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Autore: etienne86    13/01/2023    12 recensioni
Nella storia originale siamo a un passo dalla Rivoluzione. Quando Oscar e Andrè raggiungono i loro compagni in caserma il 13 luglio 1789, lei dichiara apertamente il loro legame, la decisione di lasciare l'esercito e seguire il suo uomo, anche di lottare col popolo francese, se lui lo vorrà. E Alain le propone di continuare a guidarli, ma schierandosi coi cittadini in rivolta. La malattia di Oscar rimane un segreto che lei si porterà nella tomba.
Ho immaginato uno scenario diverso...proprio partendo da qui (mentre mia figlia mi ripeteva le lezioni di storia...)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21

Ohh, ne è passato di tempo! Mi scuso con chi abbia iniziato a seguire questa mia fic, da più di due mesi non aggiorno. Ne approfitto per fare a tutte voi gli auguri per questo nuovo anno :-)
Dov'eravamo rimasti?
Andrè dirige il giornale al posto di Mossy, il proprietario arrestato a seguito della repressione antirivoluzionaria del conte di Caraman, definita dalla stampa l'affare Tourette, e proprio al termine di una giornata di lavoro, lo vediamo salire su una misteriosa carrozza...




Capitolo 21


Cercò di seguire il percorso della carrozza, guardando oltre la tenda della finestrella, ma la poca luce a disposizione non gli permetteva di prevederne la destinazione. Sovrastando il rumore delle ruote sul selciato, gli arrivarono prima il vociare di donne che rientravano a casa, stringendosi negli scialli, poi le grida sguaiate che si riversavano nei vicoli, quando passava accanto alle porte sgangherate di qualche osteria; infine i rumori si attutirono, come se si stessero inoltrando in un quartiere deserto.

Istintivamente ripensò alle circostanze dell'arresto di Mossy: erano venuti in quattro, tutti militari, e lo avevano prelevato da casa sua all'alba, legandogli le mani dietro la schiena...no, era certo che non si trattasse della stessa situazione.

Finalmente la carrozza diminuì l'andatura e lentamente si fermò. Il vetturino spalancò la portiera ed aiutò Andrè a scendere. Il sole era ormai tramontato, e il giovane sciolse lentamente la fascia di tulle nero che proteggeva l'occhio destro. Lo sconosciuto gli indicò l'ingresso di una chiesa, prima di risalire a cassetta e ripartire, senza pronunciare una sola parola.

Andrè si guardò attorno, cercando dettagli famigliari.

Mentre lentamente si componeva l'immagine che aveva davanti agli occhi, riconobbe la facciata della basilica di St. Marie Madeleine des Chartreux, con la caratteristica fila di otto colonne in stile ionico, illuminate dal fuoco delle torce, già accese.

Sapeva che il monastero dei frati certosini era stato confiscato alcuni mesi prima e venduto a lotti al miglior offerente, dopo aver allontanato i religiosi che vi abitavano.

Percorse la lunga navata, tra le fila di panche in rovere che nessuno aveva ancora portato via, in un silenzio assoluto, interrotto unicamente dal rumore dei suoi passi. Solo quando giunse all'altare, illuminato dalle fiammelle tremolanti degli ultimi lumi votivi accesi dai fedeli, vide la sagoma di un uomo seduto in prima fila. Ne scorgeva i boccoli della parrucca, candidi di cipria, tra il tricorno ed il bavero del mantello.

Prego accomodatevi, monsieur Grandier” disse questi, senza distogliere lo sguardo dall'altare maggiore.

Andrè si sedette nella panca accanto. Percepì un profumo noto, essenza di agrumi e mirra dolce, l'opera di un profumiere abile come Fargeon*.

A cosa debbo l'onore di questo invito, conte di Caraman?” disse, senza voltarsi.

* Profumiere personale di Maria Antonietta e di buona parte dell'aristocrazia di Versailles




Sorseggiava la cioccolata che Marie le aveva premurosamente preparato, fissando oltre il vetro del terrazzo, lungo la strada. Ma non vedeva alcun movimento all'esterno, solo scie di nebbia che sospinte dalla brezza del mare si diffondevano per le vie del quartiere, come dita impalpabili che si allungavano, sfiorando i muri e le porte, per poi dissolversi al calore delle torce che illuminavano la strada.

Perchè sostate qui, madame? Spostatevi in cucina, dove il camino è già acceso, questa umidità non giova alla vostra salute”

La raccomandazione di Cirillo non provocò in lei la minima reazione. Rivolse invece lo sguardo alla pendola in bronzo dorato che troneggiava su un tavolino alle sue spalle.

Stava pensando che Andrè non era ancora rientrato, anche se la tipografia era chiusa da almeno un paio d'ore, anche se ormai era buio. Lui rientrava sempre prima, le tenebre accuivano le sue difficoltà con la vista. E lei sentiva il pericolo, impalpabile ma reale, come la foschia che avvolgeva le case ed la città, oltre quella vetrata.

Non siate preoccupata per Monsieur Grandier! E' vero, di solito a quest'ora è già rincasato, ma c'è sicuramente una spiegazione alla sua assenza. Forse ha trovato un amico, si è fermato in qualche locanda, o aveva una commissione...Insomma, non significa che sia in pericolo...” concluse, pentito di aver usato proprio quel termine.

Andrè è puntuale, consapevole dei limiti della sua vista, con questo clima- intervenne Oscar, la voce ferma e lo sguardo fisso oltre il vetro - e anche del fatto che un suo ritardo metterebbe in allarme sua nonna..e me”

Suvvia, madame! Una donna razionale come voi!” la spronò l'uomo.

Oscar bevve un sorso di cioccolata e non rispose. Capiva il pensiero di Cirillo, concreto ed ancorato alla ragione. Ma sapeva che, a dispetto della logica e del raziocinio, esisteva un universo di sensazioni ed intuito, che poteva esprimersi attraverso “segni premonitori”, un mondo sommerso, che sussisteva anche se trascurato. Fissò la tazza che stringeva tra le mani, e ne ricordò un'altra, andata in frantumi sotto il colpo di becco di un corvo nero, davanti ad un cielo infuocato. Allora aveva avvertito il pericolo e lo aveva ignorato, come un' improbabile suggestione. Ma nella notte che aveva fatto seguito a quel tramonto, la sua vita e quella di Andrè erano cambiate irrimediabilmente.

Cirillo la raggiunse davanti alla finestra.

Vado a cercarlo” disse, prima di allontanarsi.

No, andrò io, con Gilbert.”

Oscar, a un passo dalla porta, si voltò di scatto. Le parole del medico suonavano come un ordine.

Oggi vi siete stancata anche troppo” continuò, assumendo un tono più dolce.

Vi ringrazio, Monsieur Cirillo, ma...se Andrè avesse bisogno di aiuto...” lasciò la frase sospesa, mentre estraeva una pistola dal cassetto del suo secretaire di mogano e la infilava nella cintola.

Sentì il braccio dell'uomo posarsi sul suo.

Non è detto che Andrè abbia bisogno di quel genere di aiuto...e se sarà necessario, verrò a chiamarvi. Ma per ora...restate qui. Date ai vostri amici la possibilità di dimostrarsi tali”

Oscar esitò un istante, poi richiuse il cassetto. Dopo una manciata di minuti vide i due uomini dirigersi verso il centro della città.



C'era una locanda, proprio a metà strada tra il porto e la tipografia, dove Andrè si trovava spesso con Mossy, prima che lo arrestassero. Nelle giornate fredde o piovose fungeva da luogo di incontro per discutere degli articoli da pubblicare e per la consegna dei manoscritti. Cirillo si diresse subito lì, nella speranza che Andrè si fosse fermato a conversare con qualcuno e avesse perso la cognizione del tempo.

Il locale era affollato, da una parte uomini stanchi dopo una giornata di duro lavoro, che convertivano parte della loro paga in un momento di svago, prima di rientrare a casa, dall'altra giovani borghesi, infervorati dalle idee rivoluzionarie, discutevano animatamente delle ultime voci che circolavano in città. Tra i vari tavoli, si muovevano, non senza difficoltà, i quattro figli del locandiere, sollevando i vassoi sopra la testa per non urtare gli avventori.

Cirillo si tolse il tricorno e rimase qualche istante all'ingresso, per abituare la vista alla poca luce e all'aria pregna di fumo di tabacco e di odore di cera bruciata. Quando intravide uno degli operai della stamperia, lasciò Gilbert vicino all'uscio e si diresse deciso in direzione del tavolo al quale era seduto. Il ragazzo lo vide chinarsi e scambiare poche parole con l'uomo, poi tornò da lui.

Lo vide voltarsi verso l'interno dell'osteria, prima di calarsi nuovamente il cappello in testa, quasi a prendere tempo.

Cosa vi ha detto Monsieur Cirillo? Su, parlate!” lo esortò.

Lo hanno visto salire su di una carrozza, al termine della giornata di lavoro...”

Una carrozza?” ripetè Gilbert, senza capire.

L'uomo poggiò entrambe le mani sulle sue spalle.

Ascolta...mi è venuta un'idea...riguardo alla destinazione di Monsieur Grandier, ma potrei sbagliarmi. E' meglio se ci dividiamo: tu rimani qui, alla locanda, nel caso passasse di qui. Quando sentirai le campane battere otto volte, fai ritorno a casa”

Lo accompagnò al bancone e diede all'oste alcune monete.

Una birra per il mio giovane amico”disse, prima di dirigersi all'uscita.

Ma...monsieur Cirillo, cosa devo dire a Oscar se dovessi rientrare da solo?”

Questo non accadrà, stai tranquillo”

Gilbert avvertì urgenza nel tono di voce del medico e forse la volontà di non esporlo al pericolo, ordinandogli di restare alla locanda.

Non ebbe tempo di trovare ulteriori obiezioni: la porta si spalancò e in un attimo Cirillo uscì e si avviò verso le luci del porto, a passo spedito.



Caraman sussultò visibilmente, all'udire il suo nome, mentre Andrè sorrideva, nascosto dal buio. Pensava al vantaggio che in quella circostanza gli veniva dall'essere stato l'attendente del comandante delle Guardie Reali, a Versailles. In veste di semplice servitore, passava inosservato, nessuno rammentava il suo nome o il suo volto, mentre lui era tenuto a riconoscere tutti i membri dell'aristocrazia che a vario titolo entravano nella vita dei sovrani, a rammentarne i nomi, a individuarne la presenza in pochi attimi, spesso a raccogliere informazioni su di loro.

Questa posizione di svantaggio infastidì il comandante, che si voltò stizzito verso di lui.

Chi diavolo siete? Come avete potuto riconoscermi?”

Sono un semplice cittadino, vostra signoria. E a Marsiglia chiunque conosce il vostro nome”

Già...ma in pochi saprebbero riconoscermi, senza la divisa, alla fioca luce delle candele...se non mi avessero già visto altrove!”

Andrè tacque e l'uomo sospirò.

Un semplice cittadino, dite? Però vivete a Chateau Magenta, dove dimora l'ex comandante delle Guardie Reali... che afferma di essere a Marsiglia per motivi di salute. E questo spiegherebbe perchè la si trovi spesso in compagnia di un noto archiatra italiano...”

Andrè non fece alcun cenno di reazione alle sue parole.

Quindi il vostro interesse è rivolto a lei...

L'uomo riprese il discorso, con tono più pacato.

Il mio compito è quello di mettere insieme i tasselli di un mosaico del quale, fino ad ora, non ho compreso il disegno. Da quando Oscar Francoise de Jarajyes è arrivata in città, l'estate scorsa, ho cercato conferme a quanto mi aveva riferito. Ma i suoi servitori non si lasciano scucire nemmeno un pettegolezzo, ho dovuto trovare un altro modo per ottenere informazioni e l'ho fatta seguire.”

Fece una pausa, quasi si aspettasse un intervento da parte di Andrè.

E i miei uomini mi hanno riferito di passeggiate in riva al mare e di una vita piuttosto ritirata, ben diversa da quella che conduceva a Parigi. Certamente consona ad una persona malata, tuttavia...”

Attese nuovamente una reazione, inutilmente.

Tuttavia si è trasferita a Marsiglia, una città che offre molte opportunità ma che certamente non vanta un clima particolarmente salubre, atto a migliorare una salute cagionevole. Vive in una dimora che le è stata offerta dal sindaco, noto commerciante, a cui si è rivolta, non appena giunta in città, invece di frequentare le famiglie aristocratiche del luogo....”

Continuo a non comprendere perchè abbiate voluto incontrarmi, e perchè farlo qui” lo interruppe Andrè.

Perchè voi siete il tassello mancante, monsieur Grandier. Vivete sotto lo stesso tetto, ma non siete un servitore né un parente, non siete un medico o un farmacista. Da qualche mese poi vi occupate della tipografia di Mossy...”

Andrè si irrigidì: nonostante la discrezione dei domestici e le precauzioni che avevano sempre seguito, Caraman era riuscito a scoprire molto, non abbastanza per mollare la presa su di loro.

Pensò che forse la verità sarebbe stata la risposta migliore: non tanto su ciò che faceva, ma su chi fosse lui, nella vita di Oscar.

La donna che avete fatto seguire è madame Grandier, mia moglie” disse pacatamente.

Caraman si voltò di scatto.

Badate a voi, monsieur Grandier, ad abusare della mia tolleranza! Se il conte de Jarjayes vi sentisse parlare di lei in termini così degradanti, vi farebbe saggiare la lama della sua spada!”

Andrè si alzò e gli si mise innanzi.

Correrò questo rischio, conte di Caraman. Ma la persona di cui parlate ha rinunciato al proprio titolo nobiliare e ha deciso di sposarsi per amore. Lo so che può sembrare incredibile, lo penso spesso anch'io, eppure è accaduto.”

Caraman scoppiò a ridere, e il suono della sua risata rimbombò lungo le volte della basilica.

E io che credevo fosse lei la penna che si firma Glacè Marron!”

Andrè sentì un brivido di freddo all'udire quel nome.

Un giornalista diverso da tutti quelli che sono obbligato a leggere, che ha fatto la sua comparsa sul Courier de Marseille dall'estate scorsa, proprio come madamigella Oscar è comparsa in città. Un giornalista che scrive con garbo, senza incitare alla violenza, riportando sì le protratte inadempienze dei sovrani, ma ricordando a tutti i lettori le origini tanto diverse del re e della regina, la loro vita beata ma segregata, all'interno della mura di Versailles, l'influenza nefasta di tanti approfittatori... Solo chi abbia vissuto alla reggia, a lungo, può descrivere con tanta famigliarità questi aspetti della condotta e del carattere dei sovrani...”

Perchè vi interessa questo giornalista? Ha fatto qualcosa per cui merita di essere arrestato?” chiese Andrè.

No, non avete capito. Le intenzioni di questo Glacè Marron non mi riguardano: sono i piani del conte de Jarjayes che mi interessano. In questa nostra società ci sono nobili che si spendono per la causa rivoluzionaria...ed altri che rimangono fedeli alla nostra monarchia, anche se dimostrano il contrario. I primi sono indegni, traditori del loro stesso sangue, mentre i secondi...sono la speranza per la Francia”

Andrè si coprì il volto con le mani. Caraman non credeva ad una sola delle sue parole: quando pensava ad Oscar rivedeva il comandante delle Guardie Reali, come l'aveva conosciuta anni prima, durante i lavori per restaurare il Petit Trianon...l'ombra di Maria Antonietta, fedele alla sovrana, in qualsiasi caso. Pensava scrivesse sul Courier de Marseille per portare avanti una campagna di informazione in apparenza filorivoluzionaria, nella sostanza fedele alle ragioni della monarchia. Era di questo che cercava conferme. Che Oscar fosse, al di là della apparenze, schierata dalla sua stessa parte.

Si alzò e si pose davanti al conte.

Non sono d'accordo con voi, conte di Caraman. In questa nostra società coesistono molti pensieri e schieramenti, non c'è solo chi è a favore o contrario alla monarchia. Per questo potete leggere parole come quelle di Glacè Marron, ed altre più accese e violente.

Ma la donna che voi vi ostinate a chiamare madamigella Oscar, non è da tempo tra le Guardie Reali, ha lasciato l'esercito e la sua famiglia. Lotta per un mondo equo, senza distinzioni di classe, a fianco di chi vuole costruire una nuova società, quanto lo vuole lei.

E se davvero vi interessa conoscere il giornalista che si firma Glacè Marron...beh, l'avete davanti agli occhi”



  
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