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Autore: Joy    01/01/2023    0 recensioni
Billy soffia un lamento tra i denti e il gatto miagola.
[Raccolta Harringrove scritta per il Writeptember gruppo facebook Hurt/Comfort Italia]
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Steve Harrington
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Autore: Joy Inblue

Fandom: Stranger Things

Personaggi: Steve/Billy

Fix-it, Post 3° Stagione

 

Scritta per l'Advent Calendar, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia

 

Prompt: Passerà

 

 

Passerà

 

 

“Per favore” esordisce, sollevando lo sguardo dalle mani mollemente adagiate sulle proprie ginocchia, nell'istante in cui Steve entra nella stanza. “Per favore, non dirmi che passerà.”

 

Basterebbe questo a metterlo in allarme; questo e la mascella rigida di Hopper quando gli ha aperto la porta del rifugio e senza pronunciare una sola parola gli ha indicato la stanza sul retro, ma Billy ha anche gli occhi rossi, le unghie rosicchiate e una maglietta che gli pende addosso come ad un attaccapanni.

E Steve l'ha vista altre volte quella maglietta, aderente come una carta regalo su un addome scolpito.

 

Il Mind Flayer gli ha fatto più male di suo padre” spiega prontamente El, “ma ce la può fare” seguita convinta. “Con te” aggiunge dopo un istante.

 

“El...”

La voce di Billy è appena percettibile: a Steve sembra troppo disperato persino per sentirsi in imbarazzo. Non continua la frase, rimane in silenzio e nasconde il viso tra le mani.

 

Il fatto è che Steve ha visto fin dove si è spinto il braccio di Neil Hargrove e quanto sia andato oltre vomitando cattiverie. Ha raccolto tra le mani sangue e singhiozzi, certe notti in cui l'ha trovato acciambellato sullo zerbino di casa come un gatto maltrattato.

E pensare adesso a qualcosa di peggiore, bè... semplicemente non ci riesce.

 

“Ehi” tenta, quando al cenno di Hopper, El varca la soglia lasciandoli soli nella stanza. “Ehi” ripete abbassando la voce.

 

Ma Billy si rifiuta di guardarlo.

“Non dirmi neanche che andrà tutto bene” snocciola, la testa sempre più vicina alle ginocchia. “Non dirlo.”

Steve non dice niente, si avvicina al letto, siede accanto a lui e aspetta.

Aspetta, perché dal guizzo del suo labbro inferiore intuisce che c'è dell'altro.

“Non riesco...” seguita Billy corrugando la fronte, “non riesco a pensare.”

 

E Steve vorrebbe dirglielo che con il Mind Flayer a tenere in ostaggio la mente, chiunque altro si sarebbe arreso.

Vorrebbe dirgli che è forte. Che riesce a vedere in lui il piglio testardo di chi sopravvive, sempre. Che lo ama per questo -e anche per molte altre cose meno filosofiche e più carnali-, ma riesce solo ad alzare una mano e ad accarezzargli la schiena. E non ha la scusa del Mind Flayer, lui.

La schiena di Billy è calda sotto il suo tocco. Più del solito.

E ha due vecchie cicatrici sulla tempia e sullo zigomo: Steve ricorda di aver medicato entrambe.

Di averle baciate.

Nei mesi passati ha posato le labbra su qualsiasi punto del corpo gli dolesse, e Billy un paio di volte ne ha approfittato: hanno riso insieme e hanno scopato.

Fosse utile anche adesso non esiterebbe, ma Billy ha le spalle curve e chiuse, come se volesse tenere fuori il mondo.

 

“Dovresti andartene” decreta infatti dopo un istante.

 

Nell'altra stanza El bisbiglia qualcosa e Hopper grugnisce.

 

“N..non... non mandarmi via” balbetta come un cretino. Certe volte si odia proprio.

 

Billy solleva le spalle e fissa il muro: “Sono un peso per loro” aggiunge.

Ha uno sguardo distante, sembra perso nei ricordi, o forse solo confuso, ma Steve non più così convinto che stia parlando di El e Hopper.

 

“Non lo sei, ne sono certo” si sente in dovere di chiarire, afferrando la mano che penzola inerte tra le sue ginocchia, “ma puoi sempre venire a stare da me.”

 

“Accanto alla tua piscina maledetta?”

Un piccolo sguardo da sotto i riccioli biondi, Billy glielo scocca.

 

Ed è allora che Steve capisce che il problema non è più solo suo padre, ma tutta Hawkins.

 

“Quante medicine stai prendendo?” chiede con fermezza, alzandosi in piedi. Non lascia la sua mano.

 

“Non molte.”

 

“Fai le valigie, allora: ce ne andiamo.”

 

“E dove?”

 

“Lontano da qui” dichiara con convinzione

E per una volta si sente davvero sicuro di sé.

“Andrà bene, Billy” aggiunge, e riesce persino a mostrare l'accenno di un sorriso.

 

Non viene ricambiato, Steve non si era fatto illusioni in merito, ma si fa bastare il sollievo che distende le spalle di Billy.

 

***

 

In macchina la radio frigge, e anche se non vuole, se s'impegna, Steve non riesce a trattenere il tremito nervoso che gli agita a scatti le ginocchia, mentre siede dal lato del passeggero.

Billy allunga la mano sulla manopola e mette fine al brusio.

Riesce a spegnere anche l'inquietudine che lo scuote posandogli quella stessa mano sulla gamba e stringendo appena.

È calda e rassicurante, Steve la copre con la sua e continua a guardare la strada.

Dal finestrino semiaperto gli giunge il traffico della cittadina che stanno attraversando:

lo schiamazzo quotidiano che se ne infischia delle nudi incombenti.

Quelle che a Steve fanno rabbrividire.

Mentre viaggiano pensa che Billy abbia ragione: non passa mai. Mai.

L'auto però sta per passare il confine dello stato dell'Indiana e se niente li frena ne passerà molti altri; fino al sole della Florida. E anche oltre.

 

 

Fine.

 

 

 

 

  
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