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Autore: Koa__    24/11/2022    4 recensioni
Harry e Draco sono alle prese con l’organizzazione del matrimonio e tutto sembra procedere per il meglio. Nonostante il lavoro assorba la maggior parte delle energie del suo futuro marito, con l’aiuto di sua madre Narcissa, Draco riesce a mettere in piedi una festa di fidanzamento di tutto rispetto ed è proprio allora che la storia ha inizio. All’imponente ed elegante party è presente tutto il mondo magico, ma tra professori di Hogwarts che si ubriacano ed ex Serpeverde che lo prendono bonariamente in giro, un piccolo incidente sembra voler minare la felicità dei promessi sposi. “Tutto sommato”, osserva Draco a festa conclusa, lui e Harry ne sono usciti indenni. O così credono. Ciò che non possono neanche lontanamente immaginare è che qualcuno trama nell’ombra.
Sequel di: “Un matrimonio da sogno (o quasi)” e “Say yes to the dress!”
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wedding Disaster'
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La principessa sul pisello



 

Draco non è sicuro di quando la palpebra dell’occhio sinistro abbia iniziato a muoversi da sola. Probabilmente è successo da qualche parte tra: “Scusate” ed “Era un regalo”, ma fatto sta che questa si muove di propria volontà, agitata dal nervosismo. Sa che vorrebbe gridare, eppure tace. Dovrebbe proprio usare tutta la forza magica che possiede per schiantare quell’idiota di un mezzo gigante che ha osato rovinare la sua festa di fidanzamento, ma non fa neppure questo. Forse a quello straccione di Potter non importerà, anzi a giudicare dalla sua espressione serena è piuttosto probabile che sia contento che tutto sia finito, perché a lui non piacciono le feste eleganti. Draco invece le adora. Ama dare sfoggio di sé, far vedere quant’è felice a ogni stronzo del mondo magico che negli ultimi anni gli ha augurato una morte lenta e dolorosa. E ce ne sono stati davvero molti, più o meno erano gli stessi che questa sera bevevano il suo Champagne e sorridevano, falsi come l’oro dei Leprecauni. È per questo, e anche per molto altro, che Draco è arrabbiato. Questo fidanzamento oltre a festeggiare un evento importante della sua vita privata, avrebbe dovuto essere l’inizio del suo personalissimo riscatto. Ed è andato tutto in fumo per colpa di Rubeus Hagrid e dei suoi dannatissimi bestioni. A trattenerlo dal lanciargli contro un incantesimo c’è la consapevolezza di non voler ferire l’uomo che ama. Harry vuol bene a quell’idiota fissato con strani animali, chissà poi per quale ragione. Draco se lo è chiesto spesso. Da quando ci sta insieme se lo domanda ogni volta che Potter lo va a trovare, Hagrid abita ancora nel “Capanno di caccia” (nome elegante per baracca puzzolente) a Hogwarts. Ogni volta torna a casa con gli occhi traboccanti di stupida felicità e gli racconta ogni novità, come se a lui importasse qualcosa delle beghe dei ragni giganti della Foresta Proibita. In effetti, Hagrid ha rivelato a Harry di essere un mago, aprendogli le porte a un mondo incredibile e portandolo via a una famiglia di zii che lo facevano dormire in un sottoscala pieno di ragnatele e lo trattavano peggio di un elfo domestico. Dev’essere per questo che gli vuole bene, si dice stringendo con ancora maggior forza la bacchetta, intanto che la palpebra prende a tremare. O magari non c’è una vera ragione, è così e basta. Lui ancora vuol bene a suo padre, in un certo modo. Quindi non strepita più del necessario, ma l’occhio sinistro inizia ad aprire a chiudersi, totalmente fuori controllo. Gli tremano anche le mani, ma per quelle basta stringere i pugni. Come al solito, Harry nota il suo nervosismo. Tenta anche di mediare: «Sono sicuro che Hagrid aveva…» dice, ma Draco lo zittisce con un’occhiataccia. Non vuole sentire scuse, non gliene frega niente. Non esiste spiegazione a una cosa del genere.
«Non aggiungere altro, Potter» sibila, furioso. Torna a guardare le due enormi bestie che seguitano a darsi battaglia oltre la barriera magica e si chiede come faranno a mandarle via. Stanno distruggendo la villa e non che questo gli interessi più di tanto. Che odia quella casa lo ha già detto?
«Ma Hagrid, come ti è venuto in mente di portarli qui?» domanda la Granger. Draco le è grato, ha la lucidità necessaria per fare quella domanda che a lui davvero non viene di porre. Sa che, se dovesse aprire la bocca, si metterebbe a gridare ed è meglio per il suo stesso matrimonio se non dice niente. Un po’ come le volte in cui Harry abbozza davanti al gelo di suo padre. Immagina che sia una sorta di tacito compromesso che hanno accettato quando hanno deciso di mettersi insieme. Potter sopporta i suoi genitori e Draco la quasi famiglia del suo fidanzato. Una grande famiglia, davvero numerosa. Sembra che tutti i suoi amici si siano elevati a mezzi fratelli e quasi genitori, come gli Weasley per esempio. Loro, per quanto in passato li abbia sinceramente detestati, sono innocui se paragonati a Rubeus Hagrid. Il massimo che può fare Molly Weasley è rimpinzarlo di torta di zucca fino a farlo scoppiare, ma non è davvero un dramma.
«Era un regalo» dice il mezzogigante con voce sottile e fare impacciato. Guarda a terra e sembra agitato, Draco pensa che faccia bene a essere nervoso. Sta giusto pensando alla miglior vendetta da mettere in atto quando lo sente parlare di nuovo: «Per Harry e per Malfoy. Non succede mica tutti i giorni che un uomo si sposa.» Oh, ma certo, pensa puntando tutto sul sarcasmo. È proprio vero quello che ha detto alla signora Figg, per lui è una sorta di reazione ai drammi della vita. In questo caso si morde le labbra a sangue pur di non sputare veleno. Un regalo, giusto. Beh, è normale no? Perché accidenti non ci ha pensato subito, d’altra parte chi non regalerebbe due Schiopodi Spara-qualcosa a due giovani fidanzati? Tutti i futuri mariti vorrebbero quegli Schiopodi Spara-qualcosa in casa. E lui che pensava di comprare un gatto… Che idiota!
«E dove diavolo pensi che li avremmo messi, eh?» sbotta Draco, furioso. Non ce la fa davvero più, deve almeno esprimere il proprio disappunto, questo o lo schianta per davvero. «Sul balcone?»
«Oh, ma Oreste e Filiberto sono due bravi Schiopodi. Stanno solo facendo i capricci, è un posto nuovo con tanta gente che non conoscono. Sono un po’ nervosetti.»

«Oreste e Filiberto?» ripete Ron, con tono interrogativo ed è chiaramente perplesso così come tutti loro. «Hagrid, hai chiamato quei cosi Oreste e Filiberto?» La palpebra dell’occhio sinistro di Draco inizia pericolosamente a vacillare e il suo corpo sussulta quando sente una mano di Harry posarsi sulla spalla. Gli viene quasi voglia di urlare e di dirgli di non toccarlo. Sono questi i momenti in cui la vita e le persone gli danno proprio fastidio. Ha la tentazione di dirgli che non ha nessuna intenzione di toccarlo almeno per un mese, quando inizia a ripetersi che tutto quello non può essere reale. Non è proprio possibile.
«Mi state facendo uno scherzo, vero?» domanda Draco a quel punto, inizia a guardarsi attorno come se si aspettasse di vedere Pansy sbucare dal nulla e gridare un: “Ci sei cascato!”
«Veramente…» si azzarda la Granger.
«Dai, Potter, ho capito» annuisce, quasi ridendo. C’è della malcelata disperazione nel suo divertimento forzato. «È la tua vendetta perché negli ultimi mesi sono stato intrattabile. Me la stai facendo pagare per questo, va bene. Ora mi faccio una bella risata, anzi ci facciamo tutti una bella risata e poi torniamo alla nostra festa.» E allora ride, in maniera sguaiata, quasi drammatica e di chi sa, in fondo, che non è affatto uno scherzo. C’è del tragicomico nel modo in cui implora il suo spettinato fidanzato di dirgli che si stanno prendendo gioco di lui. Naturalmente non lo fa.
«Malfoy»  tenta, ma Draco lo interrompe subito.
«Potter, sul serio, ora basta con questa buffonata.»
«Malfoy, questo non è uno scherzo» insiste Harry quasi funereo in volto. Riporta lo sguardo sulle due grandi bestie che ancora si danno battaglia nel salone d’ingresso. «Hagrid ha davvero portato due Schiopodi Sparacoda alla nostra festa.»

 


Draco vorrebbe saper svenire a comando. Sarebbe comodo in effetti. Sviene, dorme per un po’ e quando si risveglia è tutto finito. Ma il suo corpo lo tradisce e invece che cadere a terra rimane immobile. La palpebra ancora sfarfalla, le dita stringono con forza la bacchetta di Biancospino che un giorno di tanti anni prima ha comprato da Olivander. Davanti a sé percepisce ancora il grande potere della barriera magica che hanno innalzato, odora come di fiori, ma forse è la sua mente che vacilla e scambia il profumo della Granger per magia. Draco indietreggia sino a impattare contro la parete, la porta che dà sul salone delle feste di villa Malfoy è ancora spalancata, ma gli ospiti per la maggior parte se ne sono andati. Ci sono ancora i suoi genitori, da qualche parte tra camerieri e musicisti, ma Draco non ci bada. È spaventato. Odia qualsiasi animale che superi i venti centimetri di altezza e anche gli altri non è che gli piacciano. Tollera i gufi perché sono utili. Apprezza i cavalli perché da bambino faceva lezioni di equitazione e quella volta che a scuola hanno studiato gli unicorni ha ammesso che sono bellissimi. Ecco forse Draco ama i gatti: sono intelligenti, non sporcano e soprattutto sono indipendenti. Ma tutto il resto no. Tutto il resto lo detesta. Soprattutto se ha chele, spuntoni velenosi o se è gigante, peloso e orribile. E non parliamo dei furetti, quelli sono tabù in ogni conversazione fin dal quarto anno a Hogwarts. Draco potrebbe uccidere solo a sentire qualcuno che dice: “Che belli i furetti”. Quindi indietreggia, terrorizzato. Agita la bacchetta in direzione di Potter come a volerlo invitare a sbrigarsi e a liberarsi degli Schiopodi.
«Forza» gli dice «fai l’eroe.» Lui alza un sopracciglio, sgrana gli occhi verdi e lo fissa da dietro le lenti tonde che porta. Forse lo giudica pure, non ama essere definito un eroe perché ovviamente è anche modesto. Tutto l’opposto di come credeva che fosse quando andavano a scuola e si odiavano. Anche adesso, Harry parla e agisce come se non sapesse che finirà per risolvere la situazione con i suoi due migliori amici. Non che questo atteggiamento da Santo non lo renda sexy. Draco nota ora che ha slacciato il cravattino e aperto i bottoni della giacca, le sue guance sono colorate di rosso, ma immagina che più che imbarazzo, quello sia tutto l’alcol che ha bevuto.
«Io non sono…» prova a dire, ma il suo mordersi le labbra frena il suo discorso.
«Tu sei l’eroe, io la principessa in difficoltà. Non è così che funzionano le favole babbane?» chiede, ricordando di quella volta in cui la Granger gli ha raccontato di una certa Rapequalcosa. «Salvami, su» insiste. «Ogni eroe che si rispetti salva una principessa.» Draco non sa da dove gli esca una frase del genere, ma già che tutto il Surrey ormai lo crede una donna, tanto vale svolgere il ruolo della principessa in quella tragicommedia che è diventata la sua vita. Almeno verrà servito, riverito, possibilmente idolatrato e, perché no, anche salvato da due mostri da un eroe senza macchia e senza paura, che è pure figo.
«Che schifo» sente dire a Ron, intanto che arriccia le labbra con disgusto come se avesse appena annusato un cattivo odore. «È tipo un vostro gioco che fate a letto? L’eroe e la principessa? Se è così non ne voglio sapere niente.»
«Ti giuro, lo ignoravo pure io» si difende Potter, alzando le mani in segno di resa e facendo spallucce. «Ma la principessa sul pisello, qui» dice indicando proprio lui con un cenno del pollice «ha ragione! Dobbiamo fare qualcosa per allontanarli da qui. Idee?» Draco non sa che “La principessa sul pisello” è una favola babbana. Quando lo scorso Natale la Granger gli ha parlato di quella certa Raperonzolo non ha nominato piselli, ma solo una lunga treccia e un tizio che si arrampica su per una torre grazie a essa. Se c’erano di mezzo anche i piselli, lui davvero non lo sapeva. Nessuno gliel’ha mai detto. Draco ricorda ancora bene ogni particolare, perché tuttora non può credere che i babbani si raccontino simili sciocchezze. Ma delle fiabe di quei senza magia non sa un accidenti di niente. Narcissa, oltre a non avergli mai letto una favola in vita sua, di certo non gli ha mai regalato un libro babbano. Ha ricevuto “Le fiabe di Beda il Bardo” quando è stato abbastanza grande da poter leggere da solo, e questo è quanto. E quindi Draco non capisce, arrossisce sulle guance e si sente vagamente un cretino. Non è un riferimento a… Nel senso, non c’entra il… Giusto? Vede Weasley ghignare sfacciatamente, come se si divertisse del suo essere in difficoltà. Stronzo!
«La “Principessa sul pisello” è una favola babbana, Ronald» lo sgrida subito Hermione, severa. «Parla di una ragazza che deve dimostrare di essere una vera principessa, dormendo sopra a una pila di materassi tra i quali è stato posizionato un piccolo pisello verde. Se la ragazza prova fastidio e non riesce a dormire, dimostrerà di essere una vera principessa. Come vedi non c’è niente da ridere e comunque abbiamo cose più importanti a cui pensare in questo momento» dice, indicando i due Schiopodi. Avanti di quel passo finiranno con il radere al suolo l’intero Maniero, non che questo sia un peccato a suo modo di vedere. Forse dovrebbe farli continuare.
«A proposito» continua la Granger e sembra anche piuttosto irritata «se qualcuno ha idee questo è il momento di tirarle fuori, perché io non ne ho nessuna.»  
«Non guardare me, Hermione» piagnucola Ron. «A “Cura delle creature magiche” ho avuto voti alti solo quando avevamo Hagrid come professore. Di questi cosi ricordo solo che erano peggio dei Vermicoli. Ora però mi pento di non aver prestato attenzione.»
«Come voi tre abbiate salvato il mondo rimane un mistero» interviene Draco, con stizza. Delle volte si immagina Harry in giro per la Gran Bretagna in cerca degli Horcrux di Voldemort e se lo figura un po’ come un eroe dei romanzi d’appendice. Poi però succedono cose come quella, tipo degli Schiopodi Sparacoda che fanno irruzione alla sua festa di fidanzamento e si ricrede. Sì, è proprio un miracolo che siano sopravvissuti tutti.
«Cosa ne dite di schiantarli?» suggerisce poi.
«No!» urla Hagrid alle loro spalle, facendosi avanti con la sua mole imponente. Draco deglutisce, dannazione lui e la sua paura verso qualsiasi cosa sia più alta di un metro e novanta! Sì, è vero che ufficialmente gli hanno ridato la bacchetta dopo che il ministero ha ammesso che ad aprire la camera dei segreti era stato Tom Riddle, ma Draco ha più il timore di un suo pugno che del modo in cui usa gli incantesimi di attacco.
«Ce li riporto io dalla loro famiglia, ma per favore non fate del male a Oreste e Filiberto.»
«Ma…» tenta Ron, che però subito si interrompe. Il gigantone ha iniziato a piangere e vederlo singhiozzare disperato è troppo anche per Weasley, che infatti non ha più niente da dire. Draco non ha più neanche voglia di vivere a essere onesti.
«Ehm, va bene» borbotta Harry, imbarazzato ed sicuro che ci abbia perlomeno pensato a far fuori quei cosi. Diamine è un Auror, no? Ha schiantato gente per molto meno che due bestioni in una casa. Eppure non dice niente, non avanza nemmeno l’ipotesi di fare una cosa del genere. Solo sta zitto, quasi gli pare di sentire gli ingranaggi arrugginiti del suo stupido cervello muoversi in cerca di una soluzione.
«Che ne dite di usare l’incantesimo della pastoia, non era la tua specialità quella, Malfoy? » prova Weasley e Draco ora vorrebbe schiantare lui. Ma si può essere più scemi?  
«Per Merlino che idiota!» borbotta tra sé, affondando il viso nel palmo della mano.
«Se blocchiamo loro le zampe si spaventerebbero senz’altro e finirebbero con lo sparare dalla coda, è una pessima, pessima idea» osserva Hermione.
«Ma sul serio abbiamo frequentato la stessa scuola, Weasley?» lo istiga un Draco particolarmente pungente. «Perché quando dici queste cose penso proprio di no.»
«D’accordo, facciamola finita» interviene Harry, spiccio. «Li pietrifichiamo e poi, intanto che l’incantesimo li immobilizza, usiamo la smaterializzazione congiunta e li portiamo… dove vuoi che andiamo, Hagrid?» domanda infine, rivolto direttamente a lui.
«A casa» singhiozza il mezzogigante «Hogwarts.»
«Harry, ti devo forse ricordare cosa potrebbe succedere se qualcosa va storto nella smaterializzazione? Sono pur sempre degli Schiopodi» fa notare Hermione e, di nuovo, Draco la ringrazia perché ha pensato alla stessa identica cosa. «E inoltre non ci si può…»
«Materializzare nei confini di Hogwarts» dicono Ron ed Harry parlando all’unisono, come se ripetessero un copione che conoscono a memoria.
«Lo sappiamo, per questo penso sia meglio portarli nella Foresta Proibita» ribatte prontamente Potter. «Appena fuori dai confini, ma lontani dal villaggio. Non possiamo apparire a Hogsmeade con questi due cosi, quindi direi appena fuori dai cancelli. Va bene o qualcuno ha delle obiezioni?» Il silenzio parla da sé, Draco annuisce e si stringe meglio nella giacca del completo elegante che indossa. Solo ora si rende conto che l’aria gelida entra dalle finestre rotte, ha freddo e vuole andare a casa e stendersi a letto al caldo, magari dopo aver bevuto una tazza di tè.
«Io vado a controllare che i miei abbiano ancora i nervi al loro posto e poi vado, ci vediamo a casa?» Potter annuisce velocemente, Draco lo vede che sta già per abbassare la barriera magica quando all’ultimo cambia idea e viene in sua direzione. Lo bacia sulle labbra, come a volerlo salutare per bene, «La festa era bellissima e mi dispiace sia finita così» dice, prima di baciarlo di nuovo.
«Grazie, Potter, il parere di uno straccione malvestito con nessun senso della moda, cresciuto in un sottoscala, è fondamentale per la mia autostima.» Harry non si arrabbia mai quando gli dice quelle cose. Sono niente più di schermaglie amorose, quel modo strano di flirtare che nessuno davvero capisce. Ricorda loro chi sono stati un tempo e chi sono ora, diversi anche per merito del sentimento che li unisce ed è sempre confortante il rendersi conto che l’uomo con cui stai ancora ha voglia di litigare con te. E quindi Harry ribatte con un’occhiataccia. Dice: “Straccione tua sorella”, ma Draco lo sente che il suo abbraccio si fa più stretto. Non si arrabbia, ma ride. Non in modo sguaiato, è una risatina che sbuffa dal naso.
«Ci vediamo a casa, principessa» mormora di modo che possa sentirlo solo lui, prima di andarsene facendo l’occhiolino. Il fatto che Draco sia arrossito sulle guance nessuno lo verrà mai a sapere. Così come rimarrà un segreto il suo sentirsi internamente compiaciuto. Ciononostante, quella faccenda della principessa non promette niente di buono. Potter è così idiota che potrebbe chiamarlo in quel modo per il resto delle loro vite solo per dargli fastidio.


 

Si defila dall’atrio giusto in tempo, un istante più tardi Harry e i suoi amici hanno abbattuto la barriera magica che li protegge dagli Schiopodi Sparacoda. Con un colpo di bacchetta, Draco chiude le porte della sala delle feste perché non vuole che uno di quei cosi arrivi anche lì. Si guarda attorno alla ricerca di sua madre o al massimo di suo padre, anche se non ha voglia di parlarci, ma non vede nessuno: il salone è vuoto e quasi tira un sospiro di sollievo. I musicisti se ne sono andati, i camerieri si sono eclissati senza finire il lavoro perché a terra è pieno di bicchieri rotti, stoviglie e avanzi di cibo. Sua madre avrà di che lamentarsi riguardo l’inefficienza della servitù, constatando per l’ennesima volta che era molto meglio usare gli elfi domestici che dei camerieri. Una delle discussioni che ha tenuto banco tra loro negli ultimi giorni è proprio questa. È stato Draco a non volerli a servire agli ospiti, la Granger ha fondato quella sua associazione in difesa dei diritti degli Elfi Domestici, C.R.E.P.A. gli pare si chiami e anche quello scemo di Potter è sensibile all’argomento, quindi ha preferito evitare di scatenare un sindacato così agguerrito. Alla sua festa di fidanzamento non voleva problemi, beh, ma forse è ridicolo pensarci adesso.
«Ah, sei qui.» La voce di Narcissa lo fa sobbalzare. Entra da una porticina che sta sul fondo della sala e che la collega alla cucina. Dev’essere andata a chiamare gli Elfi perché, un istante più tardi, uno di quelli che gestisce il Maniero spunta da dietro la porta, iniziando a schioccare le sue piccole dita grazie alle quali aggiusta i bicchieri e pulisce il pavimento.
«Potter ha sistemato il problema?» chiede sua madre spiccia. A Draco non passa inosservato il suo averlo chiamato per cognome, fa ancora così. Non dice il suo nome e lo fa per mantenere una certa distanza tra di loro, Harry d’altro canto fa lo stesso quindi nessuno se ne lamenta.
«Sì, porteranno gli Schiopodi nella Foresta Proibita, a Hogwarts e gli Elfi sistemeranno le tue vetrate. Quindi alla fine ne siamo usciti tutti indenni e senza alcun problema» dice, sorridendo apertamente come se non fosse fortemente provato da quello che è successo. Ma se ci sono persone a cui non vuole mai più mostrare le proprie debolezze quelli sono i suoi genitori. Quindi mantiene i nervi saldi e modi spicci e fa per andarsene, perché ancora ha male ai piedi e vuole sempre stendersi su un letto. Il suo sperare di potersene andare senza affrontarla potrebbe benissimo essere considerato infantile, in effetti è un po’ da stupidi. Perché nell’esatto istante in cui solleva il viso e incontra gli occhi di Narcissa, capisce che lei non ha alcuna intenzione di farlo andare via. Se anche lo facesse, lo tormenterebbe con il suo silenzio e solo Merlino sa se non hanno taciuto abbastanza in quella famiglia.

 

Draco ha un fremito quando sua madre si fa avanti di qualche passo in sua direzione. Il suo è quasi un brivido che corre lungo la spina dorsale, a cui segue una sensazione di fastidio simile alla nausea. Conosce Narcissa molto bene, di lei ha imparato a decifrarne ogni sguardo. Intuisce quando è arrabbiata o delusa, perché sono le sensazioni che ha visto spesso in lei di recente. In quel momento, Narcissa Black lo guarda con un ammonimento glaciale, che quasi lo fa sentire in colpa. Anche se non ha fatto niente di male, ma quella in effetti è la sua specialità. Sa che non approva la sua relazione con Harry Potter, nonostante l’aiuto che gli ha dato e il suo non aver obiettato, preferirebbe di gran lunga vederlo sposare Pansy.
«Draco» inizia, ma lui già sa dove vuole andare a parare. Un amico del suo futuro marito ha quasi distrutto la villa dei Malfoy, l’onore della famiglia, eccetera, eccetera… Conosce la tiritera a memoria, gli pare quasi di sentirla e quindi, seccamente, la ferma: «No!» dice. Il tono di voce secco, asciutto così come i modi, oltre che la determinazione nel ribattere a un genitore è ben lontano da ciò che gli è stato insegnato. Draco non ha mai replicato in quel modo a un superiore, tantomeno a sua madre, non ha neanche mai contravvenuto a una regola in vita sua. Forse è ciò che Harry gli ha insegnato molto più che ad accettare se stesso. Quasi sorride, in effetti non si è mai sentito così libero come lo è in questo momento.
«Voglio solo sapere se sposare Potter è quello che vuoi davvero» dice Narcissa, andando diretta al punto. Non fa giri di parole, in questo è come lui. La diplomazia l’ha sempre lasciata a Lucius, lei è molto più diretta e spiccia e a lui non risparmia niente. Non l’ha mai fatto, perché dovrebbe ora? Quella domanda, nonostante tutto, se l’aspettava. Che arrivi ora, il giorno del loro fidanzamento ufficiale, fa ancora più male perché sa che quell’appunto nasce da un banale incidente.
«Per quale motivo non dovrei volerlo? Forse perché non è una donna?»
«Andiamo» tenta sua madre, scomponendo il rigore stoico che la contraddistingue per quella che, in fin dei conti, è meno di una frazione di secondo. Quel suo perdere il controllo così sfacciato, se possibile, lo fa arrabbiare ancora di più. Draco è abituato alla freddezza dei suoi genitori, lo è meno al tipo di rabbia che ora Narcissa sfoggia tanto sfacciatamente. Quella che pare volergli ricordare che, nonostante tutto, è una delusione anche per lei.
«Andiamo cosa, madre? Non dirmi che non è questo il problema. Credi che non sappia che se avete offerto il Maniero per la festa è solo perché Harry è il mago più famoso del mondo? Cos’avrebbe detto la stampa di voi se non vi foste nemmeno presentati al fidanzamento del vostro unico figlio maschio? Per questo mi hai aiutato fino adesso, solo per farti pubblicità.»
«Adesso sei ingiusto» replica lei «io ti voglio bene e lo sai. Durante la guerra ho cercato in tutti i modi di proteggere questa famiglia dal disastro in cui tuo padre ci aveva trascinati, ho protetto Potter, mentendo al signore oscuro e l’ho fatto per te, per tutti quanti noi.»
«Lo so, madre.» Ed è sincero, ma che le azioni di Narcissa all’epoca furono del tutto disinteressate non ci metterebbe la mano sul fuoco. Se ha aiutato Harry è stato soprattutto per far finire un incubo che aveva trascinato dentro anche molti Mangiamorte. Però non per nobiltà, di questo ne è convinto. Così come non c’è proprio niente di generoso in ciò che sta facendo adesso.
«Probabilmente se non fosse stato per te le cose sarebbero finite molto peggio per tutti noi. Ma sebbene questa singola azione non sia niente se paragonata a tutto il resto, io non ti giudico dato che non mi sono comportato in modo molto diverso da te.» Non lo fa davvero, anzi non l’ha mai fatto perché colpevolizzare i suoi genitori sarebbe stato come assolvere se stesso da atti che, con Voldemort, avevano poco o niente a che fare. Quando bullizzava Neville con l’incantesimo della pastoia o prendeva in giro la Granger, in quei casi il signore oscuro non c’entrava niente.
«A differenza vostra però io ho fatto ammenda e sono andato avanti, voi non avete ancora dimostrato di essere cambiati né a me né a Harry. E organizzare una festa di fidanzamento non vuol dire niente.» Ancora non li giudica, non lo fa davvero, ma un accenno di rimprovero trapela dai toni altrimenti pacati della sua voce. Si infervora quel tanto da scomporre la pettinatura perfetta, ma è tutto ciò che lascia intravvedere di sé.
«Ho solo approfittato della situazione per riportare in auge il nostro nome, non ci vedo niente di male» dice lei, infervorata come mai l’ha sentita. Non c’è niente di male, dice. Certo, ovvio. Perché spera che siano cambiati? Ha ragione Arthur Weasley quando dice che è un illuso.
«Approfittato della situazione» ripete, senza dare particolari inflessioni alla voce, ma soppesando le parole una a una. Per quanto possa rigirare la frase o scomporla e ricomporla, il significato è comunque quello.
«Dovrei arrabbiarmi, madre, ma è stata una lunga serata e io sono stanco. Però per il futuro o riuscite ad accettare chi sono e chi voglio sposare, oppure la smettete di giocare alla famigliola felice.» Draco tiene ancora in mano la bacchetta e la stringe, conficcandosi le unghie nel palmo. Fa per agitarla e smaterializzarsi, ma prima che reciti l’incantesimo dentro la sua mente e che figuri il salotto di casa davanti agli occhi, Narcissa lo ferma. Lo fa, inaspettatamente, posando una mano sopra al suo braccio. Draco non ricorda l’ultima volta che sua madre lo ha toccato in quel modo, tanto più che ora sembra addirittura disperata. E se non è abituato alla rabbia, lo è ancora meno a una cosa come quella.
«Voglio solo chiederti se sei sicuro che tu ed Harry Potter siate destinati a stare insieme.»
«Che intendi con: “Destinati”?» indaga, anche se non dovrebbe. Dovrebbe invece andarsene e basta, ma non lo fa. Forse è lì che sbaglia e magari sua madre quando parla di destini non ha tutti i torti. In futuro si renderà conto che i mesi a venire sarebbero stati molto diversi se si fosse smaterializzato prima di sentire le parole di Narcissa. Il suo restare potrebbe essere anche visto come un segno del destino.
«Due mostri che irrompono a una festa di fidanzamento sono un cattivo presagio, Draco e non puoi ignorarlo. Ti ho aiutato in questi mesi e non mi sono opposta alla tua decisione, anche se avevo dei dubbi. Una sensazione di… di qualcosa di sbagliato. Però questa sera tutto quello che temevo si è concretizzato. Sto solo cercando di risparmiarti un dolore: tu e Potter siete molto diversi e avete un passato che non sta bene insieme. Anche se hai fatto ammenda per i tuoi errori, come tu dici, rimanete comunque due persone diverse. Forse questo è un modo in cui il destino cerca di farti capire che non dovete sposarvi. So che credi di amarlo, però… Ti stai solo ribellando a me e a tuo padre. Fra cinque anni quando questa fase sarà passata, ti ritroverai sposato a un uomo che ti ricorderà per sempre che sei stato un Mangiamorte. Quanto durerà la tua ribellione, te lo sei mai chiesto?»
«Non lo so, madre, da quanto tempo dura quella di zia Andromeda?» Ecco, è allora che qualcosa si incrina nel loro rapporto. Draco sente come una frattura aprirsi fra lui e sua madre, è quasi un dolore fisico che gli trapassa il petto. Tutta a d’un tratto, Narcissa ha fatto cadere la sua maschera di indifferenza e finta gentilezza che portava e ora gli appare per la persona che è, ovvero una che non crede in lui. Il suo amore materno, il suo fare di tutto per tenere insieme la famiglia sembra lontano anni luce. O forse, riflette subito, è ancora lì, saldamente ancorato ai principi e alle convinzioni di un tempo. Lei non si è mai mossa dall’epoca in cui Voldemort era ancora in vita, tantomeno lo ha fatto suo padre. Mentre lui è andato così avanti, che quasi fatica a credersi figlio loro. E non può pensare che ora lei gli parli di destino.

 

Ci sono tante cose che Narcissa Black Malfoy non sa. Tanto per cominciare non ha idea di quale sia davvero il suo rapporto con Harry Potter, ma questo praticamente nessuno lo sa. Forse non lo capiscono nemmeno Ron ed Hermione, che comunque sono i migliori amici del suo fidanzato. Narcissa non sa neppure per davvero cos’ha passato dopo la guerra, la vergogna provata dopo la redenzione è stata devastante, ma nemmeno si rende conto di quanto sia cambiato negli ultimi anni. Tanto meno sa che una volta a settimana va a trovare zia Andromeda. Non sa che gioca con il piccolo Teddy, il figlio di Ninfadora e del professor Lupin e che ogni tanto quasi invidia il suo essere orfano. Farebbe volentieri a cambio con lui, almeno un bambino sarebbe felice con i suoi genitori e Draco sarebbe libero dai propri. La sola volta in cui lo ha detto se n’è profondamente vergognato. Persino Potter quella sera ha avuto pietà di lui e in risposta alla pena che gli ha visto negli occhi, si è anche arrabbiato. Non tollera proprio la pietà. Quel giorno, infatti, Draco lo ha schiantato. Ma Narcissa non sa niente di niente, non parla con sua sorella da prima che fuggisse e neppure le ha fatto le condoglianze per aver perso il marito e la figlia. Tantomeno può immaginare che il suo unico figlio la frequenta. Lo scopre in quel momento e allora vacilla, barcollando all’indietro.
«Tu… Non…»
«Addio, madre» dice solo questo, perché non ha altro da aggiungere. Lei non sa, non sa niente e tanto meno quello che prova per Harry Potter, che con la ribellione non c’entra proprio nulla. E allora si punta addosso la bacchetta e si smaterializza. Casa sua gli appare nitida davanti agli occhi, che subito chiude inspirando lentamente e andando alla ricerca di una calma che non arriva. Ha la sensazione che villa Malfoy gli sia rimasta appiccicata addosso e fa fatica a scrollarsi via dalla mente il dialogo appena avvenuto con sua madre o l’indifferenza gelida di suo padre. Ha l’orribile sensazione che, volente o meno, un tarlo gli si sia insinuato dentro al cervello e già stia scavando nelle sue insicurezze. Eppure non se ne rende conto. Ora sono lontani, si ripete come fosse una preghiera, ed è la sola cosa che conta. Sbatte le ciglia, una e poi anche due volte e inspira l’aria di casa. La scopre calda e accogliente, c’è odore di tè alla cannella. Il suo preferito. Il caminetto del soggiorno è acceso, lo sbatacchiare delle stoviglie e degli armadietti in cucina gli fa capire che Harry è già tornato. Ha fatto presto, pensa, facendo capolino sull’uscio e appoggiandosi contro lo stipite della porta. Lo trova in pigiama, che traffica con la teiera. Se ne sta voltato in direzione dei fornelli, sembra assurdamente concentrato. Più volte in passato ha avuto la sensazione che vedesse anche alle proprie spalle, probabilmente gli Auror hanno i sensi più sviluppati dei comuni mortali o così si convince Draco, quando Potter gli parla senza neppure voltarsi a guardarlo.
«Ce ne hai messo, principessa» dice, scherzando, ma non troppo. Questa cosa della principessa sta decisamente sfuggendogli di mano, ma se lo rimprovera lo fa a malapena con un’occhiataccia, che pure gli riesce male. Quando si volta ha due tazze fumanti strette tra le dita, già sapeva che ne avrebbe avuto bisogno pensa abbozzando un sorriso tra le guance appena un poco rosate. Non si noterebbe nemmeno, se non fosse così costantemente pallido. Harry sapeva che avrebbe avuto bisogno di una tazza di tè, lo ha preparato con la cannella e la scorza di arancia, i suoi sapori preferiti. E allora si dice che non importa ciò che crede sua madre, Draco sa e tanto basta. Harry è immancabilmente gentile, premuroso e ricorda ogni più stupido dettaglio di ciò che ama oppure odia. Forse è una delle poche persone che l’hanno ascoltato per davvero. E sì, forse gli ricorda chi è stato, sì. Ma mentre mamma e papà fingono che niente sia mai successo, Draco non vuole dimenticare. Il suo passato da Mangiamorte non sta solo in quel tatuaggio sul braccio ormai sbiadito, ma nel suo riuscire ad alzarsi dal letto ogni giorno per voler essere una persona migliore. Perché Harry Potter gli ricorda anche quanto è cambiato ed è questo ciò che conta alla fine. 


«Non mi piace quella faccia» dice lui da dietro i suoi occhiali tondi, dopo qualche attimo di silenzio. Posa entrambe le tazze sul tavolo, spingendone una in sua direzione prima di appoggiarsi ai pensili con le braccia conserte. «Chi dei due?» domanda poi. Non serve fare nomi, ha già capito, come capisce sempre tutto di lui.
«Mia madre» replica Draco, spiccio. Si leva la giacca, che posa sullo schienale della sedia, cosa che fa un istante più tardi anche con il cravattino nero. Quando finalmente si lascia cadere a peso morto sulla suddetta sedia, ha i bottoni della camicia slacciati e si è addirittura tolto le scarpe. Potter, dato che ha la maturità di un bambino di tre anni, ovviamente ne approfitta per prenderlo in giro: «Una principessa come te che si toglie le scarpe in cucina?» gli chiede, sarcastico. «Buon cielo, ma allora è vero che ti ho traviato! Avanti di questo passo che farai? Metterai i vecchi vestiti di Dudley?»
«Non sono così disperato, Potter, ho solo avuto un brutto finale di serata» ribatte, massaggiandosi la radice del naso con finta disperazione. Ha l’espressione che usa di solito quando è disgustato, ma dentro di sé sorride. Era quello che gli ci voleva e lo sanno tutti e due.
«Allora che ha detto?»
«Puoi indovinarlo! Stai per sposare Harry Potter, la tua è una fase di ribellione… Niente che non mi aspettassi. Tu, invece?»
«Tutto bene» facendo però subito ondeggiare la testa come se volesse correggersi, cosa che fa poco dopo: «Cioè, uno dei due Schiopodi per poco non fa saltare la testa di Ron, ma non si è fatto nulla. Da oggi in avanti temo non avrà più paura soltanto dei ragni» dice e ride, perché il suo amico che rischia di morire è divertente. Tzé, dannati Grifondoro. Pensa, sogghigna fra sé e poi bevono tè in silenzio. C’è Bingley appollaiato sopra al camino del soggiorno che di tanto in tanto bubola, forse per ricordar loro che c’è anche lui in quella casa. L’orologio che hanno appeso alla parete accanto alla dispensa indica entrambi come “Al sicuro”, glielo ha regalato la signora Weasley, l’anno scorso a Natale. Dice che quando stai con uno che lavora al ministero è meglio avere uno di quelli per sapere dove si trova. Draco si ritrova a ringraziarla e a maledirla al contempo ogni sera quando, alle dieci, la lancetta di Harry segna ancora su “In pericolo”. Il suo ticchettio quella notte è confortante, è quasi l’una del mattino e il suo tic toc risuona piano nella cucina. Nessuno di loro sembra aver voglia di parlare. C’è stato un tempo in cui ha avuto paura di silenzi come quello, c’erano troppe cose non dette e il peso di se stesso sulle spalle, ma ora è piacevole. Il tè è molto speziato, reso dolce dalla cannella e una goccia di miele. Potter ci ha messo anche dello zenzero, lo ama un po’ di più per averlo fatto.    

 

                                                                                 
                                                                                                                                                                                               

 

Bingley arriva con la posta del mattino alle otto precise, puntuale come sempre. Draco non vede il disappunto con cui quello stupido gufo fa cadere La Gazzetta del Profeta sul tavolo della cucina: è irritato perché nessuno è ancora sveglio e né lui né Harry gli hanno dato i suoi biscotti preferiti. Ore dopo, Harry troverà cacca di gufo sui fornelli, il modo di Bingley di reclamare vendetta nei loro confronti. Ma è domenica mattina e l’ultima cosa che vuole è occuparsi delle beghe emozionali di quello stupido uccellaccio. Dorme fino alle dieci e un quarto, a svegliarlo è il profumo del caffè che arriva dalla cucina. Trova l’altra metà del letto vuota e mugola di disappunto intanto che, a fatica, apre prima un occhio e poi l’altro. Il mal di testa lancinante gli fa presente che ha davvero bevuto troppo, in futuro sarà meglio darsi una regolata se il giorno dopo non vuole strisciare come un verme. In genere, appena sveglio Potter è distratto, gli ha visto fare cose innominabili solo perché senza occhiali, ma stamattina è stato abbastanza attento da non tirare le tende e far entrare troppa la luce. Ne arriva giusto uno spiraglio, che illumina il soffitto. A Draco è sufficiente quello per acquistare lucidità, sbadiglia sonoramente intanto che si mette a sedere. Il cuscino di Harry ancora caldo gli suggerisce che non si è alzato da molto quindi ha tutto il tempo per andare in bagno e poi raggiungerlo prima che serva la colazione. Quando lo fa trova un paio di tazze di caffè nero e fumante sopra al tavolo, assieme a un cestino di scones e a un vasetto di marmellata di ciliegie. Forse è uscito. O magari no, deduce poco dopo, notando il biglietto che Potter tiene in mano.
«Fammi indovinare» mormora Draco, stringendo il nodo della vestaglia mentre lo raggiunge e lo bacia su una guancia. «La signora Weasley pensava che ne avessimo bisogno?»
«Già» annuisce lui. «Senti qua: “Cari ragazzi, ho preparato qualche scones in più per colazione stamani. Pensavo potessero risollevarvi il morale dopo ieri sera. Quell’Hagrid delle volte vive proprio fuori dal mondo. Molly.» È un pensiero carino, si dice andando a prenderne uno e ficcandolo in bocca con la grazia di un troll di montagna. Probabilmente è vero che sta diventando un troglodita come Potter. Chissà cosa direbbe sua madre nel vederlo far colazione in cucina e ancora in vestaglia, al Maniero si fa colazione in sala da pranzo, vestiti di tutto punto. Qualsiasi altra alternativa sarebbe indecorosa. Comunque a Narcissa non sarebbe mai venuto in mente di consolare qualcuno con dei dolci, ma a lei non verrebbe in mente di consolare nessuno e basta. Molly Weasley invece ha fatto del cucinare una missione di vita, ha cresciuto in quel modo una nidiata di figli alti e magri e Draco non sa come questo sia possibile, considerato quanto buoni siano quegli scones.
«Vostra altezza ha fame stamattina, a quanto vedo» scherza Harry, notando il suo abbuffarsi. «Chissà se ne avrai ancora dopo che avrai letto la prima pagina della Gazzetta del Profeta.» A Draco quasi va di traverso un pezzo di dolce, è costretto ad afferrare al volo una delle tazze e mandar giù un sorso di caffè, che è bollente e gli scotta la lingua, quindi inizia pure a tossire. Ha quasi paura a chiedere di cosa stia parlando. Non lo fa perché in fondo lo sa, la stampa gli sta addosso da quando hanno annunciato la data del matrimonio e tutti i giorni gli inviano richieste per interviste o dichiarazioni ufficiali. Sapeva bene già ieri sera che quei dannati giornalisti avrebbero scritto qualcosa a riguardo, sebbene nessuno di loro sia stato invitato. Spera solo che non sia quella vipera maledetta della Skeeter, che è brava come pochi a rigirare la frittata. Potter comunque ha già letto l’articolo, lo vede dal suo sguardo che qualcosa lo turba. E poi la nota, la Gazzetta è aperta sulla prima pagina ed è appoggiata al ripiano della cucina. Funziona un po’ come ha funzionato il suo cervello con Narcissa, dopo la festa, non dovrebbe ma lo fa. Probabilmente sarebbe più saggio vivere nell’ignoranza, fare come ha fatto finora ovvero evitare la maggior parte della roba che hanno scritto i giornali su di loro da quando tutti sanno che stanno insieme. Ma Draco non è assennato neanche per sbaglio. Lentamente si avvicina al ripiano, allunga la mano quasi timoroso, è come se sapesse che là sopra sta scritta la sua condanna a morte. E poi… niente, e poi legge.



 

Disastro alla festa di fidanzamento 

di Harry Potter

 

di Rita Skeeter


 

Ieri sera si è tenuta, presso il Maniero dei Malfoy, la festa di fidanzamento dell’ex bambino prodigio e salvatore del mondo magico Harry Potter, ora Auror del Ministero della Magia e amico intimo di Kingsley Shacklebolt in persona. Come ricorderete, dato che questo giornale fin da subito si è occupato del più sensazionale Coming Out della storia della magia, Potter ha annunciato di avere una relazione sentimentale con l’ex Mangiamorte Draco Malfoy, con il quale convive in un lussuoso attico di Diagon Alley. Mentre il mondo attende trepidante la cerimonia di nozze che si terrà il 6 giugno dell’anno prossimo, i cui dettagli sono segretissimi, la felice coppia ha festeggiato ieri sera con un nutrito gruppo di amici il fidanzamento. Allo sfarzoso party sono intervenute le più alte cariche del Ministero, Il Primo Ministro e sua moglie, il capo Auror, il capo Ufficio per la cooperazione magica internazionale, oltre che moltissimi professori e celebri ex alunni di Hogwarts, a cui il nostro amato eroe è ancora legato da forti sentimenti d’amicizia. Tra calici di costosissimo Champagne e ottima musica, però, non tutto è andato come Potter e Malfoy si aspettavano. Qualcosa di orribile è stato scatenato a quella festa. Pare davvero che Harry Potter sia maledetto. dopo la tragica scomparsa dei suoi genitori per mano di Colui-Che-Non-Dev’essere-Nominato * e un’infanzia di orrori, sangue e morte, sembra non riesca a essere felice neppure adesso che quei tempi sono lontani.

 

Alcuni invitati, intervistati da Rita Skeeter per ‘La Gazzetta del profeta’, sono stati testimoni di un terribile evento che ha sconvolto la serata e spaventato gli illustri ospiti, che immediatamente sono fuggiti a gambe levate. Il Primo Ministro Shacklebolt è stato scortato via dal Capo Auror e da alcuni suoi collaboratori, mentre Harry Potter ancora una volta vestiva i panni dell’eroe. ‘È corso verso il pericolo senza battere ciglio’ ha rivelato un testimone oculare, il quale ha visto l’ex bambino prodigio affiancato dai suoi amici: Tom Weasley ed Hermione Gramger. Già, ma chi ha rovinato la festa al nostro tanto amato eroe?

 

Nonostante le imponenti difese messe in atto dagli Auror per garantire la sicurezza del Primo Ministro, pare infatti che il guardiacaccia di Hogwarts, Rubeus Hagrid, salito alle cronache ormai sessant’anni fa per essere stato ingiustamente accusato di aver aperto la Camera dei segreti, sguinzagliando un terribile Basilisco per i corridoi della nostra amata scuola, abbia portato con sé alla festa due Schiopodi Sparacoda. Gli animali, le cui dimensioni sfioravano i dieci metri, hanno devastato villa Malfoy, mettendo fine a quella che, fino ad allora, era stata una riuscitissima festa. Narcissa Malfoy, la futura suocera di Harry Potter, si è detta sconvolta dell’accaduto: ‘Sono sinceramente attonita e rammaricata da quanto successo e mi scuso con tutti gli invitati, soprattutto con il Ministro della Magia e con la sua gentile consorte, con la quale ero coinvolta in un’interessantissima conversazione poco prima del tragico avvenimento’. I due terribili mostri sono stati prontamente trasportati nella Foresta Proibita, a Hogwarts e la preside McGranitt, intervistata da Rita Skeeter, assicura che là non causeranno danni a nessuno e che Rubeus Hagrid si occuperà di loro nel miglior modo possibile. 

 

Il Ministero della Magia non sembra intenzionato ad aprire un'inchiesta sul tragico accaduto, sebbene il Capo Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche si stia interrogando sull’effettiva provenienza dei due Schiopodi Sparacoda e pare abbia già convocato Rubeus Hagrid nei suoi uffici. Tuttavia, voci di corridoio suggeriscono che il turbamento della padrona di casa, Narcissa Malfoy, non provenga unicamente dai due mostri che le hanno distrutto la casa. Un testimone oculare giura di averla pizzicata in un’intima conversazione con il figlio Draco, durante la quale sembrava proprio che la suddetta nutrisse forti dubbi circa la sua unione del figlio con l’ex bambino prodigio: ‘Non credo tu debba sposare Harry Potter dopo quello che è successo’ ha detto. ‘Ciò che è accaduto è un cattivo presagio, getta un’oscura maledizione sul tuo matrimonio’. 

 

Nulla per ora è stato dichiarato dal nostro tanto amato eroe, il signor Potter né dal suo fidanzato Draco Malfoy circa queste preoccupanti affermazioni. Quello che noi tutti ci chiediamo, però, è se questa festa non fosse un disastro annunciato in precedenza che il signor Potter e il signor Malfoy si sono rifiutati di vedere con i loro occhi innamorati. Come possiamo noi credere che questo matrimonio sarà solido, se persino Narcissa Malfoy esprime dei dubbi? Più di tutto, però, siamo sicuri che un ex Mangiamorte come Draco Malfoy, il cui marchio di Colui-Che-Non-Dev’essere-Nominato è ancora impresso sul braccio, sia degno di sposare chi ci ha salvati dal più oscuro mago del mondo? 


Rita Skeeter, per la 'Gazzetta del Profeta'



 

 

Continua




 

*Secondo le dichiarazioni della Rowling, dopo la guerra il tabù sul nome di Voldemort è caduto, tuttavia sono dell’idea che questo non sia un qualcosa di immediato né che in automatico tutto il mondo magico tornasse a pronunciare quel nome come se niente fosse, sarebbe poco verosimile. Mi immagino più un cambiamento lento e progressivo.

 

Note: Ringrazio di nuovo MissAdler, anche se lei dice che non dovrei, ma io devo. Perché oltre ad avermi aiutata a uscire dal baratro dov’ero caduta con la scrittura, mi anche aiutata a fare chiarezza con questo capitolo. Abbiamo parlato di Narcissa, di Harry e Draco, di un sacco di cose legate a questa storia e ora ho un’idea molto più nitida di cosa devo fare.

Questo è stato il secondo capitolo, vi preannuncio che ho ufficialmente mandato all’aria lo schemino che avevo fatto quindi i capitoli potrebbero essere più di sei (sicuramente meno di dieci, ma più di sei). Come notate c’è sempre un po’ di angst nell’aria, ma quello ve lo avevo già detto, però cercherò sempre di mantenere un’atmosfera leggera, nonostante Lucius e Narcissa rendano le cose molto difficili. Per chi se lo chiedesse, Lucius sarà più defilato in questa storia, ci sarà un confronto con Draco più avanti, ma per il momento i problemi che Harry e Draco dovranno affrontare saranno altri. Rita Skeeter sarà uno di quelli.

Intanto ringrazio tutte le persone che hanno letto fino a qui, a chi ha recensito soprattutto. Ma anche chi ha inserito la storia tra le seguite e le preferite.
Koa

 
   
 
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