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Autore: Doctor Nowhere    09/12/2022    2 recensioni
Phileas Relish è un distinto universitario inglese a cavallo tra i secoli XIX e XX.
Vive in un mondo positivista, dove le continue invenzioni della scienza alimentano le speranze di un futuro in cui tutti i problemi verranno eliminati alla radice dalla Ragione Umana.
Dall'Esposizione Universale di Parigi del 1889 ad un paesino sperduto in Cornovaglia il giovane Relish, ben stretto al suo ideale di progresso e al suo mentore, il professor Chapman, si ritroverà suo malgrado ad avere a che fare con una strana foresta un tempo luogo di culto pagano, senza riuscire a scrollarsi di dosso l'impressione che ci sia sotto molto più di quello che sembra.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Relish bussò alla porta di legno rosso.

“Avanti!” provenne con tono seccato dall’altra parte, insieme a tonfi di passi irregolari. Phileas trasse un profondo respiro, e picchiettò col piede sul pavimento. Andava tutto bene, non era la prima volta che il professore perdeva le staffe.

Aprì la porta. Chapman stava riponendo le sue calze nella valigia aperta sul letto. "Oh Relish" mormorò "Bene, bene. Mi passerebbe la cappelliera là in alto, per favore?"

Phileas seguì con lo sguardo il dito fino alla mensola. Afferrò uno sgabello. Meglio non contrariarlo, e introdurre l’argomento poco alla volta.

Chapman mise a posto l’ultima camicia "Quell’arrogante! Vanesio! Sempre detto che era un farabutto! Senza rispetto per niente… " si allentò la cravatta "E per nessuno! E quegli altri balordi, poi…" Phileas gli porse la cappelliera "Grazie, Relish. Idioti dal primo all’ultimo!"

Il giovane sollevò un sopracciglio "Vuole partire subito, professore? Non preferisce farsi una passeggiata e prendere un po' d’aria?"

Chapman digrignò i denti "E perché dovrei? Il solo pensiero di ciò che ha in mente quell’uomo mi ha guastato persino la bellezza del posto. Prima ci lasceremo alle spalle quella carogna e i suoi biechi propositi, meglio sarà per noi."

Phileas deglutì "Non crede che magari se si prendesse un momento potrebbe essere più tranquillo?"

Il professore incrociò le braccia "Cosa vorresti dire, Relish?"

Doveva prendere tempo. Poco per volta, poco per volta: "Professore, concordo con lei che l’atteggiamento del dottor Praiseworth possa essere stato un po' troppo… pieno di sé"

Il professore bofonchiò qualcosa di inintelligibile.

Phileas si accarezzò la cravatta "Però si trattava comunque di una presentazione davanti a un pubblico di illustri colleghi. Non poteva, come dire, mostrarsi dubbioso o incerto. Se lo sarebbero mangiato vivo"

Il professore fece un passo indietro "Relish" la sua voce tremava "Non mi dirà che lei ha apprezzato quell’indegna pagliacciata"

Diamine, aveva già mangiato la foglia! C’era da aspettarselo. Phileas ondeggiò la testa "Credo soltanto che una dimostrazione non sia un esperimento. Praiseworth già sapeva che l’invenzione funzionava, quindi si è permesso di essere un po' meno umile di quanto sarebbe stato consono. Non è un crimine"

"Il crimine" tuonò Chapman "È come ha ridotto quel pover’uomo! Gli ha fritto il cervello, lo hai visto. Probabilmente non sa più neanche come si chiama"

Phileas indietreggiò, ma urtò contro il pomello dell’armadio. Si morse il labbro per non imprecare e si accarezzò la spina dorsale "Non può saperlo, professore. Magari è solo un effetto collaterale temporaneo"

La vena del collo del professore si gonfiò "Anche la distruzione di quella foresta è un effetto collaterale temporaneo, Relish?" tastò dietro di sé finché non trovò una sedia, su cui si lasciò cadere "Ha un valore immenso per gli abitanti. Mi ha detto lei stesso che fa parte di una tradizione più che millenaria" sbuffò "Vogliamo lasciargli distruggere un gioiello unico in tutta l’Inghilterra solo per dargli l’occasione di giocare a fare Dio?"

Il giovane batté il pugno sul tavolo: "È un prezzo che vale la pena pagare!"

Il professore lo fissò gli occhi sbarrati e bocca spalancata. Phileas si morse la lingua. Aveva esagerato. Era il dolore alla schiena, lo stava uccidendo. Scosse la testa "Mi perdoni, professore, non volevo alzare la voce. Cerchi però di immaginare il mondo che si potrebbe creare con l’invenzione del dottor Praiseworth, e mi dica se non vale la spesa di una piccola foresta."

Il professore non cercò di interrompere, ma chinò il capo, e strinse i pugni sulle ginocchia. Forse avrebbe dovuto lasciar perdere. No, farlo avrebbe significato dover partire senza aver avuto l’occasione di confrontarsi con Praiseworth o Wilkins "Pensi a quanto potrebbe migliorare l’insegnamento nelle scuole. Niente più favoritismi da parte degli insegnanti, si potrebbe garantire un’educazione uguale per poveri e ricchi."

Le immagini del futuro promesso dall’Accrescimente gli comparivano davanti, sempre più vivide, sempre più a portata di mano. Continuò, a ruota libera: "E pensi a quanti geniali ricercatori ci sono che preferirebbero condurre una vita solitaria. Sarebbero liberi di diffondere le loro scoperte senza bisogno di partecipare a fiere o esposizioni, ma in maniera altrettanto efficace." si sfregò le mani "Per insegnare basterebbe un semplice addetto ad avviare la macchina! Niente più ore e ore di corsi, niente più esami! Pensi a quanto tempo si risparmierebbe"

Il professore, pallidissimo, alzò la testa e Phileas tacque. "E non ci pensa, Relish" si tirò in piedi e si umettò le labbra "Non ci pensa al fatto che in un mondo del genere io e lei non ci saremmo mai conosciuti?"

Il giovane assistente trasalì. Non ce la fece a reggere quello sguardo.

"Non crede" mormorò il professore "Che se non le avessi mai fatto lezione non l’avrei mai notata tra i suoi compagni, e non l’avrei mai scelta come assistente?"

La domanda cadde nel vuoto. Phileas cercò le parole per rispondere, ma non riuscì a pensare a nulla.
"E non ritiene" Chapman nascose le labbra dietro alla mano "Che le mie lezioni siano qualcosa in più del semplice trasmettere informazioni? Che ci sia anche qualcosa di molto più umano nelle ore che passo nella mia aula, quando rispondo alle domande, quando mi interrompo per raccontare qualche curiosità, oppure quando faccio finta di non accorgermi che i miei studenti si sussurrano qualcosa o che sono sul punto di addormentarsi?"

Phileas picchiettò il piede sulle assi irregolari del pavimento, che scricchiolarono. "Ma…" le parole non vennero "Ma…"

"Phileas" il professore gli era davanti, con gli occhi umidi. "Se tu avessi avuto l’occasione di utilizzare la macchina di Praiseworth al posto di frequentare il mio corso… lo avresti fatto?"

Phileas deglutì. Non era per niente una risposta facile. Ma non poteva mentire al suo professore. "Con quella macchina le avrei fatto risparmiare molto tempo, professore"

Le sopracciglia del professore si inarcarono "Se è così, Relish, io non le ho insegnato niente!"

Il giovane tese la mano "Professore..." mormorò.

"Se ne vada!" il vecchio gli voltò le spalle, e chiuse di scatto la valigia "Se ne vada immediatamente, Relish. Da questo momento lei non è più il mio assistente"

"Non intendevo..."

"Non un’altra parola, Relish!" Il professore afferrò la sua pipa come se fosse una pistola "Via di qui! Vada dal suo diletto dottor Praiseworth, offra a lui i suoi servigi" scosse la testa, mentre una lacrima gli solcava la guancia "Evidentemente è molto più in linea con la sua idea di progresso che con la mia"

Phileas strinse i pugni. "La stimavo, professore" disse con voce rotta "Ma forse non è la persona che credevo"

"Fuori, ho detto!" strepitò il vecchio.

Non c’era nient’altro da dire. In poche falcate Phileas fu alla porta, e la sbatté dietro di sé. Un altro passo e fu alla sua stanza.

Si sedette su una poltrona sfondata. Perché, perché il vecchio si rifiutava di capire quanto bene poteva portare l’Accrescimente? Perché doveva essere così retrogrado e ottuso?

Ed ora lui si ritrovava senza più neanche un appoggio nell’Università.

Dannazione!

Si afferrò la cravatta, la cravatta verde che Chapman gli aveva donato quando lo aveva accettato come assistente. Se la strappò dal collo.

Da oltre la porta vennero uno strascichio e alcune imprecazioni. Il professore se ne stava davvero andando.

Phileas si alzò e chiuse a chiave. Che si trovasse un altro, allora, magari qualcuno nostalgico del Medioevo quanto lo era lui.

Strinse i pugni. Non avrebbe rinunciato alla carriera universitaria per colpa di quel pezzo da museo!

Non era ancora detta l’ultima parola. Forse a Praiseworth sarebbe servito altro assistente. E dopotutto Phileas conosceva giusto giusto la persona adatta per farsi presentare. Meglio andare subito? No, ci sarebbe stata una gran ressa, e probabilmente Wilkins avrebbe avuto molto da fare per organizzare l’evento del giorno dopo. Meglio cercare di contattarlo poco prima dell’inaugurazione dei lavori.

   
 
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