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Autore: EleAB98    23/10/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XI Vizi e Virtù, Coraggio e Accettazione


 

Alex si sentiva rodere dall'ansia. Mentre aspettava Gilberto, aveva fatto una puntata nella tabaccheria più vicina del quartiere per comprare il solito pacchetto di sigari cubani, quindi l'aveva tenuto tra le mani guardandone, di tanto in tanto, le solite avvertenze inerenti all'uso e consumo di tabacco. Non vi si era mai soffermato più del dovuto, in verità, ma stavolta quello che la scritta profetizzava fu per lui un colpo al cuore. 

L'assunzione prolungata di nicotina contribuisce all'insorgenza dell'infertilitàSmetti subito.

L'uomo fece una smorfia. Non che non sapesse che fumare abitualmente condizionasse in modo irreversibile le funzionalità sessuali e corporee di qualsiasi individuo, eppure quel monito aumentò seduta stante i suoi sensi di colpa nei confronti di Marta. Se non avesse mai cominciato ad assumere quella scomoda abitudine, avrebbe forse potuto evitare la diagnosi che gli era stata fatta? Scosse la testa. Il suo era un problema organico che prescindeva dal fumo, ma qualcosa gli diceva che l'essere dipendenti dalla nicotina non avesse contribuito al suo benessere generale. A dire il vero, da quando lui e Marta avevano deciso di comune accordo di avere un bambino, Alex si era ripromesso di smettere del tutto con quello sporco affare, e a poco a poco ci stava riuscendo.

Certo, la sua era stata un'ardua prova di resistenza e per i primi due mesi aveva fallito miseramente. Poi, però, aveva pensato di farlo solo per Marta, cosicché i suoi tentativi assunsero un significato del tutto diverso. Con pazienza e perseveranza, nel corso del tempo aveva drasticamente diminuito il numero di sigari che solitamente fumava ogni giorno, fino ad arrivare al non accenderne nemmeno uno per due intere settimane. Molto spesso, per facilitare quel compito, aveva persino evitato di parlare con i suoi colleghi d'infanzia – da sempre fumatori incalliti –, isolandosi in ufficio con la scusa di dover lavorare duramente e senza pause per produrre il miglior articolo che avesse mai scritto. Soltanto con Gilberto aveva sopportato la scomoda presenza della sigaretta, anche se, per sua fortuna, l'amico era tornato a usufruirne molto raramente, preferendo di gran lunga tenersi occupato facendo sport.

Marta, dal canto suo, non sembrava essersi accorta del suo miglioramento, e lui gliel'aveva semplicemente taciuto. Avrebbe tanto voluto farle una sorpresa, dirglielo al momento più opportuno, ma alla fine era stato lui a ricevere la sorpresa delle sorprese. Così, tutti gli sforzi di Alex divennero vani e, se possibile, aveva ricominciato a fumare persino più di prima. Sì, senza il vizio del fumo poteva senz'altro vivere, dato che per ben due settimane era riuscito nell'intento di resistere alla tentazione. Ma ora che lo stress, la frustrazione, le continue insicurezze e paure la facevano da padrone, Alex non riusciva proprio a distaccarsene, e quel nobile proposito era finito nelle grinfie dell'oblio. Quel pacchettino che teneva tra le mani, però, lo faceva sentire colpevole. Sbagliato oltre ogni dire. Malgrado conoscesse tante coppie di fumatori, sposate e con figli, Alex non avrebbe mai voluto che i suoi, di figli, potessero ereditare da lui quella schiavitù. Anche per quel motivo si era proposto di smettere. Era convinto che, perlomeno nella maggioranza dei casi, il primo esempio di vita passava per i genitori, nonostante poi la vita stessa potesse metterci del suo. Ora, però... non trovava più alcun senso ai suoi ragionamenti, per quanto fossero giusti. Poteva smettere per se stesso, guadagnarci in salute e gettarsi tutto alle spalle, ma temeva che non sarebbe riuscito nell'impresa. 

La motivazione forte, quella principale, era sfumata sotto ai suoi occhi e lui non trovava più motivo alcuno per portare avanti il suo vecchio proposito. Ciononostante, l'ansia continuava ad annientargli il petto e lo stomaco. La sola idea che Gilberto potesse scoprire la realtà dei fatti lo lasciava sgomento. Non riusciva ancora a dirlo ad alta voce. Non riusciva a dirsi che non avrebbe potuto, e non soltanto perché fosse dura accettare la realtà. Lui aveva sempre potuto ogni cosa. Lui aveva sempre ottenuto tutto quello che si era prefissato di fare, aveva raggiunto ogni singolo obiettivo. E adesso, per la prima volta in vita sua, si ritrovava a combattere con l'infausto destino, con un terribile senso di impotenza non del tutto difforme dalla morte. Non c'era nulla che potesse fare per cambiare la sua condizione. Non v'era riparo alcuno dalla crudele sentenza ricevuta.

Alex rialzò il capo e tentò di non lasciarsi sopraffare dal dolore e dalla rabbia. Ritornò a scrutare l'affollata Piazza della Signoria, le mani in tasca. La torre dell'orologio, l'antico Palazzo Vecchio, scandiva le quattro e cinquanta del pomeriggio. Coppiette innamorate, mano nella mano o con passeggini, ragazzi e ragazze in bicicletta, artisti di ogni fattura che imitavano personaggi della letteratura intorno agli angoli della strada. Persino loro, non così ricchi e non meno privi di comfort, sembravano più felici e ottimisti di lui. Le statue di Marzocco e di Giuditta e Oloferne di Donatello, assieme a molte altre, contribuivano a rendere la piazza ancora più affascinante e caratteristica. Il Marzocco, nello specifico, aveva sempre suscitato una certa solennità in Alex. Vedere quel leone araldico che con una zampa mostrava fieramente lo scudo con impresso il simbolo del giglio fiorentino lo faceva pensare spesso a quanto fosse fortunato a vivere in una città così piena di artisticità.
L'orologio batté le cinque. Dopo circa due minuti, una sagoma ben distinta comparve tra la folla e Alex la vide non appena superò la calca e gli fece cenno con la mano. L'altro rispose al saluto e sfoggiò un sorriso. Il senso di colpa non accennava a diminuire, ma doveva calmarsi o Gilberto si sarebbe preoccupato più del dovuto. Si abbracciarono per un momento e poi si recarono nel bar più vicino, camminando per un breve tratto lungo la piazza. Ordinarono un paio di birre e si sedettero a un tavolo libero. 

«Non mi hai ancora fatto leggere il tuo articolo», esordì Gilberto, curioso come al solito. Andava pazzo per la scrittura di Alex e non ne aveva mai fatto mistero.

L'altro scrollò le spalle e sorseggiò un po' di birra. «Credo che stavolta non sia nulla di che, ma attenderò la valutazione del supervisore, come al solito.»

«Come mai questo pessimismo?» domandò l'amico, seguendolo a ruota. «Guarda che io devo leggerlo!»

Alex sorrise. «Ti manderò il file pdf stasera stessa, contento?»

«Ottimo. Quanto al resto... sai, credevo che ieri pomeriggio avresti rifiutato questo appuntamento tra amici.»

L'amico aggrottò la fronte. «Come mai?»

«Be', di solito il weekend tu e Marta ve la spassate sempre da qualche parte. Dov'è che siete stati l'ultima volta? A Cortina?»

Alex ricordava molto bene quella breve vacanza in quel di Cortina. Malgrado quella fosse la meta invernale preferita dalla maggioranza degli italiani, loro avevano preferito affittare una casetta in montagna per l'estate e alla fine si erano fermati lì per un'intera settimana. Una settimana piena d'amore, sesso selvaggio e altrettante avventure. Peccato che da allora fossero trascorsi diversi mesi e che quella felicità di cui avevano entrambi goduto non gli appartenesse più. In quel periodo, poco dopo il loro decimo anniversario, Marta aveva finalmente ottenuto il posto fisso, così Alex le aveva proposto di festeggiare con un bel viaggio. Anche in quell'occasione, tra l'altro, avevano provato ad allargare la famiglia.

«Ehi, Alex? Ti sei incantato?»

L'altro tornò in sé. «Scusami tanto, ero sovrappensiero. Comunque sì, siamo stati a Cortina. Stavolta non ci siamo organizzati e siamo rimasti a casa, tutto qui.» Il senso di colpa aumentò a dismisura. Era da mesi che lui e Marta non partivano per chissà dove. E lui aveva mentito a Gilberto ancora una volta. «Senti, io ti devo dire una cosa...» mormorò, stringendo con forza il boccale di birra. Era tremendamente nervoso.

«Dimmi tutto, lo sai che puoi confidarti», rispose Gilberto, mostrando un sorriso.

«Ecco, be'... non è sicuro che io e Marta potremmo avere un figlio.» Si morse la lingua. Non era quello che avrebbe dovuto dire.

«Perché, ci sono dei problemi?»

Avanti, diglielo. Sii sincero. Liberati di questo fardello che ti opprime. «No, però... faremo presto degli accertamenti in merito.» Si scolò la birra d'un fiato. Codardo, si disse.

«Non affidarti a delle semplici sensazioni, Alex. Anche se devo dirti la verità, io sono convintissimo che avrete presto un bambino. Un bel maschietto, per essere precisi.»

Alex si sentì morire. «E perché ne saresti così convinto?»

Gilberto alzò le spalle. «Sensazioni, tutto qui.»

«Me se hai appena detto—»

«Lo so. Ma io non sbaglio mai su certe cose. Su me stesso faccio spesso errori madornali, ma su altri ci ho preso spesso. Vedrai.» Fece l'occhiolino ad Alex e tornò alla sua birra. «Al di là di tutto», riprese, «gli accertamenti sono routine. Non preoccuparti, vedrai che non è niente.»

Alex sospirò. «Senti, Gilberto, io—»

«E non voglio altro pessimismo, okay? L'atteggiamento è molto importante. Datti da fare, e vedrai che Marta ti darà presto la buona notizia.»
Sorrise malizioso e Alex ricambiò a malapena quel sorriso. Se soltanto avesse saputo che da un mese abbondante non sfiorava intimamente la moglie!

Altro che darsi da fare, si disse Alex. Qui stiamo andando alla deriva.

«Ma tu, piuttosto... non ti senti rinvigorito, adesso che sei di nuovo sulla piazza?» domandò a Gilberto, stanco di pensare alla sua condizione.

«Forse tra qualche tempo, chi può dirlo. Al momento mi sento solo come un cane.»

«Ti capisco, ma cerca di guardare il lato positivo. Sei un bell'uomo. E se continui a conciarti così, tra poco le donne faranno la fila per te.»

Gilberto scoppiò a ridere. «Ma conciato come?! A differenza tua, addosso ho una semplice polo blu e un paio di pantaloni color beige.»

«Appunto. Ricorda che alle donne piace la semplicità.»

«Magari fosse così! Amano la semplicità, ma poi la fanno più complicata di quanto non sia!»

«Su questo hai ragione», concordò Alex, tornando a sorridere. «Ma illudiamoci pure di essere complicati tanto quanto loro.»

«Che facciamo, ordiniamo un'altra birra?»

«Andata», rispose Alex. «A ogni modo, ancora non riesco ancora a spiegarmi come Megan possa essere partita per Vancouver. Certo che ne ha smosse di acque, prima di andarsene!»

Gilberto scosse il capo. «Questo succede quando non si è sinceri con se stessi. Anche io mi ostinavo a mantenere in piedi il mio rapporto con lei, malgrado l'intimità e tanti altri aspetti lasciassero profondamente a desiderare.»

«Io al tuo posto non avrei resistito nemmeno per un mese. Avere sotto agli occhi una bella donna, che per giunta è diventata tua moglie da poco... cavoli, fare l'amore dovrebbe essere naturale, se non all'ordine del giorno!»

«Concordo.» Gilberto ingurgitò un altro sorso di birra non appena il cameriere la servì a entrambi. «Eppure, il solo pensiero di lasciarla andare mi faceva più male della sua perenne freddezza. Ma sotto sotto sapevo che sarebbe finita comunque. Dovevo soltanto accettarlo. L'accettazione segue sempre il rifiuto. E io mi rifiutavo categoricamente di pensare che sposare Megan fosse stato un errore.»

Alex rifletté non poco sull'asserzione di Gilberto. Se lui non fosse riuscito ad accettare la sua sterilità, avrebbe finito per rendere infelice non solo Marta, ma anche tutte le persone che gli ruotavano attorno. Sua moglie aveva ancora una famiglia, dei genitori che di tanto in tanto andavano a trovarli. E nelle ultime settimane, Marta aveva sempre sventato le loro visite soltanto per lui, che non si sentiva ancora pronto per affrontare l'ennesima domanda scomoda della suocera, da sempre desiderosa di diventare nonna. Marta, tra l'altro, era figlia unica, e questo non facilitava affatto le cose. «Affrontare i tuoi in questo momento, non so... non credo di potercela fare», aveva detto alla consorte qualche giorno prima.

«Potrei sempre dirglielo io. In fin dei conti, non è colpa di nessuno se non possiamo avere bambini.»

Quando aveva pronunciato quelle parole, Alex aveva provato un dolore infinito. Lei per prima, aveva avuto il coraggio di parlare in modo chiaro e senza panegirici.

«Dovremmo dirglielo insieme. Credo sarebbe più giusto, però... davvero, non so se posso farcela. Non mi fraintendere, i tuoi sono fantastici. Mi hanno sempre trattato come un figlio e io gli voglio bene. Forse è proprio per questo che ho paura. Spegnere le loro speranze potrebbe farmi ancora più male.»

«Anch'io la penso così. Ma non possiamo nemmeno fingere che tutto sia normale. Qualche mese prima che facessimo i controlli ho avuto un ritardo e, colta dall'entusiasmo, ne ho subito parlato con mia madre. Peccato che poi non fossi incinta. Ci è rimasta malissimo e non oso pensare adesso... però non credo nemmeno che sia giusto aspettare ancora.»

«Soltanto qualche altra settimana», l'aveva pregata Alex. «Niente di più.»

«Tra un paio di settimane è il tuo compleanno, tesoro. E io voglio che sia speciale. Quindi d'accordo, per il momento non gli diremo niente.»

Alex, a fronte di quella rassicurazione, si era buttato tra le braccia della moglie e l'aveva ringraziata a suon di abbracci.

«Hai ragione, Gilberto. Prima si impara ad accettare un qualcosa, qualsiasi cosa, e prima si imparerà a conviverci», riprese dopo un po', lo sguardo fisso sul bicchiere trasparente.

«Puoi ben dirlo.»

L'amico sorseggiò la birra con avidità, e Alex fece lo stesso. Per il momento, quella fase di accettazione gli sembrava davvero lontana.

   
 
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