogni secondo di quella giornata, perché non sapeva cosa lo avrebbe aspettato l’indomani.
Ma non voleva neanche negarle quella richiesta, non lo avrebbe fatto mai.
§
Il sabato, Hermione si svegliò con tutti i suoi ricordi intatti, persino l’incidente, ma non ricordava quella settimana al San Mungo.
«Niente che valga la pena di ricordare», mormorò Draco, contro le sue labbra; il sollievo nella sua voce era palpabile.
Non importava che fosse stata una delle settimane più infernali della sua miserabile esistenza, Draco era solo grato di riaverla indietro.
Prima o poi avrebbe dimenticato quel dolore, pensava.
Non c’era motivo di raccontarle quello che era successo, perché l’unica cosa che avrebbe ottenuto facendolo sarebbe stata farla sentire in colpa.
Ed era l’ultima cosa che voleva fare, perché non era colpa sua.
Draco le si stese accanto e la strinse a sé.
Era pronto a litigare con i Guaritori se avessero sollevato obiezioni, ma quello a cui avevano assistito nei giorni precedenti era stato così struggente che non ci pensarono neanche a chiedergli di alzarsi.
«Stavo andando a comprare il latte», gli raccontò con le lacrime agli occhi e un tono rammaricato. «Sirius piangeva e avevo mandato Tilly a Diagon Alley… Ginny non aveva idea di quale dovesse comprare, ho fatto prima a lasciare i bambini con lei e andare io…»
Draco aumentò la pressione sulle sue braccia e interruppe le sue scuse inopportune con un bacio.
«Va tutto bene», la tranquillizzò. «Andrà tutto bene.»
Hermione tirò su col naso, i suoi occhioni erano lucidi di lacrime.
«Mi porti i bambini questo pomeriggio?»
Lui sorrise e annuì, poi la strinse di nuovo a sé.
Alla fine, furono Harry e Ginny a raggiungerli con i bambini; portano delle pizze e mangiarono tutti insieme, dando a quella serata una parvenza di normalità tanto agognata.
E Draco per la prima volta dopo quelli che gli erano sembrati anni, respirò.
§
«Non capisco, sta bene ora, no? Perché non potete dimetterla?»
Il Guaritore lo guardò con aria dispiaciuta. «Dobbiamo monitorare la situazione per qualche altro giorno. Crediamo che sia meglio tenerla sotto osservazione ancora per un po’.»
«Ma oggi ricorda tutto», insisté Draco. «Persino questa settimana maledetta!»
Aveva odiato il modo in cui lo aveva supplicato di perdonarla per quello che gli aveva sputato contro nel corso della settimana, come se avesse alcuna colpa in merito.
Era stata la prima cosa che Hermione gli aveva detto quando era entrato nella sua stanza, quella mattina, stringendolo tra le braccia, mentre le lacrime cadevano copiose, rigandole le guance.
«I suoi valori non sono ancora stabili, signor Malfoy» gli spiegò l’uomo, pazientemente. «Crediamo possano esserci ulteriori sviluppi.»
Il biondino sbuffò e tornò da lei.
Il sorriso le morì sul volto quando le riferì che non poteva ancora tornare a casa.
L’abbracciò e lei si lasciò avvolgere dalla sua essenza, inspirò il suo profumo.
«Vedrai che ti dimetteranno presto», le sussurrò tra i capelli. «Andrà tutto bene.»
Lei annuì, ma stava piangendo.
Non gli disse che aveva una brutta sensazione; al contrario, allontanò il viso dal suo petto e gli sorrise. Poi gli permise di asciugarle le lacrime dal volto e si sentì un po’ in colpa nel vedere la speranza nei suoi occhi.
«Ti va di stenderti un po’ con me?»
Lui le tese una mano e lei la prese nella sua, si lasciò guidare su quel letto d’ospedale che avrebbe voluto non vedere mai più.
Hermione gli si accoccolò contro, annegò nei suoi baci, perché nel suo amore almeno era al sicuro.
«I bambini sono da Andromeda», le disse dopo un po’. «Li andrò a prendere più tardi. Anche a loro manchi.»
Lei tirò su col naso e si sforzò di sorridere di nuovo.
«Vorrei…» sussurrò flebilmente e lui la guardò interrogativo, incoraggiandola a dare voce ai suoi pensieri. «Te
Draco rise. «Ti prego, Hermione. Non tentarmi», rispose.
C’era del divertimento nella sua voce, all’inizio, ma andò scemando man mano che parlava. «Potrei seriamente bloccare quella porta, isolare la stanza e farti mia su questo maledettissimo letto.»
Hermione lo guardò con uno sguardo indecifrabile.
«Ti amo» mormorò alla fine. «Lo sai, vero?»
Lo vide deglutire e prima che potesse chiederle qualsiasi cosa, lo baciò.
Quella brutta sensazione non la abbandonò per tutto il giorno.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Stillathogwarts