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Autore: Humano    21/03/2023    1 recensioni
Sakura ritorna dopo quattro anni a Konoha, un anno dopo Naruto e Sasuke. Ritornando, trascinerà gli aspetti di una vita solitaria, in una quotidianità che non le apparteneva da tempo, persa ormai, nel rancore di eventi passati:
-Si sentiva persa ogni qual volta il cielo si oscurava, ricordandole piccoli frammenti di vita che aveva dimenticato, immaginandoli della stessa sostanza del sakè. Agenti inebrianti che offuscavano la mente, annebbiando quegli impulsi rancorosi fatti di rabbia che le avevano infettato i pensieri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team 7 | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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CARBONE





 
Immaginavo la malinconia come l’ingrigirsi di una veste candida, come nelle mie memorie, quando mia madre mi accarezzava i capelli per invogliarmi al riposo, cullandomi il capo sulle sue cosce. Una volta, rammentavo solo il biancore della sua veste bianca, che nel ricordo, col trascorrere del tempo, si riduceva a un’immagine confusa, annerita dal mio sforzo di rammentarla prima di cedere al sonno. La immaginavo così la malinconia, un frammento mnemonico di una veste deteriorato dal tempo. Nelle notti lontane da lei, provavo a riassemblare il perduto biancore di quell’abito, forzandomi, ma senza riuscirci, convincendomi che il grigio c’era sempre stato e che quella veste non fosse mai stata bianca.
Lo stesso accadde nelle memorie della vita al villaggio, reduci degli anni si deterioravano, ingrigendosi, e fu facile cadere nella dimenticanza e credere che Konoha lo era sempre stata, grigia e malinconica. Diverso invece, era il villaggio del carbone, questo non necessitava di memorie logorate per filtrarne la natura tetra e raccapricciante. Quando lo attraversai, l’immagine malinconica della mia vita passata, che da due anni si conservava nella mente, mi si rivelò solo una porzione della vera immagine del mio villaggio natio. Konoha non era il villaggio del carbone, non era annerito nelle case, nei bambini come nelle fondamenta, annerite erano le mie memorie, perché ero io volerle vedere nel loro ingrigirsi. Quella veste era sempre rimasta bianca pensai.
 
Nel fango delle strade sdruccevoli camminai fino al tempio della divinità locale e attesi.
 
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
 
Tsunade rimase ferma d’avanti a lei, senza proferir parola che potesse interrompere quei pensieri pungenti che le imponevano il silenzio. Sakura invece, la guardava svuotata.
 
A che cosa stai pensando?
 
Voleva credere che quella circostanza non le importasse, riuscendo così ad apparire quieta, eppure, qualcosa le premeva nelle viscere, contorcendole. Il pudore della nudità le era stato tolto con violenza, inanimandola e dissociandola dal corpo suo stesso, eppure qualcosa le premeva nel petto, alterandone i battiti. Voleva davvero credere che non le importasse, ora?
 
-Sakura
 
Tsunade lo sussurrò con fil di voce. Forse chiamandola, avrebbe potuto fermare la sua confusione, la stessa che cominciava a pizzicarle la gola, bloccandone le parole. Com’era potuto succedere?
Il petto le era stato marchiato, la schiena era stata flagellata, nei polsi si conservava lo stampo delle legature e nelle caviglie erano sigillate i segni delle catene. Erano quelle le dimore dei fantasmi di Sakura, porte chiuse nella pelle.
 
- il Petto – disse premendolo con l’indice – viene marchiato per ultimo, dev’essere il proprio confratello a farlo. – premette più forte – come io a lui.
 
Sembrò non sentire la carne trafitta dall’unghia, percepì solo il passaggio lento del rivolo di sangue che le attraversava la pelle rosea. Tsunade le prese le mani, non le strinse, le bastò tenerle a sé per assicurarsi la sua attenzione. Lacrimava con sguardo adirato.
 
-Sarà convocato l’Hokage per questo e non solo…
 
-Tsunade-sama – la interruppe- quello che sta vedendo non deve trapelare al di fuori di questa stanza.L’Hokage sarà coinvolto inevitabilmente, e lei con lui, questa storia morirà nel momento stesso in cui finirò di raccontarvela.
 
 
-Questo va al di là delle tue decisioni. -le gridò
 
Sakura non poteva chiederglielo, priva di fondamento, la sua pretesa l’aveva adirata. Forse si era illusa che la kounichi non fosse cambiata, che preservasse l’affetto che lei le aveva dedicato fino alla sua assenza o che almeno ne ricordasse la sostanza. Doveva pur considerare che a quella richiesta di indifferenza se ne formava un’altra, velata ma presente: quella dell’allontanamento.
Le sembrava che Sakura volesse sottrarsi alle necessità dei legami stipulati in passato, in un atteggiamento di isolamento emotivo che le potesse dar modo di evadere da loro.
 
-Quello che non sarà necessario divulgare dovrà rimanere celato, solo lei e l’Hokage conoscerete i retroscena più torbidi della verità, chiedo solo questo.
 
Tsunade rimaneva adirata e senza mutare umore le chiedeva di più, impensierita e turbata.
 
-Lei sa perché sono tornata, Tsunade? – continuò lei.
 
Sakura glielo chiese quasi con indifferenza, alzandosi e liberandosi dalle mani di lei per iniziare a celare le nudità per mezzo degli abiti che aveva posato. Lei non attese risposta, vestita si avvicinava alle cartelle mediche della sua ormai, antica maestra. La sua mano toccava curiosa le copertine poco più che rigide dei fogli contenuti, ricordandoli medesimi di anni prima, quando ancora si applicava alle arti mediche. Comprendendo la complessità della domanda, scelse di porla volontariamente, preparando il terreno per una affermazione ancora più insidiosa.
  
-Voglio stabilirmi a Konoha e chiedere l’ammissione del clan 灰 (Hai) del villaggio del carbone.

Tsunade, colta di sorpresa, svelò tale confusione che involontaria fu la risposta del corpo di sedersi, occupando lo spazio ceduto da Sakura.

-Sei tornata per ottenere asilo?

-Si.- Sakura rimaneva in piedi, pensosa e provata dall’argomento, rifletteva accompagnata da grande risolutezza e non cedeva a scoraggiamenti, confortata dalla speranza di un esito favorevole. -Sono obbligata a rimandare le spiegazioni per richiedere l’assemblea del consiglio, lì avrò modo di chiarirmi. Lei ne fa parte adesso e non aspetterà molto, Tsunade-sama.

- Mi fido di te – Sakura vacillò d’anino, sorpresa e scottata da sincerità diretta. – speravo che saresti tornata per altre motivazioni ma queste, così diverse, mi hanno davvero sorpresa e capisco che sia meglio chiarirle in altri luoghi ma non ti nascondo il mio scetticismo.

-Scetticismo – ripeté lei, assorbendone il significato -Se è scettica perché darmi fiducia? Le si legge negli occhi che ha paura di scoprirmi troppo o completamente diversa rispetto a quattro anni prima, eppure, lei vuole darmi fiducia.

-E’ vero, sei cambiata ma questo solo in apparenza.

-Bugia, lei questo non lo sa, lo spera solo – disse Sakura con stizza – è per questo che vuole fidarsi di me, ha bisogno di convincersene.

-Chiunque vacillerebbe dopo quattro anni, anche il consiglio stesso, soprattutto vedendoti così cambiata. Quando l’assemblea avverrà, dovrai parlare anche di questo e quello che chiederai verrà trattato con maggiore diffidenza. Ti sto dando la fiducia che tu non hai dato quando te ne sei andata, non confidando le tue intenzioni. – disse severamente – Devi raccogliere ciò che hai deciso di seminare, qualsiasi cosa ne esca.

-Quello che raccoglierò non piacerà a nessuno ma non importerà se questo sarà consumato solo da me. Ci vedremo durante l’assemblea Tsunade-sama. – disse lei prima di andarsene.
   
 
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