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Autore: Milly_Sunshine    16/01/2023    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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[29 dicembre]
Un'altra volta era scesa la sera, un'altra giornata era terminata, con il suo ritmo banale e ordinario. Solo poche settimane separavano Goldtown dagli ultimi delitti, ma ancora una volta sembrava regnare la rassegnazione, come vent'anni prima. Nel mentre, Roberta passava in rassegna le tante domande senza risposta che le giravano per la testa.
Si sentiva vicina a un punto di svolta, quel punto al quale sfuggiva da ormai troppo tempo. Aveva spesso chiuso gli occhi per non vedere, arrivando alla conclusione che la sua esistenza non stesse seguendo un cammino prestabilito da altri. Si era sbagliata, ma l'aveva fatto in modo quasi consapevole, con l'obiettivo di scegliere la strada più facile. Infine, il giorno precedente, era stata messa di fronte alla realtà che aveva negato.
L'incontro con Ellen Jefferson, venuta all'improvviso a farle visita in negozio, era stato un campanello d'allarme. Quella donna aveva sempre avuto qualcosa in mente, fin da quando era ragazza. Roberta non sapeva se ammirare la dedizione con cui inseguiva il mistero di Goldtown in nome della ricerca della verità, oppure se a dettare quell'immensa volontà fosse in primo luogo una malata mania di protagonismo. Qualunque fosse la realtà, il fatto che si fosse scomodata di farle certi discorsi poteva significare molto. Cos'aveva scoperto Ellen? I sospetti che aveva erano simili a quelli che, di tanto in tanto, erano balenati in mente anche a Roberta? Ma allora, in tal caso, perché tirare in mezzo anche Patricia? Di certo non solo per conquistarsi la sua fiducia, mostrandosi interessata alla sua - forse definitivamente terminata - storia d'amore.
La telefonata di Patricia, arrivata sempre il giorno precedente, ma nel corso del pomeriggio, aveva contribuito a confondere ancora di più le acque. Il mistero di Goldtown era un puzzle e Roberta iniziava a sospettare che Patricia fosse la tessera più ambivalente.
Non sapeva cosa fare. Doveva chiudere i contatti con lei una volta per tutte, oppure sottostare al suo gioco e convincere John Stewart a recarsi al suo cospetto?
Guardò l'ora, non era tardi, erano solo le dieci e un quarto. Poteva ancora chiamare qualcuno che l'aiutasse a prendere una decisione. C'era solo una persona che potesse darle una mano in quel momento senza sospettare cosa le passasse davvero per la testa. Per fortuna Jack rispose, anche se solo al quinto squillo.
«Roberta, come mai a quest'ora? Se volevi propormi di vederci, potevi chiamarmi un po' prima.»
Roberta avvampò.
«È questo che pensi di me? Che ti chiamo solo se ho voglia di scopare?»
«Scusa, avevo frainteso» ribatté Jack, «E poi anch'io ti ho chiamato solo per questo, negli ultimi tempi.»
Roberta si chiese per un attimo se fosse stato l'ennesimo errore, se potesse precluderle un futuro insieme a Patricia. No, era assurdo pensarlo. Patricia l'aveva lasciata, era libera di frequentare anche così intimamente altre persone. Se un giorno Patricia ci avesse ripensato, prima che fosse troppo tardi, avrebbe dovuto accettare quanto accaduto durante il loro periodo di separazione.
Non era di quello, tuttavia, di cui voleva parlare con Jack, quindi si affrettò a confidargli: «Patricia mi ha chiesto di rivederci.»
«Oh, sono contento per te» rispose Jack, anche se il suo tono di voce suggeriva altro.
Per caso si era fatto delle illusioni? Roberta sperava di no, in fondo avevano messo in chiaro l'uno con l'altra che non aveva senso cercare di impegnarsi quando nessuno dei due era pronto per passare a una nuova vera e propria relazione.
«Io non so se esserne contenta» ammise Roberta. «Dice che vuole conoscere mio padre e che potrebbe essere l'unico modo che ho per sperare di tornare insieme a lei.»
«Presentaglielo.»
«Non parli sul serio.»
«Perché no?» obiettò Jack. «Va bene, non sarà un padre modello o un uomo eccezionale, ma perché questa idea ti fa così tanta paura? Ti vergogni così tanto di lui?»
Roberta sospirò.
«È più complicato di quanto tu possa immaginare.»
Jack azzardò: «Fai quello che avrebbe fatto Jennifer al posto tuo.»
«Jennifer?» ripeté Roberta. «Aveva solo otto anni, come poteva capirci qualcosa?»
«Non quella Jennifer» replicò Jack, «Quella che abbiamo conosciuto tutti noi.»
«Quella che fingeva di essere Jennifer?»
«Sì.»
«Non capisco.»
Jack puntualizzò: «Sei riuscita per anni e anni a fingere di essere un'altra persona. Puoi benissimo fingere di non sentirti a disagio se per un'ora o due ti ritrovi con Patricia e tuo padre sotto lo stesso tetto. E poi, cosa ti ha detto esattamente? Ha parlato di un incontro formale?»
«No.»
«Allora portalo al bar, magari la sera dell'ultimo dell'anno, così è sicuro che non ci sarete voi da soli.»
Roberta fu costretta ad ammettere che era un'ottima idea.
«È geniale.»
«Lo farai?»
«Non lo so.»
«Se è così geniale, non puoi lasciarti sfuggire questa chance.»
«Ci proverò» confermò Roberta. «Domani provo a sentire mio padre, gli chiedo se è d'accordo.»
Dentro di sé, sentiva già che non le avrebbe detto di no, quindi a maggior ragione non avrebbe dovuto nemmeno provarci. Non ce la faceva, però, a rinunciare a un simile piano. Amava Patricia, ma aveva bisogno di capire. Era stata disposta a lasciarla andare, pur di non rivelare i propri atroci sospetti, ma il fatto che volesse incontrare John Stewart cambiava tutto.
«Quella sera ci sarò. Non...» Jack si interruppe. «Scusa, ma hanno appena suonato alla porta. Credo che sia Ellen, mi aveva detto che forse sarebbe passata.»
Roberta lo lasciò andare, sperando che quell'ennesimo elemento non cambiasse le carte in tavola. La Jefferson era sempre ovunque e ciò iniziava a stancare.



[30 dicembre]
Tutto procedeva come avevano ipotizzato la sera precedente, quando Ellen si era recata a casa sua. In quel momento Jack era al telefono con Roberta e, quando aveva riferito a Ellen l'argomento della loro conversazione, la sua amica si era convinta definitivamente a mettere da parte ogni dubbio. Non era entrata nel dettaglio, ma gli aveva riferito di nutrire fortissimi sospetti a proposito dell'identità del killer di Goldtown. Alla luce degli ultimi sviluppi, aveva aggiunto, era doveroso non tenere più solo per sé il "contenuto" delle proprie ricerche.
Jack non sapeva se essere uno dei pochi eletti a cui Ellen intendeva raccontare la presunta verità dovesse essere considerato un onore oppure una maledizione, ma all'orario stabilito si stava recando al luogo dell'appuntamento: lo studio fotografico Blackstone all'ora di chiusura.
Trovò Ellen ad accoglierlo, che subito lo ammonì: «Devi smetterla di fare tardi, stavamo aspettando solo te.»
Jack controllò l'orario.
«Credo di avere tardato non più di quaranta secondi.»
Ellen non aggiunse nulla e Steve chiuse la porta a chiave, prima di raggiungerlo sul retro, dove Kevin li stava attendendo.
«Scusami, Jack, se ti lascio in piedi, ma non ho tante sedie» disse, a quel punto. «Dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo.»
Jack domandò: «Come mai ci siamo trovati qui in questo stanzino?»
Fu Ellen a rispondergli: «Dobbiamo cercare di non dare nell'occhio e questa era una soluzione sicura.»
«Cosa intendi per sicura? Che nessuno realizzerà perché siamo qui, quindi non saremo uccisi?»
«Non è il momento di fare del dark humor.»
Jack precisò: «Non è dark humor. Hai detto tu stessa che chiunque potrebbe rischiare grosso, ma soprattutto noi che conoscevamo praticamente tutte le vittime, o poco ci manca.»
Kevin interruppe il loro scambio di battute.
«Se non vi scoccia, vorrei capirci qualcosa. Perché siamo qui?» Si rivolse a Ellen. «Tu sai, noi non sappiamo, potresti cortesemente illuminarci?»
Ellen annuì.
«È già da diverse settimane che sono riuscita a identificare un candidato perfetto per il ruolo di insospettabile killer di Goldtown. Non ve ne ho parlato, perché non volevo mettervi a conoscenza di quelli che sembravano sospetti senza fondamento. Adesso, però, le cose sono cambiate. È giusto che sappiate a quali conclusioni sono arrivata. Anche tu, Steve, nonostante tu sappia il nome dell'uomo che bisogna fermare.»
Kevin si girò di scatto verso Steve.
«Tu sai chi è il killer?»
«So quello che mi ha detto Ellen qualche settimana fa.»
«E hai fatto finta di niente per tutto questo tempo?»
«Cos'altro potevo fare? Accusare un uomo che non conosco senza né prove né indizi?»
Kevin gli ricordò: «Quell'uomo è pericoloso.»
«Lo so benissimo» replicò Steve, «Ma non ho alcun fondamento per accusarlo. Ellen, invece, a quanto pare ha qualcosa di utile tra le mani. Cosa ne dici di lasciarla parlare?»
Jack li fissò, uno dopo l'altro, chiedendosi se non fosse stato meglio rimanere all'oscuro. Ormai, tuttavia, era troppo tardi, non gli restava altro da fare che ascoltare le parole di Ellen.
«Ciò che mi ha sempre incuriosito di questo caso è la sua enorme complessità, ma anche il fatto di non avere mai del tutto chiaro il punto di partenza. Ci sono delitti che sembrano del tutto scollegati gli uni dagli altri e, per quanto diverse vittime siano state accoltellate a morte, altre sono state eliminate con modalità molto diverse. Il killer di Goldtown sembra non avere una vera e propria logica, ma è proprio questa apparente mancanza di logica che l'ha protetto per così tanti anni. Cosa c'entra una bambina uccisa con un colpo alla testa con una serie di ragazzi e ragazze accoltellati? Cosa c'entra un incidente stradale in cui muoiono due persone? Niente, in apparenza. Eppure c'è un filo comune, e nello specifico, a mio parere, da un certo momento in poi l'assassino non ha potuto fare altro che eliminare persone a oltranza per proteggere i propri segreti e cercare di spaventare quelle che non sentiva il bisogno di sopprimere, a volte arrivando a uccidere di nuovo senza che la vittima fosse un vero pericolo.»
«Proteggere cosa?» obiettò Jack. «Come dici tu, è sempre riuscito a nascondersi grazie alla mancanza di collegamento tra un delitto e l'altro.»
«Alcuni delitti restavano fuori, ma non tutto si poteva nascondere tutto. Dal 2002 in poi, il killer deve avere tenuto d'occhio le persone che potevano costituire un pericolo per lui. Non era spaventato da indagini ufficiali o indagini giornalistiche, a meno che non ci fossero punti di contatto seri tra giornalisti e potenziali testimoni. Quindi ecco che, a un certo punto, si è sbarazzato in un colpo solo di Dylan Carter, marito di Lydia, e di Meredith. Poi deve avere tenuto d'occhio anche me. Forse lo spaventava l'idea che io potessi essere collegata ai delitti di vent'anni fa, quindi ha deciso di inventarsi un piano più elaborato: andare a caccia di persone che nutrissero sospetti infondati su persone innocenti. Kimberly credeva che io avessi ucciso Mark ed era facile da plagiare. Maryanne ce l'aveva a morte con Danny e avrebbe fatto qualsiasi cosa per denigrarlo. Solo, così facendo si riducevano due persone scomode. Si è sbarazzato di loro in due modi diversi, entrambi piuttosto teatrali. Erano persone che non gli avrebbero provocato nessun tipo di pericolo o danno, se non le avesse cercate in prima persona.»
Kevin intervenne: «Ciò che dici è interessante, ma in che modo il killer poteva sapere delle polemiche tra Maryanne e Danny? Ha pedinato Maryanne - che niente aveva a che vedere con i delitti del 2002 - per tutti questi anni?»
«La tua è una domanda interessante» ammise Ellen, «Ma ti risponderò in un secondo momento. Vorrei comunque far notare a tutti come, appunto, ci siano tante cose che ci siamo chiesti senza mai avere risposta. Ammettendo che Dylan e Meredith siano stati uccisi, tutto può incastrarsi. Anche la faccenda di Kimberly può incastrarsi: era stata la ragazza di Mark, anni prima della sua morte, e la notte del delitto si trovava a Goldtown. L'assassino poteva esserne al corrente. Ma Maryanne? Il suo odio nei confronti di Danny e di chi gli stava intorno? Questo era in apparenza poco spiegabile, mentre invece i delitti di novembre 2002 una spiegazione ce l'avevano. Roger Callahan, il padre naturale di Linda, su mia ripetuta insistenza ha ammesso di avere ingaggiato Will Mason affinché cercasse di scoprire chi avesse ucciso Linda. Mark può essere stato scambiato per la persona che pagava Will, mentre Cindy era una sua, diciamo, informatrice. Per tre vittime su tre, quindi, avremmo un movente. Da novembre 2002 a oggi, l'unico tassello a cui non diamo una spiegazione, per il momento, è Maryanne.»
Jack ascoltò poi Ellen fare un riassunto delle circostanze che potevano avere portato all'omicidio di Linda: un potenziale contatto con un uomo che credeva suo padre, un appuntamento preso fingendosi la madre Melanie e, di conseguenza, il delitto. L'uomo che l'aveva assassinata doveva essere preoccupato da Melanie, non dalla figlia. Per tale ragione, pur avendo ucciso la persona sbagliata, doveva avere dedotto che, avendolo la ragazzina ingannato sulla propria identità, la madre fosse ignara dei loro contatti e, soprattutto, non era davvero fonte di preoccupazione.
«Quindi» azzardò Jack, «A grandi linee anche il delitto di Linda potrebbe avere una spiegazione, per quanto contorta.»
Ellen annuì.
«Esatto, anche se la spiegazione, a mio parere, getta le basi sulla violenza subita da Melanie Miller. Purtroppo non sono riuscita a rintracciarla, né sono sicura che vorrebbe avere a che fare con me, ma mi sentirei di ricostruire come possano essere andate le cose. Tenetevi in mente che Melanie è stata narcotizzata, prima dello stupro. Da uno sconosciuto? Da qualcuno che conosceva? Entrambe le ipotesi hanno senso. L'ipotesi più plausibile è, a mio vedere, che il violentatore fosse uno sconosciuto, il quale, comunque, in seguito ha iniziato a temere di potere essere riconosciuto. Questo spiegherebbe l'aggessione a Melanie a scuola, forse per spaventarla, dopo la quale ha poi ucciso una delle gemelle Robinson. Questo delitto è un'altra grande domanda: perché uccidere una bambina, invece di scappare e basta? Però ci torneremo poi. Torniamo al nostro violentatore: sembra plausibile che, a un certo punto, nel 2002, si metta in contatto con Linda, scambiandola per Melanie, e si dica convinto di essere il padre della ragazzina. Noi sappiamo che lo stupratore non era il padre di Linda, mentre lui non ne era al corrente. Ma perché contattarla? Perché un improvviso desiderio di paternità così forte da pensare di conoscere Linda, a costo di rischiare di essere riconosciuto addirittura come l'assassino della Robinson, che per praticità chiamerò Roberta? In questo momento si prende un rischio enorme. Anche a questo, tuttavia, ci arriveremo in un secondo momento. Prima parliamo di Lisa Lynch.»
Jack spalancò gli occhi.
«Lisa Lynch?»
Steve intervenne: «La sorella di Patricia.»
Jack chiarì: «So benissimo chi fosse, ma cosa c'entra con questa storia?»
Ellen gli confidò: «Esiste la possibilità che lei stessa sia stata sedata e violentata, nei primissimi anni '90, e che il suo suicidio sia in realtà un delitto. L'ipotesi è che Lisa, diversamente da Melanie, conoscesse l'uomo che l'aveva violentata. Infatti sono venuta a sapere che, per un breve periodo, aveva lavorato insieme all'uomo che, a mio parere, ha il perfetto profilo dell'assassino. Esiste anche l'ipotesi che la stessa Patricia, molti anni dopo, possa avere iniziato a nutrire dei sospetti su quell'uomo.»
Kevin osservò: «Tutti questi elementi non possono portare a un nome specifico. Essenzialmente stai dicendo che Patricia potrebbe sapere chi ha ucciso Lisa, che quest'uomo aveva una buona ragione per uccidere "Roberta" Robinson lasciando in vita Melanie, che avrebbe rischiato di farsi smascherare pur di conoscere una sua potenziale figlia e che poteva essere al corrente dei dissapori tra Danny e Maryanne Sherman.»
«Oserei aggiungere che quest'uomo potrebbe avere narcotizzato e violentato almeno un'altra donna, più o meno nello stesso periodo in cui l'ha fatto con Melanie» lo informò Ellen, «E che quella violenza potrebbe avere provocato una gravidanza. Ci ho iniziato a pensare qualche tipo fa, a causa di qualcosa che Steve ha detto per caso.» Si rivolse proprio a lui. «Parlavamo di Linda e tu hai detto qualcosa sul killer che non si fermava nemmeno di fronte all'idea di uccidere la propria figlia. Io ti ho risposto che, anche se Linda fosse stata sua figlia, non l'aveva fatto di proposito... e poi ho realizzato. All'improvviso c'era una spiegazione a tutto, anche a quel dettaglio senza senso, di Melanie lasciata in vita e "Roberta" uccisa. La maestra non poteva riconoscere quell'uomo mascherato, la bambina invece sì... perché quell'uomo era suo padre, John Stewart, un uomo che, di punto in bianco, era entrato nella vita delle due figlie al punto che la madre aveva cercato di frenarlo riuscendo a tutelarne almeno una. Stewart ha ucciso deliberatamente quella che credeva la sua amatissima - almeno a parole - figlia Roberta perché poteva incastrarlo e, quando Margaret Robinson ha mandato a Goldtown quella che a suo tempo abbiamo conosciuto come Jennifer, ha capito che doveva rimanere lontano da lei, o almeno agire nell'ombra. Allora forse ha scoperto dell'esistenza di Linda e ha pensato fosse più facile puntare su quella potenziale figlia.»
Jack non riusciva a credere a una storia simile, ma al contempo nemmeno a replicare.
Kevin, frattanto, osservò: «Per quanto tutto questo sia folle, il padre di "Jennifer" poteva sapere dei problemi tra Maryanne e il migliore amico di sua figlia.»
«Esattamente» rispose Ellen, «Ma c'era un ultimo elemento che non sapevo come incastrare. Così ho parlato con la Robinson vivente e le ho chiesto come fosse nata la sua relazione con Patricia, scoprendo che è stata la Lynch a farsi avanti. Poi, ieri sera, ho scoperto da Jack dell'insistenza di Patricia affinché Roberta le faccia conoscere John Stewart, che a sua volta è andato a cercarla. Ho il sospetto che Patricia si sia avvicinata a Roberta, almeno inizialmente, perché alla ricerca dell'assassino di sua sorella. Non escludo che si sia veramente innamorata di Roberta, dopo avere scoperto che non ha mai avuto un grande rapporto con il padre e difficilmente sapeva dei suoi trascorsi, ma l'interesse iniziale doveva essere dettato da altro. Solo, c'è un problema. Tu, Jack, sicuramente sai quale.»
Era ancora un po' spiazzato, ma ci tenne a ipotizzare: «Che forse domani sera Patricia e John Stewart si vedranno?»
«Proprio questo» confermò Ellen, «E potrebbe succedere qualsiasi cosa. Dobbiamo capire come comportarci, trovare un modo perché nessuno si metta in pericolo.»
«E se fosse tutta una tua idea?» obiettò Jack. «Hai a malapena degli indizi, in mano, o sbaglio?»
«Non sbagli del tutto» ammise Ellen, «Ma è pur sempre meglio cercare di tutelarsi anche per nulla, piuttosto che farsi cogliere di sorpresa.»

   
 
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