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Autore: AndyWin24    24/03/2023    6 recensioni
Una mattina Merlino trova per puro caso un vecchio libro di fiabe e, incuriosito, si mette a sfogliarlo. Così facendo, però, scatena involontariamente un potente sortilegio che colpisce Camelot e i suoi abitanti, trasformandoli nei personaggi delle storie narrate. Scoprirà ben presto che per far tornare tutto com’era prima esiste solo un modo: dare ad ognuno di loro il proprio lieto fine.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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E vissero per sempre…
 
   Merlino riaprì gli occhi. La sensazione di spossatezza e nausea che di solito lo accompagnava in quei viaggi tra un mondo e l’altro stavolta non si fece sentire. Anche se poteva non sembrare molto, specialmente in quella situazione, era già un buon inizio.
   “Ma…?”
   Osservando con gran stupore attorno a sé, notò il luogo in cui era finito, umido e roccioso, con diverse sporgenze luminescenti ed appuntite nelle pareti che illuminavano l’area ombrosa di un bel colore celestino.
   “La caverna di cristallo.”
   “Esatto.” confermò Grimm, apparendo un istante dopo, proprio di fronte a lui.
   “Perché siamo qui?”
   “Perché è un posto misterioso e suggestivo! Non trovi?” rispose lo spirito, picchiettando su un grosso cristallo incastonato in un angolo a terra.
   In quel momento, Merlino si fece ancora più serio.
   “Adesso voglio delle risposte!” esclamò in tono minaccioso, posizionandosi prontamente con una mano per scagliare un incantesimo “E ti assicuro che le avrò, in un modo o nell’altro!”
   Grimm, dal canto suo, rimase impassibile a giocherellare con una piccola pietra che aveva trovato sul terreno, dandogli dei calcetti qua e là.
   “Hai intenzione di combattere?”
   “No, ma lo farò se devo.”
   Lo spirito lo fissò per un attimo, poi tornò a concentrarsi sul sassolino.
   “Domanda pure, allora.”
   “Poco prima che mi spedissi nell’ultima fiaba, ho visto il simbolo che hai marchiato sul braccio.”
   “Sì. E allora?”
   “Appartiene ai Catha.” affermò Merlino con veemenza “Voglio sapere cosa c’entri tu con loro.”
   Grimm fece un grosso sorriso con la bocca. Dagli occhi, tuttavia, traspariva molta agitazione. Quasi preoccupazione, a dirla tutta.
   “Mi sorprendi, Emrys. La tua perspicacia è a dir poco stupefacente. Dopotutto, devo constatare che le leggende sul tuo conto sono vere. Anzi, forse non ti rendono giustizia, nonostante il gran bene che si dice su di te.”
   “Smettila di cambiare argomento e rispondimi una buona volta! Cosa hai a che fare con i Catha? Il giorno precedente a quando ho trovato il libro delle fiabe ho ricevuto da Finna, un membro dell’ordine, un messaggio che conteneva una profezia su Artù. Sono certo che non sia una semplice coincidenza che i due eventi siano accaduti uno di seguito all’altro.”
   “No, infatti.” confermò lo spirito.
   “Allora dimmi cosa sta succedendo!” esclamò Merlino esasperato. Non ne poteva più di tutte quelle domande. In quel momento, voleva solo delle risposte. “Ti prego…”
   “D’accordo.” convenne Grimm, annuendo “Del resto, te lo sei guadagnato. Prima però vorrei iniziare raccontandoti una storia. Una storia ben diversa da quelle che hai avuto modo di vedere e vivere in questi mondi fiabeschi.” “C’era una volta, molti secoli orsono, un mondo in cui la magia era libera di perseverare liberamente in ogni dove. Qualsiasi uomo, donna o bambino poteva usarla, per sé e per gli altri. Non vi era alcun vincolo che ne limitasse il suo utilizzo. Fin qui, è una cosa bella, non ti pare?”
   “Non saprei.” commentò Merlino corrucciato, senza capire dove l’altro volesse andare a parare. “Un mondo senza vincoli è un mondo senza regole e questo non credo sia un bene.”
   “Esatto!” urlò di colpo Grimm, battendo le mani “Ognuno poteva usare la magia come voleva, ma significa che poteva anche ferire, o peggio, uccidere chiunque. Così, alcuni tra i più capaci maghi dell’epoca crearono un ordine al fine di “controllare” coloro che ne abusavano.”
   “I Catha?”
   “Proprio così. I Catha votarono la loro vita a difendere il flebile equilibrio che intercorreva tra chi possedeva la magia e chi invece ne era privo.”
   “Va bene. E allora? Cosa stai cercando di dirmi?”
   “Tempo al tempo, Emrys. Tornando alla storia: un bel giorno, un uomo dalle indubbie capacità di preveggenza, un profeta invero, annunciò che in un lontano futuro sarebbe nato un mago in grado di portare a compimento il loro sacro compito, ovvero quello di unire il vecchio ed il nuovo mondo in uno solo. Per intenderci, quel mago sei proprio tu, Emrys.”
   Merlino lo guardò a disagio. Conosceva già quelle parole. Sapeva cosa era destinato a fare. Tuttavia, per lui sembravano sempre più una condanna che una benedizione.
   “A quel punto…” continuò Grimm “… i Catha convennero che non potevano permettere che colui che avrebbe salvato la magia, tu in pratica, fosse lasciato in balia della sorte, che poi era anche la stessa sorte che ti aveva nominato nella profezia, quindi non ho mai ben capito quale fosse il problema, ma…”
   “Arriva al punto!” lo incalzò Merlino, spazientito dal tergiversare dello spirito.
   Grimm annuì e schioccò le dita, facendo comparire tra le mani una piccola scatola marrone.
   “La profezia!”
   “Sì, i Catha vollero lasciarti un aiuto, affinché fossi pronto ad affrontare quello che ti aspettava. Ma, a differenza di ciò che credi, non fu solo il messaggio ad essere tramandato per secoli.”
   “Che vuoi dire?” chiese Merlino confuso. Finna gli aveva accennato dell’importanza della profezia, ma non aveva fatto riferimento a nient’altro “Cos’altro conteneva la scatola oltre al messaggio?”
   Grimm indicò se stesso.
   “Me.”
   “Te?” ribatté spiazzato Merlino “Non può essere! Sono sicuro che me ne sarei accorto se dalla scatola fosse “uscito” un tipo verde con un libro vecchio e polveroso.”
   Lo spirito sorrise divertito.
   “Beh, ovviamente non ero “dentro” la scatola. Ma, aprendola, si è innescato una specie di richiamo magico che mi ha condotto da te. È in questo modo che sono riuscito a trovarti.”
   Merlino si mise le mani nei capelli. Non ci stava capendo molto di quella storia. Su tutte, però, c’era una domanda che lo opprimeva più delle altre.
   “Si può sapere chi o cosa sei tu?”
   “Come ti ho già detto la prima volta che ci siamo incontrati, io sono lo spirito del libro delle fiabe.” spiegò Grimm, con un tono leggermente più serio del solito “Ma sono anche un “Landielf”.”
   “Un Landielf.” ripeté Merlino pensieroso “Mi sembra di aver letto qualcosa a riguardo negli scritti di Gaius. Se non sbaglio, i Landielf sono tra i primi esseri nati dall’Antica Religione. Il loro potere è smisurato. Sono conosciuti perlopiù come entità in grado di ispirare gli altri.”
   “Ben detto.” chiosò Grimm “Ed io sono uno di loro. Da sempre il mio compito è stato quello di vagare nel tempo e nello spazio alla ricerca di esseri viventi da ispirare. Per una giusta causa, vincolai la mia magia a quella di questa scatola, in modo da poter essere invocato qualora fosse venuto il tempo del mago narrato dalla profezia. Colui che avrebbe cambiato finalmente le cose. Tu, insomma.”
   “Ah.” mormorò Merlino stupito. Sembrava un gesto molto nobile quello fatto dallo spirito. Di certo, non se lo aspettava. “Scusami se te lo chiedo, ma se il tuo compito era di aiutarmi, in che modo lo avresti fatto?”
   “Mettendoti alla prova.” rispose Grimm con ovvietà “Facendo sì che apprendessi una lezione dopo l’altra, in modo da essere pronto quando sarebbe venuto il momento.”
   ““Il momento”… per cosa?”
   “Della resa dei conti.” spiegò lo spirito, avvicinandosi a Merlino “La battaglia finale contro la strega Morgana si avvicina, Emrys, e dovrai essere pronto a combattere, perché, quando arriverà il tempo, ti servirà tutto l’aiuto possibile se vorrai avere anche solo una speranza di vittoria.”
   “Ma perché vuoi che sia io a vincere?” chiese Merlino dubbioso “Perché hai vincolato la tua magia al servizio dei Catha? Con Morgana potresti essere libero di usare i poteri a tuo piacimento.”
   “Ti sbagli. Con la strega, l’unica cosa che otterrei sarebbe legare la mia libertà al suo volere. E non è questo che voglio.”
   “E cosa vuoi, allora?”
   “Non ha nessuna importanza quello che voglio, ma in chi credo.” ribatté Grimm “Ed io credo in te, Emrys, e nel mondo che vuoi realizzare con Artù. Lo pensavo allora e lo penso anche adesso.”
   “Ti ringrazio.” disse Merlino con un mezzo sorriso “Spero di riuscire a compiere quello per cui in molti si sono sacrificati.”
   “Non avere dubbi a riguardo. Tu, Emrys, hai in te la forza di cambiare le cose. Se non mi credi, guarda tu stesso.”
   Così dicendo, lo spirito indicò un cristallo attaccato alla parete. Merlino, incuriosito, si avvicinò ad esso, finché questo non iniziò a brillare. A quel punto, una serie di immagini si riflessero una dopo l’altra: all’inizio, vide Gwen, nei panni di Gwenderella, seduta sul trono di fianco ad Artù mentre quest’ultimo le sorrideva.
   “Questo è il futuro di Ginevra e Artù, quelli che ho incontrato nella prima fiaba, non è vero?”
   “Proprio così. Ma non distrarti e continua ad osservare.”
   Il mago, quindi, voltò di nuovo lo sguardo verso il cristallo. L’immagine era appena cambiata. Ora, rifletteva il sorriso di Galvano, mentre veniva nominato cavaliere dal re in persona. Poi, altre ancora, in cui erano mostrate alcune delle nobili gesta compiute dal ragazzo da lì in avanti, nel costante tentativo di mantenere fede alla sua promessa di salvare i più umili e i più bisognosi, anche dopo essersi spogliato dell’identità di Gwaine Hood.
   “Ben fatto, Galvano.” commentò Merlino soddisfatto.
   D’improvviso la scena cambiò di nuovo. Al posto del cavaliere, apparve Artù mentre prendeva posto nella Tavola Rotonda con Merlino al suo fianco. Il giovane re stava impartendo alcuni ordini per rinforzare la sicurezza nel regno e per mettere fine alle oppressioni patite nel tempo in cui era stato lontano. Al mago scappò anche un ghigno divertito quando vide come i due, insieme ai Cavalieri Sperduti, tornassero di tanto in tanto sull’Isola che non c’è, per svagarsi e rilassarsi come nei tempi andati.
   Quell’attimo di spensieratezza, però, non durò a lungo. Infatti, l’immagine mutò ancora, rivelando un nuovo scenario in cui Lancillotto era intento a scherzare animosamente con un ragazzo dai capelli rossi.
   “Lucignolo?” pensò Merlino, incerto.
   I due sedevano sereni sulla riva del Lago di Avalon. Attorno ad entrambi vi era un’aura celestina che li contornava e i loro corpi sembravano sbiaditi, quasi evanescenti. Questo perché in realtà non appartenevano più a quel mondo. Le loro disavventure li avevano portati a scontrarsi con un destino crudele e nefasto, prima ancora di poter assaporare a dovere la dolcezza della vita. I due amici avevano sofferto molto, eppure in quel momento Merlino non poté fare a meno di notare le loro risa. Tutto quello che era capitato loro sembrava essere acqua passata. Finalmente erano di nuovo riuniti e questo bastava ad entrambi per poter riposare in pace.
   A quel punto, il mago stava per girarsi verso lo spirito, quando il cristallo gli mostrò un’ultima immagine: sette simpatici nani che camminavano con allegria, canticchiando una canzone, mentre sullo sfondo si faceva sempre più visibile un paesaggio rigoglioso e popolato: il regno di Camelot si era ripreso completamente dalla maledizione della strega cattiva ed era rinato a nuova vita.
   “Tutto questo è merito tuo, Emrys.” disse Grimm, rompendo il silenzio che si era creato.
   Merlino annuì, asciugandosi con una manica il volto ormai rigato dalle lacrime.
   “Grazie per avermelo fatto vedere.”
   “Non c’è di che.” ribatté l’altro, sorridendo “Devi sapere che è da molto tempo che ispiro gli esseri umani tramite questo libro ed in tutta la mia esistenza ho scoperto che il modo migliore per farlo è lasciare che ognuno “viva” in prima persona ciò che deve imparare o apprendere. Non c’è modo migliore per far comprendere qualcosa che vederla con i propri occhi. Ma questo è un privilegio che ho deciso di riservare solo a pochi. Infatti, ho sempre e soltanto scelto coloro che avessero qualcosa di speciale. Qualcosa che, in realtà, neanche io sono mai riuscito a capire appieno.”
   “Perché? Cos’ho io di “speciale”?”
   “Tu sei unico, Emrys. Ma non per l’immenso potere che hai, bensì per le scelte che compi.” spiegò Grimm “Da quando sei giunto a Camelot hai appoggiato Artù in ogni sua decisione contro la magia, anche se questa andava contro i tuoi stessi interessi, in quanto stregone. Inoltre, hai sempre anteposto il benessere dei tuoi cari al tuo. Questo basta a renderti speciale, non credi?”
   “Io… non so…” rispose Merlino tentennante.
   “Fidati di me, perché è così. Ma, ricorda queste parole, Emrys: se per i personaggi delle fiabe che hai visitato, dopo ogni periglio c’è ad attenderli un futuro in cui vissero per sempre felici e contenti, nella realtà le cose stanno diversamente. Lì, dopo ogni ostacolo, ce ne sono ancora altri due che aspettano solo di essere fronteggiati.”
   “È vero.” commentò il mago, pensando a quanti di quegli ostacoli aveva già incontrato fino a quel momento.
   “Mi fa piacere che tu comprenda, perché quando affronterai Morgana non dovrai fare affidamento solo sulla tua magia. Come per le storie che hai appena vissuto, essa da sola potrebbe non bastare. Non perché tu non sia abbastanza forte, bensì perché non puoi sperare di giocare ad armi pari contro un essere disonesto come lei. Se vuoi vincere, dovrai capire un’importante lezione: l’uomo che sei è destinato a sconfiggerla, non il mago. Dovrai continuare a lottare a prescindere dai tuoi poteri. Solo in questo modo potrai batterla e salvare Camelot. Non dimenticarlo.”
   “Va bene, lo terrò presente. Ti ringrazio, Grimm.”
   Lo spirito annuì, soddisfatto.
   “Bene. Adesso che ho finalmente adempiuto al mio compito, credo sia giunto il momento di andare.”
   “Aspetta.” lo fermò Merlino “C’è un’ultima cosa che vorrei chiederti prima.”
   “Come vuoi. Dimmi pure.”
   “Poco fa hai detto che hai viaggiato nel tempo. Era tanto per dire, oppure è la verità?”
   “Ma che domande! Certo che è la verità! Non scherzerei mai su una cosa del genere!” rispose Grimm con un sorriso sbarazzino “Come hai accennato anche tu, sono un essere piuttosto potente. Viaggiare nel tempo è solo una delle molteplici abilità che possiedo. Anzi, a tal proposito…”
   Lo spirito schioccò le dita, facendo comparire tra le mani una pergamena talmente lunga da cadere fino a terra e srotolarsi.
   “Vediamo un po’…” disse, scorrendo il dito sopra di essa “Dopo di te, il prossimo della lista a cui devo fare visita è… un certo Walt, tra più di mille anni nel futuro, all’incirca.”
   “Accidenti!” esclamò Merlino stupito “È tra molto tempo.”
   “Sì, beh, ma questa è un’altra storia.” ribatté Grimm, mettendo via la pergamena “Prima di iniziarla, devo concludere questa. Non credi?”
   “Mi sembra giusto.”
   “Bene. Allora…” “…Alibben glæd écnesse!” disse lo spirito, schioccando le dita un’ultima volta.
 
***
 
   “Ah!”
   Merlino si ridestò di soprassalto.
   “Ma che…?”
   Guardandosi intorno disorientato, scoprì di trovarsi nell’alloggio di Gaius. Il libro delle fiabe era ancora aperto sul tavolo.
   “Cos’è successo?”
   Dopo un primo momento di confusione, d’un tratto gli tornarono in mente sia lo spirito del libro che tutto quello che era accaduto. Gli sembrava strano ripensarci. Aveva appena affrontato mille peripezie ed ora si trovava improvvisamente al sicuro. Non riusciva ancora a crederci. Era a casa, finalmente… oppure no?
   “È davvero finita… o questa… è un’altra fiaba?” pensò sovrappensiero, giusto un attimo prima di udire un grido sovrumano sopraggiungere dall’esterno.
   “MEEEERLINO!”
   Artù lo stava chiamando. Così guardò d’istinto fuori dalla finestra e si accorse che il sole era alto in cielo. Era in grosso ritardo per iniziare i suoi doveri!
   “Sì, questo è senza dubbio il vero Artù!” constatò mentre si dirigeva con uno scatto forsennato fuori dall’alloggio, chiudendosi la porta alle spalle.
   Qualche istante più tardi, il libro delle fiabe iniziò ad emettere una specie di sbrilluccichio. Poi, con un tonfo secco si chiuse e pian piano cominciò a svanire nel nulla. Prima di scomparire del tutto, però, si udì una voce ben distinta riecheggiare nella stanza.
   “Addio, Emrys, e buona fortuna.”







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