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Autore: My Pride    28/10/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Birds (K)nights Titolo: Birds (K)nights
Autore: My Pride
Fandom:
Batman
Tipologia:
One-shot [ 2460 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Wayne, Tim Drake
Rating: Giallo
Genere: Generale, Malinconico
Avvertimenti:
What if?, Hurt/Comfort
Writeptember: 1. X fatica a farsi fare una determinata cosa da Y || 2. Fiori
 
 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Non era certo di che ore fossero quando era tornato alla batcaverna in sella alla sua moto, con la manica destra del costume completamente strappata e il sangue che colava da profondi tagli da artiglio che gli erano stati inferti, ma per Damian era stato già un miracolo essere riuscito a tornare vivo.

    La serata non si era svolta esattamente come ne migliore dei suoi piani. Non era uscito per andare di pattuglia, era sincero; si era visto con Colin per passare un po' di tempo insieme e Jon avrebbe dovuto raggiungerli, ma era stato incastrato in una serata alla fattoria e non era riuscito a disdire, poiché i suoi genitori avevano fatto leva sul senso di colpa riguardante il poco tempo che ultimamente passavano con i nonni, e Jon, che aveva già disdetto tre volte, non se l'era sentita di farlo ancora; lui e Colin gli avevano assicurato che capivano e accennato che si sarebbero visti un'altra volta e, dopo qualche sbaciucchiamento via messaggio - Colin aveva punzecchiato Damian su quanto fossero carucci, usando proprio quella fastidiosa parola -, Jon aveva accennato che si sarebbe fatto perdonare e avevano sentito il boom sonico passare sopra Gotham una trentina di secondi dopo.

    Gettandosi una rapida occhiata, avevano accennato un sorrisetto e avevano vagato fra le strade di Gotham senza una vera e propria meta, salvo poi ritrovarsi a rispondere ad una richiesta di aiuto proveniente da un negozio all'angolo dal quale avevano visto scappare un paio di rapinatori; senza pensarci due volte, Wilkes si era trasformato e aveva rincorso quei due con la sua enorme stazza, acciuffandoli per far sì che Damian li legasse prima di lasciarli appesi ad un lampione e riprendere la loro pattuglia una volta recuperato il mal tolto; avevano continuato ad occuparsi dei crimini quasi per tutta la notte, salvo poi ritrovarsi separati quando Colin era stato costretto a rientrare e Damian, accennandogli che avrebbe fatto un ultimo giro prima di rientrare a sua volta, aveva continuato da solo.

    Era stato a quel punto che era incappato in un nido. Un residuo della vecchia Gotham, stanze polverose che erano appartenute alla temuta Corte dei Gufi che Damian aveva affrontato in passato insieme alla sua famiglia edi cui non se n'era più trovata traccia per anni e anni... almeno fino a quel momento. L'aveva trovato per caso, cadendo letteralmente dal tetto marcio di quella casa tra calcinacci e assi di legno, tossendo e sputacchiando mentre lo guardo correva veloce fra tutte le cianfrusaglie presenti, finché qualcuno non aveva aperto la porta e lo aveva scoperto. Così, semplicemente per errore, qualcosa che non si era andato a cercare e che o aveva costretto a combattere, ed era stato fin troppo facile atterrare quei criminali senza far cadere emmeno una goccia di sudore; pronto a raccattare ogni cosa e a chiamare Grayson per far sì che se ne occupassero, era stato però colpito alla testa e, scombussolato, ci aveva messo un secondo di troppo a capire che quello che lo aveva sovrastato era un Artiglio e che un altro aveva sfoderato i coltelli per lanciarglieli contro.
   
    La lotta che era susseguita era stata... estenuante. Damian aveva cercato di parare i loro colpi il più possibile, aveva contrattaccato ed era rimasto ferito, ma alla fine era riuscito ad atterrarne uno e ad uscire da quella trappola che era poi esplosa in aria, venendo però inseguito dall'altro Artiglio che non lo aveva mollato nemmeno per un attimo. Tagliargli la testa era stata solo una conseguenza di come quel fottuto zombie avesse continuato a perseguitarlo. Ma, nonostante la sua vittoria e il suo rientro alla base, Damian aveva dei lividi sul viso e zoppicava, si sentiva fiacco e si reggeva in piedi a stento, ma nonostante tutto reggeva nella mano sinistra la maschera spaccata di un gufo, con un pugnale conficcato nelle lenti e completamente sporca di sangue.
Con la vista annebbiata, si strappò quel che restava della manica con un'imprecazione e si tolse il casco, lanciandolo violentemente a terra per zoppicare verso l'infermeria e occuparsi da solo delle proprie ferite, almeno per quanto concessogli. Era certo che se lo avesse medicato Alfred in meno di mezz'ora lo avrebbe saputo il padre nonostante si trovasse oltre continente, e proprio non voleva che pensasse che si era comportato come uno sprovveduto quando invece stava solo--

    «Che diavolo hai fatto?»

    Damian quasi sussultò alla voce, probabilmente per i riflessi un po' dimezzati non si era minimamente accorto di un'ulteriore presenza, e volse lo sguardo in direzione di quella voce nel tentativo di focalizzare al di sotto della maschera a chi appartenesse, imprecando a denti stretti quando la figura di Drake prese forma davanti al suo sguardo oscurato. Tra tutti i fratelli che potevano capitargli a tiro... proprio Red Robin? «Il mio lavoro», affermò nell'abbandonare anche il suo piccolo trofeo sul tavolino per togliersi anche la maschera, passando al resto del costume sotto lo sguardo stralunato di Tim.

    «Il tuo lavoro? Guarda come ti sei ridotto, piccolo idiota. Dick ti aveva detto di non uscire da solo e--» si interruppe, sgranando gli occhi alla vista di quella testa bellamente esposta prima di indicarla. «--e che diavolo è quello?!» esclamò sconcertato, ma Damian non gli diede minimante peso.

    «Non mi risulta che sia tu a dare ordini», affermò nell'ignorare palesemente la domanda e, quando Tim gli poggiò una mano su una spalla per costringerlo a voltarsi, Damian gliela allontanò con un gesto stizzito. «Non toccarmi».

    «Hai ricominciato ad uccidere?»

    Quella domanda fatta così a bruciapelo fece male come un paletto conficcato nel cuore. «No», rispose schietto, levatosi la parte superiore del costume per prendersi un attimo di respiro. «Anzi, sono offeso dal fatto che tu me lo abbia chiesto, Drake».

    «Ti presenti qui con una testa umana, come pretendi che--»

    Damian non gli fece nemmeno terminare la frase, afferrò quella testa per lanciargliela letteralmente contro e, mentre Tim la afferrava al volo ad occhi sgranati, esordì con «È la testa di un Artiglio», lasciando il fratello ancora più perplesso e ad osservarlo come se avesse appena parlato in una lingua sconosciuta.

    «Ce ne sono ancora?»

    «Ora non più», affermò nel prendere almeno del disinfettante con la mano del braccio che funzionava meglio, comprendendo lo stupore di quella domanda. Erano anni che a Gotham non si avevano notizie della Corte dei Gufi, per quanto qualche piccolo gruppo che si fingeva loro affiliato spuntasse fuori di tanto in tanto. Fino a quel momento, però, nessuno di loro aveva avuto libero accesso ad uno degli Artigli ed era stata una fortuna nella sfortuna che fosse capitato in quella base proprio quella notte.

    Tim ridusse le labbra in una linea sottile e cercò di mantenere la calma. «Non hai proprio intenzione di spiegarmi che cosa è successo, vero?» chiese e, vedendo Damian guardare altrove e tacere, roteò gli occhi. «Ora sdraiati e sta' fermo se non vuoi che chiami Alfred», gli disse di rimando, ricevendo un'occhiataccia da parte di Damian.

    «Non azzardarti a chiamare Pennyworth, Drake. È solo qualche graffio», asserì nel voler tenere il punto, per quanto la ferita al braccio e quella al polpaccio sembrassero tutt'altro che graffietti

    «Qualche graffio?! Sembri un pezzo di sashimi, Damian!» sbraitò stralunato. «Anche se non levi i pantaloni, vedo benissimo come sgorga il sangue e i tagli che hai sul braccio non passano di certo inosservati». Tim si massaggiò le tempie, scuotendo la testa prima di allungare una mano per afferrare le forbici. «Avresti dovuto chiamare rinforzi, farci sapere che eri nei guai... farlo non significa essere deboli, ma essere certi di sopravvivere. O ti fa così schifo arrivare a compiere diciassette anni?»

    «Ero un po' troppo impegnato per chiamare alcun chi», rimbeccò Damian con un grugnito nel massaggiarsi dolorosamente il collo prima di provare a sollevare la gamba del pantalone, rinunciandoci. «Ma non facciamola tanto lunga. Sono solo un po' ammaccato, no? Il mio amichetto non è stato così fortunato», disse nel tirar fuori dalla lente della maschera quel coltello per puntarlo verso l'altro prima di posarlo accanto al volto dell'artiglio prima di sdraiarsi con un gemito doloroso. «La prossima volta ci penseranno due volte ad attaccarmi».

    «Graffio un accidenti», si risentì Tim nell'alzargli lui stesso la gamba con attenzione per tagliare i pantaloni, ignorando le rimostranze di Damian a riguardo; aveva solo sibilato un po' , ma aveva stretto i denti e tenuto duro per limitarsi a ricambiare il suo sguardo. «Persino Dick te ne dirà quattro quando ti vedrà ridotto in questo stato. Sei più intelligente di così, Damian».

    «Mi stai facendo un complimento, Drake? Forse allora sono moribondo davvero», disse un scettico nel reclinare il capo e coprirsi il viso con entrambe le mani, cominciando a sentire la testa pesante per il sangue perso. «Ma non avevo programmato di... non era... non dovevo».

    Tim sospirò pesantemente, afferrando del disinfettante per cominciare a pulire la ferita con quana delicatezza possibile, dato com'era ridotto. «Sta' zitto, okay? Posso ricucirti e trattare i graffi e i tagli che hai sul braccio, ma la ferita alla gamba è troppo grossa per essere trattata in modo superficiale. Alfred dovrebbe--».

    «No», lo interruppe immediatamente. «Se ci pensasse Pennyworth, verrebbe a saperlo anche mio padre. Ci stai pensando tu a curarmi e va più che bene».

    «Non essere stupido, Bruce verrà a saperlo in ogni caso e non la prenderebbe bene se venisse a sapere che ti sei imbattutto in Artigli superstiti». Tim posò il disinfettante e afferrò ago e filo, guardandolo seriamente. «Devi farti dare una controllata e fare qualche lastra, bisogna accertarsi che non sia rotta».

    «Ho guidato la moto fin qui e sulla gamba ci ho camminato sopra. Fa fottutamente male, ma credo che non sia rotta... non proprio», sussurrò nel far scivolare le mani lungo il viso, anche se non si riusciva bene a capire se stesse straparlando oppure no, data la perdita di sangue. «Sono stanco, Drake... stanco di dover far capire che valgo qualcosa e che non sono solo un'inutile zavorra, stanco di sentirmi dare ordini, di essere sballottato sulla linea del giusto e sbagliato e di avere versioni contrastanti sul fare o non fare. Mio padre non deve... non deve saperlo», insistette con quanta lucidità possibile, e Tim, dopo averlo ascoltato con estrema attenzione, sospirò.Damian aveva avuto i propri trascorsi ed era stato una vittima della Corte, aveva pensato di sacrificarsi per un bene più grande e si era unito a loro nella speranza di porre fine alla guerra dei Robin... poteva quindi capire la sua ritrosia nel far sapere a Bruce ciò che era successo.

    «Se sei stanco di queste cose, allora dimostra di saper usare il cervello e porta pazienza».

    «Non... non volevo combatterli. Ero in compagnia di Wilkes, stavo tornando, sono... li ho trovati per caso», cominciò, abbassando un po' le palpebre come se stesse per perdere i sensi, e Tim si affrettò a dargli uno schiaffetto sul volto per tenerlo sveglio.

    «Resta sveglio e parlami, Damian, dimmi che è successo», lo spronò mentre gli ricuciva quelle ferite, vedendo Damian faticare non poco a tenere gli occhi aperti.

    «Avevo... avevo finito la ronda, stavo rientrando a casa». Damian si umettò le labbra, deglutendo rumorosamente più e più volte con la testa sempre più leggera, senza quasi accorgersi dei tocchi di Drake. «Sono atterrato su un vecchio edificio... il tetto è crollato... sono caduto per un paio di metri nel sottoscala, c'erano... cianfrusaglie ovunque, oggetti pieni di polvere e vecchie maschere di porcellana. Poi... poi li ho visti. Un paio di tizi con le maschere da gufo. Li ho attrrati, pensavo fosse finita... ma sono arrivati loro». Si strofinò un occhio, tossendo pesantemente prima di indicare la testa dell'Artiglio che si era portato con sé. «Ho provato a scappare, uno l'ho disattivato... l'altro... l'altro mi ha inseguito, non si fermava, ho dovuto--»

    «Ricordi come sei tornato qui?»

    La domanda suonò strana, ma Damian si sforzò di rispondere mentre boccheggiava, reclinando un po' il capo all'indietro. «La moto... no? Te l'ho detto... io... mi sono iniettato un po' di adrenalina per riuscire a tornare e... adesso sta finendo».

    «Noto che anche tu hai sgraffinato l'adrenalina di Bruce, mhn». Tim scosse la testa, ercando di fasciargli la ferita prima di occuparsi anche del braccio. «Fai sparire quella testa, è già grottesco che tu l'abbia portata fin qui; e, che tu lo voglia o no, Bruce saprà cos'è successo non appena ti vedrà, sarà difficile nascondergli le tue condizioni». Nel guardare gli occhi di Damian, annebbiati dal dolore e dalla perdita di sangue, Tim sospirò per l'ennesima volta in quella serata. «Ma... cercheremo di non essere noi a dirgli qualcosa», soggiunse, notando il breve sorriso che parve dipingersi sulle labbra del fratello minore prima che svenisse.

    Quando riprese i sensi parecchio tempo dopo, Damian non si stupì di trovarsi in camera sua né di avere la gamba ingessata, arricciando le labbra nel rendersi conto che alla fine quell'uccellaccio di Drake aveva cantato ed era andato a chiamare Pennyworth per quella maledetta lastra. Forse avrebbe dovuto dirgliene quattro, aveva ben messo in chiaro che non avrebbe dovuto parlargliene e che avrebbe fatto fatica a farsi curare da lui per timore che venisse a saperlo suo padre ma, a quanto sembrava, Drake aveva trovato molto più saggio pensare alla sua gamba per il suo stesso bene.

    Damian provò a raddrizzarsi sul materasso con un grugnito, ma sbatté le papebre nel rendersi conto di un peso e, scostando un po' le coperte dal naso, si accigliò nel notare che il suo letto era stato preso d'assalto non solo da Tito, ma anche da Jon e Drake che, forse aspettando che si svegliasse, si erano bellamente addormentati con le braccia incrociate sul letto; Jon aveva persino un piccolo filo di bava ad un angolo della bocca e mugugnava tra sé e sé, mentre Tim aveva affondato il viso nel piumone e spalancato le braccia. Da quanto erano lì quei due? Non aveva idea di quanto tempo fosse passato ma, a giudicare dalla brocca di caffé mezza vuota sul comodino dal lato di Drake, doveva essere un bel po' di tempo.

    Fu proprio nel voltarsi, però, che Damian si accigliò e poi sorrise. Sul comodino alla sua destra, in un vaso dal vetro colorato che creava fantastici giochi di luce grazie al timido raggio di sole che filtrava attraverso le tende, c'era il mazzo di fiori più bello che Damian avesse mai visto, con un biglietto scritto nella grafia ordinata di Jason e le firme di tutti i suoi fratelli, incluse le zampe di gallina di Jon e Colin.

    “Rimettiti in fretta, piccoletto”. 






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per il ventiseiesimo giorno del #writeptember sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Sono risorta dalle mie ceneri dopo essere stata male (no, davvero, qua mi sa che a botta di scrivere di gente che si ferisce, sta male e si becca polmoniti, ci finisco pure io su un letto di ospedale in una delle mie stesse storie) e torno ad infestare questi lidi con la stessa frequenza di un fantasma ad Halloween. Siamo pure quasi in tema quindi, ehi, andiamo per gradi
Qui viene presentata una fazione (chiamiamola così) che non ho quasi mai nominato nel resto delle storie, poiché appartiene ad una run che prendo poco in considerazione. Comunque. Chi ha visto la serie tv Gotham sa di che cosa sto parlando, è una società segreta che governa nelle viscere di Gotham da secoli. Ecco
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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