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Autore: Kee_styl13    12/01/2023    0 recensioni
Lui non ricordava perché lei lo odiasse. Lei avrebbe preferito dimenticarlo.
"Odio,amore...é una linea davvero sottile quella che li separa, sai?"-mi disse malizioso Harry-"Non puoi resistermi per sempre Kathy!"
"Al diavolo!!" Dissi, poi lanciai il quaderno che avevo in mano alle sue spalle e lo baciai. Perfetto..ci ero caduta di nuovo!
É la mia prima storia..spero che vi piaccia :3
P.s. Scusate se la grafica non é delle migliori ma ci sto lavorando su..
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 38 - The End (UNRELEASED)


La luce entrò fioca filtrando dalla finestra illuminandole la schiena nuda, in quella che ricordo come la mattina più bella della mia vita.
Lei, distesa accanto a me a pancia in giù, con la testa sotto il cuscino…guardandola non potei fare a meno di sorridere. 
Chiusi gli occhi inspirando profondamente per assaporare ogni istante di quel momento. Fissai il soffitto per un attimo, e mi persi tra le tavole bianche. Non potevo crederci, dopo tutta quella sofferenza, dopo tutti quei momenti in cui mi ero sentito trafiggere l’anima da una lancia, strappare il cuore fuori dal petto, ero lì, con lei. Le avevo detto che l’amavo, finalmente. 
Lei non mi aveva risposto. Quel pensiero mi attraversò veloce la mente preoccupandomi un po’, ma decisi di scacciarlo via. Come dicevo, eravamo insieme finalmente, non avrei permesso più a nessuno di separarci. Non potevo perderla ancora. No, non lo avrei permesso.
“A che pensi?” una voce roca, ancora assonnata spezzò il mio rimuginare. 
“Mmh?” - Mi voltai, e la vidi. Gli occhi all’insù, su una massa informe di capelli spettinati che cercava di soffiare lontano dal viso sorridendo. Mi guardò, dritto negli occhi. Eccole lì, le farfalle nello stomaco. 
Come fai a farmi questo effetto ancora dopo tutto questo tempo? Dopo tutto quello che abbiamo passato? 
Sorrisi quasi imbarazzato. 
“Sembri preoccupato…” – Mi studiò e sorrisi ancora, incapace di immaginare di meritarmi di stare con lei- “Che c’è?” Sorrise guardandomi, potevo sembrarle uno stupido, ma non mi importava…ero così dannatamente felice che il mondo intero al di fuori di quella stanza avrebbe potuto scomparire. 
“Mi sei mancata..” riuscii a rispondere sorridendo, allungando un braccio per tirarla a me. La strinsi forte, il suo viso sul mio petto, su un cuore che le apparteneva, le era sempre appartenuto. 
“Ero proprio qui…” disse per tranquillizzarmi sorridendo.
“Si che lo eri…” la strinsi più forte, inspirai più profondamente il suo profumo, la sua essenza. Sentii il corpo andare in fiamme, il cuore esplodere, un vortice di emozioni che non avevo mai provato prima che mi portavano in paradiso. Era quasi un dolore fisico che però al tempo stesso mi rendeva più calmo e in pace che mai. 
“Sei strano Styles” – si sollevò leggermente per guardami negli occhi. Voltai di poco il viso, ancora poggiato sul cuscino, per incontrare le sue iridi nocciola, bellissime. Lei era bellissima. Le spostai una ciocca dietro l’orecchio, carezzandole di poco la guancia. Lei vi si posò, socchiudendo un attimo gli occhi baciandomi il palmo della mano per poi rincontrare i miei. 
“Dio, ti amo così tanto Kathy….continuo a torturarmi la mente, a chiedermi perché ci abbia messo tanto per ammetterlo….ma ti prometto, giuro sul mio cuore, che non ti lascerò più andare…Ti amo..” 
 
KATHY’S POV 
 
 
“Ti amo…-bacio-ti amo-bacio-ti amo…-bacio
Harry non smetteva di ripeterlo e io non potevo credere che si potesse essere così felici. Ogni volta che lo ripeteva, il cuore mi saltava nel petto e le farfalle sbattevano le ali nel mio stomaco. Dopo tutto quel tempo, mi sentivo ancora come la prima volta che mi aveva baciata, due anni prima…
 
“D’accordo, d’accordo…-ridevo mentre mi baciava il collo, i suoi ricci a farmi il solletico-vorrei solo del caffè-risi accarezzandogli i capelli. 
Avevo le gambe incrociate davanti a lui, seduto sul mio letto mentre le sue braccia mi cingevano i fianchi, i polpastrelli sulla schiena, il lenzuolo bianco che ci copriva. Poggiò la fronte e l’orecchio sul mio petto…”Sento il tuo cuore-disse-Sei felice?”
Lo sono sempre quando sono con te Harry…-“Si lo sono” risposi sorridendo.
 
**
 
“Dico solo che muoio di fame…”- diceva mentre scendevamo le scale. Dalla mia camera, avevamo deciso di spostarci in cucina per fare colazione, per poi tornare nella mia camera, che era il nostro posto sicuro, e che speravamo di non lasciare più-“In fin dei conti è colpa tua, e recuperare le energie è l’unico motivo per cui ho lasciato il tuo comodissimo letto,-disse prendendomi il braccio e facendomi roteare davanti a lui. Risi, mettendogli le braccia intorno al collo. Lo guardai, era perfetto. Solo in boxer neri, fisico scolpito nel marmo, fossette che incorniciavano un sorriso stupendo e i suoi occhi…il silenzio in tutta la casa, la luce calda del sole che illuminava le pareti rendevano l’atmosfera così magica. Ero così innamorata di quel momento, ero così innamorata di lui…-“ricaricarmi di energie, per poi tornare su con lei miss Harvey…-sorrise malizioso. Mi cinse i fianchi con le mani, incrociandole dietro la mia schiena, coperta dal lenzuolo che utilizzavo come vestito. Mi avvicinò a lui, la punta del suo naso toccava la punta del mio. Chiuse gli occhi e mi baciò. Fu un bacio così lento e dolce, mi sembrò che il mondo si fosse fermato…
 
HARRY’S POV
 
“Kathy…”-“Harry…”
Due voci sconvolte ci riportarono alla realtà. 
Davanti all’ingresso, a pochi passi da noi, Lydia e mia madre a bocca aperta avevano assistito al nostro bacio e non so a quanto della nostra conversazione di poco prima. 
“M-Mamma…che ci fate qui?”- La voce di Kathy imbarazzata e nervosa fu come una doccia fredda in un momento che fino a qualche minuto prima era stato fuoco. 
“Siamo tornati prima, Anne ci aiutava con le valige…”
“Harry….” - disse con disappunto mia madre scuotendo la testa in un no.
“Mamma…-salutai con un cenno della mano, abbassando gli occhi per l’imbarazzo di trovarmi in boxer davanti alle due. 
“Tesorooooo…-La voce di Tom che chiamava Lydia dal giardino scatenò il panico sul viso di Kathy.
Lydia e mia madre si voltarono di scatto verso la porta, quasi per impedire a Tom di entrare e assistere a quello spettacolo indecente. 
“Sarà meglio che andiate di sopra a ricomporvi prima che vi veda tuo padre…- disse Lydia seria e un po’ mortificata -quando tornerete di sotto, parleremo di questa storia…
 
KATHY’S POV
 
“Toc toc- disse mia madre aprendo la porta della mia camera, affacciando il capo e due occhi imbarazzati –“posso?” – si mise sulla soglia. 
“Certo mamma, non devi neanche chiederlo…” – io ero seduta sul letto, a gambe incrociate. Giocavo nervosamente con il mio pupazzo preferito, un coniglietto bianco vestito di una salopette blu, ciuffetto biondo spettinato e una carotina in mano. Avevo dormito con Mr. Bunny per tante notti di tanti anni da piccola, mi proteggeva dai mostri ma era anche il confidente di tanti segreti che all’epoca mi sembravano di un’importanza vitale o di una gravità inaudita, come il fatto che ero stata io a rompere il vaso viola preferito di mia madre a 5 anni e non Harry che invece si era preso la colpa per proteggermi da una punizione di qualche giorno…Harry…mi chiedevo cosa Mr. Bunny avesse pensato di quella situazione, dei nostri segreti, di quello che provavamo. Chissà se lui come molti altri era lì in attesa a fare il tifo per noi, o se sarebbe stato contrariato quanto mia madre quella mattina. Giocai nervosamente con i ciuffetti di Mr. Bunny, aggrottando le sopracciglia. Ero così in imbarazzo che quasi non riuscii a guardare mia madre, finché non parlò – “Harry ha aiutato tuo padre con la macchina prima di andare via – Al suono di quel nome sulle sue labbra sollevai lo sguardo incontrando gli occhi blu di mia madre – “gli abbiamo detto che era qui per tenerti compagnia…dato che eri sola – si avvicinò lentamente al letto, fino a sedersi sul bordo – “non c’è bisogno che conosca i dettagli credo…” – mi sorrise, e quel sorriso così dolce, in quel momento così teso, mi fece tornare a respirare… - “Grazie mamma – riuscii a dire. 
Mi carezzò i capelli guardandomi pensierosa e mordendosi il labbro inferiore. Capii subito da chi avessi ereditato il modo di muovermi, lo sguardo, l’animo..-“Ti va di raccontarmi che cosa è successo?”
La guardai indecisa. Istintivamente mi morsi anch’io il labbro inferiore, voltandomi di poco verso la finestra semi aperta come al solito. Harry non era in camera sua, probabilmente Anne gli stava facendo la stessa domanda nello stesso momento. Mi chiedevo cos’avrebbe risposto, se avrebbe raccontato tutto o solo una parte, se le avrebbe detto che mi ama, e se io avessi dovuto confessare a mia madre quanto lo amavo. Sentii un buco allo stomaco –“…dall’inizio?” – aggiunse mia madre. 
Ero così nervosa che non sapevo da dove cominciare…quand’ era iniziato tutto davvero mi chiedevo? Ci pensai su per un attimo. Presi un bel respiro. Guardai Mr. Bunny e sorrisi. Sapevo quando tutto era iniziato davvero. Mi voltai verso mia madre – “è cominciato tutto due anni fa…
 
EMM’S POV 
 
Eravamo seduti al solito tavolino tondo bianco del centro commerciale, vicino lo stand dei frullati. 
Era tutto come al solito: il carretto rosso e bianco qualche metro più giù al solito posto, i bicchieri grandi con i soliti gusti, che però non avevano calmato le nostre preoccupazioni per quella mattina. 
Harry aveva scritto a Zayn di chiamarci tutti e appena arrivato ci aveva raccontato quello che era successo: di Tom che per un pelo non li aveva beccati mezzi nudi, dell’espressione sconvolta sul volto di Lydia, del discorsetto che Anne gli aveva fatto, che avrebbe voluto ucciderlo in quel momento ma che era felicissima per i nostri due folli amici e che si era addirittura commossa a sentir Harry parlare di quello che provava per Kathy. Kathy…non avevo ancora ricevuto notizie da parte sua. Le avevo mandato almeno 10 messaggi, ma non mi aveva ancora risposto...non sapevo come interpretare quel segno: era in punizione o era morta? O stava spiegando tutto? Ma tutto cosa poi…?
Mi grattai la fronte pensierosa…-  “quiiindiii…vi hanno beccati – la voce di Louis interruppe i miei pensieri, attirando tutti gli occhi su di sé – “voglio dire amico, mi dispiace che sua madre ti abbia visto in mutande, ma siete due pazzi sconsiderati e innamorati ed era l’ora che se ne accorgessero anche loro!” – prese un sorso di centrifuga alle carote guardandoci.
“Bhe Tommo non ha tutti i torti – Niall – dopotutto è meglio così no? Almeno non dovrete più nascondervi”
“Tu che ne pensi Payne?” – chiese Harry, con uno sguardo che non riuscii a decifrare. Mi sembrava sollevato dalla situazione, come se non vedesse l’ora che tutto il mondo sapesse di loro due a cominciare dai genitori, ma al tempo stesso vedevo nei suoi occhi verdissimi un’ombra di preoccupazione. Se fosse perché Kathy non ci aveva ancora risposto o per qualcos’altro davvero non seppi dirlo in quel momento. 
Liam si grattò il mento pensandoci su, la barba appena accennata. Lui era sempre stato il più saggio e temprato tra i ragazzi, perciò non mi sorprese molto che Harry si fosse rivolto a lui.
“Bhe, ad essere onesti io penso che loro abbiano ragione – mi voltai di scatto a guardarlo. Lui alla mia sinistra, con il braccio sullo schienale della mia sedia e lo sguardo riflessivo e corrucciato – Insomma, credo che i modi non siano stati come dire “propriamente ottimali?” Ma è il risultato quello che conta. E in tutta franchezza amico, era davvero l’ora che ti decidessi ad ammettere tutto. Portare questa storia, quello che provate alla luce così lentamente ha fatto soffrire tante persone, quindi probabilmente togliere il cerotto di colpo com’è successo questa mattina avrà lasciato un segno ma se tu sei sicuro di quello che provi per Kathy e soprattutto di quello che Kathy prova per te, puoi stare tranquillo: credo che tutto andrà per il meglio!” 
Liam mi guardò e sorrisi, in fin dei conti aveva ragione! 
Mi voltai verso il riccio, la testa bassa a contemplare il pavimento. Lo studiai, lui alzò la testa e mi guardò. Gli occhi cupi e lividi. In quel momento capii perché fosse tanto agitato poco prima…
 
KATHY’S POV 
 
Mia madre mi aveva accompagnata al centro commerciale per incontrare Harry e gli altri. 
Le avevo raccontato tutto (meno alcune parti un po’ intime potremmo dire) e lei aveva ascoltato presa dalla storia, facendomi mille domande ma con la dolcezza che solo una madre può dimostrare. Le avevo confessato di amarlo terribilmente, così tanto da farmi male alle viscere, da non riuscire a respirare finchè non lo vedevo. 
Lei alla fine mi aveva abbracciata e mi aveva detto – “Se è questo quello che provi, devi correre a dirglielo tesoro! Santo cielo Kathy sei così coraggiosa e hai paura di sentimenti così forti e così belli…”
 
La salutai chiudendo lo sportello. Non vedevo l’ora di vederlo. 
Presi un bel respiro e mi incamminai verso l’entrata. Avevo quasi le mani che tremavano ma non potevo fare a meno di sorridere. Presi il cellulare dalla borsa percorrendo qualche passo disordinato fino a trovarmi davanti a qualche negozio. 
Emm, Zayn e Niall mi avevano mandato decine di messaggi. Cominciai a comporre il numero di Viv per chiederle dove fossero, dovevo vedere Harry, dovevo parlare con lui..- Ahi!”
Sbattei spalla e braccio contro qualcuno – “K-Kathy…c-ciao..”
Ed eccolo lì. Cooper Anderson con una mano sul punto del braccio che avevo scontrato e il cuore spezzato nell’altra… Maledizione
“C-coper…ciao..ehm..che ci fai qui?” – Farfugliai cercando di essere il più calma possibile ma la tensione si tagliava con un filo. 
“Ero con degli amici, compravamo alcune cose prima della partenza. Avevo bisogno di distrarmi dopo sai ehm… l’altra sera” – abbassò lo sguardo per poi puntare i suoi occhi ghiaccio nei miei. Sentii un nodo allo stomaco, l’ennesimo quel giorno – “Tu?” – mi chiese.
“Io..ehm…sto cercando tua cugina e… - mi bloccai. Non potevo dirgli che stavo cercando Harry, non dopo quello che era successo la sera del ballo. – gli altri…” 
“Li ho visti prima, sono lì in fondo al solito tavolo dei frullati..” – fece un cenno col mento indicando con l’indice. Seguii il suo sguardo e li vidi, lo vidi…
Incrociai il suo sguardo e impercettibilmente sorrisi, era così bello - “Oh..” – Cooper interruppe quel pensiero. 
Mi voltai verso di lui, il capo chino e il sorriso amaro –“Cercavi lui….” – disse guardandomi. 
“Cooper, io – cominciai. 
Ma –“No, va bene così davvero… in fin dei conti, ho sempre saputo che non avrei mai potuto competere con lui. Era una battaglia persa in partenza- sorrise amaro– “Sii felice Kathy.” 
Mi diede un bacio delicatissimo, quasi impercettibile, sulla guancia e andò via. 
Mi sentii morire.
 
EMM’S POV
 
“Ehi, ma quella non è Kathy?” – Niall mi bloccò prima che potessi dire qualcosa, qualsiasi cosa per rassicurare Harry sui sentimenti di Kathy per lui. 
Il riccio, come tutti i ragazzi del resto, spostò lo sguardo verso la mora pochi passi più in là dell’entrata del centro commerciale – “E quello è…Anderson?” – chiese Louis stringendo gli occhi per vedere meglio ed esserne sicuro.
A quelle parole anch’io, che non avevo mai staccato gli occhi da Harry, non potei fare a meno di guardare..
 
ZAYN’S POV
 
Kathy parlava con Cooper. 
Lui ci aveva indicati col mento e lei ci aveva visti sorridendo. 
Probabilmente ci stava cercando già da prima di incontrarlo. Questa perlomeno sarebbe stata la cosa più razionale da pensare, ma mi chiedevo cosa passasse per la mente di Harry. 
Di spalle rispetto all’entrata, era seduto accanto a me, alla mia destra, mentre a sinistra avevo Niall e a scalare Louis, Emm di fronte al riccio, Liam accanto a lei e un posto libero tra quest’ultimo ed Harry, il posto di Kathy a completare il cerchio.
Che il posto di Kathy fosse accanto ad Harry lo avevamo capito tutti già da tempo ormai e finalmente e non con pochi guai, c’erano arrivati anche loro due. Ma qualcosa turbava il mio amico, potevo sentirlo. Le nocche bianche strette in un pungo, lo sguardo duro, le labbra serrate…mi chiesi se fosse perché la mora stesse parlando con quello che fino a pochissimo tempo prima era stato il suo rivale. 
 
I due si scambiarono ancora qualche parola. Poi Anderson andò via, uscendo dalla porta vetrata del centro commerciale e dalla vita di Kathy, che ci raggiunse, ma non prima di averla baciata…
 
 
EMM’S POV 
 
“Kaaaaathy!”- urlò Louis felicissimo di vederla come tutti.
“Ciao ragazzi… - disse la mora sorridendo e prendendo posto –“ciao” – sorrise guardandomi un attimo prima di voltarsi verso il riccio, tanto immobile in quel momento da sembrare una statua. 
Lei lo studiò un attimo, lui non incrociò i suoi occhi, prima che Liam cominciasse a parlare.
“Allora Kathy, abbiamo saputo che siete quasi finiti nei pasticci stamattina” – cominciò per rompere il ghiaccio. Rise nervoso e sorseggiò un po’ di frullato.
Lei sorrise e rispose con un – “Già…” prima che lo stesso Liam cambiasse discorso. 
L’aria al tavolo in generale non era tesa. Louis e Niall scherzavano, facevano battute sul cibo o su Zayn cercando di distrarci. Kathy sorrideva, segno che tutto era andato bene, anche se sembrava un po’ nervosa. Ogni tanto cercava il mio sguardo perché le dessi coraggio, soprattutto perché Harry non aveva aperto bocca da quando era arrivata. Zayn fingeva che tutto fosse apposto e prendeva in giro Louis. 
“Allora – disse Niall addentando un bacon cheeseburger appena arrivato. Avevamo deciso di pranzare lì, al nostro solito tavolo al solito posto, ordinando panini troppo calorici e patatine fritte troppo salate – Kathy non ci hai più raccontato come ha reagito tua madre!”
Kathy beveva della cola, presa alla sprovvista balbettò –“B-bene…”
“Bene?” – La incalzò il biondo. Niall con forse la fin troppa ingenuità di chi non vuole altro che un lieto fine per i suoi amici cominciò a fare mille domande che svelavano le curiosità di tutti compreso Harry, ma non facevano altro che agitarlo ancora di più.. – “Voglio dire è tutto qui?” 
“Si Kathy andiamo! Raccontaci che ti ha detto – disse Louis scherzoso –“Soprattutto dopo aver visto le parti intime del tuo fidanzato!” – Rise
“Lui non è il mio fidanzato…” – A quelle parole, dette senza pensarci, il sangue di tutti si gelò ed Harry per la prima volta quel giorno, si voltò verso la mora con lo sguardo più grigio che mai. 
“V-voglio dire….-continuò lei-ehm…” 
“Vuol dire che non sono affari tuoi bello, e smettila di imbrattare tutto il tavolo di ketchup- intervenne Zayn. 
Che Kathy non intendesse quello che sembrava lo avevamo capito purtroppo solo io e lui, e la cosa non fece altro che peggiorare.
“Si ma che lei hai detto? Per spiegare intendo?” – mi voltai verso Niall convinta che avesse parlato lui, ma la bocca gliel’avrebbe sicuramente impedito per quanto piena fosse, e mi stupii nel sentire che era stato il mio Liam a fare quella stupida domanda. Lo guardai sconvolta – “Liam!” – sgridai.
“Che c’è?” – mi chiese confuso. Per quanto tutti conoscessimo il caratterino di Harry, nessuno si era reso conto di quanto fosse delicata la situazione in quel momento. Probabilmente tutti pensavano che le cose si fossero risolte dopo che tutto era venuto alla luce, ma io conoscevo dettagli della loro storia che non conosceva nessuno e cominciavo a sospettare che forse anche Zayn sapesse qualcosa o semplicemente conosceva Harry molto meglio degli altri. 
“Ho solo fatto una domanda…” – Liam 
“Si e poi ce lo stiamo chiedendo tutti da un po’ in realtà” – Louis sorseggiò la sua bibita
“Ragazzi, non credo sia il caso – cominciai 
“Si Kathy – mi interruppe il riccio diretto alla mora – “ In effetti ce lo stiamo chiedendo tutti da un po’”
 
Kathy guardò Harry confusa. Lei come noi non riusciva a decifrare la sua espressione, tantomeno a capire che cosa gli passasse per la testa. 
Fino a poco tempo prima era sembrata serena, felice di essere lì con noi, con lui, di quello di cui poteva aver discusso con sua madre quella mattina, ma l’indecifrabilità di Harry aveva cambiato tutto. 
“I-io…ho detto che va tutto bene – abbassò gli occhi per un secondo – Ero venuta qui per parlarti…- sussurrò voltandosi verso il moro. 
Credetti di capire. Per Kathy parlare dei suoi sentimenti non era mai stato facile, soprattutto per quelli verso Harry. Non perché si vergognasse di ammettere quanto lo amasse davanti a noi, ma perché già una volta aveva provato a dirglielo e non era finita bene…Ma questo lui non lo sapeva.
“Certo, va tutto bene. Va tutto alla grande! Ma non sono il tuo ragazzo…perché Cooper lo è?” 
 
HARRY’S POV
 
La trafissi con lo sguardo e con quelle parole. 
Non esisteva più nessuno attorno a noi. 
Ero così arrabbiato, così pazzo di gelosia. 
Perché era con lui? L’aveva accompagnata lui lì? Perché l’aveva baciata? Aveva cambiato idea? E se parlando con sua madre avesse capito che non la meritavo? 
Quelle domande mi stavano distruggendo. 
Ma più di tutte il non sapere cosa provava. 
Non ero il suo ragazzo, non ero suo amico…allora cos’ero per lei?
Cosa provava per me? 
Cosa provi per me Kathy? 
 
EMM’S POV 
 
“Sai benissimo che non è così….non più almeno!”
Il tono della voce di Kathy cambiò improvvisamente e riconobbi subito la sensazione che lo aveva provocato. Era così risentita e sulla difensiva, non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione, nessuna vittoria se lui l’avesse pretesa con quel tono. 
Probabilmente era corsa fin lì per dire che lo amava, ma non sarebbe finita bene se lui non avesse fatto un passo indietro chiedendo scusa. 
 
“Già, perché è questo che fai no?” – riprese lui amareggiato – “mastichi i ragazzi e li butti via. Lo hai fatto con lui, lo hai fatto con me… di punto in bianco ti sei stancata di me due anni fa e mi hai buttato via, hai cambiato scuola, cancellato il mio numero, sei andata avanti con la tua vita e poi sei tornata come se niente fosse – rise amaro – e hai fatto lo stesso con Anderson. Lo hai usato per farmi ingelosire, come passatempo per i pomeriggi in cui io non c’ero, e hai continuato a tradirlo quando sono tornato… però non sono il tuo ragazzo – rise ancora, gli occhi vuoti, lo sguardo al cielo – perché è questo che ti piace no Kathy? Ti piace venire a letto con me e poi andare da lui a fare la brava santarellina…andare anche a letto con lui, con il “tuo fidanzato” – mimò le virgolette – come una bella coppietta felice per poi tornare da me a dirmi che ti manco, che mi vuoi e che nessuno deve saperlo… perché io non sono il tuo ragazzo. Dicci Kathy, quanti altri ce ne sono mmh? Con quanti altri sei stata in questi due anni? Con quanti ti sei comportata nello stesso modo e poi hai lasciato a pezzi come Cooper? Ammesso che tu l’abbia davvero lasciato, e che non fosse solo una scusa per scopare con me stanotte….”
“Harry!!!” – lo interruppi sgridandolo, ma lui non distolse gli occhi da Kathy.
“Maledizione Kathy – battè forte il pugno sul tavolo – ti ho detto che ti amo! E tu non sei neanche in grado di rispondermi, neanche in grado di lasciarlo!” 
Finì così, e per la prima volta da quand’era arrivata, distolse lo sguardo dalla mora abbandonandosi sconfitto allo schienale della sedia bianca. 
Nessuno emise un suono. Kathy aprì la bocca per rispondergli, ma le parole le caddero nell’aria. 
“Sarà meglio che vada- disse mortificata. Lui la guardò beffardo e “certo” soffiò ridendo.
“Dopotutto, Cooper mi starà aspettando qui fuori” – aggiunse gelida al riccio con gli occhi incavi per le lacrime che cercava di trattenere. Ma di questo ci accorgemmo solo io e Zayn.
Harry rise ancora con la testa di lato guardando il tavolo, e alzò le spalle mostrando le fossette nel sorriso più disperato che mai. 
Come facessero quei due a non capirsi mai e ad amarsi tanto al tempo stesso, resta per me un mistero ancora oggi.
 
Zayn si alzò per seguire Kathy, Harry non riuscì neanche a guardarlo. Restò con il capo basso per un tempo che sembrò interminabile. 
Louis gli toccò il braccio e solo allora sembrò riprendere contatto con la realtà – “Tutto bene amico?”- gli chiese preoccupato. 
“Alla grande…” – rispose amaro. 
“Emm…- iniziò Zayn che era appena ritornato non avendo trovato la mora – “credo sia il caso di dirglielo…” – catturando l’attenzione di tutti. Sentì gli occhi di tutti i ragazzi bruciarmi addosso, in particolar modo due iridi verdissime che mascheravano una punta di speranza.
“Dirgli cosa?” – mi chiese Liam colto completamente impreparato da quell’affermazione.
Esitai - “Harry….c’è qualcosa che dovresti sapere…” – mi morsi un labbro indecisa se proseguire oppure no. Dopotutto non spettava a me “vuotare il sacco”, dopotutto era il segreto di Kathy, ma quante volte ancora quei due avrebbero dovuto farsi a pezzi per stupidi fraintendimenti ed errori non chiariti del passato? Così proseguii – “Riguarda quello che è successo due anni fa…quando Kathy ha smesso di parlarti…Ecco, riguarda il motivo per cui ancora oggi non riesce a dirti quanto ti ama…”
Harry mi guardò sconvolto e incuriosito. Era come se avessi la risposta a tutte le sue domande, a tutti i suoi dubbi e al tempo stesso la cura a tutto il suo dolore. 
“Ti dice niente il ballo d’inverno…?”
 
Parve ragionarci su, provando a concentrarsi per riportare alla memoria tutti i ricordi degli anni passati, ma senza riuscirci. Scosse la testa in un no, asciugandosi gli occhi lucidi. Così continuai e ripetei per filo per segno le parole che aveva usato Kathy quando l’aveva raccontato a me…
 
*KATHY’S POV, IL FLASHBACK*
 
“E’ solo uno stupido ballo, non capisco perché tu ci tenga tanto! Sei più intelligente di quelle oche fissate lì…” – disse Harry scocciato indicando col mento un gruppo di ragazze davanti alle vetrine mentre si lanciava a braccia conserte contro lo schienale del sofà. 
Lo avevo trascinato a scegliere con me un vestito per il ballo d’inverno, che si sarebbe tenuto alla fine della settimana e da più di un’ora ci spostavamo per i negozi perché niente mi piaceva davvero e lui era stremato ma non demordeva. Avevamo 15 anni ed era il mio migliore amico.
“Oh andiamo Sty, smettila di lamentarti, sai bene di essere l’unico che posso trascinare in giro per aiutarmi se solo ti decidessi a farlo davvero!”
“Lo so, lo so…e poi ti sto aiutando!” – sbuffò
“Ma se mi stai dicendo che sto bene con qualsiasi vestito provi!” – sbuffai anch’io voltandomi verso di lui e lasciando i vestiti che guardavo sul carrello.
“E’ perché credo tu sia bellissima… qualsiasi cosa indossi…” – sorrise mostrando le fossette. Pensai a quanto fosse bello: una maglia a maniche corte bianca, giacca marrone imbottita di pelliccia perché faceva davvero troppo freddo in quel periodo, e capelli corti ma riccissimi a incorniciargli il viso. Sorrisi tornando a guardare distrattamente davanti a me. 
Pensavo ad Harry già da un po’ di tempo in maniera diversa dal solito. Abitavamo vicini ed eravamo amici praticamente da sempre …ma stava diventando innegabilmente affascinante e le ultime estati gli avevano regalato lineamenti più scolpiti tipici della fine della pubertà e l’inizio delle caratteristiche da uomo. Conservava le fossette, i riccioli, ma più mi ero ritrovata a guardarlo, più mi ero ritrovata a perdermi nei piccoli cambiamenti del suo viso come i baffetti appena accennati o la rughetta di espressione sulla fronte o la sua voce più profonda e tutto mi piaceva. Odiavo quanto quello che provavo per lui crescesse ogni giorno, tutte quelle farfalle nello stomaco, ne ero terrorizzata. Avevo paura che non fosse lo stesso per lui, io ero la sua amica di sempre, ma non potevo fare a meno di chiedermi se immaginasse potessimo essere qualcosa in più. 
Rimuginai su quel pensiero, forse qualche minuto in più di quanto credevo, perché lo sentii abbracciarmi da dietro e sussurrarmi nell’orecchio un – “Ehi, va tutto bene?” 
Il suo alito caldo sul collo mi diede un brivido. Non avevo mai provato quelle sensazioni con nessun altro e già da un po’ quando mi capitava di essergli vicino, quando capitava che mi sfiorasse in un certo modo, il mio corpo tremava… e davo la colpa agli ormoni ma sapevo fosse lui
“Tutto bene..” – sorrisi voltandomi. Alzò un sopracciglio a non credermi, le sue mani incrociate dietro la mia schiena – “è solo che…sono agitata perché non riesco a trovare un vestito..” -  mentii lasciando cadere la testa all’indietro mentre mi teneva ancora. 
“Okay, okay ora ascoltami bene Kathy – tornai a guardarlo negli occhi – troveremo il vestito più bello di tutto il negozio, di tutto il centro commerciale e se non troveremo il più bello, non importerà perché tu sei comunque la più bella di tutta questa dannata città!” 
Risi – “Solo della città?” 
“Bhe avrei detto del mondo ma non mi avresti creduto – sorrise – sicuramente della nazione!” 
Risi ancora mentre mi strinsi in lui abbracciandolo – “Grazie Sty…”
“Di niente Key… “ – restammo così un minuto. Sospirai, mi sembrò che il mondo attorno a noi si fermasse – “Ora andiamo – disse – abbiamo un vestito da trovare!”
“A dire il vero Sty, sono due…”
Mi guardò perplesso –“Due?” 
“Sì. Uno per il ballo, uno per la festa di Elly” 
“Già, la festa! – parve pensarci su poggiandosi allo scaffale dietro di lui –“Credi che Stacy proverà di nuovo a baciarmi?” 
Lo guardai confusa. Puntò quelle iridi verdissime rese ancora più chiare dalle luci giallastre verso di me e scoppiammo a ridere.
“Non ne ho idea Sty!”
“Spero proprio di no!” – rise ancora mettendo su il berretto verdino e un braccio attorno alla mia spalla mentre uscivamo dal negozio.
Anch’io Sty, avrei voluto dirgli…ma forse all’epoca ero troppo codarda per farlo e forse un po’ lo sono ancora ora. 
 
Quel giovedì sera ci sarebbe stata la festa di Elly Goudling. 
Non era una festa importante, non festeggiavamo niente di particolare, in realtà era solo una scusa per bere a volontà perché Elly aveva una copia della chiave dell’armadietto dei liquori dei suoi, che erano spesso fuori città…un po’ come i miei. Come ora, all’epoca viaggiavano spesso per far visita alla nonna e io ero stata lasciata alle premurose cure di Anne ed Harry. Neanche Anne era molto presente, dati i suoi turni impossibili in ospedale, ed io e Harry, bhe badavamo l’uno all’altra. Forse per questo siamo sempre stati così uniti. 
Arrivai lì con un paio di amiche intorno alle dieci e la gente era già del tutto ubriaca. C’era musica a tutto volume pompata dalle casse, una in soggiorno e l’altra in giardino. Bicchieri rossi accartocciati un po’ ovunque e un gruppo di ragazzi che avevano arrangiato delle tuniche con lenzuola trovate in casa che si fingevano filosofi di un’epoca antica che correvano in giro. 
Nel complesso lo spettacolo era molto divertente. 
Trovai Harry in cucina, a giocare a beer pong contro un ragazzo della squadra di football del terzo anno mentre Jamie Corney faceva il tifo per lui e lo sorreggeva quando traballava. 
Mi fermai sulla soglia per guardarlo prima di avvicinarmi a salutarlo: era così entusiasta mentre lanciava la pallina e centrava il bicchiere ed urlava come un forsennato ricevendo gli applausi di tutti che mi venne da ridere. 
“Così impari a fare il prepotente!”- urlò al difensore in divisa mentre questo si allontanava ed Harry festeggiava la vittoria brindando con Jamie. 
Jamie era un bravo ragazzo: un po’ robusto, capelli biondi come la barbetta rasa e occhi piccoli azzurri coperti da un paio di occhiali un po’ troppo spessi per il naso minuto a patata. Suonava la tromba nella banda della scuola, ed era un facile bersaglio per la squadra di football. Per questo, quando li vidi accanto, capii che quel “prepotente” non fosse il giudizio di Harry per problemi in prima persona con quel giocatore. Per quanto fossero diversi in ogni aspetto per cui puoi essere diverso da qualcuno, Harry e Jamie erano grandi amici. Migliori amici, e rimasero tali finchè Jamie si trasferì dopo qualche mese in Ohio. 
“James! – urlò– hai visto che segno!” – gli si appoggiò addosso barcollando ancora, così entrai. 
“Ho visto Styles!” – rise l’altro abbracciandolo. 
“Kaaaaathy!!!!” – mi vide. Fece per abbracciarmi e riuscii a prenderlo prima che mi cadesse addosso, senza purtroppo impedirgli di macchiarmi la maglia di quella che si rivelò essere vodka – “Oh merda! Scusami Key…” – disse poco lucido in tono preoccupato. 
“Tranquillo Sty!” – sorrisi per rassicurarlo, e così fu.  
Ricambiò il mio sorriso - “Ora che sei arrivata sì che possiamo festeggiare! Tieni – disse porgendomi un bicchiere rosso pieno di qualcosa – “Sei già in ritardo sul bere, devi recuperare e raggiungere me e Jamie” 
“Ciao Kathy!” – lo interruppe l’altro – “Ciao Jamie!” – risposi tranquilla – “e bene arrivata” – aggiunse porgendomi un nuovo bicchiere con della birra –“questa è decisamente migliore del veleno che sta bevendo lui”
“A proposito, dove sei stata?” – disse Harry poggiandosi al banco.
“Ero a scuola – sorrisi – sai quel posto dove vai ogni giorno? – alzò gli occhi al cielo, bellissimo -Dovevo finire una presentazione per l’edizione del giornalino di domani. Mi hanno accompagnata Millie e Andy, sono qui in giro. E voi non dovreste bere entrambi così tanto, considerando che io non so guidare e qualcuno deve pur sempre riportarci a casa e ti ricordo riccio che ti sei proposto tu questa mattina!” – feci il tono da maestrina puntandogli l’indice sul naso.
Ma “Ops!” e una fragorosa risata fu tutto ciò che riuscii a ottenere. 
Sorrisi scuotendo la testa – “Tranquilla Kathy, perlomeno è stato abbastanza intelligente da lasciarmi le chiavi della sua macchina e io sto bevendo solo cola” – rise Jamie – “Quando volete andiamo. Questa festa non è noiosa, ma ammetto che l’unico motivo per cui sono venuto qui è stato vedere quell’idiota di Steven McCall battuto e umiliato e posso dirmi soddisfatto grazie all’altro idiota qui accanto” – indicò Harry.
“Il mio mestiere è servirla” – si inchinò (o almeno ci provò) l’altro traballando e sbiascicando. 
“Grazie James – intervenni – credo sia arrivato il momento per il valletto qui di andare a fare una bella dormita!”
 
James ci accompagnò a casa. 
Mi aiutò a portare Harry fino all’entrata di casa mia. Era così fradicio che a stento riusciva a stare in piedi. Inciampava su quelle sue gambe lunghe e anziché provare a non cadere cominciava a ridere contagiando tutti. 
“Di qui ci penso io James, tranquillo! E grazie per il passaggio!” - Jamie avrebbe restituito la macchina ad Harry l’indomani a scuola, non prima di averlo preso in giro per 20 minuti buoni sullo stato delle sue condizioni indecenti e sulle sue gambe da struzzo. 
“Buonanotte Kathy!”
“Buonanotte Jamie!” – lo salutai ringraziandolo ancora. 
I miei non erano in casa, sarebbero tornati il giorno dopo. Mi sporsi dal portico verso casa di Harry: le luci erano spente, Anne era a lavoro, e io di certo non l’avrei lasciato solo in quelle condizioni. Conoscendolo si sarebbe svegliato dopo un paio d’ore al massimo e avrebbe vomitato via anche l’anima. 
Aprii la porta e lo portai con molta fatica su per le scale, in camera mia. 
Lo accompagnai a letto, su cui si accasciò sbiascicando qualcosa che non capii. Rimasi un attimo in ginocchio davanti a lui guardandolo. Gli spostai i ricci dal viso e lo ammirai, era così bello e al tempo stesso così indifeso che sembrava un angelo. Sospirai, sentendo il peso di quello che provavo sullo stomaco. 
“Grazie Kathy” – mormorò aprendo poco gli occhi. 
“Dormi ora” – sussurrai. Lui sorrise trafiggendomi con quelle iridi verdissime. 
Mi avvicinai piano alla porta del mio bagno, socchiusa, cercando di fare meno rumore possibile. 
Sentii un odore terribile addosso. Per tutto quel tempo avevo dimenticato il cocktail sulla mia t-shirt panna – “questo lascerà una macchia...” – dissi tra me e me annusandola prima di allontanarmi disgustata. Decisi di buttare via la maglia. Mi voltai verso il letto per accertarmi che Harry non fosse sveglio. Allora non avevamo la confidenza di adesso, non ci spogliavamo l’uno davanti all’altra con così tanta tranquillità, non più del necessario almeno. 
Harry era di lato, dormiva, così tirai su la maglia e la tolsi. Indugiai un attimo, ma quell’odore pungente mi avvolse di nuovo le narici facendomi indietreggiare in una smorfia. Scossi la testa allontanando la maglia e chiedendomi cosa mi avesse fatto dubitare del darle fuoco in quel momento.
Sentii improvvisamente due mani caldissime cingermi i fianchi. Sobbalzai e mi voltai – “Scusa, non volevo spaventarti…” 
“Harry…che ci fai in piedi? Pensavo dormissi!” – mi coprii impanicata con la t-shirt sporca.
Lui non disse nulla. La testa bassa a seguire i miei movimenti. Avevo il respiro così affannato che mi sembrava di essere in apnea senza ossigeno. 
“Tremi…” – disse, giocando con le dita sulla mia mano che stringeva la maglietta davanti ad un reggiseno viola di pizzo, un po’ troppo provocante per una ragazza che non aveva mai avuto nessuna esperienza. 
Mi prese la t-shirt e la guardò per un attimo che mi sembrò infinito. Poi spostò le iridi nelle mie e la lasciò cadere per terra. Mi scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e col pollice mi carezzò la guancia. Mi sentii incapace di muovermi, persino di respirare, avevo brividi ovunque. 
“Sei così bella Kathy… - sussurrò – io vorrei… - si fermò indeciso. 
Si inumidì le labbra e guardò le mie – “io…” – si avvicinò pianissimo, guardandomi come per chiedermi lo stesso permesso che io temevo di non avere. E mi baciò.
Fu un bacio appena accennato all’inizio, purissimo. Sentivo per la prima volta le sue labbra sulle mie, un sapore che avrei conosciuto a memoria. La sua mano sul mio fianco a tirarmi a sé, e mille brividi ovunque. 
Incollammo i nostri bacini e cominciai a cercarlo con le mani: il viso, i capelli, le spalle. 
Quel bacio divenne sempre più intenso quasi non riuscissimo a staccarci. Mi sentivo andare a fuoco e sentivo anche in lui le fiamme. 
Legò le mie gambe attorno alla sua vita e mi portò sul letto. Mi ci distese su e si mise sopra di me, carezzandomi con i polpastrelli su e giù attorno all’ombelico premendomi il suo bacino tra le gambe con cui lo cingevo. Si sollevò e mi guardò – “Sei sicura?” mi chiese dolce ma preoccupato. 
“Si”- risposi. Lo tirai verso di me dalla sua collana con l’aereoplanino. Non la toglie mai, sai… la porta ancora oggi. Era un mio regalo, ne avevamo due uguali, era il nostro modo di restare bambini anche mentre tutto attorno a noi cresceva e cambiava.  
“D’accordo…- sorrise. Si sfilò la maglia, poi si avvicinò baciandomi ancora. Mi baciò sotto l’orecchio, il collo, la clavicola. Prese la mia collanina tra i denti e sorrise. La posò sulle mie labbra con le sue e ricominciò a baciarmi.
Era magnetico. Tutto di lui lo era, lo è, lo è sempre stato. 
Eravamo due ragazzini, non sapevamo niente del sesso o dell’amore o di quello che eravamo in quel momento. Non sapevamo che fare, era la prima volta per entrambi, ed eravamo così impacciati che non riuscivamo a smettere di ridere, ma eravamo innamorati…O almeno così credevo. 
Quando finimmo, ci stendemmo uno di fronte all’altra, distanti pochi millimetri, così solo per guardarci. Lui mi spostava i capelli e io mi appoggiavo alla sua mano ogni volta che giocava con il mio viso delineandone i contorni. 
Misi la sua maglietta e mi accoccolai a cucchiaio sotto di lui, che mi stringeva, incrociando le sue dita alle mie. Chiusi gli occhi, mi sentivo così al sicuro, così felice. Posò la testa sulla mia spalla, e sentii il suo respiro addosso…così glielo dissi- “Harry…devo dirti un cosa… i-io sono innamorata di te…e non come un amico, io…lo sono davvero”- con un filo di voce, quasi temendo che potesse sentirmi davvero.
“Anch’io ti amo Kathy. Ti amo da sempre….e ho paura che questo sia solo un altro sogno” – rispose lui, prima che entrambi ci addormentassimo, abbracciati, confusi e spaventati così.
 
Quando la mattina dopo mi svegliai, lui non c’era. 
Lo cercai in giro per la stanza, per la casa ma non era lì. Trovai un bigliettino in cucina che diceva:
 
“In ritardo per il compito di biologia, ci vediamo a scuola. 
Grazie K 
xx Hazza”
 
Sorrisi, con l’ingenuità che ha una ragazzina innamorata. 
Ma quella mattina non mi sentivo particolarmente in forma. Forse era stato per il freddo preso la sera prima o per la stanchezza generale di quella settimana, così decisi di restare a letto un altro po’. Inutile dire che neanche un’ora dopo avevo la febbre alta, in tempo per vedere mia madre barricarmi in casa con mille coperte e così tante tisane che non riesco a berle neanche ora che sono passati anni. 
Non vidi Harry quel giorno. O perlomeno seppi che era venuto a trovarmi mentre dormivo, ma non avevo avuto modo di parlare con lui di quello che era successo la sera prima. Non me ne preoccupai molto in realtà, pensavo che le cose sarebbero andate a posto con la stessa naturalezza con cui erano cominciate. 
Il giorno dopo lo sentii a telefono. Mi chiamò nel tardo pomeriggio, poco prima dell’inizio del ballo, dall’esterno della scuola…- “Ehi Katycat! Allora sei viva?!” – esordì.
“Sarà triste far notare a mia madre che non sono in fin di vita come crede..”
“Lydia è sempre stata un po’ melodrammatica in effetti..”
“Non me ne parlare…mi ha vietato anche di uscire a ritirare la posta, immagino che venire al ballo sia fuori discussione…” – Restai in silenzio qualche minuto, con gli occhi che mi bruciavano per le lacrime, un po’ per le medicine, un po’ per quello che mi stavo perdendo. Non ero mai stata ad un ballo prima, ed Harry lo sapeva. 
“Già…bhe…non è niente di speciale se te lo stai chiedendo…non potrebbe mai esserlo, non senza di te…” – sorrisi, e anche lui si fermò un attimo – “sai, non credo che entrerò senza di te…passo a prendere una pizza e ci guardiamo un film, che ne dici?”
Non ci si poteva non innamorare di Harry Styles. Sorrisi ancora e sentii lui fare lo stesso dall’altro capo del telefono. Lo conoscevo così bene che potevo quasi vederlo, lì bellissimo in smoking al freddo pungente di dicembre, col viso rosso e le mani congelate solo per telefonarmi e sapere come stessi. 
“Se facessi ammalare anche te non me lo perdonerei mai – scherzai – e poi almeno uno di noi due deve essere presente stasera, per non perdersi nessun pettegolezzo no?” 
Rise. Adoravo la sua risata – “Hai ragione Katycat…ma voglio che tu sappia che questo ballo sarà una noia mortale senza di te che non sai ballare e fingi il contrario!”
“Ne sono certa Styles!”
Sorrise – “Passo dopo a salutarti allora”
“Harry, non voglio che ti ammali – stavo per continuare ma mi interruppe. 
“E’ inutile anche che ci provi gattina, non puoi tenermi lontano da te. E poi sono già due giorni che non ti vedo e…mi manchi…”
“Anche tu mi manchi…- sorrisi, sorrise –“e va bene…ci vediamo dopo. Ma stai bene attento a non perderti niente Styles o giuro che non asseconderò più nessuna delle tue pazzie!” 
Rise – “Te lo prometto Kathy!”
Risi anch’io e riagganciai. 
 
Dopo qualche ora ricevetti un suo messaggio: “Sto arrivando, prepara i pop-corn. Ho delle notizie e non ci crederai mai!”
 
Harry piombò in camera mia entusiasta e sudato. Un po’ alticcio ma era normale. Aveva gli occhi lucidi e sembrava elettrizzato: non riusciva a stare fermo nella stanza, si muoveva in maniera scomposta e confusionaria e cominciava ad agitare anche me.
“Oh Kathy! Non ci crederai mai! – aveva il fiatone, rideva imbarazzato senza riuscire a completare le frasi, rossissimo in viso per il freddo e l’adrenalina. Riprese a ridere e a blaterare mentre si copriva gli occhi con le mani. 
Lo osservavo dalla calma del mio letto su cui ero seduta tra una montagna di cuscini, e mi sembrava un pazzo. Cominciava ad innervosirmi, non riusciva ad articolare una frase che avesse senso, la curiosità mi stava divorando e lui dall’alto del suo stato di ebrezza non riusciva a rispondere alle mie domande. 
“Ok, ok ma adesso calmati – dissi stizzita e lo notò – non mi stai facendo capire nulla!” – misi le braccia conserte. 
Allora lui si calmò e mi raggiunse. Si sedette sul letto accanto a me e mi prese la mano scocchiandoci su un bacio. – “Hai ragione, hai ragione Kathy scusami…è solo che sono così su di giri che ancora non ci credo…” – puntò quelle iridi verdissime nelle mie e allora mi sciolsi. 
“Si ti perdono, ora raccontami tutto, la curiosità mi sta uccidendo!” – insistetti spingendolo via e riprendendomi la mano.
“L’ho fatto Kathy…ancora non ci credo!” – rise ancora.
“Fatto cosa Sty?” – chiesi presa completamente alla sprovvista e con la mente vuota. Avevo forse dimenticato che stesse organizzando qualche scherzo per il ballo? Voleva forse correggere il punch?
“L’ho fatto, per la prima volta stasera…non sono più vergine” 
“C-che vuoi dire?” – chiesi paralizzata cominciando a tremare. 
“Cavolo Kathy, quella febbre deve averti colpito davvero forte! – si alzò dal letto muovendosi lento verso la scrivania vicino alla porta. Sopra di essa una bacheca con delle foto che si perse a fissare per qualche minuto…- “Sai che voglio dire Kathy – restò di spalle – andiamo, ne abbiamo anche parlato credo…- solo allora si girò a guardarmi, la testa bassa, il sorrisetto compiaciuto – E Stacy Williams non è una che si fa pregare – rise ancora.
“N-non capisco…com’è successo? Quando?” – Ero così confusa, non riuscivo a mettere a fuoco quello che stava dicendo, non capivo perché si comportava così, cosa fosse cambiato da qualche giorno prima. Cominciò a raccontare: di come avesse incontrato Stacy fuori la palestra mentre chiacchierava con Jamie e altri amici, di come lei si fosse avvicinata e lo avesse tirato vicino un albero per stare un po’ più tranquilli lontani dai frastuoni della musica, di come giocasse con la sciarpa bianca del riccio tenendola fra le dita smaltate di rosso…-“ poi siamo andati nella sua macchina, bhe in quella di suo padre in realtà, ed è successo. E’ stato più scomodo di quanto mi aspettassi ma non è stato male. Certo, immaginavo che la mia prima volta sarebbe stata diversa ma perlomeno è successo. Mi avrebbe scocciato arrivare al terzo anno come un verginello…senza offesa Kathy, ma per voi ragazze è diverso sai…” – parlò in modo calmo, con lo stesso tono, come se stesse leggendo la pagina sportiva di un qualche giornale di provincia, mentre giocava con oggettini che trovava in giro nella mia camera. 
“E’ stata questa la tua prima volta? – chiesi cercando di dare un senso alle sue parole e ai miei pensieri – Stasera?” Il dubbio mi assalì: era stato così ubriaco da dimenticare quello che era successo tra noi due sere prima o più semplicemente aveva preferito fingere che non fosse mai accaduto per non rovinare un’amicizia destinata irrimediabilmente a naufragare sugli scogli dopo quella sera?  
“Sai che è così..” – Si fermò per la prima volta da quand’era arrivato e puntò quelle iridi verdissime nei miei occhi. Sentii come se una freccia mi avesse trafitto l’anima, gli occhi che mi pizzicavano. Nessuna delle mie precedenti domande valeva più una risposta, era già finita così in quelle quattro parole. Quelle quattro parole che mi uccisero. 
Decisi di non mostrare nulla, di non dargliela vinta – “Ti faccio i miei auguri Styles! – risi – Dopo questa notizia credo che aspetterò domani per sentire il resto dei pettegolezzi di stasera – risi ancora, ma ero isterica– Se non ti dispiace, vorrei riposare un po’ adesso…”
Mi guardò e non seppi decifrarlo, mi sembrava il solito Harry – “Certo Key, scusami se ti ho tenuta sveglia finora! Ci vediamo domani a scuola – si avvicinò per darmi un bacio sulla fronte – Buonanotte Katycat!”
“A domani Styles!” – lo vidi sorridermi un’ultima volta prima di uscire dalla mia stanza e dalla mia vita. 
Non sarei più tornata alla McGrooven. E non avrei più rivisto Harry Styles.
 
*FINE FLASHBACK*
 
HARRY’S POV 
 
Mi sentii morire. 
Ascoltare Emm raccontare quella storia attraverso i ricordi di Kathy spezzò ogni mia certezza. 
“Maledizione! Devo andare da lei…- fu tutto ciò che riuscii a dire – “i-io…devo andare da lei…
 
Arrivai a casa di Kathy correndo come se la mia vita dipendesse da lei. E per certi versi era davvero così. Nel lasciare il centro commerciale avevo sentito gli altri provare a fermarmi, mi chiedevano se volessi un passaggio, mi dicevano che non c’era bisogno di correre e di fare tutti quei chilometri a piedi, ma non riuscivo a smettere di tremare, non potevo fermarmi, dovevo correre da lei. 
Volevo abbracciarla e dirle che era stato tutto un terribile malinteso, che le cose non erano andate come credeva, come temeva. Che aveva ragione, che l’amavo che l’avevo sempre amata e che ero stato uno stupido, uno stupido e basta, ma che doveva credermi, che senza lei mi sembrava di affogare.
Bussai alla porta con tutta la forza che mi era rimasta. Avevo il fiatone ma non mi importava, niente importava tranne lei. 
La macchina di Lydia non era nel vialetto, sospettai che i suoi non ci fossero ma anche se ci fossero stati e avessero sentito tutto non sarebbe importato. Mi chiesi se neanche lei fosse in casa o se semplicemente non volesse aprirmi. 
“Harry!” – sentii in lontananza i ragazzi che si avvicinavano, mi avevano seguito dal centro commerciale con le macchine. Avevo gli occhi che mi bruciavano per le lacrime che cercavo di mantenere e per il vento che mi aveva tagliato mentre correvo. 
Guardai Emm disperato, per chiederle dove fosse. Lei sembrò leggermi nel pensiero e scosse la testa in un no alzando le spalle, per dirmi che non lo sapeva. Poi sollevò lo sguardo: aveva visto Kathy dalla finestra, dietro la tenda bianca. Bussai ancora – “Kathy aprimi!” – battei così forte il pugno che le nocche cominciarono a sanguinarmi.
“Che accidenti vuoi Styles?” – aprì all’improvviso, con un tono di voce che non era il suo. Era così arrabbiata, così spenta che non la riconobbi neanche. 
“Kathy i-io…devo chiederti scusa, mi dispiace tanto per quello che ti ho detto prima. Non ho pensato, non ho riflettuto...non ci credevo davvero e sono corso qui per dirt.. – vomitai quelle parole così velocemente che mi tornò il fiatone. Ma a lei non importò.
“Non mi interessa! – urlò spiazzandomi. Non l’avevo mai vista così –“Non mi interessa che tu sia corso fin qui dal centro commerciale o dall’America e di certo non mi interessano le tue scuse! Non più…” 
“K-Kathy io…” – la interruppi, ma –“No” – mi bloccò alzando una mano. 
Per la prima volta da quando aveva aperto la porta mi guardò negli occhi. Erano rossi e gonfi per le lacrime che aveva versato per colpa mia e mi chiesi quante altre volte avesse pianto per me. 
“Tu mi prosciughi Harry…e io sono stanca dei tuoi sbalzi d’umore, delle tue pretese, sono stanca di piangere per te. Mi fai male…Mi fai male e poi torni a chiedermi scusa. Sei fatto così… - portò una mano alla fronte – ma io non posso, non posso più soffrire così per te Harry… - disse tremando.
“Kathy io lo so che ti ho fatto solo male negli ultimi tempi e quello che ti ho detto… ma posso cambiare…devi credermi- provai a recuperare il fiato, volevo dirle quanto significasse per me ma – “No!” mi interruppe di nuovo, urlando. 
“Che cosa volevi che ti dicessi eh? Che ti amo? Certo che ti amo Harry, sei l’unico che non l’ha ancora capito maledizione! Persino Cooper ha capito che ero lì per dirtelo prima! Ma tu…mi distruggi…” – una lacrima le solcò il viso – “e io…non ce la faccio più…”
“Kathy ti prego, ora lo so, so tutto quello che ti ho fatto ma lascia che ti spieghi…”
“Che differenza vuoi che faccia? Quello che sai o che credi di sapere non cambierà quello che hai detto o hai fatto in questi mesi…la verità è che non avrei mai dovuto lasciarti tornare nella mia vita. Sono stata una stupida, ma ho imparato la lezione. Ora solo….lasciami in pace” – pregò con le lacrime agli occhi. Sentii il mio cuore spezzarsi. Un vero dolore fisico che mi paralizzò per pochi secondi. Quelli necessari perché lei chiudesse la porta. 
Attesi un minuto buono inerme sul portico sperando che cambiasse idea, che tornasse indietro. 
Ma lei non lo fece mai. 
Ricominciai a bussare con tutte le forze che avevo, ma non mi aprì. “Kathy!” urlavo contro la porta – “Kathy ti prego!” – Nulla – “Ti prego….” 
Poggiai la fronte sul legno disperato. La sentii piangere dall’altro lato.
 
EMM’S POV
 
Harry entrò in camera sua distruggendo tutto. Qualsiasi cosa trovasse, gli capitasse per le mani veniva lanciata contro il muro o contro qualcos’altro. Aveva fatto a pezzi lampade, vasi, gettato per terra la libreria. Urlava disperato ed era incontenibile – “Maledizione!” – prese il suo trofeo di nuoto e lo scagliò contro la porta del bagno. Ero sulla soglia della sua camera immobile. Avrei dovuto essere da Kathy, ma già sapevo che non mi avrebbe aperto. Zayn era rimasto a fumare fuori tra le due case. Il resto dei ragazzi era con me, aspettavano in soggiorno e ascoltavano in un silenzio quasi religioso la furia di Harry. 
Lui si avventò contro la scrivania, trascinando con un unico gesto tutto quello che c’era per terra. Urlava e mi spaventava, non l’avevo mai visto così, era senza speranza. Si sedette al bordo del letto, le ginocchia divaricate e i gomiti su di esse, la mano alla fronte e lo sguardo per terra spento. 
Vide qualcosa sotto il mucchio di cocci rotti e pagine sul pavimento e lo raccolse: un libro. Jacques Prévert, i ragazzi che si amano – “Maledizione Kathy….” – bisbigliò. Cominciò a piangere, prima piano, poi come se gli avessero strappato l’anima e allora mi avvicinai e lo abbracciai. Lasciò andare tutta la sua disperazione restando senza forze mentre si piegava tra le mie braccia. Gli carezzai i capelli e cercando di tranquillizzarlo gli dissi – “Andrà tutto bene, Harry sta calmo…” – provai con la voce rotta, ma sua tristezza mi aveva colpito come un pugno allo stomaco.
“No, Emm, no… - era inconsolabile – lei non lo sa…” – piangeva –“E ora che non vuole più parlarmi non lo saprà mai…”
“Cosa Harry? Cosa non saprà mai?”
“Io non lo sapevo, io pensavo di stare di nuovo sognando…- ricominciò a piangere. Era in preda ad una crisi di panico, incapace di respirare. 
Gli presi il viso tra le mani – “Harry ascoltami, devi parlarmi, devi dirmi a cosa stai pensando soprattutto se riguarda Kathy, capito? E noi troveremo una soluzione a tutto, insieme va bene? Ma tu devi calmarti adesso…” – Puntò quelle iridi verdissime nei miei occhi, e mi sembrò di vedere una luce di speranza nel suo sguardo dietro tutto quel dolore – “Liam – che in quel momento ci aveva raggiunti sentendomi alzare la voce preoccupata – “Liam andrà a prendere un po’ d’acqua e poi parleremo va bene?” – Così annuii.
 
Dopo due bicchieri d’acqua e un’aspirina sembrò calmarsi. Tutti i ragazzi ci avevano raggiunti e con l’affetto tipico solo dei veri amici, cominciarono a ripulire quel disastro, sorridendo apprensivi al riccio che con gli occhi li ringraziava, ma non proferiva parola. Era seduto ai piedi del letto tra i mille fogli, con ancora quel libro in mano. Carezzava i bordi, le pagine che Kathy aveva sfogliato così tante volte che ormai erano consumate. Io sul materasso gli carezzavo leggera la spalla per fargli capire che eravamo tutti con lui, per lui e per lei. Liam era seduto accanto a me, con la mano sul mio ginocchio. 
Zayn e Louis sollevarono la libreria, e solo allora Harry sembrò riprendere contatto con la realtà.
“L’ho sempre amata. Sempre, anche quando ancora non lo sapeva, anche prima che lo sapessi io” – Cominciò.
“Ricordo quella sera, la festa di Elly. Ricordo che ero arrivato prima con James. Ero andato a prenderlo dopo le prove di musica. Usciva dalla porta sul retro della palestra, aveva sempre paura di incontrare qualche bullo…quindi a volte mi fermavo a scuola un’ora in più per aspettarlo o andavo a prenderlo con la mia macchina, così nessuno avrebbe potuto infastidirlo. 
Quella sera ero più nervoso del solito, mi sudavano le mani così tanto che bagnavo il volante e imprecavo “maledizione!”. Volevo chiedere a Kathy di venire al ballo con me. Jamie lo sapeva e mi prendeva in giro…diceva che mi ero “improfumato troppo per coprire il sudore” e che l’avrei fatta scappare perché si sarebbe accorta della puzza, perché “a Kathy non sfugge mai niente tranne la tua colossale cotta per lei” – mimò le virgolette e la voce di James ricordando quel momento. 
Arrivammo da Elly e cominciai a bere per darmi coraggio…una mossa stupida, ora lo so, ma all’epoca ero solo un ragazzino innamorato della sua migliore amica che cercava di dirle quanto l’amasse senza perderla…più o meno quello che sono ora. Immagino che certe cose non cambino mai…- si schiarì la voce amareggiato – “Ad ogni modo, quando Kathy arrivò ero già del tutto andato. Mi ricordo quella notte con lei, mi ricordo ogni cosa. E come ogni altra volta che avevo sognato quel momento, mi ero svegliato convinto che non fosse mai successo. La sognavo da così tanto, immaginavo a come dirle quello che provavo così spesso che mi ero abituato alla delusione del mattino dopo…”
“Ma quella notte hai dormito con lei, lei era lì accanto a te. Perché hai pensato si trattasse di un altro sogno?” – chiese Niall dando voce alle domande di tutti.
“Non era la prima volta che dormivo con lei e mi svegliavo avendola accanto dopo aver sognato un nuovo modo per dirle quanto l’amassi senza che fosse realmente accaduto– mi guardò. –“La sera del ballo andai in macchina con Stacy perché ero stupido e deluso dalla mia inettitudine. Avevo parlato con Kathy a telefono poco prima, volevo lasciare tutto e correre da lei, dirle che non erano le parole di un amico quelle, che credevo davvero a tutto quanto, che l’amavo davvero. La sua voce era così dolce…e pensai di non meritarla. Forse è davvero così, forse non la merito…Andai da lei dopo, volevo solo vederla e dirle quanto mi vergognassi per non averla aspettata, perché era lei l’unica che volevo…Invece appena arrivai feci lo spavaldo, l’uomo vissuto ma non capivo niente, ridevo ma ero esasperato, mi vantavo invece mi sentivo morire. E quando mi disse che era felice per me, presi quelle parole come la conferma del fatto che mi vedesse solo come un amico e che non sarei mai stato più di quello per lei. Così quando cambiò scuola non la cercai nemmeno, perso com’ero nella mia vanità e nel mio orgoglio. Non ho mai smesso di amarla. Ho creduto da sciocco che mi fosse passata…ma quando l’ho vista tornare alla McGrooven, è stato come essere colpiti da uno schiaffo e tutto è tornato a galla. Non ho mai amato nessuno più di Kathy e la verità è che…non amerò mai nessuna come amo lei. Lei è tutto per me, è parte di me. Mi fa venir voglia di essere migliore, perché con lei tutto è migliore…e ora ho rovinato tutto.”
 
ZAYN’S POV
 
Entrai dalla finestra del soggiorno in maniera molto scoordinata – “Diamine, Styles lo fa sembrare così semplice!” – borbottai.
La trovai davanti al frigo con uno yogurt in mano e lo sguardo perso – “E’ perché ha gambe lunghe…” – sorrise triste. Aveva il viso scavato e arrossato per le lacrime, il trucco sul maglioncino chiaro che aveva usato per strofinarsi gli occhi ed era comunque composta e bellissima. 
“Vuoi che ti prenda una pizza?” – indicai con un cenno del mento il frigo vuoto.
“Non ho così fame…” – sorrise sedendosi su uno degli sgabelli alti dell’isolotto in cucina aprendo il vasetto bianco. 
“Se rifiuti la pizza Harvey è ora che cominci a preoccuparmi davvero…” – la raggiunsi.
“Si..bhe…non è stata una grande giornata…” – giocò distrattamente col cucchiaino che aveva in mano, lo sguardo basso a trattenere le lacrime.
Posai una mano sulle sue e cercai il suo sguardo – “Dimmi cosa vuoi che faccia Key…qualsiasi cosa”
Puntò le sue iridi nocciola nelle mie, con un filo di voce sussurrò – “Portami via…da tutto questo” 
 
 
KATHY’S POV 
 
“Partiremo domani” 
Era stata la risposta di Zayn prima di andare via baciandomi la fronte. 
Ero a Londra ormai qualche settimana, sistemavo gli scatoloni nel nuovo appartamento, in cui mi ero trasferita molto tempo prima del previsto. 
Non ero riuscita del tutto a spiegare ai miei quella scelta, ma sospettai che mia madre avesse immaginato che con Harry non fosse finita bene e per questo non avesse cercato di fermarmi. 
Harry…non riuscivo a smettere di pensare a lui…non riuscivo a smettere di chiedermi come sarebbe stato vivere a Londra con lui. Lo immaginavo aiutarmi con gli scatoloni, lamentarsi di quanti libri avessi portato consapevole del fatto che ne avrei comprati altri cento. Lo immaginavo in casa la mattina, lo sentivo cantare per strada, lo vedevo nelle vetrine dei negozi, nei pub. Mi era persino parso di vederlo fuori dalla caffetteria dov’ero solita andare nel pomeriggio a leggere. Tutto mi ricordava lui, ogni stupida cosa, ogni insignificante dettaglio, persino le finestre. Più di una volta mi ero trovata a guardare la finestra della mia nuova camera aspettando che entrasse. Mi sembrava di impazzire. E più mi consumavo nella sua assenza, più il sentivo peso di non sapere nulla di come stesse. Nessuno dei ragazzi mi diceva nulla di lui, evitavano sapendo quanto ci fossimo fatti male e io non domandavo nulla. Dopo aver chiesto a Zayn di portarmi via, l’unica occasione in cui li avevo rivisti era stata in aeroporto quando mi avevano salutata. 
Lui non era venuto ovviamente. Non mi aveva scritto, non mi aveva cercata, neanche una volta. Aveva preso seriamente la mia preghiera di lasciarmi in pace e questo mi stava uccidendo. Ma non potevo vederlo, non dopo quello che gli avevo detto. Gli avevo detto che non mi importava di lui, che avrei preferito non averlo mai rincontrato, sapendo di mentire, e sapendo anche che sarebbero state le uniche parole da colpirlo così forte da farlo arrendere. 
Ma la verità era che aveva ragione: ero una codarda. Lui aveva avuto il coraggio di dirmi che mi amava, io non ero nemmeno stata in grado di rispondergli. 
Il citofono suonò e mi alzai dal divano lasciando cadere quei pensieri, o perlomeno per metterli da parte per un po’ perché non riuscivo mai a liberarmene del tutto.  
Quel pomeriggio Emm e Liam sarebbero arrivati a Londra a farmi visita per la prima volta. 
Lei era stata l’unica con cui avevo mantenuto i rapporti, e per quanto mi dispiacesse, pochi giorni dopo il mio trasferimento non avevo più sentito neanche Zayn. 
“Kaaaathy!” – urlò la mora lanciandomisi addosso sull’uscio di casa. 
“Emm!!! Mi soffochi così!” – mi stringeva così forte che quasi non riuscivo a respirare.
“Scusaaa – disse senza staccarsi – ma mi sei mancata così tanto! – mi guardò. Emm mi aveva perdonato l’essere fuggita via così, ma non aveva smesso di ricordarmi quanto volesse uccidermi – “ma questo appartamento è enorme!” – si scostò entrando, mostrando un Liam carico di valige dietro di lei. 
“Ciao Kathy!” – mi salutò
“Ciao Liam – lo abbracciai – Mi piace il nuovo taglio!”
“Non è bellissimo!?” – urlò Emm da una delle stanze della casa scatenando i nostri sorrisi. 
Mi era mancata così tanto.
 
Dopo qualche ora, eravamo in un ristorante etnico a pochi passi da casa mia per cenare e spettegolare. Emm e Liam mi avevano raccontato storie divertenti sui ragazzi, sulla scuola, su loro due e su chiunque altro. Sembrava volessero riempire il tempo di così tante chiacchiere da non farmi notare che avessero fatto di tutto pur di non nominare Harry. 
Arrivati al dolce e alla quarta storia divertente su Niall che testava le sue ricette su Zayn e Louis, decisi di interromperli – “Allora come sta?” – chiesi in maniera un po’ brusca. 
I due si guardarono indecisi su come rispondermi, così li incalzai – “Potete dirmelo, potete parlarmi di lui, io sto bene, l’ho superata… - mentii. Non stavo bene, non stavo bene per niente. Mi mancava come l’aria, mi sembrava costantemente di vivere trattenendo il respiro, ma non volevo che loro lo sapessero o che lo sapesse lui. 
Dopo qualche minuto buono di silenzio e di tensione, Emm cominciò – “A dire il vero, non lo sappiamo Kathy…”
“Che vuol dire non lo sapete???” – chiesi isterica cercando di mantenere la calma, sistemandomi i capelli e muovendomi sulla sedia nervosamente.
“Lui ha lasciato la città…” – disse Liam – “pochi giorni dopo che sei partita tu…”
Lo guardai turbata, come se mi avesse dato uno schiaffo in piena faccia. 
“Ch-che vuol dire è partito?” – sentivo la voce spezzata, le mani tremare e me stessa perdere totalmente il controllo del mio corpo. L’unica cosa che non mi aveva fatta impazzire lontana da lui era il fatto che sapessi dove fosse e che in qualunque momento avrei potuto in qualche modo sperare di rivederlo e chiarire tutto.
Emm tentennò – “Quella notte, dopo quello che è successo…lui è andato via. Quando è tornato tu eri già partita. Si è arrampicato dalla tua finestra come al solito e l’ha trovata svuotata di tutto, di tutto quello che eri riuscita a prendere…nessuno sapeva dove fossi, neanch’io e i tuoi erano fuori città come al solito, quindi non è riuscito neanche a vedere loro per, sai, chiedere qualcosa. L’unico che sapeva era Zayn…e quando Harry l’ha scoperto, è andato a casa sua come un pazzo. Hanno avuto una lite furiosa, Harry ha preso Jaw dal colletto della maglia e l’ho ha spinto contro la cucina, c’è mancato poco che si prendessero a pugni…”
“Se e quando vorrà, ti cercherà lei…- interruppe Liam ripetendo le parole di Zayn – “è stato tutto ciò che gli ha detto” – si fermò guardando Emm – “Harry è impazzito, ha scaraventato per aria il tavolo della sua cucina ed è andato via. Io e Louis eravamo lì. Lou ha provato a seguirlo ma niente…e da allora non l’abbiamo più visto…” 
 
**
 
Guardai nervosamente il cellulare mordendomi il labbro inferiore, esitando senza sapere se fosse giusto chiamare o no. 
Presi coraggio e componendo il numero sentii un buco allo stomaco.
TUU – TUU 
Primo squillo 
TUU – TUU 
Secondo squillo 
“Ciao Kathy… - trattenni il fiato. Non sapevo cosa dire o come rispondere, e proprio non seppi interpretare il tono con cui disse il mio nome. Respirò lentamente e profondamente dall’altro lato.
“Ciao Zayn…” – sentii il rumore dell’accendino accendere la sigaretta e lui aspirare. 
“Te l’hanno detto?” 
“Si… - sospirai - Dov’è…?”
 
Un’ora dopo ero davanti una porta bianca, in un condominio troppo borghese per quelli che credevo fossero i gusti di Harry. Deglutii, chiusi gli occhi e bussai con quella briciola di coraggio che mi era rimasta. 
La porta si aprì quasi subito, mostrando una figura a petto nudo più alta e bella di quanto ricordassi. Pantaloni della tuta neri, un pentolino in mano e lo strofinaccio della cucina poggiato sulla spalla tatuata. 
Sorrise – “Mi sei mancata piccola!” – Mi abbracciò. Il suo profumo mi avvolse, fu come tornare a casa per un istante e mi ci persi dentro – “Anche tu mi sei mancato Zayn”
Si staccò – “Coraggio entra” – disse muovendosi verso l’interno. 
Era l’appartamento più bello che avessi mai visto: immenso, tutto marroncino e bianco. La luce entrava prepotente dalle finestre illuminandolo e rendendolo anche più grande.
Sulla destra due librerie semivuote, un giradischi antico, un paio di chitarre e degli spartiti.
Sulla sinistra, la cucina, dove Zayn armeggiava preparando qualcosa, un isolotto attorno al quale sedie alte grigio scuro. Mi avvicinai seguendo il moro continuando a guardarmi intorno: intravidi un divano di fronte al quale era sistemata la tv, e un paio di altre camere, che immaginai fossero le loro stanze. 
“Hai fame?” – mi chiese porgendomi un piatto di zuppa. Gli feci no con la testa sorridendogli e studiandolo, mi era mancato davvero. 
Si mise seduto e feci lo stesso anch’io standogli difronte. Cominciò a mangiare poco convinto – “Dopo aver provato la cucina di Niall, è dura tornare ai preconfezionati!” 
“Posso immaginare” – risi.
Rise anche lui – “Emm e Liam?” 
“Sono andati via questa mattina presto…”
“Solo due giorni? Conoscendo Emm, i saluti saranno stati una tragedia – rise prendendo un altro cucchiaio di zuppa.
“Sai che è sempre stata un po’ drammatica!”
“Giuro che se mi rubi un’altra patatina ti taglio le dita Malik!” – la imitò Zayn ricordando i vecchi tempi e facendoci ridere entrambi. 
Poi si fermò –“Tu come stai?” - e il suo sguardo mi trafisse così all’improvviso, riportandomi alla realtà.
Smisi di ridere, chiusi gli occhi e sospirai – “Sto bene…- mentii, e lui se ne accorse, ma non disse nulla. Si limitò a scrutarmi ancora e ad annuire, tornando a mangiare. 
“E tu? Che ci fai qui? Non sapevo fossi a Londra…” 
“Non avrai certo pensato che lasciassi il mio migliore amico da solo….” – mi incalzò, puntando quegli occhi nocciola profondissimi nei miei. 
“C-che vuol dire?” – cominciai a guardarmi intorno. Se il mio cervello aveva recepito correttamente quelle parole, significava che anche Harry era lì in quel momento ed io non ero pronta. Durante la nostra telefonata, Zayn mi aveva detto di raggiungerlo a quell’indirizzo, ma senza lasciar intendere che anche lui sarebbe stato lì o che anche Harry fosse a Londra. 
“Tranquilla – mise una mano sulle mie, gelide per l’ansia – non è qui adesso…” – mi rassicurò.
“Che cos’è questo posto Zayn?” 
“L’ha preso per te…. – si fermò e il silenzio in quel momento mi esplose nelle orecchie. 
 
 
Harry aveva preso quell’appartamento per me. Per trasferirci insieme a Londra dopo il diploma. 
Aveva pianificato tutto, quando e come parlarmene e studiato ogni dettaglio per rendere quel momento perfetto; lo stava arredando, aveva preso due librerie, perché una già sapeva non sarebbe bastata, c’era una camera in più per lui o per Emm, perché “non voleva forzarti, voleva che gli chiedessi tu di venire con te, ma gli sarebbe andata bene qualsiasi scelta purchè tu fossi stata felice, persino rendere la stanza in più quella degli ospiti per quando lui o qualcun altro fossero venuti a trovarti”. Ripetevo nella mia mente tutto quello che Zayn mi aveva detto quel pomeriggio e ogni parola mi trafiggeva l’anima, ma non era tutto. La parte peggiore, era che ogni volta in cui era scappato durante l’anno, ogni volta in cui era stato lontano per giorni senza dire a nessuno dove fosse, Harry era lì, a sistemare tutto “perché sapeva che il vostro amore sarebbe valso tutto quel dolore e tutte quelle lacrime”. Litigavamo e distruggeva qualcosa nella sua camera, per poi comprare un nuovo mobile o un nuovo quadro per quell’appartamento. 
Zayn mi raccontò che, contrariamente a quanto tutti pensavano, aveva detto ad Harry che fossi a Londra, e che lui era volato subito qui, che mi aveva vista leggere in una libreria ma che non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi per chiedermi scusa per quello che aveva detto, né di spiegarmi la sua versione della sera del ballo d’inverno. “Era totalmente disperato, ripeteva che non aveva il diritto di rovinarti la vita per la terza volta ora che eri scappata così lontano pur di non averlo vicino e che eri finalmente felice. Così, dopo una settimana dalla sua partenza, l’ho raggiunto qui, e l’ho convinto della pazzia delle sue parole e che quando saresti stata pronta, saresti tornata da lui, perché se c’è una cosa di cui sono sicuro in questa stra-maledetta vita Harvey è che voi due vi appartenete!”
Mi odiai così tanto per le cose che gli avevo detto sul portico di casa che mi venne la nausea. E mentre camminavo con Zayn nell’aria pungente della città, per andare da lui finalmente, sentii un brivido sulla schiena: che cosa avrei fatto se non avesse voluto vedermi o parlarmi?
Cercai di scacciare via quel pensiero, ma ne sentii il peso sullo stomaco.
 
Zayn mi disse che Harry aveva trovato lavoro in un pub come intrattenitore. Quattro sere a settimana, suonava il piano o la chitarra e cantava, a volte accompagnato da una band, altre volte solo. 
“Ha cominciato a comporre da un anno circa, le sue canzoni sono bellissime – mi spiegò – “All’inizio era solo un diario, immagino che raccontasse come si sentisse con te…sono quasi tutte lettere d’amore. Siamo quasi arrivati comunque, è lì, all’angolo – avvicinò una sigaretta alle labbra e guardò l’orologio – Avrà già cominciato, ma dato che siamo in ritardo non mi sembra il caso di correre adesso…- accese. 
Guardai il locale, l’entrata davanti alla quale c’era gente che chiacchierava, la musica che si sentiva in lontananza, e mi chiedevo che effetto mi avrebbe fatto sentire la sua voce cantare sapendo che quello che suonava l’aveva scritto per me. 
“Come stai?” – mi chiese Zayn 
“Ho paura… - ammisi senza staccare gli occhi dalla porta. 
“Andrà bene vedrai – mi tirò dal braccio puntando le sue iridi nelle mie per darmi coraggio – Te lo prometto!”  
“Sa che sono qui?” – chiesi con un filo di voce.
“No. Non l’ho avvertito…” – rispose teso. Buttò la sigaretta e mi prese la mano – “Andiamo adesso, o non avremo più il coraggio se aspettiamo ancora…” 
Attraversammo correndo mano nella mano, mentre cominciava a piovere nel luglio di Londra. 
 
Entrammo nel pub e il mio cuore si fermò. 
Lui era in piedi su un palco rialzato, vestito tutto di nero e salutava sorridendo un chitarrista scuro con i dread, che aveva accompagnato la precedente performance. 
Le fossette gli incorniciavano il viso e gli occhi lucidi non facevano che renderlo più bello. Mi si strinse lo stomaco e d’istinto mi girai di spalle –“Non posso…” – mi misi una mano al cuore che stava esplodendo, sobbalzando violentemente nel petto, cercando di respirare.
Il locale era pieno, difficilmente ci avrebbe visti se non ci fossimo fatti avanti e pensai di essere ancora in tempo per andare via.
“Grazie a tutti!”- la sua voce al microfono mi riportò alla realtà. Si schiarì la voce avvicinandosi al pianoforte e sistemò il microfono prima di sedersi. Compose poche note, una melodia nostalgica ma bellissima – “Che dire, ci siamo quasi…” – aggiunse- “Questa canzone è per una persona speciale. Lei è l’amore della mia vita, lo è sempre stata -sorrise amaro con lo sguardo sui tasti – “E ovunque sia, spero possa perdonarmi un giorno….” - poi iniziò a cantare….
 
I'm in my bed
And you're not here
And there's no one to blame but the drink in my wandering hands…


Forget what I said
It's not what I meant
And I can't take it back, I can't unpack the baggage you left

 
What am I now? What am I now?
What if I'm someone I don't want around?
I'm falling again, I'm falling again, I'm falling
What if I'm down? What if I'm out?
What if I'm someone you won't talk about?
I'm falling again, I'm falling again, I'm falling

 
You said you care
And you missed me too

And I'm well aware I write too many songs about you
 
And the coffee's out
At the Beachwood Cafe
And it kills me 'cause I know we've run out of things we can say

 
What am I now? What am I now?
What if I'm someone I don't want around?
I'm falling again, I'm falling again, I'm falling
What if I'm down? What if I'm out?
What if I'm someone you won't talk about?
I'm falling again, I'm falling again, I'm falling

 
And I get the feeling that you'll never need me again….
 
What am I now? What am I now?
What if you're someone I just want around
I'm falling again, I'm falling again, I'm falling


What if I'm down? What if I'm out?
What if I'm someone you won't talk about?
I'm falling again, I'm falling again, I'm falling…”

 
 
La folla impazzì. Tutti applaudivano commossi, in piedi in una standing ovation che non voleva smettere. 
Ero senza parole, completamente assorta da quella musica dolcissima e dalla poesia della sua voce. 
Si alzò in piedi raggiungendo il centro del palco per ringraziare tutti. Dopo il terzo inchino, mi vide. 
Fu un istante, i suoi occhi incrociarono i miei, come mille altre volte era successo, ma quella sera fu diverso: ci eravamo persi, totalmente l’uno senza l’altra, e in quel momento ci stavamo ritrovando. 
Rimase come paralizzato per quello che mi sembrò il minuto più lungo della mia vita indeciso su cosa fare, mentre la gente non smetteva di celebrarlo e dirgli quanto fosse stato magnifico…e lui non smetteva di guardarmi. 
 
HARRY’S POV
 
Scesi dal palco, sorridendo e ringraziando chi mi toccava la spalla per farmi complimenti, e subito ritornavo a cercarla con gli occhi per paura che potesse andare via o che fosse solo un’altra allucinazione…l’ennesima in quel periodo. 
Quando fui abbastanza vicino da essere sicuro che fosse reale, il mio cuore saltò dei battiti. 
Era lì, in piedi e bellissima. 
“K-Kathy….” – cominciai senza staccare gli occhi dai suoi. Ero pieno di tutto il dispiacere che avevo tentato invano di nascondere fino a quel momento, della frustrazione di tutte le cazzate che avevo fatto e allo stesso tempo vuoto di tutte le parole che non ero riuscito a dirle e che avevo sostituito con rabbia e gelosia per il codardo che ero stato. Volevo scusarmi, dirle quanto mi era mancata, di quanto mi fossi sentito perso senza di lei, che tutto quello che stavo provando a diventare era per essere l’uomo che meritava e che ero pronto a qualsiasi compromesso pur di riaverla anche solo per un giorno nella mia vita. – “Kathy io…”
“E’ una canzone bellissima…- mi interruppe lei. 
Era lì, delicata e disarmata da tutto il male che le avevo fatto, mi guardava e io non riuscivo a decifrare i suoi occhi, mentre tutti intorno a noi scomparivano – “Dovevo chiederti scusa… - iniziai – “quella canzone….” – Cosa avrei potuto dirle? Che l’amavo? Ovvio che l’amavo, ma ogni volta che gliel’avevo detto, l’avevo anche distrutta per i miei capricci e le mie follie. Scossi la testa e guardai in basso sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi, cercando di schiarirmi la voce -“Non sapevo fossi qui…”
“Zayn ti ha detto…che quando sarei stata pronta sarei venuta a cercarti…” – I nostri sguardi si incrociarono e sentii le sue iridi bruciare nelle mie.
“Ma io, Harry, sono venuta qui per dirti altro… - sentii un nodo bloccarmi lo stomaco e la vidi tesa, inumidirsi le labbra e sospirare. Guardò le mie e poi puntò i suoi occhi nei miei così intensamente da paralizzarmi.
“Sono venuta qui, per dirti che ti amo Harry. Ti amo quando ti arrampichi ed entri dalla mia finestra, ti amo quando fai finta di leggere e in realtà sbadigli, ti amo quando ridi e non riesci a spiegarne il motivo, ti amo anche quando ti arrabbi, butti tutto per terra e litighiamo. Ti amo da quando riesco a ricordare: ti ho amato quando ho rotto quel vaso e ti sei preso la colpa al posto mio, ti ho amato quando mi hai insegnato a ballare nella mia stanza e ti ho amato prima quando ti ho sentito cantare. Ti amo…e non riesco a smettere di amarti.”
 
KATHY’S POV 
 
“E ho bisogno che tu mi dica che non è troppo tardi dopo tutto quello che ci siamo fatti…” – mi fermai. Avevo il fiatone ed ero stata immobile.
Tutto l’amore che avevo tenuto nascosto per anni era esploso come una bomba a mezzanotte in una strada deserta. Mi ricaricava e mi dava coraggio, e al tempo stesso, mi lasciava inerme e spaventata. 
Forse è proprio questo l’amore: sentirsi invincibili e vulnerabili, perdere ogni certezza davanti a qualcun altro, che solo con uno sguardo o con un sorriso può salvarti la vita o portarti alla follia. 
“Kathy, io… non sono l’uomo che ti merita. Ti ho spezzato il cuore in così tanti modi che non riesco neanche a contarli. Sei tutto per me, ti amo da impazzire e forse sono davvero pazzo perché vivere senza di te è una tortura, ma preferisco questo al vederti piangere ancora a causa mia, io non…”
“Cosa stai per dire? – lo interruppi – “che non vuoi farmi soffrire ancora? Che non sei perfetto? E chi lo è? – sollevai le spalle e gli puntai il dito davanti al petto – Tu sei quello giusto Sty…per cui, non ci provare neanche, perché io sono qui in piedi a dirti che ti amo e mi fa una paura terribile…ma non me ne vado!” 
Trattenni il respiro. 
Non sapevo neanch’io di avere tutta quella forza, ma Harry aveva combattuto così tanto per noi e non mi sarei lasciata più intimorire da niente.
“Devi essere più pazza di me Harvey” – sorrise scuotendo la testa, mentre una lacrime gli solcava il viso. 
“Ci puoi scommettere!”
“Mi sei mancata così tanto…” – disse più serio di quanto l’avessi mai visto in tutti quegli anni, guardandomi.
“Mi sei mancato anche tu…”
“Vieni qui!” – mi tirò a sé e mi baciò.  
E tutto in quel momento sembrò essere al posto giusto. Sentivo le voci della gente attorno a noi ignare di tutta quella storia, la musica che suonava eccentrica nel locale e le braccia di Harry che mi cingevano e mi stringevano per non farmi andare via, mai più.
 
(EPILOGO)
 
 
Dopo quella sera, restammo sempre insieme.
Harry, cominciò a suonare regolarmente nel pub che ci aveva fatti rincontrare e dopo molti anni, quando i proprietari furono troppo vecchi per continuare a gestirlo lo acquistò. 
Io trovai lavoro come insegnante in una piccola università nel sud di Londra, la stessa che avrebbero frequentato i nostri figli. 
Ci sposammo quattro anni dopo. Durante la festa per la mia laurea mi fece la proposta, davanti alle nostre famiglie e agli amici che ci erano sempre rimasti accanto.
Ci siamo amati ogni giorno profondamente, anche se non abbiamo mai smesso di litigare. 
Litighiamo ancora oggi, quando lascia in giro le sue bretelle o dimentica dove ha messo gli occhiali da vicino. 
Non ha mai perso l’abitudine di portarmi cioccolatini o fiori dopo ogni discussione. 
E anche ora, mentre vi racconto le ultime righe di questa storia, lo sento borbottare davanti al giradischi e preparare quella canzone che abbiamo ballato per la prima volta nella mia stanza 70 anni prima. L’ha fatta incidere su un vinile per il nostro primo anniversario, e su quella balliamo ogni anno. Ogni anno da 70 anni. 
Ogni anno è come il primo giorno, e come il primo giorno non ho mai smesso di amarlo.
Semplicemente perché non si può smettere di amare Harry Styles.
 
 
FINE



SPAZIO AUTRICE 

Che dire? E' passato tanto tempo lo ammetto...e questo 2023 è l'anniversario dell'inizio di questa fanfiction. 
Sono passati 10 anni, e per quanto il capitolo 37 si fosse concluso felicemente, dovevate avere una spiegazione per le domende e i riferimenti che mi avete mandato nel tempo. 
So che è tanto, e so che probabilmente non lo leggerà nessuno dopo tutto questo tempo...ma avevo bisogno di finirlo e nel farlo ho anche ritrovato un po' me stessa. 
Scrivere mi manca e non so se potrò farlo ancora, sapete meglio di me quanto le cose cambino improvvisamente...ma mi piace pensare che per molti di voi, Harry e Kathy avranno un piccolo spazio nel vostro cuore. Per me sicuramente sarà così, sempre!

Grazie a tutti per aver seguito questa storia.
Non l'avrei portata a termine senza il vostro supporto, e spero ne siate fieri!
Grazie! <3 

XXK
  
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