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Autore: Asia Dreamcatcher    05/11/2022    3 recensioni
[dal primo capitolo]
"«È strano» esordisce Harry mentre cerca stoicamente di tenere a bada il dolore.
«Mh?»
«Tu. - le parole gli escono senza che abbia il tempo di rifletterci – voglio dire, non avrei mai pensato di vederti in questa veste, ecco» Harry strizza gli occhi in difficoltà, ha il terribile presentimento che le parole gli siano uscite tutte storte [...]
Pansy si lascia sfuggire un sospiro [...] «Il tempo cambia le cose»"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson, Vari personaggi | Coppie: Harry/Pansy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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03

Capitolo tre

Amici miei

§


Pansy si massaggia svogliatamente il volto pallido e irrigidito dalla fatica. Allunga poi le braccia, stiracchiandosi verso l'alto e i muscoli si distendono grati. Getta uno sguardo al grande orologio del St. Mungo e sospira sollevata: l'ora di pranzo incalza, il suo turno di dodici ore sta finalmente volgendo al termine. Con rinnovato entusiasmo si dirige verso la Caffetteria dell'ospedale – uno dei posti preferiti dalla maggior parte dei medimaghi in quanto le ampie vetrate oltre a inondare il luogo di una luce confortante, anche nelle giornate di pioggia, danno sull'ampio parco verdeggiante e curatissimo –, una volta arrivata non riesce a trattenere un urletto stridulo alla vista di una delle persone più care che ha.
Millicent Bulstrode con gli occhioni grigio-azzurri sempre espressivi e le labbra a bocciolo tinte di rosso l'attende con le braccia aperte e l'immancabile sorriso impertinente da bimba. Pansy non sa quantificare il bene che le vuole, negli anni di Hogwarts, durante la guerra, Millicent è stata per lei un rifugio sicuro e accettazione incondizionata.
«Mills!» la voce della mora è lievemente commossa, non si vedono da un mese abbondante, fatto inusuale per loro, ma dopo la promozione dell'amica Pansy si è dovuta abituare a malincuore.
«Salazar! - inizia Millicent con il suo inconfondibile tono alto e sicuro – non ne potevo più dei francesi. Se osano dire che noi inglesi abbiamo la puzza sotto il naso, li affatturo e li spedisco dritti a Parigi».
«Mills noi abbiamo la puzza sotto il naso!» la contraddice Pansy ridendo, mentre entrambe si siedono una di fronte all'altra con una calda tazza di té fumante, come non capitava da molto tempo.
Millicent scuote la chioma bruna e agita teatralmente la mano «Lasciamo perdere, l'importante è che tu non mi parli di Quidditch o Passaporte o del delicato equilibrio tra peso e lunghezza di un manico di scopa! Ci abbiamo perso una settimana, giuro! Tutta colpa della delegazione statunitense! Quelli dell'ufficio Sport magici stavano per mangiarsi i guanti dalla disperazione—» Pansy continua a ridere, non ha realizzato che la parlantina di Millicent potesse mancarle così tanto.
«Insomma noto con piacere che la tua nuova posizione all'Ufficio per la Cooperazione internazionale ti sta piacendo» conclude melliflua l'aspirante medimaga.
«Io amo questo lavoro!» è la replica entusiasta dell'altra. «Piuttosto Pan tu come stai, che mi racconti? Come stanno quel mantenuto di Theo e quell'adorabile becchino di Draco?». Pansy scuote la testa divertita, parla così ma vuole sinceramente bene a quei due casi umani dei loro migliori amici; gli unici che sono rimasti malgrado tutto.
«Fai la brava, Theo non è un mantenuto – ghigna –, non li vedo entrambi da un po'! Sono stata così impegnata con gli studi e il tirocinio che ho saltato le ultime cene a Montacute House. Ma sono certa che Theo è sempre felice con la sua instancabile mogliettina mentre ne approfitta per studiare con tutta calma le guerre dei goblin. E Draco beh, credo che passi il tempo lì a lamentarsi con Theo o sepolto in formule alchemiche e ingredienti di dubbia provenienza al lavoro».
«Mpf, niente di nuovo all'orizzonte insomma», Pansy sa che la routine l'annoia «E tu, mon amie?».
«Bene» dice in fretta e subito si pente. Troppo in fretta. E difatti... «Sputa il rospo! Cosa mi sono persa?».

«Mi stai davvero dicendo che la Parkinson lavora al St. Mungo!?», Ron ormai è al limite dell'ilarità e affonda in naso nel bicchiere di Burrobirra, incapace di trattenersi.
«E ti fa da infermiera. - il tono di Tracey Davis è incredulo, forse addirittura scioccato – La Parkinson. Pansy Parkinson. La secca snob della mia casa», no non riesce a crederci.
«Non mi fa da infermiera Cy. Sta studiando per diventare Medimaga, è la specializzanda della Fawley, che se non erro mi hai consigliato tu, Stein!» replica pazientemente Harry, mentre Ron batte più volte la mano sul ginocchio, ormai rosso anche in volto.
Anthony Goldenstein distoglie lo sguardo blu dalla rivista “Trasfigurazione Oggi” per degnare d'attenzione il suo capitano.
«Esatto. - conferma svagato – è la migliore nel suo campo, oltre ad essere capo reparto! Mia madre la tiene molto in considerazione», si stringe nelle spalle «O ha perso colpi o probabilmente la Parkinson è brava», conclude certo del suo ferreo ragionamento.
«Ma se non era in grado di prendersi cura manco di un gufo quella!» sbotta Tracey lasciandosi cadere pesantemente sul divano, dove Harry se ne sta semi disteso, in preda ai pruriti procuratigli dalla ferita; «Ha mollato Cura delle creature magiche alla prima occasione utile».
«Cy, mia cara, ti faccio notare che Harry è un essere umano non un animale», replica Anthony e Ron ha un nuovo scoppio di risa, Tracey ghigna malevola e mentre lo fa, le sue labbra scure si stendono pronte a prendere parola.
«Dì qualcosa e te la faccio pagare» mugugna Harry alla sua vice. La ragazza alza un sopracciglio «Sto già compilando tutti i verbali, come altro pensi di potermela far pagare?» dice sorridendo angelica.
«Magari chiedo alla Parkinson» freccia imbronciato.
Ron si asciuga gli occhi luccicanti dal troppo ridere, poi stringe con affetto fraterno la spalla al suo migliore amico.
«Io controllerei che ti stia davvero curando, amico. Scherzi a parte, chiamami se hai bisogno, davvero». Harry sorride e annuisce grato, «Tranquillo penso che me la caverò, ma se volessi passare, dopo quella cosa...»; il suo sorriso si fa ancora più largo nel vedere gli occhi di colui che considera alla stregua di un fratello illuminarsi, ma non per il divertimento stavolta.
«Contaci. Ora gente io vi saluto, stasera esco a cena con Demi» e così dicendo Ron si smaterializza con un sonoro crac.
«Stasera chiederà a Demelza di sposarlo» butta lì come nulla fosse, guardando il soffitto travato.
La faccia di Tracey è decisamente scioccata e persino Anthony appare spiazzato per qualche istante, ma il suo cervello comincia a ingranare e annuisce come illuminato.
«Ora si spiegano un po' di cose. Harry, Hermione lo sa?» domanda pensieroso. Il moro ridacchia nervosamente.
«Oh merda» dice Tracey.
«Non credo possa essere un problema per lei. Insomma ormai sono anni che non stanno più insieme, anche se, non lo so», sospira e si massaggia la radice del naso per lasciar andare un po' di tensione.
«Glielo dirò, dovrei andare a cena con lei a casa di Morag MacDougal tra un paio di giorni».
«A proposito, mi sono chiesta come tu faccia a sopportare il resto della compagnia verde-argento!» sogghigna divertita Tracey, ma Harry stende le labbra in un sorriso obliquo.
«E perdermi lo spettacolo di Hermione che da del filo da torcere al furetto? E poi faccio pratica con te—» non fa in tempo a terminare la frase che un cuscino gli finisce dritto in faccia, tramortendolo.
«Oh perdonami, ti ho fatto male? Bene!».
Anthony sorride e si alza.
«Dai Nott non è poi così male! Magari alla prossima vengo anch'io è da un po' che non vedo Morag, ci saranno anche Terry e Lisa?», Tracey da un buffetto sul capo del proprio capitano e poi si affianca all'ex Ravenclaw.
«Probabile! Te li saluterò in caso. – sbadiglia esausto – Grazie ragazzi per essere passati».

«Non posso credere che tu stia ancora male per quella storia», il tono di Millicent è esasperato e incredulo. Pansy stringe i denti e si passa nervosamente le dita nella frangetta inchiostro; «Non ci posso fare niente»; «Secondo me neanche se lo ricorda» replica la bruna cercando di sdrammatizzare, Pansy lo sa, non fa bene nemmeno a lei ricordare quel periodo.
Sbuffa, ce l'ha con se stessa, con tutti e nessuno. Vorrebbe che Potter non fosse diventato un suo paziente. Non è per lui, quanto per quello che ha fatto lei... Forse può chiedere ad Eliza. No. È fuori discussione, la prenderebbe per una ragazzina viziata che in quegli anni non ha imparato nulla. Forse è così.
Millicent ferma il flusso caotico dei suoi pensieri – che lei nemmeno si era accorta di starvi annaspando dentro – afferrandole le mani. Le sue mani sono sempre calde e morbide, le proprie restano sempre fredde, a volte sono tiepide, come in quel momento.
«Pan guardami. Dai va tutto bene. - mentre lo dice ci crede davvero e questo rincuora un po' la mora – Sì forse un po' rotte dentro ma non siamo cattive persone».

Non siamo cattive persone”.
Pansy solleva gli occhi di giada e incontra quelli vivaci e smeraldini di Potter, che l'accoglie sull'uscio di Grimmauld Place.
Mentre fa accomodare la ragazza, Harry nota i capelli un po' scarmigliati e la faccia non è chiara e fresca come la mattina precedente; le piccole efelidi scure che decorano il suo naso spiccano sulla sua pelle pallida e tirata. È stanca.
«Hey. Tutto bene?».
Pansy si ridesta improvvisamente – sembra uno zombie che deambula – e scuote il capo per centrarsi. «Sì, scusa è che ho finito un turno da dodici ore».
Harry fischia impressionato, «Non sei riuscita ad andare a casa a riposarti?». La mora gli lancia un'occhiata in tralice.
«No. Devo consegnare una relazione di quaranta centimetri minimo e visto che ora sono qui, l'unico momento per farla era oggi pomeriggio. Quindi, no, addio riposino». Il tono è irritato, con una leggera ironia di sottofondo e Harry si gratta la testa colpevole. Ma Pansy inspira e si scusa.
«Sei un paziente, fa parte del gioco». Senza perdere tempo il ragazzo si spoglia e lascia che Pansy si prenda cura di lui.
«Come ti senti?»
«Fiacco. Mi stanco subito», Pansy annuisce «È positivo, sembra strano ma lo è, vuol dire che le tue energie magiche sono impegnate nella guarigione».
«Se lo dici tu, mi fido»
«Fidati»;
«Lo faccio» risponde Harry con un sorriso sincero; Pansy si mordicchia il labbro inferiore e abbassa lo sguardo, le gote lievemente arrossate e l'ombra di un sorriso accennato.
Entrambi hanno di nuovo quella sottile sensazione di essere dentro un'atmosfera sospesa, quieta e calda.
«Finito».
«Senti fatti almeno offrire una cioccolata calda, il cioccolato aiuta sempre. Per il disturbo di venire fin qui. Insisto»; la ragazza alla fine annuisce stravolta e lui sparisce in cucina.
Pansy si guarda attorno leggermente spaesata, si siede composta sul divano, che è soffice e comodo; davanti a lei, addossato alla parete c'è un grande rettangolo di vetro fino, non capisce cos'è. Tutti i colori sono tenui, è una stanza davvero accogliente, poggia con attenzione la schiena sullo schienale, in attesa.
«Eccomi. Scusa ma alla cioccolata non si può mettere fr—». Harry osserva Pansy Parkinson addormentata sul divano di casa sua. Per un attimo non sa che fare, il panico che sale, ma il respiro profondo e tranquillo di lei lo calma e si convince. Fa evanscere la tazza, afferra una coperta e gliela poggia delicatamente sopra.
Spegne la luce e se ne va al piano superiore, i conti li avrebbero fatti al mattino.

https://live.staticflickr.com/65535/52478187661_e97d5fca8c.jpg




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Buon sabato a tutti. Particolarmente ispirata questa volta ho pubblicato un po' prima di quanto mi aspettassi.
Qui cominciamo a conoscere le persone che costellano la vita dei due ragazzi, spero che vi piaccia.
Visto che mi piace molto comporre collage aesthetic, ne troverete uno ad ogni fine capitolo da qui in avanti.
A presto!
   
 
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