Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Strige_LiW    30/11/2022    6 recensioni
[ISCRIZIONI CHIUSE]
Cerco coinquilini.
Il Manor presenta un ampio numero di camere il che implica la necessità di più Elfi Domestici, se questo è un problema l'annuncio non fa' per voi.
I candidati saranno sottoposti ad un intervista.
Il colloquio è aperto a quasi chiunque. Meglio ancora se ti reputi o se ti è stato fatto notare che non sei un tipo di persona facilmente desiderabile, quindi reietti e senzatetto sono ben accetti e oltremodo incoraggiati.
No ai francesi.
Meglio se non si conosce il francese e se invece lo parli è essenziale che non venga praticato in mia presenza.
Non è possibile Materiallizzarsi o Smaterializzarsi all'interno dei territori della villa ma solo nelle aree circostanti. Una fermata del Nottetempo non è lontana.
Gli animali vanno bene se addomesticati.
Non è richiesto alcun tipo di pagamento.
Se interessati mandate un gufo.
🦉
[Questa vuole essere una storia "leggera" ma anche riflessiva, che parli di legami, amicizie e del sentirsi inadeguati. Di come si possa maturare se si ci trova nel giusto ambiente e con le giuste persone]
Genere: Angst, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4
L'arrivo al Manor -pt2





Nota: in fondo al capitolo potete trovare le polaroid dei visi dei personaggi coi nomi abbinati, sperando che questo possa in qualche modo facilitarvi nella lettura.




 

La tavola imbandita presentava una tale abbondanza di cibo da far invidia al migliore dei banchetti: le luci delle candele conferivano a tutto ciò su cui la loro calda luce si posava un'aria soffice e glassata che faceva venir voglia di affondare i denti nulla prima cosa che capitasse sottomano. Il vociare dei commensali era morbido e gentile, quasi inesistente e nessuno aveva ancora toccato nulla, aspettando educatamente che fosse il padrone di casa a rompere quell'aria di imbarazzo.
Lo sguardo di Darren  si distolse dal vuoto e i propri pensieri tornarono al presente e alla cena solo quando un forte gorgoglio attirò l'attenzione di tutti i presenti su Poppy, portando la giovane strega a ricambiare l'attenzione collettiva con un sorriso timido.

"Scusate." Mormorò imbarazzata.

Bastò quella piccola e semplice parola per risollevare Darren dal vuoto nel quale era caduto poco prima, pertanto non esitò a sollevare il suo bicchiere di vino per far cenno ai suoi commensali di poter iniziare a servirsi i piatti con tutte le prelibatezze che erano state per loro preparate.

"Prego mangiate pure, non fatevi alcun tipo di problema." Grazie al tanto atteso invito di Darren il rumore delle posate che grattavano sulla porcellana si unii ben presto alle chiacchiere, e mentre i suoi ospiti iniziavano a cenare il padrone di casa si prese qualche istante per osservare i volti che lo circondavano e che sedevano attorno al suo tavolo da pranzo. Non era difficile notare come ci fosse una netta divisione tra i commensali: I più vicini al posto a capotavola erano le stesse persone che avevano frequentato Hogwarts nello stesso periodo, mentre all'estremità apposta del lungo tavolo di legno rettangolare sedevano tutti gli altri.
All'improvviso, cadendo preda di quell'improvvisa realizzazione, il sapore acido che Darren sentiva sulla lingua accrescé, ma il giovane padrone di casa cercò di sciacquare via quel pensiero scomodo bagnandosi le labbra con un sorso di vino rosso: Non aveva fame, né sete, tanto che il suo piatto appariva ancora vuoto.

Quando aveva preso la decisione di aprire la sua casa non si era aspettato così tante vecchie conoscenze, eppure eccoli lì, a danzarsi tutti gli uni attorno agl'altri cercando di non pestarsi i piedi a vicenda con domande scomode. Persino Louise, seduta alla sua destra, sembrava molto presa da quello che accadeva attorno a loro, una volta tanto più intenta ad ascoltare che ad informare il mondo della sua opinione non richiesta. Non era in dubbio che la ragazza fosse in cerca di qualcosa di interessate.

In fondo lei non aveva un vero motivo per essere lì, se non probabilmente la noia.

La strega sporgeva sul tavolo ascoltando con espressione deliziata tutto quello che riusciva a cogliere dal vociare che la circondava, tagliando il cibo in bocconi sufficientemente piccoli per evitarsi spiacevole sbavature di rossetto sulle labbra, labbra scarlatte che si distesero quando qualcosa in Ash parve catturare la sua attenzione.
I tre erano lontani dall'essere estranei, nonostante Ash fosse un anno più grande lui e Louise erano stati compagni di Casa e avevano condiviso numerosi trascorsi, molti dei quali non propriamente positivi.

In particolare Simon – questo era il nome di battesimo di Ash, nome con il quale il ragazzo detestava essere chiamato – durante il periodo scolastico aveva incarnato perfettamente le qualità richieste per essere preso di mira da Luoise: a scuola il ragazzo aveva incarnato alla perfezione tutto ciò che ci si aspettava da un Serpeverde, ambizioso, portiere della squadra di Quidditch, perfetto Prefetto ligio al dovere. Abbastanza in alto nella catena alimentare da catturare la sua attenzione, ma con un senso della morale troppo elevato per essere interessante a sufficienza da desiderare di stringerci un'amicizia.
Louise aveva invece sempre preferito circondarsi da siluette dai bordi sfocati piuttosto che da quelle ben delineate, e proprio per questo motivo la sua attenzione era caduta sulle nocche frastagliate del compagno di Casa, una sbavatura apparentemente così fuori posto rispetto all'immagine che aveva sempre avuto di lui. Senza alcuno scrupolo alzò la voce, andando ad interrompere la conversazione che lui e Jack stavano avendo.

"Simon, mio caro, sei per caso riuscito a diventare qualcuno di interessante dall'ultima volta che ci siamo visti?"

Al sentirsi chiamare per nome uno sbuffo di aria calda gli uscì dalle narici, e con il coltello che impugnava indicò prima lei e poi Jack, con il quale stava avendo una conversazione prima d'essere interrotto dalla voce della ragazza:

"Non te ne frega niente che stessi già parlando con lui vero? Cosa lo chiedo a fare. Vedo che non sei maturata per nulla."

"Oh, ma fammi il favore, come se aveste da dirvi qualcosa di realmente interessante. Ma rimediamo subito. Dicci, cos'hai combinato alle mani?"

A quell'affermazione l'attenzione dei commensali più vicini si spostò tutta nello stesso punto, ovvero sulle mani di Ash: tutti poterono notare le leggere abrasioni che sfregiavano le nocche, così come i calli e punti più annodati, come se la pozione Ossofast fosse per lui di uso comune.

Decisamente delle mani non comuni che quasi timidamente vennero ritirate sotto il tavolo, lontano dagli sguardi invadenti di tutti.

"Non sono affari tuoi."
 

 

 

***

 


 

Ty si era sentito osservato da quando aveva messo piede in casa, ma da alcuni più che da altri. Era grato che il ragazzo biondo dall'altro lato del tavolo stesse litigando con la mora perché finalmente aveva smesso di osservarlo di nascosto: Ty lo aveva riconosciuto come uno dei tanti volti che frequentavano le strade di Nocturn Alley e immaginava che la realizzazione fosse reciproca. Venire a sapere che era in realtà un imprenditore lo aveva lasciato leggermente confuso, ma non troppo sorpreso: una cosa che aveva imparato fin da subito in quel quartiere è che la gente con i soldi ama la privacy che regalano i suoi vicoli bui e lui lo sapeva bene.
Certo non frequentavano le stesse zone, ma Ty era sicuro di averlo visto alcune sere nella zona bazzicata dagli scommettitori. Magari era per questo che era qui. Una puntata finita male, problemi a tenere i propri soldi in tasca. Un brivido gli percorse la schiena all'idea che l'altro a differenza sua avesse ben chiari i suoi motivi per frequentare posti come Nocturn Alley, e stabilì che per il momento evitarlo sarebbe stata la scelta migliore.
Adesso che ci pensava, avrebbe dovuto connettere uno dei camini del Manor alla Casa in cui lavorava. Lavorando principalmente le sere aveva inizialmente pensato di utilizzare il Nottetempo, ma visto com'era appena andata la sua corsa era meglio così, almeno in questo modo avrebbe risparmiato i soldi del biglietto. Già gli pesava aver rinunciato a delle ore di lavoro...ma segretamente era grato di poter passare una notte tranquilla e di poter finalmente avere un letto in cui dormire da solo, senza un estraneo accanto.

Con la forchetta infilzò il pollo che aveva nel piatto e quando lo portò alla bocca quasi parve sciogliersi sulla sua lingua: era dai tempi di Hogwarts che non mangiava così bene. Ora che ci pensava, la ragazza che lo aveva soccorso era un anno più piccola di lui, e di Grifondoro. Non aveva dato segno di averlo riconosciuto ma non se ne tupì più di tanto, nonostante la sua mole spesso si sentiva più parte del mobilio che di chi animava la stanza.

"Ehi. Tutto okay?"

Tayler quasi saltò sulla sedia, così perso nei propri pensieri da non essere preparato a sostenere una conversazione. Volse lo sguardo alla propria destra e così facendo incrociò il volto e lo sguardo del ragazzo biondo che aveva scorto sull'autobus in compagnia di MaryLou che ricordava chiamarsi Fabian:

"Oh, sì. Grazie. E grazie anche per la moneta. Dì alla tua amica che gliela renderò appena ne avrò la possibilità.

Alle sue parole una luce parve accendersi negli occhi cangianti del ragazzo, quasi come se avesse detto qualcosa di così divertente da animargli il viso stanco. Si sentì leggermente sciocco anche se sapeva di non averne motivo.

"Non preoccuparti per la Falce. I soldi non sono un problema."

Con questo Fabian tornò al suo piatto, riempiendo la sua bocca con una gigantesca forchettata di foglie verdi, non per fame ma per lo più desiderando un modo per tapparsi la bocca.

Di fronte a lui sedevano la madre del bambino e un tizio dall'aria belloccia che intratteneva giovialmente la ragazza bionda, che aveva scoperto essere una giornalista. La conversazione sembrava interessante, non aveva mai seguito il talkshow della quale stavano parlando, ma doveva essere abbastanza conosciuto perché all'improvviso MaryLou - a differenza sua che aveva valutato saggio non attirare determinate attenzioni – se ne usci con un'esclamazione abbastanza alta da far girare molte teste.

"Tu sei Lin Pritchard, la giornalista! Non ho avuto modo di vedere spesso il tuo programma ma è sempre citato su WitchWeekly come MustWatch!"

 


 

***

 

 

Una volta terminata la cena Lin si alzò da tavola decisa a parlare con Darren a seguito del fallito tentativo a inizio serata di accomodarsi accanto a lui a capotavola, e la cosa le risultò decisamente più semplice del previsto quando voltandosi di tutta fretta se lo ritrovò a un palmo di naso.

"Posso rubarti un minuto?"

La domanda cordiale le venne posta con un tono flebile, quasi come se non desiderasse che le sue parole giungessero alle orecchie degli altri inquilini mentre questi seguivano gli Elfi Domestici su per le scale per raggiungere le loro nuove sistemazioni.

Lin non ci pensò due volte prima di assentire e accettò il suo invito a seguirlo cercando di stare dietro alle lunghe falcate che il padrone di casa poteva permettersi grazie all'estensione dei suoi arti inferiori.
Giunsero in un'ala non lontana dal salone, per nulla illuminata se non per una grande porta spalancata che dal vociare allegro degli Elfi e dall'eccellente mix di aromi che ne fuoriusciva Lin riconobbe immediatamente come la cucina. Era convinta, sebbene un po' confusa, che fosse quella la loro destinazione, ma il ragazzo proseguì  ignorando del tutto la stanza giungendo infine al termine del corridoio e a quello che, almeno in apparenza, aveva tutta l'aria d'essere un vicolo ceco.

Parecchie domande iniziarono a sorgere nella testa della strega, assieme al senso di disagio causato dalla situazione insolita in cui si era improvvisamente ritrovata.

Vi era sulla parete di fondo un grande quadro con dipintovi una porta dall'aria mesta e ai suoi piedi un vecchio cane semi addormentato che alla loro vista o meglio, a quella di Darren, iniziò ad agitare pigramente la coda brizzolata. Quando il ragazzo allungò il braccio nella tela abbassando la maniglia della porta e rivelando un passaggio, Lin non riuscì a nascondere la sua sorpresa, che dall'espressione quasi compiaciuta che riusciva appena a scorgere sul suo accompagnatore doveva essere cosa buona. Sollevò la bacchetta pronunciando l'incantesimo "Lumus" che illuminò una lunga scalinata che pareva portare a dei sotterranei.

Lin non era una fifona ma non confondeva nemmeno il coraggio con l'incoscienza e non era sicura che seguire un uomo appena conosciuto in un sotterraneo non illuminato e lontano dalle orecchie di tutti fosse una grande idea. Almeno non senza fare domande, pertanto decise di ritrovare il fiato necessario per premurarsi di interrogare Darren sull'entità della loro destinazione: 

"Dove stiamo andando?"

Darren la guardò, la luce pallida a illuminargli le labbra strette. Tentennò un istante prima di rispondere, come a cercare le giuste parole per esprimere quello che voleva dire.

"Nel mio... Studio."

L'incertezza del tono non era poi così rassicurante, pertanto Lin non si mosse, guardandolo inarcando un sopracciglio prima di parlare con lo stesso tono incerto sfoggiato da Darren un istante prima: 

"Lì sotto?"

"Già. Vieni o no?" Darren parlò allungando una mano per aiutarla ad attraversare la cornice, con tanta certezza che l'avrebbe afferrata da risultare persino irritante, ma in fondo entrambi sapevano che lei in quanto giornalista non poteva che essere curiosa per natura, portata ad inseguire ogni mistero con la stessa dedizione di un segugio in una battuta di caccia.

"Ok."

Ci volle del tempo per scendere la ripida scalinata e quando si lasciò dietro anche l'ultimo gradino l'oscurità avvolgeva loro e l'ambiente circostante a tal punto che anche con la bacchetta Lin non riusciva a vedere ad un palmo dal proprio naso.

"Ok, ferma qui, torno subito"

"Mi lasci qui??"    

Lin diede voce al proprio sgomento spalancando i suoi grandi occhi azzurri, guardando Darren come certa che il ragazzo avesse improvvisamente perso il senno e iniziando a provare del pentimento per aver deciso di assecondarlo e di seguirlo nei meandri più bui dell'antico edificio di pietra. Fortunatamente Darren non si mosse e dopo averla guardata allibito, quasi ritenesse inconcepibile che la ragazza avesse potuto farsi cogliere da quel pensiero, ben presto la rassicurò con un lieve movimento di diniego del capo: 

"Per Merlino, no! Aspetta solamente un attimo."

Tutto ciò che Lin udì a seguito delle parole di Darren fu un forte rumore, dopodiché la luce iniziò a sfrigolare, accecandola e costringendola a serrare le palpebre. Quando riaprì gli occhi Lin, non senza una massiccia dose di stupore, si trovò nel posto più curioso che avesse visto da molto tempo a quella parte:

Darren si trovava vicino ad un generatore di energia, e nella stanza regnava un caos governato dagli di oggetti più disparati, per lo più di natura Babbana come un televisore, uno stereo, parti di computer smontati sparsi su un tavolo da lavoro e un enorme jukebox.

Le pareti facevano foggio di schemi di vari oggetti, in aggiunta ad un paio di quadri e a dei progetti infissi qua e là che pur sforzandosi Lin non riuscì a decifrare.

Più di uno studio quello che le si figurava davanti agli occhi aveva tutta l'aria di essere una tana, e a Lin quasi l venne da ridere dal sollievo a fronte di quella considerazione: quando aveva accettato di seguirlo non aveva saputo che cosa aspettarsi, ma di fronte a cotanta segretezza la giovane strega era stata naturalmente portata a figurarsi ogni peggiore scenario possibile, tanto che Lin non si accorse nemmeno di aver impugnato la bacchetta in una stretta ferrea finché non fu la pacata voce di Darren a farglielo notare: 

"Quella puoi metterla giù. E accomodati pure, abbiamo parecchie cose di cui parlare"

 

 

 

***

 

 

 

Immersa nell'acqua della vasca fin a nascondere quasi del tutto il corpo in mezzo alle soffici nubi di candida e profumata schiuma Poppy si sentiva come se a tenerla assieme fosse solo l'involucro di ceramica che la stava abbracciando.

Il suo viso era bagnato, non sapeva più se dalle lacrime che aveva versato o dalla schiuma profumata nella quale era immersa, tant'è che si domandava se la vasca fosse stata già così piena quando vi era entrata o se avesse in qualche modo contribuito a riempirla lei stessa.

Fino a quel momento non si era accorta di quanto trovarsi in una casa la facesse sentire sollevata. Che fossero le bolle, il vapore caldo e profumato che avvolgeva la stanza nel tepore di un abbraccio, la pancia piena o tutto l'insieme le bruciavano gli occhi, ed era passato tanto tempo da quando si era immersa in quel mare di schiuma che l'acqua stava iniziando a diventare fredda. Un'occhiata all'orologio affisso sulla porta le confermò, non a caso, che era passata poco più di un'ora, pertanto Poppy decise di alzarsi e strinse saldamente i bordi candidi della vasca per impedirsi di scivolare prima di sollevarsi.

Una volta in piedi e davanti allo specchio ebbe modo di vedere quanto la stanchezza l'avesse afflitta dalla sfumatura violacea che le circondava gli occhi, accentuata dall'atipica  ed innaturale trasparenza che aveva assunto il suo incarnato. Dopo aver tamponato a dovere i capelli in un asciugamano per avvolgerli in un turbante scivolò nei suoi vestiti e aprì la porta pronta per infilarsi a letto quando, proprio dalla parete di fronte al bagno, la superficie di un quadro si infranse come uno specchio d'acqua e due persone furono catapultate nel corridoio. 

A quella vista Poppy si lasciò andare a un grido che squarciò brutalmente il silenzio che aveva avvolto il manor dal momento in cui la cena era terminata e che fece spalancare con urgenza più di una porta.

 



***

 

 

Mayuri non si sentiva al meglio, tutt'altro, col passare delle notti il solito malessere con cui era costretta a convivere iniziava ad avvinghiarsi alle sue ossa e ad opprimerla, schiacciandola con il proprio peso fino a quasi soffocarla.

L'Elfa che l'aveva accompagnata alla sua stanza era stata così gentile da portarle una tisana, che ora stava sorseggiando dando le spalle al muro, seduta sulla ringhiera del piccolo balcone. Aveva smesso di piovere e non c'erano più nuvole in cielo, lasciando così che i raggi della luna ormai quasi piena le accarezzassero il viso. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, catturando gli odori della notte che si mischiavano al tiepido aroma di fiori della tisana calda. Quello che più spiccava tra tutti era il forte odore di terra bagnata dell'incredibilmente vasto giardino che circondava l'edificio, odore a cui si aggiungevano un' appena percettibile sentore di pulito, di magia e un delicato profumo di fiori.

Il tepore della tazza che le scaldava i palmi, le stelle sopra di lei e quella rilassante miscela di odori che le carezzava le narici ebbero il potere di farle scivolare di dosso parte della tensione che l'attanagliava, tanto che all'improvviso Mayuri si sentì infinitamente più a proprio agio: guardare le stelle - a differenza della Luna - la metteva sempre di ottimo umore perché vedeva in loro lo stesso luccicante brillio che animava gli occhi di sua sorella.

All'improvviso il disco che stava ascoltando parve incepparsi per un momento e per la durata di quel singolo istante la bolla all'interno della quale si era rifugiata parve infrangersi, ma poi la voce di Marc Bolan ripartì in un sussurro e una piccola stretta le cinse il cuore quando udì le note di Cosmic Dancer avvolgere lei e l'ambiente circostante. Il disco lo aveva trovato su una pila in cima al comodino e onestamente quel ritrovamento non l'aveva sorpresa, al massimo un po' divertita: era bello notare come nonostante gli anni passassero l'abitudine di Darren di lasciare in giro i suoi dischi non era affatto cambiata. Ancora si ricordava la sfuriata alla quale aveva assistito al quinto anno quando Kevin, un ragazzino del terzo, si era lanciato sul divano della Sala Comune distruggendo così ignaramente il disco dei WEIRD SISTERS che Darren aveva comprato e lasciato incoscientemente in giro. A fronte della terribile sfuriata subita il ragazzino aveva successivamente versato fiumi di lacrime salate di fronte a tutti i suoi amici e quando Mayuri, con tono un po' alterato dal comportamento del compagno di classe,  aveva ripreso Darren facendogli notare come in fondo fosse stato lui il primo ad aver sbagliato per aver lasciato una cosa a lui cara tra i cuscini del divano, questi l'aveva guardata con aria alienata, come se la stesse scorgendo per prima volta. E in tutta onestà se anche quello fosse stato realmente il caso non l'avrebbe nemmeno sorpresa più di tanto, visto che il compagno sembrava trascinarsi avanti in ogni situazione come se stesse indossando un paraocchi, talvolta quasi per inerzia. Nonostante non avesse ricevuto risposta  quel momento era stato il principio della loro conoscenza. Amicizia? Non era sicura che la si potesse propriamente definire tale, ma di certo qualcosa che ci andava molto vicino.

Dopo aver vuotato la tazza Mayuri si chiuse le ante del balcone alle spalle dondolandosi leggermente sulle note soffici, la mente che lasciava fuori al freddo i mille pensieri che le ronzavano in testa. Darren, la nuova casa, la luna, sua sorella, le stelle, tutto le vorticava nella mente fondendosi e districandosi in un unico, caotico groviglio, fino a quando un urlo fuori la sua porta la fece sobbalzare. Per un singolo istante Mayuri si scordò di Darren, della casa e persino di sua sorella, e mentre attraversava la stanza con lunghe falcate per accertarsi che nulla di grave fosse realmente accaduto persino le note della musica si fecero improvvisamente più distanti.

Aperta la porta, anche nel buio distinse perfettamente le tre figure che le si stagliavano davanti agli occhi, tutte in piedi nel bel mezzo del corridoio e  le diverse espressioni impresse sui loro visi.

 

 

 

***

 

 

 

Dopo aver sentito il grido squarciare il silenzio Louise spalancò allarmata la porta della propria camera per verificare con i propri occhi che cosa fosse accaduto.

Erano le 23 passate, la serata si era già prolungata più di quanto non si sarebbe aspettata e lei aveva già indossato la sua camicia da notte e tolto tutte le impurità dalla sua pelle. Era troppo chiedere di potersi abbandonare tra le lenzuola candide che profumavano di pulito e sembravano solo aspettare di abbracciarla?

Affacciatasi nel corridoio buio strinse gli occhi cercando di mettere a fuoco le sagome che aveva davanti, trovando estrema difficoltà nell'impresa fino a quando un Lumos sussurrato dal fondo del corridoio riempì di luce bianca la scena.

Come lei erano intenti ad osservare la scena dalla soglia delle loro camere anche Mayuri, la ragazza madre e il barista allampato sulla trentina, che brandiva la sua bacchetta luminosa con la mano guantata. Poppy invece fronteggiava Darren e la giornalista bionda come se avesse davanti dei fantasmi, e i suoi occhi solcavano le loro figure avvolte dall'oscurità quasi totale quasi come se avesse avuto davanti dei fantasmi.

Ben presto Louise, osservando la curiosa scena che le si prospettava davanti, comprese come la ragazzina dai capelli ramati dovesse aver scorto Darren e Lin sbucare nel corridoio attraverso un passaggio della parete. A giudicare dal modo in cui lo sguardo di Poppy persisteva ad indugiare sul quadro che stava alle spalle di Darren Louise intuì che il passaggio fosse celato alla vista dalla cornice, e ad immaginare la scena le scappò una lieve risatina non particolarmente appropriata che le fece rapidamente guadagnare diverse occhiate storte dai presenti, ma invece di ammonirla il ragazzo che brandiva la bacchetta accesa – il cui nome rifuggiva alla memoria di Louise – la ignorò e posò lo sguardo su Poppy: 

"Poppy, tutto bene lì?"

"Igor. Sì. sì, scusate, io...ehm... Li ho visti spuntare dal nulla nel buio e mi sono spaventata. Siete usciti dal quadro?"

Alla domanda di Poppy gli sguardi di tutti i presenti si spostarono da lei per indugiare sul volto leggermente in ombra del padrone di casa, attendendo una sua risposta mentre Darren, impegnato a fissare di rimando la ragazza, cercava di riflettere il più rapidamente possibile. Infine, quando finalmente aprì bocca facendo sfoggio della miglior faccia di bronzo del suo repertorio, servì a Poppy una risposta che servì solo a lasciarla ancora più interdetta: 

"No." La risposta di Darren giunse inaspettata, Poppy di certo non si aspettava un suo diniego, ma inflessibile: " Non ti consiglio di toccare i quadri di questa casa." Dopodichè il ragazzo si guardò attorno affinché il suo sguardo potesse rapidamente indugiare sui volti di tutti i presenti, mani in tasca e sopracciglia aggrottate,per poi aggiungere:

"Scusa per lo spavento. Domani quando hai tempo vieni a cercarmi, parliamo del tuo problema. Buonanotte a tutti."

Darren si defilò senza dare a nessuno tra i presenti il tempo di aggiungere o di chiedergli altro, consapevole di quanti dubbi si stesse lasciando alle spalle mentre si allontanava a passi svelti e con la coda tra le gambe: marciò a sguardo basso lungo il corridoio buio, finché la luce emessa dalla punta della bacchetta di Igor non riuscì più a raggiungerlo.

Quando Darren se ne fu andato il silenzio tornò ad avvolgere il corridoio, e restarono tutti a fissarsi per un secondo prima che Louise potesse raggiungere Lin e avvolgerle una mano attorno al braccio:

"Beh, buonanotte a tutti allora, ci penso io qui. Ti accompagno in camera. Lia, giusto?"

La ragazza bionda volse lo sguardo su di lei per osservarla perplessa, forse chiedendosi il motivo dietro al suo avvicinamento mentre la presa di Louise sul suo braccio, seppur non serrata, la costringeva ad allontanarsi insieme a lei lungo il corridoio distanziando rapidamente gli altri inquilini:

"Lin, in realtà."

"Oh scusami." Anche se sia il tono, sia la voce di Louise restarono inflessibili e senza esprimere alcun desiderio di scusarsi davvero:  "Sono pessima con i nomi. Tu e Darren siete spariti subito dopo cena, immagino che nessun Elfo ti abbia mostrato la tua stanza. È da questa parte. Siete stati via un bel po', di che avete parlato?"

 

 

 

***

 

 

 

Vedendo le ragazze allontanarsi dalla scena Emil gettò un'ultima occhiata a Poppy, che sebbene visibilmente più tranquilla sembrava ancora piuttosto confusa mentre fissava pensosa il quadro che aveva di fronte.

"Sicura che sia tutto okay?"

La voce di Emil sembrò avere il potere di ridestarla, perché subito Poppy distolse la propria attenzione dal dipinto per posare lo sguardo su di lui, sforzandosi di abbozzare un sorriso per essere cortese : 

"Sì certo. Sono solo stanca, ero sicurissima che fossero spuntati fuori da quel quadro."

Emil, a sua volta poco convinto delle parole di Darren, rivolse un'occhiata al dipinto in questione: un'ampia cornice dorata e dallo sviluppo verticale, racchiudeva al suo interno un semplice sentiero alberato. Nulla di particolare all'apparenza, forse qualcosa di persino fin troppo semplice se messo a confronto con il resto della casa, tanto che si ripromise di indagare il prima possibile.

"Posti come questi sono soliti avere numerosi passaggi segreti. Forse hai ragione, ma ti consiglio di ascoltare le parole di Darren e di tenerti lontana da quel quadro."

"Io... certo." Poppy decise di non obbiettare e di seguire il consiglio di Emil, reputando poco saggio contravvenire ad un suggerimento del suo ospite, specialmente quando questo si era reso disponibile a tirarla fuori dai guai, dunque si limitò ad augurargli educatamente la buonanotte prima di congedarsi: 

"Beh, allora buonanotte Igor."

" 'Notte ragazze."

Prima di chiudersi la porta alle spalle, Emil lanciò per buona misura un occhiolino in direzione di Alina, che ricambiò con un cordiale e flebile sorriso.

Una volta chiusa la porta fece ruotare la chiave all'interno della serratura, riuscendo ancora ad udire un lieve vociare levarsi dal corridoio, ma prima di allontanarsi dall'uscio della stanza si premurò di lanciare gli incantesimi Muffliato e Colloportus sulla porta per essere sicuro di non ricevere incursioni indesiderate, dirigendosi infine verso il caminetto che scaldava l'intera camera.
Emil immaginava che la presenza di un camino dovesse essere una prerogativa di tutte le camere in una casa come quella, ma quando aveva varcato la soglia e aveva scorto il camino aveva sentito un brivido scendergli lungo la schiena, e istintivamente aveva sollevato la mano celata dall'onnipresente guanto nero per portarsela all'altezza del petto.

Se proprio doveva trovare un lato positivo nella presenza del camino, tuttavia, averne uno a propria completa disposizione avrebbe reso le comunicazioni con l'esterno del maniero infinitamente più semplici e discrete. Probabilmente il camino non era abbastanza grande da consentire facilmente a qualcuno di utilizzarlo per accedere alla stanza, ma il focolare bastava ed avanzava per permettergli di scorgere un viso tra le fiamme e di poter intrattenere delle conversazioni con chiunque volesse mettersi in contatto con lui. Avvicinandosi ulteriormente al camino, Emil riuscì a scorgere il volto familiare della sua collaboratrice lambito dalle fiamme e tornò alla conversazione che erano stati costretti a interrompere:

"Emil è tutto okay? Cos'è successo?" La voce di Enkaterina si levò e lo raggiunse con tono circospetto, studiandolo dubbiosa mentre Emil si inginocchiava davanti al focolare, pur tenendosi a debita distanza: 

"Si, stanno tutti bene. Il ragazzo dei McKay è uscito da un passaggio segreto con la giornalista di cui ti parlavo e ha spaventato una degli inquilini."

"Capisco, pensi che avrai modo di indagare?"

"Il passaggio segreto è  molto in vista, penso che McKay non si aspettasse di trovare qualcuno ancora fuori dalla propria camera a quest'ora... Non mi sorprende che abbia mal calcolato, è una dimora molto grande per solo quattro persone, il ragazzo non dev'essere abituato ad avere gente per casa."

Il volto tra le fiamme annuì, e i piccoli scoppiettii del ceppo lo fecero arretrare leggermente prima che la voce di Enkaterina si levasse nuovamente dal focolare:

"Hai notato altri elementi degni di attenzione?"

"C'è uno specchio molto piccolo accanto a quello più grande del set da toeletta, la Sonda Sensitiva riceve energia magica, suppongo sia la metà di un set di Specchi Gemelli, ma non ho modo di scoprire a chi sia connesso senza rischiare di rivelarmi a chi c'è dall'altro lato. Per il resto non posso dirti molto altro. Darren è un soggetto strano, socialmente inetto ma per ora innocuo. Lui e la Signorina Pritchard sono stati via circa un'ora."

"Perfetto, scopri che tipo è la Pritchard magari, se ti sembra propensa al dialogo o a fare amicizia e se riesci a farti dire qualcosa"

"Certo. Ci vediamo domattina con gli altri per un eventuale aggiornamento, okay?"

"Certo Capo, ora goditi la tua vacanza nella villa a cinque stelle dei McKay."

La curva delle labbra di Enkaterina si ammorbidì fino a far prendere vita ad un sorriso che Emil finì col ricambiare, lasciandosi andare ad una lieve risata quando vide la strega strizzargli l'occhio. La salutò con sincero affetto e con la promessa di risentirsi presto, dopodiché, quando il viso della strega fu scomparso dal focolare, Emil sfoderò la bacchetta per spegnere il fuoco con un Aguamenti non verbale, premurandosi di far sparire tutta la cenere dal camino nel nulla come ogni traccia di quella conversazione.

l mago si alzò e ruotò su se stesso per gettare un'occhiata in direzione del gigantesco letto che si trovava alle sue spalle: non si sentiva poi così stanco ed era incline a considerare la possibilità di sgusciare fuori dalla sua camera per dare un'occhiata più da vicino al quadro misterioso nel cuore della notte, quando nessuno avrebbe potuto disturbarlo, ma per il momento era intenzionato a prendere esempio da Boccino - che stava ronfando al centro del soffice materasso del tutto indisturbato dal trambusto - e godersi un po' di riposo in quel giaciglio dall'aria così comoda. L'indomani avrebbe dovuto far prendere vita ad Igor, ma ancora per qualche ora poteva permettersi di essere semplicemente Emil.

 


 

***

 

 

 

Quando le porta delle camere di Igor e Mayuri si chiusero Poppy e Alina rimasero pressoché al buio, se non per la luce tremolante delle candele che faceva capolino dalla stanza della giovane madre. La donna aveva l'aria stanca, i piedi nudi giacevano sul pavimento freddo e si stringeva il pigiama a braccia conserte cercando di trattenere il calore. I sensi di colpa per aver evidentemente buttato la poverina giù dal letto la assalirono nuovamente, ma prima che potesse scusarsi l'altra la precedette, levando una mano per interromperla sul nascere: 

"Non provare a scusarti." La bloccò prima che potesse dire qualcosa: "Non c'è ce n'è motivo."

"Okay, scus-.Io...Ho svegliato anche tuo figlio per caso? Non volevo."

"È impossibile svegliarlo, non ci saresti riuscita neanche volendo. E io dovevo ancora prendere sonno, solitamente lavoro le notti, quindi non preoccuparti. Va' a letto piuttosto, sembri averne bisogno."

E come per effetto di un sortilegio, all'udire quelle parole tutta la stanchezza riaffiorò a galla.

 

 

 

***

 

 

 

MaryLou quella mattina non era stata molto produttiva.

Sì, si era svegliata con le prime luci, aveva bussato impazientemente alla porta del bagno affinché chiunque ci stesse mettendo radici uscisse, dopodiché aveva fatto il suo saluto al sole, una colazione veloce e si era rinchiusa in camera. Fabian non sembrava essere da nessuna parte, ma non era un fatto poi così insolito e la giovane non aveva perso tempo per cruciarsene più del dovuto.

Ora tuttavia sedeva da circa due ore nella stessa posizione, fissando un foglio quasi interamente bianco senza avere idea di come proseguire la lettera che stava tentando di scrivere. L'inchiostro blu della penna BIC che stava tormentando coi denti, lo stesso con cui aveva impresso le uniche, misere due parole presenti sul foglio, la fissava in maniera quasi giudicante. Forse persino derisoria per la sua incapacità.

Le parole solitarie erano le stesse che aveva scelto per iniziare tutti i precedenti fogli, che tuttavia erano finiti uno dietro l'altro accartocciati ai suoi piedi:

 

 

 

"Cara mamma,"

 

 

 

Aveva appena tracciato la virgola con un lieve ed elegante movimento del polso quando ancora una volta si rese conto di non avere idea di come continuare, e aveva scritto a malapena due parole, per di più quelle di rito. Amareggiata, MaryLou si grattò debolmente la testa senza distogliere gli occhi dal foglio non più immacolato e macchiato dall'inchiostro, e dopo svariati minuti di esitazione appoggiò nuovamente la penna sul foglio per aggiungere qualcosa:

 

 

 

"Cara mamma,

 

Come stai? Spero bene.

Io mi sono appena trasferita. È un posto molto più grande, con dei coinquilini."

 

 

Come inizio, pensò, non era male. Certo, terribilmente banale, ma meglio di nulla.
Onestamente non sapeva proprio cosa raccontare a sua madre, ma avevano sempre avuto un bel rapporto e 'tutto' era ciò che voleva condividere.
Ma era davvero la scelta giusta? Sua madre avrebbe capito?
Forse sì, ma non ne poteva essere del tutto certa. Con un sospiro appoggiò nuovamente la punta della penna sul foglio e prima di poterci rimuginare su per troppo a lungo aggiunse le poche manciate di parole con cui avrebbe concluso la sua lettera:

 

"Ti chiamo appena posso, non penso ci sia un telefono qui, sai come sanno essere certe famiglie di maghi.

Salutami papà e Tenzin!

Con affetto,

 

La tua Lù"

 

***

 

 

 

Jack seguì l'elfo domestico fino alla cucina per la colazione che era già tarda mattinata, fresco di doccia e ristorato dall'eccellente dormita.

Lui e Sharon avevano passato la notte abbracciati a chiacchierare prima di abbandonarsi al sonno ma quella mattina si era svegliato solo nel nuovo grande letto e quasi gli era sorta la nostalgia del loro piccolo nido appena sopra il Ghirigoro, dove poteva scendere le scale che portavano al negozio e dare nuovamente il buongiorno alla sua commerciante preferita.
Una volta entrato nelle cucine fu accolto dalla caotica vista di quello che sapeva essere Il Grande Sl - non si vergognava ad ammetterlo, Jack era un fan e non vedeva l'ora di poter passare un po' di tempo con il prestigiatore ora mezzo addormentato sul suo caffè americano, mentre accanto a lui il bambino della signorina Alina sembrava piuttosto concentrato sulla sua missione di prepararsi un toast, anche se la confettura giaceva più sulle sue piccole manine che sulle fette di pane. Una sfilza di elfi alle sue spalle che seguiva ogni movimento con i loro occhi a palla senza sbattere le palpebre, come se farlo avrebbe potuto in qualche modo causare alla lama di scivolargli dalle mani e di ferirlo.

"Ehi, bimbo, cos'hai lì?"

"Un coltello!"

Il bambino parlò levando lo sguardo su di lui, dimenticandosi momentaneamente del suo toast per osservarlo perplesso, come chiedendosi il perché di quella domanda così sciocca. Forse quell' adulto non aveva mai visto un coltello?

"O-kaaay. E la tua mamma?"

"La mamma non dorme mai la notte. Ora però dorme, non bisogna svegliarla!"

Sol, che ieri a cena si era preso la briga di conversare con la donna si sentì di contribuire alla conversazione con delle nozioni decisamente utili mentre il bimbo tornava a dedicarsi alla sua confettura con estremo impegno:

"La nostra Alina è una barista con turni serali eccessivamente lunghi in un bar situato in una vietta secondaria della ridente Diagon Ally. Ieri ha chiesto la serata libera, posso solo immaginare che abbia deciso di poltrire con dovizia, pertanto ho convenuto fosse meglio lasciarla dormire e mi sono permesso di addossarmi le cure del piccolo Bram."

"Capisco il desiderio di una bella dormita amico, se la merita. Genitore single con lavoro notturno? Tipa tosta la nostra mamma."

"Ben detto."

Per qualche minuto restarono in silenzio mentre ognuno si dedicava alla propria colazione, nel caso di Bram spandendo confettura ovunque, ma a lavoro ultimato il bimbo addentò comunque il suo toast con immensa soddisfazione fino a quando Jack non prese coraggio e si fece avanti con una proposta.

"Potremmo fare un giro, se vi va. Volevo passare a salutare Sharon e potremmo, non so, mangiare un gelato?"

I due volti addormentati che aveva di fronte divennero improvvisamente più vispi e un mormorio di assenso generale presto si levò, portando Jack a suggerire a Sol di vestirsi mentre lui si sarebbe assunto l'onere di dare una sistemata al visino e alle manine imbrattate di confettura di Bram.

E così venti minuti dopo i tre si ritrovarono nelle strade affollate di Diagon Alley. Sol aveva ancora la maglia del pigiama addosso, ma si era quantomeno preso la briga di infilarsi un cardigan e dei jeans, e se il suo accompagnatore lo aveva notato aveva fatto la sensibile e gradita scelta di non commentare.

Era da diversi anni che non ci metteva piede, sicuramente da prima di iscriversi all'Università Babbana, venire diseredato e partire per l'America. Diagon Alley era sempre magica e conservava ancora quel candore d'altri tempi che l'America aveva perso: laggiù la rivoluzione tecnologica, anche se solo in piccola parte, aveva toccato maghi e streghe, ma qui tutto aveva ancora l'aspetto di una cartolina e vedere così tante persone aggirarsi con i loro assurdi cappelli e vestiti sgargianti lo mise di eccellente umore.

I tre si fecero largo tra la folla, Bram nel mezzo con entrambe le mani strette in quelle dei due adulti. La prima fermata fu il Ghirigoro, dove si fermarono a salutare Sharon. Inizialmente la ragazza sembrò leggermente in imbarazzo nel vederli nel suo posto di lavoro, ma dopo pochi attimi si sciolse afferrando la mano di Jack e stringendola giusto per un attimo, come una sorta di discreto abbraccio. I due iniziarono a guardarsi con gli occhi a cuore e Sol, innamorato dell'amore ma poco entusiasta all'idea di fare da terzo incomodo, si affrettò a portare il piccolo Bram nella sezione per bambini.

"Io questo ce l'ho!" Disse lui sventolando allegro le Fiabe di Beda il Bardo: "Mamma e lo zio mi leggono le storie prima di dormire!"

Con un sorriso leggermente amaro Sol gli scompigliò i cappelli e prima di andare via gli comprò anche "Storie di un Mooncalf Malconcio" senza riuscire a non pensare a come anche lui, da bambino, avrebbe voluto vedere i suoi genitori prendersi il disturbo di metterlo a letto con una storia.

Una volta usciti si diressero alla gelateria Fortebraccio. Seduti ai tavolini mangiarono i coni più grandi, con gusti assurdi come "Haggis", "Api Frizzole!" e  "Sorpresa di Troll", quest'ultimo consigliato stesso dal gelataio che a detta sua il sapore acre e stranamente salato era considerato una prelibatezza dai bambini e di fatti dopo l'iniziale preoccupazione nel piccolo Bram  anche quella pallina venne rapidamente spazzolata via dalle cucchiaiate del bambino.

A metà della loro torre di gelato Jack si sporse verso Sol, gettò un'occhiata dubbiosa in direzione di Bram, che si stava rapidamente riempiendo il viso di gelato e panna e infine sussurrò qualcosa in modo che il bambino non potesse udire le sue parole:

"Dici che gli fanno bene tutti questi zuccheri?"

"Beh, è ancora mattina. E poi vogliamo diventare gli zii fichi noi, no?"

"Indubbiamente. Alla nostra allora."

E al suono di quelle parole fecero scontrare le loro vaschette con vigore prima di tornarle a gustare sotto lo sguardo attento di una vecchietta che, seduta poco lontano, continuava a lanciare loro occhiate che i due decisero di ignorare fino a quando questa non si avvicinò blanda al loro tavolo.

"Che bellissima famiglia che siete. Anche mio nipote è gay. Da quanto tempo siete sposati?"

I due si guardarono un po' increduli prima di iniziare a sogghignare, decidendo di stare al gioco mentre Bram continuava indisturbato a riempirsi di gelato, panna e granella:

"Oh signora..." Rispose Sol con entusiasmo, stampandosi sulle labbra lo stesso sorriso che sfoggiava solitamente ai suoi spettacoli: "Sono ormai, quanto caro? Cinque stupendi anni?"

"Sei amore, ricordi? Sa, me l'ha chiesto appena ho finito di frequentare Hogwarts."

"L'ho portato a Parigi..."

"Mi ha regalato dodici mazzi di rose."

"Al matrimonio sono arrivato in groppa a un unicorno"

"Le fedi sono state forgiate dai Lepricauni..."

"Stupendo."

"Anni indimenticabili."

La vecchietta li guardò leggermente confusa, se non addirittura preoccupata e indecisa se credergli o no, lasciandoli frettolosamente con un sorriso cordiale, e non appena si fu allontanata abbastanza Jack e Sol scoppiarono a ridere mentre Bram, vuotata la sua coppa, rifletteva su quanto fantastico dovesse essere stato quel matrimonio. Avrebbe di certo informato la mamma di volere un unicorno anche lui.

"Anche io voglio un unicorno!" Esordì infatti Bram serissimo, anche se perse di solennità a causa delle mani e del viso coperti da gelato e granella colorata.

Tra le risate si avviarono verso l'ultima tappa della giornata, fermandosi davanti alla gigantesca insegna di "Tiri Vispi Weasley".

Davanti al connubio di suoni, colori, addirittura odori che uscivano dal gigantesco portone ogni volta che maghi e streghe si facevano l'argo dentro e fuori dal negozio i tre, Bram quanto i suoi ben più adulti accompagnatori, si lasciarono andare ad un sognante e sentito: "Wooah".

 

 

 

***

 

 

 

Un elemento banale ma molto importante all'interno delle società magica alla quale solo pochi fanno realmente caso è l'importanza del legno al di fuori del consueto utilizzo finalizzato alla realizzazione delle bacchette magiche: solitamente la cassa e la tavola armonica di molti strumenti musicali, come i pianoforti, è di pioppo o abete per via delle loro eccellente capacità di amplificare il suono. La scelta di un buon legno è essenziale per la realizzazione di uno strumento adibito all'arte ma del tutto inutile però se questo è evidentemente scordato. Il cuore da artigiano di Fabian si accartocciò proprio come la sue orecchie quando fece scivolare le dita sui tasti lucenti del Bösendorfer: un peccato per lui da considerare capitale, possedere uno strumento di tale valore come nulla più di un oggetto di arredo, sminuirlo a poco più di un soprammobile dispendioso.

Così, dopo aver sistemato il La centrale per il semplice desiderio di farlo, si era perso a spingere il pedale e ad accordare tulle le restanti note di conseguenza, senza neanche accorgersi di aver passato le ultime due ore della sua mattinata a rovinarsi i polpastrelli nel silenzio più assoluto.

O almeno fino a quando Alina non si precipitò rumorosamente giù dalle scale, occhi sgranati, capelli annodati e segno del cuscino ancora sulla guancia.

 

 

 

***

 

 

 

Abituato a vivere da solo senza nulla più da fare se non piangersi addosso Darren era solito crogiolarsi e passare il suo tempo accovacciato tra le lenzuola, rimandando la vita quotidiana ogni volta un minto in più, ritrovandosi costretto ad abbandonare il suo morbido cuscino e il suo caldo letto solo quando la fame - o Crabby - lo costringevano a recarsi sino alla cucina.

Dopo essersi rigirato svogliatamente sul materasso, lanciando un occhiata all'orologio da parete appurò come entrambe le lancette si trovassero ormai quasi sul numero XII e si sorprese dalla mancanza di quella vecchia ciabatta del suo Elfo ai piedi del letto, ma a quanto pareva quella mattina ciò che lo avrebbe costretto a mettersi in piedi rappresentava una novità, anche se non per questo meno sgradita.

Aveva provato ad ignorare il parlottio dei suoi ospiti il più a lungo che poteva, ma persino trasformare il suo capo nel ripieno di un sandwich di cuscini era bastato quando il vociare aveva iniziato a diventare decisamente acceso.

Darren si costrinse fuori dal letto animato dal fastidio tanto quanto dalla curiosità e ciabattò giù fino al primo piano. Si fermò un secondo ad osservare dalla cima delle scale il piccolo capannello che si era formato attorno alla signorina Kostner, nel centro del suo salotto, e mentre osservava il gruppo con occhio critico per un attimo si chiese se avesse fatto bene ad ospitare quel manipolo di gente, ora che lo avevano buttato giù dal letto:

"...è sicuramente qui da qualche parte."

"Stamattina non era nel letto!"

"Hai già chiesto agli Elfi?"

"È una casa grande, potrebbe essersi perso."

"È un ragazzino sveglio"

"È un bambino!"

"Ma sveglio."

"Vedrai che lo troviamo subito...oh! Darren, eccoti, vieni qui!"

Ecco, il danno era fatto. Lo avevano visto. La fuga, per Darren McKay, non poteva più essere contemplata.












Angolino di Liw
Ciao ragazzi, è un piacere essere di nuovo qui! 
Gli ultimi mesi sono stati molto pesanti/complicati per me è così ho dovuto accantonare un po' questa parte della mia vita.
Durante l'estate se riuscivo a ricavarmi due minuti di fantasia scrivevo quello che mi veniva in mente decisamente di getto senza curarmi per nulla della forma e i pezzi di questo capitolo erano sparpagliati un po' ovunque; le note del telefono, Wattpad, il vecchio computer, era tutto un disastro e per questo avevo un immenso bisogno di un aiuto. Quando ho chiesto di un beta sul mio IG vi siete offerti davvero in tantissimi, cosa che non mi aspettavo perché avevo timore di aver perso molto del vostro interesse ma ci tengo a dirvi che mi sono molto affezionata ai vostri personaggi. Non posso dire di aver dedicato a tutti i personaggi lo stesso spazio ma rimedierò con il prossimo capitolo, spero che però almeno li abbiate trovati fedeli al vostro immaginario, per quanto riguarda le recensioni che avete lasciato nello scorso capitolo avevo intenzione di rispondere prima di pubblicare MA NON POTEVO PIÙ ASPETTARE, spero vada bene lo stesso. Infatti forse dovrei dare un'altra letta ancora al capitolo ma VABBÈ.
Detto ciò, ci tenevo a ringraziare tantissimo Signorina Granger ( efp:https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=864554) (IG:https://instagram.com/signorinagranger_efp?igshid=YmMyMTA2M2Y=) perché è grazie a lei che il capitolo è passato da qualcosa che trovavo soddisfacente a qualcosa che mi piace davvero, le ho dato carta bianca qualora decidesse di aggiungere di suo pungo allo scritto e così ha fatto dando al capitolo quel qualcosa in più di cui aveva bisogno!

Qui sotto le polaroid che dicevo a inizio capitolo:




 

 

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Strige_LiW