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Autore: Stillathogwarts    21/10/2022    6 recensioni
Malfoy Manor, durante la Seconda Guerra Magica.
Harry e Ron sono costretti ad andarsene, lasciando indietro Hermione.
Il destino della ragazza sembra segnato, quando, all'improvviso, Draco decide di intervenire e portarla in salvo.
DRAMIONE | WHAT IF | (Mini-Long)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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CAPITOLO 9
Always and Forever





 
 

 





Il
 primo lunedì delle vacanze di Natale, il campanello suonò all’improvviso.
I Potter avevano l’autorizzazione a utilizzare il camino in qualsiasi momento e non aspettavano altre visite, per cui Draco fu molto perplesso quando qualcuno si presentò alla loro porta senza preavviso, soprattutto in un giorno tanto delicato.
Tenne una mano sull’impugnatura della bacchetta nella sua tasca mentre apriva e sgranò gli occhi quando vide la figura di sua madre comparire nella sua visuale.
«Cosa ci fai qui?» le chiese freddamente.
«Posso entrare?»
Draco deglutì, ma le fece un rapido cenno d’assenso con il capo.
Si affacciò per un attimo sulle scale che conducevano al primo piano per assicurarsi che Hermione fosse di sopra e si tranquillizzò quando la sentì parlare con i bambini.
Adesso il lunedì era un po’ diverso da com’era all’inizio.
Parlava un po’ di più, anche se spesso il suo argomento principale erano le margherite e anche se non ricordava assolutamente niente.
Ma almeno non disdegnava lui, accettava tranquillamente la loro relazione e si occupava dei bambini come se li ricordasse alla perfezione.
Fece accomodare sua madre in salotto e chiese a Tilly di preparare loro del tè.
«Allora, mi vuoi dire cosa sei venuta a fare?»
Narcissa lo guardò con un’espressione indecifrabile.
Draco sapeva che stava occludendo.
«Sono tua madre», gli rispose. «Mi manca mio figlio.»
Lui si trattenne a stento dal ridere.
«Non voglio nessuno di voi vicino alla mia famiglia» giocò d’anticipo.
«Io non ho fatto niente.»
«Tu l’hai identificata, quella notte» ribatté gelidamente lui. «Ti ritengo responsabile di quello che le è successo quanto gli altri.» Poi, in un sussurro appena udibile, aggiunse: «Quanto me.»
Narcissa respirò a fondo, ma mantenne il suo consueto contegno. «Allora sono venuta a chiederti una seconda possibilità.»
Draco scosse il capo, lentamente. «Che cosa stai o state tramando?»
«Te l’ho detto, Draco. Mi manca mio figlio.»
Sentire quelle parole uscire dalla sua bocca non era facile.
Non le aveva mai visto esprimere alcuna emozione prima, né tanto meno l’aveva mai sentita parlare di sentimenti.
«Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto per te», sussurrò mestamente lei. «Sempre e solo per amor tuo.»
Il biondino si passò una mano tra i capelli, combattuto.
«E voglio conoscere i miei nipotini, Draco.»
Lo sguardo di lui scattò immediatamente sulla madre e assottigliò gli occhi. «Non ti avvicinerai ai miei figli.»
Narcissa sospirò. «Non farei mai del male a nessuno di voi.»
«Chi mi dice che non sei stata tu a mettere sotto Imperius quell’uomo, quel giorno?» sibilò Draco. «Hai sempre fatto quel che lui ti ha detto di fare, dopotutto.»
La donna deglutì, capendo immediatamente l’antifona, e abbassò lo sguardo. «Non sono stata io. E lo so che avrei dovuto lottare di più per proteggerti, durante la guerra.»
«Sì, avresti dovuto» la interruppe lui. «Io non permetterei mai che ai miei figli venisse fatto quello che è stato fatto a me. Preferirei morire, piuttosto.»
C’era una tonnellata di rancore nel suo tono e lei sembrava percepirlo, ma Draco non aveva ancora finito. «Quel maledetto Marchio pesa ancora sul mio avambraccio, lo sai? E soprattutto, sulla mia coscienza.»
Narcissa annuì. «Mi odi così tanto?»
Lui non rispose.
Non la odiava.
Era la stessa donna che aveva mentito in faccia a Voldemort solo per accertarsi che fosse vivo.
Draco sbuffò dal naso e si strofinò le mani sugli occhi. «Non ti odio. Ma non ho intenzione di rischiare la sicurezza della mia famiglia per te. Ho perso abbastanza per colpa vostra.»
«Capisco.»
La voce di sua madre era rassegnata, ma non accennava ancora ad alzarsi.
«Tuo padre non sa che sono qui.»
«Non è mio padre» si affrettò a correggerla.
«Draco…» fece per ammonirlo, ma lui la ignorò bellamente.
«Se hai finito, puoi anche andartene.»
«No, non ho finito», disse, tendendogli un malloppo di documenti.
Draco li fissò confuso, con le sopracciglia unite e la fronte corrugata.
«Sono i documenti per il passaggio dell’eredità» gli spiegò. «Una tua firma lì e tutto passerà nelle tue mani.»
«Non li voglio i vostri soldi.»
«Sono i tuoi soldi, Draco» insisté sua madre. «Erano a nome mio solo perché tu eri sparito. Ci ho messo un po’ a reperire i documenti senza farmi scoprire da tuo padre.»
«Strano che non mi abbia diseredato immediatamente.»
«Ha perso tutto subito dopo la Battaglia di Hogwarts», gli spiegò. «È passato tutto nelle mie mani e io non ti avrei mai fatto una cosa del genere. Anche se hai scelto una donna che non approvo come moglie.»
«Vattene» sibilò lui prontamente. «Non ti permetterò di parlare in termini simili di lei, men che meno in casa nostra.»
Le spinse contro il plico di documenti e si alzò per incitarla ad andarsene.
Narcissa si rimise in piedi a sua volta, ma non prese i fogli con sé.
«Ne sei sicuro, Draco?» gli domandò. «Perché con quei soldi potresti consultare i migliori specialisti della mente.»
Lo sguardo di Draco si accese a quelle parole.
La donna tirò fuori un foglio di pergamena dal suo mantello e glielo porse. «Questi sono i migliori che sono riuscita a trovare. Vedila come una dimostrazione di buona fede.»
Il biondino tese una mano e prese la lista con dita tremanti; avvertiva lo sguardo di lei su di sé intento a studiarlo, mentre faceva scorrere rapidamente gli occhi sui nomi scribacchiati sulla carta.
Ne aveva sentiti nominare almeno un paio.
«Firma i documenti, Draco e portali dal nostro avvocato. Le mie firme ci sono già tutte.»
«E tu e quel bastardo?»
«Immagino che il Manor non sia di alcun interesse per te» rispose lei. «E abbiamo i miei soldi. Non facciamo molto di questi tempi, comunque.»
Draco si passò la lingua sulle labbra e annuì un paio di volte.
«Si arrabbierà, quando lo scoprirà.»
Era leggermente preoccupato quando enunciò quella constatazione, ma Narcissa si limitò a sorridere brevemente. «Niente che io non possa gestire.»
Hermione sbucò proprio in quel momento, interrompendo il loro scambio.
Il biondino sgranò immediatamente gli occhi nel notare che aveva un mazzo di margherite tra le mani. Si precipitò verso di lei e la osservò inquieto; aveva della neve tra i capelli.
Le margherite erano incantate per resistere alle intemperie, in modo che fossero sempre presenti e sempre visibili, ma nel resto del loro giardino nevicava o pioveva comunque.
«Sei uscita?» le chiese agitato.
«Dalla porta sul retro», gli rispose sorridendo. «Per non disturbarti. I bambini si sono addormentati e io sono andata a raccogliere le margherite.»
«Non devi uscire da sola, Hermione» esclamò, tirandola a sé in preda all’ansia e al sollievo al contempo. «Non… dannazione
Narcissa fissò la scena con le labbra dischiuse.
Neanche lei riusciva a restare impassibile davanti a quella versione di Hermione Granger che non aveva quasi più nulla della ragazzina che era stata un tempo.
«Non sapevo avessimo ospiti», disse quando si accorse della presenza della donna, immobile, come pietrificata, sulla porta.
«Non li abbiamo», rispose Draco. «Se ne sta andando.»
Hermione si morse il labbro inferiore e si districò dalle braccia di Draco; osservò Narcissa con interesse, poi le si avvicinò e le tese il mazzo di margherite.
«Sono margherite», le spiegò. «Sono belle, non trova? Proprio come lei. Può prenderle, se le piacciono. Noi le abbiamo in giardino.»
Draco deglutì e scoccò un’occhiata di avvertimento a sua madre, come a intimarle di non azzardarsi a rifiutare, come a sfidarla a commentare in alcun modo la situazione.
La donna avanzò di un passo e prese i fiori tra le mani; si sforzò di sorridere, ma era palesemente scossa. «Grazie.»
Il biondino raggiunse nuovamente Hermione, le cinse le spalle con fare protettivo.
«Credo sia davvero arrivato il momento che tu te ne vada, madre.»
Narcissa annuì e si incamminò verso la porta.
«Draco», mormorò prima di lasciare l’abitazione. «Se dovessi cambiare idea su quell’altra cosa, sai come contattarmi.»
§
«Ho dato davvero un mazzo di margherite a tua madre?»
Fu la prima cosa che gli disse quando si svegliò la domenica dopo con i suoi ricordi intatti.
Aveva gli occhi sgranati e un’espressione talmente buffa sul viso che Draco non poté fare a meno di ridere.
«Non è divertente.»
«La tua faccia in questo momento sì» obiettò lui.
«Stai diventando insensibile nei confronti della mia condizione, Draco Malfoy?»
«Ehi, colpo basso!» esclamò lui, sembrando alquanto corrucciato per le sue parole, ma Hermione gli sorride dolcemente, prima di tornare seria.
«Cosa voleva?»
Draco deglutì e si mise a sedere. «Abbiamo un po’ di cose di cui parlare.»
Le disse che aveva avuto la sua eredità e che Narcissa gli aveva dato una lista di specialisti da consultare.
«Come vuoi procedere?» le chiese, stringendo il labbro inferiore tra i denti.
Hermione si mordicchiò l’interno della guancia, poi sospirò. «Contattiamoli. Se c’è qualcosa che possiamo fare, voglio tentare.»
Lui annuì, ma la guardava con un’espressione di avvertimento. «Non acconsentirò a niente che possa farti del male.»
«È questa situazione che fa del male ad entrambi», ribatté lei. «Costantemente.»
«Ma è sempre meglio di niente», rispose Draco a denti stretti. «Ti sto avvisando, non ho la minima intenzione di rischiare di perdere anche quel poco che abbiamo.»
Hermione sospirò. «Voglio fare tutto il possibile», insisté lei. «A qualsiasi costo, con qualsiasi rischio.»
Il biondino chiuse gli occhi, respirò a fondo, iniziò a scuotere il capo impercettibilmente. «Non voglio perderti.»
Gli sfiorò una guancia con la mano e poi si sporse verso di lui per baciarlo. «Dobbiamo tentare il tutto per tutto, Draco. Lo dobbiamo ai bambini.»
Draco tirò su col naso, decindendo che non aveva senso discuterne prima di avere informazioni in merito alle varie procedure che avrebbero potuto seguire.
«Mia madre vorrebbe conoscere i bambini.»
Hermione sgranò gli occhi, totalmente spiazzata da quella notizia.
«E dice che le manco.»
Gli sorrise dolcemente. «Beh, è una cosa bella, no?», domandò incerta. «Ti ha finalmente detto che ci tiene a te. Non era quello che volevi?»
Draco si morse il labbro inferiore. «Non mi fido.»
Lei annuì comprensiva, con un’espressione triste stampata sul viso. «Magari puoi almeno farglieli vedere, non può fare niente se ci sarai tu a tenere d’occhio la situazione.»
«Ho paura a farla rientrare nella mia vita», confessò lui. «Non… Non è cambiata così tanto.»
Hermione deglutì. «Intendi dire che non accetta comunque… me
Il biondino non rispose, ma il suo silenzio valeva più di mille parole.
«Non mi sorprende» ammise alla fine. «Insomma, non lo avrebbe fatto prima, perché dovrebbe ora che non mi posso neanche più definire una strega?»
C’era dolore nel suo sguardo.
Draco sapeva che il non riuscire più a praticare la magia le faceva sempre male; avrebbe potuto provarci, ma i Guaritori sostenevano che evitare di usarla contribuisse a non sforzare troppo la mente.
Hermione aveva dovuto scegliere tra la magia e i suoi ricordi, tra il perderli completamente e il perdere la bacchetta.
Era nascosta molto in alto nell’ufficio di Draco, per evitare che la trovasse nei giorni in cui era più instabile, ma per fortuna durante la settimana lei non lo ricordava.
Non gliel’avrebbe mai portata via veramente.
«Smettila», la ammonì. «Resti sempre-»
«Falla finita, Draco. Sono inutile sotto ogni punto di vista, ormai» sbottò, interrompendolo bruscamente. «E ti chiedi perché tra il rischiare di morire cercando di migliorare le cose e il continuare così, sceglierei sempre la prima opzione?»
La guardava addolorato, ora.
«Perché stare con me non ti basta?»
Lei esalò un gemito strozzato. «Perché stare con me ti fa male.»
Draco scosse il capo con fermezza.
«La domenica io ricordo tutto», insisté Hermione. «Ogni parola che ti dico, il dolore nei tuoi occhi… io volevo cancellarlo, non causartene altro.»
Le prese il volto tra le mani, asciugò le sue lacrime con dolcezza.
«Tu e i bambini siete l’unico motivo per cui sorrido ancora.»
Hermione abbassò lo sguardo, prendendo a fissare le sue mani. «Sorridi solo la domenica.»
La strinse a sé e lei pensò che se dovesse morire, vorrebbe farlo tra le sue braccia.
Era un buon posto per trascorrere i suoi ultimi momenti.
«Se avessi saputo prima che sarebbe successa una cosa genere… non ti avrei mai legato a me.»
«Se io non ti avessi legato a me, tutto questo non sarebbe mai successo affatto» la corresse lui.
«Draco, smettila di colpevolizzarti inutilmente…»
«Quando avrò le prove di cui ho bisogno e sbatterò Lucius ad Azkaban, vedrai che ho ragione.»
«Anche se avessi ragione e fosse stato veramente lui, non sarebbe comunque colpa tua.»
Lui sospirò e scosse il capo, ma poi si chinò verso di lei e la distese sul letto.
«Possiamo smetterla di sprecare tempo prezioso?»
§
Quando Potter riuscì finalmente a incastrare Lucius Malfoy, Draco sorrise.
Le prove che presentarono al Wizengamot erano schiaccianti e lui alla fine confessò, incapace di difendersi ulteriormente.
«Non potevo accettare che mio figlio avesse preso in moglie una sporca Sanguemarcio» disse alla sbarra. «Se fosse morta, magari sarebbe tornato in sé, si sarebbe risposato con una strega idonea e avrebbe avuto l’erede che il suo status richiedeva da lui.»
Draco era disgustato e furente e persino Harry sembrava contenersi a malapena.
Dal loro sguardo era evidente che avrebbero voluto ucciderlo con le loro stesse mani, ma che sapevano che non era possibile.
«Hai intenzione di chiedere il bacio?» gli domandò sussurrando all’orecchio, ma il biondino negò con il capo.
«No», disse gelido, arricciando il naso e stringendo le mani in pugni ferrei. «Che senso ha una vita ad Azkaban con i Dissennatori, se non può sentire la disperazione?»
Harry annuì, capendo quello che intendeva.
«Voglio che viva nell’angoscia come ha costretto a far vivere me.»
§
Tra tutti gli specialisti che consultarono, solo uno riuscì a proporgli una possibile soluzione.
Andarono in Canada per discuterne meglio, ma l’operazione comportava dei rischi.
Era una procedura sperimentale, d’altronde.
Il Guaritore gli disse che era stata eseguita solo una decina di volte e che la percentuale di successo era solo del 50%; li avvisò che il resto dei casi era suddiviso in due risultati: la perdita di memoria completa o la morte.
«Assolutamente no.»
Draco era fermamente convinto che il gioco non valesse la candela.
«Potrebbe risolvere tutto!» esclamò Hermione, speranzosa.
«O peggiorare le cose» ribatté lui. «Ucciderti», terminò in un sussurro tremulo appena udibile.
«Draco, ho bisogno di fare questo tentativo…» lo supplicò in lacrime. «Potremmo avere la vita che desideravamo… una vita piena e felice.»
«Preferisco la certezza di una vita a metà con te al rischio di doverne vivere una intera senza di te.»
Si avvicinò a lui lentamente e fece scivolare la mano lungo il suo petto.
«Rivoglio indietro la nostra vita, Draco», gli disse in tono fermo. «Farò qualsiasi cosa sia necessaria, ora che ho una possibilità.»
Lui gemette in protesta, ma lei non gli diede modo di parlare; iniziò a sbottonare la sua camicia nera e fece scorrere le mani sulla sua pelle nuda.
Draco tremò sotto il suo tocco.
Aveva gli occhi chiusi, mentre Hermione sfiorava il suo collo con le dita; artigliò i suoi capelli e lo spinse contro di sé, baciandolo con ardore.
«Non puoi corrompermi così questa volta», mormorò lui sulle sue labbra.
«Ma posso farti stare zitto fino a domani» affermò lei, poi gli prese il volto tra le mani e lo guardò con determinazione. «Promettimi solo che se le cose dovessero andare male, ti prenderai cura dei bambini e di te stesso anche per me.»
Draco fece una smorfia. «Se proprio vuoi farlo, non voglio contemplare questa casistica.»
«Draco…»
Il biondino deglutì, ma annuì. «Qualche altra richiesta?»
«Una sola», mormorò lei, chiudendo gli occhi e azzerando di nuovo le distanze tra di loro.
«Amami.»
§
Da quando si era risvegliata, Hermione non aveva fatto altro che sentirsi estremamente confusa.
I suoi pensieri erano nel caos più totale.
Ricordi che si mescolavano alla rinfusa nella sua testa, la magia che le solleticava le punte delle dita, spingendo per fuoriuscire.
Aveva fatto accidentalmente esplodere le lampadine nella stanza quella mattina.
L’operazione era stata effettuata durante la notte, nelle ore in cui di solito la sua mente si resettava.
Curioso che un ospedale magico utilizzi metodi di illuminazione babbani”, commentò tra sé e sé, guardandosi attorno.
Sapeva che avrebbe dovuto stare peggio dopo un’operazione come quella che aveva subito e si ritrovò a pensare che adorava davvero la magia.
«Tenga la bacchetta in mano. Vista la quantità di tempo in cui non ha praticato la magia, è molto instabile al momento» sentì dire a un Guaritore d’un tratto. «Il tremolio delle braccia non è una cosa che possiamo risolvere completamente, temo, ma potrebbe riuscire ad usare la bacchetta regolarmente, anche per incantesimi più elaborati, se non eccede quotidianamente.»
«E per quanto riguarda la sua memoria?»
La voce di Draco le mandò un brivido lungo tutto il corpo.
Inizialmente non se lo spiegava, ma poi l’immagine di lui che le giurava amore eterno sull’altare le balenò davanti agli occhi e chiarì tutto.
Sorrise.
Ricordava il modo in cui la toccava e la stringeva mentre facevano l’amore.
Ricordava il buffo portamento di Sirius mentre si sforzava di imitare quello del padre, i riccioli biondi e indomabili di Cassie che aveva avuto la sfortuna di ereditare da lei e il naso perennemente arricciato di Lyra che le ricordava spaventosamente Draco quando mostrava la sua insofferenza per il resto del mondo che non era parte della sua famiglia.
Sapeva già che crescendo lei sarebbe stata quella con cui avrebbero dovuto sforzarsi di più, perché era ancora così piccola e aveva già un bel caratterino.
«Sarebbe il caso di monitorarla per i primi tempi», rispose il Guaritore. «Ma dai primi esami sembra che abbia risposto bene all’operazione. Le scansioni del suo cervello fanno auspicare per il meglio.»
Hermione allungò le orecchie in direzione della porta, da dove provenivano le voci, per sentire meglio.
Quanto avrebbe voluto avere una delle Orecchie Oblunghe dei Tiri Vispi Weasley a portata di mano!
«Dovrebbe ricordare», aggiunse ancora il Guaritore. «Ci saranno sicuramente dei giorni in cui si sveglierà più confusa del normale o volte in cui non riuscirà a ricordare delle cose, ma non sarà più come prima. Può riavere sua moglie a tempo pieno, signor Malfoy.»
Draco sospirò di sollievo e finalmente fece il suo ingresso nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle con cautela.
L’ospedale in cui erano andati quella volta usava dei metodi misti, applicando e mischiando medicina babbana e magica nei casi in cui era necessario.
Hermione non aveva idea di quanto gli stesse costando quel trattamento, ma aveva tutta l’intenzione di restituirgli il denaro se fosse riuscita a recuperare abbastanza indipendenza e autonomia da poter lavorare.
Le sorrise, quando vide che era sveglia.
Era lunedì ed era la prima volta dopo tanto tempo che Draco sorrideva di felicità durante quel particolare giorno della settimana.
Dall’espressione sul suo volto, Hermione capì che non aveva creduto veramente a nessuna delle parole che gli aveva detto il Guaritore.
«Se quel sorriso si trasforma in un ghigno, Draco Malfoy» mormorò dopo essersi schiarita la voce, «ti faccio rivivere l’esperienza del terzo anno.»
I suoi occhi argentei si fecero liquidi mentre processava il significato delle sue parole, le loro implicazioni.
Mentre realizzava che era tutto vero.
Che era lunedì e Hermione ricordava.
Che era l’inizio della settimana e lo guardava con affetto.
Le si fiondò addosso e la baciò con urgenza.
Hermione avvertì una vampata di calore attraversarla e diffondersi in tutto il suo corpo, quando le mani di Draco la strinsero con desiderio e possessività.
La bottiglia di Succo di Zucca sul comodino esplose, facendoli sussultare e costringendoli a staccarsi.
Hermione divenne scarlatta. «Scusa.»
Ed eccolo, quel dannato ghigno compiaciuto che comparve a illuminare il viso di Draco. «Non ti è bastato ieri, signora Malfoy?»
«Ti ho detto che volevo fare di tutto per avere una vita piena insieme» sussurrò in risposta lei. «Ma in realtà, credo che non mi basti neanche una vita intera con te, Draco Malfoy.»
Lui le sorrise dolcemente. «Ti amo, Hermione.»
«Ti amo anch’io», rispose lei. «Sempre e per sempre.»
 

*********
Salve!
Innazitutto grazie a chiunque abbia dato una possibilità a questa short story senza pretese e soprattutto a chi ha dedicato un attimo del proprio tempo per lasciarmi una recensione, per me significa davvero tanto.
Faccio una piccola nota per spiegare le mie intenzioni con questa storia.
Inizialmente doveva essere una OS ispirata al film "50 Volte Il Primo Bacio" e non doveva affatto finire bene, poi però si è trasformata via via in una storia a più capitoli, drammatico-sentimentale, per cui ho cambiato rotta sul finale, specie dopo la descrizione dettagliata dell'angosciante situazione in cui sono stati per anni. 
Spero di avervi fatti/e emozionare almeno un pochino, è un genere diverso da quello a cui mi dedico di solito. 
Grazie ancora e se vi va lasciatemi una recensione con il vostro parere complessivo sulla storia, che sia in negativo o in positivo, sono una persona che apprezza anche le critiche costruttive.
A presto!
Ps. Su Wattpad mi è stato chiesto di scrivere un epilogo vero e proprio, quindi quando sarò più tranquilla con lo studio potrei tornare su questa storia e scriverlo.

 
   
 
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