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Autore: Milly_Sunshine    14/12/2022    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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[12 novembre]
Ellen trovò Janice affacciata alla finestra, intenta a guardare fuori. La sera precedente era già andata a letto quando Ellen era rincasata e quella mattina era uscita molto presto. Senz'altro le avrebbe chiesto come fosse andata la serata a casa di Janet, ma non aveva ancora deciso quanto riferirle. C'erano questioni che le avevano fatto sorgere dei dubbi, che tuttavia non riusciva ancora bene a definire. Si preparò, comunque, all'ennesima predica: la sera precedente Janice era stata troppo occupata per lamentarsi delle sue frequentazioni, ma quel giorno l'avrebbe fatto senz'altro.
Non fu una sorpresa vedere Janice girarsi lentamente, tuttavia doveva essere il giorno fortunato di Ellen, dal momento che la sua coinquilina si limitò a chiederle: «Hai già pranzato?»
«No.»
«Nemmeno io.»
«Allora» suggerì Ellen, «Possiamo pranzare insieme.»
«Sono passata dal supermercato, poco fa» disse Janice, quasi distrattamente. «Ho comprato del petto di pollo da cuocere alla piastra. Ti può andare bene?»
«Sì.»
«Okay, allora ci penso io. Prima, però, dovrei parlarti di una cosa importante.»
Ellen sospirò.
«Per caso vedo Kevin troppo spesso per i tuoi gusti?»
La replica di Janice fu piuttosto piccata: «Forse ti sorprenderà scoprirlo, ma non tutto gira intorno a te.»
«Lo so perfettamente» ribatté Ellen, con lo stesso tono. «Di solito, però, non fai altro che mettermi in guardia, ripetermi che è pericoloso avere a che fare con i miei amici di vent'anni fa.»
Janet non fece commenti né parve minimamente interessata a quella polemica, mentre le annunciava: «Ieri sera è stato qui Roger Callahan.»
«Gli hai fatto vedere quella crepa nella finestra del bagno? Ha detto che possiamo chiamare qualcuno per sistemarla?»
«Lascia stare la finestra del bagno. È successa una cosa molto più interessante. Hai presente che Callahan se ne va sempre in giro con un borsello dove tiene il portafoglio e il cellulare?»
Ellen cercò di fare mente locale.
«Veramente no, non ce l'ho presente. Ho cose più importanti a cui pensare, non ho mai fatto caso a dove il nostro padrone di casa tenga il portafoglio.»
«Ieri sera» proseguì Janice, «Quando è andato via, si è dimenticato il borsello. È venuto a prenderselo dopo cinque minuti, ma ormai avevo già fatto quello che dovevo.»
«Ovvero?»
«Ovvero l'ho aperto per guardare cosa ci tenesse dentro.»
«Wow, molto interessante» borbottò Ellen. «Come ti è venuta in mente una simile idea? Chiedo perché mi ricorda un po' quando, da bambina, curiosavo dentro la borsa di mia nonna.»
«Conserva una foto nel portafoglio. Prova a indovinare di chi.»
«Della compagna?»
«Penso che sia single.»
«Un figlio o una figlia, allora?»
«Nemmeno, non penso che ne abbia.»
«Di un presunto compagno, allora?»
«No, sei totalmente fuori strada.»
Ellen sbuffò.
«La foto di un cane? Di un gatto? Dei genitori? O magari di Harvey Lee?»
Janice aggrottò la fronte.
«Harvey Lee? E chi cavolo sarebbe?»
«Un calciatore degli anni 2000 che ha fatto goal durante una partita vista in replica da Jack Mitchell vent'anni fa. Per qualche motivo ne abbiamo parlato ieri sera.»
«Mi dispiace deluderti. Non so se Callahan sia appassionato di calcio datato, ma si guarda bene dal tenere dentro il portafoglio fotografie di giocatori dei vecchi tempi. In compenso ci tiene dentro la foto di una ragazzina. E prima che tu mi dica che potrebbe essere una figlia o una nipote, ci tengo a precisare che non si tratta di una ragazzina qualsiasi. Non ci sono dubbi: è una foto di Linda Miller.»
Ellen sussultò.
«Perché mai il nostro padrone di casa dovrebbe tenersi una foto di Linda Miller nel portafoglio?»
«Ho richiuso tutto e fatto finta di niente» puntualizzò Janice. «Non potevo certo dirgli che avevo curiosato tra i suoi effetti personali scoprendo una foto di una vittima di omicidio, chiedendogli il motivo. Se fosse stato un altro, magari l'avrei fatto, ma abitiamo in affitto in casa sua, non mi sembrava un modo per fargli buona impressione.»
«E vorrei ben dire.»
«Resta il fatto che porta con sé una foto della Miller. Perché? Non riesco a trovare un sola spiegazione sensata.»
Ellen azzardò: «Potrebbe essere una sua parente alla lontana, oppure la figlia o la nipote di qualche suo amico. Non sappiamo niente di Callahan, non possiamo escludere che abbia una ragione valida e logica per tenersi il ritratto di Linda nel portafoglio.»
Janice convenne: «Hai perfettamente ragione, ma Callahan non abitava a Goldtown, ai tempi.»
«Hai mai sentito parlare di cose come le automobili, le moto, gli autobus o i treni? La gente si sposta, di solito non conosce solo ed esclusivamente i propri dirimpettai.»
«Callahan sapeva del nostro lavoro, quando mi ha affittato l'appartamento.»
«Però non sei tu quella che segue da vicino la vicenda dei delitti di Goldtown.»
Janice annuì.
«Questo è vero, ma gli avevo già accennato a te. Può darsi che sapesse o sospettasse che cosa saresti venuta a fare.»
Ellen obiettò: «Se avesse qualcosa di utile da dirci, con tutta probabilità l'avrebbe fatto. Non mi sembra abbia mai accennato neanche minimamente ai fatti del 2002.»
«Oppure» ipotizzò Janice, «Potrebbe avere ucciso Linda proprio lui stesso.»
«Perché portarsi in giro una sua foto e lasciarla incustodita?»
«Non saprei, magari ci sta chiedendo di fermarlo.»
«Se la persona che uccideva vent'anni fa è la stessa che ha ucciso Kimberly Richards, non mi sembra che abbia tutta questa volontà di smettere di uccidere. Anzi, ha ricominciato. In più, non siamo di fronte a un pazzo che uccide per caso, ma a qualcuno che segue un piano preciso, anche se non sappiamo quale.»
«In realtà non sappiamo nemmeno per certo che sia la stessa persona a uccidere. Non abbiamo la benché minima prova e anche le indagini sono a un punto morto.»
«Abbiamo i messaggi di Mabel.»
«Messaggi che hai deciso di tenere per te, come le lettere.»
Ellen dichiarò, con convinzione: «La persona che ha scritto su Forevernet sia a me sia al negozio di Steve firmandosi Mabel non può più fare del male a nessuno. Doveva trattarsi di Kimberly, i messaggi sono terminati con la sua morte.»
Janice ribatté: «Non c'erano motivi validi per cui la Richards dovesse scrivervi. Neanche la conoscevi.»
Ellen obiettò: «Kimberly doveva essere convinta di vivere in una soap opera. Forse pensava che io e Steve avessimo ucciso Mark per poterci mettere insieme, o qualcosa del genere. Magari ci ha scritto perché pensava di avere qualcosa contro di noi. Se dobbiamo pensare a una persona non nel pieno delle proprie facoltà mentali, penserei piuttosto a Kimberly, non certo all'assassino.»
«Dunque» ricapitolò Janice, «Dal nulla questa fidanzatina adolescenziale di Mark si sarebbe messa in testa che tu abbia avuto a che vedere con la sua morte e, a distanza di vent'anni esatti, si sarebbe messa a mandarti messaggi su Forevernet, così come a mandarne al tuo ex fidanzato, per mettervi in guardia, come a dirvi che sapeva tutto. È questo che stai cercando di dire?»
«Più o meno.»
«Interessante e perfino credibile. Stando a quanto si dice di questa Kimberly, sembra fosse una persona piuttosto melodrammatica e capace di farsi dei gran viaggi mentali per nulla. Avrebbe senso. Solo, c'è un piccolo dettaglio: se la Richards scriveva a te, Steve e Kevin, solo voi avreste dovuto essere al corrente dei deliri di questa Mabel. Invece, mi pare di capire, sei convinta che l'assassino di Mark e degli altri si sia sentito in pericolo e che l'abbia fatta fuori, dopo vent'anni dagli ultimi delitti. Come è venuto in contatto con Kimberly, se Kimberly seguiva una falsa pista? Perché avrebbe dovuto sentirsi spaventato da lei?»
Ellen fu costretta ad ammettere: «Questa è una domanda molto interessante, alla quale però non so dare risposta. L'unica ipotesi che mi viene in mente è che non fosse sola a fare certi deliri. Qualcuno la manovrava, oppure ha confidato i suoi sospetti a qualcuno di cui si fidava.»
«In più, sembra che dal suo numero sia partita una telefonata diretta al bar di Patricia, qualche sera prima del delitto. O almeno, queste sono le indiscrezioni. Sembra che la Lynch abbia dichiarato di non sapere che Kimberly l'avesse chiamata. Potrebbe essersi spacciata per una cliente qualsiasi. Eppure c'è qualcosa che non mi torna.»
«Quando mai le cose ti tornano?»
«Sono un'osservatrice, Ellen, e ho osservato qualcosa di molto interessante. Come ben saprai, in questi giorni alla televisione sono stati fatti un sacco di programmi su di lei, al limite del tabloid scandalistico. Ci sono stati inviati che sono andati a pescare dei suoi ex fidanzati o delle sue ex fidanzate.»
«TV spazzatura.»
«Basta solo sapere come riciclare i rifiuti... e ti assicuro che i rifiuti, in questo caso, si riciclavano bene. Da quello che ho visto, questa Kimberly sembrava avere dei canoni ben precisi, quando si trattava di rimorchiare.»
«Oh, capisco dove vuoi arrivare» realizzò Ellen. «Per caso le piacevano donne con i capelli lunghi e scuri, che amano vestirsi di nero?»
«E anche con fattezze fisiche simili a quelle della Lynch» confermò Janice. «Non ti sembra un campanello d'allarme?»
«Magari, in qualche momento del passato, Kimberly Richards si è scopata Patricia del bar» azzardò Ellen. «E allora? Come può esserci utile questo dettaglio?»
«In tal caso, Patricia potrebbe avere mentito a proposito della chiamata a cui sostiene di non avere fatto caso.»
«Potrebbe essere una reazione normale. Credo dovremmo smetterla di sospettare di ogni singolo dettaglio e soprattutto di credere che ogni relazione sentimentale o sessuale vera o presunta sfoci in un omicidio. Mi sembra abbastanza chiaro che non siamo di fronte a dei delitti passionali.» Ellen si diresse verso il frigo, pronta a passare oltre. «Lo vogliamo cuocere quel famoso petto di pollo o vuoi rimanere a parlare di delitti fino all'ora di cena?»
Janice la trattenne: «Aspetta ancora un attimo. Non mi hai detto niente di ieri sera. Com'è andata?»
«È andato tutto nel più normale dei modi» rispose Ellen. «Ho scoperto che Lydia aveva una vita coniugale serena prima che suo marito morisse in quell'incidente d'auto, che Janet soffre di problemi di cervicale, che Danny pensa ancora a Cindy, che Jennifer sembra alternarsi con la gemella tra il lavoro al negozio e quello con il loro padre, che Jack da ragazzo non era minimamente appassionato di calcio, ma guardava partite sperando che lo aiutassero a prendere sonno...»
«E Steve?» volle sapere Janice. «L'altro giorno mi avevi detto che, quando l'avevi visto per caso per strada, ti era sembrato freddo nei tuoi confronti. È perché frequenti Kevin?»
«Non ne ho idea» replicò Ellen. «Sono passati secoli, io sono stata sposata e Steve è stato fidanzato per molti anni con Phyllis. Perché dovrebbe avere problemi?»
«Dovresti parlarne con lui. Anzi, in realtà dovresti evitare Steve, Kevin e tutti i loro amici, sarebbe la cosa migliore.»
«Niente affatto. Senza di loro non avrei i miei agganci.»
Janice le scoccò un'occhiata di fuoco.
«Per caso esci con Kevin solo perché speri ti possa essere utile per scoprire qualcosa?»
«Frequento Kevin perché lo trovo sexy e intrigante» si affrettò a rispondere Ellen. «In più mi trovo bene con lui e mi sembra compatibile con me come persona. Te l'ho detto, che prima di lasciare Goldtown mi ero presa una cotta per lui e che la cosa era corrisposta. Se non fossi stata fidanzata con Steve, a quei tempi, non avrei esitato a portarmelo a letto.»
«Mi era parso di capire che fosse successo» obiettò Janice. «Non mi avevi parlato di qualcosa accaduto di nascosto tra di voi?»
«Ti ho detto che c'era stato qualcosa, ma non ti ho mai detto che quel qualcosa fosse un rapporto completo. Ci siamo andati abbastanza vicini, lo ammetto, ma non ce la siamo sentita di spingerci fino a quel punto. Un po' me ne sono pentita.»
«Di avere fatto del petting con Kevin Morgan o di averci fatto solo del petting senza spingerti oltre?»
«Di non essermi spinta oltre, ma ci sarà il tempo di rimediare. Gli piaccio, lo so. Non...»
Ellen si interruppe. Il suo cellulare, appoggiato sul mobile della cucina, aveva iniziato a squillare. Sul display, comparve il nome del suo ex marito. Gli rispose subito.
«Brian, cosa succede? Tutto okay?»
«Non sai niente?»
«Judith sta bene?»
Brian la rassicurò: «Sì, Judith sta benissimo. Se sei in casa, accendi subito la TV.»
Era una richiesta un po' strana, ma Ellen capì che doveva esserci un motivo preciso.
«Su che canale?»
«Gira un po', la troverai di sicuro.»
Ellen raggelò.
«È stato ucciso qualcun altro? Qui a Goldtown?»
«Sì. Il cadavere è stato trovato a casa di Daniel Silver, o meglio, nel garage di casa sua, dalla sorella.»
Ellen fu costretta ad appoggiarsi alla parete per non perdere l'equilibrio.
«Che cosa?!»
«Daniel Silver, il fidanzato di Linda Miller.»
«Sì, so di chi stai parlando. Com'è possibile?»
«Non lo so, il cadavere è stato trovato stamattina, verso le dieci e mezza. Pare che quella Christine Silver - così hanno riferito dei vicini - sia uscita per andare dal fornaio e, tornando a casa, sia entrata in garage e abbia fatto la macabra scoperta. Su come il cadavere sia finito là, non si sa ancora nulla. Un vicino, comunque, sembra avere riferito che i Silver tenevano spesso la porta del garage accostata.»
«Quindi» dedusse Ellen, «Il delitto potrebbe essere stato commesso da estraneo, che ha scelto deliberatamente quel luogo, oppure che ci ha portato il cadavere in un secondo momento.»
«Pare, ma quel Silver se la vedrà piuttosto brutta, se vuoi il mio parere in proposito» replicò Brian. «Avrà molte cose da spiegare e dubito che abbia una spiegazione per tutto. Insomma, se anche non c'entra niente, dubito che riuscirà a provare tanto facilmente la propria innocenza. Certo, non mi è ancora chiaro se lui e la vittima si conoscessero...»
Ellen volle sapere: «Chi è la vittima?»
Il nome pronunciato da Brian fu il colpo di grazia.
«È una donna. Si chiama Maryanne Sherman.»

   
 
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